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Appunti del corso Banche e risparmio, Appunti di Diritto Delle Banche

L'attività principale delle banche, ovvero la raccolta del risparmio e l'esercizio del credito, ma anche altre attività finanziarie come i servizi di pagamento e di investimento. Si parla anche della trasparenza, ovvero dell'importanza dell'informazione fornita dalla banca ai clienti. Vengono individuati i diversi tipi di clienti e il livello di tutela a loro riservato. una panoramica sulle regole a tutela del cliente e sulle attività riservate alle banche e ad altri intermediari finanziari.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 05/08/2022

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giovanni-canil 🇮🇹

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Scarica Appunti del corso Banche e risparmio e più Appunti in PDF di Diritto Delle Banche solo su Docsity! BANCHE E RISPARMIO LEZIONE 1 – 02/11/2020 L’attività delle banche L’attività principale di una banca è l’attività bancaria, ma non svolge soltanto questo tipo di attività. L’attività bancaria consiste nella raccolta del risparmio, ovvero raccoglie il denaro depositato nel conto corrente dai suoi clienti e nell’esercizio del credito, ovvero concede finanziamenti a coloro che hanno un deficit finanziario. Un cliente può essere allo stesso tempo un risparmiatore, ma anche un cliente che si finanzia in banca. Come già detto, la banca non si limita a svolgere soltanto questo tipo di attività, ma anche altri soggetti si ritrovano a raccogliere il risparmio e ad esercitare il credito. Quello che caratterizza un’attività riservata solo alla banca, ovvero che solo questo soggetto può svolgerla, è il fatto che la raccolta del risparmio è a vista, quindi il cliente può in qualsiasi momento spendere la somma versata nel conto corrente. L’unico soggetto che può fare ciò oltre la banca, è la posta, che non può essere definita una banca, in quanto non esercita un credito. Può concedere finanziamenti, ma questi non sono erogati dalla posta, ma da una banca che ha un accordo con tale posta. Gli uffici postali sono dei punti vendita, che utilizza la banca per vendere finanziamenti ai clienti delle poste. Si può dire che ormai la posta sia un ente assimilabile alla banca, in quanto le tutele di un cliente bancario sono uguali a quelle di un cliente postale. Quella della banca è un’attività d’impresa, in quanto ha come obiettivo quello della redditività, non essendo un ente di beneficienza, ma con l’obiettivo di guadagnare. La banca, prima di tutto, fa gli interessi della banca e non del cliente. Un’altra attività della banca è quella di svolgere qualsiasi altra attività finanziaria: prima di tutto eroga servizi di pagamento (bonifico, carta di credito) e servizi di investimento, finalizzati a supportare il cliente nell’investimento dei propri risparmi. Mentre l’attività bancaria è riservata alle banche, i servizi di pagamento e di investimento non sono attività riservate alle banche, ma possono essere offerti anche da altri operatori (poste), si vuole evitare che vi sia un monopolio delle banche in questi servizi. Riguardanti il settore finanziario, delle attività che non possono essere svolte direttamente dalla banca sono: la gestione collettiva del risparmio, che avviene tramite un fondo comune di investimento, nel caso in cui il risparmiatore non riesce ad effettuare investimenti da solo  attività riservata alle società di gestione del risparmio. Qui, la banca ha due modi per operare: o fa un accordo con una società, la quale utilizza le filiali bancarie per collocare le quote di questi fondi di investimento, oppure la banca detiene il controllo della società di gestione del risparmio, quindi la società è un’unità organizzativa della banca, che è specializzata nella gestione collettiva del risparmio. L’altra attività è quella assicurativa: riservata alle imprese di assicurazione, ma la banca può distribuire le polizze RCAuto di imprese di assicurazioni, che possono essere controllate dalla banca stessa. La banca è un’impresa diversificata, ovvero opera in diverse aree di attività ed è in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di tipo finanziario di un cliente. Le operazioni fanno riferimento all’attività bancaria, ovvero che la raccolta del risparmio si traduce in operazioni di raccolta e l’esercizio del credito si traduce in operazioni di finanziamento. Tutto il resto è classificabile nella categoria dei servizi. È opportuno arrivare a questa distinzione, in quanto le regole a tutela del cliente fanno riferimento alle operazioni e ai servizi bancari. La trasparenza I beni sono prodotti materiali, tangibili, mentre i servizi sono prodotti immateriali e intangibili. Il problema della trasparenza è legato al tema delle informazioni. Trasparenza significa che la banca deve fornire un’adeguata informazione su tutti i prodotti che vende ai clienti. Il concetto di trasparenza, nel tempo, si è sviluppato e si è collegato al concetto di correttezza, in quanto è importante anche il comportamento della banca, che deve essere corretto. Tali regole vanno rispettate dalle banche, dalle poste e da altri intermediari finanziari, specializzati nella concessione di finanziamenti ai consumatori. Oggi le banche utilizzano altri canali di vendita oltre gli sportelli, tra cui l’offerta fuorisede, ovvero una rete di consulenti, che si recano dal cliente, o il canale online, diventato il canale principale