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Il Potere Absoluto in Età Moderna: Ottomani, Asburgo e Inghilterra, Appunti di Storia Moderna

Storia dell'Europa modernaStoria OttomanaStoria Religiosa in EuropaStoria Politica Europea

Questa lezione esplora il potere assoluto durante il XVI e XVII secolo, attraverso l'esempio dell'Impero Ottomano di Solimano il Magnifico, il Sacro Romano Impero Asburgico e l'Inghilterra di Giacomo I e Carlo I. Vengono discusse le caratteristiche del governo ottomano, la tolleranza religiosa e la guerra dei Trent'Anni. Inoltre, vengono analizzate le dinamiche politiche in Inghilterra, con i tentativi di imporre posizioni episcopali e la successiva Guerra Civile. La restaurazione Stuart e la divisione tra Whigs e Tories completano il quadro.

Cosa imparerai

  • Come si svilupparono le tensioni politiche in Inghilterra durante il regno di Giacomo I e Carlo I?
  • Come il potere assoluto si esercitava nell'Impero Ottomano?
  • Che fattori contribuirono alla Guerra dei Trent'Anni?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 28/03/2022

emmabagigio
emmabagigio 🇮🇹

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Scarica Il Potere Absoluto in Età Moderna: Ottomani, Asburgo e Inghilterra e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LEZIONE 6 | 16 FEBBRAIO ESPANSIONISMO, CONFLITTI E RIVOLUZIONI IMPERO OTTOMANO Nel 1453 i turchi ottomani avevano conquistato Costantinopoli e si stavano espandendo nella regione mediterranea, conquistando la Siria e l’Egitto e controllando dunque il Mar Rosso e la principale via delle spezie provenienti dall’oriente. Nel 1520 arriva un sovrano, Solimano il magnifico, che rimane in carica per 46 anni segnando il periodo di maggior splendore, anche nelle arti, dell’impero Ottomano, che comunque continuerà a crescere fino al 1683, data del fallito assedio di Vienna, ma già il fatto che arrivino alle porte di Vienna fa capire che è un impero potente, ambizioso, che non si accontenta, e che minaccia realisticamente uno degli imperi più potenti dell’Europa: quello Asburgico, il Sacro Romano Impero. La conquista di Vienna quindi non si concretizzerà, né nel 1683, né nel 1529, l’altra occasione che ci fu stata. In Africa Settentrionale, sotto la guida dell’ammiraglio Khair-ad-Din (detto Barbarossa), una flotta barbaresca aveva conquistato Algeri e Tunisi, assoggettandole alla signoria ottomana. Con Siria, Egitto, Algeri e Tunisi diventano quasi i padroni del Mediterraneo, cosa che preoccupa molto gli Europei, spaventati anche dalle continue incursioni; Questi porti infatti diventarono covi di pirati che partivano dall’Africa alla volta delle coste italiane, sia nella Repubblica di Venezia a nord, sia occasionalmente a sud, non sono espansioni ma sono incursioni pericolose, ma anche nel mediterraneo o ai danni di navi cristiane. Mentre con la Repubblica di Venezia c’è un rapporto per certi versi più pacifico, perché la repubblica di Venezia è in una posizione difficilissima perché è al confine con l’impero Ottomano, potenza potentissima, con cui Venezia cerca evidentemente di entrare in conflitto il meno possibile, quindi i loro rapporti sono sempre mediati da compromessi, tentativi di non arrivare a situazioni di rottura; con gli Asburgo invece c’è uno scontro continuo, c’è un tentativo continuo dell’impero Ottomano di arrivare fino a Vienna. Nel 1570 gli ottomani conquistano Malta e nel 1571 si arriva alla famosa battaglia di Lepanto, tanto celebrata perché per la prima volta dopo tanti anni gli Ottomani vengono sconfitti, non fu una battaglia importante ma ha una grande valenza simbolica, è stato dimostrato che gli Ottomani non sono invincibili, e viene anche caricata di un valore religioso molto profondo, perché la vittoria avviene grazie a una Lega Santa voluta dal Papa dove gran parte della motivazione militare viene giocata sulla base del pretesto religioso, la guerra contro gli infedeli, imporre la cristianità contro gli infedeli. Le cose dopo un po’ si tranquillizzano e riprendono nel 