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Appunti di Antropologia dei Patrimoni Culturali UniFi, Appunti di Antropologia Culturale

appunti presi durante le lezioni di Antropologia dei Patrimoni culturali con la prof.ssa Rossi (UniFi), a.a. 2022-23 (primo anno triennale)

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 09/06/2023

Masnosei
Masnosei 🇮🇹

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Scarica Appunti di Antropologia dei Patrimoni Culturali UniFi e più Appunti in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! 20-04-2023 20/04/2023 ARGOMENTI • I termini: Perché le popolazioni indigene del nord America sono state a lungo chiamate indiani? Per un errore: Colombo, sbarcato in America, era convinto di essere arrivato in india, quindi indiani è un termine etnocentrico, perché è stato un viaggiatore europeo che ha attribuito loro questo termine, ma non appartiene a quelle popolazioni. • I musei: I musei sono uno dei luoghi del patrimonio culturale, in quanto in primo luogo un museo offre al visitatore una rappresentazione. Al MUSEO ANTROPOLOGICO DI FIRENZE, il cui allestimento risale alla fine dell’800, inizio 900, ci sono manufatti di culture molto lontane, collezioni dall’Africa e del Nord America. Vediamo una rappresentazione dell’Africa fatta da alcuni studiosi in un certo momento storico, non vediamo la verità, ma vediamo come degli antropologi di un certo periodo immaginavano che fossero alcune culture africane. A Firenze c’è ancora una rappresentazione per cui le culture africane sono raffigurate essenzialmente come culture primitive. L’antropologia non ragiona più ormai da 100 anni in termini di evoluzionismo, negli anni 90 c’era una necessità di giustificare il colonialismo. Per cui l’antropologia oggi, sebbene nel discorso pubblico si sente ancora parlare di popolazioni primitive, si parla di diversità culturale, non di culture inferiore o superiore, perché ogni cultura ha la stessa importanza. L’antropologo studia come si rappresentano le culture e che strategie si mettono in atto per rappresentarle. • Musei nazionali: come si rappresenta nella National Gallery, l’arte di un paese come il Canada che ha conosciuto la colonizzazione e un arrivo massiccio di comunità di nuovo insediamento? Toronto è per metà italiana, perché c’è stata un sacco di migrazione. Quindi come si cerca un’identità nazionale in un posto come il Canada, coma le costruisci? Prima del 2017, in questo museo si racconta la storia dell’arte in Canada partendo dal primo oggetto nella prima sala che era un altare barocco francese, ritrovato in Québec, ma con questa opera d’arte qual è il messaggio trasmesso al visitatore? Che la storia dell’arte canadese inizia con i francesi, con i colonizzatori. E a questo punto le popolazioni indigene, per niente scomparse, si sono cominciati a chiedere dove fosse la propria arte. Con l’anniversario dei 150 anni dalla creazione della Federazione del Canada, federazione di province, si è rinnovato il museo e la prima sala è stata riallestita con manufatti indigeni. Questo per capire che un museo va studiato come rappresentazione. • Patrimonio Intangibile (ICH): il concetto di patrimonio è molto ampio, ad oggi non comprende più solo opere d’arte, costruzioni, ma per fare un esempio anche le Dolomiti sono un patrimonio, hanno lo stesso valore patrimoniale della pietà di Michelangelo e lo stesse vale per l’arte dei pizzaioli napoletani. Con la Convenzione dell’Unesco del 2003 sono stati creati i PATRIMONI CULTURALI INTANGIBILI. L’Unesco (l’Organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di patrimonio), ha dichiarato l’arte dei pizzaioli come un patrimonio culturale intangibile. I pupi siciliani, il canto a tenores sardo sono considerati una forma di patrimonio culturale intangibile. Sono una forma di patrimonio culturale intangibile anche i muretti a sacco. Ricordiamoci che il patrimonio culturale intangibile non è la pizza o il muretto in se per se, ma viene salvaguardata la tradizione, la modalità con cui vengono costruiti i muretti e viene salvaguardato il saper fare, che spesso viene tramandato oralmente, spesso sono competenze che si tramandano oralmente. Alcuni paesi hanno anche l’arte della falconeria tra i loro patrimonio culturale intangibili. Parleremo di concetti e dei usei che sono uni dei luoghi del patrimonio. (Rodney Harrison Archeologo di formazione che insegna a Londra, libro in italiano e tradotto nel 2020 Andare al museo di antropologia, perché ne parlerà spesso. Ha un allestimento storico, datato, collezione bellissima enorme, ma l’allestimento datato e quindi è un museo problematico Compito scritto: 4 domande aperte 1h 30min. domande sui testi e su lezioni degli ospiti che verranno, come un suo collega che parlerà della salvaguardia e del Calcio e corteo storico fiorentino. Poi una domanda sulle slide, che non carica perché è fondamentale la lezione) TESI N1 Il concetto di patrimonio culturale lo troviamo spiegato nella tesi n°1, del libro che è composto da 22 tesi legate al patrimonio culturale. Su questa tesi, gli autori fanno il punto del concetto di patrimoni culturale, quindi quando parliamo di patrimonio cosa si intende? Ci si riferisce a questa concezione per cui: “l’attuale concetto di patrimonio è frutto di una secolare evoluzione, iniziata con l’idea di una lista di beni materiali, prevalentemente di carattere storico-artistico, considerati di valore eccezionale (ed è in realtà il concetto di patrimonio più comunemente diffuso) e giunta a quella di un insieme significativo di testimonianze materiali e immateriali, espressione di una cultura nelle sue diverse manifestazioni”. Parlare 20 anni fa della pizza come patrimonio intangibile avrebbe fatto sorridere molte persone e forse ancora oggi, però è così. Ormai il concetto di patrimonio è esploso, non sono più la lista di beni materiali considerati di valore eccezionale, ma l’idea di patrimonio si è “democratizzata”. Oggi si pensa ad un insieme significativo di testimonianze materiali e immateriali. “Questa evoluzione evidenzia il carattere dinamico del patrimonio, continuamente ricostruito, riconcettualizzato e reinterpretato dalle comunità che lo vivono. anche attraverso politiche sociali e culturali.” Quindi il patrimonio non è una cosa data una volta per tutti, ma è continuamente ricostruito, non dagli studiosi ma dalla comunità che lo vivono. Viene reinterpretato. In epoca fascista c’è stata una costruzione di patrimonio di un certo tipo, veniva strumentalizzata la mentalità dell’Impero Romano, quindi in quel momento storico c’è stata una patrimonializzazione di un certo passato legato ai fasti dell’impero romano, ai quali il fascismo si è voluto ricollegare anche per nobilitarsi, come apice del potere. Poi c’è stata una corsa per cancellare quel tipo di passato, questo lo vediamo bene con i regimi totalitari, alla cui fine si distrugge tutto; quindi, c’è un uso strumentale del passato. Perché il patrimonio è collegato al passato, perché sono scelte che si fanno ora di un certo passato, che poi si vorrà lasciare al futuro. Ma è nel presente che si sceglie cosa evidenziare del passato, per cui il regime fascista a deciso di evidenziare un certo momento storico che gli serviva strumentalmente per darsi forza. Bisogna abituarci a pensare in termini di patrimonio come un concetto dinamico. Quindi Ricostruzione, riconcettualizzatine e reinterpretazione. Ma quando le comunità del Canada dicono che la storia non inizia con i francesi ma con loro, c’è una riformulazione del concetto di patrimonio. Spesso tutto è legato a questioni politiche, infatti quando i ministri dei beni culturali dicono che in Italia c’è l’80 % del patrimonio mondiale, come studiosi bisogna dire che dipende, dipende da cosa si intende con patrimonio. Se parliamo di affreschi, sculture, opere