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Ricerca Psicologica: Dinamiche di Gruppo, Interdipendenza e Influenza, Appunti di Sociologia Dei Gruppi

Una ricerca empirica condotta da psicologi sociali sulle dinamiche di gruppi, inclusi i tipi di gruppi, l'interdipendenza, la gerarchia e l'identità sociale. Vengono discusse le fasi che un individuo passa in gruppo, l'influenza sociale e il fenomeno della polarizzazione di gruppo. Inoltre, vengono esplorati gli aspetti strutturali di un gruppo come status, ruoli sociali, norme sociali e coesione sociale. Infine, vengono analizzati gli effetti del gruppo sul singolo, come facilitazione sociale, polarizzazione e categorizzazione sociale.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 08/02/2024

alessia-lovaglio
alessia-lovaglio 🇮🇹

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Scarica Ricerca Psicologica: Dinamiche di Gruppo, Interdipendenza e Influenza e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Gruppi solo su Docsity! TEORIE E PRATICHE DEI GRUPPI NELLA PRIMA INFANZIA Professoressa Monica Pivetti Libri di testo:  “Psicologia sociale” di Myers, Twenge, Marta e Pozzi (capitoli: 1,3,5,6,8,9,10, 13): il manuale  “Bambini insieme: intrecci e nodi delle relazioni tra pari in età prescolare” di Baumgartner e Bombi (da fare tutto) In aula non si riusciranno a fare tutti i capitoli, per cui bisogna studiarli autonomamente. Su e-learning si troveranno le slide ed esercitazioni Esame: scritto con 31 domande a risposta multipla (1 p. Per risposta corretta; 0 p. Per risposta errata). Dura 50 minuti Programma: Concentriamoci sugli argomenti presenti nelle slide e nelle domande di autovalutazione. Ciò che non è presente è meno importante (questo per il manuale). Mentre il secondo libro è più discorsivo. Si può fare un pre-appello: nella settimana 23/24/25 maggio, più probabile il 25 maggio Per iscriversi: verrà messo un file su e-learning e ciascuno si segna; fare una foto dopo che ci siamo iscritti cosi da avere la certezza di esserci iscritti. Gli argomenti d’esame si concentreranno sugli argomenti trattati a lezione, ma è possibile trovare anche domande su argomenti non fatti a lezione. I risultati li avremo massimo in una settimana. I risultati verranno messi su e-learning 1 1^ LEZIONE: 18/04/2023 CAPITOLO 1 DEL MANUALE: LA PSICOLOGIA SOCIALE INTRODUZIONE La psicologia sociale si occupa principalmente di gruppi (maschi-femmina; italiani-tedeschi; gruppi su Facebook; gruppi di classe…) trattando:  sia le dinamiche interne (come per esempio leadership, maggioranza, minoranza)  sia le relazioni (come il pregiudizio o il conflitto tant’è che vedremo come spesso il pregiudizio non è altro che una forma di conflitto, per esempio bianchi e neri, nord e sud o ragazze e ragazzi questo è un pregiudizio di genere) Gli psicologi sociali fanno una ricerca empirica con metodi di ricerca di tipo sperimentale per studiare come le persone non solo interagiscono con gli altri quando stanno in gruppo, ma anche come il fatto di stare in gruppo cambia il nostro modo di pensare. Si dice spesso che la psicologia sociale si trova a metà strada:  tra la psicologia da un lato-> mondo psichico degli individui  la sociologia dall'altro-> fenomeni collettivi La psicologia sociale, quindi, studia come il singolo interagisce, pensa e ragione quando sta in gruppo. (Approccio sperimentale) Le tre grandi linee di ricerca in psicologia sociale sono: 1. le percezioni del pensiero sociale, ciò vuol dire che tutta quella ricerca che viene fatta sui singoli, su cosa sono gli atteggiamenti, sulle percezioni si studia a livello dell'individuo. Gli atteggiamenti sono delle opinioni strutturate che abbiamo su alcuni oggetti sociali. Ad es. quelli politici, quelli verso il vaccino contro il Covid 2. l'influenza sociale , per esempio i ragazzini che escono da scuola, hanno tutti lo stesso modo di fare, abiti, tagli di capelli ecc… questa è una forma di influenza sociale cioè: una forma di reciproca influenza tra loro, questo standard di uniformazione si chiama norma di gruppo, tutto ciò avviene anche in molti altri contesti. Un altro esempio molto emblematico è il caso delle giurie: quando esse devono prendere una decisione, anche lì c'è una forma di influenza sociale 3. Delle relazioni sociali -> vedremo il pregiudizio (giudizio a priori verso una persona che appartiene a quel gruppo. Ad es. non do in affitto un appartamento a una persona del sud perché è del sud), l’aggressività e il conflitto, l’attrazione e l’intimità, l’altruismo è l’ora prosocialità I capisaldi sono:  l’approccio costruttivista: noi costruiamo o la nostra realtà, è la nostra percezione, il nostro atteggiamento che costituisce la realtà  Le nostre intuizioni/ i nostri giudizi sono a volte sbagliati-> ad es. il bias della retrospezione: ossia fiducia nelle nostre capacità di intravedere, sovrastimando le nostre capacità di prevedere eventi dopo che esso è avvenuto  Gli altri influenzano i nostri comportamenti (parliamo di influenza sociale)-> quando siamo influenzati dagli altri componenti del gruppo  I nostri atteggiamenti guidano i nostri comportamenti (legame tra atteggiamento e comportamento) La psicologia sociale ci dà delle «lenti» per leggere la quotidianità. Il compito non è giudicare ma comprendere. 2 - rappresentazioni sociali (abbiamo delle teorie ingenue sul mondo)-> Serge Moscovici - social conition-> considera questa idea razionale della scienza, per cui possiamo studiare un fenomeno in laboratorio attraverso il metodo sperimentale (es. vogliamo sapere se giovare ai videogame violenti bei ragazzi 8-12 anni provoca maggiore aggressività, rispetto a giocare a uno meno violento. Invitiamo un grippo di ragazzi e facciamo delle ricerche: se il gruppo che ha usato il gioco violento, risulta più violento; l’ipotesi è corretta)—> si guarda, quindi, il “prima” e il “dopo” Questo è l’approccio più utilizzato, e infatti viene chiamato mainstream. LA PSICOLOGIA SOCIALE IN EUROPA La psicologia sociale era quasi scomparso all’inizio del XX secolo, ma si è ripresa dopo la 2^ guerra mondiale grazie alla collaborazione con gli psicologi e le loro risorse che erano emigrati negli USA. Il 1963 è un anno chiave perché è stata organizzata a Sorrento una Conferenza Europea di Psicologia Sociale Sperimentale, in cui viene mostrata come il punto di ripartenza dopo la guerra. Essi erano: - Tajfel - Nuttin - Moscovici In Europa la psicologia sociale è più spostata sul versante sociale, cioè più applicata ai problemi quotidiani delle persone. Non a livello del singolo individuo, ma a livello di gruppo/ comunità. Critica alla psicologia nordamericana—> la prospettiva era troppo individualista; la società era vista come un aggregato di individui collegati tra loro. L’idea fondamentale della psicologia sociale europea: è quella di cercare di studiare i comportamenti sociali, orientato da teorie e osservazioni dirette dei rapporti tra persone e gruppi in uno specifico contesto sociale. L’idea è che quando si guarda a un oggetto sociale, non lo si vede neutrale/ trasparente ma, lo si vede filtrato dagli occhiali (ovvero dai valori, dagli atteggiamenti, le mie rappresentazioni sociali). La psicologia sociale cerca di: 1. offrire strumenti di comprensione 2. di considerarla all’interno di un contesto sociale Alcuni nomi importanti…  Moscovici profugo rumeno stabilitosi a Parigi, studiò la lettura ternaria dei fatti e delle relazioni, ovvero il mio rapporto con l’altro mediato dall’oggetto. Egli partecipò ad un meeting in Belgio insieme a H. Tajifel. Primo padre fondatore della psicologia sociale  Tajifel invece studiò la teoria dell’identità sociale. 