1600 con uno degli episodi più drammatici degli scontri ne Mediterraneo: la conquista degli Ottomani di Candia (Creta), considerata un po’ il baluardo degli Europei, c’è un assedio lunghissimo. Sulla scia di questa vittoria gli Ottomani arrivano fino in Austria con L’assedio di Vienna, e questo è l’apice del loro potere. Poi si arriva alla pace di Carlowitz (1699) che congela la situazione geo-politica, gli ottomani si concentrano su un’espansione verso l’oriente, verso l’Iran, e da quel momento in poi le cose con gli europei si tranquillizzano. LA STRUTTURA DLEL’IMP ROMANO Basato sul multiculturalismo, c’era molta più tolleranza, una convivenza di popolazioni, lingue e religioni. Il sultano ha potere assoluto non mediato da corpi intermedi, il sultano decide le persone che lo coadiuvano, nomina e revoca governatori e ministri ma le cariche non sono ereditarie, alla morte il sultano ne nomina un altro, di conseguenza non si formano famiglie nobili che conservano il potere. LEZIONE 6 | 16 FEBBRAIO Una parte significativa del potere dello stato viene dato ad individui non musulmani, o all’inizio non musulmani, spesso schiavi che vengono dalle guerre di conquista, fatti convertire, vengono fatti studiare per permettergli di fare carriere amministrative. C’è una relativa Tolleranza religiosa, anche altri culti possono essere praticati, anche se islamici hanno dei vantaggi e maggiori riconoscimenti, gli altri devono pagare un contributo. I PORTOGHESI IN INDIA A partire da Vasco da Gama i portoghesi cercano di avviare una nuova rete commerciale con l’india passando per l’africa Cercano di insediarsi in maniera permanente con delle basi in india, cosa molto difficile, ma ci riusciranno con la creazione dell’Estado da India, con capitale Goa, molto duraturo; infatti resta possedimento portoghese fino al 1961. I portoghesi sono molto interessati alle spezie ma non hanno materie prime da scambiare e pagano con metalli preziosi, in parte provenienti dalle Americhe, o ricorrono alla pirateria, quindi non beni che possono produrre loro o lavorare; di conseguenza si forma un commercio di intermediazione (portare in Cina prodotti indiani e viceversa). Così facendo costruiscono diverse basi commerciali in Asia: in Malacca, Bengala, persino in Cina, quasi Impenetrabile, e Macao sarà portoghese fino al 1999. ALLA SCOPERTA DELL’AFRICA Si comincia a scoprire l’africa non mediterranea, quest’ultima si conosceva già, non si conosceva nulla che stava a sud. L’africa ha circa 50 mln di abitanti, pochi in confronto agli 80 dell’Europa e i 300 dell’Asia. È divisa in due tipologie di stati:  Grandi imperi fondati su agricoltura e esazione di tributi alla comunità  Fiorenti città-stato fondati sul commercio Gli imperi che si conoscono vagamenti di più sono quelli del Congo e Etiopia, unici stati cattolici, e i portoghesi conoscono un po’ meglio la regione del golfo di Guinea, meno arida, loro primo punto d’appoggio scendendo dal portogallo, dove cominciano a trovare miniere d’oro e materie prima interessanti, trovano anche avorio e schiavi, che vengono commercializzati con l’India e oltre. Già dal 500 inizia la tratta degli schiavi, che poi continuerà in maniera più consistente nel 600-700 I PORTOGHESI IN AFRICA Poi i portoghesi iniziano a pensare di penetrare oltre la costa dell’africa, unica zona che conoscevano, iniziano ad approfondire conoscenza e rapporti politici ma soprattutto commerciali. GLI EUROPEI IN ORIENTE Prima dell’arrivo dei portoghesi operavano nell’oceano Indiano diverse compagnie commerciali, soprattutto indiane; per circa un secolo quindi i portoghesi sono gli unici Europei ufficialmente presenti in Asia. Dalla fine del XVI sec. Riescono ad arrivare anche Olanda e Inghilterra, con compagnie private e privilegiate. LEZIONE 6 | 16 FEBBRAIO L’attenzione del primo ministro fu subito assorbita dal problema della perequazione fiscale, ovvero di una più equa distribuzione delle imposte all’interno della Castiglia. Nei suoi disegni, questo problema si sarebbe risolto andando di