d’arte Per i collezionisti non era autenticamente indiano. Come si può definire un manufatto autentico? per i collezionisti non dovevano mostrare segni di contatti culturale, escludendo totalmente qualsiasi cambiamento, si nega autenticità in seguito al contatto con influenze esterne; nel pregiudizio dei ricercatori era autentico quanto c’era prima del contatto con gli europei. I souvenir successivamente assumono importanza. es. Mocassini riccamente decorati fatti appositamente per essere venduti ai turisti. Per questi ricercatori il concetto di cultura indigena non deve manifestare culture di contatto, dunque il vero indiano è collocato prima del contatto, senza considerare che i cambiamenti seguiti a tali influenze mostrano comunque una civiltà nella sua autenticità e ne mostrano solo un inevitabile mutamento. Il presupposto del colonialismo (epoca di nascita di molti di questi musei) è quello di esportare la civiltà, la cultura occidentale riteneva di essere superiore nello sviluppo culturale, il fardello dell’uomo bianco è quello di avere il dovere di insegnare ed esportare il proprio modello di civiltà, considerato superiore agli altri. L’idea di razza è un costrutto creato per funzionalità specifiche e non ha alcun riscontro genetico o bioologico. La rappresentazione è tale, non è naturale, è un’interpretazione fatta da qualcuno in un certo momento per una certa finalità; vengono studiati anche sotto questo punto di vista i musei. Stili e impatti coloniali diversi. Nuova dimensione del patrimonio intangibile. Convenzioni sui patrimoni anni ‘70 e anni 2000 TESI 1 ALLEGATA SU MOODLE L’idea di bello presuppone un posizionamento culturale, non ha un valore universale l’idea di bellezza. DEA= demo-entno-antropologiche. cos’è l’antropologia culturale, il concetto di cultura, antropologicamente parlando, come lavora l’antropologo antropologia culturale • etnologia • demologia o storia delle tradizioni popolari • il concetto di cultura Si tratta di tre scienze umane il cui oggetto di studio è l'uomo e le culture umane nelle loro articolazioni etniche e nelle loro espressioni popolari. • Il concetto di cultura è fondamentale per la definizione di questa disciplina. • In antropologia per cultura non si intendono soltanto alti prodotti del lavoro intellettuale, come l'arte, la letteratura e la scienza. cosa NON è cultura per un antropologo: alti prodotti del lavoro intellettuale (come arte) LA CULTURA rappresenta il complesso degli elementi non biologici attraverso i quali i gruppi umani si adattano all’ambiente • e organizzano la loro vita sociale. fanno ad es. parte della cultura: istituzioni sociali, forme della parentela, linguaggio e modi della comunicazione, • conoscenze, valori e credenze, gesti e pratiche quotidiane. Noi umani siamo caratterizzati dalla dimensione della natura, lungo processo attraverso il quale i bambini “funzionano”, istruzioni che ci consentono di muoverci nel mondo, consentono di esprimerci in modi verbali e non; funzioniamo attraverso questi elementi che non hanno a che fare con la biologia. istituzioni sociali come il matrimonio variano notevolmente da cultura a cultura, idea di un legame con un altro individuo che consente socialmente di poter fare delle cose. Prossemica variabile nelle diverse culture (modi più o meno appropriate in base a situazione, genere ecc), cultura legata a come si sta al mondo. ETNOLOGIA prevalentemente studi su specifici popoli e culture in ogni parti del mondo • DEMOLOGIA studio della cultura popolare e tradizionale nella nostra stessa società, problema è come affrontare oggi il concetto di • popolo altrove “folklore” • ANTROPOLOGIA CULTURALE disciplina che fa da cornice, lavora sulle grandi teorie, accento posto su ampi approcci di tipo teorico e comparativo • ?? • L’ORIGINE DELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE si organizza come autonoma disciplina scientifica nella seconda metà 800 con spefici insegnamenti universitari, si • fa spesso corrispondere la nascita al 1871 con la pubblicazione di “primitive culture” di E.Taylor, mette a fuoco e definisce campo di studi della cultura. nasce molto legata al colonialismo con l’esigenza di conoscere le culture per governarle meglio • LA CULTURA SECONDO E. TAYLOR “La cultura, o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell'insieme complesso che include la conoscenza, le • credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall'uomo come membro di una società.” dirompente definizione in quanto afferma che ogni uomo, in quanto essere umano, ha cultura, compresi i popoli • che alla sua epoca ne erano ritenuti privi, ogni essere umano per Taylor ha cultura GLI ULTIMI DECENNI DELL’OTTOCENTO istituzionalmente si costituisce negli ultimi decenni dell’800, prima all’interno della scuola evoluzionistica • •Sul piano istituzionale l'antropologia culturale si costituisce negli ultimi decenni dell'Ottocento, prima all'interno della • scuola evoluzionista britannica e poi in altri paesi europei e negli Stati Uniti. E' il periodo del positivismo, della grande fiducia nella scienza e nel progresso e di uno sviluppo capitalistico visto come inarrestabile. E' il periodo del trionfo dei nazionalismi e soprattutto del colonialismo. • CIVILTA E MODERNIZZAZIONE i ceti dominanti europei si consideravano una punta di diamante di una civilizzazione proiettata verso il futuro, • separata dal resto del mondo dall’irreversibile spartiacque. In questo clima l’antropologia si definisce come la scienza di ciò che l’Europa si è lasciata alle spalle di ciò che non ha superato lo spartiacque Il titolo del libro di Taylor ne definisce il campo: al concetto di cultura si aggiunge l’aggettivo “primitiva”. ci sono differenti gradi di sviluppo e civiltà, ogni cultura ha un livello, al culmine sta la cultura europea.. ai primitivi sono assimilati ceti subalterni delle stesse società occidentale, in particolare al mondo contadino, • illetterato e calato in forme di vita tradizionali, spesso viste come vere e proprie sopravvivenze della cultura primitiva. gli studi di folklore si presentano dunque come paralleli e complementari a quelli etnologici, impegnati sul fronte dei • dislivelli interni di cultura piuttosto che a quelli esterni contadini visti come primitivi interni, per questo si sviluppa la demologia; allo studio dei primitivi (ad es. africani) si • accompagna lo studio di certi gruppi ritenuti vivere secondo modalità considerate non evolute all’interno del proprio contesto. L’ANTROPOLOGIA OGGI La definizione dell'oggetto di studio (le culture "primitive") e le partizioni disciplinari che ne derivano non hanno piu alcun senso oggi: Nel contesto della globalizzazione è ovvio che non esistono più "primitivi" cioè popoli che letteralmente vivrebbero nel passato evolutivo LA DIVERSITA’ CULTURALE IN questa situazione l'antropologia culturale continua a definirsi in base alla sua vocazione per lo studio delle differenze. Quale che sia l'oggetto di ricerca - i più fontani angoli del mondo o casa propria - la comprensione antropologica non può fare a meno di passare attraverso il prisma della diversità culturale. 