5 LA PSICOLOGIA SOCIALE DI KURT LEWIN Teoria fondamentale-> teoria di campo (Sociogramma di Moreno= è uno strumento che serve a misurare il grado di organizzazione presente nei gruppi sociali). Il gruppo con cui ha lavorato, hanno poi portato avanti le sue ricerche. Egli studiava il fatto che gli individui si costruiscono delle relazioni che possono essere rappresentate come un campo; quindi gli studenti di una classe erano come le forza all’interno di un campo. I capisaldi di tale teoria sono: 1. L’idea è che dici sia una interdipendenza tra gli elementi del campo. Se in una classe un bambino/a prende i pidocchi; tutti li perdono. Questo funziona anche per le relazioni sociali: se siamo su un autobus con altre persone, ed esso va in panne, siamo tutti costretti a cercare una soluzione, insieme. 2. L’aspetto che privilegiava era quella della ricerca-azione cioè: bisogna analizzare ma anche agire sui problemi sociali, collaborazione, la partecipazione e la democrazia. Uscire dal laboratorio e fare un intervento concreto. Ricerca-.azione= perché nel momento in cui si fa una ricerca, la si fa contestualizzata nel sociale. I capisaldi sono: collaborare con il portatore di interesse, condividere là metodologie e i risultati, favorire la partecipazione di tutti quelli rilevai nella ricerca. L’idea è: che il cambiamento deve portare cambiamenti nel sociale 3. Per lui era molto importante intervenire sui problemi sociali (bullismo), il gruppo era rappresentato come un insieme di legami interdipendenti, il gruppo è dinamico e non statico perché cambiamo sempre. Bisogna osservare il gruppo e non i singoli all’interno del gruppo !!! LEGGERLO SOLTANTO. Secondo Willem Doise, la specificità della PS sta nel rinvenire nell’individuo, per quanto studiato isolatamente, le influenze delle sue appartenenze sociali, come pure nel ricercare l’aspetto soggettivo di quanto accade nella realtà oggettiva. L’intersezione tra mondo psichico (individuale) e sociale può essere studiata a diversi livelli dei rapporti umani (Doise, 1982):  processi intraindividuali (e.g., th della dissonanza cogn., Festinger, 1957)  rapporti fra individui (e.g. Festinger; Bavelas, 1950)  tra individuo e gruppi (e.g. Aboud, 1976)  Ideologico (e.g. Lerner, 1971; Milgram, 1974) 6 CAPITOLO 8 DEL MANUALE: INTERAZIONE NEI GRUPPI DEFINIZIONE DI GRUPPO I primi ricercatori negli anni ‘50, per esempio Bales sosteneva che i gruppi sono individui che interagiscono faccia a faccia. L'idea è che ci sono vari tipi di gruppi, l’immagine rappresenta un gruppo di lavoro, ci sono i gruppi di studio, gruppi di amici, c’è una classe che è un gruppo, ci sono gli ebrei, gli ucraini che sono un gruppo, ci sono gruppi online: Facebook, ci sono gruppi religiosi: gli scout, ci sono gruppi di volontariato. Però, per esempio, adesso si è parlato del fatto che gli ebrei sono un gruppo o gli ucraini sono un gruppo, ma non è che tutti gli ucraini si conoscono faccia a faccia. Anche i gruppi online, i gruppi Facebook, ci sono dei gruppi “no vax” su Facebook molto attivi, in cui le persone si scrivono, si rispondono reciprocamente, postano delle cose, sono molto attivi su questi gruppi, ma non è detto che tutti interagiscono faccia a faccia, però anche questo è un gruppo. Un altro aspetto trattato da Kurt Lewin, poi Campbell che è stato un suo collega e i suoi successori, hanno parlato di esperienza di un destino comune. Cioè hanno detto: quando i vari componenti percepiscono lo stesso destino. Il gruppo, quindi, si forma quando i componenti percepiscono lo stesso destino. Così come gli ebrei sono stati perseguitati durante il periodo nazista, solo perché erano ebrei, solo per la loro religione, questo li ha fatti diventare un gruppo, perché sapevano che andavano incontro alla stessa sorte. Un altro aspetto interessante è questa esistenza di una certa struttura sociale, formale o anche informale. Sherif e Sherif hanno fatto un esperimento che si chiama “Robbers Cave”. Una delle mille cose che hanno osservato, è che spontaneamente nei gruppi nasce una qualche forma di gerarchia, di struttura con dei ruoli: il leader, i gregari, l’aiutante, il deviante, la maggioranza e la minoranza. Dicevano Sherif e Sherif che in ogni gruppo c’è questa struttura di ruoli, a volte c’è più di un leader, a volte ce ne sono 2, uno orientato al compito, uno socio-emozionale. Ma ogni gruppo ha una sua struttura, questa struttura può essere:  Esplicita -> per esempio negli scout sapete che c’è una struttura molto esplicita: capo scout, il consiglio di Akela e tutte queste strutture  A volte invece nei gruppi di amici che si trovano di fronte alla scuola, al muretto o al bar, la gerarchia di ruoli, la gerarchia di status è implicita, non viene detta esplicitamente “ecco che arriva il capo!”, ma tutti sanno chi è la persona a cui fare riferimento. Un altro teorico più recente che ha proposto questa teoria molto potente (molto potente=spiega molte cose), è la teoria dell’Autocategorizzazione. Secondo Tajfel e Turner, un gruppo esiste quando due o più individui percepiscono sé stessi come membri della medesima categoria sociale. Cosa vuol dire? Dicono che già due individui fanno un gruppo. Ma poi Turner e Brown aggiungono un altro aspetto, dicono che è necessario che ci sia almeno un'altra persona, un altro gruppo che riconosce l’esistenza di quel gruppo. L’idea è che viene fuori qui, è che non c’è mai solo un gruppo da solo, nel vuoto, ma c’è sempre anche un altro gruppo (outgroup) che fa come da specchio. 7 1. maschio-femmina (2 gruppi) 2. insegnante-allievi (2 gruppi) 3. nord-sud (2 gruppi) Questo per dire che sono solo gruppi a cui non avevamo pensato subito, ci sono dei gruppi anche più rilevanti, dal punto di vista psicologico, come per esempio “faccio parte del volontariato del canile, tutti i sabati vado al canile e do una mano”, “faccio parte del gruppo degli studenti dell’anno 2021/22” “faccio parte del gruppo degli scout”. Ci sono dei gruppi: - di cui facciamo parte e di cui siamo consapevoli - ma facciamo anche parte di altri gruppi di cui non siamo consapevoli, siamo contemporaneamente componenti di più gruppi Per studiare questa appartenenza ai gruppi e il ruolo, Tajfel e Turner hanno utilizzato quello che si chiama il paradigma dei gruppi minimi: cioè una strategia, un metodo di ricerca per studiare l’identità sociale. In cosa consiste il paradigma dei gruppi minimi? (LEGGERE ESPERIMENTO): Viene fatto con i ragazzini. Si invitano alcuni partecipanti in laboratorio e gli si dice: 1. “guarda questo quaderno e dimmi quale di queste immagini ti piacciono. Sulla base di quelle immagini che ti sono piaciute tu appartieni al gruppo Klee, di quelli che gli piace il pittore Klee” 2. a un altro gli viene detto “tu fai parte di quelli a cui piace il pittore Kandinsky” In realtà a sorteggio glie li hanno assegnati, ma questo non era importante. I ragazzini pensavano “ok appartengo al gruppo Klee” e l’altro diceva “appartengo al gruppo Kandinsky”. - Non vedevano altri componenti del gruppo - Non c’era un’interazione faccia a faccia - C'era un ragazzino singolo nel laboratorio a cui veniva detto “tu fai parte del gruppo Klee” oppure “tu fai parte del gruppo Kandinsky A questo punto gli veniva dato al ragazzino una serie di matrici, cioè questo elenco di numeri e gli veniva detto “ti chiediamo di scegliere delle coppie di numeri da assegnare a un componente della tua squadra e ad un componente dell’altra squadra e in base al numero di pallini che darai alla tua squadra o all’altra squadra, ciascuna squadra riceverà un premio in denaro. Quindi più pallini riceve una squadra, più denaro riceve.”  