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Anatomia: La Cavità Toracica, la Cavità Orale e i Sistemi Respiratorio e Digestivo, Appunti di Anatomia

La struttura e le funzioni della cavità toracica, incluse le ghiandole surrenali e i linfonodi, e della cavità orale, con un focus sulle ghiandole salivari e la lingua. Viene inoltre trattato il sistema respiratorio, dal naso alle cavità nasali e alle pareti toraciche, e il sistema digestivo, dall'esofago al cieco.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 22/09/2021

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Scarica Anatomia: La Cavità Toracica, la Cavità Orale e i Sistemi Respiratorio e Digestivo e più Appunti in PDF di Anatomia solo su Docsity! ORGANI CAVI E PIENI Quando si parla di un organo o un apparato, si fa riferimento all'uomo in posizione anatomica. Per posizione anatomica si intende l’uomo in posizione eretta, con lo sguardo rivolto in avanti, gli arti paralleli al tronco e il palmo della mano rivolto in avanti. Nell'uomo è presente una simmetria laterale, quindi è possibile dividere l’uomo in due parti simmetriche tramite il piano sagittale mediano, che divide il corpo in una metà destra e in una sinistra; esistono infiniti piani sagittali paralleli al piano sagittale mediano. Esistono anche piani frontali, che dividono il corpo in una porzione anteriore e una posteriore. Esistono anche piani trasversali, che sono paralleli al piano di appoggio e dividono il corpo in una porzione superiore e una inferiore. Le direzioni anatomiche sono: Superiore o cefalico (il torace è superiore rispetto all'addome) Inferiore o caudale Anteriore o ventrale (lo sterno è anteriore rispetto al cuore) Posteriore o dorsale Laterale: più lontano rispetto al piano sagittale mediano Mediale: più vicino al piano sagittale mediano (il cuore è più mediale rispetto ai polmoni) Prossimale: più vicino al tronco (la coscia è prossimale rispetto alla gamba) Distale: più lontano dal tronco Quando si parla di un organo non si fa mai riferimento al punto di vista dell’osservatore, ma a dove si trova effettivamente l’organo nel corpo della persona. Ad esempio il fegato è a destra, mentre la milza è a sinistra. Lo stomaco presenta due facce, una anteriore e una posteriore; lo stomaco è in rapporto con il fegato e la parete addominale anteriormente, mentre è in rapporto con il pancreas, il rene e la milza posteriormente. CARATTERISTICHE GENERALI SULLA COSTITUZIONE MICROSCOPICA DEGLI ORGANI perché gli organi sono costruiti su un piano comune. Gli organi del corpo umano sono costruiti secondo due schemi, ovvero possono essere: © Organi cavi: presentano una cavità, un lume © Organi pieni: non presentano una cavità e sono detti parenchimatosi, dove per parènchima si VNVVWVWVWVWwWw intende la componente cellula che costituisce il tessuto principale dell'organo, ovvero quello che determina la funzione dell'organo. ORGANI CAVI Un organo cavo presenta una cavità, delimitata da una parete, ovvero la parete dell’organo che è formata da una serie di strati sovrapposti che si chiamano tonache. Procedendo dall’interno all’esterno sono: o Tonaca mucosa (la più interna) si trova a contatto con la cavità, è formata da: > Epitelio che si appoggia su una tonaca propria di connettivo, poiché non è vascolarizzato. La tonaca mucosa riveste tutte le cavità interne degli organi cavi. L’epitelio può essere mono, pluristratificato, cubico, cilindrico che dipendono dalla funzione di un organo. Se un organo deve assorbire l’epitelio sarà monostratificato, se è sottoposto a sollecitazioni è pluristratificato. > Tonaca propria di connettivo in cui possono essere presenti ghiandole. > Nella tonaca mucosa può essere presente un piccolo strato di muscolatura liscia, detta muscolaris mucosae, ovvero la muscolatura della mucosa, che si trova soltanto negli organi cavi dell’apparato digerente. o Tonaca sottomucosa formata da tessuto connettivo latto. È presente negli organi cavi dell'apparato digerente. o Tonaca muscolare è muscolatura liscia, suddivisa in due o tre strati a diverso andamento, in cui le cellule muscolari si dispongono a diverso andamento. o Tonaca avventizia o tonaca sierosa, la più esterna. La tonaca avventizia è connettivo che connette l'organo a organi vicini, ad esempio l’esofago. La tonaca sierosa è formata da un epitelio pavimentoso monostratificato, detto mesotelio, che appoggia sul tessuto connettivo. Le sierose negli organi cavi possono essere pericardio, peritoneo. Fa eccezione la parete dei vasi sanguigni e linfatici perché è costituita da tre tonache sovrapposte dette: tonaca intima che corrisponde alla tonaca mucosa (formata da endotelio su connettivo), tonaca media e tonaca avventizia. Nel tubo digerente le tonache sono 4: > Più internamente vi è la tonaca mucosa con in superficie l’epitelio, poi la tonaca propria di connettivo e uno strato di muscolaris mucosae. > Aldisotto della tonaca mucosa vi è la tonaca mucosa > Più esternamente vi è la tonaca mucosa dove le cellule muscolari sono disposte a due strati: circolare all’interno e longitudinale all’esterno. >» Infine più esternamente vi è la tonaca sierosa, perché rivestito dal peritoneo. Nello stomaco, a livello del tubo digerente, che è un organo cavo, si trova: > La tonaca mucosa con un epitelio in superficie, la tonaca propria di connettivo con ghiandole gastiche e la muscolaris mucosae. > Più esternamente vi è la tonaca sottomucosa, quella muscolare e la tonaca sierosa Nell’esofago è presente un lume che si allarga quando passa il bolo: >» Insuperficie vi è l’epitelio che poggia sul connettivo proprio ed è presente la muscolaris mucosae. > Più esternamente vi è la tonaca sottomucosa >» Poilatonaca muscolare disposta a due strati, ovvero circolare all’interno e longitudinale all’esterno > Più esternamente vi è la tonaca avventizia. La muscolatura liscia disposta in strati in cui le cellule hanno un andamento differente è utile per garantire il movimento del contenuto nel lume. Ad esempio, a livello dell’intestino e dell'esofago, la muscolatura è disposta in due strati (interno circolare, esterno longitudinale) e ciò permette la progressione del cibo in modo unidirezionale, dalla bocca all’ano, grazie alla contrazione degli strati che permettono la peristalsi, ovvero la contrazione della muscolatura liscia a livello del tubo digerente. Inizialmente si contrae la muscolatura circolare dietro al bolo, chiudendo il passaggio al bolo che non può più tornare indietro; a questo punto si contrae la muscolatura longitudinale, davanti al bolo, che è costretto a procedere. Queste contrazioni ripetute portano alla progressione unidirezionale del bolo. A livello dello stomaco, la muscolatura è disposta in 3 strati: o Interno obliquo o Intermedio circolare o Esterno longitudinale A livello dello stomaco il cibo deve soggiornare e per far si che entri a contatto con la parete, che contiene il succo gastrico, deve essere rimescolato. A livello dello stomaco la tonaca muscolare permette movimenti peristolici cioè contrazioni che permettono il rimescolamento del contenuto; in alcuni punti la muscolatura circolare diventa abbondante e forma i cosiddetti sfinteri. Nel punto di passaggio tra stomaco e duodeno, la muscolatura circolare si fa abbondante e forma lo sfintere, che si contra e chiude il passaggio al bolo quando questo deve soggiornare nello stomaco. o nel caso di patologie come la psoriasi, dove i passaggi sono più accelerati e le squame si staccano a gruppi numerosi. | melanociti si trovano negli strati più profondi dell'epidermide e sono cellule che presentano numerosi prolungamenti. Sono le cellule responsabili della produzione del pigmento della melanina, che deriva dalla tirosina (un aminoacido); la melanina prodotta dai melanociti si accumula in piccoli organuli, chiamati melanosomi. I melanociti cedono i melanosomi ai cheratinociti vicini, che si pigmentano. | cheratinociti pongono i melanosomi al di sopra del nucleo, perché la melanina funge da protezione contro i raggi UV, che possono portare a mutazioni del DNA. La produzione della melanina è stimolata dall'esposizione ai raggi solari e ha una stimolazione ormonale dall’ormone melanocito-stimolante (MSH), infatti in gravidanza possono sorgere delle chiazze più scure sulla cute. Il numero dei melanociti è simile negli individui a pelle chiara e in quelli a pelle scura, cambia però la quantità e la qualità della melanina prodotta. Anche la disposizione dei melanociti non è uniforme nel corpo, infatti ci sono delle zone che si pigmentano più facilmente e altre con più difficoltà. | melanociti possono andare incontro a trasformazioni, possono dare origine a un tumore della cute, chiamato melanoma, che è altamente metastatizzante. (deriva da una trasformazione del DNA) Le cellule di Langerhans si trovano negli strati più profondi dell'epidermide e sono cellule con diversi prolungamenti, ovvero estroflessioni del citoplasma. Sono cellule che appartengono alla linea dei monociti-macrofagi, cioè in grado di riconoscere l’antigene e di fagocitarlo, per poi presentarlo ai linfociti T. Sono cellule presentanti l’antigene con funzioni di difesa. Sono responsabili delle dermatiti allergiche da contatto. Le cellule di Merkel sono dei recettori tattili. La cute si divide in: © Cute spessa che presenta un abbondante strato corneo, ed è glabra ovvero priva di peli; ha come annessi cutanei solo le ghiandole sudoripare. È presente solo a livello del palmo della mano e della pianta del piede. o Cute sottile dove lo strato corneo è più sottile e presenta tutti gli annessi cutanei, ovvero ghiandole sudoripare, peli e ghiandole sebacee. GLI ANESSI CUTANEI GHIANDOLE SUDORIPARE Le ghiandole sudoripare possono essere a secrezione eccrina o apocrina. o Le ghiandole sudoripare eccrine, dette anche merocrine, sono le ghiandole sudoripare classiche; sono distribuite su tutta la superficie del corpo. Sono ghiandole tubulari semplici, che presentano un adenomero avvolto a gomitolo. Nella secrezione eccrina il secreto di accumula a livello del polo apicale della cellula e man mano che si accumula, viene rilasciato in modo tale che la cellula resti integra. Le ghiandole eccrine sono responsabili di un sudore liquido, acquoso, ricco di sali minerali e pertanto concorrono alla termoregolazione e a mantenere il giusto equilibrio salino. © Le ghiandole sudoripare apocrine Secondo la secrezione apocrina, le cellule accumulano il secreto nel polo apicale che si stacca esso stesso dalla cellula, formando il secreto. Le ghiandole sudoripare apocrine si trovano a livello delle regioni ascellari e inguinali; producono un secreto denso e lattescente, biancastro, ricco di proteine. Queste proteine possono fungere da terreno per i batteri comunemente presenti sulla superficie cutanea, che se ne nutrono. Dalla degradazione delle proteine si ottengono dei prodotti odorosi. Le ghiandole sudoripare apocrine sono sotto il controllo del sistema nervoso viscerale e ormonale; sono spesso associate ai peli. GHIANDOLE SEBACEE Le ghiandole sebacee sono ghiandole a secrezione olocrina, ovvero accumulano il secreto e poi tutta la cellula va incontro a morte, quindi entra a far parte del secreto. Le ghiandole sebacee si trova di solito associate ai peli, tranne che nel capezzolo, nelle zone genitali e a livello delle labbra. Producono un secreto ricco di lipidi, chiamato sebo che serve per lubrificare il pelo. Il sebo viene anche riversato sulla superficie e forma un piccolo strato, detto film idrolipidico, che ha funzione di barriera, perché ha un pH leggermente acido e funge da barriera contro funghi e batteri. Talvolta in particolari situazioni, dovuti ad alterazioni ormonali o di altro tipo, la quantità di sebo prodotto può aumentare, quindi il sebo si accumula fino ad allargare la ghiandola sebacee; la porzione che finisce per sporgere all’esterno si ossida, diventa scura e si forma il cosiddetto punto nero. Talvolta il sebo può essere attaccato da batteri, determinando un’infiammazione e quindi si ha la formazione del brufolo. La ghiandola sebacea è associata al pelo e pertanto si finisce per parlare di apparato pilo-sebaceo. PELO Il pelo è formato da un filamento corneo flessibile, presenta una porzione che sporge, chiamata fusto e una porzione fissa nella cute, chiamata radice. La radice è accolta in invaginazioni dell’epidermide, che prende il nome di follicolo pilifero, dove sono presenti i cheratinociti e da cui si forma il pelo. I follicoli si formano nella vita intrauterina, pertanto se il follicolo viene distrutto il pelo non cresce più; questo meccanismo è alla base del laser. La porzione più profonda della radice prende il nome di bulbo ed è più larga. Il bulbo accoglie la papilla dermica, ovvero un piccolo tappo di derma che penetra nel bulbo; essa contiene i vasi che servono a nutrite il pelo. AI livello del bulbo i cheratinociti si moltiplicano attivamente, si infarciscono di cheratina e muoiono formando delle squame che restano embricate le une sulle altre e formano il pelo. Il pelo è quindi un insieme di squame di cheratina, incastrate le une sulle altre; man mano che i cheratinociti si moltiplicano, spingono le squame verso l'esterno e il pelo si accresce. La ghiandola sebacea annessa al pelo, sbocca all’interno del follicolo e il suo secreto lubrifica il pelo. Il pelo non è infisso perpendicolarmente alla superficie, ma è infisso in modo inclinato; dalla parte in cui l'epidermide forma un angolo acuto, nel derma è presente un muscolo liscio, chiamato muscolo erettore del pelo. Il muscolo erettore prende rapporto con il follicolo e con la superficie; è responsabile della pilo-erezione perché quando questo muscolo si contrae, si accorcia, tira il follicolo e il pelo si drizza. Questo fenomeno è definito come pelle d'oca. La pilo-erezione è sotto il controllo del sistema nervoso viscerale ortosimpatico, un sistema che entra in gioco nei momenti di stress, paura ed emozione. Quando si ha freddo accompagnati alla pilo-erezione, vi sono i brividi ovvero contrazioni della muscolatura striata, che servono ad aumentare la temperatura corporea. La contrazione del muscolo erettore però schiaccia la ghiandola sebacea, che riversa più sebo e svolge così una blanda protezione. Il pelo ha una fase di crescita, in cui si allunga, che può durare anche anni e una fase di regressione in cui il pelo si stacca dal follicolo e viene perso. UNGHIA Le unghie sono delle lamine cornee e si trovano al livello delle falangi distali delle dita. Le unghie presentano una porzione libera e una porzione infissa, questa prende il nome di radice ungueale. La lamina poggia sul letto ungueale. La porzione infissa è accolta in una piega dell'epidermide, che prende il nome di matrice. La matrice è fatta da cheratinociti, che possono moltiplicarsi attivamente, si infarciscono di cheratina fino a trasformarsi in squame cornee. Le squame restano unite le une alle altre, a formare la lamina ungueale, che si accresce in modo prossimo-distale. La matrice assicura all’unghia una continua crescita, anche quando la lamina ungueale viene persa, in caso di infezioni o traumi. Se in caso di traumi viene persa anche la matrice, l’unghia non si accresce più. VASI DELLA PELLE La cute è vascolarizzata, in particolare il derma, essendo connettivo. | vasi della cute svolgono diverse funzioni come: o Funzione trofica, di nutrimento, poiché i vasi presenti nel derma portano nutrienti al derma e per diffusione all’epidermide sovrastante. o Grazie al fatto che i vasi possono diminuire il loro diametro, ovvero vasocostrizione, oppure possono aumentare il loro diametro, ovvero vasodilatazione. | vasi servono anche alla termoregolazione: se c'è freddo i vasi della cute si costringono, lasciando passare meno sangue, quindi viene trattenuto il calore. Se c'è molto freddo i vasi della