28.04.2023 Convenzione UNESCO 2003 hanno contribuito antropologi LA CULTURA Piuttosto cultura rappresenta il complesso degli elementi non biologici attraverso i quali i gruppi umani si adattano • all'ambiente e organizzano la loro vita sociale. Fanno ad esempio parte della cultura: • Attrezzi e tecniche del lavoro; le istituzioni sociali; le forme della parentela; il linguaggio e I modi della comunicazione; • le conoscenze, valori e le credenze, i gesti e le più piccole pratiche quotidianità Il primo antropologo ufficiale, primo ad avere la cattedra fu Edward Taylor. Taylor il primo a definire la cultura in questo modo, insieme complesso acquisito dall’uomo in quanto membro della società. Barbara Miller dice che questa affermazione è talmente superata che un antropologo moderno sarebbe d’accordo solo sull’idea di insieme complesso, la cosa importante è che Taylor, con la sua ampia definizione, afferma che chiunque al mondo è dotato di cultura, anche l’uomo all’epoca si pensava al gradino più basso della scala evolutiva, in quanto appartenenti a gruppi sociali, stando in gruppi diversamente organizzati e chi nasce deve avere le “istruzioni” per poter vivere in tale gruppo. Tutti gli esseri umani hanno cultura-> Cultura (c maiusc.) come facoltà della specie umana, quindi comune a tutti gli esseri umani, la Cultura ha anche un versante più preciso, nell’ultimo secolo usato al plurale più che come facoltà umana, quanto specifici modi di vita apprsi, riconducibili a determinati gruppi umani.—> autrice? Cultura-> facoltà umana • culture-> in diverse parti del mondo interpretata in svariati modi diversio nel mondo • Le interviste non si limitano a una sola persona, si intervistano varie persone, le varie testimonianze saranno la fonte delle analisi e interpretazioni dell’antropolog*. Il punto che dice Fabio Dei è che in questo mondo così globalizzato succede che le culture e le tradizione si influenzino e si ibridino reciprocamente; si può studiare, attraverso la ricerca multisituata, il perdurare e l’esistenza di certi tratti culturali di una determinata cultura in un altro luogo. Un tempo era più diretto il collegamento tra un determinato luogo e la sua cultura, oggi non è più così per i diversi spostamenti. (Antropologia culturale- Schulz e Lavendall?) Per comprendere tratti culturali diversi dai nostri dobbiamo mettere da parte i giudizi personali; i tratti culturali vanno inseriti nel quadro di quella cultura, non possono essere studiati in base a, in confronto al proprio modello culturale. Etnocentrismo: pensare che il modo di vita, culturale sia l’unico corretto e naturale e usato come modello e riferimento per studiare, giudicare le altre culture, in opposizione con la sospensione del giudizio, che consente di comprendere un’altra cultura alle sue condizioni, in modo abbastanza simpatetico da farla apparire come progetto di vita coerente e significato.—> concetto alla base del concetto dell’antropologia—> relativismo culturale, opposto all’etnocentrismo. Video: “L’Europa per il patrimonio culturale italiano: dove il passato incontra il futuro”. CONVENZIONE UNESCO 1972, definisce patrimonio culturale: “monumenti: opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carattere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall'aspetto storico, artistico o scientifico, agglomerati: gruppi di costruzioni isolate o riunite che, per la loro architettura, unità o integrazione nel paesaggio hanno valore universale eccezionale dall'aspetto storico, artistico o scientifico, siti: opere dell'uomo o opere coniugate dell'uomo e della natura, come anche le zone, compresi i siti archeologici, di valore universale eccezionale dall'aspetto storico ed estetico, etnologico o antropologico.” Definizione di patrimonio su modello occidentale, definizione etnocentrica di patrimonio, non tiene conto di altri modi di esprimersi. IL PATRIMONIO CULTURALE. UN APPROCCIO CRITICO- RODNEY HARRISON Professore di studi sul patrimonio alla UCL e lavora in particolare nell’archeologia, ha lavorato anche in Australia per la ricerca sulla “Cross Cultural research”. 05-05-2023 IL PATRIMONIO CULTURALE, UN APPROCCIO CRITICO – HARRISON - CAPITOLO 3 (moodle) Tratta i dibattiti recenti che riguardano il patrimonio, e l’autore riesce a far riflettere in maniera critica nel concetto di patrimonio. A livello internazionale bisogna riconoscere come il patrimonio si basi su idee e concetti profondamente occidentali, ciò ha conseguenze quando incontra quando incontra altre culture. Storia del concetto id patrimonio: - prima fase (tardo XVIII – prima parte del XIX sec): nascita del concetto di sfera pubblica→ primi tentativi (privati) di conservare oggetti e luoghi. - seconda fase (seconda parte XIX sec – inizio XX sec): piena affermazione del controllo statale sul patrimonio. - Terza fase (post 1945): affermazione dell'universalità del patrimonio→ Convenzione del Patrimonio Mondiale del 1972. Patrimonio e nascita della sfera pubblica: Tra la fine del XVIII e inizio del XIX sec nel continente euro-americano si sviluppa una nuova attenzione per la conservazione dell’ambiente culturale e naturale, associata allo sviluppo di un’idea si sfera pubblica: si hanno così i primi tentativi ufficiali, da parte per ora di privati, di conservare oggetti e luoghi del patrimonio. → Ambiente culturale: Francia 1837 primo inventario governativo dei siti storici→ mappare i siti storici nella Francia. → Ambiente naturale: prime istituzioni dei parchi, idea di natura incontaminata al di fuori degli spazi industrializzati. Parco di Yellowstone nel 1972 il primo ad essere inaugurato→ idea selvaggia protetta. E’ chiaro come fin da subito il patrimonio culturale è visto come relegato al passato, in opposizione al presente e staccato dalla quotidianità, da tutelare ma in minima parte da vivere e sperimentare nel presente. Origine del controllo statale: Tra XIX e XX sec si assiste all’emergere sempre più consistente del controllo del patrimonio da parte dello Stato, che si lega a doppio filo con una burocratizzazione e professionalizzazione del patrimonio; questa presa in carica da parte dei vari stati della gestione del patrimonio è in larga parte risultato dell’idea sempre più diffusa del passato come risorsa precaria e minacciata della modernità, e perciò da tutelare. Il controllo statale del patrimonio: le questioni si legano a pianificazione burocratica e divengono appannaggio di esperti (architetti, ingegneri, archeologi) professionalizzati. Ciò contribuisce a creare l’idea di patrimonio come un qualcosa appannaggio di esperti e non correlato al presente/quotidiano. In questa fase gli stati hanno usato il patrimonio per promuove la propria identità nazionale (molti nomi e usanze locali riorganizzate e rivisitate per sostenere l’idea di un’identità nazionale forte: rievocazioni storiche create in epoca fascista e non hanno alcuna base storica). Harrison fa anche un confronto la legislazione sui parchi nazionali degli USA e in Inghilterra, mettendole a confronto, facendo vedere delle similarità e differenze: controllo statale diviene maggiore e vi è un maggiore attaccamento a quella che è la loro identità nazionale. La origine del patrimonio mondiale: internazionalismo del dopoguerra: Universalità del patrimonio - Le distruzioni operate durante la seconda guerra mondiale pongono in primo piano la questione del patrimonio: da problema id interesse esclusivamente nazionale, la gestione e la salvaguardia del patrimonio diventano questioni di interesse internazionale→ nel 1945 nasce l’UNESCO e si afferma una visione universale del patrimonio, visione che si consoliderà nel corso del XX secolo. Con l’istituzione dell’UNESCO si afferma una nuova visione universale del patrimonio, inoltre nel 1954 il sentimento di vulnerabilità e pericolo che segue i conflitti armati, fa si che nella convezione dell’Aja vengono paragonati i patrimoni distrutti ai civili ammazzati. Esempio della Diga di Assuan: nel 1950 l’Egitto decide di costruire l’altra diga di Assuan sul Nilo, per regolare le piene del fiume (migliore sostegno alimentare del paese), inoltre poi avrà la funzione idroelettrica. Tutti i momenti attorno però sarebbero stati sommersi, tra cui Abu Simbel, e L'UNESCO intervenne per le salvaguardia dei templi, e Abu Simbel fu traslato 60 m più in alto e 200 m più a nord e fu salvato. Da qui Il patrimonio culturale e naturale no n doveva essere più in mano agli stati, ma che fosse di interesse globale, e s evi erano delle questioni non potrà essere lo stato e basta a decidere. Il resto dei monumenti dell’Egitto furono spartiti tra gli stati che avevano partecipato ai finanziamenti (tra cui anche l’Italia al museo egizio di Torino)→ la campagna dell’Unesco aveva quindi degli scopi prevalentemente politici. 