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Ruolo delle donne nella società occidentale: storia e genere. - Prof. Casalena, Appunti di Storia Contemporanea

Una panoramica storica delle donne e del loro ruolo nella politica, musica, letteratura, arte e lavoro. Esplora il movimento femminista e le sue origini, le battaglie per il voto delle donne e la parità salariale, oltre a esplorare come le idee femministe interagiscono con le religioni e la società. Il documento illustra come le donne hanno contribuito alla società e alla politica, nonostante le limitazioni imposte dalle leggi e dalle tradizioni.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 06/03/2024

Ariannacons
Ariannacons 🇮🇹

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Scarica Ruolo delle donne nella società occidentale: storia e genere. - Prof. Casalena e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! 8/11 LEZIONE 1 Storia femminista e storia situata. Storia delle donne e storia di genere. Storia delle donne → storia politica molto intensa, storia di musica e letteratura, arte, storia del lavoro. La storia è stata scritta in ottica patriarcale, non tanto sempre da uomini ma anche donne, ma è stata scritta dal punto di vista degli uomini. Non basta essere donne per essere femministe. In ambiti di politica, tasse… le donne non c’erano perché hanno avuto accesso in tempi recenti a questo. Ma se si deve parlare di storia lo si deve fare anche dal punto di vista sociale. Storia delle menti ma deve anche essere anche di corpo, il corpo ha una storia. I significati che le culture attribuiscono ai corpi, cambiano. Non affrontiamo tutta la storia delle donne, ma l’aspetto delle voci e dei movimenti femministi. Dobbiamo relazionare i due generi, se la politica delle donne cambia anche quella del maschio, così come cambia il suo corpo. Quando si parlò di mettere questo insegnamento all’università, non ci dovevano essere uomini e doveva essere fatto in piccolo gruppi di donne. Molte delle donne storiche del 70,80 non volevano che l’insegnamento entrasse all’università perché essa è un’istituzione patriarcale. Femminista → sforzare di pensare e di pensarsi al di fuori del patriarcato, come se fosse stato già abbattuto. Parlando di noi donne, parleremo anche di uomini. Fare storia femminista significa essere disposti a decostruire e abbattere il patriarcato, fare come se ci fosse un’alternativa. Perché l’uomo ha sottomesso le donne se le donne sono più della metà dell’umanità? MEMORIA → fare storia femminista non significa fare un femminismo, ognuno avrà il suo. I femminismi esistono solo al plurale, è una pluralità che nasce dal passare del tempo e dai contesti. Nasce anche dall’incontro con altre culture. La storia delle donne e dei femminismi è una storia interdisciplinare e globale. Esiste qualcosa comune a tutte le donne? 13/11 LEZIONE 2 La storia contemporanea comincia quando si affermano i diritti come parte inviolabile delle strutture e degli. Comincia con le rivoluzioni: americana e francese. Si passa da un mondo di privilegi e imperiale a un mondo di nazioni basato sulla sovranità del popolo e sui diritti inalienabili dell’umanità. Nasce quando nascono i padri che riconoscono questi diritti, per le donne e per gli uomini. Però il cammino delle donne si complica qui. 1776: rivoluzione americana. Comincia la guerra, i delegati delle singole colonie stanno a Philadelphia e stanno per scrivere la costituzione. Uno è John Adams. La moglie gli scrive: signori, adesso che ricostruite i diritti, non dimenticatevi delle donne. Egli sarebbe diventanto il 3° presidente degli Stati Uniti ma la costituzione non prende in considerazione il diritto di voto delle donne. Presa della Bastiglia, terzo stato forte. La nazione deve essere sovrana: nasce l’assemblea nazionale costituente. Si deve scrivere il nuovo stato: era già stata emanata la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Da questa dichiarazione, si crea la prima parte della costituzione. Ma in essa si deve decidere… la nazione è sovrana e quindi si fa le leggi. Come si fa le leggi? Direttamente o indirettamente? Votano tutti o solo i rappresentanti (parlamentari)? Non era scontato ma vinse il principio della rappresentanza per cui la democrazia sarebbe stata indiretta. Chi eleggeva i parlamentari? Con questa costituzione votarono 4 milioni di maschi adulti proprietari bianchi. Chi si esclude? Negli Stati Uniti donne e neri. In Francia situa diverse: siamo tutti uguali davanti alla legge, paghiamo tutti le tasse in ragione dei nostri averi. I diritti che non si possono calpestare sono inalienabili. Si può dare il diritto di voto a + di 6 milioni di anime? no. Chi non possedeva una proprietà che assicurasse dipendenza, minorenni sotto i 25, esclusi anche i domestici perché abituati a guadagnarsi da vivere obbediendo tutto il giorno. Ancora non era stata abolita la schiavitù in Francia ma i neri erano esclusi: esclusione di massa come negli Stati Uniti. Francia era cattolica, i protestanti possono avere il diritto di voto ma gli ebrei, li fanno cittadini francesi e non devono rinunciare al loro culto che li rendono strani. I neri no, gli ebrei si. Le donne? No, nessuna. Perché sono inferiori. Erano tutti d’accordo. Esclusione dei diritti della popolazione femminile. Principio dell’età contemporanea in occidente: l’uomo fu tradotto come maschio e non come umanità. Finché a fare le leggi saranno gli uomini, non saranno mai fatte leggi in favore delle donne. Il primo femminismo nasce come suffragismo. Si rivedranno leggi sulla famiglia, sulla proprietà. Il voto diventa il primo diritto naturale delle donne, inalienabile. La prima battaglia che condusse nella riv francese fu per il diritto di voto dei neri e non per le donne. Parlando dei diritti per le donne, è universalista. Si pensava che la riv francese avrebbe riscattato non soltanto la Francia ma l’intera umanità. 14/11 LEZIONE 3 de Bruges non perché avesse scritto la storia della dichiarazione dei diritti della donna ma perché era un’oppositrice politica di Robespierre e nessuno in Europa legge la sua dichiarazione. USA dopo riv: già durante riv una donna Abigail Adams aveva scritto al marito costituente una lettera privata, di non dimenticare i diritti anche per le donne. Usa vincono contro Inghilterra e diventano nuovo stato e diventano subito meta dell’immigrazione europea. Tutti i poveri e i perseguitati d’Europa possono trovare negli usa terra, lavoro e tranquillità. Si emigra dalla Germania, Russia, e dall’Irlanda. Andrew Jackson diventa presidente degli Usa, avvocato del sud, padrone di schiavi e presidente democratico, eliminò la barriera censitaria per le elezioni presidenziali degli usa. Anche i poverissimi, nulla tenenti potevano votare, solo se maschi adulti e bianchi. Qui nasce la democrazia americana delle grandi masse: convention, nomination tutti i maschi bianchi, anche immigrati senza sapere la lingua, hanno diritto di voto. Stagione impo per gli usa perché c’è un fenomeno chiamato Grande Risveglio (great awakening). Fenomeno religioso in cui si esalta una spiritualità irrazionale, quasi mistica come nuova forma di religione anti illuministica, movimento che raccoglie grandi folle. Esalta non la ragione ma il sentimento e anche alcune donne diventano predicatrici e leader di esso. È l’epoca in cui comincia la conquista dell’Est. Le donne bianche finché erano in casa sottostavano all’autorità del padre, quando si sposavano passavano sotto l’autorità del marito. Avevano bisogno del suo permesso per compiere qualunque atto. Un istituto di Common Law diffuso anche in GB che si chiamava Coverture. La donna coperta dal marito. Alcune donne acclamate nelle piazze e nei villaggi e donne che nelle loro case erano sottoposte all’autorità assoluta del marito. Alcune delle donne più colte e istruite, più ricche della costa orientale (Washington, NY) pensarono che in questa america che dava il diritto di voto all’ultimo irlandese emigrato soltanto perché maschio, fosse giunto il tempo di pretendere tutti i diritti ma innanzitutto quello di voto per le donne bianche. Chi erano queste donne? Colte e istruite, molto impegnate contro la schiavitù dei neri, abolizionsite. Non è automatico essere contro la schiavitù dei neri e non essere razzista, la schiavitù era considerata contraria alle leggi divine ma non significava che considerasse neri uguali ai bianchi. Queste donne erano tutte bianche. Donne della costa orientale, New England, viaggiavano. Senza conoscere de Bruges fecero lo stesso pensiero → finché parlamento composto solo da uomini non farà mai legge buone per le donne. Il primo diritto che si deve chiedere è quello