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Reti sociali e migrazioni: analisi dei legami e delle politiche - Prof. Storti, Appunti di Sociologia delle Migrazioni

Una panoramica delle reti sociali e delle migrazioni, esplorando il ruolo dei legami sociali nelle attività umane e nelle istituzioni, l'approccio legato alla teoria dell'azione, il capitale sociale e le dinamiche relazionali all'interno delle comunità. Inoltre, viene analizzata la funzione svolta dalle reti degli immigrati, come sostegno, approdo nel paese di destinazione, supporto alla ricerca del lavoro e la circolazione di informazioni. Inoltre, viene esplorato il ruolo delle migrazioni come tema di contesa politica, le politiche di protezione degli immigrati e le loro caratteristiche, le politiche di asilo e le riforme del diritto d'asilo, gli accordi bilaterali con i paesi dei migranti e il decreto salvini. Infine, vengono analizzate le caratteristiche del sistema produttivo italiano rilevanti per gli immigrati e i settori occupazionali in cui sono più presenti.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 22/02/2024

ginjeer
ginjeer 🇮🇹

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Scarica Reti sociali e migrazioni: analisi dei legami e delle politiche - Prof. Storti e più Appunti in PDF di Sociologia delle Migrazioni solo su Docsity! APPUNTI + SLIDE DI SOCIOLOGIA DEI PROCESSI MIGRATORI LEZIONE 1 - 2 - 3 La sociologia studia ciò che accade TRA e FRA gli attori sociali, essa è concentrata sullo sguardo, è un modo di osservare la realtà. EMIGRAZIONE L'emigrazione è un fenomeno sociale rilevante. Con questo termine non si intende solo l'emigrazione in se, ma comprende anche tutti gli aspetti della società legati ad essa; come gli immigrati sono collocati nel:  Sistema del lavoro: come sono collocati nel mondo del lavoro e se transitano al lavoro autonomo  Sistema politico: come funziona il sistema politico, come i partiti competono, come creano fazioni  Sistema educativo  Nello spazio e nel territorio: aree interne di paese, es. differenze nord e sud e anche differenze all’interno del nord e del sud, diverse fazioni delle città, segregazioni delle città, capire affitti e proprietà, dinamiche in luoghi comuni come piazze, se si creano gruppi. Ma succede anche il contrario; es. se si studia la politica si studieranno anche i processi migratori e come essi influenzino le decisioni politiche. Le conseguenze dell'immigrazione come l'esclusione e discriminazioni non sono solo effetti dell'immigrazione, ma succedono anche in molti altri contesti. Semplicemente studiandoli con il sistema migratorio li definiamo meglio. Le migrazioni sono una via di accesso per comprendere aspetti della società in cui si verificano. MA COME PRATICHIAMO L'ANALISI SOCIOLOGICA DEL FENOMENO MIGRATORIO? Abbiamo bisogno di rappresentazione dei modelli sociali. I modelli non definiscono la realtà, essi semplificano la realtà selezionando variabili pertinenti. Durante questo processo perdiamo un pezzo di complessità della realtà e di conoscenze, ma è un costo da pagare per ricevere dei modelli da poter utilizzare (es. Google maps). (Anche modelli di analisi dei fisici sono così) Quindi il punto di partenza sono gli attori. Essi ci interessano perché il nostro scopo è spiegare un fenomeno collettivo. Li utilizziamo perché è un punto di partenza rilevante perché i fenomeni sociali sono costruiti anche dalle decisioni degli attori, a volte hanno molte opzioni di decisione, a volte molto aperte altre volte meno. Tutti abbiamo un certo spazio di azione. I FENOMENI SOCIALI SONO COMPLESSI Ci immaginiamo i migranti come agenti privi di autonomia decisionali, cerchiamo di capire quali spazi di azioni erano disponibili, quali azioni aperte c’erano e se c’erano, Ma li dobbiamo trattare come degli attori che hanno fatto delle scelte ed essi per la ricerca sono utili perché diventano un pezzo essenziale per capire il fenomeno. Ma i fenomeni collettivi non sono solo un gruppo di scelte degli attori. I sociologi credono realmente che i fenomeni sociali siano fenomeni complessi e funzionano secondo una logica che va oltre i componenti micro (individualismo) di quel sistema e le conseguenze vanno al di là della somma delle parti (individualismo influenza il macro) es. effetti indesiderati di Merton, profezia che si autoavvera (banca). Noi non avevamo intenzione di far fallire la banca, ma questo è stato l’esito di tutte le azioni del collettivo. es. se noi evadiamo le tasse, a livello individuale è un vantaggio, ma livello collettivo è una perdita. È importante capire che il livello micro e macro rispondono a logiche diverse: logiche individuale è un beneficio, a livello collettivo è una grande perdita e colpisce anche chi ha evaso per primo. Nel breve periodo ci guadagno, nel lungo ci perdo pure io che ho evaso. I TIPI DI RAZIONALITA' DI WEBER Quindi il finale ultimo della sociologia è utilizzare l'attore per spiegare fenomeno macro. Per questo ci vogliono dei modelli di attori, quindi semplificati. Un esempio possono essere i tipi di razionalità di Weber. Quest'ultimo per studiare il fenomeno collettivo ha sostenuto che fosse utile capire cosa fanno gli attori, capire le logiche con cui prendono le decisioni (socio della comprensione), comprendere motivazioni alla base della decisione. Aveva bisogno di un modello semplificato di dinamiche decisionali, per questo costruì un modello semplificato di queste dinamiche e trattò gli attori come se fossero razionali. Weber era conscio che questa fossero delle rappresentazioni stilizzate e che il modo di prendere delle decisioni è molto più complesso. Tra i tipi di razionalità di Weber troviamo:  Razionalità strumentale: fine giustifica i mezzi, il soggetto durante la decisione cerca di immaginare il beneficio che gli ritorna, costo - beneficio. Cerco di capire che beneficio mi produce quella decisione  Razionalità rispetto al valore: lo faccio costi quel che costi, lo faccio perché ci credo (es. sciopero). Chi lo fa avrà delle buone ragioni per crederci. Questa razionalità cerca di spiegare delle scelte che noi potremmo definire come irrazionali → es. superstizione. Io non vedo in modo pazzo chi si butta il sale dietro la schiena, avrà le sue ragioni. Inoltre esistono anche micro superstizioni personali, dei riti pseudo scaramantiche, oppure lo faccio in modo rituale perché l’ho sempre fatto e magari non so neanche io perché. Io lo faccio perché è un agire tradizionale che faccio perché agisco in modo spontaneo alla cosa. Questo modo di fare sociologia si basa sul paradigma dell’attore, ma non è l’unico modo di fare sociologia. Alcuni non prendono neanche in considerazione gli attore perché non è utile scendere a livello micro per spiegare il macro. Un esempio del genere possono essere Marx e Durkheim con suicidio, guarda solo variabile macro. Ad ogni modo tutti hanno lo stesso obiettivo, ma non ce un metodo più giusto e uno più sbagliato. In questo corso seguiremo il paradigma dell’attore, micro per spiegare macro. I fenomeni sociali derivano da delle scelte fatte dagli attori sociali, i quali sono collocati in delle reti di relazioni che hanno determinati vincoli e opportunità. Inoltre l'attore è dotato di agency: possono scegliere tra delle opzioni disponibili + si usa il tipo di Weber EXTRACOMUNITARIO: COSA VUOL DIRE? Questo concetto era sinonimo di immigrato ed era utilizzati come sinonimo. Queste parole sono delle iper semplificazioni nel linguaggio comune. Per esempio negli anni ‘90 la provenienza nazionale era sinonimo di immigrato, es. marocchini. Tutte le persone che avevano dei tratti identificativi venivano etichettate con un nome in comune Un'etichetta dispregiativa era quella del "vucumbra", venditori ambulanti, sinonimo di immigrati. Poi sostituzione con extracomunitario.  Diseguaglianze within → diseguaglianze interne alla classe o al gruppo. Si scoprono diverse dinamiche: orientamento sessuale, religiosi, patrimonio ecc. Spesso queste sono maggiori o più nette rispetto a quelle between PROFEZZIA CHE SI AUTOAVVERA “Se gli uomini definiscono certe situazione come reali, queste sono reali nelle conseguenze che attivano” Vengono definite alcune situazione come se fossero reali saranno concreti gli effetti (banca). Saranno reali le conseguenze nonostante le idee iniziali fossero astratte COME PRATICHIAMO L'ANALISI SOCIOLOGICA DEL FENOMENO MIGRATORIO? Noi analizziamo il fenomeno basandoci sulla teoria dell’attore. Cioè che i fenomeni sociali sono l'esito di effetti aggregati di attori che prendono decisioni collocati in reti di relazioni che hanno determinati vincoli e opportunità Di quali risorse dispongono gli attori? Facciamo riferimento alle diverse forme di capitale:  Capitale umano → conoscenze e skill che ognuno di noi ha. C'è una distinzione tra CU informale (cose che sappiamo fare ma che non sono vere e proprie credenziali es. so guidare ma non ho la patente) e formale (risorse che sono inquadrate da una qualifica formale. Sono medico ho la laurea in medicina) Sono competenze più o meno privilegiate, inoltre alcune sono più diffuse di altre e possono esserci risorse più o meno vantaggiose a livello collettivo, di solito queste sono le competenze che in pochi hanno, anche se sono informali (es. lingua inglese, anche se non hai certificato è comunque un capitale).  Capitale sociale → re di conoscenze, informazioni che circolano all’interno delle re sociali in cui io sono collocato, componenti affettive ed emotive che ci supportano delle fasi della nostra vita. A volte si usano delle conoscenze per arrivare ai propri obiettivi (es. carriera politica) Immigrati sono collocati in reti di relazione prevalentemente formate dai propri connazionali. Questo perché essi sono disponibili ad aiutare; a cercare un’abitazione, un lavoro, a dare una mano ecc.… Ma non possono darmi informazioni differenziate perché sono concentrati in contesti lavorativi e sociali simili se non uguali. Quindi se voglio cambiare sfera mi sarà difficile se sono in queste reti omogenee. Invece se sono in rete eterogenee queste mi daranno risorse differenziate e quindi utili per diverse prospettive e scelte. Sicuramente una rete omogenea mi dà più possibilità di trovare lavoro, ma mi ostacolerà nel caso in cui vorrei cambiare settore.  