soprattutto per i clienti privati, in cui si possono effettuare operazioni senza recarsi agli sportelli. Questo significa che a prescindere dal canale di vendita utilizzato, la banca deve sempre fornire le stesse informazioni ai suoi clienti. Il cliente di una banca è qualsiasi soggetto che entra in relazione con la banca stessa, ma occorre tener presente che i clienti di una banca non sono tutti uguali, in quanto non tutti necessitano dello stesso livello di tutela (studente, artigiano, piccola impresa, grande impresa). I clienti si differenziano nel fatto di avere delle competenze diverse in materia finanziaria. Queste regole nascono a tutela del cliente inteso come contraente debole, significa che la banca normalmente è in una posizione di forza, in quanto il cliente non ha delle competenze adeguate, trovandosi di fronte a un prodotto immateriale, quindi vengono individuati i clienti al dettaglio, che sono ritenuti più meritevoli di tutela (artigiani, commercianti, enti no profit, micro imprese), ma esiste la categoria dei consumatori, particolarmente importante. Il termine consumatore non è generico, ma ha una precisa definizione che deriva da una direttiva europea. Un consumatore è un cliente che interagisce con la banca per motivazioni estranee all’eventuale attività professionale o imprenditoriale svolta. Questa definizione risulta difficile da applicare (artigiano). Cosa significa essere clienti consumatori e non consumatori? La differenza sta nel fatto che le norme sulla trasparenza sono più a tutela del consumatore, quindi tutti i consumatori sono clienti, ma tutti i clienti non sono consumatori. Il livello di tutela del consumatore è più elevato rispetto al livello di tutela che ha un cliente non consumatore. Il rapporto con una banca non è un rapporto che si esaurisce in un tempo ristretto, ma che normalmente dura nel tempo e non una scadenza. Il cliente deve essere, quindi, tutelato dall’inizio alla fine. La prima fase del rapporto è quella della scelta della banca, durante la quale si ha bisogno di informazioni, in quanto si è in presenza di un prodotto intangibile, che non si può provare in precedenza. Successiva a questa fase è la pubblicità: comprende tutte le informazioni che una banca deve rendere pubbliche, che devono essere messe a disposizione del cliente. Queste informazioni disponibili sono: - le guide pratiche: documenti che danno un informazione molto pratica riguardante i principali servizi offerti dalla banca, non specifici, ma quelle conoscenze che consentono di comprendere il prodotto specifico della banca; - i fogli informativi: documenti che riguardano i servizi specifici della banca (mutuo, conto corrente, prestiti personali). Il foglio informativo contiene le caratteristiche dell’operazione o del servizio, i rischi che corre il cliente, spiegati anche con esempi numerici (tasso variabile, svalutazione dell’euro), le condizioni economiche applicate al cliente, concordate assieme alla banca e soggettive per ogni consumatore, quindi non generali  pubblicizzate (tasso di interesse…). Questo non risolve del tutto la questione, in quanto non si riesce ad avere il prezzo finale del servizio, dovuto al fatto che le condizioni economiche non si possono sommare. La Banca d’Italia ha, quindi, previsto che la banca debba calcolare l’indicatore di costo complessivo (termine aggiornato) o indicatore sintetico di costo. Una volta ottenute tutte le informazioni attraverso le guide pratiche e i fogli informativi, il cliente decide in maniera consapevole se effettuare o meno il mutuo presso una banca rispetto ad un’altra. L’indicatore di costo complessivo deve essere calcolato dalla banca quando riguarda il conto corrente del consumatore e deve essere indicato nei fogli informativi e nell’estratto conto, in modo da poterlo confrontare con il costo di altri conti correnti. Come si calcola? Il TAEG (tasso annuo effettivo globale) è quel tasso di interesse che tiene conto di tutte le condizioni economiche praticate dalla banca. Un altro aspetto è quello dei requisiti organizzativi a cui la banca si deve attenere: - il cliente non deve essere indirizzato verso prodotti evidentemente inadatti rispetto alle sue esigenze finanziarie e alla sua propensione al rischio; - i lavoratori delle banche non devono essere incentivati alla vendita di tali prodotti; - la gestione dei reclami. La gestione dei reclami deve essere caratterizzata da una chiara procedura e dalla presenza del responsabile della situazione, inoltre tale reclamo non deve comportare alcun costo al cliente. Infine, la legge impone alle banche di preparare un rendiconto annuale di tutti i reclami che ha ricevuto. Tale rendiconto si può ritrovare nel sito internet della banca, importante per i clienti nella scelta della banca a cui affidarsi e va ad impattare sulla reputazione della banca stessa. La risposta al reclamo deve arrivare entro 60 giorni. La banca può dare ragione al cliente e in questo caso deve spiegare cosa intende fare per risolvere il problema e in che tempi. In caso contrario, deve spiegare al cliente il motivo per il quale il suo reclamo è errato e informarlo che può rivolgersi all’arbitro bancario finanziario in caso di disaccordo o di mancata risposta da parte della banca. La gestione dell’arbitro bancario finanziario fa capo alla Banca d’Italia. Le operazioni e i servizi bancari Il conto corrente bancario È un servizio che viene messo a disposizione dalla banca e di cui ogni servizio