Se scegliamo la matrice 25 e 19, abbiamo il massimo tutti e due, sia il gruppo Klee sia Kandinsky  Se invece scegli 1 e 7, dai il massimo al gruppo Kandinsky, il minimo al gruppo Klee, ma se vedi è molto meno di 25 e 19, di quello che potremmo ottenere  Se invece scegli 13 e 13, i due gruppi hanno esattamente la stessa quantità di pallini e quantità di soldi. QUINDI: - se scegli 25 e 19 abbiamo tutti e due i gruppi il meglio, la situazione migliore 10 - se dai 1 e 7 e il partecipante in questo caso è del gruppo Kandinsky, il partecipante del gruppo Kandinsky potrebbe dare 7 a un membro del suo gruppo e 1 a un membro dell’altro gruppo. Quindi massimizza la differenza tra i 2 gruppi, però si accorge che il massimo non lo ottiene, il massimo che potrebbe ottenere per il suo gruppo è 19, ma se dà 19 al suo gruppo ne dà di più all'altro Voi cosa avreste fatto, se voi foste Kandinsky? I ragazzini si sono messi più o meno nella posizione che va 11-12 e 3- 8. Questo perché: 12, 11, 10, 9 e 8 è sempre maggiore di quello che prende l’altro gruppo, per cui cercano di favorire l’ingroup, cercando di sfavorire l’outgroup. Considerate però che ogni volta che scelgono 11-12, 9-11, 7-10, 5-9, 3-8, comunque danno meno al proprio di quello che il gruppo potrebbe ottenere, perché potrebbe arrivare ad ottenere 19. Ii ragazzini tendevano a scegliere irrazionalmente di utilizzare una strategia di distribuzione dei pallini tale da favorire il proprio gruppo (ingroup); dare più punti al mio gruppo i e meno all’altro (outgrouop). Anche se questa strategia li avrebbe portati ad aver meno punti (questo lo avevano capito). PERCHÉ È INTERESSANTE QUESTO ESPERIMENTO? !!! Perché l’importante per i ragazzini era favorire il proprio gruppo e sfavorire l’altro. Questo perché loro dicono che in realtà la propria identità viene agganciata al gruppo a cui si appartiene. Tanto più vale il mio gruppo; tanto più valgo io. Quindi i ragazzini cercavano di: favorire il proprio gruppo, sfavorire l’altro perché questo avrebbe aumentato e migliorato la loro identità sociale. Era importante tanto quanto prende il proprio gruppo, ma cercare di far dare meno all’altro gruppo. RIASSUMENDO: sono ragazzini che non si sono mai visti, gruppi che non hanno mai interagito, gruppi che non esistono. Non hanno mai interagito tra loro, ma nonostante questo le persone non vanno verso l’equità, non vanno verso il massimo profitto comune, ma vanno verso le risposte che permettono un favoritismo verso l’ingroup. Tale teoria verte su 3 assunti: 1. Valorizzazione del gruppo di appartenenza (ingroup) 2. Percezione di omogeneità del gruppo cui non si appartiene (outgroup) 3. Tendo a favorire il proprio ingroup e discrimino quello degli altri (outgroup). Tanto più il mio gruppo a un valore positivo tanto più “IO” avrò un’identità positiva, maggior autostima Per questa teoria i rapporti ingroup e outgroup sono fondamentali. 11 Questa teoria la riassumiamo attraverso questo schema: Se il mio gruppo appartiene a uno status alto, ho un’identità positiva: se il mio gruppo appartiene a uno status basso mi sento inadeguata/ svalutata. È allora cerco un cambiamento; cerco altre strategie di confronto. ASPETTI STRUTTURALI DEL GRUPPO  Status: posizione che una persona occupa all’interno di un gruppo sociale e la valutazione della posizione su una scala di prestigio  Ruoli sociali: aspettative riguardo al modo in cui una persona deve comportarsi in riferimento alla posizione che occupa nel gruppo  Norme sociali: standard di comportamento; modi di pensare e comportarsi condivisi all’interno di un gruppo  Coesione sociale: reciproca accettazione/attrazione tra i componenti di un gruppo 12 1. iniziale adesione alle norme del gruppo (acquista credito avvicinandosi e allineandosi alle norme del gruppo, in modo che il gruppo lo riconosca come suo componente) 2. essere scelto e non imposto (il leader che viene scelto dai componenti del gruppo ha più credito che non se il leader è stato imposto dall'esterno) 3. dare prova di competenza (dimostrare di essere competente sul compito di cui si sta occupando quel gruppo (es. se lavoro in ospedale competenze mediche) 4. identificarsi con il gruppo (deve mostrare di essere degno rappresentante di quel gruppo = non solo aderisce alle regole del gruppo ma anche agli occhi degli altri diventa il degno rappresentante (es.  Teoria trasformazionale → in momenti di passaggio c’è questo leader che è in grado di avere e di comunicare la vision: cioè un’immagine di come potrebbe essere un’azienda in futuro. Questa può essere una metafora (azienda come una famiglia). Il leader è quindi colui che è capace di produrre cambiamenti proiettando un’immagine futura attraverso la motivazione e la direzione dei componenti del gruppo. Questo porta a realizzare obiettivi a lungo termine = modello che può funzionare, ma non è stato sostenuto perché non ha sempre funzionato. De-individuazione = si ha quando in un gruppo mettiamo in atto azioni che non commetteremmo se fossimo da soli. Questo accresce il comportamento tipico del gruppo (qualunque sia tale comportamento). Perdo la mia identità perché nei gruppi diventa più frequente il comportamento tipico. Ricerche di Zimbardo → alcune donne anonime, perché coperte, suscitavano uno shock maggiore sulle vitti- me rispetto a donne che potevano essere identificate. L’anonimato ci spinge verso l’adesione delle norme del gruppo di quel momento. → es. scosse elettriche più forti all’anonimo rispetto a chi vedo la faccia. Questo modello di deindividuazione è stato utilizzato per spiegare i comportamenti aggressivi messi in atto. Per esempio i campi di concentramento nazisti. Nel gruppo ci allineiamo di più alle norme sociali del gruppo = aggressività. 5^ LEZIONE: 3/5/23 INFLUENZA DEL GRUPPO SUL SINGOLO Il gruppo però potrebbe anche avere un effetto verso il singolo che viene detto: - Facilitazione sociale-> è quando ci troviamo in un gruppo e siamo spinti a migliorare la nostra prestazione. Ad es. devo fare un lavoro di gruppo, e mi impegno di più perché avrò un giudizio dall’insegnante e dai miei compagni. Questo produce un a forma di attivazione fisiologica (risveglio cognitivo) 15 - Inerzia sociale-> all’interno di un gruppo, c’è sempre uno/ due studenti che non fanno nulla; che fanno finta di lavorare. Tanto più il gruppo è grande, tanto più mi sento anonimo e non mi sento valutato (dovuto al gran numero di membri del gruppo), allora ecco che mi impegno di meno. Sono motivata a impegnarmi di meno. Questa figura mostra come la presenza di altri, a seconda delle condizioni/ caratteristiche del gruppo, possano produrre o attivazione (facilitazione sociale) o inerzia sociale. !!! Consiglio: fare gruppi piccoli e trovare il modo di valutare e valorizzare il contributo dei singoli. È non premiare solo tutto il gruppo. QUINDI-> è chiaro che si preferisce la facilitazione sociale piuttosto che l’inerzia sociale. PRESA DI DECISIONE DEI GRUPPI Ci sono dei gruppi che decidono sul futuro e prendono decisioni rilevanti sulla vita degli altri. Per es. le giurie= prendono decisioni importanti sulle sorti dell’imputato/ a; il gruppo di lavoro del ministero che decide le linee guida sul corso di scienze dell’educazione. Un’aspetto che gli psicologi hanno studiato è il fenomeno della polarizzazione di gruppo: fenomeno che avviene all’interno di gruppi dopo la discussione di gruppo. Le prima ricerche hanno mostrato che i gruppi prendevano decisioni più rischiose rispetto ai singoli (decisioni del gruppo diventano più estreme di quelle individuali). Ma le ricerche, mostrano che in realtà gli studenti a seguito della discussione si spostano verso la polarità su cui andavano già prima della discussione di gruppo. QUINDI: La polarizzazione è il risultato di una presa di decisione del gruppo che produce una decisione più polarizzata verso un estremo (positivo o negativo) rispetto alla decisione che prenderebbe