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La Formazione e l'Educazione secondo John Dewey e Platone, Appunti di Storia Della Pedagogia

John Dewey e Platone, due filosofi antichi ma ancora rilevanti per la comprensione della formazione e dell'educazione. Dewey introduce il concetto di educazione come processo di integrazione e trasformazione culturale, mentre Platone definisce l'istruzione come organizzazione e trasmissione di conoscenze. le loro idee sui processi di crescita, la formazione di persona e la relazione tra cultura e educazione.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 19/01/2022

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Scarica La Formazione e l'Educazione secondo John Dewey e Platone e più Appunti in PDF di Storia Della Pedagogia solo su Docsity! lezione del 4/10 (1) Pedagogia pais (bambino) + ago(condurre)= pedagogia. Il pedagogo era quella persona che conduceva il bambino a scuola, sia in epoca greca che romana. Si occupa della riflessione sui fatti educativi e sullo studio della formazione dell’essere umano. Tratta inoltre dell’analisi dell’accadere educativo (spazi, tempi, simboli, corpi, relazioni) Quando nasce? Le società antiche hanno messo in atto modalità di crescita e di acculturazione ma la pedagogia come riflessione sull’accadere educativo avviene solo quando il tradizionalismo si trasforma in discernimento critico e consapevolezza. Consapevolezza di un insieme complesso di elementi che identifico come patrimonio da trasmettere alle nuove generazioni La pedagogia come sapere autonomo, che ha confini definiti e che si confronta con altre discipline, nasce all’inizio del XX secolo. La domanda “che cos’è la pedagogia?” viene esplicitata solo alla fine dell’Ottocento con Herbart: la pedagogia è la scienza che si occupa della definizione dei fini, della conoscenza psicologica degli allievi e che identifica le condizioni e i mezzi per attuare l’educazione Prima? Prima del XX secolo, in molte società e culture possiamo rintracciare riflessioni, interrogativi sull’accadere educativo. I discorsi pedagogici quindi sono “sparsi” in fonti e documenti di vario genere e di vari ambiti. Come ad esempio in testi poetici, letterari, teatrali, medici, giuridici, politici, ecc. Dopo? Nasce la riflessione pedagogica come disciplina autonoma, che si deve confrontare con altre discipline: sociologia, filosofia, antropologia, psicologia, psicoanalisi. Attualmente un atteggiamento di tolleranza epistemologica porta a una ricerca e a una riflessione nell’ambito delle scienze dell’educazione, come riflessione interdisciplinare. Alcune riflessioni di tipo pedagogico restano “sparse” in altri discorsi o in fonti di differenti tipologie come per esempio nel cinema, nei fumetti, nell’arte, nella musica, ecc. Educazione educare dal latino educare, educere = dare forma, ma anche accompagnare, portare fuori, portare con sé, far emergere. È un processo che implica l’apprendimento, quindi una modifica del comportamento e delle conoscenze. Ed è connesso con la socializzazione e l’acculturazione. Probabilmente fin dagli albori le forme di aggregazione degli esseri umani hanno previsto forme e metodi di trasmissione delle conoscenze e delle competenze, l’educazione è “necessità della vita” (J. Dewey, Il mio credo pedagogico, 1916) John Dewey La vita degli esseri umani ha una dimensione: - biologica, ovvero di crescita e trasformazione attraverso l’interscambio con il mondo naturale, in un processo osmotico che provoca nell’essere umano e nell’ambiente trasformazioni reciproche - culturale, ovvero si sviluppa all’interno di un ambiente umano (clan, famiglia, tribù ecc..), all’interno di strutture di crescente complessità, sempre attraverso processo di osmosi L’educazione permette alle nuove generazioni di integrarsi, dialogare, contestare, riprodurre, trasformare la cultura delle generazioni precedenti Il concetto di educazione è quindi strettamente connesso con quello di: Cultura la cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro della società (Edward Burnett Tylor, Primivite Culture, 1871) La definizione di Tylor è accolta nell’ «Oxford Dictionary» solo sessanta anni dopo. Questo concetto di cultura supera quello che per secoli è stato consolidato in Occidente ovvero la letteratura, l’arte, la musica, e così via, dal latino colere, coltivare. Già Boezio però aveva parlato nel “De consolatione Philosophiae” di costum ie leggi che caratterizzano i popoli Formazione Termine la cui definizione è complessa e controversa, richiama una specifica intenzionalità pedagogica, ovvero la presenza di obiettivi volti a trasformare la personalità e il bagaglio culturale di un soggetto Istruzione Dal latino Instruo mettere in ordine, schierare, disporre, organizzare Acquisizione e trasmissione di conoscenze, di competenze; rimanda ad una dimensione di abilità cognitive e di controllo razionale dei processi Didattica Dal greco deiknumi, didasco (frequentativo) mostro, indico Indica specificamente l’azione del processo di insegnamento e di apprendimento formalizzato, nei suoi elementi (metodologie, strumenti, materiali, relazioni ecc) lezione del 5/10 (2) SOCRATE (470/469 a.C- 399 a.C), nato e vissuto ad Atene Contesto storico: Nel V secolo si afferma il sistema democratico. La parola democrazia, compare per la prima volta nella tragedia “Le supplici” di Eschilo, che racconta di alcune donne che scappate dall’Egitto chiedono asilo ad Atene ma per poterlo ottenere devono avere il voto del popolo Demone Dal greco daimon significa presenza spirituale (non in senso negativo come oggi) ed è la scintilla divina dentro di noi, una luce che ci illumina/una forza con cui parlare. La conoscenza è soprattutto conoscere se stessi, e Socrate lo capisce quando uno studente lo interroga dell'oracolo di Delfi su cui c'era scolpito sopra “conosci te stesso” e il sacerdote si interroga chiedendo chi fosse e la risposta è stata Socrate in quanto lui sa di non sapere, capisce le proprie risorse e i propri limiti. La cura di sé e saper coltivare la propria parte spirituale, saper ricavare dei momenti per sé con il mondo. Nell’Alcibiade sostiene che si riesce a conoscere solo nello sguardo dell'altro, per Socrate infatti non ci si può conoscere da soli, ma solo in relazione agli altri perché questo fa da specchio ed è ciò che conferisce significato. L’allievo e l'insegnante fanno un percorso di ricerca che è infinito perché la voglia di sapere non si conclude e il demone è questa scintilla di cui dobbiamo prenderci cura Ironia Socrate inizialmente sembra aderire alla tesi del suo interlocutore e poi lentamente grazie all’uso di questa figura retorica la smonta. Nel dialogo Iside, Socrate si rivolge al bambino con questo metodo (unico dialogo con cui si rivolge ad un bambino) per molti è inadatto. Questo metodo si basa su domande, ironia e poi messa in crisi della tesi dell’altro Socrate utilizza solo l'oralità, la preferisce perché il libro non può essere un dialogo ed è immodificabile quindi se il lettore non dovesse trovarsi d'accordo non può confrontarsi con l'autore in modo diretto e chiaro (lo scritto non prevede un incontro). Il periodo in cui lui vive è un periodo di transizione da una civiltà orale ad una scritta. Dialogo, dal greco dia (attraverso) e logos (discorso, parola) significa flusso di pensieri e parole La lezione: - non è programmata, essendo un metodo di logico e partendo dagli allievi non si può organizzare - è un percorso che si dipana e l'insegnante dev’essere preparato al meglio perché va incontro ad argomenti che non pensava di affrontare - puoi incontrare l’aporia= non procedere/non andare avanti. Alla fine del dialogo è possibile che non si arrivi ad una conclusione e rimangano aperte delle domande e considerazioni che rendono l'idea della complessità dell'argomento Il maestro e l'allievo ricercano insieme, comunicazione in circolo, e non bidirezionale perché anche il maestro apprende infatti il discepolo può correggere il maestro. il maestro una guida è il punto di partenza è l'osservazione ovvero si osserva in maniera sistematica si ascolta ed infine inizia il dialogo. La relazione che si instaura tra loro è profonda, anche transfert ovvero con un forte coinvolgimento emotivo, innamoramento e il