100 mila nubiani furono costretti ad abbandonare le loro terre e a trasferirsi altrove, e contribuì a pensare il patrimonio come un qualcosa di lontano dal presente e dalle situazioni sociali in atto. Dopo questa spartizione alcune aree egiziane furono delineate per gli scavi esclusivi di alcune città (Adrianopoli è di Firenze). Convenzione del Patrimonio Mondiale del 1972 La convenzione istituisce un Comitato del Patrimonio Mondiale, il quale ha la funzione di nominare luoghi da inserire nella Lista del Patrimonio Mondiale. E’ interessante notare come la Convenzione del 1972 sia espressione di modelli occidentali di concettualizzare il patrimonio: il patrimonio culturale e naturale sono considerati separatamente e valutati con criteri diversi; nella categoria di patrimonio culturale rientrano esclusivamente “monumenti, edifici o siti”; nel testo della Convenzione viene inoltre affermata l’idea di valore universale del patrimonio, suggerendo che la perdita del patrimonio sia un problema dell’intera umanità. Da una parte la lista si ampliò, dall’altra il patrimonio culturale e naturale finirono per essere appannaggio di esperti. La convenzione del 1972 è espressione di modelli occidentali. E’ un modo di concettualizzare la realtà che è proprio solo dell’Occidente, quello di non distinguere patrimonio culturale e ambientale → Esempio la montagna dell’Uluru al centro dell’Australia non può essere scalata perché per gli aborigeni è sia patrimonio culturale che ambientale, non hanno questa distinzione, e quindi anche lo stato deve adattarsi a queste situazioni. Harrison dice sulla perdita del patrimonio come problema dell’intera umanità: un qualcosa ha valore universale non è sempre così, non si possono imporre queste idee a tutte le popolazioni del mondo (Colosseo patrimonio per noi, ma per gli altri?). Patrimonio: la creazione del passato nel presente, in vista del futuro tema chiave il patrimonio non è un qualcosa di naturale e immutabile, è un qualcosa che costruiamo noi, che produciamo e non è un qualcosa che esiste di per sé. Altrimenti si finisce per lasciare fuori molte realtà che escludono persone. Il patrimonio non è naturale, noi ci lavoriamo sopra. Tema delle rievocazioni storiche: a Firenze è stato avviamo dal Ministero dei beni culturali e dalla sovraintendenza locale, un lavoro etnografico da parte di due ricercatori che hanno lavorato sul calcio storico fiorentino, e sul palio senese. Si tratta di un progetto di salvaguardia sul forme di patrimonio intangibile, detti anche “beni volatili”. Riguardo la spartizione dei monumenti dell’Egitto: I pezzi di patrimonio vanno restituiti ai propri paesi di origine? È un discorso complesso, ma tipo Macron ha deciso di restituire i Bronzi del Benin, bottino frutto delle attività coloniali francesi. Alcuni oggetti sono animati: ad Otawa c’è una ciotola che ha un nome proprio, è esposta in una vetrina, ma la notte viene messo a dormire coperta da un panno. Altri oggetti devono essere fumigati (cerimonia chiamata smudging), ovvero purificati dal fumo di salvia bianca bruciata, ma per gli oggetti che sono nei musei come si fa con i rilevatori di fumo? Sono state create delle stanze apposta, che non esistono in tutti i musei del mondo→ adattarsi alle esigenze di ogni cultura, quella cultura da cui proviene l’oggetto. → Concettualizzare la relazione tra passato, presente e futuro ← dell’UNESCO. Come ha agito l’UNESCO nel tempo. Commissione Italiana istituita nel 1950 per favorire i programmi unesco in Italia. Il patrimonio culturale immateriale (ICH) secondo l’UNESCO (Intangible Cultural Heritage) Convenzione del 2003. L’unesco è stat fondata dalle Nazioni Unite il 16 novembre 1945 per incoraggiare pace e comprensione attraverso la cultura. La Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale del 2003 propone un nuovo modo di pensare i beni culturali. Introduzione di un concetto antropologico classico di cultura, ripresa del concetto di cultura in senso antropologico, concetto ampio di Taylor. Definizione di patrimonio immateriale UNESCO: “Le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how - come pure gli strumenti, gli oggetti, , i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi- che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale. Questo patrimonio culturale immateriale trasmesso di generazione in generazione è costantemente ricreato dalla comunità e dai gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia e dà loro un senso di identità e di continuità, promuovendo in tal modo il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana". Ci sono ovvie assonanze con il concetto antropologico di cultura, chi ha elaborato questa convenzione aveva a che fare con tale concetto. Anche un oggetto è considerato forma di patrimonio intangibile, ma anche uno spazio culturale. Lo spazio culturale è ad esempio una bottega artigiana, perché persone con competenze specifiche, trasmesse spesso oralmente, nelle botteghe, di generazione in generazione. Oggetti beni immateriali in quanto mezzo per realizzare qualcosa. Strumenti e spazi che fanno parte del pacchetto del know how. Riconoscono in patrimonio come tale le comunità, i gruppi, non più l’esperto, come storici dell’arte, archeologi ecc. per i beni previsti dalla convenzione del 1972, è in mano a persone “qualunque” non degli esperti che spesso non avevano a che fare con tali comunità. Di generazione in generazione e costantemente ricreato—> qualcosa che si modifica, vivo. Questa fame di patrimonio, per Harrison, è connessa all’accelerazione data dalla tecnologia, globalizzazione ecc, connesso al senso di identità e continuità. Invenzioni di tradizioni molto diffuse e comuni. II "patrimonio culturale immateriale" come definito nel paragrafo 1 si manifesta tra l'altro nei seguenti settori: a) tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale; b) le arti dello spettacolo; c) le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi; d) le cognizioni e le prassi relative alla natura e all'universo; e) l'artigianato tradizionale. Il concetto di ICH è recente ed è di origine orientale. La maggior parte dei paesi occidentali, infatti, si è fino ad • oggi rivolto alla tutela delle persistenze materiali (beni mobili e immobili) di interesse storico e artistico. Dall'UNESCO questa concezione con il tempo è stata ritenuta insufficiente: Perché gli elementi delle culture tradizionali che rientrano nel ICH non ricorrono sempre a supporti materiali 1. Perché il ICH è in continua evoluzione, è "memoria attiva"; non è definito necessariamente in relazione al 2. passato e quindi richiede concetti adeguati alla sua specificità. Non è l'antichità, ma il modo in cui questo ICH è acquisito e agito dalle comunità e dai singoli. La storia del concetto di ICH L'idea del ICH e la sua formulazione sono il frutto di un lungo processo di riflessione sul concetto di patrimonio e • cultura che ha attraversato l'UNESCO a partire dagli anni'70. 