od operazione ne richiede l’apertura. Sono pochissime le operazioni che non richiedono la presenza di un conto corrente. È quello strumento che consente alla banca di fornire il servizio di cassa, ovvero di gestione di incassi e pagamenti per conto del cliente  gestione di tesoreria. Un altro servizio è quello del deposito, che può essere svolto dalla banca anche nel caso in cui non ci sia denaro nel conto corrente, attraverso l’apertura del credito tramite il fido. Nella gestione di tesoreria vengono gestiti flussi monetari e finanziari, che comprendono l’accredito o l’addebito in conto di una certa somma di denaro, riducendo al minimo il rischio di furto, che sarebbe più elevato avendo maggiori movimenti di contante. Oggigiorno iniziano ad entrare nel mercato una serie di pagamenti non gestiti dalle banche: Google, Amazon, Netflix, che iniziano ad entrare in competizione con le banche. Al momento dell’apertura del conto corrente è fondamentale tenere sotto controllo il suo costo, che dipende dalle condizioni economiche applicate dalla banca, tra cui: - tassi di interesse: la banca può riconoscere interessi sul deposito (a credito), ma anche sul fido (a debito), che si ritrovano nei fogli informativi e sul contratto, in caso di variazione sul documento di sintesi; - valute: sono una variabile che va ad incidere sul costo del conto corrente. Il problema delle valute sta nei giorni di valuta, che ritardano l’effettivo incasso di un assegno e quindi il cliente paga gli interessi per quei giorni, nel caso in cui sia a debito. Il saldo viene aggiornato soltanto quando sono passati i giorni di valuta; - commissioni: costi addebitati ogni volta che si fa un bonifico o un’altra operazione (costo variabile proporzionale al numero di operazioni effettuate); - spese: costo fisso una tantum, che non dipende dalle operazioni effettuate. Diventa difficile valutare il costo complessivo a causa dei costi variabili e dell’impossibilità di sommare i tassi di interesse a dei valori assoluti come le commissioni e le spese. Il saldo contabile è la differenza tra tutti gli accrediti e gli addebiti del conto corrente. Non serve a niente, se non a controllare che la banca abbia registrato tutte le operazioni effettuate. Il saldo liquido è il saldo che tiene conto delle valute e viene utilizzato per calcolare gli interessi. Il saldo disponibile esprime la somma di denaro spendibile nel conto corrente e dipende dai termini di disponibilità, devono trascorrere tre giorni perché tale somma possa essere spesa. LEZIONE 3 – 09/11/2020 Esempio pratico: - Nel conto corrente il saldo contabile è 20. In data “x” si versa un assegno di 100, con valuta di due giorni. In giornata si preleva 80 con il bancomat. Il saldo contabile della giornata è 20+100-80  contabilmente a credito 40. I prelievi hanno la valuta corrispondente al giorno del prelievo stesso. Può succedere che il saldo contabile non corrisponda al saldo liquido, che in questo caso sarà a debito di 60 (20-80). Dopo due giorni (x+2) il versamento di assegni viene conteggiato anche nel saldo liquido, che sarà a credito e coincidente con il saldo contabile. La banca calcola gli interessi sul saldo liquido, lo moltiplica per i giorni a debito, per il tasso d’interesse e divide per 36.500. Il saldo contabile sarà visibile nell’estratto conto, mentre il saldo liquido sarà visibile nel conto scalare, dove si tiene conto dei giorni di valuta. Questi interessi non possono essere capitalizzati e non si troveranno nell’estratto conto di fine trimestre, ma soltanto nell’ultimo dell’anno, in cui si avrà un riepilogo degli interessi riferiti all’anno intero. - Supponiamo di avere un saldo contabile di 100. Oggi in data x versiamo un assegno di 50, con disponibilità di 3 giorni. Saldo contabile: 100+50. In data x+1 si acquistano dei titoli di stato di 80, regolamento 2 giorni. Saldo contabile: 150. Saldo disponibile si riduce di 80 e diventa 20, in quanto gli 80 sono già stati spesi. La data di regolamento è la data in cui la banca registra l’operazione nel conto corrente. In data x+2 i due saldi rimangono uguali. In data x+3 la banca registra l’operazione sui titoli  saldo contabile 150-80 e l’assegno di 50 va a sommarsi al saldo disponibile = 20+50 = 70 = saldo contabile. Al momento in cui matura la disponibilità i saldi coincidono. La banca può applicare due tipi di commissioni al cliente: - commissione di affidamento: è proporzionale al fido accordato con il cliente (10000). Se il cliente va a debito (3000) entro il fido accordato, il conto è definito passivo e ha un saldo a debito della quota di denaro del fido utilizzata. La banca, nel momento in cui si è a debito, calcola gli interessi sulla quota utilizzata del fido, quindi sul fido utilizzato di 3000 e non sul fido accordato. La quota degli interessi non deve essere superiore allo 0,5 % del fido accordato; - commissione di istruttoria veloce: la banca deve valutare velocemente se il cliente sarà in grado di rimborsare il debito. Tale commissione non è proporzionale, ma fissa e in valore assoluto e si applica in caso di sconfinamento, ovvero andare a debito oltre il fido accordato oppure andare a debito senza avere il fido. Questi affidamenti sono calcolati in base al saldo disponibile. Quando il cliente è a debito senza fido, o per un importo maggiore del fido accordato, il conto è definito scoperto, e la banca ha il potere di chiedere al cliente di rientrare nel fido accordato, tramite versamenti. La