rispecchiamento. Un buon educatore ne è consapevole di questa cosa, per evitare di mettere in atto determinati atteggiamenti. Maestro come modello di vita e non di virtù perché la virtù è il bene e non può essere insegnato Ruolo dell'intellettuale Per Socrate l'intellettuale ha un ruolo sociale in quanto ha una funzione di guida nella società, visto che trasmette valori. I pericoli sono il condizionamento e il narcisismo, l’insegnante dev’essere consapevole della relazione a livello emotivo che può portare ad un condizionamento l'allievo può sentirsi stretto ad aderire alle idee dell’educatore Il sapere I sofisti sostenevano che le tecniche del sapere erano neutre e di conseguenza l'educatore non si doveva preoccupare degli aspetti etici ma doveva trasmettere allora solo delle nozioni. l'insegnamento però non è neutro quando passiamo delle nozioni diamo anche dei valori, secondo Socrate sapere significa giungere a capacità di riflessione critica. L'allievo deve crescere con dei suoi criteri di argomentazione, autonomia di giudizio e abilità critica Il sapere è: - non standardizzato, bisogna rispettare l’individualità del proprio allievo/educando. - non è professionalizzante ma è cultura, bisogna formare persone che hanno una solidità culturale che permetta loro di affrontare i problemi con cui si scontreranno - migliorare sé stessi (base orientale), purificazione intellettuale Molti commentatori parlano di lui come il primo filosofo che riflette sull’esistenza umana, primo filosofo del bios, ovvero vita (varie dimensioni, fine esistenza, maturazione/crescita) Lezione 11/10 (4) Il processo e la condanna Sono tre dialoghi scritti da Platone in cui narrata la morte di Socrate, in particolare: FedoneSocrate incarcerato, momento drammatico (l’incontro con la moglie e i figli) in cui lui li allontana per tutelarli da quel momento. Si sofferma sulla concezione dell’anima (platonica) Critone tema delle leggi (negli ultimi attimi della vita, una attesa tra condanna e morte) Apologiadiscorso di difesa che pronuncia davanti ai giudici (“io non ho mai insegnato a nessuno”), proclamandosi come guida e non insegnante Socrate viene accusato di asebeia (il non rispetto delle leggi religiose, del sentire religioso della sua comunità) e aver reso i giovani peggiori, violenti contro i loro padri. Ha già subito la condanna, si trova in carcere e sta aspettando che gli venga portata la cicuta. Arriva Critone, allievo e coetaneo di Socrate, che lo incita a scappare infatti da uomo facoltoso aveva già corrotto le guardie e quindi a livello organizzativo ed economico la fuga sarebbe stata facile ma nonostante questo non vuole Inizia cosi un lungo discorso sulle leggi della città come se loro stesse parlassero (prosopopea, dare un’immagine umana ad un principio). Per tutta la vita le leggi hanno tutelato l’individuo, facendolo nascere, crescere e compiere determinate attività, egli ha quindi fruito delle leggi e adesso non può andarci contro (bisogna rispettarle nel positivo e nel negativo). A questo punto Critone lo mette in un piano emotivo/sentimentale: lasciare i propri figli da soli, abbandonare la famiglia e i propri cari. Tuttavia, Socrate sottolinea come sia anche un modo per far vedere ai figli e ai suoi discepoli che nel momento in cui le leggi erano comode o scomode lui le ha sempre seguite e rispettate (eredità spirituale) Aspetto delle istituzioni e delle leggi (tema norma) Socrate fa notare come le leggi qualche volta vengano viste come una gabbia ma in realtà sono così ferme perché servono alla tutela degli individui, permettendo di offrire lo stesso trattamento a tutti altrimenti in caso contrario cadrebbero nella soggettività. Anche nel momento della morte Socrate vuole lasciare una “lezione” (tema educazione) e inoltre per lui la morte è un passaggio, è la sopravvivenza di una parte dell’anima e non la sua cessazione (Aristofane) Commedia le nuvole, avviene la messa in crisi della tradizione e delle generazioni. Socrate viene definito un santone che non crede nella divinità tradizionale ma nelle “nuvole” e viene rappresentato come colui che ha messo in atto un insegnamento