Capitale economico → reddito delle persone, patrimonio (bene immobili, autove ure, investimenti, risparmi, eredità) Le tre forme di capitale sono l’esito sia di fattori individuali e biografici, sia variabili sociali. Ma essi cambiano durante la vita, creiamo nuove competenze, nuove risorse e nuovi patrimoni in base a fattori individuali e sociali. CU, CS, CE possono essere squilibrati creando disuguaglianze sociali. Bisogna distinguere il termine disuguaglianza con il termine differenza:  Differenze → tra che assumono effe ve differenze (es. colore capelli)  Diseguaglianza → la differenza diventano mo vo di discriminazione, squilibrio sociale ???? LEZIONE 4 DOMANDE SULLE MIGRAZIONI Non abbiamo delle leggi definite sull’emigrazione perché i migranti e le migrazioni hanno delle differenze interne enormi e profondissime, quindi non ha senso avere delle regole generali per tutti. Quindi in relazione alle migrazioni sorgono delle domande:  Come utilizzano gli immigrati le loro risorse di CU?  Quali caratteristiche hanno le loro risorse di CS?  Quali percorsi di mobilità sociale attivano gli immigrati? Quest'ultima domanda è importante per la sociologia perché ci si domanda sulla questione della mobilità sociale. Essa è un processo nella quale gli individui passano da una classe sociale ad un’altra. - Può essere discendente e ascendente. - Può essere intergenerazionale e intra-generazionale. - Inoltre esiste anche lo squilibrio di status. - Può essere misurata anche in base al reddito nel medio sul lungo periodo. Ma in presenza di un arricchimento come sono le reti sociali? Esse possono anche rimanere chiuse, quindi le loro risorse relazionali sono ancora chiuse e omogenee. Questo caso (maggior arricchimento ma stesse relazioni) si può definire come squilibrio di status. WARNING: ovviamente quello che stiamo dicendo sono domande e affermazioni generiche che assumono un “attore immigrato medio generico”. Le immigrazioni sono differenziate, nelle fasi, nei tipi di attori che le compiono, nei paesi e contesti di accoglienza… I vari capitali quindi ci permettono di osservare le differenze e le disuguaglianze tra le varie persone. DOMANDE SULL'ETNIA:  Quali sono i tratti distintivi di un gruppo etnico? Lingua, religione, usi, abitudini e costumi. Territorio che connota la nostra residenza, mito originario che è alla base del nostro essere noi, a volte anche tratti esteriori. I fattori di base sono genericamente riconducibili alla sfera della cultura  Ma questi tratti sono reali o meno, costruiti o dati dalla natura? Tendenzialmente non esistono in natura, sono processi storici e sociali; è più una costruzione che un dato.  Gruppi etnici si costruiscono dall’interno o dall’esterno? Il gruppo è autodefinito o definito dall’esterno? es. rosso e blu. → prima pensavo fosse naturale essere rosso, ma quando arriva l’altro scopro che in verità ci possono essere anche altri gruppi, altri modi di vivere. Quindi gruppi sono definiti sia dall’interno e sia dall’esterno. Sono processi sempre presenti. (Rivedi come si costruisce l'identità di un gruppo)  Quali sono i tipi di attori centrali in costruzione di dibattiti pubblici che non sia letteratura scientifica? Politici, rappresentanti di associazioni, intellettuali, giornalisti → tu creano dei confini per dare un senso al noi MINORANZA ETNICA, ETNIA E RAZZA Minoranza etnica: tendenzialmente la maggioranza ha la tendenza a dire alla minoranza che è minoritario e che quindi non è normale, non ti isoliamo in un campo perché non siamo retrogradi e ti accettiamo, ma fino ad un certo punto Ascrivibili alla sfera della cultura; non è biologica, anche aspetti esteriori come il colore della pelle perché noi ci chiediamo se sono costruiti o definiti dalla natura es. quel colore della pelle definisce determinate abitudini. → questo è costruito. Noi siamo immersi all’interno di usi e costumi e stereotipi e li portiamo in tutte le circostanze dove ci troviamo. Tutti lo fanno e tutti lo praticano perché, appunto, anche noi siamo affogati in questi costumi. C'è chi li usa di più c'è chi li usa di meno, nonostante questo persone come antropologi o sociologi hanno delle minime influenze da parte del gruppo sociale di apparenza sul modo di vedere il mondo e i vari gruppi sociali. Etnie: sono socialmente costruite. Prospettiva costruttivista: le etnie sono identità collettive peculiari costruite nel tempo basate su aspetti talvolta infondati e talvolta reali, non necessariamente essi hanno un valore fondativi. Questi tratti vengono selezionati e sulla loro base si costruiscono le identità collettive Anche in Italia i gruppi politici hanno inventato gruppi etnici che dovevano esprimere un consenso politico ma anche etnico: i popoli padani, che hanno un’origine celtica, la quale doveva creare differenza (e quindi superiorità) rispetto agli altri popoli. Il loro territorio è la pianura padana, una delle più ricche d’Europa, si erano creati dei miti per festeggiare il popolo padano (rito costitutivo di andare al Po a prendere dell’acqua) Questo è un esempio di gruppo etnico: aveva un luogo di appartenenza, un gruppo politico e degli intellettuali, degli usi e costumi diversi anche dagli italiano (siamo affidabili, lavoriamo, sì conosciamo l’italiano, ma ci sono anche delle differenze) presunta origine storica. MA NON è NULLA VERO. (Anche qua riguarda come si costruisce l'identità) Immaginare dei confini così rigidi non ha senso, al massimo c’è teorema di Thomas, non esiste ma se faccio credere che sia vero allora magari diventeranno costitutivi di differenze. Quindi il concetto di etnia è molto equivoco perché non esistono in natura ed è un processo costruito. Non dobbiamo chiudere le collettività di persone dentro una gabbia. Es. cos’è l’etnia cinese? niente, anche tra di loro ci sono enormi differenze. Il concetto di etnia va utilizzato al massimo come strumento di ricerca perché dall’esterno sono viste come gruppo etnico. Non trattiamo gli altri come delle etnie oggettive, non si usa il termine etnia negli articoli scientifici: es. etnia cinese vs etnia rumena Al massimo studiamo come determinati gruppi si vedono come gruppo etnico collettivo. Molte volte la creazione di un gruppo etnico parte dalla discriminazione: ci isolano e sentiamo forte sentimento di unione e creiamo il nostro gruppo + repulsione verso l'altro (di nuovo concetto di identità). Quindi eventualmente osservo i processi attraverso cui alcuni gruppi si riconoscono in alcuni presunti tratti etnici. (Questo appena detto sul termine etnia accade soprattutto nella lingua italiana!! già in inglese è diverso) Un altro concetto per definire le differenze: razza, fino al dopoguerra è stato utilizzato. prosperità sia stato influenzato da ideali materialistici e consumistici, trascurando gli aspetti di benessere sociale e comunitario. Oggi i sociologi esaminano come il concetto di sogno americano si sia evoluto nel contesto della globalizzazione, della tecnologia e dei cambiamenti demografici. LES LIAISONS DANGEREUSES COME METAFORA In Francia a fine del ‘700 venne pubblicato un romanzo che descrive perfettamente il collegamento tra Stato - etnia - nazione: LES LIAISONS DANGEREUSES (di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos) Questi tre elementi possono interagire in modi complessi e influenzare la coesione sociale, la politica e i processi di inclusione/esclusione. Le relazioni tra lo stato, le diverse etnie presenti all'interno di un paese e il concetto di nazione possono riflettere dinamiche di potere e costruzione dell'identità. Queste relazioni possono influenzare la distribuzione delle risorse, l'accesso alle opportunità e la partecipazione politica e sociale di gruppi etnici specifici. Le “relazioni pericolose” potrebbero essere interpretate come le interazioni complesse che possono portare a tensioni, conflitti o discriminazioni tra gruppi etnici all'interno di una nazione. Queste dinamiche possono influenzare il grado di coesione sociale e la costruzione di un'identità nazionale inclusiva o esclusiva. Gli studiosi di sociologia esaminano attentamente come lo stato gestisce la diversità etnica, come le identità etniche si sviluppano e si trasformano all'interno di una nazione, e come queste dinamiche influenzano la costruzione di politiche pubbliche, leggi e norme sociali. Come si collega “les liaisons dangereuses” con i nazionalismi? Ovviamente il rapporto tra i 3 non è univoco, basti pensare ai nazionalismi dell’800. Durante l'800, molte nazioni europee stavano attraversando processi di costruzione e rafforzamento delle proprie identità nazionali. Le interazioni tra diversi gruppi etnici all'interno di queste nazioni hanno avuto un impatto significativo su questi processi. "Le relazioni pericolose" potrebbero essere utilizzate come metafora delle dinamiche complesse e spesso conflittuali tra i vari gruppi etnici all'interno di una nazione in via di costruzione. Queste tensioni etniche e politiche erano spesso evidenti all'interno delle nazioni in via di unificazione o consolidamento. Il romanzo potrebbe essere associato a queste tensioni, mostrando come le interazioni tra i membri dell'aristocrazia riflettessero le dinamiche più ampie di potere, identità e conflitto all'interno di una nazione in fermento. Il concetto di "relazioni pericolose" potrebbe essere collegato alle dinamiche di potere, manipolazione e competizione tra diversi gruppi etnici all'interno di una nazione in un contesto di nazionalismo. Queste relazioni potrebbero essere interpretate come metafora delle interazioni complesse e spesso conflittuali che caratterizzavano le relazioni tra gruppi etnici durante questo periodo storico. In sintesi, il contesto del nazionalismo dell'800 fornisce un quadro significativo per esaminare le relazioni tra stato, etnia e nazione, come rappresentato nel romanzo "Le relazioni pericolose". Le dinamiche di potere, identità e conflitto all'interno di una nazione in evoluzione possono essere riflesse e analizzate attraverso l'obiettivo sociologico offerto dal romanzo. APPARTENENZA NAZIONALE IN SPAGNA Nel governo socialista in Spagna convivevano plurime appartenenze nazionali e questa situazione venne utilizzata dal governo come narrazione per superare il conflitto tra autonomie basche e catalane e il governo centrale di Madrid. Le tensioni derivavano dall'idea di uno stato monarchico – costituzionale, al cui interno ci potessero essere: plurime appartenenze nazionali; plurime lingue; il castigliano, catalano, basco in parlamento. Quindi si voleva uno stato in cui potessero convivere più nazionalità. EX JUGOSLAVIA E L’ETNONAZIONALISMO Il caso dell'etnonazionalismo nella ex Jugoslavia rappresenta un esempio significativo di come le dinamiche di etnia e nazionalismo abbiano influenzato profondamente la storia moderna. L’etnonazionalismo o nazionalismo etnico “fa proprie