commissione potrebbe essere più elevata degli interessi, in quanto viene calcolata con altri criteri. La portabilità La portabilità consiste nello spostamento dei servizi di un conto corrente da una banca all’altra. Essa riguarda i servizi e non il conto corrente. Il conto deve essere chiuso nella banca ed essere aperto nella nuova banca, quello che avviene automaticamente è il trasferimento dei servizi di pagamento. Grazie ad una direttiva europea tale trasferimento è diventato gratuito. L’operazione di trasferimento deve avvenire entro 12 giorni lavorativi, nei quali il cliente deve provvedere a chiudere il proprio conto e aprirne un altro. Dalla direttiva europea viene imposto alle banche il corretto funzionamento dei servizi trasferiti, se le banche non rispettano il termine, il consumatore ha diritto a un risarcimento, proporzionale al ritardo e alla somma disponibile nel conto corrente. Le operazioni bancarie di finanziamento Per quanto riguarda le operazioni di finanziamento a favore dei consumatori ci si deve riferire alla direttiva europea emanata nel 1992 riguardo il credito ai consumatori. “Credito” significa finanziare i consumatori attraverso operazioni diverse. La direttiva stabilisce che il credito ai consumatori si concretizza, dal punto di vista giuridico, nella stipula di un contratto. Un primo requisito fondamentale per parlare di credito ai consumatori è l’importo, che non deve essere superiore a 75.000 euro, in quanto sono le imprese a dover richiedere somme maggiori e non i singoli consumatori o inferiore a 200, in quanto le operazioni di importo così basso rientrano nel microcredito. Un secondo requisito fondamentale è l’indicazione del costo totale dell’operazione, che viene misurato con il TAEG. Quali sono le operazioni o forme tecniche che il cliente può effettuare con la banca? Una prima categoria viene definita dei prestiti personali, suddivisa in due tipologie: finanziamenti diretti e finanziamenti finalizzati. Il finanziamento diretto si ha nel caso in cui il cliente chiede un prestito alla banca e tale finanziamento viene concesso venendo versato nel conto corrente del cliente. Il finanziamento finalizzato si ha quando il finanziamento del venditore viene concesso per un acquisto di cui è a conoscenza, egli conosce quindi l’utilizzo del denaro. Il finanziamento viene normalmente rimborsato ratealmente e risulta importante stabilire il piano di ammortamento. Le rate sono composte di due quote: la quota di interesse e la quota di capitale. Se la rata è costante, la quota interesse tende a diminuire e la quota capitale tende ad aumentare. Queste operazioni sono soggette alle norme di trasparenza. Una seconda forma tecnica è la cessione del quinto, ovvero la cessione del 20% dello stipendio, è un’operazione di finanziamento che può essere richiesta da un lavoratore dipendente. Quindi in base al proprio stipendio, il cliente riesce a calcolare l’importo del finanziamento che può richiedere alla banca. Un’ultima forma tecnica sono le carte di credito revolving, uno strumento di pagamento e di finanziamento. Queste operazioni di pagamento rateale del saldo della carta hanno normalmente un tasso d’interesse molto elevato, ma di solito le carte di credito vengono date gratuitamente, anche se poi si pagheranno gli interessi sulla ratealizzazione. Infine, il consumatore può recedere dal contratto di finanziamento entro 14 giorni. Nel concedere il finanziamento, la banca deve valutare la capacità di rimborso del cliente e il suo comportamento finanziario, tenendo conto di finanziamenti precedenti o attualmente attivi. Per sapere se il cliente deve rimborsare altri finanziamenti o conoscere il suo atteggiamento verso precedenti finanziamenti, le banche possono interrogare la centrale dei rischi, una banca dati gestita dalla Banca d’Italia, presso la quale tutte le banche hanno l’obbligo di segnalare tutti i finanziamenti che hanno concesso. Può individuare, quindi, se il cliente ha altri finanziamenti o se alcuni di questi sono in sofferenza, ovvero nei confronti di un cliente insolvente, che non è in grado di rimborsare un prestito. La centrale dei rischi prevede la segnalazione dei finanziamenti superiori a 30.000 euro e le sofferenze pari almeno a 250 euro. In questo caso la banca interroga i sistemi di informazione creditizia (Sic), delle banche dati private, che raccolgono tutte quelle informazioni che non vengono segnalate alla centrale dei rischi. La banca ha l’obbligo di motivare un eventuale rifiuto di concessione del finanziamento, uno di questi motivi può riguardare un’informazione negativa riguardante il cliente ottenuta dalla centrale dei rischi o dai Sic. Questo è necessario nel caso in cui le informazioni ottenute dalla banca non siano attendibili. A questo punto il consumatore può richiedere la correzione dell’informazione non aggiornata. L’operazione più importante e impegnativa che può riguardare il consumatore è il mutuo. La prima caratteristica del mutuo è la scadenza. Si tratta di un’operazione a lungo termine, con una scadenza superiore a cinque anni. Per quanto riguarda il mutuo si parte da un minimo di dieci anni per arrivare a venti o addirittura a trent’anni. L’altra caratteristica che differenzia il mutuo dai prestiti personali, è che il mutuo è garantito da ipoteca, una forma di garanzia per la banca, in quanto le garantisce un diritto di prelazione, che prevede che la banca può rivalersi sull’immobile in garanzia nel caso in cui il