di voto da cui deriveranno tutti gli altri. C’è la riscrittura di un doc fondante → la dichiarazione d’indipendenza. Viene chiamata dichiarazione dei sentimenti: la donna è sentimento quindi irrazionale, uomo è ragione. Perchè rivendicare i sentimenti → con essi in politica e nello stato, cambiano anche la politica e lo stato. alternativa all’uguaglianza ereditaria. È un istituto antico per cui la figlia femmina non rientrava nell’asse ereditario ma le si davano premi per il mantenimento del matrimonio che venivano amministrati dal marito. Questi beni dovevano servire alla sposa ma in realtà no. Le famiglie possono scegliere, al meno fino a metà del 900. danno eredità ai maschi e dotano le figlie. C’è un particolare, c’è anche un che di simbolico: fino alla seconda guerra mondiale, la ricchezza era la terra , i soldi non erano considerati ricchezza. Si davano un po’ di soldi alle donne e la terra ai maschi. Quando perderà valore simbolico, scomparirà la dote anche senza bisogno di legge. Viene dichiarata illegale in italia soltanto con il codice di famiglia solo nel 1975. la grande novità è che i figli diventano maggiorenni ad un certo punto: 21 anni maschi e 25 femmine. Chi comanda in famiglia? I due coniugi devono collaborare all’educazione dei figli ma la direzione ultima rimane del padre. Chi è la madre quindi? Deve educare figli maschi, buoni cittadini e buoni soldati devono diventare. Ma che posizione giuridica ha? Esiste un istituto che si chiama autorizzazione maritale: sposandosi la donna deve avere il permesso formale e scritto del marito per studiare, lavorare, gestire il suo stipendio se lavora, per testimoniare in tribunale. Una donna a 25 anni era libera finiva la patria potestas, era un soggetto di diritto. Se non si sposava non ricadeva in questo, eppure si sposavano tutte. Perché? Sceglievano la morte civile più che la libertà: le nubili non erano ben viste e in più nelle famiglie agiate le donne erano parte di alleanze interfamiliari. In quelle povere, le donne non sposate non potevano mantenersi da sole. Le donne erano pagate la metà degli uomini a circa pari lavoro. O la miseria e lo stigma sociale o la subordinazione giuridica al marito. È una contraddizione. La morte civile con l’esaltazione della missione materna. Nacque anche un’ideologia su scala occidentale per questo: il modello vittoriano → le donne non devono rincorrere gli uomini sulla strada dei diritti perché non è la loro vocazione. La donna è la regina della sfera privata, è l’angelo focolare. Al marito appartiene la sfera pubblica: lavoro, affari, politica, guerra. Separazione delle sfere. Mito della maternità sentimentale tradotto in termini limitativi per la donna. Quella domesticity è diventata un recinto. Le donne hanno sempre lavorato, chi non lavorava fuori casa erano quelle delle classi agiate. Ma anche la famiglia dell’operaio o contadino con una certa agiatezza faceva di tutto per non fare lavorare la moglie fuori ma dove c’era povertà si. Non erano padrone del proprio stipendio, lo gestiva il marito. Nacque il suffragismo universalista e democratico: voleva voto e diritti per tutte donne e tutti uomini. La voce era di Anna Maria Mozzoni. Da un lato era chiaro che finché c’era autorizzazione maritale nessuna donna avrebbe avuto il diritto di voto, per la Mozzoni tutte le donne dovevano avere subito diritto di voto così come tutti gli uomini, perché la prima dell’emancipazione di una donna è il lavoro. La donna che lavora, devono lavorare tutte, deve essere padrona del proprio stipendio e autonoma per essere una cittadina. Lei voleva anche la parità salariale. Non c’è emancipazione senza lavoro, le donne devono lavorare. Siccome non sarà mai consentito, allora il voto diventa il primo passo per cambiare le leggi. Il suffragio universale femminile e maschile. Si parte da autorizzazione maritale che non verrà mai abolita da un parlamento di maschi. Uguaglianza salariale tra uomo e donna è del 1977. femminismo italiano nasce e sarà accompagnato per molto tempo dall’autorizzazione maritale, abolita nel 1919. 1865 tutti i lavori e di conseguenza l’istruzione, dovevano essere aperti alle donne. Per prima cosa il suffragio universale: femminile e maschile. La Mozzoni deve cercare un partito, una forza politica che faccia suo questo programma. Non può combattere da sola anche se ci sono donne che le vanno dietro ma poche. La Mozzoni va da partiti che hanno già in programma il suffragio universale maschile. Non la aiuta nessuno, nessuno mette anche quello femminile nel programma. In tutto il mondo come anche in Italia. Muore negli anni 20 del 900, alla fine pensa di aver trovato in Mussolini l’amico del voto per le donne e non sarà l’unico a pensarlo. Educazione era separata, la legge Casati prevedeva le scuole elementari non obbligatorie. Quanto è stata proclamata l’unità risultava analfabeta il 75% dei maschi adulti e il 90% delle donne. Per le donne che avessero bisogno, lavoro in fabbrica o nei campi. Però poi succede qualcosa, nel 1877 diventa obbligatorio per tutti il primo biennio delle elementari e la popolazione scolastica cresce. C’è bisogno di maestri. I maestri erano pensati maschi. Però siccome le spese dell’istruzione elementare erano a carico dei comuni e non dello stato, tendevano a risparmiare e quindi assumevano donne rispetto all’uomo che venivano pagate la metà. Nasce la figura della donna come maestra elementare ideale per risparmiare, viene idealizzata. Dopo che si femminizzò il corpo elementare venne costruita una grande retorica. I maestri erano pagati di meno se insegnavano nelle prime classi rispetto alle ultime, se in campagna invece che in città e se donna invece che uomo. Nasce il primo lavoro intellettuale socialmente riconosciuto ma non ovunque: Italia e Francia si ma in Germania, l’insegnante era un pubblico ufficiale e doveva essere uomo. Diventa di moda la scuola normale, la scuola che prepara le donne a fare le maestre, essendo pagate una miseria. Maestre che fanno doppio lavoro, maestre che mantengono la famiglia, che si trasferiscono in campagna e che dovevano avere patente di pubblica moralità rilasciata dal sacerdote. Il perno della legge Casati era il ginnasio: unica scuola che apriva a tutte le facoltà universitarie. Nel 1874 si permette alle donne di acquisire la laurea in qualunque facoltà universitaria. Nel 1877 prime donne italiane laureate. Perché ci fu l’apertura dell’uni? Erano donne straniere, arrivate in Ita per concludere studi di medicina o farmacia. Alcune erano ebree in fuga dalla Russia antisemita. Ritrovandosi a un passo dalla laurea, nelle uni italiane, lo stato italiano concesse di dar loro la laurea. C’è un problema: la laurea fu aperta alle donne ma le donne ancora non potevano frequentare il liceo, unica scuola per accedere all’uni. Fu l’anno dopo che le prime ragazze italiane potettero entrare nei licei. Siccome erano poche e costava troppo costruire sezioni solo per loro, nei licei vennero educate con i maschi. La società va più avanti delle leggi. Quando alcune donne si laurearono in giuri e volevano esercitare avvocatura, ordine degli avvocati non le ammise. Le prime erano tutte in medicina e scienze per fare farmaciste, ginecologhe, pediatre. Poi in lettere per scuole femminili, normali. Ma le prime erano tutte discipline STEM. Oggi si fa di tutto per far studiare una donna fisica o matematica. Dal 1877 al 1900 sono 224 le donne che si laureano in Italia quasi tutte in materie scientifiche. Ordine degli avvocati decise, appoggiato dalla magistratura, di non ammettere donne. Nel 1882 il suffragio in italia fu allargato: maschio 21 anni che pagasse 20 lire di rette o che fosse alfabetizzato (fare la firma), un maschio adulto ogni 4. le donne nulla. Nel 1912 fu dato diritto di voto a tutti i maschi ultra21 enni che sapessero leggere o scrivere, ultra 30enni con servizio militare. Dopo guerra tutti maschi con più di 21 anni e progetto di legge che non arrivò mai in discussione in cui si pensava anche di darlo a tutte le donne. Nel 1919 fu abilita l’autorizzazione maritale e furono aperte alle donne tutte le professioni meno 3: diplomazia, magistratura e prefettura. Considerate troppo prestigiose e ai vertici dello stato per darle alle donne. Per il momento no. Donne oggi 52% lavorano fuori, il 48% non sono autonome. 