cute si dilatano, in modo tale da avere una dispersione di calore. o Controlla la pressione arteriosa; se bisogna aumentare la pressione arteriosa, si adopera una vasocostrizione a livello della cute, in modo tale che la pressione centrale aumenta. La presenza dei vasi nel derma e nell’ipoderma è utilizzata per vari tipi di iniezione come l’eparina e l’insulina, che entrano in circolo a livello distale. La cute è un importante organo di senso, in quanto presenta recettori della sensibilità tattile, termica e dolorifica. | recettori sono strutturati come i corpuscoli di Pacini, i corpuscoli di Ruffini, corpuscoli di Meissner e i dischi di Merkel; questi sono recettori per la sensibilità tattile. E sono raggiunti da fibre nervose, in modo da raccogliere la sensibilità e trasportarla al sistema nervoso centrale. Mentre le terminazioni nervose libere, ovvero prolungamenti nervosi liberi, non prendono rapporto con un recettore strutturato, ma terminano ramificandosi all’interno della cute e raccolgono la sensibilità termica e dolorifica. o Inferiore, detta anche diaframmatica perché è rivolta verso il muscolo diaframma. (A livello della faccia inferiore si vedono il ventricolo di sinistra, il ventricolo di destra. Tra i due ventricoli vi è il solco intraventricolare posteriore, che corrisponde anche a una di interna). ATRIO DESTRO All’atrio di destra arriva la vena cava superiore, che porta il sangue venoso, refluo che ha vascolarizzato la porzione superiore del corpo ovvero la testa, gli arti superiori, il collo e la porzione superiore del torace. Arriva anche la vena cava inferiore, che porta il sangue che ha vascolarizzato tutta la parte inferiore del corpo. Nell’atrio destro si apre anche il seno coronario, ovvero una vena a lume ampio, che raccoglie il sangue che ha vascolarizzato il cuore. Il sangue dopo aver vascolarizzato il cuore, ritorna all’atrio destro tramite il seno coronario. Nell’atrio destro è presente una “cicatrice ovale”, ed è il tessuto connettivo che forma una finestra ovale, che corrisponde a un foro. Questo foro durante la vita uterina metteva in comunicazione l’atrio di destra con l’atrio di sinistra, poiché durante la vita intrauterina le due metà comunicano tramite il foro. Al momento della nascita con i primi respiri, il foro si chiude, viene così a mancare la comunicazione perché inizia la piccola circolazione. VENTRICOLO DESTRO Il sangue venoso dall’atrio destro passa al ventricolo destro. Tra atrio destro e ventricolo destro vi è la valvola tricuspide perché formata da tre lembi, che sono tenuti in tensione da corde tendinee, che si vanno ad inserire sui muscoli papillari. Il sangue dal ventricolo di destra viene spinto nell’arteria polmonare; tra ventricolo di destra e l'arteria polmonare è presente la valvola semilunare polmonare, formata da tre lembi a nido di rondine, con concavità verso l’alto. ATRIO SINISTRO e VENTRICOLO SINISTRO All’atrio di sinistra arrivano quattro vene polmonari, che portano i sangue ossigenato dai polmoni. Il sangue ossigenato passa dall’atrio di sinistra al ventricolo di sinistra. Tra atrio di sinistra e ventricolo di sinistra è presente la valvola bicuspide o mitrale, che è formata da due lembi, tenuti in tensione da corde tendinee che si inseriscono sui muscoli papillari presenti sui muscoli di sinistra. Dal ventricolo di sinistra il sangue viene spinto nell’aorta. Tra ventricolo sinistro e aorta vi è una valvola semilunare aortica, formata da tre lembi a nido di rondine, con concavità verso l'alto. All’inizio dell’arteria aorta ci sono due fori, che corrispondo all’inizio delle arterie coronarie, che portano il sangue arterioso al cuore. Le valvole servono a far sì che il flusso del sangue nel cuore sia unidirezionale, poiché il sangue deve andare dagli atri ai ventricoli e dai ventricoli alle arterie. Il ventricolo di destra ha una parete più sottile rispetto al ventricolo di sinistra, che presenta un miocardio più spesso; questo è dovuto al fatto che il ventricolo di destra mette capo alla piccola circolazione, mentre il ventricolo di sinistra mette capo alla grande circolazione. Il ventricolo di sinistra deve spingere sangue con una notevole pressione perché il sangue deve raggiungere distretti anche molto distanti. Le valvole si trovano tutte sullo stesso piano, sia le atrio-ventricolari, sia le semilunari. Nel cuore, in corrispondenza delle valvole vi è uno scheletro fibroso, ovvero 4 anelli fibrosi di tessuto connettivo che circondano le valvole. Lo scheletro fibroso: o Fornisce supporto per le valvole e per la muscolatura, quindi ha una funzione di sostegno © Concorre a mantenere la normale forma del cuore o Svolge anche la funzione di isolare la muscolatura degli atri, rispetto quella dei ventricoli perché si dovranno contrarre in momenti differenti. CICLO CARDIACO Il cuore batte incessantemente e il susseguirsi dei battiti è detto ciclo cardiaco. Il ciclo cardiaco è il lasso di tempo che intercorre tra l’inizio del battito e poco prima dell'inizio del nuovo battito. Il ciclo cardiaco contra di due momenti: o Fasedi diastole è la fase di rilassamento, quando il cuore non si contrale. In questa fase le valvole atrio-ventricolari sono aperte, mentre quelle semilunari sono chiuse. In questo modo il sangue passa dagli atri ai ventricoli. o A questo punto inizia la fase di contrazione, detta fase di sistole può essere suddivisa in due momenti: > Sistole atriale in un primo momento, ovvero si contraggono gli atri. Le valvole atrio-ventricolari sono ancora aperte, mentre quelle semilunari sono chiuse. Se si contraggono gli atri, il sangue rimasto negli atri viene spinto nei ventricoli. >» Sistole ventricolare, durante il quale si contraggono i ventricoli. Le valvole atrio-ventricolari si chiudono e le semilunari si aprono, così il sangue non può tornare indietro, ma può solo imboccare le arterie. SISTEMA DI CONDUZIONE DEL CUORE Il cuore si contrae in modo autonomo, non dipende dalla volontà e neppure dall’innervazione. Il cuore è in grado di contrarsi in modo autonomo e se lo mettiamo in condizione fisiologica, il cuore continua a battere. La contrazione del cuore dipende dal sistema di conduzione del cuore o miocardio specifico. Il miocardio specifico è formato da cellule muscolari cardiache che hanno perso la capacità di contrarsi, ma hanno acquisito la capacità di generare l'impulso della contrazione. Le cellule cardiache si trovano: » Alivello del nodo seno-atriale, che è presente a livello dell’atrio di destra » A livello del nodo atrio-ventricolare, che si trova tra atrio destro e ventricolo destro. Durante il ciclo entra in funzione il nodo seno-atriale, generale l'impulso della contrazione che viene trasmesso agli atri e le cellule degli atri si contraggono, generando la sistole atriale. L’impulso della contrazione viene trasmesso da una cellula all'altra, perché le cellule del cuore presentano dei sistemi di giunzione, dette GAP e ciò permette anche la trasmissione di ciò che avviene nella parte destra del cuore, anche alla parte sinistra del cuore. Dopo la contrazione degli atri entra in funzione il nodo atrio-ventricolare, che passa attraverso il setto tra i due ventricoli e viene diramato ai ventricoli che si contraggono. A questo punto si ha la sistole ventricolare. L’impulso generato fa sì che si vengano a creare dei campi elettromagnetici sulla parete del torace, e queste variazioni possono essere misurate con degli elettrodi. Queste variazioni possono essere valutate tramite l’elettrocardiogramma, che con delle onde, indica la contrazione degli atri, la contrazione dei ventricoli e la ripolarizzazione. VASI DEL CUORE Il cuore deve essere ben vascolarizzato, e nel punto dove si trova l’aorta si formano le arterie coronarie, una destra e una sinistra. Le arterie coronarie portano il sangue arterioso a tutto il cuore. Il sangue refluo viene raccolto dalle vene coronarie che confluiscono in una vena a lume ampio, detta seno coronario, che si apre nell'atrio destro del cuore. Non vi sono dei punti di contatto tra un ramo e l’altro delle coronarie, se c'è un’ostruzione il sangue non passa più e quindi va in ischemia la parete a valle, e si ha il cosiddetto infarto del miocardio. Più l’ostruzione è precoce, più l’area interessata sarà più vasta. INNERVAZIONE DEL CUORE Il cuore è anche innervato dal sistema nervoso viscerale, che consta di due sezioni: >» Ortosimpatico è il sistema che entra in gioco in situazioni di stress, tensione, il sistema del combatti e fuggi; a livello del cuore aumenta la frequenza e la forza di contrazione. >» Parasimpatico è il sistema che entra in gioco nei momenti di quiete, anche detto sistema del resto e riposa, favorisce le funzioni vegetative; a livello del cuore diminuisce la frequenza e la forza di contrazione. Quindi fa variare la frequenza e la forza di contrazione in base alle necessità. APPARATO MICRO-CIRCOLATORIO Nei vasi scorre il sangue che rappresenta circa il 7/8 % del peso corporeo. Il sangue non è uniformemente distribuito all’interno dei vasi, in particolare le vene rappresentano la porzione che contiene circa il 66/70% del sangue, fungendo così da serbatoio utilizzato in caso di necessità, tramite la veno costrizione. La restante parte si distribuisce tra arterie e capillari. La velocità di scorrimento del sangue, a livello delle arterie in prossimità del cuore, è alta e presenta dei picchi di massima e di minima, ovvero ha un andamento a onda. Il picchio di massima velocità si ha durante la sistole, mentre durante la diastole scende bruscamente. La velocità tende a smorzarsi nel distretto arterioso, fino ad essere molto bassa a livello dei capillari, poiché sono i vasi di scambio. A livello del distretto venoso, il sangue riprende velocità, anche se inferiore rispetto alle arterie. La pressione sanguigna non è costante, ma in prossimità delle arterie presenta picchi di massima (sistole) e di minima (diastole). La pressione viene via via smorzata nel comparto arterioso, mentre a livello dei capillari, la pressione deve essere bassa perché i capillari hanno una parete sottile. Lo smorzamento della pressione è legato alle caratteristiche della parete delle arterie, che sono elastiche; quando la parete delle arterie si indurisce, non si riesce più a ridurre nel miglior modo possibile la pressione, quindi il sangue arriva al livello dei capillari con una pressione alta, provocando la rottura. Il compito delle arterie è quello di ridurre la pressione e la velocità di scorrimento del sangue, rendendo il flusso continuo. L'area della se: ne è un altro parametro dei vasi. L’aorta è un vaso di grosse dimensioni, con un diametro di circa 2,5 cm; man mano che l’aorta si ramifica, se si sommano le aree delle arterie dei rami dell'aorta, queste risultano avere una sezione superiore all’aorta, ovvero di partenza. A livello dei capillari in cui sommando le piccole sezioni dei capillari, si arriva ad ottenere un’area totale elevata, poiché a livello dei capillari avvengono gli scambi, quindi la superficie deve essere elevata. Le arterie in prossimità al cuore, sono dette elastiche, che si ramificano diventando arterie muscolari. A loro volta si ramificano diventando arteriole, che si ramificano nei capillari, dove avvengono gli scambi. | capillari confluiscono in venule. Queste a sua volta confluiscono in vene di medio calibro, che a loro volta confluiscono in vene di grande calibro, che ritornano al cuore. PARETE DEI VASI | vasi hanno una parete formata da 3 tonache, procedendo dall’interno verso l'esterno, sono: o Tonaca intima, la più interna, ed è formata da un epitelio, chiamato endotelio, che si poggia su tessuto connettivo; o Tonaca media che differisce nei vari tipi di vasi; o Tonaca avventizia di connettivo, poiché i vasi decorrono nel tessuto connettivo. La tonaca media presenta fibre elastiche, cellule muscolari lisci e fibre collagene in quantità variabili. > Nelle arterie elastiche predominano le fibre elastiche, da cui deriva il nome, che si organizzano in membrane una sopra l’altra, come impilate, a formare la tonaca media. Nella tonaca avventizia di vasi sono presenti a loro volta vasi sanguigni, chiamati vasa vasorum. Le arterie coronarie sono i primi rami dell’aorta, dopo di che presenta un tratto ascendente che piega nell'arco aortico, seguito dall’aorta discendente. L’arteria discendente è divisa in aorta toracica (tratto che si trova a livello della cavità toracica) e aorta addominale, dopo aver attraversato il diaframma. L’aorta addominale termina a livello della quarta vertebra lombare, che si biforca in due rami: le arterie iliache comuni. RAMI DELL'ARCO AORTICO Dall’arco aortico a sinistra nascono l'arteria succlavia di sinistra, destinata al lato superiore e l’arteria carotide comune di sinistra. A destra si formano l’arteria succlavia di destra e l'arteria carotide comune di destra, ma non nascono come tali dall'arco; dall'arco nasce il tronco brachiocefalico che si suddivide in carotide e succlavia di destra. La carotide comune vascolarizza la testa e si divide in: > Arteria carotide esterna che vascolarizza la faccia. » Arteria carotide interna che vascolarizza l’encefalo. La succlavia arriva all’arto superiore, ma prima stacca un ramo che si chiama arteria vertebrale, che va all’encefalo. L’encefalo è vascolarizzato dall’arteria carotide interna e dall'arteria vertebrale. La succlavia prenderà nomi differenti a seconda del distretto che attraversa: arteria ascellare, ulnare, palmare ecc.. RAMI DELL'AORTA A livello del tratto discendente vi sono: > Rami parietali che vascolarizzano la parete, in particolare la cute e i muscoli della cavità toracica e addominale. > Ramiviscerali che vascolarizzano i visceri. RAMI DELL'AORTA TORACICA | rami parietali sono le arterie intercostali, che decorrono tra le coste, da cui il nome. | rami viscerali vascolarizzano i visceri della cavità toracica, sono presenti: arterie esofagee, bronchiali, mediastiniche e pericardiche. L’aorta attraversa il diaframma e diventa aorta addominale. RAMI DELL'AORTA ADDOMINALE I rami parietali sono le arterie lombari. | rami viscerali si suddividono in: > Rami viscerali pari, che vanno agli organi di numero pari e sono le arterie surrenali, renali e gonadiche. > Rami viscerali impari, che vascolarizzano gli organi singoli e sono il tronco celiaco, l'arteria mesenterica superiore e inferiore. Il tronco celiaco viene anche detto tripode-celiaco perché stacca tre rami, ovvero l’arteria gastrica sinistra diretta allo stomaco, l'arteria epatica che si dirige al fegato e l'arteria lienale che va alla milza. L’arteria mesenterica superiore vascolarizza l'intestino tenue e l’intestino crasso, fino a metà colon trasverso. L’arteria mesenterica inferiore vascolarizza l'intestino crasso da metà colon trasverso in giù. RAMI TERMINALI DELL'AORTA Si dividono in: > Arteria iliaca interna che vascolarizza gli organi della piccola pelvi. > Arteria iliaca esterna che è diretta all’arto inferiore e prenderà nomi differenti, in base al tratto che attraverserà, come ad esempio l'arteria femorale a livello della coscia. ALBERO CIRCOLATORIO VENOSO Affluenti della vena cava superiore ed inferiore, che riportano il sangue venoso all’atrio destro del cuore. VENA CAVA SUPERIORE La vena cava superiore deriva dalla confluenza di due vene brachiocefaliche, una destra e una sinistra. A loro volta derivano dalla confluenza della vena giugulare interna, che porta il sangue refluo dalla regione testa-collo e dalla succlavia che porta il sangue refluo dall’arto superiore. Nella porzione destra (speculare a sinistra) il sangue refluo dalla testa viene raccolto dalla vena giugulare, questa si unisce alla vena succlavia che raccoglie il sangue refluo dall’arto superiore. La vena succlavia insieme alla vena giugulare formano la vena brachiocefalica destra, che insieme alla vena