cliente non paga le rate del mutuo. Quando il mutuo è garantito da ipoteca su immobile ed è concesso da una banca si chiama mutuo fondiario. Soltanto una banca può concedere mutui fondiari. Al mutuo si applicano numerose condizioni economiche e questo determina che il costo effettivo è più elevato del tasso d’interesse, quindi il TAEG è molto più elevato del tasso d’interesse. - i depositi a risparmio (libretto risparmio), un deposito dove il consumatore versa il denaro e accumula risparmio. Si tratta sempre di un deposito a vista, ma difficilmente si può considerare uno strumento di pagamento. Un conto deposito è un conto non utilizzato per gestire incassi e pagamenti, ma per accumulare risparmio ed è collegato al conto corrente del consumatore, che può trasferire i propri risparmi dal conto corrente al conto deposito. Le somme depositate non sono più a vista, ma hanno una scadenza, più elevata è tale scadenza, maggiore sarà il tasso d’interesse attivo. Il rischio sta nel fatto che tale denaro non può essere prelevato (rischio di liquidità); - emissione di titoli: permette al cliente di investirli in certificati di deposito (titoli a breve/medio termine). La banca apre a nome del consumatore un conto titoli, dove accrediterà il valore di denaro che si è deciso di investire e tale valore verrà addebitato nel conto corrente. I titoli sono, naturalmente, dematerializzati. I certificati di deposito non possono essere venduti sul mercato. - emissione di obbligazioni: titoli a lungo termine. Le obbligazioni comprate dal consumatore sono negoziabili sul mercato. Con le obbligazioni si è soggetti a un rischio maggiore in quanto ha scadenza a lungo termine, a causa dell’oscillazione di valore e della lunghezza e difficoltà di valutare se la banca sarà in grado di rimborsare il titolo. Le obbligazioni emesse dalla banca possono essere garantite o subordinate. Le obbligazioni garantite hanno un valore garantito da attività dedicate a tale obbligazione (immobili), il rimborso è garantito dal fatto che vi sono degli investimenti separati alla gestione della banca. Il valore delle attività deve sempre essere almeno pari al valore residuo delle obbligazioni  rischio 0. Le obbligazioni subordinate sono molto rischiose, in quanto in caso di fallimento della banca, il rimborso di tali obbligazioni è subordinato al rimborso delle obbligazioni “semplici”  rischio elevato. Tali obbligazioni vengono acquistate perché più sono rischiose e più portano a un elevato rendimento, ma la banca nel venderle ha sottolineato la possibilità di rendimento nascondendone il rischio; La raccolta indiretta si ha con il deposito nel conto titoli, ed è indiretta in quanto tali titoli non sono più un debito della banca verso il cliente, ma la banca si limita a gestirli ed amministrarli. A questo punto il cliente dovrà pagare delle commissione alla banca, in quanto sta offrendo un servizio e non un prestito, che comporterebbe il pagamento di interessi da parte del cliente. La banca, inoltre, offre le gestioni patrimoniali, con le quali amministra i titoli e soprattutto gestisce il patrimonio del cliente, venendo delegata da quest’ultimo. In caso di crisi della banca, il suo salvataggio deve coinvolgere gli azionisti (bail-in), ma se le azioni sono inferiori alle perdite bancarie si rincorre alle obbligazioni e i certificati di deposito e infine i depositanti con più di 100.000 di consumatori e piccole e medie imprese. Il rischio non è sul deposito, ma sul depositante. Se il conto corrente è co-intestato e arriva a 200.000 il consumatore non incorre in rischi, in quanto si presume che il conto si divida a metà tra i due clienti. I servizi di pagamento In ambito europeo esiste l’obiettivo di creare un mercato unico di servizi di pagamento e standardizzarli in modo che il loro funzionamento sia omogeneo. Il servizio di pagamento ha come finalità il trasferimento di fondi o di moneta. La banca non solo trasforma moneta legale in moneta bancaria, ma ne crea di nuova tramite la concessione del fido. I servizi di pagamento sono forniti dalla banche, dalle poste e dagli istituti di pagamento (Visa, Mastercard), degli intermediari specializzati che possono operare esclusivamente offrendo servizi di pagamento e gli IMEL (Istituti di moneta elettronica) che creano moneta in formato elettronico. Altri concorrenti delle banca possono essere gli AFA (Amazon, Facebook, Apple). I servizi di pagamento possono essere: - assegni bancari o circolari: l’assegno circolare è uno strumento a copertura garantita e viene emesso dalla banca solo a fronte di fondi disponibili, mentre l’assegno bancario può anche essere scoperto; - strumenti SEPA (Single Eu Parliament Area): strumenti standardizzati in tutti i paesi dell’Unione europea. Questi strumenti sono il bonifico (credit transfer): un ordine di pagamento che un cliente conferisce alla banca a favore di un terzo. L’altro è l’addebito diretto (direct debit): addebito delle bollette. Infine ci sono le carte di pagamento: carte di debito e di credito. Con la carta di debito si ha un addebito immediato per valuta, mentre la carta di credito comporta un addebito differito. LEZIONE 5 – 18/11/2020 (da riguardare) Come funziona l’arbitro finanziario? L’arbitro bancario finanziario (ADR: Alternative Dispute Resolution). La banca si occupa della tutela dei clienti, in quanto rapporti trasparenti e correnti sono il presupposto irrinunciabile di un sistema finanziario solido. Ci sono delle norme che