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Appunti della storia di Roma dalla nascita della repubblica al principato, Schemi e mappe concettuali di Storia Romana

Inizialmente riguarda anche la parte della monarchia, per poi approfondire repubblica e principato

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

In vendita dal 24/03/2022

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Scarica Appunti della storia di Roma dalla nascita della repubblica al principato e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Romana solo su Docsity! Giovanni Gerace- Arnaldo Marcone Storia Romana Appunti Di Teresa Capitolo 3 ROMA I primi storici che trattano di Roma arcaica di cui possiamo leggere tuttora sono: -Tito Livio, contemporaneo dell’imperatore scrisse una grande opera della fondazione della città; -Dionigi di Alicarnasso vi scrive un’opera (Storia di Roma arcaica) che vi comprende l’arco di tempo che va dalla fondazione di Roma fino allo scoppio della prima guerra punica (264 a.C./ III secolo) La tradizione sviluppata a partire dalla fine del III secolo a.C. vi fissa in modo preciso il periodo monarchico, dal 753 (VIII secolo) anno della presunta fondazione della città secondo il letterato Varrone, al 509 a.C. (VI secolo) anno dell’istaurazione della Repubblica. In questo periodo a Roma avrebbero regnato sette re: -Romolo: attribuzione delle istituzioni politiche; -Numa Pompilio: primi istituti religiosi; -Tullo Ostilio: alcune campagne militari di conquista; -Anco Marcio: fondazione della colonia di Ostia; -Tarquinio Prisco: il suo regno segna una seconda fase della monarchia, a lui vengono attribuiti importanti opere pubbliche; -Servio Tullio: costruzione delle prime mura della città; -Tarquinio il superbio: ultimo sovrano, e, vi assunse i caratteri tipici del tiranno; MONARCHIA ROMANA \Era elettiva Originariamente il Re doveva essere affiancato da un consiglio di anziani che prendono il nome di ‘’patres’’. Della realtà monarchica a Roma vi rimangono due testimonianze fondamentali: -Esistenza di un sacerdote che aveva il nome di ‘’rex sacrorum’’ aveva il compito di realizzazione ai riti prima eseguiti dal re; -Con il termine ‘’interrex’’ veniva eletto il magistrato che subentrava in caso di non disponibilità dei due consoli; SERVIO TULLIO ‘’il dictator’’ a differenza dei due consoli, egli non veniva eletto da un’assemblea popolare ma veniva nominato a descrizione del console; • Nella prima età repubblicana l’assemblea più importante di Roma era costituita dai comizi centuriati Il meccanismo dei comizi centuriati prevede che le risoluzioni sia prese a maggioranza delle unità di voto costituite dalle centurie Le centurie non avevano eguale numero di componenti dal momento che le persone dotate di censo più alto erano di meno rispetto ai cittadini meno ricchi; infatti, la maggioranza veniva raggiunta con le 18 centurie dei cavalieri e le 80 centurie della I classe; Al momento della creazione della creazione delle centurie (443 a.C./V secolo) la principale assemblea non è più quella curiata ma centuriata I comizi tributi Ricordati per la prima volta nel 447 a.C. il popolo votava per tribù ovvero a secondo dell’iscrizione delle tribù territoriali; aveva funzioni elettorali scegliendo i magistrati minori e soprattutto legislative; IL CONFLITTO TRA PATRI E PLEBEI • Le principali fonti narrative che si concentrano sul conflitto tra patrizi e plebei e, più in generale, sono quelle di Dionigi di Alicarnasso (solo se lo chiede) PROBLEMA ECONOMICO La sconfitta della battaglia di Cuma (Campania), nel 474 a.C. (V secolo), porto al definitivo crollo del dominio etrusco in Campania, causando un grave danno anche per Roma; Alle difficoltà esterne vi si aggregavano le difficoltà interne in modo particolare: -le annate di cattivo raccolto; La popolazione indebolita dalla fame venne colpita da epidemie; La classe che ne risenti di più di questi fattori furano i piccoli proprietari terrieri, che furono costretti a vedere le proprie terre e furano costretti ad indebitarsi con i ricchi proprietari terrieri; PROBLEMA POLITICO Gli strati più ricchi della plebe erano meno interessati dalla crisi economica, essi infatti rivendicavano una pacificazione dei diritti tra i due ordini; il patriziato, infatti, aveva assunto il monopolio; Una seconda rivendicazioni riguardava un codice scritto di leggi che vi ponesse i cittadini al paro diritto; PRIMA SECCESSIONE TRA I DUE ORDINI Il conflitto tra i due ordini si apre nel 494 a.C. (V secolo) La plebe stanca della crisi economica, decise di scioperare e vi si riunisce sull’Aventino (si trova vicino al Circo Massimo e al Tevere) in occasione della prima secessione la plebe da ‘’vita’’ ai suoi primi organismi politici assemblea generale, che poteva emanare provvedimenti, che prendono il nome di plebiscita (inizialmente non avevano valore vincolante per lo stato); Al tempo stesso furono scelti come rappresentati a volontà dell’assemblea i tribuni della plebe avevano il diritto di venire in soccorso di un cittadino contro l’azione di un magistrato da questo primo diritto vi si sviluppo al tribuno della plebe di porre il veto a un qualsiasi magistrato che sembrasse andare a scapito della plebe Per dare forza concreta ai propri tribuni la plebe accordò la loro ‘’sacrosantis’’ IL DECEMVIRATO E LE LEGGI DELLE XII TAVOLE Nel 451 a.C. (V secolo) venne nominata una commissione di dieci uomini (solamente patrizi) erano incaricati di stendere in forma scritta un codice giuridico nel corso del primo anno vennero compilate un complesso di norme pubblicate in 10 tavole di legno nel foro della città Nel 450 a.C. (V secolo) venne convocata una seconda commissione dove si suppone che abbiano preso parte anche i plebei nel corso di questo anno, i decemvirali avrebbero portato a compimento la loro opera con altre due tavole di leggi, portando a un totale di 12 Da qui appunto vi deriva il nome di XII TAVOLE Definite dallo storico Tito Livio (che scrive in età augustea) la più grande forma di diritto giuridico romano; tra le disposizioni prese nel 450 a.C. vi era quella che impediva il matrimonio patrizi e plebei; che venne abrogata nel 445 a.C.; LE LEGGI LICINIE SESTIE Nel 367 a.C. (IV secolo) Due tribuni della plebe Caio Licinio Stolone e Lucio Stesio Laterno Presentarono una serie di proposte riguardanti -il problema dei debiti; -distribuzione delle terre di proprietà statale; -accesso dei plebei al consolato; La causa concreta della seconda guerra sannitica e da ricercare nelle divisioni interne di Napoli (ultima città greca della Campania rimasta indipendente) I primi anni di guerra furono favorevoli ai romani, protagonista dei primi successi fu Filone; Già console nel 327 a.C., e nel 326 si vide prorogato il comando con il titolo di proconsul; Se Filone era riuscito a portare successo in Campania, il seguente tentativo di entrare in Sannio si rivelò un fallimento; le ostilità ripreso nel 316 a.C. per opera dei Romani, che vi attaccarono la località di Saticula ma le prime operazioni furono favorevoli ai Sanniti Negli anni successivi Roma inizio a recuperare il territorio perduto e allo stesso tempo le comunicazioni con la Campania vennero ristabilite e migliorate grazie alla costruzione della Via Appia; La seconda guerra Sannitica si concluse con la pace del 304 a.C. (IV secolo) che vi portò al rinnovo del trattato di alleanza tra Roma e Sanniti del 354 a.C. Roma tornò in possesso dei territori di Fragelle e Cales Che aveva perso nella sconfitta del 321 a.C. TERZA GUERRA SANNITICA Lo scontro decisivo tra Roma e i Sanniti si riapri nel 298 a.C. (III secolo) Quando i Sanniti vi attaccarono alcuna comunità della Lucania; Lo scontro decisivo avvenne nel 295 a.C. (III secolo) a Sentino (odierna città di Sassoferrato) ai confini tra le attuali regioni dell’Umbria e delle Marche; Dove l’esercito dei romani era riuscito a prevalere su Sanniti e Galli L’ultimo esercito sannita venne massacrato dai romani in un’atra battaglia campale ovvero ad Aquilonia dove i sanniti incapaci di reagire nel 290 a.C. (III secolo) chiesero la pace IL CONFLITTO CON TARANTO 280-275 a.C. (III secolo) Trascorsi appena dieci anni dalla pace con i Sanniti, i Romani si trovarono di nuovo implicati in una guerra, questa volta contro un sovrano di origine greca: Pirro re dell'Epiro, (odierna Albania), venuto in soccorso, in Italia dei Tarantini. Taranto era una delle più importanti fra le colonie della Magna Grecia. La crescente potenza dei Romani era perciò essa causa di timore, specialmente perché Roma avrebbe potuto compromettere gli scambi