e rivendica le tradizioni di un gruppo etnico, di un popolo” La ex Jugoslavia era caratterizzata da una notevole diversità etnica, comprendente popolazioni come serbi, croati, bosniaci, montenegrini, macedoni, sloveni e altri gruppi minori. Questa diversità etnica ha contribuito a una serie di tensioni nazionaliste che hanno avuto un impatto significativo sulla storia della regione. Nel corso degli anni '90, le tensioni nazionaliste e etniche hanno portato alla disgregazione della Jugoslavia, con conflitti armati che hanno coinvolto diversi gruppi etnici. Questi conflitti hanno portato a tragedie umanitarie, tra cui la guerra in Bosnia ed Erzegovina e i conflitti in Croazia e Kosovo. I leader politici della ex Jugoslavia hanno sfruttato le tensioni etniche e nazionaliste per consolidare il proprio potere e ottenere consenso politico. Questo ha contribuito ad alimentare ulteriormente i conflitti e le divisioni all'interno della regione. Il caso dell'etnonazionalismo nella ex Jugoslavia ha avuto un impatto significativo sulla politica internazionale, portando all'intervento di organizzazioni come l'ONU e la NATO, nonché all'istituzione di tribunali internazionali per affrontare crimini di guerra e violazioni dei diritti umani. Anche dopo la fine dei conflitti, l'eredità dell'etnonazionalismo continua a influenzare la regione, con sfide legate alla ricostruzione post-conflitto, alla riconciliazione tra le diverse comunità e alla costruzione di società multi-etniche e inclusive. In sintesi, il caso dell'etnonazionalismo nella ex Jugoslavia rappresenta un esempio emblematico di come le tensioni etniche e nazionaliste possano avere gravi conseguenze sulla stabilità regionale e sulla vita delle persone, sottolineando l'importanza di affrontare in modo adeguato le questioni legate all'identità etnica e nazionale in contesti complessi e diversificati. IN ITALIA L'Italia è uno stato-nazione, il che significa che lo stato italiano si identifica con la nazione italiana. Tuttavia, la formazione dello stato italiano è stata il risultato di un lungo processo di unificazione politica che ha coinvolto diverse regioni e identità culturali. L'Italia è caratterizzata da una notevole diversità etnica e culturale, con una varietà di gruppi etnici e minoranze linguistiche presenti in diverse regioni del paese. Ad esempio, ci sono comunità di lingua tedesca in Alto Adige, slovena in Friuli-Venezia Giulia, francese in Valle d'Aosta e altre minoranze distribuite in varie parti del paese. Ha adottato politiche di autonomia regionale per gestire la diversità etnica e culturale all'interno del paese. Alcune regioni godono di una certa autonomia amministrativa e legislativa, consentendo loro di preservare e promuovere le proprie tradizioni linguistiche e culturali. Nonostante gli sforzi per gestire la diversità etnica, ci sono state tensioni e sfide legate alle relazioni tra lo stato italiano, le diverse identità regionali e le minoranze etniche. Queste tensioni possono manifestarsi in dibattiti politici, reclami per maggiore autonomia e questioni relative alla preservazione e promozione delle identità culturali. L'integrazione delle diverse identità regionali e etniche nell'identità nazionale italiana è un processo in corso. L'educazione, la politica culturale e le istituzioni statali svolgono un ruolo importante nel plasmare l'identità nazionale e nell'affrontare le sfide legate alla diversità etnica. In sintesi, in Italia il rapporto tra stato, nazione ed etnia riflette una complessa interazione tra identità nazionale, diversità etnica, autonomia regionale e sfide di integrazione. Queste dinamiche continuano a plasmare il contesto socio-culturale e politico del paese, influenzando le relazioni tra lo stato italiano, le diverse identità regionali e le minoranze etniche. MICHAEL WALZER E IL SENSO DI APPARTENENZA Si può pensare il senso di appartenenza ad una nazione come se fosse: - una famiglia, ma più esclusiva: o ne faccio parte o non ne faccio parte; la famiglia può decidere di adottarmi, altrimenti rimango fuori. - un circolo o un club: permette delle vie di accesso per diventare membro, ma ci sono dei circoli che esercitano maggiore selezione all'ingresso - un quartiere: dati limiti di reddito posso spostarmi da un quartiere all'altro Per Michael Walzer l'appartenenza nazionale è una parte significativa dell'identità individuale e che le nazioni hanno il diritto di autodeterminazione. Tuttavia, egli sottolinea anche l'importanza di bilanciare questo diritto con la necessità di giustizia e uguaglianza all'interno e tra le nazioni. Secondo Walzer ci deve essere: o Diritto all'autodeterminazione: le nazioni hanno il diritto di autodeterminarsi e di perseguire i propri interessi politici, culturali ed economici. Egli riconosce l'importanza dell'identità nazionale e della partecipazione politica per le comunità nazionali. o Giustizia e uguaglianza: l'importanza di garantire la giustizia e l'uguaglianza all'interno delle nazioni, nonché di promuovere relazioni giuste e rispettose tra le nazioni. Egli critica l'uso dell'identità nazionale per giustificare l'oppressione di gruppi minoritari all'interno di una nazione o l'aggressione verso altre nazioni. o Pluralismo e diversità: Walzer promuove un'idea di pluralismo e diversità all'interno delle nazioni, sottolineando l'importanza di riconoscere e rispettare le differenze culturali e politiche all'interno di una comunità nazionale. Complessivamente, Walzer sostiene che l'appartenenza nazionale è significativa, ma deve essere bilanciata con la promozione della giustizia, dell'uguaglianza e del rispetto per la diversità all'interno e tra le nazioni. Le sue idee hanno contribuito al dibattito sul nazionalismo, sull'autodeterminazione e sulle relazioni internazionali. I confini cambiano nel corso del tempo per ciascuno di noi, sia da pov della legge sia da noi (es modo di approcciarsi alle persone in condizione più o meno di estraneità) LEZIONE 6 IN COSA CONSISTONO LE IMMIGRAZIONI? CHI SONO I MIGRANTI? In verità una delle caratteristiche della fase fordista e che essa era facilmente prevedibile, anche dal punto di vista delle crisi. Si poteva già immaginare come l’economia sarebbe cresciuta trasformandosi in un mercano stagnante o meno. Invece oggi è il contrario: adesso l’economia è molto meno prevedibile e tutto può avere effetto su di essa. Es. airbnb non genera della ricchezza anche al mercato immobiliare in generale, anzi ha degli effetti devastanti su di esso. Infatti nessuno affitta più nel lungo periodo, ma tutti preferiscono affittare su medi - brevi periodi. Es. Amazon - Globalizzazione avanzata: da metà anni ‘90 e in corso Durante questa fase più paesi sono coinvolti dai flussi migratori sia di ingresso sia in uscita. Inoltre le migrazioni non sono come una volta; come per esempio il lavoratore ospite. In generale esse sono molto meno programmabili e più instabili e differenziate. Cambiano anche il tipo di persona che arriva: una volta arrivava il giovane in forma, mentre adesso arrivano più donne e bambini e molto spesso anche persone con dei titoli di studio. Quindi si sta avendo una fase anche di differenziazione e di femminilizzazione delle migrazioni LE MIGRAZIONI SONO DIVENTATE:  Più complesse (nei percorsi e nelle distinzioni tra tipi)  Più difficilmente regolabili a priori a livello politico  Più alta quota di migranti SKILLED, quindi con dei titoli o delle competenze  Incremento di lungo periodo nel numero dei richiedenti asilo (forme di protezione internazionale) Queste erano presente anche in migrazioni fordiste ma si vedevano di meno. È importante sottolineare che questo tipo di migrazioni storicamente ci sono sempre state. Per esempio all’epoca le donne emigrate esistevano tanto quanto le migrazioni maschili. Non accentuare differenza tra passato e presente. Invece bisogna vedere come il vecchio e il nuovo si intreccino. Il cambiamento sociale è processo non di sostituzione, ma riconfigurazione!! Per esempio con la Fiat le migrazioni erano di andata e di ritorno; si pensava che prima venivano a lavorare, e poi se ne tornavano a casa loro (un lavoratore ospite) Ora invece lo spazio non è definito. Un tempo erano meno articolate, si andava dal punto A al punto B. Ora, invece, può partire da A andare a B, poi C, tornare ad A e passare direttamente a D. L’importante è di non tracciare i confini tra i concetti. Bisogna comprendere la fallacia di questa dicotomia: - Da un lato migrazioni forzata, si ottiene asilo - Dall'altro migrazione volontaria, non si dà asilo. Questi immigrati si trovano in condizione di difficoltà a sussistere perché si fa ancora la distinzione tra diritto all’asilo e bisogno di vivere meglio. RAPPRESENTAZIONE PATERNALISTICA DELL'IMMIGRATO Anche in circostanze difficili c'è agency nell'immigrato [[[Ma per ragioni sia di ricerca sia di posizione come cittadini, non rappresentiamo gli altri come se non avessero libertà di scelta. A priori non trattiamoli come se non fossero attori.]]] In periodo fordista: si otteneva in modo lento e graduale un miglioramento delle loro condizioni, fino a che smettono di lavorare e o tornavano a casa o si stanziavano Paternalismo: le vecchie generazioni (accettare qualsiasi lavoro, non essere schizzinosi) proiettano le loro esperienze sui giovani (non farsi sfruttare) sull'economia e lavoro. “Ai nostri tempi” Ma quindi come si collega il paternalismo alle migrazioni? Il tema delle migrazioni può essere collegato al paternalismo in diversi modi, evidenziando dinamiche complesse che coinvolgono potere, relazioni interculturali e questioni di giustizia sociale. o Assistenzialismo e paternalismo: In alcuni contesti, le politiche e le pratiche di accoglienza delle migrazioni possono riflettere dinamiche paternalistiche, in cui le comunità di accoglienza assumono un atteggiamento di assistenzialismo verso i migranti. Questo può manifestarsi attraverso approcci che enfatizzano la beneficenza o la protezione, ma che allo stesso tempo limitano l'autonomia e l'empowerment dei migranti. o Relazioni di potere e controllo: Il paternalismo può emergere nelle dinamiche tra le comunità ospitanti e i migranti, con le prime che assumono un ruolo dominante nella gestione delle risorse e delle opportunità per i migranti. Questo può creare disuguaglianze e dipendenza, influenzando le possibilità di integrazione e partecipazione attiva dei migranti nella società di accoglienza. o Rappresentazioni paternalistiche: Le rappresentazioni dei migranti nelle narrazioni pubbliche e nei discorsi politici possono spesso riflettere atteggiamenti paternalistici, presentando i migranti come soggetti passivi bisognosi di assistenza e protezione anziché come individui capaci e agenti attivi del proprio destino. o Empowerment e autonomia: Affrontare il paternalismo nelle dinamiche migratorie richiede un focus sull'empowerment e sull'autonomia dei migranti. Ciò implica l'adozione di politiche e pratiche che favoriscano l'integrazione, il rispetto delle capacità e delle prospettive dei migranti, nonché l'eliminazione delle barriere che limitano la partecipazione piena e uguale nella società di accoglienza. In conclusione, il collegamento tra il tema delle migrazioni e il paternalismo evidenzia la complessità delle relazioni interculturali, dei rapporti di potere e delle questioni di giustizia sociale. Affrontare il paternalismo nelle dinamiche migratorie richiede un impegno per favorire l'autonomia, l'empowerment e il rispetto delle prospettive dei migranti, promuovendo così relazioni più equilibrate e inclusive. LEZIONE 8 LE CAUSE DELLE MIGRAZIONI Questa domanda genera altre domande:  Perché alcuni gruppi emigrano e altri no?  