20/11 LEZIONE 22/11 LEZIONE 2 esperienze particolari: prima della dichiarazione di Seneca Folks c’era stato un grande movimento religioso con le donne sulla scena pubblica. Il legame problematico e sinergico tra femminismi e religioni, ce ne dobbiamo occupare. Non solo nel senso della bibbia della donna ma anche vedere come alcune appartenenze religiose, anche in italia, interagiscano con idee femministe. Parliamo di una comunità che a inizio 900 rappresentava più dell’1 per mille della popolazione italiana: gli ebrei. Sono particolari gli ebrei italiani come le ebree italiane: che erano chiusi nei ghetti, vennero riconosciuti come cittadini a tutti gli effetti nel 48 nel regno di sardegna e dal 61 facevano parte della società italiana. Molti ebrei ed ebree avevano partecipato dalla prima fila al risorgimento, erano molto legati all’identità italiana. In italia si verificò un processo di assimilazione molto rapido. C’era anti semitismo e antigiudaismo ma nella maggior parte la società italiana di inizio 900 si mescolava facilmente con gli ebrei→ sorge un problema: l’1 per mille della popolazione , cosa succede con l’assimilazione? Ebrei e cristiani stanno sempre più insieme, c’è il pericolo per una minoranza come quella degli ebrei, di smarrire la propria identità. L’identità religiosa degli ebrei, comporta una serie di regole di comportamento (alimentari, domestiche, lavorative) ben precise. Sicuramente l’assimilazione è un dato di fatto positivo se considerato che in altri paesi c’era il caso di refuse o il non mescolamento. I rabbini lanciarono l’allarme sullo smarrimento dell’identità della cultura e della fede della tradizione ebraica. Aggiunsero che nella società moderna assimilata, il baluardo dell’identità ebraica doveva essere la donna ebrea. Una donna che sicuramente doveva studiare per essere una brava madre ma che a differenza dell’uomo che era costretto a stare insieme agli italiani, eleggesse a suo regno la casa. Doveva diventare il santuario della fede e della tradizione ebraica. L’assimilazione non si può fermare, gli uomini devono uscire di casa, puntiamo sulla donna come vestale della tradizione ebraica dentro casa e trasmetterà la sua fede ai figli. Una grande responsabilità. Anche la cultura ebraica investe sulla maternità, come liberali e Pio IX. La donna deve avere una casa arredata con il candelabro secondo regole ebraiche, organizzare feste in particolare il sabato, insegnare ai figli i canti e le narrazioni della fede: così ebraismo non scompare. C’era un giornale: scrivevano che le donne ebree dovevano mantenersi pure nella fede e trasmetterla senza mescolarsi con le cristiane. Però la società va sempre più avanti, le ragazze ebree senza rinunciare alla loro religione quindi senza convertirsi, frequentavano le scuole italiane, frequentavano donne italiane, frequentavano associazioni femministe, entrarono nel partito socialista italiano e molti furono i matrimoni misti. Gli ebrei perseguitati hanno il diritto di formare il loro stato nazionale in un luogo che si diceva erroneamente senza popolo: la Palestina. Il sionismo venne lanciato nel 1898. ebree americane, tedesche, fondano la Wizo: women international zionist organization. Anche le italiane furono invitate ma esse rifiutarono, erano ebree si ma non volevano un’altra patria, stavano bene in italia. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, le donne ebree furono tra le più attive del fronte interno. Era la guerra dell’italia, italiane e femministe. Si aspettavano molto dalla guerra. Quello che avrebbe voluto il Vessilo Israelitico → le donne custodi della fede domestica finì ad infrangersi contro la realtà: le donne ebree non avevano intenzione di chiudersi in casa per tutelare l’identità. Erano ebree italiane ed emancipate. Dopo la guerra in italia succede il Fascismo: vengono messi fuori legge tutte le associazioni, anche quelle femministe. Le ebree italiane a inizio 900 non avevano voluto fare un’organizzazione femminista. Nel 26 quando si può fare un’organizzazione sionista ma non femministe: fondano la sezione italiana della Wizo → ADEI. L’ADEI, archivio a Milano, dovrebbe occuparsi degli ebrei europei trasferiti in Palestina, ogni tanto manda dei pacchi in Palestina. Il resto del tempo, aiuta le donne ebree italiane. I pacchi partono e arrivano in italia. Il sionismo è una scusa per poter fare un’associazione. Le donne ebree italiane sono rimaste femministe e italiane. → Monica Mignati Le Emancipate. Altra storia: cattolicesimo. È possibile un femminismo progressista nell’albero cattolico? → modernismo è un movimento intellettuale che a fine 800 si proponeva di adeguare la religione cattolica al mondo moderno, alla scienza di Darwin, alla democrazia di massa e a capire, se non accettare, le ragioni della fortuna del socialismo. È possibile? Si partiva dal rileggere la bibbia interpretandola come verità di fede e non scientifica. Modernismo è spregiativo: la sua espressione politica fu un movimento con il nome di Democrazia Cristiana ma non c’entra niente con quella del secondo dopoguerra. Voleva il suffragio universale maschile e politiche a favore dei lavoratori non socialiste ma cristiane. Il leader era un sacerdote, Romolo Murri. Provarono anche donne a conciliare modernismo e cattolicesimo, moderniste milanesi. Il modernismo diventava, per le femministe, pensiero-azione. Uscì dal 1904 al 1908. essere moderniste e anche femministe: voto alle donne, educazione sessuale nelle scuole perché nessuna giovane donna subisse i primi rapporti, educazione mista, dialogavano con donne del partito socialista per parità salariale. Questo significava “Camminare con il proprio tempo” per una cattolica: essere femminista radicale in nome del cristianesimo. Volevano tutto. Risultato? Curia romana chiuse il giornale. Chi erano nella pubblica amministrazione. Che cosa fa pensare? Certo non è una legge universale, riguarda la scuola, ma proprio nell’insegnamento e già prima nell’istruzione viene scoraggiata la partecipazione femminile. Contemporaneamente quei posti che si erano aperti con la legge del ’19 vengono ridotti. Dove andava il fascismo? Che posto dava alle donne? Diventa totalitario a gennaio del ’25 quando tutti gli altri partiti e sindacati vengono messi fuorilegge. Nel dicembre del ’25, Mussolini fonda l’opera nazionale maternità e infanzia (ONMI), abolita solo nel ’74. Che cosa era? Era un insieme di donne, auspicabilmente anche nelle campagne, che volontariamente e gratuitamente dovevano proteggere la maternità e l’infanzia a rischio. Rischio malattie, ma anche rischio povertà, salvando dall’aborto tutte le donne povere e le ragazze madri che vi avrebbero fatto ricorso. Donne che aiutano donne. C’era un particolare - sotto al fascismo non aveva fondi, si basava sul volontariato. Chi erano le donne che lavoravano all’ONMI? Aristocratiche, borghesi ricche, fasciste convinte, la loro opera più abituale era raccogliere le prostitute illegali che non stavano nei casini e le ragazze povere e aiutarle a far venire alla luce il figlio, assistere gravidanze difficili. Penalizzare le donne nel lavoro intellettuale, salvaguardare la maternità. Ma un discorso esplicito per le donne Mussolini lo fa solo nel ’27. Si chiama “discorso dell’ascensione”. Non è incentrato tutto sulle donne, è più un come stava l’Italia in quel periodo. Ecco perché parla in questo momento delle donne, perché ha concluso la costruzione del suo stato ed è sicuro del posto che devono avere. Cosa dice? Italia fascista e sana. Popolazione italiana sana e forte ma si devono contrastare i tossicodipendenti e l’alcolismo. Comunque la popolazione italiana fascista sta meglio di come non stiano le fatiscenti popolazioni delle nazioni democratiche Francia e Inghilterra. Donne? Il fascismo fa qualcosa per le donne, protegge ed esalta la maternità, ma le donne per essere fasciste italiane devono rinunciare a lavori che non siano necessari, rientrare nelle case, dedicarsi ai mariti e soprattutto dare tanti figli alla patria fascista. Tanti. Perché devono dare tanti figli? È un periodo di crisi economica e disoccupazione che peggiorerà, perché fare tanti figli? È un ragionamento antiquato quello di Mussolini ma lui lo esplicita: le nazioni popolose hanno diritto di fondare degli imperi, le nazioni che non fanno figli diventano delle colonie. Donne nel concetto originario che è fin da subito imperialista. Naturalmente Mussolini non dice “c’è disoccupazione e quindi mettiamo le donne a casa così non rubano il lavoro agli uomini”, la butta sul positivo esaltando la maternità. Istituisce la giornata internazionale della mamma e del bambino, 24 dicembre. Roma, c’è Mussolini in persona a premiare le madri più prolifiche della nazione, invitate per l’occasione nella capitale. Dettaglio, queste madri non venivano chiamare per nome, ma per numero di figli. Con il codice 1930-1931, l’aborto diventa un reato gravissimo perché contro la stirpe. Imprigionata sia chi abortisce che chi la aiuta. La contraccezione, tutta, viene messa fuori legge, non