commerciali fra la madrepatria e le colonie per questo era stato stipulato, in tutta fretta, un accordo con Roma che vietava alle navi romane di oltrepassare il promontorio Lacinio e di penetrare, quindi, nel grande golfo di Taranto. Alcune navi, però, infransero il patto e i Tarantini, che speravano di sconfiggere Roma con l'aiuto della madrepatria, o più precisamente di Pirro, colsero l'occasione per dichiarare guerra La guerra durò circa cinque anni (280-275) e si concluse con la battaglia di Malevento, vinta dai romani e a ricordo della vittoria, le mutarono il con il nome di Benevento CAPITOLO 4 La conquista del Mediterraneo Contenuto storiografico dello scontro tra Roma e Cartagine La fonte che ci parla del contrasto tra Roma e Cartagine è lo storico Polibio che giunto a Roma, diviene amico con la famiglia degli Scipioni Nella sua opera ‘’Storie’’ Polibio vi copre il periodo che va dallo scoppio della prima guerra punica 264 a.C. (III secolo) fino all’anno della distruzione della città di Cartagine; quando Polibio ci parla dello scontro tra Roma e Cartagine non vi dà la responsabilità dello scontro a Roma (Roma e Cartagine avevano stretto un trattato in precedenza, secondo il quale Roma non doveva toccare Cartagine e viceversa, ma Roma infligge questo trattato e lo storico Polibio ne nega l’esistenza) IL CONTRASTO TRA ROMA E CARTAGINE Nel 264 a.C. (III secolo) Roma vi entra per la prima volta in contrasto con Cartagine Lo scontro venne precipitato dalla questione de Mamertini (mercenari di origine italica) che si erano impadroniti con la forza di Messina, suscitando la reazione dei Siracusani che vi inflissero ai Mamertini una severa sconfitta e vi avanzarono verso Messina accettarono l’offerta d’aiuto di una flotta cartaginese che v installo una guarnigione a Messina, dove i Siracusani furono costretti a far ritorno a Siracusa; Cartagine in Spana i prodomi della seconda guerra punica Mentre Roma si guadagnava posizioni nell’Adriatico Cartagine cercava di costruire una nuova base per la sua potenza in Spagna SECONDA GUERRA PUNICA La sconfitta del 241 a.C. e l’umiliazione subita quando Roma si era impadronita della Sardegna avevano causato in Cartagine un forte sentimento di rivincita contro Roma Roma doveva la sua vittoria durante la prima guerra punica al potenziale umano La questione di Sagunto venne sfruttata da Annibale, e alla prime minacce di un attacco cartaginese, i Saguntini chiesero aiuto a Roma ma la risposta del senato non fu pronta Nella primavera del 218 a.C. valicati i Pirenei (catena montuosa che segna il confine tra Spagna e Francia) Annibale riuscì ad evitare lo scontro con l’esercito romano a comando di Publio Cornelio Scipione Dove venne sconfitto da Annibale nel duro scontro sul fiume Trebbia (Fiume della Liguria e dell'Emilia-Romagna) L’anno seguente l’esercito romano venne annientato per la seconda volta al lago Trasimeno e, Quinto Fabio nominato dittatore vi propose una strategia ovvero quella di evitare battaglie campali e di impedire che arrivassero aiuti da Cartagine e dalla Spagna nel 261 a.C. (III secolo) Annibale riuscì a distruggere gli eserciti schiarati a Canne (antica città della Puglia) La battaglia di Canne consentì ad Annibale di mettere in atto la sua strategia di disgregazione de sistema di potere romano sull’Italia; Inseguito la battaglia di Canne la guerra pareva ormai perduta per Roma che seppe tuttavia resistere e risollevarsi dalla catastrofe Tra il 214-213 a.C. la stessa aristocrazia che in un primo momento si era schierata dalla parte di Annibale si riconsegnò nelle mani dei Romani Nel 211 a.C. Roma riconquista Capua (Campania) e l’anno successivo conquisto e saccheggiò Siracusa Ciò che i romani temevano di più era un’invasione dell’Italia da parte di Filippo V Ciò vi procurò lo scoppio della Prima guerra macedonica Che si conclude nel 205 a.C. con Filippo (re di Macedonia) con una pace note come PACE DI FENICE La svolta della guerra si ebbe in Spagna dove i due fratelli Scipioni riuscirono per diversi anni ad impedire che Annibale ricevesse aiuti dalla Spagna La battaglia che pose fine alla seconda guerra punica si svolse nel 202 a.C. nei pressi di Zama (nei pressi Cartagine) dove l’esercito romano sconfisse quello cartaginese Il trattato del 201 a.C. (III secolo) -prevedeva la consegna della flotta cartaginese; -il pagamento di una fortissima indennità; -consegna di tutti i prigionieri di guerra; I Punici furono poi costretti a cedere tutti i loro possedimenti al di fuori dell’Africa in modo particolare la Spagna; SECONDA GUERRA MACEDONICA La causa immediata della seconda guerra punica fu l’attivismo di Filippo V nell’area dell’Egeo e delle coste dell’Asia Minore Le tensioni sfociarono nel 201 a.C. in guerra aperta A Roma inseguito a un dibattito di voci contrarie a una nuova guerra, e i comizi centuriati che in un primo momento avevano votato per il mantenimento di pace, nuovamente convocati si risolsero a dichiarare guerra a Filippo V Allo stesso tempo venne deciso di inviare un ‘’ultimatum’’ a re della Macedonia molto probabilmente fu una mossa di carattere propandistico per Roma, per presentarsi come protettrice della Grecia; ad ogni modo il re macedone ignoro l’ultimatum una svolta venne presa nel 198 a.C. (II secolo) dal nuovo comandante dell’esercito romano Flaminino alla fine dello stesso anno Filippo decisi di intavolare una serie di trattative di pace che vennero però interrotte dallo stesso Flaminino le proprie speranze si avverarono puntualmente nel campo di battaglia in Tessaglia (città antica greca) dove l’esercito di Filippo V venne annientato Il re macedone si vide costretto ad accettare le condizioni di pace ma poté continuare a conservare il suo regno di Macedonia la situazione si sbloccò solamente nel 146 a.C. sotto il comando di Publio Cornelio Scipione Dopo la sua presa la città venne saccheggiata e rasa al suolo il suo territorio si trasformò nella nuova provincia d’Africa PARTE TERZA La crisi della Repubblica e le guerre civili (dai Gracci ad Azio) Tiberio Gracco Appartenente alla nobilitas nell’anno del suo tribuno della plebe volle riprendere il tentativo di operare una riforma agraria che limitasse la quantità di agro pubblico Vi propose l’occupazione di un limite di ager pubblico ovvero di 500 iugeri Con l’aggiunta di 250 iugeri per un massimo di 1.000 iugeri per famiglia Inseguito un collegio di triumviri avrebbe avuto il compito di ripartire i lotti e recuperare i terreni in accesso che sarebbero stati distribuiti ai cittadini più poveri eletto dal popolo era composto da: -Tiberio -Gaio Gracco (fratello) -Appio Claudio Pulcro (suocero Scopo principale della legge pare essere l’esigenza di ricostruire e conservare un ceto di piccoli proprietari Il giorno in cui il progetto doveva essere votato dai comizi tributi, il tribuno della plebe Marco Ottavio, impose il suo veto Tiberio propose all’assemblea di destituirlo in quanto, essendo eletto per difendere gli interessi popolari ponendo il veto veniva meno al suo mandato Dichiarato deceduto Ottavio, la legge di Tiberio venne approvata, ma quasi giunto alla fine della carica nel timore di perdere la propria ‘’sacrosantis’’ pensò di ripresentare la sua canditura al tribuno della plebe per l’anno successivo Fu allora facile per gli avversari insinuare che egli voleva aspirare a un potere personale Venne assassinato insieme a suoi molti sostenitori da un gruppo di senatori durante i comizi elettorali CAIO GRACCO Eletto tribuno della plebe nel 123 a.C. Egli riprese ed ampliò l’opera riformatrice del fratello -la legge agraria venne ritoccata e perfezionata e aumento i poteri della commissione triumvirale; -legge frumentaria, che assicurò ad ogni cittadino residente a Roma una quota mensile di grano a prezzo agevolato; Con una legge giudiziaria volle limitare il potere del senato integrando un certo numero di cavalieri L’oligarchia senatoria di cui poteri venivano sempre meno si servi di un nuovo tribuno Marco Livio Druso che approfittando dell’assenza di Gaio (che era partito per l’Africa) Al suo ritorno a Roma nel 122 a.C. (III secolo) Caio si rese conto che la sua situazione politica era mutata Canditosi come tribuno della plebe 121 a.C. non venne rieletto e ciò lo scoppio di grandi disordini I COMMERCIANTI ITALICI E L’AFRICA; GIUGURTA; CAIO MARIO; La fonte che ci parla della guerra giugurtina è lo storico Sallustio nella sua opera ‘’Guerra Giugurtina’’ Alla morte di Micipsa (re della Numidia) nel 118.a.C. Il regno numidico venne contestato tra i suoi tre eredi principali -Giugurta (nipote e figlio adottivo) -Impsale (ucciso da Giugurta) -Aderbale Aderbale fu costretto a rifugiarsi a Roma dove il senato vi opzionò per la suddivisione della Numidia -Andarbale la parte orientale -Giugurta la parte occidentale Nel 112 a.C. (II secolo a.C.) Giugurta volle impadronirsi della parte di regno di Andarbale, così vi prese la città e fece uccidere tutti i romani e italici che vi lavoravano li; le operazioni militari furono condotte dal console Bestia che inseguito a una serie di successi si limitò a pretendere che Giugurta chiedesse la pace e a Roma si grido scandalo Nel 110 a.C. si decise di riprendere la guerra sotto il comando del console Spurio Postumio Albino Inseguito alle sconfitte, nel 109 a.C. la guerra venne affidata al console Metello Che riprese le redini del conflitto e sconfisse più volte Giugurta; In questo clima di forti tensioni nel 107 a.C. venne nominato console La questione viene risolta con il consenso della cittadinanza romana agli italici Bisogna però dire che si arriva alla concessione della cittadinanza per tappe ovvero, prima si dà la cittadinanza ai cittadini che non avevano aderito alla guerra, poi si dà a quelli che avessero abbandonato le armi e si fossero ritirate dalla guerra la guerra sociale si concluse nell’88 a.C. (a Nola / Napoli) con la concessione della cittadinanza romana a varie città italiche, e con le vittorie militari di Lucio Cornelio Siila, un ex collaboratore di Mario al quale il senato aveva affidato il comando delle operazioni Capitolo 2 I primi grandi scontri tra frazioni in armi Mitridate VI EUPATORE Divenuto re del Ponto (Asia Minore) nel 112 a.C. Mitridate era riuscito a stabilire accordi con la vicina Bitinia Divenne per il senato romano un soggetto da stare attento alle proprie mosse Approfittandone della guerra sociale, Mitridate riprese la sua politica espansionistica occupando l a Bitinia (nord-occidentale Asia Minore) e Cappadocia (Turchia) Nel 90 a.C. Roma vi invia una legazione in quanto voleva rimettere sul trono i rispettivi sovrani di Bitinia e Cappadocia ma i soldati vi fecero delle scorrerie Mitridate chiede delle soddisfazioni e non ricevendole dichiara guerra a Roma Vi sfrutta il malcontento dei greci verso i romani e vi si pone come Benefattore (Mitridate) in Cappadocia vi fece uccidere oltre ottantamila persone (romane/italici) compresi donne e bambini Anche l’isola di Dedalo (Grecia, caposaldo del commercio romano in oriente) e Atene si unirono con Mitridate Nell’88 a.C. l’esercito pontico invade la Grecia centrale, e Roma vi decide di intervenire affidando il comando della guerra a Mario Silla Il tribunato di Publio Sulpicio Rufo e il ritorno di Mario; Silla marcia su Roma Mentre Silla accelerava le operazioni intorno a Nola per marciare più in fretta contro Mitridate a Roma il tribuno della plebe Rufo opera per togliere il comando della guerra a Silla La guerra social e le azioni di Mitridate avevano avuto come conseguenza l’impoverimento dello stato romano, l’impossibilità di molti debitori a pagare i creditori Per far fronte a queste problematiche il tribuno Rufo propose una serie di provvedimenti -richiamo degli esiliati; -limite massimo di indebitamento; Inoltre, vi passo il comando della guerra da Silla a Mario Venuto a conoscenza della sostituzione del comando, Silla decise di marciare su Roma, e impadronitesi della città fece uccidere il tribuno Rufo, mentre Mario riuscì a fuggire Silla prima di recarsi in oriente attua delle norme: -ogni proposta di legge doveva passare prima dall’approvazione del senato e poi ai comizi centuriati; -i comizi centuriati erano l’unica assemblea legislativa; Attuate queste norme Silla si recò in oriente Silla e la prima fase della prima guerra mitridatica Sbarcato in Epiro nell’87 a.C. (I secolo) Silla vi assediò la città di Atene Inseguito vi sconfisse le truppe pontiche prima a Cheronea (Grecia) e successivamente in Beozia dando fine al predomino di Mitriate Lucio Cornelio Cinna è l’ultimo consolato di Mario Nell’87 a.C. uno dei due consoli Lucio Cornelio vi prese la proposta di inserire i cittadini nelle 35 tribù Cacciato da Roma fuggì in Campania dove venne raggiunto dal fratello Mario Vi si ha una nuova marcia su Roma e, Silla viene dichiarato nemico dello Stato; E nell’86 a.C. (I secolo) Mario e Cinna in questo clima di tensioni vengono eletti consoli Mentre Cinna viene rieletto console fino all’84 a.C. Dando vita a ciò che viene definito dallo storico Tacito ‘’dominatio Cinniana’’ Alla fine, dell’84 a.C. giunta la notizia del ritorno di Silla, Cinna vuole anticiparlo ma ne rimane vittima dei suoi stessi soldati Nell’86 a.C. due armate romane di opposte fazioni furono mandati in Grecia, una fazione di Silla, una fazione di Cinna Vi muore poco dopo la nomina le due armate non si scontrarono ma bensì si unirono, ricacciando Mitridate tenta inseguite diverse volte Catilina a raggiungere la più alta carica della repubblica romana e si candida alle elezioni consolari per il 62, dove vi propone la cancellazione integrale dei debiti Cicerone, in quanto console, fa di tutto per impedire l’elezione di Catilina, da un lato denigrandolo a più riprese in pubblico, dall’altro rimandando le elezioni, forse fino all’autunno anche nel 63 a.C. Catilina esce sconfitto viene dichiarato “nemico pubblico”, e contro di lui viene emanato un senatus ‘’consultum ultimum’’ e vi abbandona Roma e si reca in Etruria Allo stesso tempo, Cicerone ottenere le prove certe della congiura forte di questa posizione, due discorsi, il 3 e il 5 dicembre nel Foro, dove vi assicura al popolo romano che i sostenitori di Catilina rimasti in città hanno l’ordine di appiccare incendi in vari punti dell’Urbe, suscitando così la paura dei concittadini Catilina perde così l’appoggio della plebe urbana Nel frattempo, Catilina si trova a Pistoia (Toscana) Lo scontro finale è imminente. i due eserciti si schierano sul campo di battaglia dove Catalina ne rimane vittima e muore il console Antonio spedisce a Roma la testa del nemico sconfitto e viene insignito del titolo di comandante vittorioso CAPITOLO 3 DAL PRIMO TRIUMIVIRATO ALLE IDI DI MARZO IL RITONRO DI POMPEO E IL COSIDETTO ‘’PRIMO TRIUMVIRATO’’ Sbarcato a Brindisi nel 62 a.C. Pompeo sperava di ottenere dal senato i possedimenti per i propri veterani, ma ciò non avvenne mai Pompeo profondamento deluso, Crasso che non riusciva a tutelare al massimo i propri interessi e quelli dei suoi sostenitori, e Cesare r Che nel 60 a.C. incontrarono e vi strinsero un accordo Un accordo segreto, che viene messo in luce solamente in un secondo momento, questo accordo noto come ‘’primo triumvirato’’ vi prevedeva la nomina al console del 59 a.C. di Cesare, il quale avrebbe avuto l’appoggio per esercitare appieno il suo mandato e avrebbe dovuto inoltre emanare una legge agraria per i veterani di Pompeo, mentre Crasso avrebbe avuto vantaggi per cavalieri; CAIO GIULIO CESERE CONSOLE Delle opere di Cesare sono giunti completi i ‘’Commentari de bello gallico’’ (La guerra gallica), i Commentari de bello civili (La guerra civile, guerra contro Pompeo) Divenuto console nel 59 a.C. Cesare fece votare due leggi agrarie che prevedevano la distribuzione di agro pubblico per i veterani di Pompeo Alla fine del suo consolato il tribuno della plebe Publio Vatino fece votare un provvedimento che attribuivano a Cesare per cinque anni il proconsolato in: Gallia Cisalpina e dell’Illirico e della Gallia Narbonese; CESERE IN GALLIA L'episodio che permise a Cesare di intraprendere la conquista della Gallia si presentò nel 58 a.C. quando gli Elvezi (abitanti dell'attuale Svizzera) minacciavano i territori degli Edui. Questi ultimi chiesero aiuto a Cesare che era da poco giunto nella Gallia Narbonese. Cesare colse l'occasione al volo e ne approfittò per entrare nella Gallia Celtica, sconfiggere gli Elvezi e mettere sotto la sua protezione quelle popolazioni che si sentivano in pericolo per le continue invasioni di genti che vivevano al di là del Reno; La conquista della Gallia da parte di Cesare proseguì con la sconfitta degli Svevi, popolazione di origine germanica, guidata da re Ariovisto che minacciava anch'essa gli Edui. Cesare appariva così come un difensore dei Galli contro i Germani e questo gli permise di stabilire un buon rapporto con molte tribù galliche. Parte della Gallia celtica entrò sotto il controllo di Roma anche se però alcune popolazioni rifiutavano l'amministrazione romana: erano i Belgi, i Veneti, i Nervi Cesare approfittò di questo rifiuto per intraprendere una decisiva azione di conquista che lo portò, nel 56 a.C., ad impossessarsi dei loro territori, molti