Perché da alcuni paesi e non da altri? Si parte dai paesi più poveri. Ma a parità di povertà alcuni partono di più per il regime politico ecc. → ma bisogna introdurre altre variabili perché questa è una spiegazione parziale.  Come si scelgono le destinazioni? Per dare delle risposte a queste domande ci sono 3 grandi approcci:  Macrostrutturale  Microsociologici  Taglio analitico “meso” MACROSTRUTTURALE:  Teoria duale del mercato del lavoro (Piore, italoamericano) → Piore guardava il mercato del lavoro delle società fordiste. Nonostante questa teoria sia basata su una società vecchia è considerata ancora recente. Quel mercato del lavoro era più strutturato e organizzato e si può dividere in due: un segmento basso (lavori con basso prestigio sociale, usurante, pagato poco) e uno alto (il contrario). Dopo di che si può continuare a dividere: il segmento basso si potrà dividere ancora in uno alto e uno basso finché non troveremo i lavori più precari e pericolosi. In questa struttura le persone più in basso cercheranno di scalare la scala della mobilità sociale per cercare un lavoro più stabile e meno degradante. Visto che i lavoratori autoctoni salgono nella scala, lasciano libere i loro vecchi posti che, nonostante degradanti, sono necessari per la società. Quindi questa successione fa sì che alcune posizioni vengano scoperte e quindi le potenze cercavano manodopera da poter mettere nelle posizioni libere. Macrostrutturale perché si considerano i grandi ambiti del mercato del lavoro che posso essere scoperti o meno  Economia del sistema mondo (Wallerstein, tedesco e usa di nascita) → W. studia le economie globali e disse: al mondo ci sono alcuni paesi economici che stanno al centro e c’è una grande quantità di paesi che stanno ai lati. Quindi ci sono i paesi al centro che sono quelli più industrializzati e poi quelli ai lati sono paesi poveri e periferici. I primi sfruttano i secondi sotto-pagando la manodopera periferica. Ad un certo punto, come nella teoria di P., si creano dei buchi lavorativi, qui ci sono due opzioni per la società produttiva: si delocalizza la società, ma non tutto si può delocalizzare (es. magari macchine più costose della Ferrari le faccio in Italia, mentre quelle di fascia più bassa li faccio in un altro paese/ es cura degli anziani, non possono delocalizzare gli anziani.) Il punto in comune tra W e P e che i paesi ricchi trainano quelli poveri.  Push e pull factors → definizione fa a dagli etnografi. Gli immigra si spostano o perché sono ra o perché sono spinti. W e P per loro i paesi tirano gli immigrati per collocarli ai margini della società in posizioni economiche fragili, i quali scaleranno la scala e quindi serviranno altri migranti. Spesso alcuni gruppi immigrati si concentrano in settori o in nicchie nel mercato del lavoro (alcuni autori parlano di etnicizzazione del mercato del lavoro), o in porzioni identificabili di territorio. Come lo spieghiamo? -una prima spiegazione fa riferimento a presunti fattori etnico/culturali; -una seconda spiegazione chiama in causa le reti sociali. Che cosa sono le reti migratorie? Le reti sociali dei migranti si riferiscono ai legami, alle connessioni e alle relazioni sociali che i migranti mantengono all'interno delle comunità di origine e nelle nuove comunità in cui si stabiliscono. Queste reti svolgono un ruolo cruciale nel processo migratorio, influenzando le decisioni, l'adattamento e il benessere dei migranti. Queste reti possono includere parenti, amici, connazionali e altri membri della comunità di origine, nonché nuove connessioni stabilite nella società di destinazione Le reti sociali dei migranti si sviluppano in risposta a una serie di motivazioni e fattori, tra cui la ricerca di supporto emotivo, pratico e finanziario durante il processo migratorio, la condivisione di risorse e informazioni sulle opportunità di lavoro e di alloggio nella nuova società, nonché il desiderio di mantenere legami culturali e identitari con la comunità di origine. In sintesi, le reti sociali dei migranti rappresentano un importante meccanismo di sostegno e risorsa durante il processo migratorio, consentendo ai migranti di affrontare le sfide legate all'adattamento e di accedere a opportunità nella nuova società. Queste reti svolgono un ruolo significativo nel mantenere legami culturali e identitari, nonché nell'integrazione sociale ed economica dei migranti. Complesso di legami che interconnettono i migranti, coloro che sono in procinto di emigrare, sia nei paesi di provenienza che in quelli di destinazione (Massey). Nei contesti anglosassoni si parla spesso di reti etniche. Noi preferiamo parlare di reti sociali degli immigrati. Il ruolo delle reti - Reti come via per leggere la costruzione sociale dei processi economici (Portes e Sensenbrenner); - Le reti contavano molto nelle migrazioni transoceaniche, meno in quelle industriali - Reti come agenzie di supporto CARATTERISTICHE DI RETE - Supporto emotivo e pratico: Le reti sociali offrono ai migranti un sostegno emotivo durante l'esperienza migratoria, aiutandoli ad affrontare le sfide e a gestire il cambiamento culturale. Inoltre, forniscono supporto pratico attraverso la condivisione di informazioni su opportunità lavorative, alloggio e servizi nella società di destinazione. - Trasmissione di risorse: Le reti sociali facilitano la trasmissione di risorse economiche, sociali e culturali tra la comunità di origine e quella di destinazione, svolgendo un ruolo fondamentale nell'accesso a opportunità e nell'integrazione sociale ed economica. - Costruzione di capitale sociale: Le reti sociali dei migranti contribuiscono alla costruzione di capitale sociale, promuovendo la fiducia reciproca, la cooperazione e la solidarietà tra i membri della comunità migrante CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DELLE RETI SOCIALI  Ampiezza della rete: esistono reti più o meno ampie; quelle più ampie hanno anche più nodi (fa conto schemino dei 6 gradi di separazione, oppure delle reti sociali dove ci sono i vari puntini uniti dalle linee)  Densità: numero dei legami presenti in un rete per rapporto massimo a quello che può raggiungere la rete. Possono essere più o meno dense e ampie.  Indice di centralità della rete: pensare a quanto una rete sia orizzontale o verticale. Verticale > persona interconnessa con tante altre, mentre altri con pochi. Molte persone con poca ricchezza Orizzontale > pochi attori con molti legami. Poche persone con molta ricchezza  Indice di centralità (?)  Buchi strutturali > tra due persone manca un legame. MODELLO DELLE RETI SMALL WORLD Il concetto di "small world" elaborato da Duncan Watts e Steve Strogatz si riferisce a un tipo di rete sociale particolare in cui, nonostante la presenza di gruppi altamente coesi e con forti legami interni, esistono collegamenti "corti" che consentono un rapido passaggio da un individuo a un altro all'interno della rete. Questo concetto è stato introdotto nel campo della teoria dei grafi e delle reti sociali per spiegare come la distanza sociale tra individui all'interno di una grande popolazione possa essere sorprendentemente breve. Le caratteristiche principali del concetto di "small world" includono: - Corti percorsi di collegamento: Anche in una rete sociale molto estesa, la distanza tra due individui è relativamente breve, in quanto esistono collegamenti diretti o indiretti che consentono di raggiungere rapidamente un individuo partendo da un altro. - Alta coesione locale: Nonostante la presenza di collegamenti corti, la rete può presentare anche gruppi altamente coesi in cui gli individui sono fortemente interconnessi tra loro, formando cluster (gruppi di individui o comunità che condividono caratteristiche simili, interessi comuni o legami sociali stretti.). - Modello di "separazione dei mondi" e "legami deboli": Il concetto di "small world" è correlato alla teoria dei "legami deboli" di Granovetter, che suggerisce che i collegamenti tra gruppi diversi favoriscono la diffusione delle informazioni e delle opportunità. Questo concetto è stato reso popolare anche dal noto esperimento condotto da Stanley Milgram, in cui i partecipanti dovevano far pervenire una lettera a un destinatario sconosciuto attraverso conoscenze personali. L'esperimento ha evidenziato la sorprendente rapidità con cui le lettere raggiungevano il destinatario, suggerendo l'esistenza di collegamenti corti all'interno della rete sociale. In sintesi, il concetto di "small world" di Duncan Watts e Steve Strogatz evidenzia come, nonostante la presenza di gruppi altamente coesi, le reti sociali possono presentare collegamenti corti che favoriscono la diffusione delle informazioni e la connettività tra gli individui all'interno della rete. SEI GRADI DI SEPARAZIONE 1° Sei Tu 6° Bill Gates Mediamente per raggiungere nodi più lontani abbiamo bisogno non più di 6 passaggi relazionali. Paradosso statistico > ci sembrano pochi, ma se pensiamo a configurazioni relazioni di ogni passaggio le combinazioni che si possono raggiungere sono molteplicissime. Ma se isoliamo i 2 nodi lontani i passaggi sono 6. NUMERO DI ERDŐS E DI BACON Da qui sono nate serie di rappresentazioni: Per esempio la rappresentazione che ci serve per capire le reti sociali tra i matematici si chiama: il numero di Erdos. Il numero di Erdős è un modo per descrivere la "distanza" tra una persona e il matematico ungherese Paul Erdős in termini di collaborazione matematiche. È stato creato