che ha prodotto una rottura familiare. Aristofane picchiò il padre Epsiade, che esasperato dal fatto che nonostante questo fosse stato pagato, Socrate lo porta ad un comportamento violento. Si conclude con il padre deluso dall’insegnamento di Socrate e con lui che brucia con una torcia la scuola di Socrate (metafora della morte). Viene affrontato il tema della tradizione e generazioni, la paura della comunità del cambiamento che Socrate stava compiendo Ripresa delle idee socratiche Minna Specht fonda assieme a Leonard Nelson (poi lui abbandonerà il progetto), una scuola per bambini orfani ebrei in Danimarca che verrà poi chiusa dalle SS. Si trovò ad applicare i principi socratici della maieutica con i bambini che avevano subito la sradicalizzazione da parte della famiglia e del territorio e lei aveva il lavoro di dover ricostruire la loro identità (Education of confidence) PLATONE (428/427 a.C- 348/347 a.C) nato e morto ad Atene Biografia Era allievo di Socrate e inizialmente voleva diventare tragediografo (era affascinato dal teatro) ma dopo l’incontro con Socrate rimane folgorato e decide di buttare le bozze che aveva scritto. Proviene da una famiglia ricca ed una delle più conosciute di Atene. È parente di Crizia, uno dei peggiori dei trenta tiranni, era un regime sanguinario, un momento turbolento dopo la guerra del Peloponneso dove persero contro i persiani. Platone dirà che il ruolo intellettuale è un ruolo complesso e tragico (ottimismo socratico pessimismo), perché dopo aver visto la morte di Socrate perde la fiducia nei cittadini e diviene pessimista Viaggia molto: si reca in Egitto fino ad arrivare alla Magna Grecia (Sicilia) nel IV sec a.C, in quel momento l’Italia del sud era formata da polis fondate due secoli prima dei greci, c’era quindi una fioritura culturale ed economica. Andò a Siracusa dove c’era un Tiranno da lui definito illuminato, perché Platone credeva che potesse fondare una nuova città, uno Stato perfetto. Platone credeva che il filosofo venisse visto come un consigliere, ma non fu così. Torna ad Atene e riprova, assieme al nipote del Tiranno a fondare una città ideale (non ci riuscì) All’epoca la parola Tiranno (tirannos), non aveva una connotazione negativa come oggi, ma significava “sovrano” ovvero colui che governava da solo (potere assoluto). È Platone a darne un’accezione negativa: oscuramento semantico Aristotele fu un suo allievo che però inizia a contraddirlo per le sue idee: Platone scrive “io avevo un bellissimo cavallo che però scalciava troppo” Scuola controllo progressivo delle emozioni e delle passioni. Basta raccontare le favole perché fanno crescere le persone piene di paura. Infatti chi governerà la città ideale dovrà controllare e censurare le favole, i miti, la poesia e l’arte in quanto delle manifestazioni che vanno a suscitare emozioni. Di base secondo Platone l’arte dovrebbe essere etica, avere un messaggio valoriale, che dovrà essere controllato e deciso con i governanti. Censura deriva dal greco censio (dividere e saper distinguere) La tripartizione dell’anima - logistiké, parte razionale - thumòs, emotiva - epithumòs, concupiscibile. È una parte sensibile che segue i bisogni concreti/fisici Mito della biga alata Nel Fedro viene narrata la presenza di una biga che tiene alle redini un cavallo bianco (emozioni che spinge verso l’alto), uno nero (la ricerca del piacere) e l’auriga che deve controllore queste due (razionale). È un'immagine usata da Platone per far capire la divisione dell’anima e la loro influenza. Tema che verrà ripreso da Freud mediante io, super-io ed es) Nessuno nasce però con la tripartizione alla stessa quantità. Il compito dell’educatore è quello di osservare, capire le differenze individuali (si comprende nei primi anni di vita).Chi ha un grande: - epithumòs, ha grande manualità (contadini, commercianti, artigiano,..) - thumòs, sono coloro che difendono la città perché queste persone hanno molto coraggio, audacia - logistiké, diventeranno i governanti/filosofi Metafora dei metalli Chi ha un logistiké ha una parte d’oro, thumòs d’argento e epithumòs, bronzo/ferro. Ogni parte preponderante