il singolo. La polarizzazione è stata studiata da Moscovici e colleghi. La polarizzazione può avvenire per 3 principi: 1. Polarizzazione mediante persuasione—> nel gruppo ci sono solo alcune argomentazioni che vengono discusse in maniera persuasiva, che vengono più condivise e sollevate. Se la maggioranza dei membri del gruppo ha un’opinione negativa sugli immigrati, è probabile che questa argomentazione venga sollevata più spesso. Magari chi la pensa diversamente parla, parla un po’ di meno e la sua posizione appare meno persuasiva e questo porta alla polarizzazione 2. Polarizzazione mediante confronto sociale—> non vogliamo apparire diversi quindi se l’opinione del gruppo appare indirizzata verso un certo punto di vista, per non apparire diversi (per influenza normativa) ci polarizziamo verso quella posizione che sembra condivisa, diamo il nostro assenso a quella decisione e quindi si polarizza 3. Polarizzazione mediante differenziazione—> per il fenomeno della categorizzazione sociale, cioè se la decisioni in gruppo mettono in salienza il confronto tra due gruppi (ingroup-outgroup, differenziazione inter-gruppi) può avvenire un fenomeno di polarizzazione perché cerco di valorizzare la posizione del mio gruppo rispetto al gruppo esterno. 16 IL PENSIERO DI GRUPPO O GROUPTHINK I gruppi insieme possono rappresentare una potenza creativa: ci sono tante teste, ma il problema è che mettere insieme tante teste delle volte produce decisioni disastrose. Questo fenomeno è stato studiato da Janis, negli anni 70/80. Ha scoperto che tutti questi gruppi avevano degli elementi in comune: - Erano gruppi molto uniti - Erano gruppi isolati, non ascoltavano le voci esterne - Non c’erano meccanismi metodologici per esplorare altre alternative - Il leader era molto direttivo Questo fenomeno ha portato alla formazione del fenomeno groupthink (o pensiero di gruppo): ovvero i gruppi caratterizzati da questi elementi sono spinti vero un lato di consenso e uniformità; le voci contrarie sono messe a tacere. Ci dice che non sempre di gruppi prendono decisioni migliori rispetto ai singoli. Quali sono i sintomi del pensiero di gruppo? Lui descrisse tre grandi classi di sintomi/di indizi attraverso i quali capire che in un gruppo sta avvenendo il groupthink.  delle volte quando prendiamo decisioni in gruppo sopravvalutiamo le forze del gruppo= illusione di invulnerabilità; credenza nella moralità intrinseca del gruppo  ristrettezza mentale= avviene anche che nel gruppo le decisioni, anche sbagliate, possono essere razionalizzate. Ci si rafforza l’un con l’altro nelle decisioni prese, si tende a stereotipizzare i gruppi esterni.  C’è una pressione verso l’uniformità= sempre per effetto dell’influenza normativa può accadere che, in gruppo, si cerchi di raggiungere in fretta una soluzione unanime, non si prendano in considerazione i punti di vista esterni, e questo porta: illusione di unanimità, pressione diretta sui dissensiate e auto-sorveglianza 17  L’auto-monitoraggio (o self-monitoring) è la caratteristica della personalità definita come il grado di sensibilità alle richieste delle situazioni sociali che porta a regolare le proprie performance allo scopo di formare e creare l’impressione desiderata, le persone che hanno un’alta tendenza all’automonitoraggio, è più probabile che adottino atteggiamenti che in realtà non gli appartengono.  L’auto-sabotaggio (o self handicapping) è la tendenza a proteggere la propria immagine con comportamenti controproducenti che creano una scusa pronta in vista di un possibile insuccesso futuro. NON CONSAPEVOLE. QUINDI RIASSUMENDO: VIDEO ZIMBARDO= parla delle sue ricerche. Ha fatto una ricerca sull’università di Stanford: ha costruito nell’università (nei sotterranei) una prigione. Siamo negli anni 60 (lotta dei diritti civili). Ha scelto: - 10 ragazzi= che sono carcerati - 10 ragazzi= sono guardie Dopo qualche giorno, ha interrotto questo studio perché i ragazzi erano troppo violenti tra loro; nonostante fossero dei semplici ragazzi fino al giorno prima. (Fa un parallelismo delle torture in una prigione in Iran). !!! PERCHÉ È IMPORTANTE QUESTO VIDEO: Ciò che interessa di questo video è il fenomeno della violenza non legata a fattori disposizionali, ma situazionali e sociali. Lui parla di bad apple, ma è un sistema bad. Il messaggio che il singolo può portare a dei cambiamenti, fare la differenza e che fin da bambini si può creare questo mito dell’eroe che è un comportamento sociale di aiuto anche a discapito del proprio benessere. 20 LEZIONE N^6: 4/5/23 CAPITOLO 5: ATTEGGIAMENTI E COMPORTAMENTI Questo capitolo tratta dell’atteggiamento e il legame con i comportamenti. L’atteggiamento—> è una valutazione favorevole o sfavorevole verso qualcosa o qualcuno, radicata nelle credenze e mostrata nei sentimenti e nel comportamento intenzionale L’atteggiamento è un qualcosa che si costruisce e ci costruiamo nel tempo, non è immediato e non è intuitivo. È una valutazione, quindi posso avere una parte positiva o negativa, io posso avere un:  atteggiamento favorevole verso qualcosa/ qualcuno= ad es. verso i vaccini ( atteggiamento positivo)  Atteggiamento sfavorevole verso qualcosa/ qualcuno= ad es. verso i neri (negativo). L’atteggiamento è radicato nelle credenze, questo vuol dire che gli atteggiamenti non sono svincolati dal sistema di credenze, dal contesto sociale e culturale in cui una persona è inserita. Io mostro questo atteggiamento nei miei comportamenti, per esempio non mi vaccino o cerco di non vaccinarmi o ritardo il vaccino, lo ritardo fino all’ultimo giorno possibile o non vaccino i miei figli, non completamente o non su tutto. Quindi non è solo un atteggiamento che sta nella mia testa ma è legato anche ai comportamenti che metto in atto. Vi è un modello tridimensionale (positiva, negativa): ogni atteggiamento può basarsi su affetto e sentimenti, su comportamenti e su cognizione —> struttura degli atteggiamenti. Ci sono 2 tipi di atteggiamenti: 1. Impliciti= ci sono degli atteggiamenti di cui noi non siamo neanche consapevoli e si attivano autonomamente 2. Espliciti= noi ne siamo consapevoli e li possiamo misurare e ne parliamo Come si fa a misurare e osservare gli atteggiamenti espliciti? 21 Con le scale di atteggiamento. La scala di atteggiamento è una lista, una scala di ITEM: domande, di affermazioni e si chiede ai partecipanti di dire quanto sono d’accordo o in disaccordo con ciascuna affermazione. Il punteggio totale ci dà una misura di quanto quella persona sostiene quell’atteggiamento. La più utilizzata è la Scala Likert= egli è il primo che ha nominato questa scala—> sono domande che hanno una gradazione che è l’elemento fondamentale.  