dagli amici di Erdős come tributo scherzoso all'enorme numero di pubblicazioni da lui scritte in collaborazione con un gran numero di matematici diversi. Quindi, per esempio, se io facessi uno studio con un diretto collaboratore di Erdős allora il mio numero di Erdős sarebbe 2. Gradi di Bacon: stessa cosa di Erdős, ma con Kevin Bacon (attore che ha partecipato a molteplici film) Esistono persone che hanno sia numero di Erdős e numero di bacon: - Es Colin Firth > Numero di Erdos 6 + Numero di Bacon 1 (si sono conosciuti) = Numero di Erdos-Bacon 7 - Es Natalie Portman > Numero Erdős 4 + Numero Bacon 2 (ha recitato con lui) = Numero Erdos-Bacon 6 CARATTERISTICHE DEI LEGAMI ALL'INTERNO DELLA RETE - Intensità > quanto è alto il coinvolgimento emotivo, termometro o scala di percezione - Durata > del rapporto - Frequenza > quante volte vediamo la persona - Contenuto > conoscenza, amicizia ecc. + o - eterogeneo GRANOVETTER E LA TEORIA DEI LEGAMI Studia come un gruppo di manager di boston abbiano cambiato lavoro usando le loro reti di relazione. La cosa sorprendente è che i manager che hanno cambiato lavoro hanno usato dei legami deboli. Sono informazioni che gli hanno dato le loro conoscenze Perché LEGAMI DEBOLI SONO FORTI? Legame forte ha informazioni omogenee, sono ridondanti, informazioni solo riguardo il mondo in cui sono inseriti. Mi danno quelli deboli informazioni eterogenee se voglio spostarmi nel mondo del lavoro o cambiare settori. Riconducendoci all'immigrazione > molto spesso all'inizio sono all'interno di reti lunghi dal pov del territorio ma ristrette dal pov sociale, sono legati con loro connazionali, emigrati prima di loro con cui legati da legami coesione all'interno di un gruppo, ma può anche portare a un certo grado di esclusione degli altri gruppi. Bridging social capital: Si riferisce alle relazioni e alle connessioni tra individui o gruppi provenienti da contesti diversi o appartenenti a categorie sociali diverse. Le reti di bridging social capital favoriscono l'inclusione, la diversità e la partecipazione civica più ampia. Queste reti possono contribuire a promuovere la fiducia tra gruppi diversi e a facilitare lo scambio di risorse e informazioni. Nel contesto dei processi migratori, l'analisi di Putnam sul bonding e bridging social capital può essere applicata in vari modi: 1. Bonding social capital tra comunità migranti: Le reti di bonding social capital possono svolgere un ruolo importante nel sostenere e fornire sostegno emotivo ai migranti all'interno delle loro comunità di origine o all'interno di comunità migranti all'estero. 2. Bridging social capital tra migranti e comunità ospitanti: Le reti di bridging social capital possono favorire l'integrazione dei migranti nelle comunità ospitanti, facilitando le connessioni con risorse, opportunità di lavoro e servizi all'esterno della loro comunità di origine. In generale, l'analisi di Putnam sul bonding e bridging social capital offre un quadro utile per comprendere come le relazioni sociali influenzino l'integrazione, la partecipazione civica e la coesione sociale all'interno delle comunità, inclusi i contesti legati ai processi migratori.  Pizzorno: capitale sociale di reciprocità e di solidarietà > il prof preferisce questa > Questo approccio mette in luce come tali relazioni siano fondamentali per il funzionamento delle società e per la costruzione di legami sociali significativi. Ecco una panoramica dei principali aspetti del capitale sociale di reciprocità e solidarietà di Pizzorno: Reciprocità: La reciprocità si riferisce allo scambio di risorse, favori o supporto tra individui o gruppi all'interno di una comunità. Questi scambi possono essere sia materiali che immateriali e sono spesso basati su un senso di obbligo morale o sociale verso gli altri membri della comunità. Solidarietà: La solidarietà riguarda il senso di appartenenza, sostegno reciproco e coesione all'interno di una comunità. Si basa sull'idea di condivisione di valori, obiettivi comuni e supporto reciproco tra i membri della comunità. Costruzione di legami sociali: Secondo Pizzorno, la reciprocità e la solidarietà sono fondamentali per la costruzione di legami sociali significativi all'interno delle comunità. Questi legami possono contribuire alla coesione sociale, al sostegno reciproco e al funzionamento efficace della comunità stessa. Partecipazione civica e solidale: Il capitale sociale di reciprocità e solidarietà può essere collegato alla partecipazione civica e alla costruzione di una società più solidale e inclusiva. Le relazioni basate sulla reciprocità e solidarietà possono favorire la partecipazione attiva dei cittadini alle dinamiche sociali e politiche della comunità. In conclusione, il concetto di capitale sociale di reciprocità e solidarietà sviluppato da Gianfranco Pizzorno mette in luce l'importanza delle relazioni basate sulla reciprocità e solidarietà per il funzionamento e la coesione delle comunità. Questo approccio offre uno spunto significativo per comprendere come tali relazioni influenzino la vita sociale, economica e politica delle comunità, e può essere applicato in diversi contesti sociologici e antropologici.  Bianco e Eve: capitale sociale generalizzato e specializzato > Questi due tipi di capitale sociale si concentrano su diverse dinamiche relazionali all'interno delle comunità. Ecco una panoramica dei concetti di capitale sociale generalizzato e specializzato di Bianco ed Eve: Capitale sociale generalizzato: Si riferisce alle reti di relazioni sociali caratterizzate dalla fiducia diffusa e reciproca tra individui all'interno di una comunità. In queste reti, la fiducia si estende a individui sconosciuti o appartenenti a gruppi diversi, creando un clima di cooperazione e reciprocità diffusa. Questo tipo di capitale sociale può favorire la coesione sociale, l'azione collettiva e la partecipazione civica più ampia all'interno di una società. Capitale sociale specializzato: Si riferisce alle reti di relazioni sociali caratterizzate da una fiducia più specifica e limitata, spesso concentrata su determinati gruppi o contesti. In queste reti, la fiducia e la reciprocità sono più orientate verso individui o gruppi particolari, come familiari, amici stretti o colleghi. Questo tipo di capitale sociale può essere particolarmente rilevante per la mobilità sociale, l'accesso alle risorse e il supporto in contesti più ristretti. L'analisi di Bianco ed Eve sui due tipi di capitale sociale offre uno spunto significativo per comprendere come le dinamiche relazionali influenzino la coesione sociale, la partecipazione civica e l'integrazione all'interno delle comunità. Questi concetti possono essere applicati in vari contesti sociologici, antropologici e politici per comprendere meglio le relazioni sociali e la fiducia reciproca all'interno delle società. Tutte e 3 vogliono dire LA STESSA COSA > il prof suggerisce di usare e ricordare una coppia di queste tre DUE ESEMPI STILIZZATI DI ARCHETIPI - Il colore rappresenta la caratteristica della rete: può essere il tipo di occupazione, stesso territorio di provenienza o il ruolo nello stesso lavoro - La linea rappresenta la densità della rete - Rete di sinistra più differenziata > sia nei legami, sia nel colore - Destra > omogenea, omofilia (tendenza a creare legami con persone simili), continuiamo a circolare informazioni ridondanti in modo veloce - Sinistra > meno velocemente perché alcuni binari non ci sono (es. giallo, se vuole andare a rosso deve passare sui 2 verdi e poi rosso) - La rete di destra può incentivare ad emergere quei tratti della nostra persona che ci accumunano a loro CARATTERISTICHE PREVALENTI DELLE RETI SOCIALI DEGLI IMMIGRATI  Pochi contatti con gli autoctoni, prevalenza di legami con i connazionali;  Reti concentrate socialmente ed esclusive, estese nello spazio;  Reti omofile e omogenee, piuttosto dense; ricche di legami forti e relativamente prive di legami deboli;  Legami ridondanti generatori di capitale sociale specializzato e di bonding social capital;  Presenza di hub relazionali.  Scarsa propensione all’effetto Erdos-Bacon (sei gradi di separazione) FUNZIONE SVOLTE DALLE RETI DEGLI IMMIGRATI  Funzione di sostegno, approdo nel paese di destinazione  Supportano immigrati quando devono trovare alloggio  Aiuto ricerca del lavoro (intermediazione dei connazionali per la ricerca del lavoro; affermazione di figure tipo broker)  Reti in cui circolano informazioni rapidamente, svolgono funzione di passaparola e veicolo di "risorse reputazionali"  Supporto sociale; sostegno emotivo e psicologico. Prevalentemente è così, ma non vale così per tutti e sempre. [[[LE COSE DETTE FINORE VALGONO A LIVELLO MEDIO !!! Troveremo nei manuali alcune caratteristiche, che hanno valore medio o generico, non significa che le reti degli immigrati siano così. Cosa vuol dire gruppi di immigrati? Gruppi che hanno medesima provenienza? È sempre quello il criterio significativo? Oppure anzianità migratoria? Oppure territori locali specifici di un paese di provenienza? "I cinesi a Milano". È sensato parlare di cinesi. Peggio gruppo immigrato di cinesi. Peggio ancora etnia cinese. Quando si parla di gruppi di immigrati non c'è un modo di specificarlo definitivo perché dobbiamo capire la domanda di ricerca, devo spiegare cosa intendo in base a ciò che voglio analizzare. - Le reti sociali sono tanto più rilevanti quanto più il soggiorno migratorio è in fase iniziale - Superamento di una visione funzionalista delle reti (esse forniscono risorse a scapito d'altre, veicolano opportunità in un determinato settore economico a svantaggio di altri) Cerchiamo di ricostruire come nel mercato di lavoro italiano ci siano lavoratrici immigrate nel settore di cura]]] MODELLO D-B-O Il modello DBO (Desires, Beliefs, Opportunities) sviluppato da Peter Hedström nel 2005 è un modello teorico utilizzato nelle scienze sociali per comprendere il comportamento umano e le decisioni individuali. Ecco una spiegazione dettagliata di ciascuna componente del modello:  Desires of actor: Questa componente si riferisce alle preferenze individuali, alle aspirazioni e ai desideri di una persona. Include ciò che una persona vuole ottenere o evitare in una determinata situazione.  Beliefs of actor: Le credenze rappresentano le convinzioni di una persona riguardo a ciò che è vero o falso, giusto o sbagliato. Queste credenze influenzano le decisioni e le azioni di un individuo.  