riguardano disposizione di trasparenza e che hanno valorizzato la correttezza sostanziale rispetto alla trasparenza, stabilendo gli obblighi di disponibilità di uffici reclami. Ci deve essere anche un potere d’intervento della Banca d’Italia in caso di problemi, che può riguardare strumenti di intervento sugli intermediari, sanzioni, lettere. Accanto a questi si trovano gli strumento di tutela individuale: gestione degli esposti e delle lamentele che arrivano direttamente alla Banca d’Italia. Questi tre strumenti non potrebbero funzionare se non ci fosse un adeguato livello di educazione finanziaria degli adulti e dei giovani. L’obiettivo fondamentale è quello di assicurare la fiducia del cliente attraverso tre strumenti principali: vigilanza, strumenti di risoluzione delle controversie, educazione finanziaria. Tra gli strumenti di enforcement privato per il cliente si ha una crescente attenzione per gli ADR, che possono essere di diverse tecnologie e svolgono diverse funzioni: consulenza, risoluzione delle controversie. Ci sono diverse tipologie tra i sistemi di risoluzione delle controversie: mediazione, conciliazione e arbitro bancario e finanziario, un sistema decisorio, decide chi ha ragione e chi ha torto. La Banca d’Italia partecipa alla rete fin-net che favorisce la cooperazione tra gli organismi e assicura ai consumatori un agevole accesso agli ADR nei casi di controversie transfrontaliere. Per essere efficace un sistema di risoluzione delle controversie deve avere tali caratteristiche: - visibilità; - accessibilità; - economicità o gratuità; - rapidità nelle decisioni. Una direttiva impone agli organismi di risoluzione delle controversie di rispettare dei requisiti di qualità. Tale direttiva prevede la creazione di un sistema di monitoraggio del funzionamento degli ADR, affidato a un’autorità nazionale competente per la verifica del rispetto dei requisiti di qualità. Le caratteristiche del sistema ABF Nasce sulla base della legge sul risparmio del 2005, che ha previsto l’adesione obbligatoria delle banche a sistemi di risoluzione delle controversie. Si tratta di un sistema attivabile solo dal cliente. Ha natura decisoria e non conciliativa, è in grado di soddisfare la condizione di procedibilità, permettendo al cliente di presentare il problema di fronte all’arbitro e successivamente ricorrere all’autorità giudiziaria. L’arbitro ha una competenza su servizi bancari, finanziari e di pagamento. È uno strumento di tutela utile nel caso di controversie di “piccole dimensioni”. Ha dei limiti di competenza temporale, ovvero questioni riguardanti fatti successive al 1 gennaio 2009, ma questo vale fino al 1 ottobre 2022, in seguito al quale si può ricorrere all’arbitro soltanto per fatti accaduti non oltre 6 anni prima. Il collegio ABF non può risolvere una controversia se questa è contemporaneamente all’esame di altri arbitri o conciliatori. In Italia esistono 7 diversi collegi territoriali autonomi tra loro, ognuno composto da 5 diversi componenti. Esiste un collegio di coordinamento che favorisce l’uniformità degli orientamenti dei diversi collegi. Vi è poi una conferenza dei collegi che favorisce il dialogo tra i diversi collegi. Infine, vi sono 7 segreterie tecniche istituite presso le sedi della Banca d’Italia. Nel caso in cui il cliente presenti un reclamo alla banca si possono verificare tre diverse situazioni: - la banca risponde al cliente, gli da ragione e provvede a risolvere il problema presentato dal cliente; - la banca non risponde al cliente entro i termini stabiliti; - la banca risponde al cliente, ma non soddisfa totalmente o parzialmente le sue richieste. Negli ultimi due casi il cliente si può rivolgere all’ABF e dopo qualche tempo si risolve il problema. LEZIONE 6 – 17/11/2020 I mercati finanziari Il non investire spesso si traduce in un danno nascosto per l’investitore, che nel lungo periodo può creare dei grossi problemi, in quanto si possono subire gli effetti dell’inflazione e la svalutazione del capitale o perdita del potere d’acquisto. Comunque negli ultimi anni il tasso d’inflazione si è molto abbassato rispetto agli anni scorsi, ma non si deve trascurare la possibilità che il tasso si alzi nuovamente. Il problema dell’inflazione sta nel fatto che i soldi persi si accumulano ogni anno e quindi continuano ad aumentare dopo diverso tempo, e inoltre, l’inflazione non ha un tasso fisso. La Banca centrale europea, che custodisce la moneta e controlla l’inflazione, permette di evitare che l’inflazione sia molto elevata, cosa che accade in altri paesi del mondo dove l’inflazione cresce oltre il 10%. Si cerca di mantenerla all’interno di un certo valore, circa intorno al 2% annuo secondo il target della Bce. Attualmente, il denaro depositato dalle banche presso la Bce è remunerato al tasso di interesse di -0,5%, quindi le banche stesse si ritrovano a dover pagare gli interessi e non a riceverli dalla Banca centrale. Le banche centrali fanno questo perché non gradiscono che l’inflazione sia troppo bassa, in quanto le imprese fanno fatica a vendere e quindi hanno difficoltà ad assumere nuovi lavoratori e a fare meno investimenti, quindi ci sarà una decrescita dei redditi. È necessaria, quindi, una minima inflazione. Essendo l’inflazione del 2%, la perdita del capitale sarà del 2% all’anno, ma perdendo il 2% ogni anno non si arriverà alla perdita del 20% ma al 2% del capitale rimasto l’anno precedente. Se si fa questa previsione in 30 anni almeno la metà del