Gli atteggiamenti impliciti ed espliciti si possono osservare anche dal comportamento. Come facciamo invece a misurare gli atteggiamenti impliciti? Con un test che si chiama IAT (implicit attitude test) che consiste nella misura dei tempi di reazione. Ad es. molte ricerche sono state fatte tra bianchi e neri, e hanno scoperto che anche le persone che non facevano differenze, in realtà vi era un pregiudizio implicito. Lo hanno misurato, misurando i tempi di reazione. - Il partecipante viene messo di fronte ad un computer con uno schermo e viene proiettata molto velocemente una parola positiva es. sole - subito dopo una parola target del pregiudizio, ad es. se vogliamo misurare gli atteggiamenti verso le persone nere, viene fuori il viso di una persona nera, oppure la parola “nero”. Il soggetto partecipante deve premere il più velocemente possibile un tasto della tastiera; quindi, il computer ha un software che misura il tempo di reazione che intercorre tra la parola proiettata sul computer e la pressione del tasto Si è osservato che tanto più una persona ha pregiudizi (in questo caso nei confronti dei neri), tanto più la persona impiega tempo a schiacciare il tasto una volta uscita sullo schermo la parola “ nero”, a differenza di quando esce la parola positiva “sole”. Gli studi con le misure implicite ci dicono che tutti noi, anche le persone progressiste, in fondo, hanno un po' di pregiudizi. Il vantaggio delle misure implicite è: 1. che non subiscono gli effetti diserabilità sociale 2. perché se gli dici di premere il più velocemente possibile non ha il tempo di pensare Negli ultimi dieci anni ci sono stati delle crisi su questo tema. Sono emerse diverse ricerche buone che non confermavano le altre ricerche sulla misurazione implicita, e quindi i ricercatori sono un po' entrati in crisi abbandonando la ricerca del pregiudico implicito. LEGAME TRA ATTEGGIAMENTO E COMPORTAMENTO Ciò che interessa gli psicologi sociali è il legame tra atteggiamento e comportamento, perché per noi è interessante riuscire a predire un comportamento, riuscire a prevedere quante persone per esempio si vaccineranno contro il covid, è un aspetto molto interessante sapere quali sono i fattori determinanti psicosociali che spingono a farlo, non il fatto che non c’è il vaccino e quindi non posso farlo, ma i fattori psicosociali che spingono le persone a vaccinarsi o non vaccinarsi. Le ricerche mostrano che il legame tra comportamenti e atteggiamenti è presente, ma solo quando gli atteggiamenti sono specifici e forti. Con atteggiamento forte, significa che è consolidato nel tempo. 22  Un partecipante singolo entra in laboratorio e gli chiediamo di partecipare a questa ricerca e di fare un compito oggettivamente noioso. Lo paghiamo (1 dollaro) per il tempo speso, dicendogli che l’esperimento era finito e di dire al partecipante successivo che “il compito era divertente”. Ciò accade.  Al secondo partecipante gli viene chiesto la stessa cosa e gli chiede di rispondere a un questionario. A lui gli danno 20 dollari e chiede di dire al prossimo partecipante che questo esperimento è divertente, e di firmare il questionario.  Entra il terzo, stessa cosa e gli danno il compenso. È NON gli chiedono di mentire. Poi viene chiesto a tutti questi partecipanti “ma a te però alla fine ti è piaciuto questo esperimento o non ti è piaciuto? Il risultato:  hanno trovato che chi aveva ricevuto 1 dollaro diceva che era molto divertente e diceva che era così divertente che la media delle loro risposte era più alta di chi aveva ricevuto 20 dollari. È questo è strano. Un altro ha fatto lo stesso compito, ha ricevuto 20 dollari. Io mi sarei aspettata che questo avrebbe detto il compito non era male dato che gli avevano dato 20 dollari  invece, in media chi dice che il compito era divertente, sono quelli che hanno ricevuto meno soldi. Chi non aveva dovuto dire bugie, chi non aveva dovuto dire niente al prossimo partecipante, diceva che effettivamente l'esperimento era noioso, era meno contento di tuttI. Cos'è che è strano? Il risultato, cioè è strano che chi ha ricevuto più soldi e dovrebbe essere più contento in realtà è meno contento di chi ha ricevuto solo 1 dollaro. Spiegazione che hanno dato Festinger e Carlsmith della teoria della dissonanza cognitiva: loro dicono le persone che hanno ricevuto 1 dollaro sperimentano una grande dissonanza cognitiva perché hanno fatto un compito noioso e hanno ricevuto una ricompensa molto bassa non solo hanno dovuto mentire. Alla domanda “quanto ti è piaciuto il compito?” La risposta è “mi è piaciuto moltissimo”. Queste persone hanno una dissonanza molto alta. !!! QUINDI: C'è una dissonanza fra comportamento (il fatto che hanno detto che il compito era noioso) e atteggiamento (cioè che il compito è noiosissimo). Queste persone non hanno tanta dissonanza tra atteggiamento e comportamento perché in fin dei conti loro hanno fatto un compito noioso ma siccome hanno ricevuto una ricompensa tanto alta, giustificano la noiosità del compito e dicono “beh in effetti alla fine mi hanno pure dato 20 dollari. Iil compito era noioso effettivamente” e quindi non hanno la dissonanza cognitiva che hanno quelli che hanno ricevuto solo 1 dollaro e quando alla fine il ricercatore gli chiede. ALTRO ESEMPIO: Sono una persona a cui piace stare all'aria aperta che si prende cura di sé però fumo e so che il fumo fa male. Questo è una dissonanza: mi prendo cura di me ma fumo. Allora le persone per ridurre questa dissonanza cosa possono fare? cercano di cambiare il loro atteggiamento rispetto al fumo e a sminuire l'importanza del fumo per uscire da questa dissonanza. LEZIONE N^7: 10/5/23 TEORIA DELL’AUTOPRESENTAZIONE 25 Un’altra teoria per spiegare questi risultati è questa teoria. Essa ci dice che vogliamo apparire coerenti con noi stessi . Siamo pinti a essere costanti riguardo i nostri comportamenti/ atteggiamenti. Siamo spinti ad auto presentarci in maniera positiva (es. le foto che mettiamo su Instagram). Questa teoria è stata usata per spiegare i risultati di questo esperimento.  Dico: ho fatto un compito noioso e mi hanno dato solo 1 dollaro, ho dovuto anche mentire. Per presentarmi in maniera positiva dico che il compito era anche interessante= sono motivata a dimostrarmi sono una luce favorevole TEORIA DELL’AUTOPERCEZIONE L’autore di questa teoria è Bem. Lui dice in realtà noi non siamo consapevoli dei nostri atteggiamenti. È come se non avessimo consapevolezza di noi stessi e quindi, ad es. per capire se io sono una persona generosa, se io sono una persona altruista osservo i miei comportamenti. Questa teoria ci dice che se io prendo 1 dollaro per un comportamento noioso e ho dovuto mentire, io non so se quel compito era noioso veramente ma lo deduco dal fatto che ho preso solo 1 dollaro e ho detto che era divertente e che mi era piaciuto. LE TRE TEORIE A CONFRONTO—> quella che ha avuto il maggior sostegno empirico cioè quella che ha avuto negli anni maggiori ricerche che hanno confermato i risultati di questa teoria è la teoria della dissonanza cognitiva è quella che negli anni anche su altri aspetti o altri fenomeni è stata confermata. LE RAPPRESENTAZIONI SOCIALI Cosa sono le rappresentazioni sociali e che legame hanno con gli atteggiamenti? La teoria delle rappresentazioni sociali (RS) è quella che è nata in Francia da Serge Moscovici è stato un guru della psicologia sociale europea. Si è inventato questa teoria e diceva che ci sono dei sistemi cognitivi, delle teorie ingenue sulla realtà che le persone si formano per comprendere la realtà. Un altro es. è la teoria della Pangea-> idea che noi stiamo martoriando il nostro mondo, e la terra si vendica. Il terremoto è l’esito del fatto che noi stiamo maltrattando la terra. La teoria di Moscovici era più una teoria del senso comune cioè non era un semplice atteggiamento, non era una semplice opinione ma era qualcosa di più ampio che prendeva dentro delle immagini, dei discorsi, delle teorie ingenue. Tale teoria è una reazione alla psicologia sociale anglo-sassone Teoria del senso comune—> insieme di credenze, immagini, metafore e simboli condivisi all’interno di un gruppo, una comunità, una società o una cultura. Moscovici dà dignità alle chiacchiere da bar perché sono utili per comprendere la realtà. A volte sono sbagliate, in parte però bisogna comunque dargli valore perché bisogna riconoscere che sono il modo in cui la gente comune, le persone normali, si formano un'opinione. Essendo teoria del senso comune sono create dai gruppi. Sono 2 i processi per dire qual è il processo con cui nascono le RS: 1. Ancoraggio= ancoriamo qualcosa di nuovo a qualcosa di già conosciuto. Per es. lui ha fatto la ricerca negli anni 50 sulla psicanalisi in Europa in Francia, ha fatto delle interviste e ha osservato 26 che le persone vedevano la psicanalisi un pò come il rapporto con il prete. Cosi come il prete era un punto di riferimento anche per i drammi esistenziali, cosi le persone agganciavano questa nuova idea della psicanalisi con il rapporto che si aveva 1 a 1 con il prete 2. Oggettivazione= consiste nel concretizzare qualcosa di astratto e la personifico in una persona o altro. Per es. Freud personifica il concetto di psicoanalisi. L’oggetto concreto era Freud in quanto è stato lui a inventarla Le funzioni delle RS:  Rendono familiare quanto è estraneo  Favorire gli scambi sociali, l’interazione  Funzione normativa, di costruzione dell’identità CAPITOLO 6: CONFORMISMO E OBBEDIENZA Il capitolo 6 parla di influenza sociale. Molti studi sul conformismo sono nati dopo la Seconda guerra mondiale, molti studi fatti ad esempio da Tajfel, Moscovici, Turner, sono nati per studiare il motivo per cui questi dittatori, questi leader godessero di così tanto sostegno popolare, supporto e così tante adesioni. STUDI CLASSICI SUL CONFORMISMO E L’OBBEDIENZA Il primo studio è quello di Sherif sulla formazione della norma: effetto autocinetico.  