se ne può parlare. Ma se la donna italiana deve fare tanti figli, li deve fare col marito presumibilmente. E allora l’uomo fascista deve essere marito e padre, infatti viene istituita la tassa sul celibato, fino agli anni ’50 piuttosto salata. Certo i mariti, procreando tanto, avevano una valvola di sfogo, i bordelli. Anzi, secondo i fascisti era bene che l’uomo fascista, virile ed energico, frequentasse i bordelli, così non metteva in imbarazzo la moglie con le sue voglie. Chi non rientra in questo quadro? I gay, gli omosessuali erano un problema. Il fascismo fa tanti discorsi sull’omosessualità. Omosessualità maschile è una piaga, c’è dispersione di seme non finalizzato alla procreazione. Però c’è modo e modo di essere omosessuali, c’è chi sta sotto e chi sta sopra. Se si sta sopra si è abbastanza uomini, se si sta sotto la cosa è grave. Delitto contro la stirpe. Se lo mettiamo nel codice penale poi si pensa che l’Italia ha un problema con gli omosessuali, allora non ce lo mettiamo, ma la pubblica sicurezza ha il dovere di reprimere l’omosessualità. Le camice nere mandavano in prigione, licenziavano e perseguitavano in ogni maniera i cosiddetti “invertiti”. Però non era reato, non lo è mai stato. Lo era in Germania, in Inghilterra, in Italia no, eppure c’è sempre stata repressione. Bisogna fare tanti figli per fare le colonie, benissimo. L’Italia aveva finito di conquistare la Libia con metodi non proprio umani (gas). Parte della popolazione si trasferì lì. Questi uomini fino al ’37 potevano sfogare la loro libido attraverso l’istituto del Madamato, scegliere una donna della colonia (erano schiavi senza diritti), farci anche dei figli senza avere verso di lei alcun diritto e alcun dovere. I figli non avevano diritti e nemmeno le madri. Erano degli oggetti sessuali finalizzati al benessere degli italiani in colonia. Perché si fondò questo istituto? Perché la donna nera nel discorso razzista, non solo italiano, era una macchina da sesso, lasciva, provocante. Nascevano troppi figli mulatti o neri che naturalmente non dovevano diventare cittadini italiani (lo chiesero, anche dopo il secondo dopoguerra, ma non lo ottennero). Dal ’37 ordina che ci si deve trasferire in colonia con moglie e figli. Finisce la piaga del Madamato. Ecco, mulatti e neri no, era un po’ troppo, però per il resto tutte e tutti dovevano far figli in Italia. Quello di Mussolini si chiama natalismo di quantità. C’era chi pensava di far nascere meno figli ma un po’ più forti e intelligenti, non ebbero mai la meglio. Naturalmente c’erano anche le donne che lavoravano nelle campagne, nelle fabbriche per necessità. Nelle fabbriche venne reso obbligatorio il congedo di maternità. Fattore ?, a parità di mansione andava ?. Quando lo stato interviene coattivamente sul corpo e la salute dei cittadini, questa si chiama biopolitica. La criminalizzazione feroce dell’aborto, il divieto della contraccezione, la persecuzione dell’omosessualità maschile, la tassa sul celibato, la regolamentazione delle prostituzione: la politica entra dentro i corpi. Voi direte sì, ma la politica dittatoriale totalitaria. No, anche quella democratica. Leggi che inaspriscono le leggi per l’aborto vengono fatte anche per i paesi democratici, perché? C’era la psicosi che le culle erano vuote per quanti giovani erano morti, non nascevano più figli. C’era disoccupazione, le donne dovevano liberare i posti di lavoro. Leggi che limitano l’occupazione delle donne vengono fatte anche in Francia. La prima cosa che fece ? fu di scoraggiare il lavoro femminile, perché i posti di lavoro dovevano andare ai maschi e in particolare ai maschi bianchi. Venne inventato il mito della casalinga felice. In Italia la biopolitica l’ha inventata il fascismo. Il fascismo durò vent’anni, l’obiettivo di Mussolini era di arrivare a 40 milioni di italiani in 20 anni. La popolazione italiana non aumentò, non si fecero i figli. Aborto clandestino e naturale (ortica finocchio prezzemolo), il coito interrotto. Va fatta una specifica - paese a maggioranza agricola, nelle campagne si facevano più figli. A proposito di campagne, si deve calcolare che molti figli si facevano dove vigeva la conduzione mezzadrile (cercalo su wikipedia). Secondo le leggi della mezzadria, leggi non scritte, si ingrandiva il podere dato dal proprietario al contadino quando nasceva un figlio maschio. È su quella che contava Mussolini, incoraggia molto la mezzadria ma non poteva dare terra e lavoro a tutti. Come mettere al mondo figli su figli se quello che c’è in casa non basta? Disoccupazione, e le donne si sposavano sempre più tardi, arrivarono all’incirca a 27 anni, dai 14 dell’Ottocento. Riforma Gentile, le iscritte alla facoltà di lettere durante il fascismo aumentarono. La società va sempre più avanti di qualunque dittatura(?). Libro di Luisa Passerini, storica - donne di Torino che parlano di come si organizzavano gli aborti clandestini. ONMI abolita nel ’74, il codice di famiglia fascista pubblicato nel ’42 viene sostituito con un codice di famiglia del ’75. Divieto di contraccezione finisce nel ’68. Come sapete la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza è stata approvata nel ’78. Anni ’50, gli invertiti venivano denunciati e repressi. Si chiamavano ancora invertiti. Quando è finito questo? Non c’è una legge su questo. Quanto dura il fascismo in Italia? Naturalmente nel secondo dopoguerra i figli delle Madame chiesero di essere riconosciuti ma non gli fu dato alcun diritto né riconoscimenti, tantomeno la cittadinanza. Durante la WWII, che a differenza della prima nessuno voleva nella popolazione italiana, ci furono gli stupri di guerra. Da questo e da alcune relazioni con soldati afroamericani nacquero i cosiddetto “ne*retti”, che erano un problema. Eppure non era più uno stato coloniale, tutte le colonie le aveva perse. Che fare di questi bambini? Qualcuno pensò: riuniamoli, educhiamoli alla religione cattolica e poi mandiamoli in Brasile, perché è un paese in cui ci sono tutte le razze. C’erano i giovani, studenti e studentesse, facevano cose diverse e sport diversi. Queste ragazze uscirono, sentivano i discorsi del Duce, gareggiarono, viaggiarono. L’8 settembre del 43, quando i soldati tornarono a casa, le giovani donne a casa non ci vollero tornare. La repubblica di Salò aveva le Ausiliarie, donne con l’uniforme che lutavano a tenere l’ordine pubblico nella repubblica di Salò e alcune di queste parteciparono anche alle retate, alle stragi nazi-fasciste. Nel dopoguerra furono assolte tutte perché donne e quindi poco responsabili. Non potevano tornare a casa le 18enni, le 20enni, erano troppo abituate a stare fuori. A 6 anni i bambini entravano automaticamente nell’opera nazionale, passando il pomeriggio in queste grandi organizzazioni dove i maschietti imparavano a marciare a sparare a ubbidire e le donne l’economia domestica. A 18anni avevano la tessera del partito, li educava lo stato. Queste donne erano state fuori casa. Il fascismo fece un autogol perché nazionalizzò le giovani donne, quindi non tornarono. Victoria de Grazia. Sì ma c’era anche la Chiesa cattolica. Attenzione, fu Mussolini a sfruttare il cattolicesimo. Per la Chiesa se abortisci o se sei gay fai peccato ma non vai in galera. L’opposizione antiabortista è neofascista, sempre. Può essere ultra-cattolica, ebrea ortodossa o musulmana radicale, ma è sempre fascista. La criminalizzazione è stata fascista. Naturalmente dal settembre del ’38 in poi c’erano delle donne che era meglio che non si riproducessero, le ebree. Film una giornata particolare. Lavoro danneggiato e penalizzato, ecco perché le femministe chiedono la crescita economica da non confondere col PIL capitalista, ma se non c’è crescita e benessere non ci può essere la vita. 28/11 misure di carattere biopolitico anche se non così invasive della fertilità furono prese anche da paesi democratici. Le biopolitiche dei totalitarismi non servono esattamente la divisione tra sinistra e destra, differiscono tra loro e ci possono essere somiglianze inaspettate. Oggi ci spostiamo in Germania con la Repubblica di Weimar: da il voto alle donne che sono cittadine ed essa è una delle più vivaci realtà sociali e culturali del primo dopo guerra. Berlino in qualche modo è la capitale di un’omossessualità maschile, non pienamente legittimata e legale ma ora libera, esibizionista e molto diffusa. Partecipano anche le giovani donne. Si formò una generazione di studentesse lavoratrici per cui dovette essere pensata per la prima volta una nuova letteratura: rosa, nasce per le donne della Germania di Weimar. Sono donne emancipate, libere, nella loro letteratura si leggono aborti, amori tra studentesse e