brachiocefalica sinistra, confluiscono nella vena cava superiore. VENA CAVA INFERIORE La vena cava inferiore raccoglie il sangue refluo dagli arti inferiore e dalla cavità addominale. Nella vena cava inferiore giunge il sangue proveniente dagli arti inferiori, che viene raccolto nelle vene iliache esterne. Le vene iliache esterne si uniscono con le vene iliache interne, che raccolgono il sangue dalla piccola pelvi, per formare le vene iliache comuni, che si congiungono per formare la vena cava inferiore. La vena cava inferiore raccoglie il sangue refluo dagli organi pari, quindi ci saranno le vene renali 8sangue refluo dai reni), surrenali (sangue refluo da ghiandole surrenali), e gonadiche (sangue refluo da ovaia e testicoli). Gli organi impari seguono una strada diversa, ovvero il sangue refluo da milza, stomaco, pancreas e intestino non va direttamente nella vena cava inferiore, ma confluisce nella vena porta. La vena porta va al fegato, il sangue portato dalla vena porta irrora il fegato, e una volta refluo viene poi raccolto dalle vene epatiche, che si portano nella vena cava inferiore. La vena cava inferiore si porta all’atrio destro del cuore. LA VENA PORTA La vena porta deriva dalla confluenza di o Vena lienale, proveniente dalla milza o Vena mesenterica superiore, che raccoglie il sangue da tutto l'intestino tenue e l'intestino crasso, fino a metà colon trasverso. o Vena mesenterica inferiore, che raccoglie il sangue che ha vascolarizzato l'intestino crasso da metà colon trasverso in giù. ALBERO CIRCOLATORIO LINFATICO L’albero circolatorio linfatico serve per portare la linfa; i capillari linfatici convergono nei pre-collettori, che a loro volta convergono nei collettori ed infine convergono nei dotti escretori. La linfa, raccolta dai vasi linfatici, ritorna nel circolo venoso. Tutta la linfa ritorna nella vena cava superiore tramite il tronco linfatico destro e il dotto toracico sinistro. Questi due vasi si aprono nel punto della confluenza tra la vena giugulare e la vena succlavia, dove confluiscono per formare il tronco brachiocefalico. Il tronco linfatico destro riporta, nel torrente circolatorio, la linfa drenata dalla metà destra della testa, del collo, del toracico e dell’arto superiore destro. Il dotto toracico sinistra raccoglie la linfa proveniente da tutto il resto del corpo. Lungo i vasi linfatici sono presenti degli organi, detti linfonodi. Talvolta può succedere che, per varie ragioni, i vasi linfatici non riescano a riportare la linfa, con il ristagno di linfa, provocando linfedema ed elefantiasi. CIRCOLAZIONE PRENATALE O FETALE Durante la vita intrauterina, la circolazione piccola non è funzionante perché il feto non respira. Il sangue viene ossigenato a livello della placenta e il sangue ricco di ossigeno, va al feto tramite la vena ombelicale; la vena ombelicale passa per il fegato e si porta all’atrio destro del cuore. Durante questo periodo la metà destra e sinistra comunicano tra loro grazie al foro ovale, posto tra i due atri; il sangue ossigenato dall’atrio destro passa all’atrio sinistro e il sangue dall’atrio sinistro imbocca l’aorta, andando a tutti i distretti del corpo. Il sangue che vascolarizza il feto è misto, ovvero sia ossigenato che deossigenato. Le arterie ombelicali portano il sangue refluo (deossigenato) alla placenta e il sangue arterioso ritorna tramite la vena ombelicale. La circolazione fetale smette quando entrano in funzione i polmoni, ovvero alla nascita, chiudendo bruscamente il foro ovale, e inizia così la piccola circolazione. | vasi che facevano parte della circolazione fetale diventeranno residui fibrosi. APPARATO EMOLIFOPOIETICO È formato da un serie di organi che hanno il compito di produrre o distruggere gli elementi figurati del sangue e sono: ® Midollo osseo e Timo * Milza * Tonsille * Linfonodi ® Tessuto linfatico diffuso ORGANI LINFATICI CENTRALI: MIDOLLO OSSEO ROSSO Il midollo osseo rosso è l’organo per eccellenza, perché ha il compito di riprodurre gli elementi figurati del sangue, quindi globuli rossi, bianchi e piastrine. Il midollo osseo rosso si trova tra le trabecole di tessuto osseo spugnoso, quindi all’interno delle ossa piatte, brevi e nell’epifisi di quelle lunghe. Lo definiamo rosso perché a livello della diafisi è presente il midollo osseo giallo, ovvero il tessuto adiposo. È formato da una popolazione eterogenea con tantissimi tipi e forme di cellule, perché nel midollo osseo rosso vi sono delle cellule staminali che danno origine agli elementi figurati. Le cellule staminali sono in grado di proliferare, moltiplicarsi e le cellule iniziano un iter maturativo a seconda della linea che prendono, alcune cellule si differenzieranno per diventare eritrociti, dai quali si formeranno gli eritrociti maturi che vanno in circolo. Altri diventano megacariociti per formare le piastrine e altri si differenzieranno secondo le linee che daranno i granulociti, linfociti e monociti. Per ognuna di queste linee vi sono vari step di maturazione per cui la popolazione risulta varia. Il midollo osseo rosso inizia la sua attività di organo emolinfopoietico intorno alla 20esima settimana di gestazione, dopo che si formano le ossa; prima della 20esima settimana la produzione di sangue spetta a da fegato e milza, quindi svolgono l’attività del midollo osseo rosso. LINFOCITI I linfociti si formano a livello del midollo osseo rosso, tramite i pre B e i pre T, che sono i precursori. I linfociti pre B maturano nel midollo osseo e diventano i linfociti B maturi. I linfociti pre T migrano nel timo dove terminano la loro maturazione. Il midollo osseo rosso e il timo sono definiti organi centrali linfatici, perché in essi avviene la maturazione dei linfociti, in modo antigene indipendente ovvero maturano senza entrare in contatto con l’antigene. Una volta maturi i linfociti B e T si spostano negli organi linfatici periferici ovvero nelle tonsille, nei linfonodi, nella milza. Nel tessuto linfatico diffuso possono incontrare l’antigene, e se incontrano l’antigene danno la risposta immunitaria. Può essere presente una faccia colica in corrispondenza della flessura colica di sinistra, dove il colon trasverso flette, chiamata flessura colica e talvolta questa fessura viene in rapporto con la milza, e lascia una piccola impronta, detta faccia colica. Tra la faccia gastrica e quella renale è presente l’ilo, attraverso cui passano i vasi della milza, quindi entra l'arteria lienale, che deriva dal tronco celiaco (ramo impari dell’aorta addominale) ed esce la vena lienale, che va alla vena porta. Le arterie e le vene della milza sono chiamate anche spleniche. La milza è un organo intraperitoneale cioè è rivestito dal peritoneo; il peritoneo è una delle tonache sierose, ovvero fatto dal tessuto pavimentoso monostratificato (mesotelio) che si poggia sul connettivo, ed è sempre un foglietto doppio, ovvero vi sono sempre il foglietto parietale e il foglietto viscerale. Il peritoneo parietale riveste tutta le pareti della cavità addominale. Gli organi, nella vita intrauterina, si formano a partire dalla parete posteriore della cavità addominale; durante lo sviluppo gli organi possono rimanere nella parete posteriore. In questo caso risultano posteriori rispetto al peritoneo e sono detti retroperitoneali. Altri organi invece possono portarsi in cavità addominale, in questo caso il peritoneo segue l’organo che si sta muovendo dentro la parete; quindi gli organi vengono rivestiti dal peritoneo e diventano organi intraperitoneali. L’organo resta collegato alla parete addominale posteriore, tramite dei ripiegamenti del peritoneo che prendono il nome di legamenti o mesi, che sono dati dal doppio foglietto di peritoneo e attraverso cui passeranno i vasi. | mesi collegano il viscere alla parete addominale. Il peritoneo è formato da un unico strato di cellule piatte (mesotelio) e da uno strato sottile di connettivo, la sua funzione è di essere una tonaca sierosa, ovvero lubrificano la parete così da far muovere il viscere senza alcun attrito. Gli organi retroperitoneali sono reni e ghiandole surrenali, pancreas, duodeno, colon ascendente e discendete e il retto, ovvero sono rimasti dentro la parete addominale posteriore. La vescica invece è detta sottoperitoneale, perché è formata a livello del pavimento. Altri organi entrano nella cavità addominale, diventando intraperitoneali, si portano dietro il peritoneo che li avvolge, ma sono ancorati alla parete addominale posteriore tramite mesi. Nell’intestino i mesi, prendono il nome di mesentere. Nel colon trasverso prende il nome di mesocolon trasverso, nel sigma prende il nome di mesosigma. La parete è bagnata come anche la superficie dell’organo, quindi l'organo si può muovere. Gli organi che devono essere rivestiti da peritoneo, ovvero da tonaca sierosa, sono coloro che devono muoversi come lo stomaco. RAPPORTI DELLA MILZA La milza è in rapporto con il muscolo diaframma, stomaco, rene e surrene di sinistra, colon, flessura colica di sinistra e può essere raggiunta anche dalla coda del pancreas. Sotto al peritoneo, nella milza, vi è una capsula di tessuto connettivo fibroso, denso che manda all’interno delle trabecole da cui partono le fibre reticolari. Capsula, fibre reticolari e trabecole costituiscono lo stroma di sostegno della milza. Il parenchima della milza, si trova nelle fibre reticolari e si divide in: > Polpa bianca, che è effettivamente bianca, perché formata da follicoli linfatici e tessuto linfatico diffuso, che si organizza attorno alle arteriole e forma il corpuscolo lienale; quindi formata da linfociti Be T maturi che possono incontrare l’antigene, perché la milza fa parte degli organi linfatici periferici. > La polpa bianca si trova all’interno della polpa rossa, effettivamente rossa. VASCOLARIZZAZIONE DELLA MILZA Alla milza arriva l'arteria lienale, che si divide e segue l'andamento delle trabecole. Questi rami prendono il nome di arteria trabecolare, che ad un certo punto si ramificano e abbandonano le trabecole, così le arterie vengono circondate da un manicotto di linfociti di tessuto linfatico diffuso. Le arterie decorrono centralmente rispetto al manicotto e vengono chiamate arterie centrali; poi queste vengono rivestite da un follicolo linfatico e prendono il nome di arterie follicolari. Il manicotto e il follicolo costituiscono la polpa bianca, poiché la milza è organizzata intorno ad un’arteriola. L’arteria follicolare si divide in rami più piccoli, che prendono il nome di arteriole pennicillari, che a loro volta si dividono in capillari. > capillari arteriosi si continuano con i capillari venosi, a lume ampio e prendono il nome di seni venosi con un endotelio discontinuo (tra le cellule endoteliali sono presenti dei buchi); questo tipo di circolazione dei capillari arteriosi, capillari venosi e che continua nelle venule, prende il nome di circolazione chiusa. > capillari arteriosi si possono aprire anche nel parenchima, che viene invaso dagli elementi figurati del sangue. | capillari venosi a lume ampio nascono a fondo cieco e si continuano nelle venule, questo tipo di circolazione è detta aperta perché non c’è continuità tra capillari arteriosi e venosi. Nella milza gli elementi figurati escono dai vasi, invadendo il parenchima; dopo aver invaso il parenchima gli elementi figurati possono ritornare nei vasi, perché la loro parete è discontinua, e permette il passaggio in entrare e in uscita degli elementi figurati del sangue, una condizione tipica della milza. La polpa rossa è data da tutti gli elementi del sangue che fuoriescono. Nella milza gli elementi figurati del sangue devono uscire dai vasi, perché a livello della milza ci sono dei macrofagi, che hanno il compito di riconoscere gli eritrociti (globuli rossi) invecchiati, fagocitandoli e distruggendoli. | globuli rossi sono pieni di emoglobina e il macrofago, dopo aver distrutto il globulo rosso, prende dall’emoglobina la porzione proteica scissa in amminoacidi, che vengono recuperati. Dal gruppo eme si stacca il ferro, che viene accumulato all’interno dalla milza stessa o viene trasportato al fegato, dove viene accumulato. Ciò che resta nell’eme, a livello della milza viene degradato a biliverdina e bilirubina, due pigmenti che entrano nel circolo e vengono, tramite la vena lienale, che entra nella vena porta, trasportati al fegato. Nel fegato bilirubina e biliverdina servono per produrre la bile, che è il prodotto di secrezione del fegato. La bile contiene quindi i due pigmenti, biliverdina e bilirubina, che derivano dalla degradazione dell’eme nella milza. FUNZIONI DELLA MILZA La milza ha funzione: o Linfopoietica poiché contiene linfociti B e T che riconoscono l’antigene e danno una risposta immunitaria, di difesa conto agenti patogeni. Nel caso di infezioni come la mononucleosi, la milza si ingrossa e si ha splenomegalia. o Eritrocatereretica ovvero distrugge i globuli rossi invecchiati, grazie ai macrofagi Marziale cioè di deposito del ferro Di serbatoio contrattile di sangue, dato he è intrisa di sangue; quando si fa una corsa, può venir male alla milza perché in caso di attività sportiva, la milza si contrae per mandare il sangue ai muscoli, che in quel momento stanno lavorando. In caso di incedenti, se viene lesa la milza, si possono avere gravi emorragie interne. o Eritropoietica perché durante la vita fetale, insieme al fegato, produce gli elementi figurati del sangue, La milza non è indispensabile, perché le sue funzioni possono essere assolte da altri organi, ma possono essere più facili delle infezioni perché manca il meccanismo di difesa. In caso di rottura della milza, bisogna procedere all’asportazione della milza; il timo invece è indispensabile. TESSUTO LINFATICO DIFFUSO Il tessuto linfatico diffuso è formato da tessuto linfatico e si trova nella parete di altri organi. A livello dell’ileo, una porzione dell’intestino tenue, si organizza in noduli e forma le cosiddette placche di Peyer. A livello dell'apparato digerente, si trova a livello dell’appendice vermiforme ovvero un’estroflessione dell’intestino crasso, in particolare del cieco. All’interno della cavità dell’appendice vermiforme può rimanere del materiale fecale, che porta a infezione e infiammazione, che coinvolge il tessuto linfatico e si parla di appendicite. L’appendicite può essere pericolosa se non trattata, perché il diverticolo, insieme al cieco, è rivestito da peritoneo, quindi l'infiammazione può coinvolgere tutta la parete dell’appendice, fino ad arrivare al peritoneo. Se attacca il peritoneo siamo in cavità peritoneale, quindi può diffondersi a tutti gli altri organi della cavità peritoneale e si parla di peritonite. APPARATO RESPIRATORIO L'apparato respiratorio è formato dalle vie respiratorie, che sono una serie di condotti cavi, che hanno il compito di trasportare l’aria dall'esterno fino ai polmoni e viceversa. Attraverso le vie respiratorie l’aria viene riscaldata, umidificata e depurata; un tratto delle vie respiratorie ha anche il compito di recettore della sensibilità olfattiva e vi è anche l'organo della fonazione. Oltre alle vie respiratorie, che comprendono cavità nasali, faringe, laringe, trachea e bronchi vi sono i polmoni che sono gli organi dove avvengono gli scambi tra aria e sangue, ovvero gli organi deputati all’ematosi, NASO Il naso è formato da una piramide nasale e dalle cavità nasal PIRAMIDE NASALE La piramide nasale è un rilievo impari di forma piramidale, presenta uno scheletro in parte osseo e in parte cartilagineo; presenta un apice rivolta verso l'alto e una base rivolta verso il basso. Quest'ultima presenta due aperture dette narici, attraverso cui entra l’aria. Oltre le narici vi è uno spazio chiamato vestibolo, a livello di cui vi sono dei robusti peli, dette vibrisse, che servono come filtro, il primo grossolano filtro contro l'ingresso di agenti patogeni. CAVITA’ NASALI Oltre alla piramide nasale, posteriormente, si accede alle cavità nasali propriamente dette. Le cavità nasali propriamente dette sono due e hanno forma di piramide tronca; sono separate tra di loro da un setto, chiamato setto nasale, in parte osseo e in parte cartilagineo. La parte ossea del setto nasale è formata da lamina dell'osso etmoide e dal vomere. Il pavimento delle cavità nasali coincide con il palato, che divide le cavità nasali da quella orale. Il palato è formato da ossa mascellari e da ossa palatine. Il tetto delle cavità nasali è formato da una lamina ossea bucherellata chiamata lamina cribrosa dell’etmoide, che divide le cavità nasali da quella cranica. Le pareti laterali presentano 3 sporgenze ossee dette cornetti nasali, questi sono uno superiore (dell’etmoide), uno medio (dell’etmoide) e uno inferiore (del cornetto nasale inferiore). | cornetti nasali delimitano delle cavità, detti meati nasali, che anch'essi si dividono in superiore, medio ed inferiore. La presenza dei cornetti fa sì che il flusso dell’aria non sia lineare, ma creano dei vortici per cui l’aria soggiorna più tempo all’interno delle cavità nasali. A livello dei meati nasali si aprono gli orifizi dei seni paranasali e del condotto naso-lacrimale. e lseni paranasali sono delle cavità scavate nelle ossa del cranio, che servono per alleggerire lo scheletro del cranio e come cassa di risonanza per la voce. Sono divisi in seno frontale (a livello dell'osso frontale), seni mascellari (si trova a livello dell'osso mascellare, che porta i denti dell’arcata dentale superiore), cellule etmoidali e infine il seno sfenoidale (a livello dell'osso sfenoide). Questi spazi comunicano con le cavità nasali, ovvero si aprono a livello delle cavità nasali. L'insieme delle cartilagini costituiscono un'impalcatura rigida, in modo tale che il lume sia sempre aperto. Le cartilagini sono unite di tra loro da membrane fibrose ed elastiche. Le cartilagini sono unite anche ad un piccolo osso, detto ioide, un osso a forma di ferro di cavallo aperto posteriormente, che contribuisce a formare il pavimento della cavità orale, fa da base della laringe. > L'’epiglottide è una cartilagine elastica, perché entra in gioco durante la deglutizione, in cui il bolo viene spinto posteriormente, quindi dalla cavità orale passa all’orofaringe, da qui passa alla laringofaringe e deve imboccare l’esofago, con un lume ristretto. Il lume dell’esofago si allarga solo al passaggio del bolo, e quando il bolo arriva a livello dell’orofaringe, la cartilagine dell’epiglottide si flette e chiude il passaggio alla laringe, in questo modo è costretto ad imboccare l’esofago. La laringe è un organo cavo, rivestita da una tonaca mucosa che si solleva, a formare due coppie di pieghe dirette dall’avanti all'indietro: due superiori e due inferiori. Le coppie di piegamenti superiori sono dette corde vocali false, perché servono solo per difesa e non contribuiscono alla fonazione; le coppie di piegamenti inferiori sono definite corde vocali vere, al loro intero presentano il muscolo vocale, un muscolo striato che permette il movimento delle corde vocali e quindi la fonazione. Lo spazio compreso tra corde vocali vere è detta glottide; all’interno delle corde vocali, il muscolo fa sì che le corde possano avvicinarsi ed allontanarsi, provocando la fuoriuscita dei suoni più o meno acuti. La glottide può andare in contro ad edema, in caso di allergie gravi o di shock anafilattico, vengono liberate istamina ed eparina, se si gonfia la glottide viene impedito il passaggio di aria. La laringite è l'infiammazione della laringe, le corde vocali non riescono a muoversi perfettamente e la fonazione diventa più difficile, quindi vi è la “perdita della voce”. La laringe è rivestita da tonaca mucosa con epitelio respiratorio, tranne le corde vocali vere, dove l’epitelio diventa pavimentoso pluristratificato non cheratinizzato, perché sono sottoposte a sollecitazioni meccaniche, con funzione di protezione. La laringe si continua inferiormente con la trachea. LA TRACHEA La trachea è un organo cavo, impari, presenta un'impalcatura rigida formata da semianelli di cartilagine, aperti posteriormente ed uniti da legamenti, detti anulari. La porzione posteriore non presenta cartilagine, ma presenta una parte membranacea, dove vi è un muscolo. La trachea è formata da tonache sovrapposte: o Tonaca mucosa formata da epitelio respiratorio e da tonaca propria di connettivo. o Tonaca sottomucosa presenta ghiandole siero-mucose, che contribuiscono a formare il muco, che viene trasportato verso l’orofaringe, grazie alle cellule ciliate che battono verso l’alto, e viene portato nello stomaco. o Tonaca fibro-cartilaginea, tranne posteriormente dove c'è la tonaca muscolare o Tonaca avventizia di connettivo. La parte membranacea, posteriore, è presente perché posteriormente vi è l’esofago e poi la colonna vertebrale. Il lume dell’esofago è virtuale, ovvero si allarga solo quando passa il bolo. L’esofago si espande anteriormente verso la trachea, quindi al passaggio del bolo la parte membranacea si deforma, verso il lume della trachea, per far passare il bolo. La trachea termina biforcandosi in due bronchi detti principali, uno a destra e uno a sinistra, che penetrano all’interno dei polmoni. | bronchi principali hanno la stessa struttura microscopica della trachea. I POLMONI | polmoni sono organi cavi, deputati all’ematosi, si trovano in cavità toracica e occupano le regioni pleuro- polmonari (detti pleuro-polmonari perché i polmoni sono avvolti da una sierosa detta pleura), ai lati del mediastino. I polmoni hanno una consistenza spugnosa, con un peso specifico inferiore rispetto all'acqua, quindi se messi in acqua galleggiano; se un feto è nato morto, quindi non ha emesso respiro, il polmone affonda; se ha emesso qualche respiro, il polmone galleggia. I polmoni sono di colore rosa nel neonato e pian piano diventa più scuro, per il depositarsi di pulviscolo atmosferico; mentre diventano color carbonella nei fumatori. I polmoni hanno la forma di un cono, quindi presentano una base e un apice. La base è rivolta verso il basso e si appoggia sul muscolo diaframma, che è il muscolo principale della respirazione. L’apice sporge oltre la prima costa, quando vi è un’espirazione profonda. Nei polmoni riconosciamo una faccia costale, rivolta verso le cose, che è posta anteriormente, lateralmente e posteriormente; vi è anche la faccia mediastinica, rivolta verso il mediastino. A livello della faccia mediastinica, nei polmoni vi sono varie impronte, legate alla presenza degli organi presenti nel mediastino. Vi è anche un punto detto ilo; attraverso l’ilo, di ciascun polmone, passano il bronco principale, l'arteria polmonare, due vene polmonari, vasi linfatici e nervi. Il polmone di sinistra è più piccolo di quello di destra, per la presenza del cuore; Il polmone di destra può essere suddiviso in 3 lobi, mediante due scissure: una obliqua e una orizzontale; queste due flessure permettono di dividere il polmone in lobo superiore, medio ed inferiore; il polmone sinistro è suddiviso solo in due lobi, tramite la fessura obliqua. BRONCHI | bronchi principali che penetrano attraverso i polmoni, tramite l’ilo, si suddividono, a destra, in 3 bronchi lobari, uno per ogni lobo; a sinistra in 2 bronchi lobari. Ogni lobo è diviso in porzioni più piccole chiamate zone o segmenti; riconosciamo in totale 10 zone a destra e 10a sinistra. | bronchi lobari si suddividono seguendo la suddivisione in zone, quindi si hanno: circa 10 bronchi zonali a destra e circa 10 bronchi zonali a sinistra. Le zone, a loro volta, sono suddivise in porzioni più piccole, chiamate lobuli e anche qui i bronchi continueranno la loro suddivisione. Ramificazione dei bronchi: -bronchi principali che entrano nel polmone attraverso l’ilo e si dividono in lobi. -bronchi lobari (3 dx e 2 sx), i lobi si dividono in zone. -bronchi zonali (10 dx e 10 sx), a lor volta si ramificano in bronchi medi e piccoli -bronchi medi e piccoli bronchi, questi ultimi si dividono in bronchioli -bronchioli -alveoli sono dilatazioni falciformi dei bronchioli. Il lobulo è una porzione più piccola della zona, ovvero la zona che comprende a partire dai bronchioli. A partire dai bronchi lobari fino ai piccoli bronchi la struttura è: internamente vi è la tonaca mucosa con un epitelio respiratorio, poi vi è la tonaca sottomucosa, con ghiandole che producono muco. A questo livello riconosciamo della muscolatura liscia, disposta in modo elicoidale, che serve per far sì che i bronchi possano costringersi (bronco costrizione) o dilatarsi (bronco dilatazione), in modo da non chiudere mai completamente il lume, anche durante la bronco costrizione; questo è garantito anche dal fatto che nella parete sono presenti delle placche cartilaginee. A partire dai bronchioli vengono a mancare le placche cartilaginee e l’epitelio in superficie si fa più appiattito, perdendo le cellule caliciformi e ciliate, finché il bronchiolo termina, dove resta la muscolatura a spirale. | bronchioli terminano in sacchettini, detti alveoli. Gli alveoli rappresentano il sito degli scambi tra sangue e aria, infatti hanno una parete sottilissima. Gli alveoli vengono circondati da una rete capillare che deriva dall’arteria polmonare, che nel polmone si suddivide, seguendo la ramificazione dei bronchi. Si suddivide fino ad arrivare a livello dei bronchioli, a livello degli alveoli, dove forma delle reti capillari. All’interno deli alveoli vi è lo scambio dei gas, quindi il sangue venoso cede anidride carbonica, si carica di ossigeno e il sangue ossigenato confluisce in vasi più grandi, che formano le vene polmonari. Nei polmoni avviene la piccola circolazione, che parte dal ventricolo di destra, tramite l'arteria polmonare, che porta sangue venoso, quindi povero di ossigeno, affinché nei polmoni, a livello degli alveoli, il sangue possa essere ossigenato. Quindi da sangue venoso diventa arterioso, che ritorna all’atrio sinistro tramite le vene polmonari. ALVEOLI POLMONARI Gli alveoli polmonari sono il luogo dove avviene lo scambio di aria, sangue e gas, pertanto devono avere una parete sottilissima. Gli alveoli hanno una forma sferica e cava, la cui parete è formata da: o Pneumociti di | tipo, ovvero cellule sottili e appiattite, che rappresentano circa il 90% delle cellule che costituiscono gli alveoli. Sono le cellule responsabili dello scambio, infatti sono abbracciati da capillari, e tramite questa vicinanza avvengono gli scambi tra aria e sangue. o Pneumociti di Il tipo, ovvero cellule globose che hanno il compito di produrre il surfactante, un tensioattivo, una proteina che bagna la superficie interna dell’alveolo, in modo che non si sovra- distenda o collassi durante i movimenti respiratori. o Neglialveoli sono presenti dei macrofagi, chiamate cellula della polvere perché hanno il compito di fagocitare particelle o polviscolo che arriva fino ai polmoni, quindi che non è stato bloccato lungo le vie respiratorie. Attorno agli alveoli vi sono delle fibre elastiche che favoriscono i movimenti di espirazione. L’inspirazione è un processo attivo, dove vengono contratti i muscoli, come il muscolo diaframma o i muscoli intercostali; l’espirazione è un movimento passivo, cioè un ritorno alle condizioni iniziare in modo passivo, ma solo nell’espirazione forzata, intervengono i muscoli addominali. A livello degli alveoli si forma la barriera aria-sangue, costituita da una membrana respiratoria. La membrana respiratoria è data da pneumocita di | tipo, dalle cellule endoteliali dei capillari e dalle lamine basali delle cellule. La membrana respiratoria sono gli strati che i gas devono attraversare dal lume dell’alveolo al sangue e viceversa. Ai polmoni arriva l’arteria polmonare, che porta sangue venoso e si ramifica a formare i capillari; i capillari cedono anidride carbonica e si caricano di ossigeno; il sangue ossigenato ritorna a cuore tramite le vene polmonari. Questa costituita da arterie polmonari, capillari e vene polmonari è la cosiddetta circolazione funzionale dei polmoni; ma esiste anche una circolazione nutritizia dei polmoni, anche perché le varie strutture all’interno dei polmoni devono essere vascolarizzate; questo è possibile perché ai polmoni arrivano le arterie bronchiali, che sono rami viscerali dell’aorta toracica. Le arterie bronchiali portano sangue ossigenato, alle varie strutture dei polmoni. Dai polmoni escono i vasi linfatici e a livello dell’ilo, sono presenti anche i linfonodi che drenano la linfa. I linfonodi possono inscurirsi perché la linfa può portare eventuali particelle di polvere, arrivate fino ai polmoni. I polmoni sono rivestiti da pleure, ovvero tonache sierose, formate da due foglietti: uno parietale esterno e uno viscerale interno. ARCATE DENTARIE A livello della cavità orale vi sono due arcate dentarie, una superiore di pertinenza delle ossa mascellare, e una inferiore di pertinenza dell'osso mandibolare. Ogni arcata porta 16 denti ciascuna; per ogni emi-arcata (metà arcata) riconosciamo: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 3 molari, in condizione adulta. Nell’uomo ci sono 2 dentizioni: o Decidua, da latte, con 20 denti totali che escono tra il 6 mese e i 3 anni. o Definitiva che sostituisce quella decidua, formata da 32 denti, la cui eruzione avviene tra il 6° anno e il 18-24 anno. | denti sono infissi in cavità, scavate nelle ossa, detti alveoli dentali e sono legati all'osso, tramite il legamento alveolo-dentale o periodonto, ovvero un'articolazione fissa, detta gonfosi. Il dente presenta una porzione sporgente detta corona, una porzione infissa nell’alveolo, detta radice e una porzione di passaggio, il collett A livello del dente vi sono 3 tipi di tessuti: o Esternamente alla corona, lo smalto, un tessuto riccamente mineralizzato ed è il più duro che abbiamo. o La radice è rivestita da tessuto mineralizzato, detto cemento. o Internamente rispetto allo smalto e cemento, troviamo la dentina, mineralizzata, che si trova a livello della corona e della radice. o Internamente alla dentina, a livello della corona, troviamo la cavità pulpare, che comunica con l'osso attraverso canali radicolari; a livello della cavità polpare, vi è tessuto connettivo lasso, che prende il nome di polpa dentale ed è vascolarizzato, innervato e cellule staminali. Sviluppo dei denti: > Losmalto è prodotto da ameloblasti, che lo depongono in direzione centrifuga, cioè verso la superficie e si trovano sulla superficie dello smalto che depongono. Gli ameloblasti sono di origine epiteliale; alle prime masticazioni gli ameloblasti vanno via ed è per questo che lo smalto non può esser più prodotto. > La dentina è deposta da odontoblasti, che la depongono in direzione centripeta, verso il centro del dente, e restano degli odontoblasti tra dentina e polpa dentaria. In caso di necessità gli odontoblasti possono riattivarsi e possono deporre nuova dentina. >» Ilcemento è deposto da cementoblasti, sono cellule simili agli osteoblasti, infatti depongono la matrice che mineralizza e possono rimanere imprigionati diventando cementociti, e nelle loro lacune il cemento è simile all'osso. GHIANDOLE SALIVARI MAGGIORI A livello della cavità orale vi è lo sbocco delle ghiandole salivari maggiori rappresentano ghiandole annesse all'apparato digerente e sono per ogni lato: o Ghiandola sottolinguale che si trova a livello del pavimento della cavità orale, la più anteriore delle ghiandole salivari. o Ghiandola sottomandibolare che si trova a livello del pavimento della cavità orale, posteriormente e lateralmente. o Ghiandola parotide che si trova a livello del ramo della mandibola, davanti al padiglione auricolare; La parotide può essere bersaglio di virus, che determina la parotite ovvero un'infezione della ghiandola parotide, che prende il nome anche di