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Appunti dei capitoli 2 e 3 del libro "Dalla comunicazione al linguaggio" di Ferretti, Appunti di Filosofia del Linguaggio

Appunti dei capitoli 2 e 3 del libro "Dalla comunicazione al linguaggio. Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva darwiniana" (ediz. 2012) integrati con le lezioni della prof.ssa Adornetti.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 04/04/2024

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Scarica Appunti dei capitoli 2 e 3 del libro "Dalla comunicazione al linguaggio" di Ferretti e più Appunti in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! Libro Ferretti Capitolo 2. La costruzione e l’uso degli strumenti hanno modificato le mani e le menti degli uomini scimmia. È importante studiare l’archeologia cognitiva, in quanto, ci mostra una correlazione tra l’uso degli strumenti e la nascita del linguaggio. La storia evolutiva nasce circa 50-60 milioni di anni fa dando origine a forme protoscimmiesche. Dal gruppo delle grandi scimmie antropomorfe, oggi sopravvivono: gibboni, scimmie africane, scimpanzè, bonobo, gorilla, l’orango e gli esseri umani. Bipedismo. Il bipedismo è un carattere tipico degli ominidi, quindi dei sapiens. Con questa nuova tipologia di postura vi è uno spostamento in avanti del foro occipitale. Quando parliamo di bipedismo, parliamo di camminata in posizione eretta e vi sono due tipologie di bipedismo: • Bipedismo facoltativo= la camminata su due piedi non è l’unica modalità di locomozione. • Bipedismo obbligato= nasce con il genere homo ed è l’unico sistema di locomozione disponibile. L’emergere del bipedismo è dovuto a cambiamenti climatici e ambientali, inoltre ha apportato vari vantaggi, tra cui: miglior possbilità di fuga e secondo Wheeler alla termoregolazione corporea. Classificazione ominidi: • Ardiphitecus= 4 milioni di anni fa, ritrovato in Kenya, bipede. • Australophitecus afarensis= 3,2 milioni di anni fa, ritrovato il reperto Lucy, ci permette di studiare l’evoluzione,bipede, genere antenato del genere homo. • Sahelantropus= 6/7 milioni di anni fa, ritrovati in Chad ed è l’antenato più antico. • Orrorin tugensis= 5,8/ 6 milioni di anni fa, kenya, bipedismo abituale. • Paranthropus= 2 e 1,5 milioni di anni fa, Sudafrica. • Genere homo= la prima differenza è nell’encefailizzazione, quindi aumentano le dimensioni cerebrali, cambia la dieta e viene introdotta la carne che produce migliori prestazioni cerebrali, 2,4 milioni di anni fa. In merito a ciò Aiello e Wheeler formulano la “the expensive tissue hypotesis”, sostenendo che l’apparato digerente ha fatto sì che non ci fosse un aumento del metabolismo. • Homo habilis= 2,4 -1,6 milioni di anni fa, ritrovati resti in Tanzania nella gola di Olduvai, bipede, fa parte dell’industria olduvaiana ( modo 1) , quindi si comincia a lavorare la pietra, questo tipo di industria è usata per modificare un altro oggetto con la scheggiatura di un ciottolo ed il risultato è chopper se è monofacciale, choopping tool se è bifacciale. Wynn spiega = “ La costruzione di strumenti e sequenziale. Essa è composta da azioni motorie legate insieme in episodi virgola e generalmente si conclude con un risultato riconosce file, il compito realizzato o l'artefatto. In quanto tale, essa è simile al linguaggio parlato, composto da elementi legati insieme enunciati. La natura sequenziale della costruzione di strumenti e del linguaggio ci porta ad ipotizzare, che le rispettive sequenze sono costruite allo stesso modo o almeno in modi simili”. • Homo ergaster ed herectus= la maggior parte dei paleoantropolog suddivide erectus in due forme: i primi esemplari di africani arcaici sono attribuiti all’’homo ergaster, risale a 1,6 milioni di anni fa, ritrovati resti in Kenya, famoso il ragazzo del turkana, contemporaneo all’habilis, forma umana , carne cotta, quindi cambiamenti di coevoluzione. Lavorazione della pietra tramite l’industria acheulana (modo 2), cos’è? Modellare una pietra di grandi dimensioni fino ad ottenere una forma a mandorla simmetrica, quindi si immagina una forma, la si tiene a memoria e la si riproduce, è importante notare la pianificazione dell’azione. Qui, corballis, sostiene che l’origine del linguaggio si abbia dai gesti. • Homo erectus= esce dall’Africa, 1,8-50 milioni di anni fa, forma asiatica dell’ ergaster, industria acheulana. • Homo heidelbergensis= 700.000/ 30.000 milioni di anni fa, ritrovato in germania, industria acheulana, possedeva gli adattamenti per un linguaggio complesso, uso della lancia per la caccia ed è l’ultimo antenato dei sapiens e Neandertal. • Homo Neandertal= 400.000/350.000 milioni di anni fa, ritrovato in Germania, antenato diretto dei sapiens, quindi sono due specie cugine, forma allungata del cranio, comportamento simbolico osservato tramite le pitture rupestri e utilizzo dell’industria musteriana (modo 3), cos’è? Metodo di levallois, dove vi è l’estrazione di scheggia sottili e il costruttore deve immaginare la preparazione del primo nucleo e quello che dovrà essere prodotto successivamente. Hauser, fitch e chomsky spiegano che la ricorsività non è una proprietà originaria del linguaggio ( di questo c’è una