determina una classe sociale precisa e un educazione o percorso formativo diverso. Tripartizione dell’anima = tripartizione della società (isomorfismo) Mette l’accento sulle differenze individuali, rigidità dei percorsi e della società. Non sono dei salti a livello di classi sociali, ognuno ha un posto fisso. Ciascuno mette a disposizione della comunità i propri talenti e realizza se stesso Lezione 13/10 (6) Repubblica: anima ed educazione Educazione come controllo e ascesi (in greco vuol dire un progressivo distacco da tutti gli aspetti emotivi che fanno parte della propria anima), attraverso prove e ardimenti. Quanto dura l’efficacia di un intervento educativo? Per Platone l’educazione è duratura e per spiegarlo utilizza la metafora della tintura della lana, che è un procedimento molto lungo e complesso. Bisogna infatti intingere un pezzo in diverse vasche per parecchio tempo per poter imprimere il colore in modo permanente, anche rispetto agli agenti atmosferici e all’uso. Per Platone proprio come noi riusciamo a imprimere nella lana un colore duraturo, così l’educazione se è ben fatta, si imprime per sempre. L’importante è dare una buona educazione che proponga delle buone virtù come sapienza, coraggio, temperanza e giustizia. Platone introduce un concetto importante ovvero quello di gioco, che dev’essere sottoposto a disciplina (teoria ludiforme). Il gioco ha diverse funzioni: di socializzazione, di creatività, di finzione e di imitazione. Dal punto di vista antropologico, in passato i giochi venivano svolti durante i funerali, anche per superare il dolore. Mentre dal punto di vista pedagogico ciò che separa il gioco dalla realtà è che il gioco è un attività fine a se stessa Platone nella Repubblica propone una teoria sul gioco Quando i bambini sono piccoli tendono a giocare, c’è quindi un’attività di gioco spontaneo che può aiutare a crescere ed è importante che l’adulto controlli e disciplini le attività di gioco. Platone non favorevole al gioco spontaneo, in infanzia si è presi da un vortice di emozioni e giocando le assecondiamo mentre se c’è adulto può controllare questo vortice emotivo. È importante che l’adulto insegni dei giochi che prevedano degli apprendimenti Nella Repubblica è abbastanza vago e piano piano insegna a bambini ciò che faranno da adulti, insegando loro a controllare le emozioni. Nelle leggi invece riprende questo tema e lo rende ancora più implicito: bisogna proporre giochi congruenti al temperamento dei bambini e che lo facciano esercitare con l’attività che svolgerà da adulto. Questa teoria è stata definita dai commentatori come ludiforme perché ludsus in greco vuol dire gioco, queste attività hanno la forma del gioco e la finalità dell’apprendimento, sotto forma di gioco si fanno apprendere cose L’altra teoria, proposta da Aristotele nella teoria e nella poetica, l’attività di gioco spontaneo dei bambini è espressione di una loro creatività, di un desiderio di svago infantile. Per lui l’adulto non deve sempre proporre giochi strutturati che facciano apprendere cose che ci serviranno nella vita, La sua teoria è definita dai commentatori come teoria ludica, da ludis, gioco Differenziazione del genere per Platone e discorso sull’educazione delle donne All’età di Platone, le bambine non andavano a scuola (a differenza dei bambini maschi). Fino ai 7 anni erano cresciuti insieme con un’educazione domestica ma in seguito a quest’età i percorsi si differenziavano: i bambini, andavano a scuola (accedevano all’educazione formalizzata) mentre le bambine non continuavano senza imparare a leggere e scrivere. Vi erano delle eccezioni, Sacco nel sesto secolo fonda una scuola femminile in cui si insegna musica, danza e poesia. L’istruzione veniva considerata pericolosa, alle donne insegnavano come essere buone donne, mogli e come governare la casa (anche alle donne facoltose) Platone deve controbattere all’osservazione dei suoi interlocutori secondo cui gli uomini e le donne sono diverse utilizzando l’immagine dei cani da pastore. I pastori usano solo cani maschi? No, anche le femmine che fanno benissimo il loro dovere. La differenza è solo