professori, grande libertà sessuale. Da Gennaio del 1933 si abbatte la scure del nazismo. Una delle prime leggi di Hitler al potere, è di espellere tutti i cittadini di razza ebraica dalla pubblica amministrazione e dall’esercito. Comincia la fuga degli ebrei tedeschi. Vicino al governo a Berlino, sorse un ufficio, non si sapeva molto di quello che vi si faceva ma sempre più persone ci finirono dentro. Lì si facevano le sterilizzazioni forzate. Il totalitarismo di Hitler è basato sulla razza, non tutta la Germania è razza pura ma solo i veri tedeschi, gli ariani. La razza pura deve migliorarsi, deve essere protetta mentre le altre devono essere eliminate. Si cominciarono a sterilizzare le donne ebree. Ma la razza pura doveva essere sana per riprodursi, in quell’ufficio si sterilizzarono anche donne e uomini ariani ma malati di malattie ritenute all’epoca trasmissibili, ereditarie: la cecità, la sordità ma anche la depressione, alcolismo, tossicodipendenza, schizofrenia. Tutte queste persone vennero sterilizzate. Nel frattempo cominciò l’eliminazione dei malati di mente, ritardati, disabili mentali. Si chiamava eutanasia. Ci fu chi si oppose e fu la chiesa cattolica. La Baviera cattolica per Hitler fu sempre una spina nel fianco. Fin qui tutti quelli che non dovevano riprodursi. Gli altri? Ariani sani e forti? Per le giovani donne emancipate nella repubblica di Weimar si decise che quelle che facevano liceo e poi università, dovessero passare un anno ferme a fare casalinghe prima dell’università. Hitler andò oltre Mussolini, nel governo nazista c’era un ministero senza portafoglio: il ministero per le donne con una ministro: Scholtz-Klink era l’unica donna che poteva essere fotografata da sola a fianco di Hitler, era una donna importante. Il terzo Reich era una formidabile macchina di propaganda. Cinema, radio, televisione, giornale, musica e il ministero delle donne doveva fare propaganda per le donne. Le donne ariane sane che dovevano rientrare in casa, dedicarsi ai mariti, e dare tanti figli per lo spazio vitale. L’aborto divenne un crimine contro la razza come a dire contro lo stato. La contraccezione era vietata. L’omosessualità maschile era punita con il carcere o con il 29/11 torniamo in Italia dopo la caduta del fascismo. Concessione voto alle donne: cosa significativa per la storia italiana. Come nasce questa concessione? 1944 a Roma c’è il governo del CLN: liberali, repubblicani, partito d’azione cioè liberal socialisti, partito socialista e comunista e uno appena nato che non partecipa alla resistenza ma che avrà una notevole fortuna politica: la democrazia cristiana. La guerra deve ancora finire, nord ancora occupato ma si ragiona già su come dovrà essere lo stato uscito dalla guerra e liberato dal fascismo. Per la questione: monarchia o repubblica? Si sceglie con referendum tra i cittadini, di sicuro ci sarà il suffragio universale maschile. Quello femminile? Partito liberale e repubblicano, partito d’azione e partito socialista erano contrari, con varie motivazioni. Due soli partiti erano d’accordo ma sarebbe meglio dire un solo partito della democrazia cristiana e un solo leader contro il suo partito comunista: Palmiro Togliatti. Voto alle donne in Italia è dovuto ad un accordo tra DC (già contava di schierare la chiesa, voto donne sarebbe stato una garanzia soprattutto al sud) e PC, strana coppia. Togliatti andava contro i suoi interessi e del suo partito. Perché voleva il voto? → fece un ragionamento che poteva essere controproducente in un breve periodo ma che si rivelò vincente poi. Se non diamo diritto di voto alle donne e lo vuole solo la DC, le donne non usciranno mai di casa e non si occuperanno mai di politica e sentiranno sempre preti. Se glielo diamo si occuperanno di politica, all’inizio non ci voteranno poi capiranno che è la SX che fa i loro interessi. Così fu, altri partiti uscirono dal fgoverno per protesta e tra 45 e 46 ebbero diritto di voto attivo e passivo le donne. I due partiti che lo volevano, lo organizzarono. La DC fondò CIF (centro italiano femminile) e il PC fondò UDI (unione donna italiana). Non è dato sapere come votarono le donne il 2 giugno del 46 anche se qualcuno pretese che ci fossero registri separati. Probabilmente monarchi a sud e repubblica al nord. Furono elette 21 donne su 556 membri dell’assemblea costituente, più del 4%. chi erano le 21 costitutenti? 9 del PC e dell’UDI e c’erano delle donne che avevano una lunga carriera di antifascismo come Teresa Noce, donne della resistenza. 9 della DC che erano quasi tutte insegnanti. 2 del partito socialista, 1 faceva parte dell’uomo qualunque: movimento di DX con stagione fortunata nei primi anni del dopoguerra. Si doveva scrivere la costituzione: le donne parteciparono attivamente. Su qualche tema unite al di là delle divisioni di partito. Ci fu l’articolo 3: non era legittima nessuna discriminazione in base al sesso. Era finito il fascismo e cominciava la repubblica: massa di donne che vota. Qualche discriminazione rimase. La legge del 19 che aboliva certi tipi di lavori alle donne, rimase invece che essere abrogata. Motivazioni dei padri costituenti che negano alle donne il lavoro in magistratura: per altre ragioni non erano adatte a quel tipo di lavoro. Nel dibattito una delle posizioni contrarie la ebbe Giovanni Leone. Ammesse le donne alla magistratura nel 63. italia e Francia due paesi con grande svolta del suffragio universale. Manca solo la svizzera in Europa. In Francia nel 49 esce un libro fondamentale: “IL secondo sesso”. Autrice una filosofa marxista ed esistenzialista, una delle prime donne laureate in filosofia in Francia compagna del filosofo Jean Paul Sartre. Autrice è Simone de Beauvoir. Parità formale raggiunta, definisce quello femminile come il secondo sesso. In relazione al posto che le da il primo sesso, maschile e universale. Lei si pone un problema in apertura: uomo europeo ha inferiorizzato i neri con la schivitù, gli ebrei con la Shoah, ha inferiorizzato tutte le minoranze e anche le donne. Tutti si sono ribellati, le donne no. Eppure l’inferiorizzazione più scandalose è la loro perché non riguarda una minoranza ma più della metà della popolazione. Autrice è un’esistenzialista: superare limiti della finitezza, pensarsi libertà...alla donna non è dato di pensarsi come l’altra ma solo come altro dal maschio. In questo modo non si libererà mai. Nella prima parte del libro, fatti e miti, lei ripercorre tutta la cultura occidentale per vedere come essa sistematicamente abbia fondato la superiorità maschile. Si comincia con Aristotele. Testo scientifico base sugli animali. Dava una meravigliosa giustificazione fisica del patriarcato. Diceva: esiste un solo sesso, un solo corpo, la norma è questo, quello maschile. Perché è norma? Il maschio è caldo, fuoco e aria, tende alla trascendenza. Infatti il suo organo genitale è estroverso e con l’erezione si avvicina agli dei. Il sangue dell’uomo concorre nella sua parte migliore a formare il seme, lo sperma. Nel rapporto sessuale, procreazione, solo il maschio emette seme. Per cui il figlio è suo. La donna? Utero è pene ripiegato all’interno, rovesciato. Serve ad ospitare il seme maschile. La donna ha mestruazioni, saranno correlate con la fertilità? NO, sono versione inferiore del sudore maschile. Siccome l’uommo è caldo, elimina scorie con il sudore. La donna è fredda e libera una volta al mese le scorie con le mestruazioni. Quando è incinta non si libera delle scorie perché con esse nutre il feto. Ma l’anima l’ha data il maschio, avrà nome del maschio e starà sotto la sua autorità. Quando nel rinascimento si iniziò a far lezione aprendo i corpi, i grandi anatomisti confermavano quello che aveva detto Aristotele: utero come sacco vuoto e pene rovesciato, ovaie sono le equivalenti dei testicoli, sono ciechi. Vedevano quello che credevano. Chiesa si è dovuta arrendere. Maschio rimaneva unico sesso ed era superiore. Poteva cambiare l’universo per la scienza ma non i rapporti fisici tra i sessi. Qualcosa cambiò nel 700 quando le mestruazioni vennero collegate alla fertilità e divennero sinonimo di salute, quindi la menopausa come malattia. Quando si accettò che le ovaie producessero ovuli e la donna responsabile della riproduzione e si scoprì il clitoride detto piccolo pene. La donna poteva addirittura provare piacere. Esistono due sessi e non uno superiore all’altro. Sono diversi con sfere separate: donna nella sfera privata e l’uomo in quella pubblica. È vero che due corpi son diversi e si arriva a Freud. Le ovaie sono fonte d’isteria. La permanenza dell’orgasmo clitorideo è sinonimo di ribellione e di non adeguamento ai canoni della fertilità. Orgasmo della donna