citazione, ma non la inserisco perché Il sistema sopradescritto ( olistico, manipolativo multimodale e musicale) viene definito con l’acronimo Hmmmm ( olistico= holistic, multimodale, manipolativo e musicale) c’è un citazione di MITHEN MA CI SONO PAROLE CHIAVI PER RICONOSCERE CHE PARLA DI CIO’, OVVERO: NATURA OLISTICA E CARATTERE MUSICALE. Il prodotto del funzionamento di un sistema multimodale di questo tipo è un sistema di comunicazione che è più complesso rispetto a quello dei primati non umani, con la comparsa dell’hergaster. Il bipedismo, ha ripercussioni su questo: la laringe è il principale organo di fonazione e le vibrazioni sono prodotte dalle corde vocali. Il suono è filtrato dal tratto vocale. Negli umani la laringe è posta più in basso rispetto ai primati non umani e questo comporta maggior capacità di modulazione del suono; i primati non umani, hanno la laringe posta più in alto e ciò comporta un’incapacità di produrre movimenti vocalici come gli umani. Con homo erectus e heidelbergensis si arricchisce con la mimesi: capacità di produrre atti rappresentazionali coscienti ma non linguistici, cosiì il sistema di Hmmmm, diventa Hmmmmm ( olistico, multimodale, manipolativo, musicale e mimetico.) Citazione mithen: Avendo dimensioni corporee maggiori, vivendo in ambienti più impegnativi, avendo una prole particolarmente gravosa e dipendono in modo ancor più sostanziale dalla cooperazione.i Neanderthal devono avere evoluto un sistema di comunicazione di tipo musicale molto più complesso e sofisticato di quello osservabile in qualsiasi specie precedente Di Homo. Egli, assume una pozione diversa da Lieberman secondo cui i cambiamenti alla base del tratto vocale necessario alla fonazione trovano realizzazione compiuta soltanto in homo sapiens. Lieberman e Crelin ricostruironoil tvs di esemplare di Neandertal. I due autori conclusero che la laringe dei Neandertal doveva trovarsi in una posizione analoga e che la cavità orale doveva essere più profonda rispetto a quella degli umani moderni. Lieberman continua a sostenere la tesi delle limitate doti vocali dei Neandertal, contro questa militano gli studi che Fano riferimento all’osso ioide di un esemplare di Neandertal ritrovato a kebara. Lo ioide è un osso fissato alla cartilagine della laringe a cui sono ancorati i muscoli necessari all’articolazione del linguaggio. La segmentazione è il termine utilizzato da De Wray per indicare il processo attraverso cui le espressioni olistiche vengono frammentate in unità distinte, dotate di un proprio significato. La segmentazione permette la nascita della composizionalità, con linguaggio composizionale è possibile comunicare utilizzando un numero infinito di espressioni. Il primo problema risiede nel fatto che tali modelli si fondano sugli studi condotti sui sitemi di comunicazione delle scimmie non antropomorfe. Le grandi scimmie, allo stato di natura non sembrano possedere sistemi di richiami referenziali. Secondo alcuni autori, è possibile, l disparità tra i sistemi di richiami delle scimmie e quelli delle grandi scimmie sia dovuta al fatto che queste ultime hanno perso le capacità vocali referenziali presenti nei loro antenati e hanno convogliato le loro abilità referenziali sulla gestualità. Da questo punto di vista, l’analisi della comunicazione gestuale nelle grandi scimmie si presta ad essere il ponte ideale per dar conto dell’evoluzione del linguaggio umano. Le vocalizzazioni delle scimmie hanno poco in comune col linguaggio umano, poiché sono determinate geneticamente. Le vocalizzazioni dei primati non umani, sembrano essere espressioni involontarie di emozioni , Goodall ribadisce la tesi di Darwin. Le evidenze neuropsicologichespiegano che le vocalizzazioni delle scimmie sono legate a stati emotivi. Considerazioni di questo tipo ci portano a pensare che l’ipotesi che il linguaggio umano abbia avuto origine dalle vocalizzazioni dei primati non umani è difficilmente sostenibile. Darwin, aveva intuito che gli animali non possedevano capacità di produzione paragonabili al linguaggio umano, tuttavia mostrano sorprendenti abilità interpretative. Dal punto di vista della comprensione è possibile individuare maggiori tratti di continuità tra la comunicazione animale e linguaggio umano. Burling sostiene che è la comprensione piuttosto che la produzione la guida nell’evoluzione del linguaggio. Su questo, peroò, ci sono alcune difficoltà: secondo cheney e seyfarth dipende dal fatto che le scimmie non antropomorfe non sono in possesso di una TOM completa, non agiscono con l’intenzione di informare gli individui privi di conoscenza, i richiami riflettono la conoscenza di chi emette il richiamo. Le vocalizzazioni di questi primati sono espressioni emotive individualistiche non indirizzati ad un ricevente. Citazione Seyfarth e Cheney: L'evoluzione della teoria della mente è stata uno dei principali motori nell'evoluzione del linguaggio punto la nostra idea è che molto prima che i nostri antenati iniziassero a produrre frasi, essi avevano un linguaggio del pensiero per rappresentare il mondo e il significato delle sequenze dei richiami nei termini di attori, azioni e pazienti punto la rivoluzione linguistica si è verificata