orecchioni. Chiamata orecchioni perché la ghiandola parotide si infiamma e ingrandendosi spinge lateralmente il padiglione auricolare, qui da l'aspetto ad orecchioni. Le ghiandole salivari maggiori, Insieme a quelle minori, concorrono a formare la saliva; la produzione della saliva può arrivare anche a circa 1 litro al giorno. La saliva è un secreto liquido formato da acqua, sali minerali, lisozima (che è un antibatterico, infatti la saliva ha una leggera azione antibatterica), immunoglobuline (prodotte dalle tonsille, con funzione di difesa) e la ptialina. La ptialina è un enzima, che ha il compito di iniziare la digestione dell’amido, un carboidrato complesso, quindi scinde l’amido in disaccaridi. SECRETO DELLE GHIANDOLE >» Sottolinguale ha un secreto soprattutto mucoso che sieroso. >» Sottomandibolare ha un secreto soprattutto sieroso che mucoso. >» Parotide ha un secreto solo sieroso, più liquido. La ghiandola sottolinguale presentano tanti piccoli dotti escretori, che si aprono a livello del pavimento della cavità orale. La ghiandola sottomandibolare ha un dotto escretore, che si apre a livello del pavimento della cavità orale, ai lati del frenulo, ovvero la piega mediale; La parotide ha un dotto escretore, che si apre a livello del vestibolo della cavità orale, a livello del secondo molare superiore. La cavità orale è vascolarizzata da rami della carotide esterna, mentre il sangue refluo è raccolto dalla vena giugulare interna. La cavità orale termina posteriormente a livello dell’istmo delle fauci, dove posteriormente vi è la faringe. LA FARINGE La faringe è un organo cavo ed è formata da rinofaringe (comunica anteriormente con le cavità nasali), orofaringe (comunica anteriormente con le cavità orali), laringofaringe (comunica anteriormente con la laringe); la laringofaringe si continua inferiormente con l’esofago. La rinofaringe fa parte solo dell’apparato respiratorio, mentre laringofaringe e orofaringe fanno parte anche dell'apparato digerente, poiché passa il bolo. La faringe formata da tonache sovrapposte, e procedendo dall’interno all’esterno vi è: >» Tonaca mucosa con un epitelio respiratorio (pseudostratificato)nella rinofaringe e un epitelio pavimentoso pluristratificato non cheratinizzato nell’orofaringe e nella laringofaringe perché vi è il passaggio di aria e bolo. > Fascia fibro-elastica che è formata da tessuto connettivo e fibre elastiche. >» Tonaca muscolare che è formata da muscoli striati scheletrici, quindi volontari. A livello della faringe infatti vi sono i muscoli costrittori e muscoli elevatori, che concorrono alla deglutizione. > Tonaca avventizia di connettivo. L’ESOFAGO L’esofago è un lungo tubo, di circa 25 cm, che attraversa il collo, il mediastino e una piccola porzione della cavità addominale, attraversando il muscolo diaframma. L’esofago termina aprendosi nello stomaco. | rapporti dell'esofago variano a seconda dei tratti: o Nel collo e nella prima porzione del mediastino, l’esofago è in rapporto, anteriormente, con la laringe e la trachea, mentre posteriormente con la colonna vertebrale. o Latrachea, a livello della quarta vertebra toracica, si biforca nei due bronchi; a partire da questo punto l’esofago è in rapporto anteriormente con il cuore e posteriormente con l’aorta, poiché l’aorta quando forma il suo arco aortico, si insinua tra esofago e colonna vertebrale. o L’esofago attraversa il muscolo diaframma, si porta in cavità addominale, dove entra in rapporto anteriormente con il fegato. L’esofago è un organo cavo ed è formato da diverse tonache sovrapposte, procedendo dall’interno verso l'esterno troviamo: o Tonaca mucosa formata da epitelio pavimentoso pluristratificato non cheratinizzato, che si poggia su una tonaca propria di connettivo e, a livello della tonaca mucosa, compare un piccolo strato di muscolatura liscia, che prende il nome di muscolaris mucose. © Tonaca sottomucosa di connettivo formata da ghiandole, dette esofagee. o Tonaca muscolare disposta in due strati: interno circolare ed esterno longitudinale; perché deve favorire il processo di peristalsi, cioè contrazioni in modo sincronizzato della muscolatura, che permettono la progressione unidirezionale del bolo. o Tonaca avventizia di connettivo che connette l’esofago agli altri organi. La muscolatura dell'esofago è striata, volontaria, nella parte più superiore dell'esofago perché la deglutizione è volontaria; in quella inferiore diventa liscia perché dopo la deglutizione, la progressione del bolo non dipende da noi quindi è involontaria. L’esofago attraversa il muscolo diaframma. MUSCOLO DIAFRAMMA Il muscolo diaframma è il principale muscolo della respirazione, esso divide la cavità toracica da quella addominale. Il muscolo diaframma ha la forma di doppia cupola, con concavità verso il basso. AI centro del diaframma c'è una parte, detta centro tendineo del diaframma, o centro frenico; da qui le fibre muscolari partono e vanno ad inserirsi sullo sterno, sulle coste e posteriormente sulla colonna vertebrale. Il diaframma presenta degli orifizi, per il passaggio di informazioni e sono: o L’orifizio della vena cava inferiore, vede il passaggio della vena cava inferiore che porta il sangue refluo fino all’atrio destro del cuore © L’orifizio della aorta, l’aorta toracica attraversa il diaframma e diventa aorta addominale. o L’orifizio esofageo, che vede il passaggio dell’esofago che dalla cavità toracica si porta a quella addominale. L’esofago termina nello stomaco. STOMACO Lo stomaco è un organo voluminoso che si trova in cavità addominale; occupa il mesogastrio e parte dell’ipocondrio di sinistra. Lo stomaco ha la forma di un sacco, a corna musa e presenta due facce, una anteriore e una posteriore. Oltre alle due facce vi è una piccola curvatura, verso destra e una più grande verso sinistra. A livello dello stomaco ci sono due restringimenti, uno detto cardia, che segna il punto di passaggio dall’esofago allo stomaco e il piloro, che è il passaggio dallo stomaco al duodeno (intestino tenue). Lo stomaco può essere diviso in tre porzioni: o Il fondo, a forma di cupola, subito al disotto del diaframma, al di sopra del cardia. o Il corpo, la porzione più dilatata ad andamento verticale o La porzione pilorica che ha un andamento quasi orizzontale. Lo stomaco è rivestito dal peritoneo, che dopo aver rivestito la faccia anteriore e posteriore, si accolla a livello della piccola curvatura, per formare il piccolo omento. Il piccolo omento è diretto al fegato, che contiene il legamento epatogastrico (che collega lo stomaco al fegato) e il legamento epatoduodenale (che collega il fegato al duodeno). A livello della grande curvatura, i due foglietti del peritoneo si accollano formando il grande omento, che contiene il legamento gastrocolico e il grande omento scende, come un grembiule, a rivestire le anse intestinali. I RAPPORTI DELLO STOMACO La faccia posteriore è in rapporto con la milza, il pancreas e il rene e surrene di sinistra; mentre anteriormente è in rapporto con il fegato e la parete addominale anteriore. PARETE DELLO STOMACO | villi intestinali presentano un asse di tonaca propria di connettivo, che è vascolarizzato, e a livello del villo sono presenti vasi sanguigni e capillari fenestrati, presentano dei fori sull’endotelio, che favoriranno il passaggio di molecole. A livello dei capillari vengono assorbiti gli amminoacidi e gli zuccheri semplici. A livello del villo vi è anche un vaso linfatico, detto vaso chilifero, in cui entrano molecole semplici, ovvero i prodotti dalla digestione dei grassi. Alla base dei villi si trovano delle ghiandole dette cripte intestinali. A livello delle cripte vi sono cellule quali enterociti e cellule caliciformi; in più ci sono cellule di Paneth, ovvero cellule con azione difensiva perché producono enzimi proteolitici e batteriostatici. Alla base delle cripte intestinali ci sono le cellule argentaffini che producono sostanze ormono-simili, quali la gastrina, la serotonina, la pancreozimina e la colecistochina, che imboccano la via sanguigna, quindi vanno in circolo. Nella parete dell'intestino si può trovare il tessuto linfatico, più o meno organizzato, ovvero linfociti BeT che possono incontrare l’antigene, in modo da dare una risposta immunitaria. DUODENO Il duodeno è una porzione piuttosto corta, lungo 30 cm e rappresenta la porzione fissa dell'intestino tenue, infatti il duodeno è retroperitoneale. Il duodeno ha la forma di C, presenta inizialmente una porzione più dilatata, detta bulbo, un tratto discendente, uno orizzontale e uno ascendente. Nella concavità del duodeno, si inserisce la testa del pancreas. RAPPORTI DEL DUODENO Il duodeno entra in rapporto anteriormente con fegato, cistifellea, colon trasverso e anse intestinali; posteriormente entra in rapporto con rene e surrene di destra e i grandi vasi, vena cava inferiore e aorta. PARETE DEL DUODENO La parete del duodeno rispecchia il piano costruttivo generale dell'intestino, l’unica differenza è che a livello della sottomucosa vi sono delle ghiandole dette duodenali di Brunner che hanno il compito di produrre muco basico. Il muco basico ha la funzione di tamponare l'acidità del cibo che arriva nel duodeno e che è intriso di succo gastrico. Funzione del duodeno: » A livello del tratto discendente del duodeno sono presenti due papille, una superiore detta papilla duodenale minore e una inferiore, detta papilla duodenale maggiore. A livello della papilla duodenale minore sbocca il dotto pancreatico minore. A livello della papilla duodenale maggiore sbocca il dotto coledoco e il dotto pancreatico maggiore. | dotti pancreatici, minore e maggiore, sono i dotti escretori del pancreas, che è una ghiandola e presenta una porzione esocrina e una endocrina (produce ormoni). La porzione esocrina del pancreas produce il succo pancreatico, formato da circa 20 enzimi che hanno il compito di digerire tutto. Nel duodeno viene quindi digerito tutto a molecole semplici, perché il succo pancreatico è riversato nel duodeno attraverso i dotti. (Era iniziata la digestione di amido e proteine ma nulla era stato ancora digerito) (Carboidrati vengono scissi in zuccheri semplici, le proteine in amminoacidi e i grassi in glicerolo ed acidi grassi). Gli enzimi devono lavorare ad un pH neutro; il contenuto rimane neutro grazie alle ghiandole di Brunner. Il dotto coledoco fa parte delle vie biliari, che trasportano la bile, prodotta nel fegato, nel duodeno. La bile non digerisce le molecole, ma ha il compito di emulsionare i grassi, ovvero fa sì che i grassi si presentano in tante piccole micelle, digerite dall’amilasi pancreatica (enzimi pancreatici). > Alla base delle cripte intestinali ci sono le cellule argentaffini, che producono sostanze ormono- simili, tra cui la colecitochinina e la pancreozimina, importanti a livello intestinale. Quando il cibo arriva nel duodeno, l’arrivo viene avvertito dalle cellule argentaffini, che producono colecitochinina e la pancreozimina. La pancreozimina va in circolo; questa stimola la produzione e il rilascio di enzimi, quindi di succo pancreatico. La colecistochinina va in circolo e stimola la contrazione della cistifellea, organo che accumula la bile, favorendo l’arrivo della bile nel duodeno. INTESTINO MESENTERIALE (assorbe le molecole) L’intestino mesenteriale forma una specie di matassa intestinale, ovvero anse ripiegate, poiché molto lungo. Presenta due porzioni: il digiuno (2,5m) e ileo (3,5m). Anteriormente alle anse intestinali, vi è il grande omento, ovvero due foglietti di peritoneo. Il digiuno e ileo sono intraperitoneali, ovvero le anse sono attaccate alla parete addominale posteriore, tramite il mesentere. (Sono intraperitoneali anche il Colon trasverso, mesolon trasverso e il mesosigma) > Ildigiuno, dal punto di vista della struttura microscopica, la sua parete rispecchia lo schema di base; > L'ileo, invece, non presenta più le pieghe circolari. I villi diventano disordinati, con un andamento non lineare. Nella parete, a livello della tonaca sottomucosa, compaiono degli agglomerati di tessuto linfatico, dette placche di Peyer, visibili ad occhio nudo e occupano anche la sottomucosa. Le placche di Peyer sono formate da linfociti B e T, quindi hanno una funzione di difesa contro gli agenti patogeni ed hanno anche la funzione di equilibrio della flora batterica. La flora batteria è l'insieme di batteri che albergano nel nostro intestino. | batteri sono simbionti, non patogeni e ci sono utili perché svolgono diverse funzioni come l’antagonismo microbico, l’idrolisi cellulosa e la sintesi di alcune vitamine. L’ileo si continua nell'intestino crasso, attraverso la valvola ileo-ciecale. INTESTINO CRASSO L’intestino crasso è l’ultima parte dell’intestino; è lungo circa 1,8m e termina aprendosi all’esterno tramite l’ano. L’intestino crasso è formato da 3 porzioni: > Cieco che si forma a fondo cieco, una specie di tappo. Il cieco porta un diverticolo che si chiama appendice vermiforme; il cieco si continua con il colon; >» Colon presenta 4 porzioni: * Ascendente, chesi riflette nella flessura colica di destra ® Si continua nel colon trasverso, questo piega nella flessura colica di sinistra ® Si continua nel colon discendente, a sua volta nel colon sigmoideo (a forma di s stiracchiata). >» Il colon sigmoideo continua nel retto che è l’ultima parte dell’intestino crasso, che termina aprendosi all’esterno. Funzioni: >» Hailcompito di assorbire l’acqua compattando il materiale non digerito, con la formazione di feci che poi devono essere espulse. Come è formato: L’intestino crasso ha in superficie delle estroflessioni, chiamate gibbosità. La tonaca muscolare è all’ interno circolare, mentre all’esterno longitudinale. La parte longitudinale non ricopre tutta la parete dell’intestino ma si presenta in 3 nastri dette tenie. La muscolatura longitudinale ha una lunghezza inferiore rispetto a quella totale dell'organo, ciò determina l’arricciamento dell'intestino. La parete longitudinale che non ricopre tutta la parete, fa sì che la parete del crasso sia più debole, va quindi incontro a sfiancamenti e si creano quindi facilmente dei diverticoli, ovvero delle estroflessioni della parete. (Esistono delle differenze sia di lunghezza che di conformazione, soprattutto a livello del sigmoideo). L’intestino crasso, per quanto riguarda il peritoneo, presenta parti intraperitoneale e parti retroperitoneali, e queste parti sono alternate. Si parte con il cieco che è una porzione intraperitoneale, il colon ascendente retroperitoneale, il colon trasverso intraperitoneale, il colon discendente retroperitoneale, il colon sigmoideo intraperitoneale e il retto retroperitoneale. La parete è formata da tonaca mucosa, tonaca sottomucosa, tonaca muscolare e tonaca avventizia o sierosa. Nella parete, a livello dell’intestino crasso, vengono persii villi, ovvero i sollevamenti della tonaca mucosa, ma resta sempre l’epitelio cilindrico semplice, classico e le cellule caliciformi. Nella tonaca propria restano le ghiandole intestinali, che diventano numerose e sono poste l’una di fianco a l’altra come tante provette. Perché nelle ghiandole intestinali diventano abbondanti le cellule caliciformi mucipare, che producono muco e favorisce la progressione del materiale contenuto nell'intestino. A livello del cieco vi è un diverticolo, detto appendice vermiforme, essa internamente ha la stessa struttura dell’intestino crasso (4 tonache sovrapposte), ma nella sua parete vi è abbondante tessuto linfatico, organizzato in noduli ma anche come tessuto linfatico diffuso. Nel lume dell’appendice può finire del materiale fecale, che si può infiammare causando l’appendicite. L’appendice vermiforme essendo un diverticolo del cieco, che è intraperitoneale, quindi anch'essa è rivestita da peritoneo. Se l'infiammazione occupa tutta la parete può arrivare a coinvolgere il