1972. "Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale" • Questa Convenzione del 1972 conteneva una concezione "monumentalistica" del patrimonio ed eurocentrica • (selezione dei siti da inserire nella Lista del Patrimonio Mondiale) che era stata molto criticata dai paesi non occidentali che volevano riconosciuto un patrimonio che era lontano dal modello eurocentrico. Definizioni del patrimonio culturale e naturale - Convenzione del 1972 Art. 1 Ai fini della presente Convenzione sono considerati «patrimonio culturale»: i monumenti: opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carattere • archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall'aspetto storico, artistico o scientifico, gli agglomerati: gruppi di costruzioni isolate o riunite che, per la loro architettura, unità o integrazione nel paesaggio • hanno valore universale eccezionale dall'aspetto storico, artistico o scientifico, i siti: opere dell'uomo o opere coniugate dell'uomo e della natura, come anche le • zone, compresi i siti archeologici, di valore universale eccezionale dall'aspetto storico ed estetico, etnologico o antropologico. Art. 2 Ai fini della presente Convenzione sono considerati «patrimonio naturale»: i monumenti naturali costituiti da formazioni fisiche e biologiche o da gruppi di tali formazioni di valore universale • eccezionale dall'aspetto estetico o scientifico, le formazioni geologiche e fisiografiche e le zone strettamente delimitate costituenti l'habitat di specie animali e • vegetali minacciate, di valore universale eccezionale dall'aspetto scientifico o conservativo, i siti naturali o le zone naturali strettamente delimitate di valore universale eccezionale dall'aspetto scientifico, conservativo o estetico naturale. La Lista del Patrimonio Mondiale • La Lista del Patrimonio Mondiale promossa dalla Convenzione del 1972 ebbe molto successo a livello internazionale. • In Italia dal 1979 ad oggi sono 55 i siti italiani inscritti nella lista • L'Italia è il paese ad avere il maggior numeri di siti iscritti • Arte Rupestre della Val Camonica (1979), Centro storico di Roma (1980), Centro storico di Firenze Venezia e la laguna (1987), (1982), Sassi di Matera (1993), Pompei (1997), Centro Storico di Napoli (1995), Ville venete (1994), Trulli di Alberobello (1996), siti palafitticoli preistorici delle Alpi (2011)... LA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE Manca un equilibrio, definizione molto etnocentrica ICH: Perplessità e critiche Ancora prima che la Convenzione fosse approvata nel 2003 il programma della proclamazione dei Capolavori del • Patrimonio Orale e immateriale dell'umanità aveva divulgato il concetto di ICH. Tale concetto lasciava gli accademici e soprattutto gli antropologi perplessi. • Gli antropologi denunciavano un rischio di fossilizzazione o di museizzazione. • Rischi di spettacolarizzazione, mercificazione, turisticizzazione ed estetizzazione del ICH. • Viene criticato dagli studiosi il Programma per la Proclamazione dei Capolavori (selezione delle espressioni più • economicamente vantaggiose, più spettacolari, lasciando da parte pratiche ordinarie) Rischi di ricadute negative delle politiche UNESCO sugli attori e sul loro modo di percepire se stessi e la loro • comunità. Rischio che pratiche comunitarie si trasformino in istituzioni burocratizzate, per l’ottenimento di finanziamenti deprivandole della loro funzione sociale ICH: Perplessità e critiche • Quali sono gli effetti che tali operazioni internazionali hanno sulla dimensione locale? • Si tratta di uno strumento di emancipazione o di un giogo? • Rischio di alienazione del ICH dal proprio contesto socioculturale: effetti politici e turistici conseguenti ai processi di patrimonializzazione • Che effetti produce un'azione globale su un’azione locale? La convenzione per la salvaguardia del ICH (2003) Convenzione è entrata in vigore nel 2006 dopo la ratifica del 30° Stato. • Quali sono i primi 30 stati che hanno ratificato la Convenzione? • 8 paesi asiatici, 6 arabi, 6 africani, 4 latinoamericani, 6 europei (Lettonia, Lituania, Bielorussia, Croazia, Islanda, Romania) E' interessante notare che in questa prima fase della ratifica non sono presenti i paesi europei con il maggiore peso • economico e politico, ma i paesi dell'est che storicamente hanno dato maggiore attenzione alle cultura popolari tradizionali. • In questa fase vediamo che il concetto di ICH è estraneo alle politiche patrimoniali europee occidentali. 12-05-2023 OSPITE: Ricercatore antropologo, Dario Nardini, Unipi il ministero della cultura ha iniziato un grosso lavoro di censimento delle rievocazioni storiche in Italia, in toscana ce ne costruisce attraverso l’affiliazione al gruppo. È entrato nei radar dei media nazionali. New York times lo titola come lo sport più pericoloso, vengono anche associati ai gladiatori, atteggiamento giudicante della pratica e delle persone che lo praticano. L’antropologia non entra nel merito della valutazione morale, ma dovrebbe fare un’analisi del reale, i motivi per cui le persone lo fanno, il giudizio è riservato al giornalismo. Non si può leggere il calcio storico semplicemente come la partita tra le due squadre, molte città hanno estrapolato dal calcio storico uno sport che ricreano e riproducono in palazzetti, e l’effetto che fanno è che non hanno seguito e quindi non c’è nella movimentazione sociale e culturale che la si vede nel calcio storico. Ci sono associazioni e persone che dedicato tutto l’anno il loro tempo all’organizzazione dei costumi, della musica, di tradizione, aspetti accessori che però sono al cuore dei motivi per cui la gente si appassiona. “La violenza non può mai essere intesa nei termini della sua brutalità, come gesto violento” .. scheper ? è nella dimensione sociale che la violenza acquisisce il suo valore. Quindi è importante capire che quella partita di calcio storico si svolge nell’ambito di una cornice performativa, in cui la violenza assume uno statuto e significato particolare. il calcio storico senza l'introduzione del corteo, senza il contesto della città di Firenze che fanno tutte riferimento a quella dimensione rinascimentale storica, quella violenza avrebbe un altro significato. Mentre in quel contesto tutto assume un significato particolare, perché ci mostra come erano i fiorentini, ricordandoci l’episodio della partita dell’assedio durante la quale i fiorentini non si sono piegati al nemico. Ricostruzione di un’identità che vinee portato nella manifestazione. L’episodio rievocato è l’episodio emblematico di come è fatto il fiorentino. I calcianti ci ricordano che i fiorentini sono sempre quelli, performizzando dei caratteri e identità del passato, che determina cosa siamo e come siamo fatti nel presente. Paradigma patrimoniale, concezione del passato della storia che ha caratterizzazioni nel presente, mentre siamo noi che scegliamo tra quello che arriva nel passato di mantenere nel presente. Entrambe le parti corteo e calcianti interpretano la manifestazione. Il corteo si traveste, rievocazione, interesse nella storia, reinterpretare figure storiche, mentre i calcianti interpretano in maniera concreta e reale, fuori parentesi come se fosse la loro vita, interessano le questioni di, sport, intrattenimento, fisicità, idea di mascolinità che può essere percepita come anacronistica nel presente, ma che ancora oggi caratterizza le nostre strutture sociali. “cultura del corpo” rappresentativa di alcuni contesti “subalterni” della realtà sociale fiorentina (fisicità interazioni, lavoro manuale/ intellettuale). Formando la consapevolezza della presenza dell’altro, con il tatto, ma viene associata. Processo enfatizzato dalla definizione dei calcianti come sorta di eroi locali, per cui c’è questa dimensione di riconoscimento per aderire alle squadre. Tal punto che le associazioni di colori sono diventati presidi nel territorio, che organizzano attività, offrendo. Questi gruppi di persone una socialità che non troverebbe affasciante diversamente. CENTRO STORICO DI FIRENZE: LA SCENOGRAFIA C’è stato un processo recentemente per cui il centro torico di Firenze diventa un patrimonio culturale nel 1982. Una di quelle prove che in qualche misura la civiltà occidentale era un punto di arrivo dell’umanità, in questa prospettiva Firenze e il suo passato rinascimentale diventava l’emblema del processo, la prova che la civiltà occidentale sia migliore delle altre. Successivamente a partire del 