quando i nostri antenati hanno cominciato a esprimere questa conoscenza tacita e a usare le loro abilità cognitive per parlare e ascoltare. Il principale motore dietro questa rivoluzione è stata la teoria della mente che si è evoluta in modo da permettere ai suoi possessori non solo il riconoscimento degli scopi, delle intenzioni e delle conoscenze altrui come scimmie e grandi scimmie fanno ma anche per motivarli a condividere i propri scopi, intenzioni e conoscenze. L'evoluzione della teoria della mente ha stimolato l'evoluzioni delle parole e della grammatica. Essa ha fornito la pressione selettiva per l'evoluzione degli adattamenti fisiologici alla base della produzione vocale. La necessità che la comunicazione sia retta dalla condivisione di obiettivi, intenzioni e conoscenze. Come dicono Sperber e Wilson, c’è vera comunicazione solo quando il parlante esibisce la sua intenzione di comunicare qualcosa all’ascoltatore Citazione Tomasello: Se andiamo in cerca di snodi cruciali lungo la via che conduce alle attività comunicative umane dobbiamo guardare a come funziona la produzione dei segnali comunicativi, perché sono questi a essere specificatamente comunicativi punto e dal punto di vista della produzione, le esibizioni vocali dei mammiferi in genere, con la loro struttura geneticamente fissata e altamente inflessibile sembrano molto lontani dallo stile della comunicazione umana. I primati non umani, comunicano tra loro soprattutto attraverso gesti impiegando posture corporee, espressioni facciali e gesti manuali. I gesti sono flessibili perché rivolti verso uno specifico ricevente e uno stesso gesto può essere usato per raggiungere scopi in diversi contesti. L’idea che il linguaggio abbia avuto origine dai gesti non è nuova, De Condillac e Darwin sostengono la tesi del ruolo di supporto dei gesti alle vocalizzazioni durante le fasi di avvio del linguaggio. Hawes propone che se un quadro dell’evoluzione del linguaggio in cui convergono i dati provenienti dalla primatologia, dalla paleoantropologia e dalle neuroscienze. Questi studi hanno avuto il merito di mostrare che le lingue dei segni possiedono tutte le sofisticazioni grammaticali e semantiche delle lingue parlate, esse sono strumenti comunicativi al pari dei sistemi vocali. L’importanza dell’origine gestuale del linguaggio è stata avanzata da Rizzolatti e Tomasello. Esperimento macaco Universita di Parma. - Un esperimento ha portato alla scoperta dei neuroni specchio nel cervello di un macaco, una scimmia con cui abbiamo un antenato comune più antico rispetto a quello che abbiamo con gli scimpanzé. Arbib ha sottoposto l’ipotesi del sistema specchio a numerose revisioni. L’idea dell’autore è che l’evoluzione delle capacità comunicative umane sia fortemente connessa all’estensione del sistema specchio per il grasping. Ipotizza l’evoluzione del linguaggio in sette stadi. • Grasping. • Sistema specchio per il grasping condiviso con l’antenato comune. • Sistema per l’imitazione semplice del grasping orientato agli oggetti condiviso con l’antenato comune di umani e antropomorfe . • Sistema per l’imitazione complessa del grasping. • Proto segno: sistema manuale di linguaggio. • Protolinguaggio: prevalentemente vocale. • Linguaggio. I primi tre stadi si riferiscono al periodo precedente la nostra separazione dalle grandi scimmie, gli stadi 4,5,6 si riferiscono alla linea di discendenza degli ominidi, il settimo stadio rappresenta il livello specifico di homo sapiens. Il passaggio dalla comunicazione al linguaggio debba essere spiegato in riferimento ai sitemi cognitivi di cui l’abilità di costruire strumenti rappresenta il caso esemplare. L’ipotesi che il linguaggio abbia avuto origine a partire dai sistemi deputati al controllo dei movimenti delle mani che permtonno all’organismo di interagire e di modificare il mondo circostante costituisce una prova a favore delle tesi che il linguaggio trovi fondamento nella pragmatica dell’azione. Secondo arbib, l’evoluzione dei meccanismi cerebrali alla base della costruzione e dell’uso degli strumenti. Il punto di partenza del processo che a condotto al linguaggio umano è relativo al sistema per il grasping, vale a dire ai meccanismi cerebrali che permettono agli animali di interagire con gli oggetti. Lo stadio successivo è caratterizzato dall’emergenza del sistema specchio per il grasping, questo sistema fornisce le basi per lo sviluppo nelle grandi scimmie. Nelle scimmie il sistema specchio per il grasping risponde solo agli atti transitivi, solo quando l’animale cerca di raggiungere un oggetto presente. Negli umani il sistema specchio si attiva per gli atti intransitivi, dove l’oggetto non è nel presente. La pantomima non è una forma di protolinguaggio, fornisce un’impalcatura per la successiva emergenza del protosegno. È una fase intermedia nell’evoluzione del linguaggio. Per arbib è circoscritta alle azioni manuali e per Corballis è un accento sulla comunicazione manuale. Wacewicz e Zywckzy, criticano le tesi sopracitate, poiché spiegano che la pantomima ha un carattere ampio dell’intero corpo e non soltanto manuale. Lo stadio del protosegno fornisce l’impalcatura necessaria per lo sviluppo del protolinguaggio: un