Egli ha invitato dei partecipanti ingenui a un laboratorio, con un tot di partecipanti contemporaneamente che non si conoscevano tra loro e li ha messi seduti allineati su una sedia senza schienale e gli ha detto di guardare un puntino sul muro  Egli ha proiettato un puntino luminoso sul muro, ha poi abbassato le luci e ha detto ai partecipanti che avrebbero visto il puntino muoversi, di poco ma si sarebbe mosso  egli poi chiese poi di fare una stima di quanto si fosse mosso quel puntino Quindi il compito sperimentale è guardare quel puntino e valutare di quanto si sposta. - Una volta finito il ricercatore chiede “Soggetto numero 1, di quanto si muove il puntino?” Il primo soggetto dice 2cm, l'altro dice 10cm, l’altro ancora dice 10, l'altro dice 20 cm - un certo punto il ricercatore dice che farà rivedere il puntino e chiede poi nuovamente di quanto spazio si muove, il ricercatore fa la domanda e il primo dice 5cm, gli altri dicono 10 cm, 10 cm e 20 cm - In seguito viene fatto vedere nuovamente il puntino e viene rifatta la domanda, il primo dice 5 cm, gli altri 10 cm e l’ultimo che inizialmente aveva detto 20, dice 15 cm Cosa è successo? Al ripetersi delle prove le persone tendono a convergere verso una stima comune. È una forma di influenza sociale, cioè si sono reciprocamente influenzati e senza accorgersi, senza mettersi d'accordo sono giunti ad una valutazione condivisa. L'influenza sociale avviene quindi automaticamente, spontaneamente, senza che ce ne accorgiamo. In realtà il puntino luminoso era fermo, non si stava spostando, era un effetto ottico chiamato effetto auto cinetico—> è un effetto dell'accomodamento della retina, è un effetto ottico. 27 3. Autorità istituzionale 4. Effetto liberatorio dell’influenza del gruppo !!! QUINDI: Quando lo sperimentatore esce dalla stanza, l’obbedienza diminuisce. L’obbedienza aumenta quando l’autorità è percepita come proveniente da un’istituzione credibile e una di queste varianti comprendeva il fatto di trovasi in gruppo: tanto più si era in gruppo più si tendeva a dare scosse elettriche. - L’obbedienza e le scosse elettriche erano tanto più forti quanto c’era più distanza emotiva dalla vittima - Se l’insegnante e lo studente erano vicini, o addirittura teneva la mano dell’allievo sull’elettrodo (variante) l’obbedienza diminuiva.  La vicinanza riduce l’obbedienza all’autorità, provocando meno violenza; più c’è distanza emotiva dalla vittima, più c’è violenza  Tanto più l’autorità è vista come vicina o legittima, tanto più c’è obbedienza  Tanto più lo sperimentatore è nella stanza con l’insegnante, tanto più quest’ultimo obbedisce. Dopo questo esperimento, sono nati i comitati etici in cui si chiede il consenso informato ai partecipanti; e il comitato da il permesso dicendo che è conforme al codice etico (anni 60/70). Se ad es. il partecipante decide di smettere, può farlo senza chiedere nulla a nessuno. RIASSUMENDO GLI STUDI CLASSIFICA SUL CONFORMISMO Questo esperimento ha permesso di mettere in luce alcuni elementi: 1. Il conformismo ha il sopravvento sulle norme morali delle persone 2. Il meccanismo è “un gradino alla volta” (vi è una gradualità nelle somministrazioni delle scosse). Il comportamento induce l’atteggiamento; e anche persone “comuni” possono commettere atti estremi id violenza 3. A seguito di queste azioni violente, la fonte della violenza tendeva a svalutare la vittima (la responsabilità si sposta sulla vittima) 4. Potere della situazione= concetto delle mele marce di Zimbardo (vi è una responsabilità individuale, ma è facile mettere le persone in un contesto/ situazione che li porta a commettere quegli atti) I fattori che predicono il conformismo sono: 30  Le dimensioni del gruppo-> teoria dell’impatto sociale= l’influenza sociale dipende dal numero delle persone del gruppo !!! Non servono folle enormi, ma bastano poche persone per generare conformismo  L’unanimità-> se si rompe l’unanimità del gruppo, il conformismo diminuisce  La coesione-> l’influenza sociale che proviene da una minoranza interna all’ingroup è più forte di quella che proviene dall’outgroup. I gruppi coesi esercitano più potere sui loro componenti rispetto ai gruppi poco coesi  Lo status alto  La risposta pubblica  Pressa di posizione Chi si conforma? - I fattori della personalità= predicono il comportamento delle persone in modo limitato rispetto ai fattori situazionali - La cultura= nelle culture collettiviste, le persone sono più sensibili all’influenza degli altri - I ruoli sociali= esistono norme sociali legati ai ruoli Vogliamo essere diversi… Ci sono casi, invece, in cui non vogliamo conformarci. E questi sono:  La reattanza= quando qualcuno minaccia la nostra libertà, desiderio di ristabilire il proprio senso di libertà  Rivendicare l’unicità= le persone si sentono meglio quando si percepiscono come uniche CAPITOLO 9: PREGIUDIZIO NATURA E POTERE DEL PREGIUDIZIO I pregiudizi sono basati sulla razza, sul genere, sull’orientamento sessuale, sulla religione, sull’obesità, sull’età, sull’immigrazione. Per cui il pregiudizio è una dimensione che si può applicare a diverse categorie, gli psicologi sociali distinguono tra:  Pregiudizio  Stereotipo  Discriminazione Il pregiudizio è un atteggiamento negativo; l’atteggiamento è una presa di posizione negativa e preformata su un gruppo e quindi sui suoi componenti. È rivolto verso un singolo solo come componente di un gruppo più grande. 31 Lo stereotipo è una credenza, una credenza è un pensiero fondato e radicato nel sistema di valori di quella persona, credenza che genericamente negativa, riguarda di solito caratteristiche negative di un gruppo. Per es. un pregiudizio sugli anziani che sono poco tecnologici, allora è una credenza negativa—> essere poco tecnologici è negativo ed è basato magari su un sistema di valori che vede come i nativi digitali che sono quelli tecnologici, i giovani sono quelli tecnologici, mentre gli anziani non lo sono. Per discriminazione gli psicologi intendono l'aspetto comportamentale cioè il fatto che io mi comporto in maniera diversa con i componenti di un certo gruppo. Mi comporto in maniera spesso negativa con i componenti di un certo gruppo perché condivido un certo stereotipo e un certo pregiudizio verso i membri di quel gruppo, quindi la discriminazione è l'aspetto comportamentale, come un prisma. Ad es. Il giudizio basato sul colore della pelle è chiamato razzismo; il pregiudizio basato sul genere è chiamato sessismo. MOLTE FORME DI STEREOTIPI E PREGIUDIZIO È difficile esprimere apertamente che non mi piacciono determinate persone (ad es. perché mi sembrano