1982, la dichiarazione di Firenze come Patrimonio dell’UNESCO da il via anche a una forte speculazione del centro storico; quindi, la città diviene appannaggio delle grandi marche, dei grandi hotel, bed & breakfast, gli affitti del centro cittadino lievitano e gli abitanti vengono marginalizzati rispetto a questo processo, e tendono a vivere nelle periferie, tutto a favore del turismo. Siamo noi che ci sentiamo frutto del patrimonio, per cui le persone che si sentono rappresentate del patrimonio, si sentono espropriate dalla possibilità di fruirne e durante il calcio storico tornano ad essere protagonisti di quelle piazze e di quelle vie, di quella storia che ha permesso di costruire il patrimonio. Ritrovano un posto nella storia oppure riaffermano la loro presenza in una storia da cui si sentono espropriati. DOMANDA D’ESAME: una committenza che parte da un organo centrale, istituto centrale per il bene immateriale, progetto pilota per salvaguardare forme di patrimonio intangibili, calcio storico e palio di Siena. Il senso di questa etnografia così raffinata come la useranno al ministero? Stanno avviando una tutela per i costumi, la legislazione ci permette di tutelare la parte intangibile del patrimonio solo facendo riferimento a elementi materiali. Sono stati individuati 24 costumi e una scheda di catalogazione degli oggetti. Non se ne valuta solo l’autenticità e l’antichità o il valore estetico, al centro c’è la rilevanza che l’oggetto ha rivestito nella comunità e nella dimensione sociale. Fanno riferimento a una storia, a un percorso. Il Calcio storico venne introdotto nel 1930 con la strumentazione della retorica della metodologia fascistica e la costruzione strumentale per il consenso politico, ma anche dopo la guerra nel 1947 come strumento per attrarre i turisti, la repubblica fiorentina che resiste al nemico, diventa la Firenze che si autodetermina difronte alla volontà di voler rintrodurre il potere autoritario dei medici da parte di Carlo V, mentre nella situazione in cui siamo oggi è un modo per reagire alla sovra turistica, per dire chi sono i fiorentini, quindi cambiamento del significato. È una forma di messa in scena dell’identità del fiorentino, che chiaramente è un’identità socialmente costruita che non ha mai avuto dei riferimenti concreti nella città. Siamo in una manifestazione che assolutizza determinati tratti, ma non in termini esclusivi e se ne possono costruire i processi di costruzione e definizione. Per cui oggi acquisisce un valore in un presente in cui siamo esposte alle conseguenze della globalizzazione, all’espansione degli orizzonti di vita di ognuno di noi. per cui costruire un’identità a livello locale diventa un’esigenza per identificarsi in orizzonti sociali più a dimensione umana, quindi relazioni più intime, più protette, contratti specifici che ci caratterizzano, anche questa diventa un’esigenza nel presente. Darci un’identità in un presente in cui non ci sono riferimenti. L’abbondanza di patrimonio di Harrison è legata al senso di incertezza, di rischio che è il prodotto dell’epoca in cui viviamo, tecnologia velocissima, il patrimonio è quindi un po’ una risposta a questa crisi di incertezza. Forma di messa in scena di identità fiorentina, che va ribadita attraverso una manifestazione pubblica che è messa in crisi da questa sovrabbondanza turistica. Occasione per mettere in mostra quello che si è, l’identità di un luogo. La stessa manifestazione acquisisce significati diversi a seconda del tempo in cui ci si trova, alla società che viviamo ecc. è importante per capire che il valore del patrimonio non è stratatici, ma cambia nel tempo. La corrida, palio di Siena si tutela o si denuncia? 15-05-2023 Parole chiave della Convenzione del 2003 • Salvaguardia • Rifiuto del concetto di Autenticità • Rifiuto dell'idea dell'Eccellenza • Istituzione di una Lista • Enfasi sulla Comunità • Proprietà intellettuale Non c’è strumento giuridico in Italia che permetta una salvaguardia di beni intangibili, vengono usate strategie, escamoutage (costumi per calcio storico, bandiere e tamburi per palio di Siena). Servirebbero nuovi strumenti giuridici. Questo proliferare di rievocazioni storiche, oltre 1200 in Italia, rende ovvio che racconta qualcosa. Il patrimonio intangibile, essendo vivo, muta, si trasforma in base a stimoli ambientali ecc. Salvaguardia • Con la Convenzione del 2003 si passa da un'idea statica di patrimonio inteso come "oggetti culturali", ad un'idea dinamica di "processi culturali” • In virtù di questo cambiamento, dalle misure di "protezione" previste dalla Convenzione del 1972 si passa all'idea di una "salvaguardia" finalizzata non solo alle "espressioni culturali" ma all'atto sociale di creazione e rielaborazione che ne permette la produzione e la pratica. CARICA IL POWERPOINT AUTENTICITà Eccellenza Concezione ambigua, di facile presa a livello mediatico, concetti difficili da sradicare. Liste rappresentative Comunità Alcuni antropologi parlano delle “comunità di carta”, comunità che esistono solo burocraticamente per rientrare nelle liste, in un processo di moduli, tentativi di essere riconosciuti forma di patrimonio dall’UNESCO. Importante ricordare che nella convenzione unesco ci sono parole ambigue, tra cui “comunità”. Proprietà. Non tiutte leculture si riconoscono in una dimensione materiale del patrimonio. Spazio culturale come forma di patrimonio intangibile. Piazza di Marrakech—> tentativo di costruire torre in vetro e parcheggio, molti chiesero di salvaguardare la Piazza, come forma di patrimonio intangibile. Ci sono delle minacce: turistificazione, sviluppo urbano e rapidi cambiamenti socioculturali. 18-05-2023 Museo, oggi è uno dei luoghi del patrimonio; nel mondo c’è un’esplosione di musei di vario tipo, connessa per Harrison al Ospiti: Docente di storia del cristianesimo • Filologa • Autori del libro • Percezione dell’impatto legale di certi tipi di parole, libertà d’espressione, limiti e deroghe. Giorgio Agamben—> filosofo “il sacramento del linguaggio: archeologia del giuramento”—> legami tra bestemmia, spergiuro e giuramento. Rapporti sociali e politici. Occhetta—> grande fratello riprende struttura rituale pagano. Questione dell’importanza dell’intenzione, fondamentale per valutare l’importanza e gravità dell’ingiuria; problema dell’intenzione importante e tangente al mondo religioso. Blasfemia spontanea e non in contrasto con affezione sincera. Ricorso a sostitutivi come maremma, madosca, talvolta condannato e talvolta no. Mondo medievale e protomoderno questione anche di equilibri sociali, per combattere, prima che accadessero, momenti di tensione popolare. Limitare espressioni per ordine sociale. Problema sentito come forma grave di diffamazione, importante l’intenzionalità, impressione che nel mondo più antico ci fosse più attenzione. Problema se parlare liberamente, difendere le sensibilità religiose ecc. Clemente posizione netta, bestemmia relitto teocratico: portato fossile di una società che non esiste più. Rimane da capire meglio perché ci sia questa abitudine in Toscana: secolarizzazione, in Toscana e Veneto, prematura, ma anche un radicato anticlericalesimo. Espressioni culturali. Distinguo: bestemmia è turpiloquio, interiezione, blasfemia, intercalare? È possibile individuare caratteristiche tipiche della bestemmia: è averbale, giustapposizione di termini, uno normalmente la divinità, l’altro aggettivo, apposizione, qualcosa che ne descrive l’aspetto, ordine non intercambiabili, nel parlato questa definizione non è così rigido, seppur una struttura formulari hanno comunque qualcosa di fisso e altro variabile ed è legato all’inventiva, caratteristica della bestemmia tosca è quella dell’inventività. Alcuni dichiaratamente offensivi, altri no; l’offensività non sta nel semplice accostamento divinità-apposizione, ma la