Opportunities of actor: Le opportunità si riferiscono al contesto in cui un individuo si trova e alle possibilità che ha a disposizione. Questa componente considera le condizioni esterne che possono facilitare o ostacolare il raggiungimento degli obiettivi di una persona. Il modello DBO suggerisce che le azioni e le decisioni di un individuo sono influenzate dalle interazioni complesse tra desideri, credenze e opportunità. Questo modello è stato utilizzato per comprendere una La linea 3 e la connessione tra il punto C e il punto D, qua dal micro si ritorna al macro. Descrive le conseguenze dell’azione individuale: come si combina, interferisce o interagisce con quelle degli altri, concorrendo a creare un nuovo contesto nel livello macro. Infine la linea 5 ci fa capire come ci sia una inter-dipendenza tra le strutture micro della società. Come B può influenzare C, anche C può influenzare i comportamenti di B. ESEMPIO: COLEMAN BOAT APPLICATA ALLA SPIEGAZIONE WEBERIANA DELL’ORIGINE DEL CAPITALISMO POLITICHE PER L'IMMIGRAZIONE I 3 volti della politica (in italiano si dice solo politica, in inglese ha 3 sfumature diverse)  Politics: il tema del potere e delle istituzioni. Le migrazioni come tema di contesa politica  Polity: il tema della comunità politica organizzata (confini e identità). Idea di comunità politica organizzata che si riconosce in determinati confini genera sensi di appartenenza, meccanismi di inclusione, esclusione. Le migrazioni hanno un impatto sui confini, appartenenze ecc. Come diamo i diritti ai nuovi arrivati  Policy: provvedimenti concreti e azioni. Provvedimenti politici in senso concreto, misure politiche - POLITICHE PUBBLICHE > misure politiche per affrontare ISSUES che hanno una rilevanza collettiva. TRE MODELLI DI INCLUSIONE A LIVELLO NAZIONALE I tre modelli si distinguono tra loro in relazione alla configurazione assunta da aspetti quali: la concezione dell’immigrazione, accesso allo status di cittadino, criteri per l’accesso alla nazionalità, rapporto autoctoni- immigrati; politiche del lavoro, politiche sociali Per istanza si possono usare 3 modelli:  TEMPORANEO > modelli di regolazione nazionale delle migrazioni > pretesa di far credere che il fenomeno fosse temporaneo (vengono a lavorare e poi sayonara. E INVECE). Ci interessano come lavoratori ospiti. Li trattiamo in modo civile con politiche di supporto ad esempio per il lavoro. Siamo però restrittivi per la cittadinanza per esempio (es la Germania).  ASSIMILATIVO > ES LA FRANCIA. Nello spazio privato ciascuno di noi è espressione della cultura che vuole > nel pubblico ci riconosciamo su appartenenza comune che prescinde dalle nostre sub appartenenze culturali. Siamo tutti cittadini comuni della repubblica. In pluralistico c'è riconoscimento delle minoranze, quindi non c'è né il vero (laico) né il crocifisso (religioso).  PLURALISTICO > immigrati tendenzialmente rimangono. Dobbiamo porci il problema della concessione della cittadinanza, concessione più generosa del temporaneo. Il presupposto però > favoriamo il mantenimento delle reciproche culture. Come se il nostro paese si fonda su mescolanze/insieme di varie culture. Rapporto tra autoctoni e immigrati; mantenere i riconoscimenti culturali, anche nello spazio pubblico. Nello spazio pubblico ho precise caratteristiche riguardo appartenenze culturali. Es Inghilterra e stati uniti. Misure politiche di sostegno alle minoranze. Supporto minoranze con politiche di discriminazione positiva. Sono ovviamente Ideal-tipi, non c'è uno che attinge al 100% a uno di questi. Rimangono valide come guide valutative ma da prendere con cautela Italia è un caso di paese molto trasversale a questi modelli, è difficile identificare un fattore di prevalenza Sono sempre stati astratti, inoltre, oggi funzionano molto meno rispetto a un tempo. PRINCIPALI SETTORI DI POLICY PER IMMIGRAZIONE cfr CAPONIO 2006 POLITICHE MIGRATORIE POLITICHE DI IMMIGRAZIONE (Il fenomeno) - Come programmiamo gli ingressi, e controlli delle frontiere - Permessi di soggiorno ed espulsioni, accesso a cittadinanza ecc. POLITICHE PER GLI IMMIGRATI (Persone che hanno percorso e si sono stabilizzate) - Come i principi di cittadinanza si svolgono per immigrati - Politiche per inserimento abitativo e lavorativo immigrati - Politiche per accesso a servizi sociali per immigrati POLITICHE PER I MIGRANTI (Processo in corso d'opera, dal participio -anti ci dà idea di mobilità) - accoglienza e assistenza. Si modificano le politiche in base ai flussi …NON VI È SOLO IL LIVELLO NAZIONALE  In fase di globalizzazione riacquista rilevanza il territorio: glocalizzazione (da un lato flussi nazionali, da un lato importanza dei territori. Non ci basta osservare il livello nazionale, ma anche locale per capire migrazioni)  L'approccio fondato su modelli nazionali trascura la complessità delle politiche migratorie, tanto più per i paesi del mediterraneo  Dagli anni novanta il livello locale si impone all'attenzione degli osservatori. Si studiano pratiche e reti di policy per comprendere il ruolo dei governi locali e degli attori mobilitati: gatekeeper, le burocrazie territoriali per i documenti di soggiorno, il mercato del lavoro, servizi di assistenza, implementazione delle politiche di regolamentazione  Specularmente, la globalizzazione delle migrazioni fa aumentare l'importanza del livello sovrannazionale (Bell: lo Stato o è troppo grande o è troppo piccolo) ...DUNQUE Si afferma una tradizione di studi (policy migration studies) orientata all'analisi dei processi di POLICY MAKING E DELLE CONFIGURAZIONI DI ATTORI Si crea un «campo di azione», delle regole che definiscono come devo muovermi sul campo (il prof fa riferimento al campo da calcio). Mi muovo libero nel campo ma ho dei ruoli e regole da aspettare, autorità che mi sanziona se non rispetto regole, anche applicata a regolare il regolamento, applicare regolamento in modo più o meno fiscale o severo, o accettare un margine di tolleranza (es esultanza dopo un gol dovrebbe essere sanzionata formalmente, ma la norma sociale lo accetta e quindi c'è tolleranza). Si crea un campo d'azione in cui differenti attori (non solo politici) agiscono come POLICY MAKERS DE FACTO, sfruttando spazi di discrezionalità lasciati dalle norme. Vi sono tre forme di discrezionalità (Ham e Hill 1995; Evans e Harris 2004): - 1.Quella espressamente riconosciuta, che attribuisce all’operatore la scelta tra diverse opzioni - 2.Quella interpretativa - 3.Quella di contrasto alla norma stessa GLI AMBITI DELLE POLITICHE LOCALI - Giuridico-politico > comitati consultivi, associazioni di rappresentanza - Socioeconomico> misure sull'inclusione nel mercato del lavoro, nei servizi sociali, scolastico- educativi - Culturale-religioso - Spaziale > politiche abitative CASO ITALIANO Caratteristiche di fondo > LOGICA EMERGENZIALE E TENDENZA A RENDERE POCO VISIBILE L'INTERVENTO. Le principali caratteristiche delle politiche locali per l'immigrazione sono: - INTERVENTO SOCIO-ASSISSTENZIALE - INFORMALITÀ/SPONTANEISMO - INIZIATIVE FRAMMENTATE O RETICOLARI - DELEGA VERSO IL TERZO SETTORE (rilevanza del terzo settore: associazioni, cooperative sociali, istituzioni religiose) > le vicende a livello locale sono mega differenziate. In certe zone welfare locale è più forte in altri no > maggiore isolamento per immigrati > "lasciamo che sia la società civile ad accuparsene” LEZIONE 12 REGOLAZIONE POLITICA A LIVELLO SOVRANNAZIONALE A livello comunitario prende forma la c.d. “fortezza Europa”: attenzione verso la lotta all’immigrazione irregolare. Orientamento a livello europeo verso i migranti altamente qualificati e i lavoratori stagionali. Ciò non impedisce la formazione di una certa quota di immigrati irregolari, anche a causa del liberalismo incorporato. Frontex (https://frontex.europa.eu/) è un'istituzione dell'Unione europea che ha tra i suoi obiettivi coordinare le missioni di pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE e appoggiare gli stati membri in operazioni comuni di rimpatrio dei migranti irregolari. Il suo compito è anche quello di aiutare gli stati membri che si trovino in situazioni che necessitano un'assistenza di rinforzo nel controllo delle frontiere esterne. Ci sono 3 diversi centri di accoglienza: Strutture di primo soccorso e accoglienza: Ospitano gli stranieri al momento del loro arrivo in Italia. In questi centri i migranti ricevono le prime cure mediche necessarie, vengono foto-segnalati, possono richiedere la protezione internazionale. Successivamente, a seconda della loro condizione vengono trasferiti nelle altre tipologie di centri Centri di Prima Accoglienza(CPA) e Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS): Terminate le procedure di identificazione e foto-segnalamento, i migranti che hanno manifestato la volontà di chiedere asilo in Italia vengono trasferiti presso le strutture di accoglienza di primo livello, dislocate sull’intero territorio nazionale ove permangono in attesa della definizione della domanda di protezione internazionale, che si differenziano in CPA e CAS Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr): Gli stranieri giunti in modo irregolare in Italia che non fanno richiesta di protezione internazionale o non ne hanno i requisiti sono trattenuti dei CPR, istituiti per evitare la dispersione sul territorio di chi è in via di espulsione e consentire l’esecuzione del relativo provvedimento da parte delle Forze dell’ordine. Il tempo di permanenza (90 giorni al massimo, più eventuale proroga di 30) è funzionale alle procedure di identificazione e a quelle successive di espulsione e rimpatrio LEZIONE 13 (solo slide) UN PO' DI MALSANA IGNORANZA In Italia si credeva che:  Il 30 percento della popolazione fosse composta da immigrati (in realtà era il 7% circa nel 2014, ora è circa l’8,7%);  Il 20% siano musulmani (erano e sono circa il4%);  Che il tasso di disoccupazione fosse 49%, in realtà è il 7,8% (Eurostat e Istat, Agosto 2022) RICORDARE: CORRELATION IS OT CAUSATION!  