matura è orgasmo vaginale. Donne con cervello più piccolo degli uomini perché la testa è più piccola ma non sono le dimensioni che danno intelligenza. È il pensiero occidentale. In mezzo ci sono stati Hegel e Marx. Serve altro oltre la cultura accademica per mantenere in funzione il patriarcato. Realtà esistenziale ed esperienziale, servono esse. Come si mantiene il patriarcato? La figura responsabile della stabilità del patriarcato è la madre di famiglia. La madre che ha figli maschi e femmine e li educa diversamente fin dalla primissima infanzia. La madre che se ne sta nel focolare che attende il ritorno del marito ma che si proclama regina della casa davanti alla figlia. Simone dice: una bambina di una famiglia borghese normale, vede che nella sua sfera la madre è sovrana, la bambina la invidia e si innamora dell’idea del matrimonio. Perché un giorno così sarà regina anche lei. Certo la madre è una figura difficile: insegna alla figlia a comportarsi come lei ma ci entra anche in competizione. Il maschio è libero di esplorare il mondo. Il mondo si esplora con occhi e orecchie e non con genitali, dirà Simone. La madre è il perno del patriarcato. La donna corresponsabile della sua interiorizzazione. La bambina diventata ragazzina tenta inconsciamente di sfuggire, come? Secondo Simone, in uno sviluppo sessuale libero, la ragazzina in un primo tempo non cerca il maschio, non cerca il rapporto sessuale con il maschio (penetrazione e dominio). Cerca qualcos’altro: condivisione, complicità, intimità, affettività, rapporti con donne. Non che debbano diventare erotici ma per scoprire il proprio corpo e sessualità, cerca un modo gentile e alla pari e non la penetrazione dominante del maschio alla quale se mai si rassegna. Ma quando in famiglia si accorgono di questo, se la ragazzina insiste, viene corretta perché sicuramente avrà qualche problema: clitoride troppo grande, non abbastanza disciplinata… a questo servono i medici. Le uniche donne che vivono il lesbismo liberamente sono le sportive che non si vergognano di mostrare muscoli, che stanno in squadra, che fanno gesti codificati. Altrove i rapporti tra donne sono occultati, repressi. Rapporti affettivi e amicali e non per forza erotici, che vengono interrotti traumaticamente. Il medico diceva che doveva avere la prima penetrazione così si corregge. Nel 95 ancora succedeva. È quando pensiamo alle soluzioni che il secondo sesso ci delude. Simone crede ancora che la soluzione sia il socialismo. Con la riv socialista per forza ci sarà una riv sessuale e di genere. Non si immagina ancora quello che sarà: un grande movimento mondiale di donne. Quando esso ci sarà Simone ne sarà una protagonista in Francia ma ne vedrà anche i limiti, anche di ciò di cui aveva scritto: le lavoratrici nei movimenti femministi sono poche,sono tutte borghesi. L’unione sovietica si è visto cos’era. Non è vero che la riv socialista porta la riv sessuale ma è vero secondo lei che la riv sessuale porta con sé la riv socialista, anticapitalista. Portare il secondo sesso al posto dei libri della lista. 600 pagine. 1973 → rosa per femmine e blu per maschi? Perché giocattoli divisi? Perché solo insegnanti donne? Testo “Dalla parte della bambine”. Si idealizza la casalinghitudine, l’aborto è ancora illegale. 4/12 SDB operazione nuova nell’analisi femminista della condizione femminile. Anni ’60 e ’70, possiamo chiamare “de-costruzione”; per la prima volta i femminismi si interrogano sulle condizioni di vita materiali e giuridiche delle donne ma anche su come la società e la cultura e la politica abbiano costruito e continuino a costruire il maschile e il femminile. La domanda di SBD è come abbia potuto l’uomo inferiorizzare la donna fino a ridurla al secondo sesso. Ecco oggi andiamo negli USA. USA, 1957, la potenza economica leader nel mondo. L’America delle grandi automobili, elettrodomestici, riviste. Una giornalista, Betty Friedan comincia un’inchiesta che doveva essere come tante altre, un po’ autobiografica. Si era laureata nel 1942 e andò alla ricerca delle sue compagne di college per vedere cosa avessero fatto nel frattempo. La classe del ’42. Ecco dopo 6 anni di inchiesta, scopre che le sue compagne di college si erano sposate, avevano figli e avevano rinunciato a lavorare scegliendo la professione della casalinga. Donne borghesi, bianche, benestanti che abitano nelle zone residenziali con case eleganti e ben tenute con elettrodomestici, il marito ha un buon lavoro, i mariti vanno a scuola, ma sono infelici. Anzi, sono malate. Questa è la prima scoperta di BF, queste donne bevono, sono depresse, certe mattine non riescono ad alzarsi dal letto. Che cos’hanno? Che malattia hanno? Impossibile dirlo, perché fisicamente non hanno niente, e sono depresse però sarebbero circondate da tutto ciò che si possa desiderare. Non si stancano nel lavoro domestico in quanto hanno le serve nere e tutti gli elettrodomestici del mondo. BF lo chiama “il problema senza nome”, perché queste donne ogni tanto ci provano a dirlo al medico che stanno male, ma non sanno nemmeno loro che dire. C’è un problema che per molti anni è rimasto sepolto, inespresso nella mente delle donne americane, un senso di insoddisfazione che la donna americana cominciava a provare a metà del XX secolo. Per più di 15 anni non se ne è fatta parola. Dalla voce della tradizione e quella degli ambienti quotidiani, le donne appresero che non potevano avere un destino migliore di quello di appropriarsi della propria femminilità (accalappiare un uomo e tenerselo, prendersi cura dei figli, affrontare rivalità tra fratelli e la ribellione dell’adolescenza, lavastoviglie, cucinare, come vestirsi e acconciarsi in modo più femminile e rendere il matrimonio meno noioso, compatire quelle donne nevrotiche che volevano essere poetesse o scienziate. Appresero che le donne veramente femminili non volevano perseguire una professione o ricevere un’istruzione o esercitare diritti politici, non desiderano quella indipendenza). Nel quindicennio successivo alla WWII milione di donne si conformavano a queste fotografie che rappresentavano la donna americana in questo modo. Le parole scritte per donne si riferivano ai figli, rendere felici i mariti, alla cucina. Parole come emancipazione e carriera avevano un suono strano e imbarazzante, non andavano più di moda. Aprile 1959, madre di quattro figli che prendeva caffè con altre quattro madri, menziona il nome del problema - non problema coniugale, avevano tutte lo stesso e cominciarono a parlarne, ma cos’era? Che parole usavano? Le casalinghe felici stavano male, non avevano mai desiderato una vita alternativa però, come è possibile? Torniamo indietro. New Deal (?), c’è una forte disoccupazione e per lasciare il posto agli uomini le donne, quelle che non hanno perso il lavoro, vengono spinte a tornare a casa. Viene creata a partire dall’America e poi si diffonderà anche in GB, una propaganda di cui analizzeremo i metodi e i mezzi, sulla femminilità come realizzazione personale legata alla casa. Non semplicemente l’angelo del focolare, ma la casalinga felice perché è benestante e perché il lavoro domestico non le pesa più perché ha il frigorifero, la lavatrice, il ferro da stiro. Perché questa propaganda? Due motivi: per lasciare il posto agli uomini e anche perché quando l’economia si riprese, quella degli USA furono le prime a convertirsi all’industria leggera, beni di consumo (elettrodomestici, automobili, tv), ci fu un vero e proprio boom. Quindi la donna non soltanto lasciava il posto di lavoro ma doveva essere anche un’accanita acquirente di elettrodomestici. Ecco che la letteratura, il cinema, i giornali, la pubblicità, cominciarono e continuarono a trasmettere insistentemente l’ideale della femminilità come la casalinga felice, la realizzazione di ogni donna. Attenzione, siamo in una democrazia. È una propaganda sottile, gentile, nessuno dice “le donne devono stare a casa”, no: si lotta delle donne non può essere condivisa con gli uomini, dal momento dell’elaborazione a quello della rivendicazione. Le donne devono lottare sole, unite come sorelle. Seconda parola chiave: sorellanza. Distruggere tutti autoritarismi come il patriarcato. Uomini non se ne rendono conto perché ne sono portatori. Le donne devono trovare le loro forme politiche. La prima è l’autocoscienza. Pratica che si fa in piccoli gruppi di donne per cui si parte da sé, dal personale. Ciascuna arriverà a raccontare, a esaminare, a condividere tutte le oppressioni che ha subito dal patriarcato e arriverà a liberarsene. Prendere coscienza. È un problema per gli storici: l’autocoscienza è parlata ma non registrata, non lascia tracce. È difficile sapere cosa si