supposizione inferenza proveniente dal patrimonio culturale. Esistono bestemmie eufemiche, il nome della divinità viene mascherato (maremma, io ecc.). Bestemmie letterarie. Elemento distintivo è anche la funzione (spesso si sottolinea elemento nostalgico, non c’è più il tessuto sociale in cui i ragazzi crescevano nella comunità, intreccio di mondi diversi). All’interno del discorso, come turpiloqui generalmente breve, studio della lunghezza, che varia all’interno del contesto. Bestemmie hanno funzione dialogica: invocazioni di vario tipo di qualcosa al di fuori di ciò che è raziocinio, anche la bestemmia rientra in questa categoria. Poco tirati in ballo i santi, vicini a noi, più invocati i più “alti”, primo posto Dio, poi Madonna, Cristo, santi molto poco. Bestemmia seleziona referente. Perché si bestemmia? Carnesecchi collegamenti tra bestemmia e uso magico della parola, valore giuramento, invocazione della divinità lo costringe a un patto, io sarò bravo se tu ti comporterai in un certo modo, altrimenti ti bestemmio. Il significato della bestemmia non è dato dalla somma dei costituenti, solo legate a pronuncia, ritmo, rispondono a criteri metrici, anche in relazione a dove si pongono (intercalariche, fine del discorso ecc.) Funzioni dominanti: Chiudere un discorso—> può sancire punto di non ritorno di un discorso, ci sono bestemmie che poste alla fine di un • discorso non prevedono un seguito, assegnano veridicità Sono emotive, in questo caso spesso accostate alle interiezioni • Sottolineare eccezionalità dell’evento • Concludere la frase con qualcosa di estremamente conclusivo (data anche dalla ritmicità) e rafforza il significato • Richiama l’attenzione dell’interlocutore. • funzioni con molto poco di offensivo, dato che dipende dalle conoscenze culturali condiviso. Considerata più volgare che offensivo. Da una parte definizione scolastica e didascalica, come offesa, nel momento in cui si usa però si trovano reazioni adatte al turpiloquio (grezzo, volgare ecc.). Dal punto di vista giuridico evoluzione del reato di blasfemia: definizione di bestemmia nel dizionario, cita poi il codice penale del 1930 art.724 per cui chi bestemmia è punito con ammenda da lire 100 a 3000 fino ad arrivare, fino al 1999, multa di euro 309. Articolo intonso fino al 1999 viene tolto. Concetto di creatività culturale. Nesso tra bestemmia e cultura come codice condiviso da un gruppo. Nostalgia di bestemmia. 25-05-2023 AMIR—> Accoglienza Musei Inclusione Relazioni (amir-> in arabo il giovane principe) Progetto per dare voce a persone con passato migratorio e per formarli per diventare mediatori del patrimonio e della cultura. Convenzione di Faro—> diversificazione di interpretazioni e narrative. Primi anni 2000 importanza dell’audience development, concetto molto influenzato dal marketing. Sostituzione con l’agency, con attori attivi e capaci. Museo no spazio neutro, ma spazio che può costruire una narrativa. 26-05-2023 DI QUESTA PARTE GUARDARE MOODLE Dialogo e sostenibilità del patrimonio- patrimonio mondiale e universalità del patrimonio Cap. 9 Harrison Capitoli 6-9–> cose accadute dopo la diffusione del concetto di patrimonio, difficoltà ad applicarle in tutti i contesti. Chiedere una parte. Propone il proprio modello di patrimonio relazionale, dialogico e più inclusivo, prendendo in considerazione di punti di vista diversi. Università del patrimonio—> necessarietà di includere i tanti e diversi modi di concettualizzare tale patrimonio. Prospettivismo ontologico indigeno-> modo di intendere la realtà del mondo da parte delle popolazioni occidentali, senza dualismo di natura e cultura separati. «Per questo - dice Harrison - propongo un modello relazionale, o dialogico, che vede il patrimonio scaturire dalla relazione tra una gamma di allori umani e non umani. Ritengo che tale modello possa essere rilevante non solo per aiutarci a capire la frizione tra il Patrimonio dell'Umanità e particolari tradizioni locali con le quali esso spesso entra in conflitto, ma anche per connettere il patrimenio a temi più ampi, ambientali, politici e sociali». Idea di patrimonio come “esperienza della modernità”, prendere di vista diversi punti di vista attraverso il prospettivismo. La separazione occidentale tra patrimonio naturale e culturali: «Di volta in volta, con tutte le diverse comunità indigene con CUi ho lavorato, il tema dell'interconnessione fra cultura e mondo naturale emergeva in modo prepotente Per gli indigeni […) australiani almeno, patrimonio naturale e culturale erano inseparabili […]. patrimonio archeologico connesso era intimamente temi politici, sociali ed economici contemporanei legati al patrimonio naturale». Popoli indigeni volevano sfruttare i propri siti mentre le autorità politiche avrebbero preferito la conservazione. Il prospettivisimo ontologico indigeno come possibile strada per un modello dialogico di patrimonio Harrison propone lo sviluppo di un modello alternativo. dialogico, del patrimonio a partire dall'ontologia della • connettività propria del prospettivismo ontologico indigeno (l’essere è inevitabilmente relazionale quindi organismo e ambiente si modificano vicendevolmente) Il prospettivismo ontologico indigeno indica un modo alterativo di pensare la relazione natura-cultura, portando così a • spostare il focus del patrimonio verso la relazione attiva tra umani e non umani, motivo per cui si parla di ontologia della conneitività Relazione è la parola chiave: il prospettivismo ontologico indigeno implica che il patrimonio sia dialogico, ossia • prodotto da una conversazione fra una molteplicità di soggetti. Quindi con modello dialogico di patrimonio si intende una produzione di patrimonio che emerga dalla relazione fra persone, cose e il loro ambiente come parte di un dialogo per tenere il passato vivo nel presente. Concezione che destruttura le filosofie occidentali su questi temi. La creazione del patrimonio finisce per essere interattiva, deriva dall’incontro, dal dialogo tra diversi attori sociali umani e non, questo aiuta a eliminare il preconcetto secondo cui il patrimonio è una creazione intellettuale, appannaggio di esperti, riguarda invece tutti, deriva dal dialogo. Etica dell’ambiente e della sostenibilità: «Un modello dialogico di patrimonio ci porta a considerare la relazione tra patrimonio e altri temi sociali. polli e ambientali, sostenendo la fondamentale e ineliminabile interconnessione tra questi ambiti. Prefigura tematiche di sostenibilità e il ruolo della conservazione del patrimonio culturale come parte di una più ampia agenda ambientale. L’ambiente giunge a essere considerato come un tema sociale tanto quanto un tema naturale». «Quindi, invece di avere un'attitudine indiscriminata alla conservazione di oggetti del passalo per il futuro. dovremmo sviluppare politiche sostenibili che considerino oggetti. luoghi e pratiche del patrimonio parte di una serie di attori nel l’epoca, sono gli abiti storici e le armi, è interessante anche come questi oggetti vengono chiamati, i vestiti sono considerati come costumi, abiti storici, vestiti ecc.. È un momento di grande incontro per i rievocatori, c’è tutto un mondo economico che ruota intorno alla rievocazione, sia di oggetti, sia mestieri nuovi, gruppi di musica medievale, insegnanti di balli rinascimentali, sarti, cuochi che fanno i banchetti che avvengono la sera prima delle rievocazioni, durante i pali, cortei, giochi ecc. Ci sono tipologie verissime di rievocazioni anche per quanto riguarda la durata, generalmente si fanno una volta l’anno. L’aspetto economico è anche legato al turismo, ristorazione, vendita di oggetti ecc. Attenzione al rigore storico, corrispondenza storica degli eventi che vengono rievocati, ma non vale per tutti. Ci sono molte rievocazioni con la presenza degli animali, dimostrazione di falconeria, caccia, o i