peritoneo e può propagarsi a tutti gli organi dell’apparato peritoneale, diventando peritonite. Il retto è una porzione rettilinea, lungo 11 cm e retroperitoneale. Il retto presenta un primo tratto più dilatato, detta ampolla rettale che si continua in una porzione ristretta detta canale anale, che si apre all’esterno. Nell’ampolla sono presenti 3 sollevamenti trasversali dette valvole rettali. A livello del canale anale sono presenti sollevamenti longitudinali, dette colonne del Morgagni; questi sollevamenti longitudinali sono dovuti al fatto che al di sotto c'è il plesso venoso emorroidario, sistema di vene che lo formano. In alcune circostanze (gravidanza, stitichezza, assunzione di piccante) il plesso può infiammarsi, le vene possono sporgere anche all’esterno e si parla di emorroidi. A livello del canale anale è presente un muscolo sfintere, dove lo strato circolare della muscolatura si inspessisce formando il muscolo sfintere interno (liscio), a cui si associa un muscolo del pavimento pelvico, che va a formare il muscolo sfintere esterno (striato), esso detta il controllo della defecazione. che rimane del gruppo eme viene degradato a bilirubina e biliverdina, dei pigmenti biliari portati al fegato. Gli epatociti del fegato utilizzano i pigmenti biliari per produrre la bile, che è il prodotto di secrezione del fegato. La bile essa arriva nel duodeno, tramite il dotto colèdoco, dove servirà per emulsionare i grassi. o AI fegato arriva anche il ferro e può accumularsi nel fegato, quindi può fungere da deposito di ferro. o Al fegato arriva il sangue refluo dall’intestino. L’intestino ha il compito di assorbire le molecole semplici, che arrivano dalla digestione. Quindi nel fegato, tramite, la vena porta arriveranno zuccheri semplici, glicerolo, vitamine, amminoacidi, ma anche farmaci, alcool. > Nel fegato avviene la sintesi di glicogeno, una molecola complessa di accumulo del glucosio. Gli epatociti sono coinvolti nella sintesi del glicogeno, ma possono scindere il glucosio in glucosio. Quindi responsabili della glicogeno-sintesi e della glicogeno-lisi. » Arrivano anche gli amminoacidi, che servono per produrre proteine, infatti il fegato sintetizzerà tutte le proteine che servono al fegato stesso. In più sintetizza tutte le proteine plasmatiche, quelle di trasporto, le albumine, le globuline e tutti i fattori di coagulazione. Le gammaglobuline invece sono prodotte dalle plasma-cellule, in quanto anticorpi. > Arrivano anche gli acidi grassi, utilizzati per produrre lipidi. Il fegato può fungere da magazzino per i lipidi, può accumularli, e vi è anche la patologia del fegato grasso, dove vi è un eccesso di accumulo di lipidi e il fegato tende a degenerare. È il responsabile della produzione di colesterolo, che serve nella sintesi degli ormoni steroidei, ma anche per la formazione delle membrane plasmatiche. >» Le vitamine vengono assorbite dagli alimenti, che vengono poi accumulate nel fegato. > Nel fegato arrivano anche farmaci e alcool, il fegato ha la funzione di disintossicazione, è in grado di metabolizzare varie sostanze. > Ilfegato riesce a degradare proteine e acidi nucleici, con formazione di prodotti azotati come urea e acido urico. > Ilfegato ha anche funzione di fagocitare e degradare i globuli rossi invecchiati, i batteri, virus tramite le cellule di Kupffer. LA BILE La bile è il prodotto di secrezione del fegato e viene trasportata dal fegato fino al duodeno. In questo trasporto sono coinvolte le vie biliari, che comprendono il dotto epatico, il dotto cistico, il dotto coledoco e la cistifellea. La bile viene raccolta da dotti biliari, che confluiscono in dotti di maggiori dimensioni, fino a formare i dotti epatici. | dotti epatici, di destra e di sinistra, confluiscono nel dotto epatico comune che esce dall’ilo del fegato. Il dotto epatico si unisce dal dotto cistico, proveniente dalla cistifellea, per formare il dotto coledoco. Il dotto coledoco si unisce insieme al dotto pancreatico maggiore, per sfociare nella papilla duodenale maggiore. A livello della papilla duodenale maggiore c’è uno sfintere di muscolatura liscia disposto circolarmente, detto sfintere di Oddi. A digiuno lo sfintere è chiuso, quindi la bile, costantemente prodotta, riempie le vie biliari, ovvero riempie il dotto epatico, il dotto colèdoco, risale il dotto cistico e si porta nella cistifellea. La cistifellea è un organo piriforme, un sacchetto addossato al fegato, il cui compito di accumulare e concentrare la bile, perché a livello della cistifellea viene assorbita l’acqua. Quando nel duodeno arriva il cibo, questo stimola le cellule argentaffini (sul fondo della tonaca delle cripte intestinali) a produrre sostanze ormono-simili, tra cui la colecistochinina. La colecistochinina va in circolo, stimola la contrazione della cistifellea e rilascia lo sfintere di Oddi, quindi la bile concentrata fluisce nel duodeno. La bile, talvolta, può formare dei calcoli, detti calcoli biliari, che possono coinvolgere vie biliari o cistifellea, la cui presenza può diventare dolorosa e si può pensare di asportarli. La cistifellea può essere asportata, quindi la bile non può più essere accumulata e man mano che la bile viene prodotta fluisce nel duodeno. Dopo 6 mesi dall’asportazione, saranno i dotti biliari che funzioneranno da serbatoio per la bile, in quanto si dilatano. La bile non digerisce niente, serve per emulsionare i grassi ed è prodotta dagli epatociti. La bile contiene i pigmenti biliari che derivano dalla degradazione dell’eme (in particolare bilirubina e biliverdina), ma anche colesterolo e fosfolipidi. La componente attiva della bile è costituita da sali biliari (prodotti dagli epatociti) che derivano dal colesterolo, che costituiscono dei potenti tensioattivi che hanno il compito emulsionano i grassi, diventando più facilmente aggredibili dagli enzimi pancreatici. PANCREAS Il pancreas è una ghiandola di forma allungata, con la testa accolta nella C del duodeno, cui segue un collo, un corpo e infine una coda, che si estende fino a toccare la milza. Rapporti Il pancreas si trova nel mesogastrio ed entra in rapporto con diversi organi, a parte il duodeno che circonda la testa. >» Anteriormente entra in rapporto con il colon trasverso, le anse intestinali e lo stomaco; > Posteriormente invece entra in rapporto con i grandi vasi e il rene di sinistra. Il pancreas presenta due dotti escretori: Il dotto pancreatico principale, del Wirsung, che dalla coda attraversa tutto il pancreas per andare ad aprirsi, insieme al dotto coledoco, a livello della papilla duodenale maggiore. Il dotto pancreatico accessorio, del Santorini, che si trova solo a livello della testa del pancreas e sbocca a livello della papilla duodenale minore. Il parenchima del pancreas è per il 98% di natura esocrina, quindi è una ghiandola esocrina, acinosa a secrezione sierosa, il cui compito è quello di produrre il succo pancreatico. Il succo pancreatico è formato da insieme di enzimi, che hanno il compito di digerire le molecole complesse assunte dall’alimentazione, affinché possano essere assorbite. La secrezione del succo è stimolata da una sostanza ormone-simile, che è la pancreozimina. Quando il cibo arriva nel duodeno, le cellule argentaffini producono sostanze ormono-simili come la pancreozimina. La pancreozimina va in circolo e stimola la secrezione, da parte del pancreas esocrino, del succo pancreatico, in modo che venga riversato nel duodeno al momento opportuno, ovvero quando c'è il cibo. La restante parte del parenchima, circa il 2%, ha natura endocrina, ed è costituito da isole di cellule che sono immerse nel parenchima esocrino. Le isole sono dette isole di Langerhans, che producono ormoni come insulina, glucagone e somatostatina. APPARATO UROPOIETICO - APPARATO URINARIO È composto da: o Reni, ovvero organi deputati alla filtrazione del sangue per eliminare le sostanze di rifiuto, con produzione di urina; o Vie urinarie che sono: calci renali, pelvi renali che si trovano nel rene che si continuano con gli ureteri, la vescica e l’uretra. Hanno il compito di trasportare l’urina dai reni fino all’esterno. RENI I reni hanno: o La forma di un grosso fagiolo, alti circa 10 cm. o Due facce, una anteriore e una posteriore o Due margini, uno laterale e uno mediale, al cui livello è presente l’ilo. Attraverso l’ilo del rene entra l’arteria renale ed esce la vena renale, i vasi deputati alla vascolarizzazione del rene; in più esce l’uretere. o Due poli, uno inferiore e uno superiore che è abbracciato dalla ghiandola surrenale, come a formare una sorta di cappuccio. Rapporti del rene > La faccia posteriore del rene è in rapporto con i muscoli della parete addominale posteriore; > rapporti anteriori cambiano in base al fatto che si parli del rene di destra o di sinistra; = Adestraentra in rapporto con il fegato, il duodeno e la flessura dx del colon. = A sinistra invece, entra in rapporto con il pancreas, lo stomaco, la milza e la flessura sinistra del colon. | reni sono organi retroperitoneali, nella parete addominale posteriore e si trovano in una zona detta loggia renale, in cui vi è una robusta fascia di connettivo, che prende il nome di fascia renale. Tra la fascia di connettivo e il rene vi è del grasso, detto grasso perirenale. Oltre alla fascia renale, a circondare il rene c'è il grasso pararenale. (grasso-fascia-grasso) | reni sono circondati da tessuto adiposo, perché i reni non presentano legamenti sospensori che tengano in sede l’organo. Il tessuto adiposo sostiene in sede il rene, non viene utilizzato come forma di energia. In caso di forti dimagrimenti o malattie della perdita di peso, si può perdere questo grasso, il rene tende a scendere e si ha a che fare con la ptosi renale. Il rene è rivestito da una capsula di connettivo fibroso che rende lucido il rene. Internamente il parenchima del rene si divide in: > Unazona corticale più esterna > Unazona midollare più interna: sono presenti 15/18 formazioni coniche dette piramidi renali, che hanno la base rivolta verso la zona corticale e l'apice rivolto medialmente. Tra una piramide e l’altra si trova del tessuto corticale, che prende il nome di colonna renale o del Bertin. L’apice della piramide è detto papilla e presenta tanti fori, attraverso i quali sgocciola l'urina. Il rene, nella zona midollare, presenta uno spazio detto seno renale, da cui inizieranno le vie urinarie. Il rene può essere diviso in zone più piccole, detti lobi; ogni lobo è formato da una piramide renale, la zona corticale sovrastante e metà colonne del Bertin adiacenti. I lobi si dividono a loro volta in lobuli. Vascolarizzazione del rene: AI rene arriva l'arteria renale, uno dei due rami pari dell’aorta addominale. L’arteria una volta entrata nel rene, si ramifica, e forma le arterie interlobari. Queste si trovano in prossimità dei lati delle piramidi, decorrono addossate alle piramidi. Arrivate alla base delle piramidi si flettono, formando le arterie arciformi. Dalle arterie arciformi nascono le arterie interlobulari. Dalle arterie interlobulari si formano le arteriole afferenti, esse si ramificano in una rete capillare a gomitolo, che prende il nome di giomerulo vascolare. Da questi glomeruli partono le arteriole efferenti. | glomeruli si trovano tra due arteriole e sono capillari tra due vasi dello stesso tipo, costituiscono quindi un esempio di rete mirabile arteriosa. Dalle arteriole efferenti nascono delle arteriole rette, che si capillarizzano nel parenchima, formando dei capillari venosi che confluiranno in vasi più grandi, che proseguono a ritroso. « NEFRONE la giusta osmolarità del sangue, come se venisse diluito. L’alcool inibisce la produzione di ADH, quindi vi è una maggiore produzione di urina. Annesso all’apparato urinario, a livello di ogni nefrone è presente: L’APPARATO IUXTAGLOMERULARE: lungo il tragitto del tubulo contorto distale, esso si avvicina all’arteriola afferente. L'apparato iuxtaglomerulare consta di cellule iuxtaglomerulari, sono cellule che si trovano nella parete dell’arteriola afferente. Sono dei barocettori, ovvero recettori della pressione arteriosa; quando la pressione all’interno dell’arteriola afferente diminuisce, le cellule producono renina. L'apparato iuxtaglomerulare comprende anche la macula densa, una struttura nella parete del tubulo contorto distale; la macula densa è formata da cellule dette chemocettori che avvertono se c'è una diminuzione di sodio nell’ultrafiltrato. Se c'è una diminuzione di sodio, le cellule della macula densa stimolano le cellule iuxtaglomerulari a produrre renina. Queste due strutture agiscono in sinergia, perché se c'è poca pressione all’interno dell’arteriola, ci sarà ‘anche meno pressione a livello della rete capillari, quindi sarà più difficoltosa l’ultrafiltrazione e passeranno meno molecole, meno ioni. Quindi saranno presenti meno ioni a livello del tubulo contorto distale, questa diminuzione è avvertita dalla macula densa. Si può dire, quindi, che all’interno dell’apparato iuxtaglomerulare c'è una produzione di renina. La renina va in circolo e fa sì che l’angiotensinogeno, prodotto dal fegato, si trasformi in angiotensina I. L’angiotensina I, a livello polmonare, tramite l'enzima ACE, viene convertita ad angiotensina II, che è il più potente vaso costrittore che abbiamo. (Fa sì che la muscolatura si contragga e quindi costringe il volume e aumenta la pressione). L’angiotensina Il arriva a livello della ghiandola surrenale, nella zona corticale e stimola la ghiandola a produrre l’aldosterone. L’ormone aldosterone va a livello del tubulo contorto ditale e favorisce il riassorbimento di sodio e acqua. Il sodio si porta dietro l’acqua. Sodio e acqua rientrano nei capillari sanguigni e fanno sì che aumenti la volemia, il volume del sangue. Ne deriva un aumento della pressione sanguigna. L’ADH viene prodotto quando c’è una variazione di osmolarità del sangue, il sangue si concentra e stimola il riassorbimento di acqua, non di ioni. L’aldosterone viene prodotto per il riassorbimento del sodio, l’osmolarità non cambia, ma aumentano la volemia, aumenta la volemia. Funzione endocrina del rene: il rene, in caso di ipossia ovvero bassa concentrazione di ossigeno a livello tissutale, produce eritropoietina (EPO) che stimola il midollo osseo a formare nuovi globuli rossi. L’EPO viene prodotto in minima parte anche dal fegato. Aumentando la produzione di globuli rossi, aumenta la possibilità che arrivi ossigeno ai vari tessuti. Nel rene avviene anche la trasformazione di vitamina D, sintetizzata a livello della cute, nel suo metabolismo attivo, il calcitriolo= 1,25 (0H)2 o colecalciferolo che è la vitamina attiva e che favorisce l'assorbimento di calcio a livello intestinale. La vitamina D viene assunta con gli alimenti o prodotta dalla cute per esposizione ai raggi UV; la vitamina D non è attiva; il suo precursore deve essere idrossilato due volte, una in posizione 25, l’altra in posizione 1. La prima avviene a livello del fegato, ma la vitamina non è ancora attiva. A livello del rene, invece, il precursore della vitamina viene idrossilato una seconda volta e si forma il calcitriolo, questo avviene nel caso di ipocalcemia, ovvero quando la concentrazione di calcio nel sangue sia bassa. Il rene può essere bersaglio di farmaci, quali diuretici. VIE URINARIE Le vie urinarie trasportano l’urina dal rene fino all’esterno e comprendono: calici minori, calci maggiori, pelvi renale, ureteri, vescica e uretra. Ogni papilla renale è abbracciata da un calice minore, una specie di imbuto; il calice minore confluisce in un calice maggiore, più calici maggiori si continuano nella pelvi renale. Calici minori, calici maggiori e pelvi si trovano ancora a livello renale, in particolare in quello spazio centrale chiamato seno renale. La pelvi si continua nell’uretere che esce dal rene a livello dell’ilo. Gli