furono i nemici uccisi in battaglia e altrettanti quelli venduti come schiavi Le vittoriose campagne militari avevano fatto di Cesare un uomo potente e di grande prestigio, ma il Senato gli era ostile, preferiva sostenere Pompeo in quanto appariva un uomo rispettoso delle regole. Per questo Cesare pensò di rinnovare il patto con Pompeo e Crasso in modo da avere insieme quella forza che nessuno dei tre possedeva singolarmente. Il suo obiettivo era quello di farsi rinnovare, per un altro quinquennio, il proconsolato in Gallia in modo da avere il tempo di conquistare tutto il territorio gallico. Per ottenere questo obiettivo aveva bisogno anche che il Senato aumentasse il numero delle legioni a sua disposizione. Così Cesare si incontrò a Lucca, nel 56 a.C., con Pompeo e Crasso per stringere con loro un nuovo patto GLI ACCORDI DI LUCCA E LA PROSECUZIONE DELLA CONQUISTA DELLA GALLIA Con l'accordo concluso a Lucca tra Cesare, Pompeo e Crasso si stabilì: -che a Cesare venisse prorogato, per altri cinque anni, il proconsolato; -che il consolato venisse attribuito, per l'anno successivo, a Pompeo e Crasso; -che successivamente all'anno di consolato, venisse assegnato il proconsolato per cinque anni: a Pompeo in Spagna; a Crasso in Siria, a quest'ultimo venne dato anche il comando della guerra contro i Part; Il convegno di Lucca rappresentò una vera e propria divisione del potere tra i tre uomini politici La mossa successiva di Cesare fu quella di sbarcare a Durazzo, nel 48 a.C., città che Pompeo aveva fatto fortificare. Cesare tentò di assediare Durazzo, ma non vi riuscì e visto che Pompeo ebbe distrutto tutte le navi di Cesare, rendendogli così impossibile la ritirata, Cesare dovette proseguire verso l'interno, in Tessaglia, anche per trovare viveri per i suoi uomini L'esercito di Cesare e quello di Pompeo si scontrarono a Farsalo (Grecia) nel 48 a.C. Qui Cesare riportò un'importante vittoria, mentre Pompeo si rifugiò in Egitto dove venne ucciso dal re Tolomeo quest'ultimo sperava, con l'uccisione di Pompeo, di farsi amico Cesare e di portarlo dalla sua parte nella lotta che lo vedeva coinvolto con la sorella Cleopatra per la divisione del regno Ma Cesare, una volta giunto in Africa, non premiò Tolomeo anzi, gli tolse il trono e lo affidò alla sorella nel 47 a.C. L'Egitto entrò, così, sotto l'influenza romana In Asia nel frattempo Farnace, re del Ponto e figlio di Mitridate, approfittò della situazione venutasi a creare per occupare la Bitinia e la Cappadocia Cesare, per tutta risposta, lasciò l'Egitto nel 47 a.C. e tornò in Asia dove sconfisse Farnace a Zela in soli 5 giorni Un folto gruppo di pompeiani, compresi Catone e i figli di Pompeo Sesto e Gneo, si era rifugiato in Africa dopo la sconfitta di Farsalo. Per questo Cesare si recò in Africa e, nel 46 a.C., sconfisse l'esercito pompeiano a Tapso (Africa) in una battaglia decisiva Sesto, Gneo e alcuni loro compagni, si rifugiarono in Spagna. Molti uomini dell'oligarchia repubblicana, come Catone, preferirono uccidersi piuttosto che essere catturati da Cesare Cesare creò, in Numidia, una nuova provincia dal nome Africa Nova Nel 45 a.C. vi sconfigge l'ultima resistenza pompeiana a Munda in Spagna mettendo fine alla guerra civile CESARE DITTATORE PERPETUO Nel 48 a.C. Cesare venne nominato dittatore per un anno, nel 46 a.C. gli venne conferita la dittatura per dieci anni, e verso la fine del febbraio del 44 a.C. venne nominato dittatore a vita vi usò la sua autorità per creare a Roma un clima di pace, Fu clemente nei confronti: -dei seguaci di Pompeo, con lo scopo di crearsi il consenso tra i membri dell'aristocrazia senatoria; -e con coloro che accettavano il suo potere Tuttavia, si rivelò inflessibile nei confronti di coloro che si ribellavano alla sua autorità, Diede vita ad una profonda opera di riforma in campo politico, economico e giuridico in campo politico ed amministrativo, Cesare: -inviò 80.000 cittadini nelle colonie d'oltremare con lo scopo di ripopolare i centri urbani ma anche al fine di romanizzare le province; -fondò colonie romane anche in zone lontane dalla capitale; -raddoppiò il numero dei magistrati; -aumentò il numero dei senatori da 600 a 900; -concesse la cittadinanza romana alla Gallia Cisalpina; -rivide la composizione dei tribunali scegliendo i suoi membri per metà tra i senatori e per metà tra i cavalieri; In campo economico Cesare: -assegnò terre ai veterani delle sue legioni; -rivide la lista dei cittadini che avevano diritto alla distribuzione gratuita di grano; promosse grandi lavori pubblici a Roma e in tutto l'impero al fine di ridurre la disoccupazione; -favorì lo sviluppo delle attività industriali e commerciali; -tutelò il lavoro libero rispetto a quello servile; In campo giuridico Cesare: -riordinò il diritto civile e raccolse in alcuni volumi le leggi più importanti; -vietò il delitto politico, cioè l'uccisione o la condanna a morte di un cittadino senza un regolare processo; -combatte il disprezzo della legge che orami era molto diffuso a Roma; Cesare riformò il calendario, in modo che questo corrispondesse meglio al corso del sole e delle stagioni Stabilì che l'anno fosse composto da 12 mesi, portò i giorni dell'anno a 365 e aggiunse un giorno a febbraio ogni 4 anni Questo calendario fu detto giuliano dal nome di Giulio Cesare e rimase in uso fino al 1582. LE IDI DI MARZO la nomina di Cesare a dittatore perpetuo faceva ipotizzare che la concentrazione del potere nelle mani di un solo uomo non fosse un provvedimento temporaneo, ma avrebbe posto definitivamente fine alle libertà repubblicane Per questo motivo i vecchi senatori pensarono che, eliminando Cesare, si sarebbe potuti tornare a ristabilire l'oligarchia e il vecchio ordinamento repubblicano, da qui nacque l'idea di un complotto ai danni di Cesare. Alla congiura contro Cesare parteciparono circa 60 persone, tra cui: -Gaio Cassio Longino; -Marco Giunio Bruto, suo figlio adottivo. Entrambi erano seguaci di Pompeo ed erano stati perdonati da Cesare e da lui designati magistrati per gli anni successivi Cesare aveva annunciato la sua partenza per l'Oriente, pertanto la sua uccisione doveva avvenire prima di tale data. Il 15 marzo del 44 a.C., giorno delle Idi secondo il calendario romano, egli avrebbe tenuto la sua ultima seduta pubblica in Senato, prima della partenza: si decise, quindi, di ucciderlo proprio in quel giorno nonostante fossero trapelate delle notizie sulla congiura, Cesare volle andare comunque nella Curia, l'edificio dove si riuniva il Senato, dove qui venne ucciso da 23 pugnalate ai piedi della statua di Pompeo La morte di Cesare segnò la fine di un breve periodo di pace CAPITOLO 4 ANAGONIA DELLA REPUBBLICA L’EREDITA DI CESERE; LA GUERRA DI MODENA Alla morte di Cesare non si ebbe un ritorno alla vecchia repubblica oligarchica, come avrebbero voluto i congiurati si creò, invece, una situazione di grande tensione Abbattuto Cesare i cesaricidi, non vi erano preoccupati di eliminare anche i suoi principali collaboratori, Marco Emilio Lepido e Marco Antonio, quest’ultimo inseguito a diverse trattive vi era riuscito ad imporre una politica di compromesso che venne ratificata dal senato; (Guerra di Perugia 41a.C.- 40 a.C.) Sesto Pompeo era riuscito ad occupare la Sicilia, la Sardegna e la Corsica e, pirateggiando nei mari, rendeva difficile, per Roma, il rifornimento di viveri Preoccupato di un’alleanza tra Antonio e Sesto Pompeo Ottaviano si avvicinò a quest’ultimo sposando Scribonia Nel 41 a.C. Antonio e Ottavio si incontrano a Brindisi dove venne sottoscritta un’intesa (accordo di Brindisi 40 a.C.) Secondo il quale ad Antonio veniva assegnato l’Oriente ad Ottavio l’Occidente (esclusa l’Africa, che vi era nelle mani di Lepido) La situazione precipitò nuovamente dalle rivendicazioni di Sesto Pompeo (tenuto a disparte dell’accordo dall’accordo di Brindisi) Nel 39 a.C. Antonio fu costretto a fare ritorno dalla Grecia per presenziare un nuovo accordo con Ottaviano, a Miseno (accordo di Miseno) Nel 38 a.C. Sesto Pompeo vi riprese le scorrerie contro l’Italia e allo stesso tempo aveva perso la Sardegna e la Corsica Ottaviano vi iniziò ben presto la lotta per il possesso della Sicilia, e vista la sconfitta si trovò costretto a chiedere l’appoggio di Antonio, stringendo un nuovo accordo con lui a Taranto nel 37 a.C. Nel frattempo, Agrippa console del 37 a.C. aveva collegare i laghi Averno e Lucrino al mare, formando così un porto militare presso Pozzuoli (Napoli) Con queste navi Agrippa inferse Sesto Pompeo lungo la costa, e ne rimase vittima; ANTONIO IN ORIENTE Negli anni successivi alla