sporchi). Quello che invece si dice spesso in psicologia sociale è che ci sono:  delle forme più sottili di pregiudizio-> quindi non delle forme esplicite, ma delle forme più sottili. Per es. io non sono razzista però se salgo sull'autobus e c'è una persona nera non mi siedo accanto a quella persona anche se c'è un posto libero. Quindi non è un pregiudizio esplicito ma comunque un pregiudizio che viene fuori, una forma più sottile  Si parla anche di pregiudizio implicito o automatico-> si attivano in maniera non consapevole, non intenzionale. Per es. tempi di reazione; sparare a uomini di colore non armati; rabbia nei volti neri…  Si parla di pregiudizio di genere-> si dice che ci sia un pregiudizio verso le donne come più deboli, da proteggere, come più gentili, più adatte alle professioni di aiuto rispetto agli uomini, però contemporaneamente poi le donne fanno anche lavori faticosi, come la signora delle pulizie spesso è una donna. Si ha un: - sessismo benevolo-> la donna è bravissima a prendersi cura dei bambini - Sessismo ostile-> quando alcuni uomini dicono che non ci si può fidare delle donne, sono delle manipolatrici. Atteggiamento ostile e negativo verso le donne. Stereotipi di genere= lo vediamo nel mondo del lavoro; nel tipo di giochi che un maschio o una femmina possono usare; che film devono guardare… A volte questi due tipi convincono e si parla di atteggiamento ambivalente, ma entrambe sono forme di pregiudizio. Il pregiudizio ha: - delle fonti sociali - delle fonti cognitive Ciò vuol dire che il pregiudizio ha origine da aspetti della società: in ogni società ci sono delle differenze di status per esempio nord/ sud, fare università al nord è più prestigioso che fare università al Sud, un'altra differenza di status è italiani e immigrati, un'altra è maschi, femmine. TEORIA DELLA DOMINANZA SOCIALE E TEORIA DELLA GIUSTIFICAZIONE DEL SISTEMA 32 Tale teoria è una specifica della precedente teoria. Dice che: il conflitto nasce anche quando mi confronto con un altro ne gruppo e e penso che il mio gruppo sia deprivato (è la percezione e non un fatto oggettivo). Il mio gruppo nel confronto ne esce male; mentre avrebbe tutto il merito di uscirne bene. Quando i il mio gruppo percepisce ciò, si genera conflitto, pregiudizio e svalutazione dell’altro gruppo. Svaluto quel gruppo come senso di rivalsa perché mi sento deprivata. TEORIA DELL’IDENTITÀ SOCIALE Un'altra teoria molto potente è la teoria dell'identità sociale (Turner e Tajfel). Questa teoria è nata con il paradigma dei gruppi minimi, e ci dice che:  il mondo è basato su delle categorie, maschi e femmine, giovani e anziani, bianchi e neri...  se categorizziamo il mondo all'esterno di noi, categorizziamo anche noi, cioè mettiamo noi stessi dentro a uno di questi gruppi. Ci identifichiamo  Per capire quando vale il mio gruppo, mi confronto con altri gruppi e mente lo faccio tendo a favorire l’Ingroup (il gruppo a cui appartengo) e sfavorire l’outgroup (il gruppo a cui non apparteniamo—> teoria del confronto sociale di Festinger.  Teoria del confronto sociale: è importante per capire quanto vale il mio gruppo, ho bisogno di confrontare il mio gruppo con altri, ho bisogno di metterlo alla prova. Agganciamo, quindi, la nostra identità a quel gruppo, quindi ci avviciniamo ai suoi valori, alle sue norme, a quel gruppo, ci assomiglia quel gruppo e noi ci avviciniamo sempre di più a quei gruppi—> questo si chiama bias dell’ingroup. Dato che abbiamo bisogno di uscire dal confronto con una stima di noi positiva, tendiamo a favorire il nostro gruppo e quindi a fare dei confronti distorti, ciò vuol dire che il pregiudizio verso gli altri gruppi è uno strumento che mi permette di far emergere il mio gruppo in maniera positiva e di conseguenza nel valutare noi stessi in maniera positiva (influisce positivamente sulla nostra autostima). Il pregiudizio aiuta a far emergere il proprio gruppo in maniera positiva. TEORIA DELLA GESTIONE DEL TERRORE/ TERROR MANAGMENT THEORY (di GREENBERG) Le persone hanno paura della morte e quando si trovano in situazioni in cui hanno paura o c’è qualcosa che gli ricorda la morte cercano di sportare tale paura (cercano di gestirla) e lo si fa mettendo un gruppo sotto una cattiva luce attraverso il pregiudizio sul gruppo. Perché è una fonte motivazionale? Perché è una benzina, un acceleratore del pregiudizio; si basa sul bisogno che abbiamo di mantenere un'immagine positiva di noi e un'identità sociale positiva. !!! RIASSUMENDO—> Siamo spinti, quindi, ad avere sempre un gruppo vincente e a favorire il nostro gruppo anche attraverso un pregiudizio verso gli altri gruppi, che mi permette di avere un'identità sociale positiva che a sua volta mi permette di avere un’autostima positiva. LE FONTI COGNITIVE DEL PREGIUDIZIO Esse sono il motore (a differenza delle fonti motivazionali che erano la benzina del pregiudizio). Ciò vuol dire che: le persone spontaneamente/ automaticamente tendono a categorizzare il mondo, è un processo cognitivo molto semplice e molto studiato. (Es. Maschi- femmina; colore dei vestiti; tratti somatici…) 35 Quindi le categorie ci aiutano perché ci semplificano il mondo, ci risparmiano lavoro cognitivo; ci semplificano la vita a livello cognitivo e a livello comportamentale. Ma categorizzare ha anche a che fare con la semplificazione. Una di queste semplificazioni è l'effetto dell’omogeneità dell’outgroup. Esso è un effetto percettivo, per cui quando categorizziamo e utilizziamo uno dei due gruppi, noi siamo dentro a: - un gruppo (l’ingroup) - l’outgroup - i componenti dell’outgroup ci appaiono più simili al loro interno di quanto sono in realtà La frase tipica è “loro sono tutti uguali, gli uomini sono tutti uguali, le donne sono tutte diverse” Inoltre ci sono dei gruppi che sono più salienti in memoria ovvero: che sono più disponibili. Per es. una dimensione saliente è giovani e diversamente giovani. Quindi la salienza della categoria dipende dalla situazione. Quando una categoria è saliente la usiamo sempre di più e se questo accade, la usiamo anche per giudicare gli altri. Questo vuol dire che se la categoria maschi e femmine è saliente, la uso sempre di più e anche i pregiudizi associati a quella categoria li uso sempre di più.  Group serving bias: - se un componente del mio gruppo fa un’azione negativa tendo a giustificarlo (attribuzione alla situazione= es. ha preso una multa per eccesso di velocità perché stava correndo dalla mamma in ospedale) - se invece lo stesso comportamento negativo viene messo in atto da un componente dell’outgroup, tendiamo a screditarlo/ a dargli la colpa Tendiamo a far emergere il proprio gruppo in maniera positiva e di conseguenza nel valutare noi stessi in maniera positiva. Se lo fanno gli altri membri dell’outgroup, confermiamo il pregiudizio. TEORIA DEL MONDO GIUSTO Ci sono alcune persone che pensano che il sistema sia giusto, che il mondo sia giusto, ma non nella sua struttura gerarchica come diceva la teoria della giustificazione del sistema. Tale teoria è stata studiata da Lerner in cui c'è questa credenza: si è osservato che purtroppo chi ha una credenza maggiore nel mondo giusto, tende a colpevolizzare di più le vittime. Per es. hanno fatto delle ricerche e hanno visto che le persone maschi e femmine ma soprattutto le femmine giudicavano come più colpevoli le donne, vittime di qualche forma di violenza. Questa teoria del mondo giusto si applica anche alle relazioni intergruppi e quindi funziona da base cognitiva del pregiudizio.  