ureteri sono lunghi tubicini che dai reni si portano alla vescica. Gli ureteri, come tutte e vie urinarie sono rivestite da un epitelio di transizione, un epitelio pluristratificato il cui spessore cambia a seconda dello stato di riempimento. Quando l'organo è vuoto, l’epitelio è più spesso; man mano l’organo si riempie, l’epitelio si assottiglia. Gli ureteri sono organi cavi e quindi la loro parete sarà fatta da stati sovrapposti: tonaca mucosa con epitelio di transizione che si appoggia su una tonaca propria di connettivo. Più esternamente è presente la tonaca propria disposta in due strati, interno longitudinale ed esterno circolare. In modo inverso rispetto al tratto digerente, nonostante ciò la presenza di questi due strati permette una sorta di peristalsi, ovvero permette all’urina di fluire dal rene fino alla vescica. Più esternamente ancora è presenta la tonaca avventizia, ed è retroperitoneale. Gli ureteri si aprono nella vescica, un organo impari che serve per accumulare l'urina, in quanto costantemente prodotta. Un organo cavo dove si aprono i due ureteri. Ha una parete spessa, formato da tonache sovrapposte: > una tonaca mucosa, con epitelio di transizione; > una tonaca propria di connettivo; >» uno strato muscolare, spesso, chiamato muscolo detrusore; il muscolo detrusore è formato da muscolatura liscia, disposta in vari strati, con andamento complicato. Il controllo della minzione non spetta al muscolo detrusore. > una tonaca avventizia perché è un organo sottoperitoneale. I rapporti variano nel maschio e nella femmina: o Anteriormente è in rapporto con la sintesi pubica, ovvero con le ossa dell'anca. o Posteriormente nel maschio, la vescica è in rapporto con le vescichette seminali e il retto. Inferiormente con la prostata. o Posteriormente nella femmina, è in rapporto con utero e vagina. La vescica si continua inferiormente con l’uretra, un tratto che comunica la vescica con l'esterno. Ci sono notevoli differenze tra quella femminile e quella maschile. > Femminile: corta e rettilinea, lunga % cm e si apre all’esterno anteriormente rispetto all’orifizio della vagina. Lungo il suo tragitto viene circondata dal muscolo sfintere dell’uretra, un muscolo striato che permette il controllo della minzione. Il pavimento pelvico è la base rispetto al bacino osseo, inferiormente aperto, ed è completata da muscoli striati che costituiscono in muscolo sfintere dell’uretra e quello esterno dell’ano. Il fatto che si corta fa sì che le donne possono andare in contro a cistiti. >» Maschile: lunga 15/18 cm, un primo tratto attraversa verticalmente la prostata, una ghiandola, chiamato tratto dell’uretra prostatica; in questo tratto riceve lo sbocco dei dotti eiaculatori, parte delle vie spermatiche. Da questo punto in poi diventa comune sia all'apparato urinario che all'apparato genitale maschile. L’uretra attraversa il pavimento e viene circondata da muscolo sfintere dell’uretra. APPARATO GENITALE MASCHILE L'apparato genitale maschile è formato da: » Testicoli ovvero le gonadi deputate alla produzione di gameti, spermatozoi; > Vie spermatiche; >» Ghiandole annesse che sono la prostata, le vescichette seminali e le ghiandole bulbo-uretrali; > Genitali esterni. TESTICOLI | testicoli hanno una forma di un ovoide, un po' schiacciato in senso latero mediale. | testicoli sono esterni rispetto alla cavità addominale e sono alloggiati nella borsa scrotale, che si trova alla base delle cosce. Durante la vita intrauterina, i testicoli si formano a livello della cavità addominale, poi scendono fino alla borsa scrotale. La temperatura alla quale avviene la spermatogenesi è di 32-33°, ovvero inferiore rispetto alla temperatura corporea ed è per questo che i testicoli si trovano all’esterno della cavità addominale. Se i testicoli, durante la vita intrauterina, non scendono o ne scende solo uno, bisogna intervenire chirurgicamente, altrimenti si rischia l’infertilità. Nella borsa scrotale, i testicoli sono appesi al funicolo spermatico che collega i testicoli alla cavità addominale, attraverso il canale inguinale. Questo canale inguinale fa sì che la parete addominale sia debole, tanto che si può verificare l’ernia inguinale, dove alcune formazioni della cavità addominale sporgono verso la borsa scrotale. Il funicolo spermatico contiene varie informazioni: o Arteria testicolare, ramo pari dell’aorta addominale; o Vene che portano il sangue refluo dal testicolo alla cavità addominale. o Passa il dotto deferente, che fa parte delle vie spermatiche. o Vasilinfatici e nervi. Il canale inguinale fa sì che la parete addominale sia debole, tanto che si può verificare l’ernia inguinale, dove alcune formazioni della cavità addominale, come le anse intestinali, sporgono verso la borsa scrotale. Il testicolo è rivestito da una robusta capsula di connettivo fibroso, che prende il nome di tonaca albuginea, di colore bianco. Dalla tonaca partono dei setti di connettivo che dividono il testicolo in logge; per ogni testicolo ci sono circa 250/300 logge. All’interno di ogni loggia si trovano (da 1 a 3) tubuli seminiferi contorti, ovvero tubicini estremamente convoluti su loro stessi, con lunghezza da 60 cm fino a 180 cm. Nella parte più posteriore del testicolo, vi è uno spazio chiamato mediastino. Tra i tubuli seminiferi c'è del connettivo che contiene le cellule interstiziali di Leydig, che hanno il compito di produrre ormoni androgeni (sessuali maschili), in particolare il testosterone. PARETE DEL TUBULO La parete di un tubulo è formata da: o Cellule del Sertoli sono cellule alte, perché occupano l’intero spessore della parete. Hanno una forma di torsolo, infatti presenta delle concavità, in cui le cellule del Sertoli accolgono le cellule germinali che stanno maturando. o Cellule germinali. Alla base del tubulo ci sono gli spermatogoni, ovvero cellule diploidi che, a partire dalla pubertà, si moltiplicano attivamente per mitosi. Man mano che si moltiplicano si spostano verso il lume del tubulo, attraverso cui otteniamo gli spermatociti primari. Gli spermatociti primari iniziano la divisione meiotica (divisione che permette da una cellula diploide di ottenere cellule aploidi), che permette la formazione di spermatociti secondari (diploidi) Gli spermatociti secondari compiono la seconda divisione meiotica, e diventano spermatidi (già cellule aploidi). Gli spermatici maturano in spermatozoi, che cadono all’interno del lume del tubulo. SPERMATOGENESI La spermatogenesi è un processo meiotico-redditizio, perché da uno spermatogone si formano 4 spermatozoi. Gli spermatozoi sono numerosi: >» Hanno una testa che contiene DNA, che presenta una sorta di cappuccio detto acrosom L’acrosoma deriva dall’apparato di Golgi e presenta degli enzimi litici, che servono per disgregare gli involucri esterno della cellula uovo, quindi permettono di penetrare nella cellula uovo, affinché avvenga la fecondazione. Questi organi in generale sono contenuti nella piccola pelvi, la porzione della cavità addominale più inferiore e si trovano tra vescica e retto. OVAIE Le ovaie sono organi pari, con dimensioni e forma di una mandorla; è posto verticalmente e presenta un polo superiore, abbracciato dalla tuba uterina e un polo inferiore. LEGAMENTI DELL’OVAIO L’ovaio è un organo mobile, ma è tenuto in sede da legamenti tra cui: > Il legamento sospensore dell'ovaio che dal polo superiore dell’ovaio, si porta alla parete addominale laterale. > Illegamento utero-ovarico che dal polo inferiore dell’ovaio, si inserisce all'angolo superiore e laterale dell'utero. > Il mesovario è dato dall’accollamento del doppio foglietto del peritoneo, che parte dal foglietto posteriore del legamento largo dell’utero ed è diretto all’ovario. Il mesovario non riveste l’ovaio, poiché non può essere rivestito da peritoneo in quanto vi è l'ovulazione. L’utero è schiacciato in senso antero-posteriore, e presenta una faccia anteriore e posteriore, le cui tube si impiantano sull’utero. L’utero è intraperitoneale, perché il peritoneo riveste la faccia anteriore, le tube e la faccia posteriore. Sotto le tube e al lato dell’utero, i due foglietti, che hanno rivestito la faccia anteriore e posteriore, si accollano e formano il legamento largo dell’utero. Il legamento largo dell’utero, dai margini dell'utero si porta alle pareti laterali della cavità addominale. Ad un certo punto il foglietto posteriore del foglietto largo si sdoppia e forma il mesovario. L’ovaio è rivestito da un epitelio cubico semplice, al di sotto del quale vi è il parenchima che si distingue due zone: e Midollare ovvero la parte più interna, dove vi è il tessuto connettivo lasso, con vasi. Vi sono anche cellule che producono ormoni androgeni. ® Corticale ovvero la parte più esterna. Ci sono ovociti, ognuno contenuto nel proprio follicolo ovarico. Nella zona corticale, dalla nascita fino alla pubertà, troviamo solo follicoli primordiali, contenenti ovociti primari. I follicoli primordiali sono formati da cellule follicolari, piatte, distribuite in un unico strato che rivestono ovociti primari. Nel sesso femminile alla nascita non ci sono più ovogoni, ovvero le cellule diploidi che possono moltiplicarsi per mitosi, ma sono presenti solo nella vita intrauterina. Gli ovogoni diventano ovociti primari già nella vita intrauterina, dove iniziano già la prima divisione meiotica e si bloccano nella profase della prima divisione meiotica. Gli ovociti primari non possono più moltiplicarsi, quindi le donne già alla nascita hanno un numero di ovociti in numero contati, che possono solo diminuire. Alla nascita ci sono circa 400.000 follicoli primordiali, contenenti ovociti primari; questo numero è destinato a calare e non può aumentare. DIFFERENZE OVOGENESI-SPERMATOGENESI L’ovogenesi non è redditizia, poiché da un ovocita primario si forma un'unica cellula uovo matura. Nell’ovogenesi matura un'unica cellula uovo (dal menarca alla menopausa) che ha la stessa età della donna. (Le cellule uovo diminuiscono e vanno incontro ad invecchiamento, quindi vanno incontro più facilmente a difetti dell’ultima parte di divisioni meiotiche.) A differenza della spermatogenesi, l’ovogenesi inizia già prima della nascita e riprende con la pubertà; l’ovocita primario diventerà secondario, ma si bloccherà di nuovo. La divisione meiotica, nell’ovogenesi, terminerà solo se la cellula sarà fecondata. L’ovogenesi è un processo che dura anni e termina con la menopausa, mentre la spermatogenesi prosegue per tutta la vita. OVOGENESI Tnizia durante la vita feta riprende con fa pubertà, © L'ovegenssi sî conclude solo se la cell uovo è lecondaia Inizia con la pubertà Da un ovocita primario siforma | | Da uno scermaiosite primario si un'unica cel ucvo mature formano 4 spermatuzoî maturi Gicficamente matura Li cell uovo (dal monarca menopausa) che ha la là della donna Maturano numerosissimi ‘spermatozoi cine hanno circa 64 ‘a gioni L'ovegenesi termina con le La spermatogenesi prosegue menopausa per tutte fa vita OVOGENESI Nella zona corticale dell’ovaio, dalla nascita fino alla pubertà, esistono solo follicoli primordiali, ovvero strutture tondeggianti contenenti un ovocita primario, circondato da cellule follicolari piatte. A partire dalla pubertà, ciclicamente, alcuni follicoli primordiali diventano follicoli primari, ovvero le cellule follicolari da piatte diventano cubiche. | follicoli da primari diventano follicoli secondari, in questo caso le cellule follicolari si moltiplicano e si dispongono su più strati, formando la tonaca granulosa. Esternamente si organizza una teca interna che inizierà a produrre estrogeni, cioè ormoni sessuali femminili. Ancora più esternamente vi sarà una teca esterna. Ciclicamente solo un follicolo secondario, di solito, diventa follicolo terziario o vescicoloso. Questo follicolo presenta al centro una cavità chiamata antro follicolare, dovuta al fatto che le cellule follicolari iniziano a produrre un liquido, che si accumula al centro e spinge le cellule, tra cui le cellule della tonaca granulosa e l’ovocita, verso la periferia. L’ovocita resta in una sorta di sporgenza detta cumulo ooforo. L’ovocita nel passaggio da follicolo secondario a terziario, termina la prima divisione meiotica e inizia la seconda divisione meiotica, diventando così ovocita secondario, ma non termina la seconda divisione meiotica, che terminerà solo con la fecondazione. Più esternamente c’è sempre la teca interna, che produce estrogeni, e più esternamente quella esterna. Durante la formazione del follicolo terziario, esso si sposta sempre più verso la superficie dell'ovaio e finisce anche per sporgere dalla superficie dell’ovaio. A questo punto il follicolo terziario si rompe, lasciando uscire la cellula uovo circondata da cellule della tonaca granulosa, che prendono il nome di corona radiata. La cellula uovo viene liberata dall’ovaio. Questo processo è chiamato ovulazione, dove la cellula uovo cade in cavità peritoneale e sarà compito delle tube recuperare l’ovocita dalla cavità peritoneale. Ciò che resta del follicolo terziario, si rimaneggia e diventa corpo luteo. Nel corpo luteo le cellule della teca interna, diventano cellule paraluteiniche e continuano a produrre estrogeni. Mentre le cellule della tonaca granulosa diventano cellule luteiniche e iniziano a produrre progesterone. Il corpo luteo, se non vi è fecondazione, dura in media 12-14 giorni; dopo di che va incontro ad atrofia e diventa corpo albicante, ovvero una sorta di cicatrice, di tessuto connettivo fibroso. Alla nascita ci sono circa 400.00 ovociti primari, ma nella pubertà ne restano circa 40.000. Nel corso della vita fertile, a partire dal menarca fino alla menopausa, maturano circa 400 ovociti primari, arrivando ad essere ovociti secondari. Le modifiche nella zona corticale prendono il nome di ciclo ovarico, sono modificazioni cicliche e avvengono nell'arco di circa 28 giorni. (Fino al follicolo secondario sono coinvolte tutte e due le ovaie, per la formazione del follicolo terziario è alterato.) Il ciclo ovarico parte con la maturazione di follicoli da primordiali a primari, poi da primari a secondari e solo un follicolo secondario diventa terziario, si ha l'ovulazione al 14 gg circa. Il follicolo terziario si trasforma in corpo luteo e dura altri circa 14 gg, poi va in contro ad atrofia e il ciclo riparte. Il ciclo ovarico è diviso in due fasi: una prima fase vede la maturazione dei follicoli e dura 14gg, quando vi è l'ovulazione, ovvero la fuoriuscita della cellula uovo. Dopo di che vi è una seconda fase luteinica, che dura altri 14gg. Nel ciclo si entra a partire dal menarca e può uscire per due ragioni: > La menopausa, intorno ai 50-55 anni, smette il ciclo ovarico ovvero smette la maturazione dei follicoli, quindi non vi è più ovulazione; non si forma più il corpo luteo ed è come se l’ovaio andasse in standby. » Incaso di gravidanza, il corpo luteo non va incontro ad atrofia, ma si mantiene e diventa più grosso, ovvero aumenta di dimensioni e prende il nome di corpo luteo gravidico, continuando la produzione di estrogeni e progesterone per circa 3 mesi. Il corpo luteo verrà poi soppiantato dalla placenta, che continuerà a produrre estrogeni e progesterone. L’ovogenesi e la follicologenesi sono processi che coincidono solo per un breve tratto: o Ovogenesi porta alla formazione della cellula uovo matura; l’ovogenesi inizia nella vita intrauterina, riparte durante la vita fertile e si completa solo se la cellula uovo viene fecondata. o Follicologenesi è la maturazione dei follicoli; la follicologenesi, a partire dal follicolo primordiale, inizia e termina nell’ambito della prima metà di ogni ciclo ovarico, quindi dura circa 14 gg. CICLO OVARICO Il ciclo ovarico è sotto il controllo dell'asse ipotalamo-ipofisario, sotto stimolo dell’ipotalamo, l’ipofisi produce ormoni gonadotropi, ovvero hanno affinità per le gonadi e sono