pari passo con l’uniformazione giuridica ed istituzionale estendendo a tutti i territori il modello istituzionale della Castiglia e dall’altro chiamando agli uffici del governo non sono gli spagnoli, ma anche persone da tutte le altre province. Il primo passo di questa unificazione doveva consistere nella formazione di un esercito, ma i suoi piani erano destinati al fallimento a causa di resistenze interne da parte delle province più autonome e dalla congiuntura internazionale che spingeva la Spagna a impegnarsi nella guerra. La situazione si aggravò quando la Francia dichiarò guerra alla Spagna: oltre al conflitto internazionale, la Catalogna e il Portogallo si dichiararono autonome (1640), mentre nel 1647 fu la volta delle province italiane di Napoli e Palermo. Nel frattempo Olivares lasciò Madrid per ritirarsi in esilio. Il Portogallo mantenne l’indipendenza, mentre l’Italia e la Catalogna ritornarono sotto il controllo spagnolo. FRANCIA DI INIZIO 600 Stato in grande crescita, Enrico IV è un sovrano abbastanza illuminato e anche lui comincia riforma amministrativa per risollevare le sorti dello stato da una guerra di religione durata quasi 40 anni, molto dolorosa e sanguinosa. Per risollevare le finanze vende le cariche pubbliche, da la possibilità a nobili o ricchi di comprare una carica che gli consente di avere potere, riscuotere le tasse, e a lui di avere profitto, introduce poi la paulette, una tassa che permetteva di rendere ereditari gli uffici pubblici venali, i quali fino ad allora – alla morte dell’ufficiale – tornavano al sovrano. Nasce quindi un nuovo tipo di nobiltà, la nobiltà di Toga, ex borghesi arricchiti alleati col re che si contrappongono alla nobiltà di spada, nobili nominati tali in cambio di Prestazioni militari che risalgono al medioevo, sono ereditarie e quindi risiedono nella nascita. Nel 1610 le cose cambiano, Enrico IV viene assassinato da un fanatico cattolico, riemergono le ferite del secolo precedente, con risultato che si pare un altro periodo complesso, non si sa a chi affidare il potere e situazione diventa incerta. LA FRANCIA DI RICHELIEU Il cardinale Richelieu riuscì a conquistare la fiducia del giovanissimo Luigi XIII e a diventare primo ministro. Richelieu si preponeva di consolidare il potere della corona all’interno del paese, e la Francia in Europa. Il primo passo fu quello di ridimensionare i privilegi degli ugonotti ed espugnare le loro piazzeforti una ad una, fino alla caduta della più importante, Rochelle (1628). Revocò l’editto di Nantes ed emanò al suo posto un editto di grazia con il quale concedeva la libertà di culto agli ugonotti ma li privava delle piazzeforti, smantellando la loro organizzazione politico-militare. Per rendere effettivo il controllo della corona su tutto il territorio, incrementò la vendita delle cariche pubbliche, creando un gruppo di ufficiali fedeli al re e al primo ministro, e introducendo la figura dell’intendente: un funzionario nominato dal re per gestire il fisco e la giustizia nelle province In politica estera, Richelieu si schierò subito contro le potenze cattoliche, in particolare gli Asburgo, ritenendo l’accerchiamento asburgico più pericoloso della vittoria protestante. Lo sviluppo burocratico e la partecipazione prima indiretta e poi diretta alla guerra dei Trent’Anni, richiese un aumento delle imposte. La situazione divenne grave quando le campagne insorsero contro l’aumento della taglia a causa dell’introduzione di una tassa sul vino, sul sale o su altri prodotti agricoli. Nel 1635-37 ci fu una vera e propria guerra contadina in Normandia: le repressioni furono durissime, e la pace fu temporanea. LEZIONE 6 | 16 FEBBRAIO Nel frattempo, Richelieu morì, seguito poco dopo da Luigi XIII a cui succedette il fratello di cinque anni, Luigi XIV. Grazie alla figura di Giulio Mazzarino, la politica di Richelieu trovò un continuatore che si assunse il compito di guidare la Francia fino alla conclusione della guerra e alla firma della pace di Vestfalia. La vittoria fu pagata a caro prezzo, e