sistema multimodale in cui protosegno e protoparlato si evolvono insieme in una spirale di espansione. L’idea di arbib è che la descrizione gestuale di oggetti ed eventi sia stata accompagnata dalle vocalizzazioni. Protosegno e protolinguaggio hanno dato modo all’uomo sapiens di sviluppare una predispizone al linguaggio. Arbib, spiega che la Transizione dal Proto linguaggio al linguaggio vero e proprio corrisponde al passaggio da una forma di comunicazione basata su proferimenti olistici a una comunicazione fondata su proferimenti composizionali punto tale transizione si concretizza nel passaggio da azioni oggetto alla struttura predicato argomento regolata dalla sintassi è dotata di una semantica composizionale. Il prodotto linguaggio è caratterizzato da atti comunicativi che implicano l'uso di simboli olistici i cui componenti sia manuali sia vocali non hanno un significato indipendente. Gli ominidi diretti precursori dei sapiens erano in grado di percepire una grande varietà di frame azione oggetto, ovvero erano in grado di percepire situazione adeguata per dirigere l’attenzione. Il linguaggio emerge quando i sapiens, attraverso un processo di frammentazione e generalizzazione delle espressioni unitarie, coprono la possibilità di nominare oggetti e azioni, sviluppando in questo modo una struttura verbo argomento.in una prima fase dello sviluppo evolutivo, gli ominidi che hanno preceduto i sapiens possedevano un linguaggio basato sui gesti manuali che solo a seguito di un'ulteriore sviluppo ha preso forma di un Proto linguaggio basato sui gesti tali. In una prospettiva di questo tipo, la predisposizione al linguaggio deve essere intesa nei termini di un sistema multimodale in cui il proprio linguaggio manuale, fornendo l'impalcatura per il Proto linguaggio vocale, ha permesso lo sviluppo della massa critica neurale necessaria ai sapiens per l'origine del linguaggio. È importante da sottolineare che nel modello di arbib la grammatica rappresenta solo l'esito finale di un lungo processo evolutivo che trae origine dai meccanismi condivisi con altri primati fondati sulla percezione e sull'azione. Questo modello è una valida alternativa ai modelli di Cartesio. CAPITOLO 3, UMANI. La trasformazione dei suoni in significati è un processo automatico, involontario e obbligato. Chi ha espresso ciò è Fodor con la teoria della mente modulare. Secondo lui ogni sistema cognitivo umano è composto da sotto sistemi di elaborazione le cui caratteristiche sono la specificità del dominio. Nell’ipotesi di fodor, ogni modulo è n sistema di elaborazione dedicato a uno specifico tipo di informazione. Il sistema che elabora l’informazione visiva, è indipendente da quello che tratta l’informazione uditiva. Tooby e Cosmides, paragonano la mente umana a un coltellino svizzero, stabilire quali e quanti siano i sottosistemi specializzati alla base della mente modulare è questione aperta: alcuni autori fanno riferimento a una concezione minimale della modularità. Ci sono dei vantaggi a considerare il linguaggio un modulo. Il più evidente è il fatto dell’automaticità del linguaggio. L’idea della modularità è racchiusa in questa citazione: Citazione: “ Un giorno, deve essere stato 5 anni fa Merrill Garrett, amico, collega e a volte coautore, fece quella che ritengo sia forse l'osservazione più profonda che io abbia mai sentito sui meccanismi psicologici che mediano la percezione del linguaggio punto per quel che guarda l'analisi del linguaggio , disse basta che ti ricordi che si tratta sostanzialmente di un riflesso. Di fatto questo lavoro è un'approfondita meditazione dell'intuizione di Merrill, ed è perciò che lo dedico con gratitudine a lui.” Considerare il linguaggio come un riflesso, è, un modo per guardare al linguaggio come un modulo. I moduli funzionano come riflessi per un motivo: la velocità di elaborazione. Il modello del codice, fa riferimento alla teoria del’informazione di shannon e weaver. Secondo questo modello, che fodor considera imprescindibile, il pensiero viene codificato dal parlante e decodificato dall’ascoltatore. Il legame tra teoria modulare della mente e modello del codice si fonda su una questione molto importante ai fini del nostro discorso: rapporto tra pensiero e linguaggio. L’idea di fodor,è che il linguaggio possa esprimere il pensiero perché ha una struttura che riflette la struttura essenziale del pensiero. L’autore, è contro le teorie pragmatiche della comunicazione. La teoria del significato letterale, si presta alla perfezione ad integrarsi con il modello del codice. Il carattere automatico e obbligato del linguaggio apre la strada a un’idea della comunicazione in cui tutto ciò che l’ascoltatore deve fare per comprendere il parlante è lasciare che l’informazione giusta entri nella mente. Secondo il modello del codice, la comunicazione verbale consiste nel trasformare i pensieri in parole in modo tale che chi ascolta possa arrivare a condividere i pensieri di chi parla. Il passaggio dai suoni ai significati è resa possibile dalla condivisione del codice. La comunicazione è un processo esplicito basati su meccanismi linguistici. La grammatica della lingua verbale non è un codice adeguato a fornire l’interpretazione