Teoria del mondo giusto= è la tendenza delle persone a credere che il mondo sia giusto e che perciò gli individui ottengano ciò che si meritano e meritino ciò che ottengono. LE CONSEGUENZE DEL PREGIUDIZIO Da un lato i pregiudizi si autoalimentano, ovvero che noi siamo più disponibili a confermare i nostri pregiudizi che non a contestarli. I pregiudizi sono particolarmente duri a morire perché siamo più disponibili a confermare i pregiudizi, ci ricordiamo meglio le informazioni che confermano i pregiudizi, che non le informazioni che li contestano. Hanno anche conseguenza per la vittima: 36  Una è l'effetto della profezia che si autoavvera: è la vittima del pregiudizio che avvera la profezia stessa. Ad es. se l'insegnante si aspetta che certi ragazzini siano più bravi, li facilita, li premia, gli dà più attenzioni e in qualche modo è orientata meglio. Il comportamento che è venuto fuori di questi ragazzini è che sono più dotati Questo effetto Pigmalione funziona anche al contrario, funziona anche sui comportamenti negativi, per es. se io sono del sud e vengo a lavorare a Bergamo, io sono consapevole che quelli del sud sono visti come persone di basso status, che lavorano di meno, che sono meno tenaci e sono anche un po' sporchi, allora quando vado a lavorare non mi impegno neanche perché so già che il mio capo pensa che io non sono tanto un buon lavoratore. È il target dello stereotipo che in qualche modo lo introietta, si identifica e si comporta in modo da confermare lo stereotipo, si chiama la profezia che si autoavvera  Un'altra teoria è la minaccia dello stereotipo ovvero: preoccupazione di venire giudicati sulla base dello stereotipo, che conferma lo stereotipo stesso. Ad es. lo stereotipo secondo cui le donne non sono brave in matematica. Esso stesso ha come impedito alle donne di impegnarsi come dovevano e quindi ha verificato di nuovo lo stereotipo; mentre gli uomini performano ancora meglio, per cui per il gruppo di status alto, lo stereotipo gli fa solo che bene. COME RIDURRE IL PREGIUDIZIO? Una delle ipotesi è l’autoregolazione: quando persone che hanno sviluppato nel presente credenze personali contrarie allo stereotipo, avvertono una discrepanza che può indurli a basarsi sulle credenze personali attuali anziché sugli stereotipi del passato. Un’altra ipotesi: è tra le teorie più forti che abbiamo per ridurre il pregiudizio, è l’ipotesi del contatto di Allport degli anni 50. Essa dice che: il pregiudizio nasce dalla non conoscenza. Se io ho un pregiudizio verso i neri è perché in fondo non li conosco, se io ho un pregiudizio verso le donne è perché in fondo non le conosco... bisognerebbe, quindi, aumentare la conoscenza mettendoci a contatto con queste persone, ma questo contatto non deve essere un contatto sporadico, deve avere caratteristiche ben precise: deve essere un contatto prolungato nel tempo, come per esempio a scuola perché ci si vede tutti i giorni a scuola. In un contatto prolungato tra pari non ci devono essere differenze di status, ma deve essere un contatto paritario. !!! Questa teoria è stata confermata da molti e in molti modi e quindi la consideriamo come una delle teorie più potenti per ridurre il pregiudizio. CAPITOLO 10: L’AGGRESSIVITÀ L’aggressività è un comportamento verbale o fisico che ha l’intento di causare sofferenza. Si ha:  Un’aggressività ostile: alimentata dalla rabbia e fine a sé stessa  Un’aggressività strumentale: mezzo per raggiungere un altro scopo/obiettivo LA TEORIA SULL’AGGRESSIVITÀ Prima teoria: aggressività come fenomeno biologico 37 Gli effetti dei videogiochi preferiti (= violenti); più nocivo di guardare programmi tv violenti, perché? - Il giocatore si identifica nel ruolo del personaggio violento - Commette in prima persona atti violenti - Viene coinvolto nell’intera sequenza (dalla scelta delle armi...) - Viene coinvolto in continua violenza e aggressività - Ripete continuamente comportamenti violenti - Riceve una ricompensa per la sua aggressività Le ricerche mostrano che videogiochi violenti aumentano l’aggressività nei bambini e nei giovani, ossia: - aumentano i pensieri aggressivi - aumentano i sentimenti aggressivi - aumentano i comportamenti aggressivi - Desensibilizzazione verso la crudeltà - Si riducono i comportamenti prosociali Influenza di gruppo I gruppi possono amplificare le reazioni aggressive, perché? - Diffusione di responsabilità - Contagio sociale e polarizzazione - Il gruppo violento fornisce una nuova identità sociale; «Il genocidio non è il plurale di omicidio» Una maggiore aggressività è accompagnata da: 40 1. Presenza di persone di sesso maschile 2. Personalità aggressive 3. Consumo di alcol 4. Visione di scene violente sui media 5. Anonimato 6. Provocazione 7. Presenza di armi da fuoco 8. Interazione di gruppo COME RIDURRE L’AGGRESSIVITÀ?  Catarsi-> ossia assistere o prendere parte ad azioni violente non funziona  Apprendimento sociale-> ignorare un comportamento violento e premiare il comportamento non violento; mentre le punizioni generano frustrazione, e ripropongono un modello violento CAPITOLO 13: CONFLITTO E RICONCILIAZIONE CHE COSA GENERA IL CONFLITTO? Quando l’interesse individuale è in contrasto con il benessere comune: il caso dei dilemmi (o trappole) sociali. 1. Il dilemma del prigioniero: - Se il prigioniero A confessa e il prigioniero B non confessa, il procuratore garantisce l’immunità ad A e condanna B - Se A e B confessano, ricevono ognuno una pena moderata - Se nessuno confessa, ognuno è accusata di un reato minore e riceve una condanna lieve 2. La tragedia delle risorse comuni (o risorse condivise): quando le persone consumano più risorse della porzione che spetta a loro; le loro azioni causano scarsità di risorse comuni. Elementi in comune tra: dilemma del prigioniero e tragedia delle risorse comuni:  I conflitti nascono spesso nei “giochi a somma zero”  Ogni gioco contrappone interessi personali con il benessere del gruppo Per es. “ognuno protegge tutti”; la mia libertà personale VS salute pubblica in caso di pandemia… COME RISOLVERE I DILEMMI SOCIALI? 1. Dare regole per salvaguardare il benessere comune 2. Formare piccoli gruppi dove ognuno si sente responsabilizzato 3. Comunicare per aumentare la fiducia reciproca e la collaborazione 4. Variare la matrice di risposta—> aumentare i compensi legati alla cooperazione e ridurre quelli della competizione 5. Richiamo a norme altruistiche—> norma della responsabilità sociale (Kerr), della giustizia… 41 Il conflitto può essere generato anche dalla competizione. Importante la teoria del conflitto realistico (Sherif). Essa ci dice che l’ostilità tra gruppi nasce dalla competizione per risorse materiali. Confermato poi da ricerche successive, la competizione aumenta il conflitto soprattutto quando: - Le risorse sono percepite come limitate (= gioco a somma zero) - L’outgroup è percepito come potenziale competitore; per es. gli immigrati rubano il lavoro agli italiani LA PERCEZIONE DI INGIUSTIZIA Chi percepisce che il proprio gruppo è stato trattato ingiustamente, allora possono accettare la propria posizione oppure chiedere una compensazione oppure ribellarsi.  Teoria della deprivazione relativa (Runciman): parla di percezione di iniquità; - Deprivazione relativa egoistica - Deprivazione relativa fraterna (o fraternalistica) GLI ERRORI DI PERCEZIONE 1. Errore fondamentale di attribuzione-> ogni atto ostile dell’altro è percepito come riflesso di una disposizione negativa 2. Come conseguenza della categoria sociale e della motivazione ad avere un’identità sociale positiva. Tendiamo a formarci delle immagini distorte dell’altro 3. Percezione dell’immagine allo specchio-> la visione reciproca dell’altro posseduta da ciascun gruppo in conflitto. Per es. “noi siamo le vittime, loro sono i carnefici”  Pensiero semplicistico: “noi buoni, loro cattivi” I TIPI DI AZIONE CONFLITTUALE COME GESTIRE IL CONFLITTO Teoria del contatto di Allport: 42
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