Sia i gelati che gli attacchi degli squali aumentano quanto il tempo e caldo e soleggiato. Ma essi non solo la causa dell’altro; accadono a causa del bel tempo. Fonte: Ela Istituto Ca st dati Ea Nota: vedi per i dettagli sul ‘amalicrata Fig. 5. Immigrati reali e immigrati percepiti in Italia per livello di istruzione (valore medio, %) % immigrati immigrati reali percepiti OhbI%O fe e Diploma =—@——____————_—_—[r—Éos@@212x[x%)%L2hZ6 Laurea @_»)/”-@)D | 7 n a 2 Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati Eurobarometro. Fig. 6. Immigrati reali e immigrati percepiti in Italia per tipo di occupazione professionale (valore medio, %) percepiti Classe agiata @___—_—=—=n2mmmen@® 19.3 Classe media @x2z22xeeezez®) 20,0 PICCOÎIMPFONAItOri zzz 21,8 Classe operaia specializzata @——__—_—_____—_r—_©—_@€ue—nen@ 28.4 Classe operaia non-specializzata @__—===x==x===x@ 28.8 10 140 210 280 350 % immigrati, % immigrati percepiti Fig. 7. Immigrati reali e immigrati percepiti in Italia per zona geo-politica di residenza (valore medio, %) % immigrati % immigrati reali percepiti Nordovest @====®=®®"©»=@=@s= 212 Nordest ®——_—==<=©@©@=@= 201 Regionirosse @—m_—__————=——= 5 cento @-_P——_————_;; Sud ——_ i 7 14 a 28 Tab. 1. Percentuale di immigrati reali (Istat) e percepiti (sondaggio Eurobarometro) in Italia nel 2017, per zone geo-politiche (valori medi) Zona percepita di Vi immigrati Differenza (in pp.) ra immigrati (%) nel 2017 percezione e realtà Nordovest 212 10,7 +10,5 Nord-est 20,1 90 +11, Regioni rosse 279 ill +168 Centro 259 94 +16,5 Sud 27 43. 3232 Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati Istat e Eurobarometro. Fig. 9. Atteggiamento degli italiani verso l’immigrazione e le sue conseguenze socio-economiche in confronto con gli altri cittadini dell'UE nel 2017 (valori percentuali) IBN D'accordo [N in disaccordo IN Non so Eu28 Italia Gli immigrati peggiorano la situazione della criminalità... Eu-28 S:_C_T_TTr_o_oeeoeo_ i Glî immigrati rubano il posto ai lavoratori. rat SN III = — Gliimmigrati sono un peso per il welfare... Fonte: Elaborazione Istituto Cattaneo su dati Eurobarometro. N = 28080 (EU); N Italia = 1025. TUTTO QUELLO CHE NON SAPPIAMO SUI ROM • In Italia ROM, Sinti sono circa 170.000, ovvero lo 0,25% della popolazione, sono l’1,8% in Spagna, il 2% in Grecia e lo 0,6% in Francia; • L’Italia è l’unico Stato EU ad aver «proclamato» un’emergenza ROM, nel 2008 (Governo Berlusconi); • «Che tornino a casa loro!». Ammesso che l’Italia sia casa nostra, è anche loro: più della metà dei ROM sono cittadini italiani, molti sono rifugiati provenienti dal sanguinoso conflitto dei Balcani degli anni ’90; • «Non hanno neanche capito cosa vuol dire avere una casa»: In Italia i ROM e Sinti nomadi sono il 3% del totale di ROM e Sinti; molti tra costoro hanno la cittadinanza italiana • …anche in Europa circa il ’90% di ROM e Sinti sono stanziali. Dunque chiamiamo nomadi gruppi di persone che non sono tali; • «Vivono solo nei campi» L’Italia è l’unico paese dell’UE in cui esistono campi rom come siamo abituati a conoscerli; • In Italia il 40% di ROM e Sinti ha un’occupazione regolare (la media EU è del 60%). Parimenti più basso – rispetto alla media EU – è il tasso di scolarizzazione di Rom e Sinti in Italia LEZIONE 14 I RIFUGIATI POLITICI «Colui che, (...) temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche si trova fuori dal Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese: oppure che, non avendo la cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra» È piuttosto datata > colui che teme di essere perseguita o per motivi di razza religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche Noi non usiamo più razza, e poi ci sono aspetti non messi in conto ad esempio orientamento sessuale e altri. Mancano degli aspetti di idea costitutiva di fenomeni di rifugiati politici. Se noi guardiamo il numero di rifugiati per 1000 abitanti > emerge questa immagine: più scuri i paesi più Ci sono aree molto più povere dove c'è presenza relativa di rifugiati molto significativa. Questa visione che ci sono più rifugiati in Europa è infondata. Se proviamo ad osservare rifugiati rispetto alla ricchezza allora emerge un dato ancora più contro-intuitivo > rifugiati politici più in paesi più poveri USD > DOLLARE STATUNITENSE GDP > PRODOTTO INTERNO LORDO Criterio di equivalenza per stimare equivalenza > traduco tutti i prodotti interno lordo in dollaro. Abbiamo una certa quantità di dollari che costituisce un PIL di un paese. Si calcola il rapporto dei rifugiati per ogni singola unità di PIL per ogni paese, così si guardano rifugiati per ricchezza del paese. La percentuale relativa NON ASSOLUTA di rifugiati politici è più alta laddove il GPD è più basso. Rapporto tra persone (rifugiati) su ogni unità del GDP del paese, invece che esprimerlo in euro lo traduciamo in dollari così abbiamo una unica banconota. Sfata il mito che vanno verso i paesi ricchi. PEZZO DI RAPPORTO DELLA PARTE DI ONU CHE SI OCCUPA DI RIFUGIATI POLITICI > la gran parte di rifugiati politici rimane nel loro paese o limitrofi Tra i 25 paesi che sono più occupati sono tutti in via di sviluppo, tra questi 15 i meno sviluppati Ghigliottina di Hume > bisogna distinguere essere dal dover essere > distinguere le descrizioni dalle prediche. Un conto è fare analisi di ciò che è, altra cosa ciò che vorremo come il mondo fosse. La cosa importante è non mescolare le cose. Quando si descrive si descrive la realtà, quando si vuole cambiare la realtà non è una descrizione scientifica. Incremento consistente a partire dal 2013 degli immigrati che richiedono diverse forme di protezione internazionale > 108,4 MILIONI (i dati non sono da sapere a memoria, ma ricordare alcuni trend del fenomeno politico) Un esempio SIRIA Di nuovo, il tema dei rifugiati dalla Siria ha scatenato dibattito pubblico molto acceso in Europa con il presupposto che si faceva carico di molti richiedenti siriani che era fuorvianti dal pov dei dati Ci interessa per quasi 2,5 milioni di persone che provengono dalla Siria in momenti di grandi crisi erano dislocati internamente. Quelli andati in Europa erano una quota minoritaria, perché la maggior parte o si sono dislocati internamente o andati in paesi vicinissimi. La rappresentazione europea è fuorviante e falsa Il prof sta sfogliando una serie di slide che si leggono molto bene da soli (da slide 144 a slide 158 ci sono molte cartine e dati se volete leggerle tutte, io ho messo quelle che mi sembravano essenziali) ASILO POLITICO IN ITALIA: PRATICHE, DATI E FATTI Le realtà territoriali sono così differenziate che è difficile fare una rappresentazione molto semplice della realtà. Il tema è incluso nella costituzione italiana art 10 comma 3 Si dice che uno dei limiti dell'Italia è non avere una legge ad hoc Possiamo dire che è simbolico il fatto di non avere legge organica sull'asilo politico «Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge» Art.10, comma 3 della Costituzione Italiana > è più avanzata della convenzione di Ginevra come definizione > non si limitano a sola convenzione, ma anche esercizio della libertà democratiche (senza distinzione di sesso, oggi si direbbe identità di genere e sessuale, quindi avanzato). Le domande che vengono avanzate di rifugio politico gestite via amministrativa da serie di commissioni territoriali.  Possibile violazione del diritto marittimo  Le sanzioni penali e amministrative previste dal disegno di legge (disegno di legge non è corretto, non ricordo cosa è giusto ma lo corregge nella slide) sono un ostacolo al soccorso e rappresentano una violazione del diritto a non essere discriminati. CONCLUSIONI:  Anche nella recenti crisi migratorie i rifugiati si dirigono prevalentemente verso i paesi limitrofi, compiendo spostamenti di (relativamente) breve raggio;  Dato di stock: l’Italia è sopravanzata da un numero elevato di paesi dell’Unione Europea per rapporto al numero di rifugiati su residenti;  Dato di flusso: l’Italia è stata interessata nel 2015 e nel 2016 da un numero di domande di asilo crescente rispetto ai trend passati. Tale tasso di crescita è stato superiore a quello medio EU, ma comunque inferiore a quello che ha interessato altri paesi. Dal 2017 è in corso un calo, che si è consolidato negli anni a seguire. DISCRIMINAZIONE, RAZZISMO E MULTICULTURALISMO Pregiudizio > Giudizio dato a priori a prescindere da conoscenze di fatto e fondate sul confronto con la realtà Discriminazione > è un comportamento che produce un fenomeno di esclusione sociale a danno di determinate categorie di soggetti LEZIONE 15 e 16 PREGIUDIZIO:  Alla base del pregiudizio vi sono operazioni cognitive volte a semplificare il reale;  Aspetto problematico: i processi di categorizzazione che danno luogo a forme di generalizzazione in debita;  Dal pregiudizio possono derivare gli stereotipi: rappresentazioni rigide, vincolanti e stigmatizzanti che si applicano a gruppi sociali più o meno ampi, appiattendo le differenze individuali;  Rischio di derive etnocentriche e xenofobe.  Ognuno di noi basa la propria vita su assunti che si fa finta che siano veri (non ce lo chiediamo neanche). DISCRIMINAZIONE:  Comportamenti concreti che penalizzano un individuo alla luce della sua apparenza fisica, della nazionalità della religione:  Vari tipi di discriminazione: –Esplicita; –Istituzionale; –Statistica. 3 forme di discriminazione:  Esplicita: comportamenti che derivano dal riconoscimento di tratti esteriori che esplicitamente inseriscono le persone in un gruppo (es. colore della pelle)  Istituzionale: formalmente prodotta. Gli ordinamenti giuridici definiscono delle opportunità differenziate. Discriminazione oggettiva, perché iscritta nella legge. Viene prodotto in tutti i paesi. Possiamo considerarlo legittimo o no. (Es. non avere la cittadinanza non ti dà la possibilità di fare delle cose, come fare il magistrato). Prima della legge Turco Napolitano: un immigrato poteva aprire un’attività in Italia solo se in quel paese, da cui arrivano, gli italiani potevano aprire un’attività. Altro esempio: riconoscimento del titolo di studio.  Statistica: forma statisticamente infondata. Economista Kennet Harrow fa riferimento al processo per cui le persone tendono a generalizzare. Ho avuto una brutta esperienza con un immigrato e allora generalizzo su tutte le persone immigrate. Meccanismo non rappresentativo. I rapporti tra pregiudizi e comportamenti non sono lineare. Non si può pensare che ognuno di noi si comporti sempre in maniera lineare. “Predica bene, razzola male”. Il caso più interessante è quello che predicano male, ma razzolano bene —> tendenzialmente le persone sono più razziste a parole che in concreto. È interessante considerare queste considerazioni contraddittorie. RAZZISMO:  Il razzismo è un’ideologia, e ne esiste e ne esistono diverse forme che stabilisce un sistema di stratificazione basato su: –Elementi dell’aspetto fisico/somatico; –Considerare inferiori alcuni esseri umani appartenenti a categorie definite per natura; –Giustificare sulla base di tale inferiorità la sudditanza di tali gruppi.  