quantitativa, quello maschio sarà un pochino più grande ma svolgono bene la funzione, ed è così anche per i bambini, se un bambino avrà un animo da (mestiere) lo stesso sarà per una bambina Al momento della nascita i bambini non devono restare con le madri anzi devono essere portati in una specie di grande asilo nido. Il legame tra madre e figli per Platone non deve esserci perché se ila madre è impegnata con i bambini non può fare interesse comunità. Per lui eliminando il matrimonio le persone si accoppiano ma poi non si deve creare un legame, i figli vengono presi dallo Stato e cresciuti da quest’ultimo. Non devono esistere legami privati, anche quello di coppia perché i legami potrebbero danneggiare lo stato. Per lui dev’esserci anche un’assenza di beni privati, si parla infatti di comunismo platonico o di educazione comunitaria Platone ha scritto alla fine della sua vita Le Leggi I personaggi sono 3: un anziano cretese, un anziano spartano e un anziano ateniese (l’unico di cui non si dice il nome, che secondo molti è il personaggio che rappresenta l’alter ego di Platone). Il dialogo si svolge in un ambiente boschivo, verdeggiante, questi 3 uomini stavano facendo una passeggiata (metaforicamente forse quella della vita) e ad un certo punto trovano albero frondoso sotto al quale iniziano a chiacchierare Riprende i temi della repubblica, in alcuni casi li conferma, ad esempio come avviene per il gioco e rivede le sue posizioni sia per l’educazione delle donne che per la famiglia. Nelle leggi dice che i ragazzi e le ragazze si conoscono, e se lo Stato approva la loro relazione, loro si sposano e in seguito faranno dei figli (anche il numero è suggerito dallo Stato) e lo Stato in seguito donerà loro un terreno in cui li cresceranno. Fino ai 3 anni i bambini crescono con la mamma che da una prima educazione, in seguito dai 3 ai 6 si recano in questa istituzione equivalente nostra scuola dell’infanzia e dopo i 6 anni frequentano anche percorsi di istruzione formalizzata ma un po’diversificati a seconda della persona Mito della caverna Nel fondo di una caverna ci sono dei prigionieri incatenati che hanno le spalle rivolte verso l’ingresso della caverna e non vedono la luce, vedono solo le ombre scorrere. Per loro questa è la realtà, uno di loro riesce a liberarsi e ad uscire da questa caverna. Appena esce però appena è accecato e ci mette molto tempo per abituarsi e per conoscere la realtà. Decide quindi di scendere dai suoi compagni per spiegare loro che quella che erano convinti fosse la realtà non lo è, questi ultimi lo aggrediscono. Il mito riflette su molti temi: la conoscenza (spesso quando vediamo una realtà ci fermiamo alle apparenze ma la vera conoscenza è andare oltre la realtà). Soltanto attraverso un percorso molto doloroso possiamo arrivare alla vera conoscenza. Vi è un nesso molto stretto tra il filosofo e la politica, si devono impegnare per cambiare la società che però non capisce spesso, anzi li aggredisce Lezione 18/10 (7) QUINTILIANO, mondo romano (salto di 5 secoli) (35/40 dc – 96 dc) Contesto storico In questi 5 secoli si è diffusa la civiltà greca e si è sviluppato l’ellenismo, coinvolgendo una grande area territoriale grazie ad Alessandro Magno che ha unificato i territori anche a livello culturale. Roma stava costruendo i primi livelli della sua storia. La conquista dei romani è di tipo militare, molto forti da quel punto di vista, ma non è culturale, quando arrivano in Grecia trovano una civiltà militarmente debole ma culturalmente più avanzata della loro. Cominciano a giungere a Roma molti schiavi o persone libere che portavano una cultura superiore Nel I e II secolo vi è un conflitto culturale: la civiltà greca conquista Roma, che si spacca a livello culturale, alcuni come circolo Scipioni accoglie la cultura greca favorendola, altri invece i conservatori, la osteggiano e la rifiutano perché secondo loro distruggerà le loro tradizioni. Questa reazione di rifiuto sfocia in un editto che impone l’allontanamento dei filosofi greci da Roma ma nonostante questo la loro cultura continua a diffondersi.
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