fossero dette le donne in quei gruppi. A Bologna, ci sono alcune poche cassette di incontri di autocoscienza delle femministe bolognesi. Che significa partire da sé? Significa scoprirsi come diceva Simone, non inferiore dell’uomo ma diversa in quanto donna. La terza parola chiave: differenza. Queste ragazze rompono con le madri perché le femministe fino a quel momento volevano la parità, L’uguaglianza, i diritti. Loro invece chiamate neo femministe, vogliono esaltare la differenza. Tutta la cultura occidentale è stata costruita su basi patriarcali. La vera rivoluzione culturale è smontare i meccanismi patriarcali della cultura e ritrovare la voce delle donne, la voce soffocata. Il mondo non ha più un solo punto di vista, maschile universale ma due maschile e femminile. È una rivoluzione epistemologica straordinaria. Leggiamo il manifesto dell’autocoscienza in Italia. Le forme di oppressione sono universali: le donne le possono condividere e quindi abbattere ma anche che si sta di parlando di un modello di donna in quanto differenza universale. Il neofemminismo rifiuta il discorso scientifico non solo antico che aveva fatto ridere ma anche quello moderno in quanto fatto da uomini per uomini, con l’unico scopo di piegare le donne alla procreazione. Sessualità libera e non ingabbiata nelle teorie freudiane. Sapere di donna, donne con donne, si fanno le autovisite, nascono i consultori autogestiti. Tutta riscoperta la sessualità: interruzione di gravidanza e masturbazione, interruzione fatta solo tra donne. Si riscopre l’autenticità anche nel corpo → libro di cui leggiamo un brano: our bodies ourselves. Tradotto noi e il nostro corpo. Cos’è la differenza sessuale? Nel 1970 nacque a Milano il primo collettivo neo femminista, separatista e basato sull’autocoscienza: rivolta femminile. La leader era Carla Lonzi, un’artista compagna ad un’altra artista che scrisse il manifesto di rivolta ma anche altri testi → sputiamo su Hegel. Dove ripercorre come Simone, l’assetto patriarcale della cultura occidentale e la donna clitoridea e quella . La grande riscoperta sessuale auspicata dall’autocoscienza, aveva portato alla liberazione della donna clitoridea: donna che gode in rapporto non finalizzato alla riproduzione. Rivolta femminile. Come per la fine dell’800 in Italia non possiamo parlare di un solo neo femminismo, ce ne sono tanti: quante ce ne sono di città. Roma → c’era il collettivo del centro dove si faceva autocoscienza, separatismo ma le studentesse militavano anche nei movimenti extraparlamentari come in lotta continua. A Roma, che vedeva una trasformazione urbanistica, c’è un grande centro con immense periferie, alcune studentesse ebbero un’idea: portare la riv neofemminista nei quartieri popolari, portare lì i collettivi e l’autocoscienza, soprattutto dove c’era più povertà e più disagio. Come furono accolte dalle donne dei quartieri? Fecero consultorio e a volte si piantavano davanti alle porte per conoscere tutte le donne del posto, non furono accolte a braccia aperte tranne quando aprirono i consultori autogestiti che organizzavano gli aborti. L’aborto era ancora clandestino in Italia, questi collettivi di quartiere si segnalavano soprattutto per consultori. Si faceva una colletta e si mandava la donna ad abortire a Londra ma costava e li era legale da qualche anno. C’erano ginecologhe e ginecologi che operavano in clandestinità. Qui c’è un problema: queste ragazze che militavano nei movimenti extra parlamentari, condividevano molte battaglie con gli uomini: povertà, disagio, manifestazioni, scioperi. Si chiama doppia militanza. È una bella differenza rispetto ad un separatismo radicale di Lonzi eppure c’è qualcosa o per lo meno c’è stato qualcosa dove la doppia militanza è finita: la battaglia per l’aborto. Le donne non hanno voluta condividerla con gli uomini. 6/12/1975 grande manifestazione di donne a Roma per interruzione volontaria di gravidanza. Per la prima volta dovevano essere solo donne, tutte d’accordo. I ragazzi di lotta continua non accettarono l’esclusione e caricarono e cercarono di inserirsi nel corteo. Ci fu un incidente, anno dopo lotta continua senza componente femminista, si sciolse. C’è qualcosa che non si può condividere neanche con i più militanti, l’aborto negli anni 70 in Italia. Le forme di oppressione sono universali: se c’è l’uomo e c’è la donna, la differenza, tutte ci si devono riconoscere. Non è un falso universalismo? Ci sono forme di oppressione davvero universali? Prime voci che hanno sfidato l’universalismo domani. 6/12 Ricerche del neofemminismo sul passato fu quello di recuperare le voci di donne che il patriarcato aveva cancellato: due punti di vista sul mondo separati dalla differenza sessuale. C’è il rischio di unicizzare anche la differenza sessuale? Come se ci fosse un solo tipo di donna? Questo rischio c’è. Il mondo LGTBQ+ è sempre esistito e nel 900 si organizzò in occidente a partire dalla prima guerra mondiale, in gruppi sempre più vasti. Era un mondo fuorilegge o perseguitato come nel caso del fascismo italiano che perseguitava i gay senza articolo di legge. Si riconosceva come balli drag e feste. Il coming out è il debutto in società: io mi riconosco queer e debutto in questa comunità, mi inserisco. Con gli anni 60 cambiano le cose anche per il mondo omosessuale: giugno 1969 Greenwich Village un locale di Stonewall Inn, c’è una festa e la polizia fa irruzione per disperdere gli invertiti, era pratica comune ma stavolta la comunità queer resiste, non si fa cacciare. Questa presa di parola deriva dal grande movimento del 68 e dalla presa di parola del mondo afroamericano nella battaglia dei diritti civili. Il coming out diventa dichiarazione di appartenenza alla comunità queer ma ridotta al mondo esterno come pretesa di diritti. Succede anche che nascono le prime organizzazioni alla luce del sole: gay liberation prom. Mondo molto unito dove le varie sfumature del queer convivevano ma le lesbiche si separano dai gay: nasce movimento delle readical lesbians. Le studentesse dei campus americani avevano riconosciuto Betty Friedan ma non voleva le lesbiche nel suo movimento. Nasce allora, primi anni 70, il pensiero lesbico chiamato lesbofemminista. Il mondo lesbico, separato dal mondo gay per la usuale polemica sul maschilismo, formula il suo pensiero. Ci sono due modi di intendere il lesbismo: si incontrano tra loro → lesbica è donna che non si piega alla relazione eterosessuale, non fa sesso per la riproduzione con l’uomo. Di conseguenza la teorica Monique Wittig dice che la lesbica è la vera donna rivoluzionaria che fa saltare il patriarcato e anche il capitalismo. Prima ondata del lesbo femminismo si accompagna ad un pensiero materialista rivoluzionario, diffuso anche nel mondo gay. Leggiamo le parole di Monique Wittig. Lesbica è donna che non si definisce al rapporto maschile. Emerge in questo testo la categoria di eterosessualità come eteronormazione. Lesbica sfugge dalla procreazione, dal sesso per essa. Non è neanche una donna, individuo che appartiene ad una classe che non vuole essere sfruttata. La lesbica si rifiuta di diventare o tornare ad essere eterosessuale, pensiero lesbico come orientamento ma anche scelta. Adrienne Rich teorizza la scelta dell’assistenza lesbica: il lesbismo non si limita ai rapporti omoerotici anzi può anche prescinderli. La donna trova realizzazioni non per forza sessuali, con altre donne, in gruppi. Lei configura come continuum lesbico: energia e affettività particolari, senso di solidarietà che si trova solo con rapporti tra donne che devono diventare oltre che personali anche politici. Eteronormatività è una costruzione sociale, una cosa imposta, un falso organo costruito. Leggiamo testo di Adrenne Rich. Francoise D’Eaubonne teoria eco femminista: applica uno sguardo esclusivamente femminile e non riproduttivo sulla natura. L’uomo ha creato patriarcato e capitalismo assoggettando tutti, il capitalismo si riproduce con la nascita di nuove generazioni di consumatori e lavoratori ma soprattutto l’uomo non è sinergico con la natura, distrugge per i suoi fini: sfruttamento risorse o assoggettamento di altri popoli. Natura è donna, fatta di relazioni nascoste e soltanto senza rapporti eterosessuali finalizzati alla procreazione, ci rendiamo conto che viviamo in un mondo sovrappopolato e irrimediabilmente sfruttato per il capitalismo dell’uomo. Prima teoria ecofemminista. Ne sono venute altre. Donna Haraway terza ondata del femminismo, perde fiducia in scienza e tecnologia come liberatrici dell’umanità e teorizza oddkin: forme di rapporto e parentele strane. In natura liberata le persone costruiscono famiglia e parentela che vogliono. Ecofemminismo