capitale è andata perduta. I mercati finanziari si riferiscono ai mercati secondari, dove gli attori degli scambi sono diversi investitori, i cui scambi non hanno effetti diretti sulle società che emettono titoli. Nei mercati primari la società emette nuovi titoli per ricevere risorse da chi li sottoscrive, sono questi mercati che fanno arrivare risorse finanziarie a chi li emette. I mercati secondari sono dei luoghi in cui si specula, ma non solo. Gli investitori decidono sulla base di criteri razionali e orientati alla crescita del valore del capitale e non si tratta soltanto di un terno al lotto. I mercati secondari sono fondamentali perché creano informazioni e giudizi importanti sulle politiche degli stati e delle imprese non solo per gli investitori, ma anche per un pubblico più vasto. Il secondo criterio per cui è importante il mercato secondario è il fatto che garantisce la liquidità al mercato primario, ovvero la possibilità di vendere rapidamente i propri investimenti. Se non esistesse il mercato secondario i titoli sarebbero difficilmente vendibili e illiquidi, in quanto non sarebbero utilizzabili nel caso in cui qualcuno necessiti di denaro, o sarebbero invendibili e venduti a un prezzo relativamente basso. Oggigiorno i mercati non sono più luoghi fisici, ma sono divenuti telematici. I mercati secondari sono luoghi virtuali in cui ci si scambiano titoli, ma come sono regolate queste piattaforme? Ci sono quattro diversi tipi di mercati: - over the counter: le regole di scambio sono molto minimali, in genere in questi mercati operano grandi operatori; - internalizzatori sistematici: si tratta di investitori che offrono titoli, che la banca è in grado di intermediare con delle procedure interne  accordo bilaterale tra i clienti che vogliono vendere titoli. Gli internalizzatori sistematici sottostanno ad alcune regole stabilite dalla Consob; - sistemi multilaterali di negoziazione: vengono gestito da una banca, ma i clienti possono operare direttamente tra loro, senza nessun intermediario, quindi la banca fornisce soltanto un’infrastruttura tecnologica per far si che i clienti scambino titoli tra loro. Questo metodo di scambio è soggetto a molte più norme stabilite dalla Consob, non tutte le banche possono essere autorizzate a svolgere quest’attività. - regolamentati: sono mercati in cui l’insieme di regole è ancora più stringente, in quanto il numero di investitori attivi è molto elevato. Si parla di mercati ufficiali, ma questi non esistono, e fanno riferimento al passato, che erano gestiti da un ente pubblico. Progressivamente i mercati ufficiali sono spariti in quanto sono stati privatizzati e ora vengono gestiti da società per azioni private, che hanno come oggetto della loro attività la gestione dei mercati e non da entità statali. LEZIONE 7 – 23/11/2020 I rischi Il rischio di interesse riguarda la possibilità di diminuzione del prezzo del titolo per variazione dei tassi di interesse. Può accadere che le stesse obbligazioni a tasso fisso varino molto più delle obbligazioni a tasso variabile, questo a causa della variazione dei tassi di interesse. Il valore nominale o facciale esprime l’importo che verrà rimborsato dal venditore alla scadenza del titolo e nel calcolarlo ci si riferisce sempre a base 100 per quanto riguarda le obbligazioni. Gli interessi vengono calcolati sul valore nominale, per cui un investitore è disposto a pagare di più per un titolo, se quest’ultimo garantisce un tasso superiore. Se si vuole comprare un titolo sul mercato si paga il prezzo più alto (Ask o lettera), mentre se lo si vuole vendere si fa riferimento al prezzo più basso (Bid o denaro). Il titolo si negozia al prezzo meno vantaggioso alla situazione. Se i due prezzi hanno poca differenza tra loro i titoli si definiscono molto liquidi. Nel caso contrario i titoli si definiscono poco liquidi. Il titolo viene acquistato a 143 e viene restituito 100, quindi si perde 43 di capitale, ma ne recupero 68 con le cedole, quindi ho un guadagno di 25 euro in 17 anni (1,47 % all’anno). Per capire se è un buon rendimento si confronta il valore con la media dei rendimenti del paese per i titoli con uguale scadenza. Se è superiore allora sarà vantaggioso. Il Bund tedesco ha un tasso d’interesse negativo, mentre 20 anni fa superava il 3%. Questo accade perché nella situazione in cui ci troviamo ora, caratterizzata da inflazione bassa o negativa e da crisi economiche, occorre stimolare gli interessi produttivi e diminuire i tassi d’interesse. Il rischio di credito o emittente è legato alla possibilità che l’emittente sia inadempiente nel pagamento dell’interesse o del capitale. Quando un titolo è entrato in BB è ad alto rischio (speculation grade), mentre dalla BBB- è a basso rischio (investment grade). Il rischio di liquidità è la difficoltà di vendere rapidamente ed economicamente le proprie obbligazioni prima delle scadenze. A questo riguardo i titoli quotati sono meno liquidi di quelli quotati. Il rischio di cambio è legato alla variabilità del rapporto di cambio tra le due valute. LEZIONE 8 – 24/11/2020 I fondi comuni di investimento I fondi comuni di investimento sono strumenti di investimento gestiti dalle società di gestione del risparmio, che riuniscono le somme di più risparmiatore e le investono, come un unico patrimonio, in attività finanziarie o in immobili. Si tratta di fondi aperti, in quanto un investitore può entrarne o uscirne quando vuole. I fondi chiusi, invece, obbligano un investitore