della frase. Situazione: A e B sotto a un temporale A: “Che bella giornata” (Ironia) - La violazione della massima di qualità avviene quando la persona intenzionalmente non dice la verità o esprime qualcosa che non è accurato o che non crede davvero. Nell'esempio che hai fornito, A dice "Che bella giornata" in modo ironico mentre si trovano sotto un temporale. Questo è un esempio di violazione della massima di qualità, poiché A sta esprimendo il contrario di quello che pensa veramente. - Inoltre, la situazione può anche essere considerata una violazione della massima di relazione, poiché la risposta di A non sembra pertinente alla situazione attuale. Tuttavia, dipende dal contesto e dall'interpretazione del tono di voce e delle intenzioni di A. In ogni caso, la violazione delle massime può portare a una mancanza di chiarezza nella comunicazione e potrebbe causare malintesi o fraintendimenti. • Violazione della massima di modo “Marco si è messo a letto, ha fatto la doccia ed è tornato a casa”, mancanza di ordinazione nell’esposizione. "Un certo signore, di cui non voglio fare il nome, è il responsabile di quello che è avvenuto”, Mancanza di chiarezza o ambiguità. • Violazione della massima di relazione sfruttando le implicature A: “Giulia è davvero insopportabile.” Situazione: B si è appena accorto che Giulia, alle spalle di A, sta entrando nella stanza. B: “Mi piacciono molto gli orecchini che indossi.” - La violazione della massima è un invito a cambiare discorso. - La teoria della pertinenza riprende la fondamentale assunzione di Grice della centralità delle intenzioni nel processo comunicativo e cerca di spiegare come viene colmato il salto esistente tra il significato dell'enunciato (sentence meaning) e l'intenzione del parlante (speaker's meaning) Stimoli ostensivi e inferenze “Secondo il modello del codice, il comunicatore codifica il messaggio che intende comunicare in un segnale che viene decodificato dall'ascoltatore utilizzando lo stesso codice. Secondo il modello inferenziale, il comunicatore fornisce un indizio della sua intenzione di comunicare un certo significato, che viene inferito dall'ascoltatore sulla base dell'indizio fornito. Un enunciato certamente è un indizio codificato linguisticamente, e dunque la comprensione verbale coinvolge indubbiamente un elemento di decodifica. Tuttavia, il significato letterale ottenuto attraverso la decodifica è solo uno degli input di un processo di inferenza non dimostrativa che porta all'interpretazione del significato del parlante.” (Sperber & Wilson, 2004, p. 249) - Il passaggio descrive due modelli di comunicazione: il modello del codice e il modello inferenziale. - Nel modello inferenziale, l'ascoltatore utilizza stimoli ostensivi come indizi per inferire il Pragmatica e comunicazione Teoria della pertinenza significato e le intenzioni del parlante. Ciò significa che la comprensione verbale richiede una combinazione di decodifica e inferenza. Comunicazione ostensivo-inferenziale “In fondo, questa descrizione della comunicazione in termini di intenzioni e di inferenze corrisponde bene al senso comune. Siamo tutti locutori e ascoltatori. Come locutori la nostra intenzione è che i nostri ascoltatori riconoscano la nostra intenzione di informarli di un certo stato di cose. Come ascoltatori, cerchiamo di riconoscere ciò di cui il locutore ha intenzione di informarci. Gli ascoltatori si interessano al senso della frase enunciata solo per inferire ciò che il locutore vuole dire. La comunicazione riesce non quando gli ascoltatori riconoscono il senso linguistico dell'enunciato, ma quando essi inferiscono il "voler dire" del locutore” (Sperber e Wilson, 1986, trad. it. p. 42). “anche nelle circostanze più favorevoli, la comunicazione può fallire. Infatti, il destinatario non può decodificare o dedurre l'intenzione informativa del comunicatore. Il meglio che il destinatario possa fare, è formare un'ipotesi a partire dagli indizi forniti dal comportamento ostensivo del comunicatore. Tale ipotesi non è mai certa: può essere confermata, ma non dimostrata” (ivi; tr. it. p. 103). - Il passaggio descrive la comunicazione ostensivo-inferenziale, in cui il locutore cerca di trasmettere un certo significato e l'ascoltatore cerca di inferirlo utilizzando gli indizi forniti dal comportamento ostensivo del comunicatore. - La comunicazione può fallire se il destinatario non riesce a decodificare o dedurre l'intenzione informativa del comunicatore. In questo caso, il destinatario può solo formare un'ipotesi a partire dagli indizi forniti, che non è mai certa ma può essere confermata, ma non dimostrata. Intenzioni Nella comunicazione ci sono due livelli di intenzioni: - L'intenzione informativa, ovvero l'intenzione di indurre il destinatario a credere che qualcosa sia vero attraverso l'uso di un messaggio. - L'intenzione comunicativa, ovvero l'intenzione di far riconoscere al destinatario che il messaggio è stato prodotto con l'intenzione informativa. Questo livello di intenzione richiede che il parlante manifesti l'intenzione e che il destinatario la riconosca. Questa comprensione reciproca richiede la capacità di leggere la mente degli altri, cioè l'abilità di attribuire