battaglia di Filippi, Antonio concentrò tutte le sue attenzioni in Oriente Nella prima del 36 a.C. Antonio diede inizio alla sua grande spedizione partica attraversò l’Armenia per raggiungere Fraaspa, ma non vi riuscì a prendere la città e dovette ritirarsi; Nel 35 a.C. fu trascorso per preparare una nuova invasione della Partia e dell’Armenia che ebbe luogo solamente l’anno successivo; Nel 35 a.C. vi si era consumata la definitiva rottura tra Antonio e Ottaviano LA BATTAGLIA DI AZIO Nel 32 a.C. il triumvirato si avvicinava alla sua scadenza naturale Venuto fuori un testamento in cui Antonio, dichiarava di voler essere sepolto ad Alessandria, accanto a Cleopatra e attribuiva il regno ai figli con la regina, Ottaviano ottenne che il triumviro venisse privato di tutti i suoi poteri Ottavio vi si presentò come difensore di Roma e dell’Italia Contro una regina avida e infida La dichiarazione di guerra venne formalizzata solamente per la sola Cleopatra, lo scontro determinate avvenne nel 31 a.C. ad Azio (Grecia) con una battaglia navale vinta da Agrippa per conto di Ottaviano nel frattempo, Antonio e Cleopatra si rifugiarono in Egitto Quando Ottaviano, vi penetrò in Egitto prima Antonio e poi Cleopatra sì, suicidarono venne così dichiarato una provincia Romana; LA VITTORIA DI OTTAVIANO SEGNO LA FINE DELLA REPUBBLICA PARTE QUARTA L’IMPERO DA AUGUSTO ALLA CRISI DEL III SECOLO; IMPERO ROMANO, IMPERO DEI CESARI: AZIO E LA CENSURA TRA STORIA REPUBBLICANA E STORIA DEL PRINCIPATO Con la vittoria su Antonio e Cleopatra, Ottaviano vi si trovò ad essere l’unico padrone assoluto dello stato romano Con 31 a.C. si fa iniziare il principato regime incentrato sulla figura di un unico reggitore del potere il ‘’principeps’’ Ottaviano rimasto l’unico a detenere il potere doveva dunque ‘’capire’’ come riformare il governo Vi era inoltre il problema dei militari, che si dimostravano insofferenti ai ritardi nella distribuzione di terre, Ottaviano dovette indebitarsi pesantemente con sé stesso e i suoi sostenitori Le soluzioni adottate da Ottaviano furono complessivamente restauratrici nella forma, se non del tutto innovative nella sostanza IL TRIENNIO 30-27 a.C. Il primo atto compiuto da Augusto nel 30 a.C. fu l’organizzazione della neo-provincia d’Egitto, che viene affidata ad un equites Caio Cornelio Gallo, con poteri simili a quelli di un proconsole Dal 29 a.C. ai senatori venne imposto il divieto di lasciare l’Italia (tranne per recarsi in Gallia Narbonese o in Sicilia, nel caso in cui avessero dei possedimenti) la posizione di assoluto potere raggiunta da Ottaviano è facilmente testimoniata dai suoi sette consolati consecutivi (31-23 a.C.) Nel 28 a.C. in quanto console assieme al fedele Agrippa, a cui erano stati attribuiti poteri censori, procedettero alla lectio senatus Nel medesimo anno Ottaviano venne eletto ‘’principes senatus’ ’ L’Italia, come si è visto alla fine delle dopo la guerra sociale e Cesare, erano tutti cittadini romani (si parla di circa 400 città italiche, che godevano di autonomia interna) Augusto, in Italia, si limita a dividere il territorio in undici regioni, per poter anche qui favorire la governabilità, e provvedendo sempre al restauro ed alla costruzione di strade, acquedotti e altre strutture di interesse pubblico (anche se soprattutto a scopo militare). Le province vedono invece una riforma dal punto di vista politico, si andarono formando tra potere del Princeps e quello del ‘‘popolo’’ Le province imperiali erano quelle in cui erano stanziate una o più legioni, data la natura di province ‘’non pacificate All’inizio erano 5, ma al termine del principato di Augusto avevano raggiunto la considerevole cifra di 11, il loro governo era affidato a dei legati Augusti pro praetore (si trattava di ex pretori o ex consoli), il cui mandato dipendeva esclusivamente dalla volontà del Princeps Le province del ‘’popolo’’ (province senatoriali) erano quelle ‘’pacificate’’, in cui figuravano al massimo una legione e qualche truppa ausiliari. Il governatore era sempre un senatore, scelto a sorte tra ex consoli ed ex retori, e vi aveva un mandato della durata di 1 anno ed erano assistiti da questori (Augusto, comunque, in virtù del suo ‘imperium maius’, poteva intervenire anche in queste province) L’ESERCITO, LA PACIFICAZIONE E L’ESPANSIONE Sotto Augusto, si pone il problema di riformare l’esercito, divenuto troppo grande rispetto alle effettive esigenze di Roma. Il servizio militare viene poi riservato esclusivamente a volontari (tra cui italici e provinciali), rendendo l’esercito composto esclusivamente da professionisti Si costituisce una forza permanente composta da 28 legioni (diventate 25 dopo il disastro di Varo, in Germania) per un totale di 170.000 uomini, si istituisce inoltre la guardia pretoriana un corpo d’élite stanziato in città e nei pressi della stessa, composto da circa 9.000 uomini meglio pagati e addestrati, inizialmente affidata a due prefetti di rango equestre LEGGI AGUSTEE (RIPETERE DAL LIBRO) LE PROVE DINASTICHE E STRATEGIE DI SUCCESSIONE L’OPPOSIZIONE Augusto che non aveva avuto figli maschi, ma solamente una figlia Giulia, doveva trovare il modo da far si che il suo ruolo non andasse perso con la sua morte Nel 23 a.C. attraverso il matrimonio di Giulia con il nipote Marcello, Agusto cerca di inserire un discendente maschio nella famiglia, ma quest’ultimo vi muore alla fine dello stesso anno (23 a.C.) La seconda persona a cui Agusto fece attribuire gradualmente privilegi assimilabili a quelli del Princeps, fu Agrippa ma nel 13 a.C. L’attenzione di Augusto si rivolge momentaneamente ai due figli avuti dal matrimonio con Livia Tiberio e Druso, protagonisti di eccellenti campagne militari, vengono accordati vari poteri (quali il consolato, il proconsolato e la potestà tribunicia nel caso di Tiberio), ma, morto Druso, Tiberio si autoesilia a Rodi, forse a causa del malcontento dovuto al forzato matrimonio con Giulia o alla predilezione che Augusto mostrava verso i suoi due figli adottivi Caio e Lucio Cesari (figli naturali di Agrippa e Giulia) I due però, muoiono giovanissimi Tornato Da Rodi (Grecia) nel 2 d.C. (I secolo), Tiberio è obbligato a adottare Germanico contemporaneamente Augusto adotta lo stesso Tiberio e Agrippa Postumo, suo unico nipote rimasto in vita cade in disgrazia e viene esiliato nel Sorrento; Nel 13 d.C., l’unico che aveva gli stessi poteri di Augusto, era proprio Tiberio, e sarà lui, nel 14 d.C., alla morte del Divo, a ereditarne il posto; CAPITOLO 2 I GIULIO CLAUDI UNA DINASTIA? Alla morte di Augusto, il potere passa nelle mani di Tiberio, nel 14 d.C. Inizialmente Tiberio si finge riluttante ad assumere tutti i poteri propri del Divo, che comunque gli vengono concessi dal Senato dal 14 d.C. al 68 d.C., l’auctorictas augustea rimase nella famiglia Giulio-Claudia, vale a dire i discendenti della famiglia degli Iulii (cioè la famiglia di Giulio Cesare, da cui Augusto venne adottato) e della famiglia dei Claudii (la famiglia a cui appartenevano Tiberio Claudio Nerone). La dinastia dei Giulia Claudia si compone, nell’ordine, di Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone e vi ricopre l’arco di tempo che va dal 14 al 68 d.C. TIBERIO Il principato di Tiberio risulta essere una prosecuzione positiva dell’operato di Augusto Durante il suo regno vi sorge uno dei problemi che si troverà in tutta la storia imperiale, ovvero il difficile rapporto tra il principe e il senato Un altro grande problema che Tiberio dovette affrontare fu quello delle rivolte degli eserciti, che giunta la notizia di morte di Agusto iniziarono ad ammutinarsi, lamentando scarse paghe e condizioni pessime, soprattutto in Pannonia e nel Basso Reno In Pannonia viene inviato Druso Minore (figlio di Tiberio e console per quell’anno) che riesce a riportare la calma in breve tempo mentre nel Basso Reno fu mandato, che riesce a circoscrivere la rivolta, conducendo con successo anche operazioni oltre nella zona tra il Reno ed il fiume Elba Le vittorie, seppur non decisive, gli valgono il richiamo a Roma nel 17 d.C., con il trionfo e l’imperium proconsolare sulle province orientali, non ancora pacificate, oltre al consolato con lo stesso Tiberio nel 18 d.C.. Questa statalizzazione vedeva tutta una serie di funzionari preposti a specifiche attività, formati nell’ambito equestre (procuratori e prefetti), che facevano riferimento ad una amministrazione centrale, a sua volta divisa in quattro uffici A capo di questi dipartimenti vennero chiamati dei liberti Anche dal punto di vista giudiziario Claudio opera dei cambiamenti Sempre nell’ottica di una