FSH (ormone follicolo stimolante e LH (ormone luteinizzante). Anche nel caso dell’ovaio l’ipotalamo produce ormoni rilascianti, RH: o L’ipotalamo produce l’RH-FSH che stimola l’adenoipofisi a produrre l’ESH, ovvero l'ormone follicolo stimolante. Quindi andrà a livello dell’ovario stimolando la maturazione di follicoli, in modo tale che da follicoli primordiali diventino primari e che da primari diventino secondari. | follicoli secondari producono estrogeni, grazie alla teca interna, che vanno in circolo, e vanno ad agire con un meccanismo a feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisiario inibendo il rilascio di RH-FSH e quindi la produzione di FSH. o Contemporaneamente gli estrogeni agiscono con un meccanismo a feedback positivo sul rilascio di RH-LH da parte dell’ipotalamo, che stimola l’adenoipofisi a produrre LH. L’LH, a livello dell'ovaio, determina la trasformazione di un follicolo secondario in terziario, ed è responsabile dell’ovulazione, poiché vi è un picco di LH. L’LH fa sì che il follicolo terziario si trasformi in corpo luteo e lo mantiene, che oltre agli estrogeni produce progesterone. Il progesterone va in circolo, aumenta la sua concentrazione nel sangue e va ad agisce con un meccanismo a feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisario, su rilascio di RH-LH, quindi fa sì che lPLH non venga prodotto. L’LH mantiene il corpo luteo. Se viene a mancare LH), il corpo luteo degenera e va incontro ad atrofia. Contemporaneamente il progesterone agisce a feedback positivo sulla produzione di RH-FSH, quindi FSH e quindi il ciclo riparte. Queste modificazioni a livello ovarico sono strettamente associate a modificazioni a livello dell'utero. o Il primo giorno di ciclo uterino si intende il primo giorno di mestruazioni, in cui si ha il distacco dello strato funzionale, con conseguente sanguinamento. Resta dell’endometrio solo lo strato basale, quindi la zona più profonda della tonaca propria, dove ci sono i fondi ghiandolari e il connettivo vascolarizzato da arterie rette. Questo dura 3-5-7 giorni. o Contemporaneamente a livello ovarico avviene la follicologenesi, ovvero la maturazione di follicoli. I follicoli iniziano a produrre estrogeni, che a livello uterino determinano la fase proliferativa, durante la quale le cellule dei fondi ghiandolari proliferano, così anche le cellule della tonaca propria si moltiplicano e viene ricostituito lo strato funzionale. Si riforma così l’epitelio in superficie, le ghiandole e la tonaca propria che viene vascolarizzata dalle arterie spirali. © Al 14° giorno vi è l’ovulazione, a livello ovarico, e la formazione del corpo luteo che, oltre agli estrogeni, produce progesterone. Il progesterone, a livello dell’endometrio, determina la fase secretiva, ovvero stimola la produzione di secreto da parte delle ghiandole. Il lume delle si dilata e si deforma, in quanto ricche di secreto, di glicogeno. Il progesterone fa trattenere acqua all’endometrio, in questo modo diventa soffice, perché deve creare un ambiente favorevole all’arricchimento. o Senon arriva la blastocisti, il prodotto del concepimento, non vi è produzione di gonadotropina corionica. Viene a mancare l’LH e il copro luteo va incontro ad atrofia. Se il corpo luteo va incontro ad atrofia, vi è un calo di estrogeni e progesterone, che determina una perdita di acqua dell’endometrio. L’endometrio si schiaccia, si affloscia e fa sì che le arterie a spirale si iper-spiralizzano, perché vengono schiacciate e non lasciano più passare sufficiente quantità di sangue. L’endometrio va incontro ad ischemia, diventa necrotico e si stacca così lo stacco funzionale, da qui il sanguinamento e si hanno le mestruazioni. Il ciclo riparte. Lo strato basale non va incontro ad ischemia, perché è vascolarizzato dalle arterie rette. o Sec’è stata fecondazione, l'embrione produce l’HCG e quindi il corpo luteo viene mantenuto, continuando a produrre progesterone ed estrogeni. o Le tube uterine recuperano l’ovocita secondario, che nelle tube uterine può essere raggiunto da spermatozoi. Se avviene la fecondazione si forma lo zigote, unione dell’ovocita con lo spermatozoo, l’ovocita termina la sua seconda divisione meiotica. Lo zigote (cellula diploide) si divide per mitosi, formando prima la morula, poi questa inizia a presentare una cavità detta blastocele, trasformandosi in blastocisti. o La blastocisti arriva nell’utero 7-10 gg dopo la fecondazione, qui incontra la parete uterina, si impianta ed inizia a produrre l’HCG. o L’utero deve favorire lo sviluppo prima dell’embrione e poi del feto, quindi si ingrandisce durante la gravidanza e risale fino ad arrivare a circa a metà strada tra ombelico e sterno. VAGINA L’utero si continua inferiormente con la vagina. La vagina è un organo cavo ed è rivestita da tonaca mucosa, che presenta un epitelio pavimentoso pluristratificato. Le cellule sono ricche di glicogeno, che viene utilizzato da batteri a livello del canale vaginale, e lo utilizzano come substrato producendo acido lattico. L’acido l’attico acidifica l’ambiente e il pH acido serve per proteggere l’ambiente da agenti patogeni, poiché vi è comunicazione tra esterno e cavità peritoneale, poiché le tube uterine si aprono in cavità peritoneale. A livello del collo dell'utero viene fatto un test, chiamato PAP TEST, che consiste nel raschiare le cellule del collo dell’utero, utilizzata per vedere che non ci sia trasformazione in senso neoplastico. APPARATO ENDOCRINO L'apparato endocrino è formato da una serie di ghiandole endocrine: o Ipotalamo o Ipofisi o Epifisi (Questi tre si trovano nella scatola cranica) o Tiroide e paratiroidi nella regione del collo Il pancreas endocrino Le ghiandole surrenali Le gonadi (temporanee) Il sistema endocrino diffuso che è formato da cellule con funzione endocrina che si formano nella parete di altri organi Le ghiandole endocrine hanno il compito di produrre ormoni che possono avere varia natura: proteici, glicoproteici e steroidei. Gli ormoni vanno in circolo e agiscono su organi bersaglio, situati anche a distanza dalla ghiandola. Sugli organi bersaglio vi sono dei recettori specifici che sono in grado legare l'ormone. Su questi organi, gli ormoni controllano e modificano l’unità funzionale. IPOFISI È una piccola ghiandola, con forma e dimensione di un pisello, pesa circa 1 g, si trova alla base dell'encefalo ed è accolta in una concavità dell'osso sfenoide che prende il nome di sella turcica. Presenta due porzioni che hanno funzione e derivazione differente: o Neuroipofisi (posteriore): resta attaccata all’ipotalamo tramite il peduncolo ipofisario e deriva dall’estroflessione verso il basso del diencefalo, quindi ha origine nervosa. o Adenoipofisi (anteriore): ha natura epiteliale, deriva da un’estroflessione verso l'alto della primitiva faringe, perde il contatto con la faringe, si avvicina alla neuroipofisi e finisce per abbracciare il peduncolo. NEUROIPOFISI L’ipofisi è strettamente legata all’ipotalamo che è una porzione del diencefalo, che presenta nuclei di sostanza grigia; in questi nuclei sono contenuti i corpi cellulari dei neuroni, ovvero le cellule nervose, dotati di un prolungamento detto assone. Alcuni nuclei dell’ipotalamo hanno funzione endocrina, quindi producono ormoni: >» Nucleo paraventricolare: produce ossitocina; l’ossitocina è l'ormone del parto e agisce a livello della ghiandola mammaria, favorendo l'emissione di latte. In generale stimola la muscolatura liscia delle vie genitali maschili e femminili. > Nucleo sopraottico: produce adiuretina (ADH); l’adiuretina agisce a livello del tubulo contorto distale e sul dotto collettore, favorendo il riassorbimento di acqua. Viene prodotta quando l‘osmolarità (eccessiva perdita di liquidi) del sangue aumenta, gli osmocettori valutano il cambiamento e stimolano il nucleo sopraottico a produrre ADH. La mancanza di ADH provoca il diabete insipido (non seguito da glucosio), associato alla poliuria, una perdita di grandi quantità di liquidi con le urine. Questi due ormoni vengono trasportati lungo i prolungamenti dei neuroni, lungo l’assone, che attraversano il peduncolo ipofisario e si portano alla neuroipofisi. Qui vengono rilasciati ed entrano in circolo. La neuroipofisi non produce nulla, ma mette in circolo gli ormoni del nucleo sopraottico-paraventricolare. >» Nucleo arcuato, vengono prodotti ormoni rilascianti (RH) e inibenti (IH) che vengono trasportati all’adenoipofisi e stimolano o inibiscono la produzione di ormoni da parte dell’adenoipofisi. Questi o o o o ormoni non giungono all’adenoipofisi tramite prolungamenti, ma giungono all’adenoipofisi entrando in circolo e tramite le vene portali, gli ormoni arrivano all’adenoipofisi. Questo sistema è un esempio di rete mirabile venosa. All’ipotalamo arrivano le arterie ipofisarie che si capillarizzano e in cui entrano gli ormoni rilascianti ed inibenti. Dai capillari nascono le vene portali che giungono all’adenoipofisi e si capillarizzano, in modo da far uscire gli ormoni rilascianti ed inibenti. Da questi capillari si formano le vene ipofisarie. I capillari a livello dell’adenoipofisi sono intervallati da due vene, quelle ipofisarie e quelle portali. ADENOIPOFISI È formata da cellule organizzata in nidi e produce 7 ormoni: o TSH(tireostimolante): stimola la tiroide a produrre ormoni tiroidei; o ACTH (adrenocorticotropo): stimola la corteccia o corticale della ghiandola surrenale, produce ormoni corticali, in particolare la produzione di glicocorticotropi e dell’aldosterone; o FSH (follicolostimolante): nella donna stimola la maturazione dei follicoli; nel maschio stimola le cellule di Sertoli a produrre ABP; o LH(luteinizzante) che nel maschio corrisponde all’ormone stimolante le cellule interstiziali (ICSH). Nelle donne agisce a livello dell’ovaio e determina l’ultima parte della maturazione dei follicoli, l'ovulazione e mantiene il corpo luteo; Negli uomini stimola le cellule interstiziali a produrre testosterone. o PRL(prolattina): stimola la ghiandola mammaria a produrre latte (ghiandola esocrina); o STHo GH (ormone della crescita): stimola l'accrescimento e ha come bersaglio ossa e muscoli; utilizzato anche come agente dopante; o MSH(melanocitostimolante): stimola i melanociti a produrre melanina; nell'uomo la produzione della melanina è stimolata soprattutto dall’esposizione ai raggi UV. Per ognuno di questi ormoni esiste l'ormone rilasciante che stimola la loro produzione; mentre non esiste per ognuno di questi un ormone inibente. | primi quattro ormoni agiscono su ghiandole endocrine, stimolando la produzione di ormoni; gli ormoni prodotti dalle ghiandole endocrine in bersaglio, vanno in circolo e agiscono a feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisario. Ad esempio l’ipotalamo produce RH-TSH che stimola l’adenoipofisi a produrre TSH; il TSH stimola la tiroide a produrre ormoni tiroidei, che vanno in circolo e agiscono a feedback negativo sull’asse ipotalamo- ipofisario, inibendo la produzione di RH-FSH. Per gli ultimi tre ormoni questo meccanismo non è possibile, perché ad esempio la prolattina stimola la produzione di latte che non va in circolo. Quindi a livello dell’ipotalamo sono prodotti ormoni inibenti, quando deve cessare la produzione di prolattina o melanocitostimolante. EPIFISI È una piccola ghiandola, detta anche pineale perché ha la forma di una pigna. Si trova a livello dell’epitalamo, una porzione superiore e posteriore del diencefalo. È inibita dalla luce ed è attiva al buio. Nell’asse ipotalamo-ipofisario, l’ipotalamo, grazie alla produzione di ormoni rilascianti, stimola l’adenoipofisi che produce ormoni, che hanno come bersaglio le ghiandole endocrine periferiche. Le ghiandole endocrine periferiche agiscono a feedback negativo sull’asse ipotalamo-ipofisario. L’ipotalamo è regolato dall’epifisi, in quanto è in vita dalla luce e durante il giorno l’epifisi è silente. L’epifisi è attivata al buio, che inibisce l’ipotalamo per cui questo non stimola più l’ipofisi, a sua volta non stimola più le ghiandole endocrine periferiche. Al buio è silenziato l’asse ipotalamo-ipofisario. Gli ormoni non sono prodotti quindi in modo costante, ma hanno delle fluttuazioni. L’epifisi produce diversi ormoni, tra cui il principale è la melatonina. In caso di stress a lungo termine viene attivata la corticale del surrene, con produzione di aldosterone e cortisolo. L’aldosterone porta un aumento della pressione mentre il cortisolo deprime il sistema immunitario, favorendo l’insorgenza di patologie, portano ad osteoporosi, ad acidità gastrica. PANCREAS ENDOCRINO La porzione endocrina rappresenta solo circa il 2% del parenchima. Il 98% invece è esocrino. Questa porzione endocrina è raggruppata in isole, masse di cellule, che hanno il nome di isole pancreatiche, o isole di Langerhans. All’interno di queste isole ci sono tre tipi cellulari: o cellule beta, che producono insulina che è un ormone ipoglicemizzante, entrano in gioco quando la concentrazione di glucosio nel sangue aumenta o cellule alfa, che producono glucagone che è un ormone iperglicemizzante, aumenta la glicemia. o cellule delta, che producono somatostatina Insulina e glucagone sono ormoni che regolano la glicemia, ovvero la quantità di glucosio nel sangue. La somatostatina è un ormone che regola la produzione sia del pancreas endocrino che esocrino. L’insulina va a livello delle cellule epatiche e stimola la trasformazione di glucosio in glicogeno, in modo tale che venga immagazzinato negli epatociti. Così anche, se in eccesso, la trasformazione di glucosio in acidi grassi, in modo tale che il glucosio venga stoccato o immagazzinato sotto forma di glicogeno negli epatociti. Ha come bersaglio anche le cellule adipose, in cui viene immagazzinato in acidi grassi. Anche a livello delle cellule muscolari, l’insulina può stoccare aminoacidi in proteine e il glucosio in glicogeno. Il glucagone ha come bersaglio la cellula epatica, in modo che il glicogeno venga scisso in glucosio, così da favorire la glicogeno-lisi. Il sangue refluo dal pancreas deve fluire nella vena porta, perché in caso di iper o ipoglicemia vengono sintetizzati gli ormoni pancreatici che finiscono nel sangue, il sangue va nel fegato in cui agiscono sia insulina che glucagone. Stimolando la glicogeno-sintesi o la glicogeno-lisi. TESTICOLI E OVAIO Le gonadi sono ghiandole endocrine temporanee, poiché non sono funzionanti per tutta la vita. | testicoli è una ghiandola endocrina, a partire dalla pubertà fino a tutta la vita. A livello del testicolo tra i tubi seminiferi, vi sono le cellule interstiziali, ovvero le cellule di Leydig, che producono ormoni androgeni, in particolare il testosterone. L’ovaio è una ghiandola endocrina temporanea, dalla pubertà alla menopausa, e produce estrogeno nella prima fase del ciclo ovarico; nella seconda parte produce estrogeni e progesterone. L'apparato endocrino comprende altre cellule con funzione endocrina, non costituiscono veri e propri organi, ma si trovano nella parete di altri organi. Un esempio di cellule endocrine sono le cellule argentaffini che si trovano nell’apparato digerente. A livello dello stomaco, le cellule argentaffini, che si trovano sul fondo delle ghiandole gastriche, producono sostanze ormono-simili come gastrina e serotonina, che inibiscono o favoriscono la produzione del succo gastrico. Queste vanno in circolo e agiscono sulla parete dello stomaco. A livello dell’intestino, sul fondo delle cripte intestinali, le cellule argentaffini producono la colecistochinina e la pancreozimina, che vanno in circolo e vengono prodotte quando arriva il cibo nel duodeno. La colecistochinina stimola la produzione della colecisti e l'apertura dello sfintere di Oddi. La pancreozimina va in circolo e stimola la produzione e il rilascio del succo pancreatico.
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