stati mentali agli altri e di fare inferenze sulla loro intenzione comunicativa. - La comunicazione ha un esito positivo non solo quando l'ascoltatore coglie l'intenzione informativa del parlante, ma anche (soprattutto) quando egli riconosce l'intenzione comunicativa del parlante, quando cioè riconosce che il parlante ha esplicitamente usato un indizio (un comportamento, un enunciato ecc.) per comunicare la propria intenzione informativa. Quando uno stimolo attira l’attenzione del destinatario “Esiste un'unica proprietà — la pertinenza — che determina quale informazione particolare riceverà l'attenzione di un individuo in un dato momento” (Sperber & Wilson, 1986, trad. it., p. 75) - Per comunicare in modo efficace, è importante catturare l'attenzione del destinatario, ma ci sono molti stimoli nell'ambiente che possono interferire. - È necessario selezionare gli indizi più pertinenti per evitare distrazioni. - Secondo la prospettiva di Sperber e Wilson, la pertinenza è una nozione tecnica che si definisce in relazione a due elementi aggiuntivi: lo sforzo cognitivo richiesto per elaborare l'informazione e l'effetto cognitivo prodotto dall'elaborazione stessa. Pertinenza ed effetto cognitivo - quando uno stimolo è pertinente per un individuo “Nei termini della teoria, un input è pertinente per un individuo quando la sua elaborazione in un contesto di assunzioni disponibili produce un effetto cognitivo positivo” (Sperber & Wilson, 2004, p. 254) - Effetto cognitivo: si verifica una modifica nella rappresentazione del sistema di credenze del soggetto, con conseguente cambiamento nella rappresentazione del mondo. - L'importanza di un'informazione può variare a seconda del contesto e della situazione. In alcuni casi, gli stimoli presenti potrebbero non essere pertinenti ai fini della decisione o della valutazione del soggetto. - La selezione di quali stimoli ritenere pertinenti avviene in base a fattori che possono variare da individuo a individuo. scrittura [...] noi facciamo affidamento innanzitutto sulla capacità dell'udi- tore di inferire il nostro signific·ato (Sperber, 1995, p. 199).” Savage rambaugh aveva ragione per quanto riguarda le prestazioni linguistiche di kanzi in riferimento alle capacità di mentalizzazione appaiono giustificate. La teoria della mente appare un componente essenziale per delineare il passaggio dalla comunicazione animale al linguaggio umano. Secondo gli autori del libro, la tomm è una condizione necessaria ma non sufficiente per giustificare le competenze linguistiche tipiche della nostra specie. 4. PER UNA COMUNICAZIONE PROPIAMENTE UMANA Fondamentale è il ruolo dell'uso creativo del linguaggio che va a distinguere la comunicazione umana dalla rigidità meccanica della comunicazione animale. Chomsky a:ronta questo tema, chiamato il "problema di Cartesio", sottolineando la centralità dell'uso creativo del linguaggio e la sua connessione con la capacità umana di parlare in modo appropriato alla situazione. Chomsky ammette che il problema di Cartesio è un mistero che la mente umana può porre ma non può risolvere in via di principio. Egli riconosce che la creatività legata alla sintassi del linguaggio riceve una risposta adeguata nel suo modello, ma non fornisce una risposta soddisfacente per l'aspetto pragmatico legato al perché diciamo ciò che diciamo in situazioni specifiche. È necessario abbandonare il modello chomskiano del linguaggio per a:rontare il problema di Cartesio. Per farlo ci sono due modi di:erenti: 1. Analizzare i dispositivi che radicano il linguaggio alla realtà 2. Spostare l'attenzione dalla sintassi degli enunciati alla pragmatica del discorso. Questo approccio, ispirato alla prospettiva darwiniana, o:re un antidoto alle di:icoltà incontrate dagli approcci neocartesiani. 4.1 ANCORARE IL LINGUAGGIO ALLA REALTA’ La capacità degli umani di parlare in modo appropriato al contesto è un caso particolare della loro capacità di comportarsi in modo appropriato alla situazione. Questo dipende dai dispositivi che regolano il radicamento degli organismi all'ambiente e che il linguaggio sfrutta per produrre espressioni coerenti e consonanti alla situazione. Gli umani sono estremamente flessibili perché possono generare molteplici alternative per a:rontare situazioni nuove o insolite. La flessibilità di un sistema non è solo la capacità di generare diverse alternative, ma anche la capacità di scegliere la risposta appropriata tra le diverse opzioni possibili. Un sistema è flessibile solo se può esibire una forma di flessibilità contestualmente vincolata, ossia se può fornire una risposta appropriata alla situazione specifica. Questo concetto chiama in causa due capacità importanti: 1. L'ancoraggio al contesto, che radica l'organismo alla situazione attuale 2. La proiezione, che consente di spostarsi da un contesto all'altro. Queste due funzioni sono fondamentali per i comportamenti flessibili e sono alla base della creatività nel linguaggio umano. 