razionalizzazione dell’Impero va letta la costruzione del porto di Ostia, che permetteva un miglior approvvigionamento di grano per la città, assieme all’assegnazione della distribuzione frumentaria Completa inoltre la costruzione di due acquedotti, per poter favorire l’approvvigionamento idrico della città Vi si rende anche protagonista di una politica di integrazione, concedendo la cittadinanza a vari elementi provinciali o a soldati delle coorti ausiliarie In Oriente Claudio, riorganizza il sistema di Caligola degli stati cuscinetto, rendendoli nuovamente province romane Per timore di tumulti, nel 49 d.C., un provvedimento espelle gli Ebrei da Roma, ristabilendo i loro privilegi nelle città orientali Alla morte del suo re, anche gran parte del territorio della Tracia entra a far parte dell’Impero In politica estera, la più grande conquista di Claudio è indubbiamente quella della Britannia, i cui territori meridionali vennero resi provincia nel 43 d.C. (sebbene la completa sottomissione sia cosa che richiederà tempi più lunghi) Nel 49 a.C. si sposa per la seconda volta, con la cugina Agrippina che si adoperò in ogni modo per far adottare dall’imperatore il figlio Nel 54 a.C. Claudio raccomando come eredi entrambi i figli, ma nello stesso anno vi muore in circostanze poco chiare, e vi si pensò che Agrippa l’avesse avvelenato per assicurare a suo figlio il posto di successore; NERONE La successione da Claudio a Nerone avvenne relativamente senza scossoni, Nerone, all’epoca della sua ascesa al principato era ancora sedicenne e subiva l’influenza de suo precettore Seneca e del prefetto del pretorio Afranio Burro Alla morte di Claudio, malgrado il suo testamento, Britannico venne totalmente ignorato e messo da parte Data la sua giovane, il governo era praticamente nelle mani di Seneca e Burro e soprattutto della madre Agrippina, che si premurò di eliminare tutti i possibili nemici Nerone, comunque, con il passare del tempo, cominciò a mal sopportare l’ingerenza della madre, arrivando ad aperti contrasti, come ad esempio la relazione di Nerone con la liberta Claudia Atte unita al suo disinteresse per moglie Ottavia da cui tento il divorziò, nel 59 d.C., dopo essersi legato a Poppea Sabina A questa unione e al divorzio, Agrippina si oppone con ogni mezzo, portando Nerone a decidere di sbarazzarsi di lei, Agrippa Agrippina venne assassinata quello stesso anno; Tra i suoi provvedimenti di carattere amministrativo va ricordato la riforma nella gestione dell’aerarium del 56 d.C., sostituendo ai tradizionali questori due Saturni scelti dal principe tra gli ex pretori Allo stesso tempo si delineava un altro aspetto del carattere di Nerone, ovvero l’inclinazione per la cultura e per arti; A partine dal 59 d.C. vi organizzò ludi teatri-musicali di tipo greco, e nel 60 d.C. diede vita ‘’Neronia quinquennali ‘’ (imitazione dei giochi olimpici) Nel 64 dC poi, Roma è devastata da un enorme incendio che la distrugge per quasi due terzi Nerone che vi era lontano, malgrado faccia immediatamente ritorno ad Anzio, adoperandosi nel coordinamento dei soccorsi, venne accusato di aver egli stesso causato l’incendio, dal suo canto, diede la colpa ai cristiani che vennero di conseguenza perseguitati e condannati L’enorme costo della ricostruzione di Roma porta ad una crisi finanziaria, a cui Nerone tenta di rimediare con una riforma monetale, che però non riesce ad ottenere gli effetti sperati Durante questi anni, il principe si trova ad essere bersaglio di due congiure la prima è la congiura dei Pisoni del 65 d.C., capeggiata da Caio Calpurnio Pisone, che vedeva coinvolti vari senatori, cavalieri e personalità di spicco. Scoperta la congiura, inizia una serie di assassinii. L’altra congiura, la congiura viniciana del 66 d.C. che prende il nome dal suo ispiratore Annio Viniciano, ma anche questa è ben presto scoperta e i cospiratori puniti. Gli interventi in politica estera furono concentrati soprattutto in Armenia, Britannia e Giudea In Armenia, dopo varie vicissitudini, Cneo Domizio Corbulone, era riuscito a mettere sul trono un re cresciuto nell’Urbe, Tigrane V. Una volta insediatosi però, decise di attaccare il territorio partico, suscitando una reazione di Vologese che porterà, nel 66 d.C., alla proclamazione come re di Armenia di Tiridate a Roma, da parte di Nerone In Britannia, nel 59 d.C., viene inviato come governatore Caio Svetonio Paolino, che i trova a dover fare i conti con varie ribellioni dovute all’atteggiamento dei funzionari imperiali deputati alla fiscalità Nel frattempo, in Giudea nel 66 d.C. erano scoppiate altre ribellioni a causa della requisizione del tesoro del tempio di Gerusalemme da parte di un procuratore romano, ribellioni che minacciavano di estendersi ulteriormente ad altre zone dell’Impero, Nerone manda, come comandante delle truppe in Giudea, Tito Flavio Vespasiano che riesce ad occuparsi della situazione Intanto però, nel 68 dC, al ritorno di Nerone a Roma, vi scoppia un’altra ribellione, questa volta nella Gallia Lugdunense, il quale legato, Caio Giulio Vindice, aveva riunito attorno a sé il disagio dei suoi provinciali; La ribellione venne presto sedata, ma di lì a pochissimo tempo comincia una catena di ribellioni, fino ad arrivare al punto che il Senato dichiara Nerone ‘‘nemico pubblico’’ e riconosce Galba come nuovo imperatore; Nerone, dunque, si suicida nel 68 d.C., ponendo fine alla ‘dinastia’ dei Giulio Claudi e aprendo le porte ad una nuova crisi, con la totale mancanza di eredi CAPITOLO 3 L’ANNO DEI QUATTRO IMPERATORI L’anno dei quattro imperatori (68/69 dC) Alla morte di Nerone vi si erano create le condizioni per una nuova guerra civile; dopo la morte di Nerone nel 69 d.C. vi succedettero ben quattro imperatori: Galba, Otone, Vitiello e Vespasiano GALBA Giugno 68 - Gennaio 69 d.C. Servio Sulpicio Galba era un anziano senatore che aveva rivestito vari incarichi di governo in Germania, Africa e Spagna Le sue truppe cercarono di proclamarlo imperatore ma egli si rifiutò in quanto sosteneva che essi non avevano alcun diritto a proclamarlo; Grazie alla defezione da Nerone del prefetto del pretorio Sabino ed al suo accordo con il senato, Galba viene proclamato imperatore Il suo breve principato comincia senza problemi di successione, ereditando i titoli del padre dopo aver già ricevuto l’imperium proconsolare e la potestà tribunizia Capace di attirare a sé un largo consenso, i suoi due anni da princeps sono segnati, indubbiamente, dall’eruzione del Vesuvio, nel 79 dC, che richiede, assieme ad un altro incendio scoppiato a Roma l’anno dopo ed una epidemia di peste, ingenti risorse finanziare Muore nel settembre dell’81 dC, senza eredi, e gli succede Domiziano DOMIZIANO 81 - 96 d.C. Il principato di Domiziano si caratterizza per quella che sembra essere una svolta via via sempre più autocratica, anche solo formalmente Una volta diventato imperatore, la prima prova è data dalle campagne contro i Catti, una popolazione germanica stanziata sulla riva destra del Reno le campagne, della durata di due anni in tutto (82 - 83 d.C.), valsero a Domiziano il trionfo e la trasformazione definitiva in provincie dei due distretti della Germania Superiore e Inferiore In Britannia invece Agrippa e, continuava la sua opera di conquista dell’isola vendo già invaso la Scozia e l’Irlanda, ma nell’83 dC venne richiamato a Roma da Domiziano Altro problema era quello della Dacia (l’attuale Romania), il cui re Decebalo, nell’84 - 85 d.C., aveva unificato varie tribù ed aveva compiuto alcune azioni antiromane, arrivando ad ucciderne il legato Domiziano interviene direttamente, riuscendo a respingere il nemico oltre il Danubio. Lascia poi il comando al prefetto del pretorio Cornelio Fusco, che nell’86 d.C. resta ucciso Nell’88 d.C. la campagna riprende e i romani riescono ad arrivare di quasi alla capitale di Decebalo Una sollevazione in Germania Superiore, ad opera del suo governatore, Saturnino, obbliga Domiziano ad una tregua con Decebalo . Anche sul fronte pannonico si verificarono dei disordini, che non giunsero a niente di conclusivo Rivolta di Saturnino Non è ben chiaro se tale rivolta avesse i connotati di un episodio di ostilità senatoria nei confronti di Domiziano In ogni caso, Domiziano si affrettò a marciare verso settentrione, il pericolo però è annullato dall’azione del governatore della Germania Inferiore, Norbano, sconfigge Saturnino nell’89 d.C. e, per evitare ulteriori scontri, ne distrugge tutta la documentazione, compresa la corrispondenza privata Dal punto di vista amministrativo si ricordano soprattutto la ‘’lex Flavia