a causa dell’inasprimento fiscale voluto da Mazzarino, i magistrati dei Parlamenti e i principi del sangue presero le armi: la Francia fu funestata da un’ulteriore guerra civile, detta “della Fronda”. L’iniziativa partì dal Parlamento di Parigi che si rifiutò di registrare l’editto che introduceva una nuova tassa a carico dei detentori di cariche pubbliche, portando il malcontento del Parlamento a saldarsi con quello popolare e sfociando in una guerra civile (1648-1653). Alla fine la divisione del fronte nobiliare e l’ambigua alleanza con la Spagna degli oppositori di Mazzarino, indussero anche i principi a cercare la pace, così che il re e il primo ministro poterono tornare a Parigi, da dove erano stati costretti a fuggire. LA RIVOLTA ANTISPAGNOLA DI NAPOLI Filippo II e i suoi successori mantennero buoni rapporti con i governatori locali italiani, rispettando il principio dell’autogoverno e lasciando che la nobiltà locale esercitasse il controllo sulle più alte magistrature. A Napoli, la politica di accentramento di Olivares che porta ad un ridimensionamento delle autonomie causando frizioni interne, e l’introduzione di una gabella (tassa) sulla frutta (che violava gli antichi privilegi della città) per sostenere le spese della Guerra dei Trent’Anni, nel 1647 scatenarono una rivolta popolare guidata dal pescivendolo Tommaso Aniello, detto Masaniello. Parte della nobiltà, soprattutto il “popolo civile” e i ceti medi rappresentanti del governo cittadino, appoggiarono la rivolta, ma presto ne presero le distanze. La folla fu accusata di cieca violenza quando in realtà gli attacchi furono limitati e mirarono a colpire gli appaltatori delle gabelle. Fu così che il “popolo civile” decise di eliminare Masaniello. La rivolta si era estesa alle campagne (Repubblica Napoletana), dove si assunse un carattere antiborbonale. La coesione tra le diverse componenti del movimento insurrezionale era assicurata dall’esercito, in cui circolavano voci della vittoriosa rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna e notizie di quanto accadeva in Francia. D’altra parte, le divisioni politiche erano altrettanto forti e finirono per prevalere. A seguito di alcune trattative con gli spagnoli, si riassicurò l’ordine e il controllo sulla città. L’INGHILTERRA DOPO ELISABETTA Elisabetta I morì nel 1603 senza lasciare eredi diretti, ci fu così la fine della dinastia dei Tudor, dato che Elisabetta I decide di non sposarsi. Al trono d’Inghilterra salì dunque Giacomo Stuart, re di Scozia, che unificò le due corone dando vita al concetto Regno Unito sotto uno stesso sovrano, nonché a tutti i problemi legati al fatto che da una parte sono lo stesso stato, ma dall’altra sono due stati diversi con una storia molto diversa. Gran Bretagna diventa nome ufficiale nel 1707. Anch’egli dovette fronteggiare il dissesto economico dovuto alla guerra e le lotte tra cattolici e protestanti. Mentre Elisabetta rimase parsimoniosa nella concessione di titoli onorifici e benefici, Giacomo si mostro invece generoso per ingraziarsi la nobiltà. Questo alienò la simpatia della nobiltà di antico lignaggio, accusandolo di svilire il valore dei titoli e perché le leve del patronage regale finirono ben presto nelle mani di un favorito, il duca di Buckingham, che salì in fretta tra le grazie del re suscitando molte gelosie. Il mantenimento dell’esercito anche in tempo di pace incideva sulle finanze pubbliche. Tutto questo portò ad una spesa pubblica molto elevata. Grosso problema che nasce con gli Stuart è il criptocattolicesimo, cioè il fatto che questi Stuart, pur venendo dalla scozia, paese calvinista per eccellenza, sono sovrani e famiglie che vedrebbero di buon occhio il ritorno del cattolicesimo. Questo non è un problema del tutto superato: prima di Elisabetta c’è stata Mary Tudor che era cattolica. Il paese è quindi a grande maggioranza protestante, nel senso di anglicano, e sovrani filocattolici. LEZIONE 6 | 16 FEBBRAIO Senza ripristinare il cattolicesimo, i due Stuart, prima Giacomo I e poi ancora di più suo