a rimanerci fino alla scadenza del fondo, delle scadenze che non vanno oltre ai 20 anni. I fondi chiusi esistono perché investono in titoli poco liquidi (immobili o società non quotate). Sono suddivisi in tante parti uguali, dette quote, che vengono sottoscritte dai risparmiatore e garantiscono uguali diritti. Lasciando un importo di euro nel fondo comune mi vengono assegnate delle quote in base al prezzo per ogni quota  importo/prezzo quota = numero di quote ottenute. Occorre anche vedere come cambia il valore delle quote, in quanto il fondo è azionario che investe in azioni italiane. Ogni fondo è un patrimonio gestito da una società professionale, che per conto dei propri clienti, effettua investimenti in maniera libera, ma deve rispettare il proprio mandato di gestione, come ad esempio quello di investire soltanto in azioni italiane. Con bassi importi investiti nel fondo comune si ottiene una possibilità quasi negata rispetto all’investimento diretto in azioni. Nel caso delle azioni si hanno degli oneri elevati da sostenere, ma il problema principale sta nella scelta dei titoli da acquistare. Il fondo comune permette, quindi, a un investitore non esperto in materia, di delegare a qualcuno l’attività di studio sui titoli e beneficiare della competenza di tale persona. Si possono avere dei costi di entrata se esiste la commissione, mentre una spese fissa è la commissione annua, ovvero quanto in media costa mantenere un investimento presso una determinata società. Un fondo ha delle performance buone o meno in parte perché è legato all’andamento del mercato. Occorre, individuare e paragonare la qualità di un fondo rispetto a tutti gli altri nelle medesima categoria. Si fa un ulteriore confronto con l’indice o benchmark, un parametro che rappresenta il mercato di riferimento del fondo. Può essere calcolato anche il rating del fondo, indicato in stelle da un minimo di 1 a un massimo di 5. I vantaggi del fondo comune sono: - la gestione del patrimonio da parte di professionisti, - la diversificazione degli investimenti, - la qualificazione del fondo come patrimonio giuridicamente separato dal patrimonio della società di gestione: eventuali cattive gestioni non graveranno sugli investimenti, - la disponibilità di informazione per scegliere e seguire un investimento. Uno svantaggio è l’assenza della garanzia di rendimento o dell’integrità del capitale: il valore delle attività dei fondi possono variare in base all’andamento del mercato. Le principali categorie dei fondi: - fondi azionari: investono solo in azioni; - fondi obbligazionari: investono quasi esclusivamente o esclusivamente in obbligazioni; - fondi bilanciati: investono sia in azioni sia in obbligazioni; - fondi monetari: investono in titoli a breve scadenza entro i pochi mesi. Una normativa finanziaria ha imposto alle società di gestione di consegnare all’investitore il KIID (Key investor information document): un documento che contiene le informazioni più importanti del fondo in cui si investe il denaro e presenta alcune informazioni chiave: - le informazioni pratiche; - i rischi e le possibilità di rendimento da un minimo di 1 a un massimo di 7; - i costi; - i rendimenti passati; - le finalità e gli obiettivi. I derivati I prodotti derivati sono strumenti finanziari importanti nella gestione dei mercati, ma che dovrebbero essere utilizzati soltanto da operatori qualificati e professionali. Sono potenti strumenti con due funzioni ambivalenti e completamente opposte: copertura del rischio e assunzione extra di rischio. Si chiamano derivati in quanto il loro valore deriva dall’andamento del valore di un’attività, ovvero dal verificarsi nel futuro di un evento osservabile oggettivamente. L’attività o l’evento costituisce il cosiddetto “sottostante” del prodotto derivato. Le criptovalute Vengono chiamate anche “valute virtuali”, in quanto si tratta di valute che non esistono fisicamente e non tutti le possono avere. Per accedere a queste valute occorre disporre di una chiave d’accesso: una scrittura cifrata che permette solo ad alcuni di poterle creare e trasmettere ad altri. Fino a prima della nascita del bitcoin esistevano le monete nazionali, poi le monete sovranazionali di cui la prima fu l’ECU (European currency unit) e poi l’Euro. Tutte queste valute sono disciplinate dalla legge dello stato o dell’Unione europea. Il concetto di corso legale indica che tali valute danno il diritto di pagare e di essere pagati in tale moneta. Il corso legale è ciò che permette a una valuta di diventare un mezzo di pagamento. Ma chi può emettere questa valuta? È emessa dalle banche centrali, sotto la base di una serie di regole. Tutte le monete che hanno un corso legale esistono in due forme: forma materiale (banconote e monete) oppure in forma virtuale, non tangibile e sottoforma di depositi bancari. Le criptovalute non hanno mai una dimensione fisica o regolata dalla legge, non sono dei mezzi di pagamenti regolati dalla legge e non danno il diritto di essere ricevute per effettuare pagamenti. Esistono diversi tipi di criptovalute: - moneta virtuale chiusa: non si può scambiare e viceversa; - moneta virtuale unidirezionale: l’euro può essere scambiato in criptovaluta, ma non viceversa; - moneta virtuale bidirezionale: può essere scambiata in euro e viceversa (bitcoin). La criptovaluta è uno strumento di investimento, anche se rischiosissimo, ma non è uno strumento di pagamento.
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