4.4.1 IL RADICAMENTO PROIETTIVO NELLO SPAZIO Le abilità cognitive umane, inclusa il linguaggio, sono strettamente legate al fatto che gli esseri umani sono sistemi fisici radicati nell'ambiente circostante. Questo radicamento non riguarda solo l'occupazione dello spazio, ma anche l'interazione attiva con l'ambiente. Per comprendere appieno questo radicamento, è necessario considerare sia la capacità di rappresentare lo spazio sia le abilità motorie, in particolare nel contesto della percezione visiva. L'approccio ecologico di Gibson sostiene che la percezione coinvolge l'individuazione delle caratteristiche degli oggetti che sono rilevanti per le azioni possibili dell'organismo. In questo modello, gli oggetti sono riconosciuti per le opportunità pratiche che oQrono, più che per le loro proprietà geometriche. La percezione, quindi, non è solo una questione di contemplazione passiva, ma di interazione attiva con l'ambiente. La rappresentazione degli oggetti è pragmatica, basata sulle azioni possibili su di essi. La relazione tra percezione e attività motoria è fondamentale. La capacità di proiettarsi mentalmente nello spazio consente agli individui di immaginare situazioni diverse da quelle attuali, mostrando così la loro flessibilità nel radicamento all'ambiente. La capacità umana di radicamento contestuale è proiettiva e si basa sulla continua rappresentazione dello spazio e del tempo. Questa proiezione nel futuro è cruciale per l'avvento e il funzionamento del linguaggio umano. 4.2 COOPERAZIONE E ANTICIPAZIONE DEL FUTURO Il dislocamento temporale riguarda sulla capacità degli organismi di distaccarsi dal presente e proiettarsi in un contesto temporale futuro. Questo, oltre a giocare un ruolo fondamentale nella flessibilità comportamentale, consente di comprendere alcune importanti e specifiche proprietà della comunicazione umana. Sono presenti elementi che rendono unico il linguaggio rispetto ai sistemi comunicativi delle altre specie. Sebbene le grandi scimmie culturalizzate possano apprendere l'uso di un codice simbolico, gli esseri umani sono gli unici a sviluppare autonomamente un sistema di comunicazione basato sulla rappresentazione simbolica. Secondo Gardenfors e Osvath, la capacità umana di anticipare il futuro (cognizione anticipatoria) vede il linguaggio simbolico emerge dai sistemi cognitivi che permettono agli esseri umani di pianificare obiettivi futuri al di là del contesto presente. Questa cognizione anticipatoria si è evoluta negli ominidi in risposta alla pressione selettiva esercitata dalla cultura olodoviana, aprendo la strada a una nuova forma di cooperazione basata sugli obiettivi futuri. Per comprendere appieno le specificità della comunicazione umana, è essenziale considerare anche le caratteristiche pragmatiche del linguaggio. Il parlare in modo coerente e appropriato alla situazione impone il passaggio dalla microanalisi, che riguarda l'analisi dei componenti interni della frase, alla macroanalisi, che riguarda l'analisi della relazione tra le frasi e il contesto più ampio del discorso. Il piano del discorso e della conversazione è il contesto principale in cui valutare l'adeguatezza del linguaggio umano. 5. NAVIGAZIONE E DISCORSO Il parlare in modo appropriato è una capacità pragmatica che si concentra sul piano del discorso anziché sul livello dei singoli enunciati. Quando ci si confronta con il piano del discorso, diventa fondamentale la questione della "coerenza". Il punto cruciale è che la coerenza del discorso non può essere spiegata esclusivamente analizzando i costituenti sintattici interni agli enunciati, come farebbero i modelli che si basano sulla grammatica universale di Chomsky. Produrre e comprendere un discorso va oltre la produzione e la comprensione dei singoli enunciati che lo compongono. Il passaggio dall'analisi della frase all'analisi del discorso, sottolineando l'importanza della pragmatica rispetto alla grammatica, rappresenta una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire la natura del linguaggio. 5.1 DALLA MICROANALISI ALLA MACROANALISI DEL LINGUAGGIO La concezione predominante nello studio delle capacità verbali umane, fortemente influenzata dal ruolo della grammatica universale, si concentra sull'analisi della struttura in costituenti dell'enunciato. Anche i neuroscienziati sembrano concordare su questa posizione, ritenendo che le indagini sulla comprensione delle frasi possono aiutare a capire meglio come funziona il linguaggio nell'ambito più vasto del pensiero e della comprensione. Tuttavia, concentrarsi esclusivamente sulla comprensione delle frasi implica una visione del discorso come una semplice successione di enunciati. Questa prospettiva, che privilegia la microanalisi, considera il discorso come una serie di frasi collegate tra loro. Si suppone che all'interno di ogni enunciato ci siano le risorse sintattiche non solo per governare la struttura della frase stessa, ma anche per stabilire i legami successivi con le frasi successive. Concentrarsi solo sulla comprensione delle singole frasi non è suQiciente perché la produzione e la comprensione del discorso coinvolgono molto di più che semplici frasi una dopo l'altra. Ci sono molte sfide concettuali in questo approccio, ma una delle più importanti riguarda il legame tra la coesione (la connessione tra le frasi) e la coerenza (la logica e il senso globale del discorso). La coerenza del discorso non può essere completamente