figlio Carlo I, iniziano a inserire posizioni episcopali che rappresentano una derivazione della chiesa ancora anglicana ma più simile alla chiesa di Roma, scontrandosi con il puritanesimo, molto più fedele al tradizionale approccio anglicano senza compromessi con i dogmi del cattolicesimo. La situazione peggiora quando Carlo I si sposa con una regina cattolica, il baluardo dell’anglicanesimo contro il sovrano è il Parlamento, che ha acquistato sempre maggiore potere, perché l’Inghilterra ha fatto grandi progressi dal punto di vista politico e dei diritti, si inizia quindi a mettere in discussione la legittimizzazione del potere del sovrano per mezzo divino. Il parlamento quindi comincia a mettere in discussione il potere del sovrano imponendogli o chiedendogli con forza che alcuni diritti vengano riconosciuti (diritto del popolo, all’assemblea, …); in Francia invece il problema viene risolto non convocando più gli stati generali fino alla Rivoluzione Francese, imponendo un potere molto più assoluto, ma impedendo anche di emanare provvedimenti che richiedono l’approvazione del parlamento. Ci provò anche Carlo I, nel momento in cui ci sono serie di guerre e spese militari, carlo I non vuole convocare il parlamento perché avrebbe effetti dirompenti sulla sua linea politica, ma ad un certo punto non può farne a meno perché c’è la rivolta della Scozia, il re deve assolutamente intervenire e per farlo ha bisogno di soldi per finanziare le spese militari e quindi ha bisogno di convocare il Parlamento (1640), il quale subito parte con le sue rivendicazioni. Prima ancora di parlare delle spese militari il parlamento introduce l’argomento degli eccessi del re, dei diritti del parlamento e Carlo I lo sospende subito, prende così il nome di Parlamento Corto. Le cose peggiorano perché gli scozzesi invadono l’Inghilterra, Carlo I non ha alternative, deve convocare il parlamento e durerà 20 anni, Parlamento Lungo, c’è anche l’appoggio popolare per il malcontento dovuto a delle tasse che il re sta cercando di imporre, il parlamento è ancora più forte e ne approfitta per ulteriori rivendicazioni. GUERRA CIVILE Tra il novembre 1641 e il gennaio 1642 la situazione precipitò: il Parlamento approvò una Grande Rimostranza, un documento contro gli errori di Carlo I, il fatto di marginalizzare il parlamento, il tentativo di reintrodurre il cattolicesimo, gli eccessi del re, che, messo con le spalle al muro, pensò di uscire dall’impasse con la forza ed entrò con i suoi soldati in Parlamento per arrestare i membri della Camera dei Comuni. L’operazione fallì, in quanto questi riuscirono a scappare e Londra insorse contro il re, costringendolo a scappare. Scoppiò una guerra civile che trovò la svolta nella sconfitta dell’esercito del re da parte dell’esercito del Parlamento guidato da Cromwell. Carlo I si consegnò agli scozzesi. Nei mesi che seguirono, ci fu un aspro schieramento all’interno del Parlamento tra una minoranza religiosa tollerante, gli Indipendenti, ed una maggioranza presbiteriana che invocava la rigidità ortodossa, i cui esponenti erano i Presbiteriani. Il disaccordo riguardava anche il rapporto con il re: mentre i primi erano alla ricerca di una pace negoziata, i secondi erano decisi a combattere fino alla vittoria. Lo scoppio di una seconda fase della guerra civile interruppe questo dibattito. Il re fugge e fu nuovamente sconfitto e fatto prigioniero da parlamentari presbiteriani: il Rup Parliament, il Parlamento istituì un’alta corte per giustiziarlo: Carlo I fu condannato a morte e decapitato nel 1649; fu abolita la Camera dei Lord e proclamata la repubblica, ovvero il Commonwealth. Questa fu una cosa rivoluzionaria, il fatto che un sovrano non venga assassinato ma condannato a morte. IL PROTETTORATO DI CROMWELL Cromwell ristabilì l’ordine in Scozia e in Irlanda e sedò le rivolte radicali nelle campagne. Egli era un membro della Camera dei Comuni che si distinse per le sue capacità strategiche e di leadership politico-
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