municipalis’’, un quadro dei regolamenti dei vari municipi e la definitiva assegnazione delle cariche degli uffici amministrativi a personaggi di ordine equestre La tendenza autocratica del princeps, lo stretto controllo del Senato attraverso la censura perpetua (ottenuta nell’85 d.C.) e il ritorno all’uso dei delatori era pratica comune all’epoca una sorta di Terrore Ciò fece si che Domiziano si creasse una vasta schiera di oppositori tra i senatori più conservatori e non solo, oltre che tra i filosofi stoici Il tutto, dopo parecchi processi, si risolse nel 96 dC, quando Domiziano è vittima di una congiura, ordita da un gruppo di senatori giorno stesso della sua morte, il Senato lo condanna alla damnatio memoriae ed elegge il suo successore, Marco Cocceio Nerva CAPITOLO QUARTO II SECOLO NERVA 96 - 98 d.C. Il II secolo d.C. viene considerato l’età più favorevole dell’Impero romano, in quanto vi si poté godere di un notevole sviluppo economico e culturale Il breve principato di Nerva durò solamente due anni, e vide il ripristino dei buoni rapporti tra imperatore e senato Si preoccupò anzitutto di rinnovare i giuramenti di fedeltà dei pretoriani, vagamente indispettiti dall’assassinio di Domiziano e, una volta stabilizzata la situazione interna si occupa di creare un piano finanziario e sociale per Roma e l’Italia Molto probabilmente sono di questo periodo le ‘’prime istituzioni alimentari ‘’ Si trattava sostanzialmente di prestiti concessi dallo Stato agli agricoltori Riorganizza inoltre il rifornimento idrico di Roma e trasferisce alla cassa imperiale il costo del cursus publicus (manutenzione di strade, stazioni di cambio ecc.) Il suo breve principato procedette senza forti opposizioni, alcuni problemi si riscontrano nel 97 d.C. Nerva inseguito a numerose opposizioni, per evitare una possibile guerra civile, si muove tempestivamente, adottando ed eleggendo suo successore, il senatore Marco Ulpio Traiano, in quel momento governatore della Germania Superiore Nerva muore poco dopo, nel 98 dC e Traiano diviene imperatore dopo la rettifica del Senato ed il giuramento di fedeltà degli eserciti TRAIANO 98-117 d.C. (II secolo d.C.) Alla morte di Nerva, nel 98 dC, è raggiunto dalla notizia della sua successione Traiano stava svolgendo la funzione di governatore in Germania, torna a Roma solo l’anno dopo, preferendo concentrarsi sulla difesa ed il consolidamento delle frontiere, soprattutto in quella renana e quella danubiana, Per le sue virtù militari ed il suo senso di appartenenza alo Stato, era definito ‘‘optimus princeps’’ Durante il suo principato, emerge la chiara spinta espansionistica, che ne caratterizza tutta la politica estera, la sua azione si concentra soprattutto in Oriente Nel 101 Traiano comincia le operazioni contro la Dacia (attuale Romania), partendo dalla Mesia Superiore e avanzando rapidamente, senza che Decebalo accettasse lo scontro aperto. I romani vincono a Tapae e ancora una volta la via si libera verso la capitale Nel 102 la capitale è sotto feroce attacco, il che costringe Decebalo ad accettare condizioni di pace molto dure, tra le altre cose, viene costruito anche un ponte sul Danubio a Drobeta, che facilitava il collegamento da Mesia Superiore e Dacia questo stesso ponte verrà utilizzato nel 105, quando i romani tornano in Dacia, la capitale, nel 106, viene assediate, presa e distrutta. L a conquista di questo territorio, porta parecchio oro nella casse romane e la Dacia diventa provincia romana (*nb* Colonna di traiano è un monumento innalzato a Roma per celebrare la conquista della Dacia da parte dell’imperatore Traiano, rievoca infatti tutti i momenti salienti di quella espansione territoriale;) Sempre nel 106, si ha la soppressione del regno dei Nabatei, con la riduzione a provincia delle zone dell’attuale Giordania e della penisola del Sinai. Questa nuova provincia, la Provincia d’Arabia, garantiva il controllo romano sulle vie di commercio per l’India; Tra il 107 ed il 113 Traiano cerco un’alternativa per un altro problema ricorrente, quello dell’Armenia La situazione si reggeva sul compromesso neroniano del 66 d.C., per cui il re d’Armenia doveva venir scelto formalmente da Roma ANTONIO PIO 138-161 d.C. (II secolo) Antonio Pio a differenza del suo predecessore vi trascorre tutto il suo principato in Italia e si pone in sostanziale continuità con la politica di Adriano; Le operazioni militari all’estero vennero condotte tutte dai suoi luogotenenti, dal punto di vista amministrativo sotto il suo principato si portano a termine varie opere pubbliche, potenziando inoltre il sussidio per le giovani orfane italiche, che presero il nome di ‘’puellae Faustinianae’’ in ricordo della moglie Faustina Maggiore venne creata da Antonino per le fanciulle orfane; Il 7 Marzo 161 d.C., Antonino muore, assistito dal suo figlio adottivo maggiore Marco Aurelio LO STATUTO DELLA CITTA Nell’epoca del suo principato, l’impero raggiunge l’apogeo del proprio sviluppo Le città (civitates in occidente e poleis in oriente) erano organizzare secondo tre tipologie, in base al loro grado di integrazione all’interno dello Stato romano: (RIPETERE DAL LIBRO IL RIMANENTE) MARCO AURELIO (161 - 180 d.C.) E LUCIO VERO (161-169 d.C.), MARCO AURELIO E COMMODO (177-180 d.C.) Alla morte di Antonino, la successione si svolge senza problemi connotandosi per una certa particolarità, quella del doppio principato ovvero Marco Aurelio pretese anche per il fratello adottivo Lucio Vero lo status di principes Già da subito, Aurelio e Vero si trovano a confrontarsi con il problema partico, il cui nuovo conflitto si trae per cinque anni, dal 161 al 166 d.C. con una pace sostanzialmente positiva per i romani, e con un trionfo per i due imperatori ed un controllo più stretto del fronte orientale, che are nuove vie di commercio addirittura verso la Cina Sempre nel 166, viene inoltre concesso il titolo di Cesare ai due figli di Marco Aurelio, Lucio Aurelio Commodo Dall’Oriente però, le truppe portano dietro anche la pestilenza, che di lì a poco causerà grandi devastazioni La guerra partica comportò inoltre lo sguarnimento di legioni delle regioni del nord est, dove le tribù della Germania Inferiore, avevano ricominciato a dilagare Aurelio e Vero si muovono nel 168 verso settentrione, stabilendo ad Aquileia (nell’odierno Friuli) un presidio militare che permette di arginare l’emergenza e respingere parte dell’invasione, tanto che i due imperatori, quello stesso anno, fanno ritorno a Roma e nella strada di ritorno, all’inizio del 169, Vero muore colpito; Aurelio si trova dunque nella condizione di dover sostenere da solo il peso di quella che si prospettava essere una guerra molto lunga Dal 169 al 180, Aurelio si trova impegnato in guerre continue sul fronte danubiano: la prima parte delle guerre sul fronte danubiano (170 - 175) porta ad una sostanziale successo dei romani, e nel 174 si trovano a dover confrontarsi con la ribellione dei Bucòloi in Egitto, cui Marco Aurelio risponde mandato in Siria Avidio Cassio, con mandato anche sull’Egitto. Proprio Avidio Cassio, si rende protagonista di una svolta di rivolta, quando, convinto della morte di Aurelio, si proclama imperatore con il sostegno di molte province orientali, e nello stesso anno però, nel 175, muore, scongiurando il rischio di un conflitto armato Nel 177, tornato a Roma dopo sette anni e avendo celebrato il trionfo, nomina Commodo suo correggente Nel 178 i Marcomanni e i Quadi riprendono le ostilità, con il princeps questa volta deciso a chiudere la partita, nel 180 però, dopo una serie di vittorie decisive, Marco Aurelio si ammala gravemente e muore *(Piccolo appunto sulla politica interna: Aurelio ripristina i quattro iuridici, i quattro consoli dei distretti introdotti da Adriano e aboliti da Antonino Pio, a seguito delle opposizioni senatore.) * COMMODO 180-192 d.C. Diventato imperatore a meno di diciannove anni, prende il nome di Marco Aurelio Commodo Antonino Il principato di Commodo si contraddistingue per una costante successione di funzionari che si occupavano in sua vece di affari in cui egli si dimostrava del tutto incompetente, dato inoltre il suo atteggiamento del tutto disinteressato nei confronti delle questioni pubbliche, di qualsiasi natura Alla morte del padre, Commodo si trattiene sul fronte danubiano ancora per sette mesi, ottenendo qualche successo ma rinunciando poi al progetto del padre di sottomettere le popolazioni più settentrionali, preferendo creare con loro dei rapporti clientelari e rafforzare invece il limes già esistente Tornato a Roma, Commodo si affida ai consigli degli ex