spiegata dalla sola coesione, che si riferisce alle risorse grammaticali che legano una frase a quella successiva. La coerenza discorsiva coinvolge sia aspetti globali, come la relazione del contenuto verbale con l'argomento generale, sia aspetti locali, come i collegamenti concettuali tra singole proposizioni. La coesione può spiegare solo la coerenza focale, ma non quella globale. Questa distinzione suggerisce che la coesione, intesa come semplice relazione lineare tra coppie di enunciati, non è né necessaria né suQiciente per garantire la coerenza di un testo discorsivo. La patologia del linguaggio fornisce esempi chiari di soggetti che possono rispettare perfettamente la sintassi dell'enunciato ma sono deficitari sul piano del discorso. Questo suggerisce che la macroanalisi del linguaggio richieda processi di elaborazione diQerenti da quelli coinvolti nella microanalisi. Questa idea è supportata da dati sperimentali, come la sindrome di Williams e la schizofrenia con il caso del "deragliamento". Sebbene queste condizioni abbiano cause e manifestazioni diverse, ciò che accomuna questi casi è la diQicoltà dei soggetti nel mantenere la coerenza del discorso e produrre un'elaborazione globale coerente. 5.2 COMUNICARE E NAVIGARE Il fluire del discorso viene valutato dai parlanti in base all'appropriatezza, che include la coerenza e la consonanza alla situazione di ciò che viene detto. Abbiamo già visto che il parlare in modo appropriato è collegato alle capacità alla base del radicamento degli individui all'ambiente. Questo ci porta a considerare il linguaggio non solo come una buona metafora per la comprensione del mondo, ma anche come un processo fondamentale per la nostra capacità di interagire con esso. Mentre le concezioni del linguaggio basate sugli aspetti senso-motori della cognizione o:rono una visione alternativa rispetto a quella chomskiana, rimangono legate all'analisi della frase e non spiegano appieno cosa accade a livello della relazione tra frasi nel contesto del discorso. Quando si passa alla macroanalisi del linguaggio, è necessario adottare un'altra metafora: la navigazione. L'idea è che la capacità di costruire discorsi sia simile ai processi di navigazione nello spazio e nel tempo. Il mantenimento della rotta nel discorso richiede continui riallineamenti per raggiungere la meta comunicativa, simili a quelli necessari nella navigazione reale per superare le di:icoltà ambientali. Questo processo di "mantenimento della rotta" è essenziale per il raggiungimento degli obiettivi comunicativi durante il discorso. L'analisi degli spostamenti nello spazio guidati dal raggiungimento di una meta fornisce prove empiriche della relazione tra discorso spaziale e navigazione spaziale. Ad esempio, la sindrome di Williams, caratterizzata da deficit visuo-spaziali, mostra una correlazione tra deficit nella rappresentazione dello spazio e diQicoltà nel linguaggio che parla dello spazio. Tuttavia, mentre i deficit nella rappresentazione spaziale possono influenzare la microanalisi del linguaggio, l'idea della navigazione nello spazio è più pertinente alla macroanalisi. I soggetti con sindrome di Williams mostrano una dissociazione tra microanalisi (intatta) e macroanalisi (deficitaria) nei processi di elaborazione del discorso. In conclusione, l'ipotesi è che i deficit nella sindrome di Williams siano attribuibili ai deficit nel Mental Space Travel, un sistema cognitivo che consente di orientarsi e navigare nello spazio. 5.2.1 FUNZIONE ESECUTIVE E NAVIGAZIONE La capacità di navigare nello spazio è fondamentale per l'adattamento dell'organismo all'ambiente e coinvolge un network distribuito di regioni cerebrali, tra cui l'ippocampo, il paraippocampo, il nucleo caudato e diverse aree della corteccia cerebrale, inclusa la corteccia prefrontale (PFC). Recenti studi hanno evidenziato il ruolo centrale della PFC nei processi di navigazione spaziale, oltre alle sue funzioni esecutive generali. Le funzioni esecutive sono coinvolte nella pianificazione, nel monitoraggio dell'azione, nella memoria di lavoro, nell'inibizione e nella flessibilità mentale. Le capacità di pianificazione e monitoraggio dell'azione sono particolarmente rilevanti per la navigazione spaziale e coinvolgono le aree prefrontali del cervello. Le funzioni esecutive, coinvolte nei processi di navigazione spaziale, svolgano anche un ruolo nella produzione e comprensione del discorso. 5.2.2 FUNZIONI ESECUTIVE E DISCORSO I processi di pianificazione e monitoraggio giocano un ruolo significativo nella costruzione del filo del discorso. Durante la produzione del discorso, il parlante deve costantemente pianificare cosa dire e come organizzare le proprie parole ed espressioni per mantenere la coerenza. Inoltre, è necessario monitorare costantemente il discorso per assicurarsi che sia conforme al tema generale della conversazione. Studi condotti su individui con trauma cranico (TBI) che presentano deficit specifici nelle funzioni esecutive di pianificazione e monitoraggio dell'azione confermano che tali soggetti hanno gravi diQicoltà nell'organizzazione e nel mantenimento della coerenza discorsiva globale.
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