ha distrutto anche il discorso specista che vuole l’uomo maschio al centro del creato superiore alle altre specie animali. Oddkin sono relazioni con tutto ciò che è vivente. Devono finire le forme di sfruttamento della natura e sovrapopolamento. Grande riv di anni 70 dava per scontato l’eterosessualità. Nasce in America un femminismo nero: non si può parlare di donne in senso universale, né di un’unica modalità di oppressione esercitata dal patriarcato. Ci vuole un pensiero intersezionale: ogni individuo e ogni donna è il punto di convergenza di molteplici oppressioni: patriarcale, orientamento sessuale, disabilitò, colore della pella, classe, etnia di appartenenza… non esiste la donna ma le donne e queste oppressioni nella stessa persona si moltiplicano e non si sommano. Quando si parla di razza, esiste razzismo ma non razza. Non è solo quando la differenza enotipico è sviluppata ma esistono anche processi di razzializzazione e inferiorizzazione di alcune categorie. (donne bianche dell’est). Leggiamo uno dei testi che ha fondato il pensiero intersezionale: scritto da bell hooks (nome inventato, di mamma e nonna e lei vuole scriverlo con lettere minuscole). Libro su femminismo black bell hooks elogio del Margine o Angela Davis Donna, razza e classe. Femminismo è unica ideologia che può liberare tutti e tutte. Può nascere un femminismo globale? Libro della Rich: Nato di donna. 11/12 Dopo il ’75. Oltre alle ragioni della sua grandezza che tanto spaventava i conservatori, questo movimento nelle sue dimensioni grandi aveva in sé anche le ragioni della sua debolezza. Alcune testimonianze ci dicono che era diventato sempre più difficile fare auto-coscienza perché i gruppi erano cresciuti, c’erano sempre più donne e l’auto-coscienza si fa in piccoli gruppi. E poi il 22 maggio del 1978 fu finalmente approvata la legge che regolava l’aborto per la prima volta in Italia. Questa legge era stat anticipata dalla riforma sanitaria che avrebbe istituito i consultori pubblici per cui anche tutto quell’afflusso, quell’accorrere ai consultori autogestiti venne meno. Dopo il ’78 apparentemente le donne rientrarono a casa. Avevano ottenuto la scena dieci anni più degli uomini. Che facevano le donne? Termine famoso “reflusso”. Essendosi svuotate le piazza erano venute meno le ragioni dello stare insieme, della ricerca, della riflessione, come scrisse una lettrice al corriere della sera “il privato non deve essere più pubblico”. Reflusso, disimpegno dalla sfera pubblica che avrebbe fatto tornare le donne a casa. Oggi noi sappiamo che non è così, che il femminismo della differenza aveva cambiato modalità, numeri, luoghi, ma era sempre attivo? Dove lo dobbiamo cercare? In quelli che vengono chiamati i “centri delle donne”. Sono dei luoghi dove per la prima volta si pensa a conservare, raccogliere l’esperienza del movimento. Archivi, o anche biblioteche, centri contro la violenza, centri culturali. Il neo-femminismo scendeva a patti con la cultura scritta, con la conservazione, la memoria, con la storia, cominciava a fare storia in se stesso. E soprattutto, inserendosi nel tessuto delle città, faceva i conti con la cosiddetta “cultura ufficiale”, delle amministrazioni, comuni, sindacati. Leggiamo le riflessioni delle loro protagoniste. Farsi una memoria; non ci fu un movimento dopo, un’altra ondata femminista. Com’è stato detto, le neo- femministe non hanno fatto “figlie”, ma in questi centri s’è perpetuata la loro opera. Se abbiamo nel 1981 l’abolizione delitto d’onore e matrimonio riparatore e se abbiamo nel 1996 la legge che, annullando il peccato del codice fascista, faceva dello stupro un reato non contro la morale bensì contro la persona, è perché il femminismo, i femminismi, hanno continuato a esistere e agire. Riflessione: a chi sono aperti i centri? E altre cose. Alcuni centri, come quello di Milano, erano aperti solo alle donne. Altri erano aperti a tutti e questo ha fatto sì che le femministe in ogni città stringessero accordi con i comuni, con i sindacati per creare archivi, biblioteche. Non c’erano i corsi di storia delle donne all’università, quello di Bologna è stato l’unico centro di documentazione, ma a che fare con la condizione effettiva delle donne del sud del mondo. Queste critiche furono più feroci a Copenaghen nel 1980 perché c’erano le donne africane. 1985 terza conferenza a Nairobi e stava cambiando il femminismo occidentale, stava nascendo il femminismo islamico. Si stava facendo strada la critica black. Idea fu di rimandare e riflettere, sembrava non ci fossero. Rispose un premio nobel dell’economia Sem, dicendo che quello che hanno in comune tutte le donne del mondo sono gli svantaggi: alla nascita, i genitori desiderano di meno le figlie femmine e le eliminano più dei maschi, nell’istruzione, nel lavoro (posizioni basse e pagate meno), nella sicurezza (più esposte alla violenza). Da questo che si deve partire o che si è partiti nella conferenza di Pechino del 1995 per fare un programma d’azione davvero mondiale. Ma se le donne hanno svantaggi, che significa? La democrazia da sola non crea uguaglianza. Servono due cose: azioni positive e l’empowerment. Le azioni positive sono quelle riforme che aiutano a superare la condizione di gruppi svantaggiati: le quote rosa in politica. L’empowerment: le donne devono prendere potere nei luoghi decisionali. Negli anni 80 in America Latina erano nate grandi conferenze continentali che comprendevano anche caraibi, di femministe. Si chiamano: gli encuentros. Successe una cosa: le donne nere accusarono le bianche sudamericane di non capire la loro condizione e si staccarono. Per Pechino 95 anche le negras continuarono a collaborare con le bianche. Anni di grande ottimismo, si pensava alla globalizzazione in termini di benefici. Si pensava che il mondo andasse verso la pace e quindi il benessere. Sono passati quasi 30 anni e da allora ogni 10 anni le femministe si incontrano per dire a che punto siamo rispetto alla piattaforma di azione di Pechino 95. Si torna a pensare al femminismo in termini di ideologia universalista. La povertà è incompatibile con i diritti delle donne. Dove c’è povertà, i più danneggiati sono donne e bambini. Entra in gioco un altro attore: come si fanno ad affermare i diritti delle donne se non si parte da bambini e bambine? Diritti di donne e bambini sono diritti umani. Diritto di vivere secondo le proprie aspirazioni nel rispetto dei diritti e della libertà/dignità. Le donne al potere, le femministe al potere, devono portare uguaglianza sviluppo e pace. I diritti delle donne sono fondamentali della persona. L’uguaglianza inizia in famiglia e inizia dalle bambine. Perché ci siano diritti ci vuole benessere, ma non una crescita misurata in PIL ma misurata sul rispetto dell’ambiente, l’accesso ai servizi, la giustizia sociale. L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto umano. Uguaglianza, sviluppo, pace sono le tre parole d’ordine del femminismo mondiale, a cominciare dalle bambine. Dove c’è povertà non ci sono diritti. Certo erano gli anni 90, appena uscito internet, c’erano grandi speranze, non si sapeva delle crisi che sarebbero venute dopo (2001, 2008). Per i diritti delle donne ci vuole sviluppo, benessere, ricchezza. 1996 lo stupro è diventato delitto contro la persona. La matrice è fascista. Il lavoro e l’indipendenza economica sono diritti umani, non ci può essere empowerment senza indipendenza economica. Crescita che si misura con istruzione, sanità… capitalismo ma con giudizio sociale e rispetto per l’ambiente. Le donne devono avere risorse economiche → sono diritti umani. In Italia ha un’indipendenza economica il 52% delle donne adulte, molte delle altre non hanno neanche un conto corrente proprio. Le donne e le bambine hanno in comune gli svantaggi. Uguaglianza, sviluppo e pace sono interdipendenti. Lo sviluppo per essere durevole, non deve lasciare nessuno in povertà, rispettare l’ambiente e misurare in termini di giustizia e servizi sociali. I diritti delle donne cominciano con quelli delle bambine e dei bambini, ecco cos’hanno in comune tutte le donne. Abbiamo cominciato da una donna, una voce isolata e siamo tornati all’universalismo: collaborazione tra uomini e donne, empowerment delle donne, i diritti delle donne e delle bambine sono diritti umani. L’aborto e la contraccezione sono diritti umani, il lavoro e l’indipendenza economica sono diritti umani. La sicurezza è un diritto umano e se ce l’hanno donne e bambine, ce l’hanno tutti. Il mondo sarà migliore per tutti. Abbiamo sentito tante voci del femminismo in 2 secoli ma tutte sono necessarie, tutte vanno conosciute.
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