consiglieri del padre, tra cui Pompeiano, Vittorino e Paterno Nei suoi ultimi anni di vita, abbandona nuovamente il governo in mano ad un cortigiano, Eclecto e dal 191 al nuovo prefetto del pretorio Quinto Emilio Leto proprio con loro due, nel 192 temendo per la loro vita, ordiscono una congiura, con cui vi termina la vita di Commodo la notte del 31 Dicembre 192; PARTE QUINTA CRISI E RINNOVAMENTO (III-IV secolo d.C.) LA CRISI DEL III SECOLO E LE RIFORME DI DIOCLEZIANO Il periodo che va dalla morte di Commodo (192 d.C./ II secolo) al trono di Diocleziano (284 d.C./III secolo) è un periodo di enormi cambiamenti, sotto tantissimi punti di vista, per l’Impero Romano L’introduzione di nuovi culti, soprattutto da oriente, la svalutazione della moneta, che porta ad una crisi economica e la pressione dei barbari, caratterizza il III secolo come una ‘epoca di angoscia’ Alla morte di Commodo, non vi era un piano ben preciso di successione, la scelta cadde inizialmente su Pertinace, vecchio senatore, il cui principato dura poco meno di tre mesi; A lui succede Didio Giuliano, che dura anch’egli pochissimo Come nella crisi del 68 (anno dei quattro imperatori) la parola passa agli eserciti provinciali SETTIMO SEVERO Già nell’aprile del 193 d.C., saputo dei disordini a Roma, scendono in campo il governatore della Pannonia Settimio Severo, quello di Britannia Clodio Albino, con cui Severo stringe un’alleanza di comodo, e quello di Siria Pescennio Nigro; Severo entra a Roma il primo giugno, rivendicando la legittimità di Pertinace e condannando i suoi assassini, cercando poi di guadagnarsi il favore del Senato, gran parte del suo regno Settimo Severo lo passa fuori da Roma, in campagne militari Per prima cosa, nel 194, sconfigge Nigro e rompe l’alleanza con Albino, nominando suo figlio Bassiano (noto poi come Caracalla) come suo successore. Nel 202 torna a Roma, dopo aver sconfitto nel 197 Albino a Lione concedendo anche al figlio minore Geta il rango di Cesare quello delle Gallie (comprendente anche la Britannia e la Spagna), retto da Postumo, e quello di Palmira (comprendente Siria, Palestina e Mesopotamia) retto da Odenato. Tra le sue innovazioni va ricordato l’affidamento del comando delle legioni non più a personaggi di classe senatoria, ma ai cavalieri e l’utilizzo di unità di difesa mobili, stanziate in territorio imperiale, per difendere le dentiere. Pone fine alla persecuzione dei cristiani, che per i successivi quarant’anni hanno il tempo per organizzarsi ed espandere la propria influenza (è in questo periodo che la sede vescovile di Roma comincia ad acquisire un’importanza maggiore rispetto alle altre) Aureliano e gli imperatori illirici Morto Gallieno, gli succede il comandante di cavalleria Claudio II, nei cui due anni di principato scaccia gli Alamanni che avevano occupato la pianura padana (Italia settentrionale/Piemonte) e i Goti che avevano occupato Atene. Sarà però Aureliano (270 - 275) a completarne l’opera, eliminando definitivamente le tribù che avevano rioccupato la pianura padana A lui va attribuita anche la repressione dei due regni separatisti, una nuova riforma monetaria, e l’introduzione del culto ufficiale di Sol Invictus, Così facendo, si solidificava anche la tendenza a divinizzare, introducendo un vero e proprio culto dell’Imperatore. Morto Aureliano, nel 275, si succedono, fino al 284, vi succedono cinque imperatori Nel 285, l’unico a ritrovarsi con il potere necessario per la porpora imperiale, era l’illirico Diocleziano, acclamato imperatore dalle sue legioni l’anno prima DIOCLEZIANO Con Domiziano vi parte anche l’epoca del cosiddetto ‘Dominato’ e non più del ‘Principato’ Il suo regno è un momento di restaurazione dello Stato, sotto molteplici punti di vista; La prima decisione di Diocleziano è quella di spostare la residenza dell’Imperatore da Roma a Nicomedia, capitale della Britannia (Gran Bretagna) economicamente più stabile e più vicina alle frontiere minacciate La sua riforma più consistente è indubbiamente quella riguardante l’amministrazione generale dell’Impero, essendo l’impero molto vasto e avendo più di una frontiera minacciata, era necessaria la presenza di più imperatori con capacità di intervento militare, evitando allo stesso tempo il pericolo di usurpazione. A tal proposito, Diocleziano concepisce il sistema della tetrarchia: al vertice dell’Impero, c’era un collegio imperiale, composto da due Augusti e due Cesari, con i due Cesari subordinati agli Augusti L’elezione a Cesare avveniva per cooptazione da parte degli Augusti Diocleziano vi arriva a questo sistema per gradi: elevando nel 286 ad Augusto Massimino, e poi scegliendo come Cesari Galerio (destinato a prendere il posto di Diocleziano) e Costanzo Cloro; Ad ogni tetrarca era stata assegnata una parte dell’Impero: - Diocleziano governava le province orientali; - Massimino governava l’Italia, le province africane e la Spagna; - Galerio governava la penisola balcanica e la zona danubiana; -Costanzo Cloro governava le Gallie e la Britannia; RIFORME: Diocleziano riduce anche la dimensione delle province, creandone di nuove e affidandogli a vari governatori, soprattutto di rango equestre affiancati da un duces militare, le province sono poi riunite in gruppi di dodici, chiamati ‘diocesi’, affidati ad un ‘vicario’ che faceva riferimento ad un prefetto del pretorio Riforma anche l’esercito, aumentando il numero di legioni e portando a compimento il progetto delle unità mobili di Gallieno Riguardo la fiscalità, introduce una nuova moneta e per fronte al costante aumento artificioso dei prezzi, emana un editto (Edictum de pretiis) in cui prefissa il prezzo massimo voce per voce Militarmente riesce a rendere sicure le frontiere, scongiurando l’invasione e a ottenere successi nelle rivolte in Britannia ed in Egitto LA PERSERCUZIONE DEI CRISTIANI Durante il regno di Diocleziano, si registra un delle più cruente persecuzioni di cristiani. Attraverso vari editti, vengono condannati i cristiani e distrutti i loro edifici di culto, lo scopo era quello di preservare l’unità religiosa dell’Impero. Il 30 Aprile 311 (IV secolo) comunque, un editto di Galerio, rende la religione cristiana lecita in tutto il territorio imperiale. In ogni caso, come previsto dal sistema tetrarchico, Diocleziano e Massimino abdicano in favore dei due Cesari, che divengono Augusti. Il sistema però entra subito in crisi: nel 306, alla morte di Costanzo Cloro, l’esercito proclama suo figlio, Costantino, nuovo imperatore, prediligendo nuovamente il diritto di) sangue a qualsiasi altro sistema (anche il figlio di Massimino, Massenzio, reclamerà il potere imperiale per sé) CAPITOLO II DA COSTANTINO A TEODOSIO MAGNO UN ETA DDI RINNOVAMENT E NON DI DECANDENZA Il periodo che va da Costantino a Teodosio Magno, che coincide grosso modo con il IV secolo, è convenzionalmente definito ‘Tarda antichità’’ Con il termine ‘Tarda antichità’, si vuole circoscrivere un periodo che risulta essere ben caratterizzato da tratti che gli sono propri, In questo momento si assiste alla graduale, ma totale, cristianizzazione dell’Impero insieme con il decadimento di molte vecchie istituzioni È comunque un’epoca che reca in sé varie contraddizioni: basti pensare che, malgrado la cristianizzazione dell’Impero, si assiste ad un imbarbarimento delle pene e ad una estensione della pratica della tortura Un elemento caratterizzante di questo periodo è comunque l’accresciuta pressione fiscale Costantino 306 – 337 d.C. (IV secolo) Figlio di Costanza Cloro nei primi anni da Imperatore, conduce una politica sostanzialmente prudente, vedendo una svolta a partire dal 310, nel momento in cui abbraccia una religione monoteistica Nel 312, sconfigge Massenzio, figlio di Massimiano acclamato anch’egli imperatore, nella battaglia di Ponte Milvio, alle porte di Roma, questo evento ha una grandissima rilevanza: in quanto questa vittoria è ottenuta da Costantino nel segno di Cristo L’anno successivo, il 313, è l’anno del documento detto impropriamente ‘Editto di Milano’, che corrisponde all’accordo preso tra Costantino e Linicio riguardo la politica religiosa, I contrasti tra i due, comunque, cominceranno di lì a poco, e si risolveranno solo nel 324 quando, sconfitto Licinio nella battaglia di Crisopoli, Costantino è l’unico imperatore Dalla sua conversione, le strutture della Chiesa si inseriscono in quelle statali, con l’Imperatore che può intervenire in faccende dottrinali, come dimostra il suo coinvolgimento nel Concilio di Nicea, nel 325, che trattava questioni prettamente teologiche
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