Distinguiamo il razzismo biologico (non più così diffuso, non si pensa che ci siano più ci siano le razze in senso stretto) e culturale (alcuni gruppi sono più meritevoli di altri). Il razzismo è un’ideologia in cui mettiamo in gerarchia i gruppi, prima ci si basava sui geni ora su altri fattori. Rimane comunque il fatto che razzismo sia una ideologia che ci porta a rappresentare gruppi umani come ordinati gerarchicamente > un tempo si pensava così dal POV genetico Ora rappresentazione di carattere verticale su fattori COME SPIEGHIAMO IL RAZZISMO? 4 spiegazioni principali:  Teoria della scelta razionale: Si cerca di comprendere perché le persone sono razziste trattandole come agenti razionali. Se sono razzisti hanno delle buone ragioni per esserlo. Non tratto razzista come pazzo, ma persona razionale, capisco le ragioni per cui lo è diventato. Le risorse sono ridotte e le persone hanno iniziato a percepire sensazione di instabilità. In presenza di risorse sempre più scarse (risorse sempre scarse per definizione ma negli ultimi anni sempre di più). Diventa razionale che gli altri abbiano accesso a quelle risorse. È giusto che le risorse, le poche che ci sono, ce le teniamo per noi. Non è per giustificare i comportamenti, ma per spiegarli  Approccio funzionalistico: ci sono delle culture incompatibili, quindi non può esserci comprensione e comunicazione. Quindi nasce il razzismo, visto che i migranti arrivano la luoghi lontani —> incompatibili.  Approccio delle pratiche comunicative e discorsive: il razzismo è costruito nel dibattito pubblico. Prodotto di discorsi, pratiche discorsive. È un prodotto di opinionisti intellettuali, politici giornalisti. Costruiscono le pratiche discorsive che costruiscono il razzismo.  Approccio fenomenologico: si parte dall’idea che le risorse sono scarse. Da quel presupposto nascono nuove forme di vulnerabilità e i migranti diventano il capo espiatorio (i migranti come causa della vulnerabilità) IMMAGINE HOW ITALIANS BECAME 'WHITE' Processo dove PARADOSSALMENTE gli italiani sono stati conteggiati tra minoranze di colore, soprattutto negli stati del sud dove avevano occupazioni meno prestigiose Anche colore della pelle era soggetto ad un processo di costruzione paradossalmente considerati come se fossero neri perché occupavano la stessa zona Hanno avuto il loro riscatto Mito di colombo come scopritore di America > sottogruppo di immigrati italiani molto intraprendente propone mito di colombo come scopritore italiano e lo negoziò con autorità americane. Italiani trasformati in "BIANCHI", statisticamente tolti dai neri e diventati italo-americani. Ci dà idea che il colore della pelle sia costruzione di una rappresentazione, trova contrappunto di tipo statistico > da neri a italoamericani. Il razzismo sia una forma SUPREMA di discriminazione Discriminazione > comportamento dannoso di fronte a minoranze Razzismo > comportamento sistematico MULTICULTURALISMO  Se ne parlava molto tra anni 90 e 2000, ora meno  Il termine allude alla presenza di più culture all’interno dei confini degli stati nazionali.  Il sostantivo “multiculturale” e l’aggettivo corrispondente “multiculturalismo” rimandano a tre registri distinti, spesso confusi (Cesareo 2000): LEZIONE 17 IMMIGRAZIONE E MERCATO DEL LAVORO Forza lavoro: parte della popolazione che comprende persone occupate e persone in cerca di occupazione; Tasso di occupazione: Indicatore statistico che misura l’incidenza degli occupati sul totale della popolazione in età da lavoro. Si ottiene dal rapporto tra gli occupati tra i 15 e i 64 anni e la popolazione della stessa classe di età Tasso di disoccupazione: Rapporto tra il numero di individui in cerca di occupazione e la forza lavoro ASPETTI DELLA POPOLAZIONE IMMIGRATA IN ITALIA RILEVANTI PER LA PRESENZA NEL MONDO DEL LAVORO  Struttura per età: circa la metà della popolazione straniera, sia maschile sia femminile, si concentra tra i 18 e i 39 anni; nella stessa classe di età l’incidenza della popolazione italiana è pari ameno del 30%.  Livelli di istruzione elevati, simili a quelli italiani. PRESENZA IMMIGRATA NEL MONDO DEL LAVORO Caratteristiche del sistema produttivo italiano rilevanti per gli immigrati (alias, il lato della domanda):  Struttura industriale con molte piccole e micro imprese in settori a bassa intensità di capitale umano e tecnologico, che richiede lavori poco remunerati  Edilizia, turismo, agricoltura domanda lavoro stagionale, discontinuo, con elevati tassi di sommerso;  Basso terziario urbano: pulizie, facchinaggio, custodia e sorveglianza degli immobili;  Domanda di consumo esotico nei grandi centri urbani (mi, rm, to);  Welfare poco generoso nel care giving (welfare invisibile)  Lavoro domestico IMMIGRATI NEL MDL: SETTORI OCCUPAZIONALI La maggioranza relativa a servizi ed industria Altra slide, lavoro manuale specializzato, non qualificato, impiegati, addetti alle vendite e servizi Personali ecc.  Segregazione orizzontale > lavoratori con trascorso migratorio sono collocati in alcuni ambiti caratteristici, nel caso di Italia industria manifatturiera e servizio alla persona.  Segregazione verticale > hanno risorse superiori alle opportunità di lavoro offerte. È un fenomeno che riguarda più ampiamente chi cerca lavoro. Es i giovani. Questo differenziare è piuttosto elevato per i migranti. Sono pagati anche meno  Rilevante inserimento degli immigrati nelle micro e piccole aziende dove la stabilità lavorativa è bassa  Kogan (2006) mostra che "nei paesi di destinazione con una più forte domanda di lavoro non qualificato, quali sono quelli dell'Europa meridionale, gli immigrati hanno buone opportunità di trovare lavoro, ma sono basse le probabilità di raggiungere occupazioni più qualificate” Gli occupati stranieri in Italia sono 2,3milioni, circa il 10% del totale, ma il 35% degli occupati spariti nel 2020 (160 mila su 450 mila) sono stranieri. Gli occupati italiani sono calati dell’1,4%, gli extra Ue del 6%, i comunitari del 7,1%. Parallelamente, gli inattivi italiani sono aumentati del 3,1%, gli extra Ue del 15,1%, i comunitari del 18,7%. Le donne straniere sono sempre più penalizzate (-10% di occupate extra Ue nel 2020, contro il –3,4% di occupati extra Ue e 1,6% di occupate italiane) e notevoli differenze si registrano anche tra settori e comunità diverse. Il rapporto mostra che, a parità di altre condizioni, gli stranieri hanno più probabilità degli italiani di perdere il posto. Il rischio è massimo per le giovani donne straniere, con basso livello di istruzione, occupate in professioni low-skiller e residenti al Sud. PERCHÉ QUESTI LAVORI NON VENGONO SVOLTI DA ITALIANI? Italia è caratterizzata da disuguaglianze economiche, sociali e territoriali ma:  Livello di istruzione dei giovani elevato, lavori disponibili hanno poco appeal per rapporto a livello di istruzione dei giovani. Scarsa domanda di lavoro qualificato;  Rischio invischiamento nei gradini bassi della scala sociale (bison e schizzerotto 1996)  Protezione della famiglia (redistribuzione interna e intergenerazionale dei redditi);  Vischiosità del mercato abitativo; Effetto san Matteo > ricchi diventano sempre più ricchi, poveri diventano sempre più poveri > ricchezza diventa sempre più diseguale LAVORATORI IMMIGRATI: SPIAZZANO O RIMPIAZZANO?  Immigrati impiegati nei servizi a bassa produttività, e affetti dalla malattia dei costi di Baumol. Sono i più disposti a rispondere a processi di mercificazione spinta (cfr. servizi domestici);  Lavoratori immigrati sono un’alternativa alla delocalizzazione produttiva;  Nelle zone a alta disoccupazione (mezzogiorno) sono attivi processi di sostituzione / segmentazione, concorrenza; Le migrazioni rallentano (in parte) l’ammodernamento del sistema produttivo, ma è necessaria la permanenza di attività modeste di tipo riproduttivo per la società.  Regioni economicamente dinamiche: gli immigrati soddisfano fabbisogni strutturali; In sintesi:  Correlazione negativa tra presenza immigrata e tasso di disoccupazione;  La presenza immigrata può aver spiazzato debolmente i lavoratori italiani giovani, a bassa qualifica, soprattutto al sud;  Negli altri casi, soprattutto al nord, prevale in modo quasi esclusivo la complementarietà;  Economia dell’alterità (Calavita2005). Imprenditorialità  Esiste un “fiume carsico” della propensione all’imprenditorialità delle minoranze straniere;  Il fenomeno non riguarda più solo USA e GBR, ma anche altri paesi europei del bacino mediterraneo;  Lo studio di tale fenomeno è rilevante per: La sua consistenza empirica; I suoi innesti teorici (cfr. soprattutto NSE); Riaccende il dibattito sull’imprenditorialità tout court (Swedberg2005); Connessioni con la sociologia classica, che aveva studiato le minoranze economicamente vitali (cfr. Sombart) PERCHÉ GLI IMMIGRATI HANNO SPESSO PIÙ PROBABILITÀ DEI NATIVI DI DIVENTARE IMPRENDITORI? Motivazioni economiche: I migranti spesso affrontano difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro tradizionale, a causa di barriere linguistiche, culturali o legate al riconoscimento delle qualifiche. Di conseguenza, molti migranti possono essere spinti verso l'imprenditorialità come mezzo per creare opportunità lavorative e reddito per sé stessi e per le loro comunità. Capitale sociale: I migranti spesso portano con sé reti sociali e di supporto che possono favorire la creazione e la gestione di attività imprenditoriali. Queste reti possono includere altri migranti, membri della comunità di origine o connessioni all'interno della diaspora, fornendo risorse sociali, finanziarie e informative che possono essere cruciali per avviare e far crescere un'impresa. Flessibilità e adattabilità: I migranti spesso sviluppano una maggiore flessibilità e capacità di adattamento a nuove situazioni, in parte a causa dell'esperienza di trasferirsi in un nuovo paese e affrontare sfide legate all'ambientamento e all'integrazione. Queste qualità possono essere vantaggiose nell'ambiente imprenditoriale, dove la capacità di adattarsi rapidamente alle mutevoli condizioni di mercato è essenziale. Necessità imprenditoriale: In alcuni casi, i migranti possono avviare imprese per rispondere a esigenze specifiche all'interno delle loro comunità di origine o della comunità ospitante, creando opportunità di impresa in settori di mercato trascurati o sotto serviti. Cultura imprenditoriale: Le culture di origine di alcuni migranti possono valorizzare l'imprenditorialità e l'autosufficienza, fornendo una base culturale che favorisce l'avvio di nuove attività imprenditoriali. Inoltre, alcuni studi sociologici hanno evidenziato che i migranti possono essere più inclini a intraprendere attività imprenditoriali a causa della combinazione di sfide e opportunità uniche che incontrano nel loro
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