cavalli che corrono i pali oppure i cortei che utilizzano buoi, asini, animali da tiro per tirare i carri. • Battaglia di Scanaglio, Foiano e Marciano della Chiana AREZZO: foto di un soldato della battaglia, elemento entrale della rievocazione, battaglia fra senesi e fiorentini nel 1554 per avere il controllo della Toscana • Calcio storico fiorentino: rievocazione con evento agonistico, competizione • Carnevale Medievale di San Casciano FIRENZE: • Carnevale rinascimentale di Bibbiena ad Arezzo • Corteggio di Montemurlo a Prato per cui l’elemento importante è il banchetto • Dante Ghibellino, San Godenzo Firenze: rievocazione legata alla letteratura, per cui a partire dal personaggio si mette in scena questa rievocazione, per cui si ripercorre un pezzo di sentiero del bosco fino ad arrivare al luogo dove dante è stato prima dell’esilio. Il percorso è legato al fatto che Dante si è ritrovato in una selva oscura e per loro il loro bosco è la selva oscura • Donazione del monte della Verna con il Santuario a San Francesco: ci sono i frati, e gli strumenti musicali, tra cui tamburi, tamburelli, strumenti a fiato e a percussione • Feria delle Messi a San Gemignano, gara con una giostra a cavallo • Festa della Libertà a Lucca e i giorni di San Paolino: anche le bandiere sono fondamentali con i loro sbandieratori • Festa della Pulenda, polenta fatta con le farine di castagne a Prato, una carestia colpì la città, evento da sempre esistito per loro • Festa di san Michele Carmignano: rievocazione con i carri allegorici, simili a quelli del carnevale • Giostra dei Rioni di Olmo ad Arezzo: ha parlato con un signore che si occupa delle gare di cavalli, ci sono anche degli speaker che parlano della • Giostra del saracino di Sartengo a Siena: giostra in cui viene colpita un fantoccio che è il saracino, foto inserite nelle schede. Foto del 1932 anno di inizio della rievocazione. Durante il periodo fascista nascono molte rievocazioni, ma poi fermate dopo la Seconda guerra mondiale • Giostra del saracino di Arezzo • Giostra del Archidado a Cortona in cui le dame sono portare in carrozza trainata da animali. Ci sono norme che devono essere rispettate per la cura degli animali, dopo che ci furono delle problematiche al palio di Siena • Gran ballo risorgimentale di Livorno, rievocazione di un ballo, riproduce sulla terra mascagni sul mare a Livorno, periodo molto particolare difficilmente rappresentato in Toscana. • I giorni di san paolino a lucca: le armi sono al centro • Ludus balistris Volterra, tirano con la balestra si allenano durante l’anno • Il nome di palio viene dall’oggetto dato al vincitore della gara, è un drappo di stoffa che adesso viene dipinto, prma era una grande quantità di stoffa che serviva per finanziare le attività. Palio del Diotto a San pietro Firenze: gara con un palio • Palio delle contrade di Caste Siena • Palio del Castel del Piano • Palio a Marciana Alta isola d’Elba • Palio storico delle contrade di pomarance Pisa, palio dove mettono in scena un evento contemporaneo, barca di miranti con guardi dietro, c’è una sorta di. • Pistoia che rievoca contemporaneamente medioevo e Rinascimento con una sorta di piazza/campo della città che viene adibito per le varie attività. • Processione delle paniere Santa Maria a Monte Pisa • Quintana Cybea, Massa: unica censita della provincia di Massa • Un tuffo nella storia, Scarperia e San Piero FI: rievocazione della Seconda guerra mondiale per cui si ripercorrono vari punti della linea gotica, con vari mezzi militari • Volterra: settimane che coprono diverse attività ASPETTI IMPORTANTI • Valenza sociale e comunitaria: che bisogno c’è di fare rievocazione? Avere attività che possano riunire generazioni differenti • Aspetto didattico: adesso si inizia a vedere, uso della rievocazione storica per la scuola nella didattica della storia. Ci sono rievocazioni dell’epoca romana nei siti archeologici • Reti di Scambi e contatti che si stabiliscono tra i vari rievocatori: nelle schede ICH ci sono gli stessi elementi delle schede EVE, ma qua è richiesta la presenza sul campo e i dati raccolti, ma anche quello raccolto, facendo interviste. Riflessione sui Beni materiale e immateriali, identificazione degli oggetti più importanti anche tra gli elementi immateriale come la rete di associazioni, elementi legati ai rapporti umani. Come si fa a creare nuovi rievocatori? Di solito i rievocatori hanno più di 50-60 anni, quindi anche minacce e rischi, ma anche misure di valorizzazioni (per promuovere) e salvaguardia: in toscana c’è una legge regionale del 2021 che tutela e promuove attraverso fondi le rievocazioni • Aspetto politico: in alcuni casi le rievocazioni vengono appoggiate dalle amministrazioni, ci sono elle assessori dedicati alle rilevazioni • Metodologia di lavoro e biografia delle persone importanti: è interessante sapere chi sono i rievocatori, RIEVOCAZIONE DELLA BATTAGLIA DI FOGLIANO SCANNAGALLO rievocazione in un campo da calcio in disuso, avviene alla fine di luglio 2 agosto, giorno della battaglia. Prima c‘è l’arrivo di tutti i rievocatori per fare le parti dei soldati che mancano, sono 200 rievocatori che i riuniscono che vengono da molte regioni d’Italia, la loro idea è che con maggiori fondi, far venire anche gruppi di rievocatori provieniti dall’estero, come svizzeri, spagnoli, francesi. Vengono anche donne e bambini, ragazzo argentino che è arrivato a fogliano e per introdursi al paese si è iscritto alla rievocazione, è diventato parte del paese (aspetto interessante). Ci sono dei passaggi tra realtà e finzione interessanti. Casualità: a Marciano è stato fondamentale per conoscere in poco tempo, è capitata a Fogliano, quando hanno approfittato della rievocazione per filmare un documentario parte fondamentale del nuovo museo sulla torre di Marciano e lei ha partecipato alla realizzazione di un documentario andato su un visore 3d in realtà aumentata. PALIO DI CASTEL DEL PIANO Gara equestre che si corre in una piazza realizzata nell’800, dove già correvano il palio, piazza realizzata a somiglianza di quella del campo di Siena dove si corre il palio. Tutto gira intorno alla gara e del molto differente rispetto a Fogliano, dove non c’era questa tensione alla ara, mentre a castel del piano erano molto tesi per preparare la gara, e quindi l’attenzione è stata minore, e ha dovuto fare le interviste online. Tutte l e attività fanno capo al palio, il giorno prima c’è il corteo storico, i vestiti sono accurati ma interessano meno. Si era legata alla contrada delle storte, vicino l museo del palio. Ha partecipato al banchetto, ma anche a due giri, uno fatto dal sindaco, il prete, il maresciallo insieme ai giornalisti he fanno un percorso alle contrade per fare un imbocca lupo, elemento che ha facilitato la conoscenza. La sera prima del palio c’è stata una bomba d’acqua che ha distrutto la pista di sabbia, il giorno del palio hanno deciso che il palio non si poteva correre. Ma la fortuna è che il giorno dopo però erano stati invitati per fare i giudici, che premiano la miglior contrada, prima hanno fatto una conferenza a cui ha partecipato. Ha visto le sedi, le persone e quali consigli venivano dati per migliorare la qualità degli abiti. In Italia ci sono 1200 rievocazioni, lo sappiano grazie a questa grande campagna di censimenti, è un fenomeno culturale a cui bisogna fare attenzione quindi alcuni studiosi hanno iniziato a chiedersi il perché della presenza di così tante rievocazioni perché continuano a nascere. C’è sicuramente una dimensione sociale e un motivo, identitario? Abbondanza patrimoniale, rivolgersi al passato nel presente? Ci sono ricerche in corso: il Ministero della cultura, MIC ha detto che sono fenomeni culturali da censire e descrivere da parte di 8 antropologi, il lavoro del ministero si sta traducendo in un convegno che si terrà a Roma tra un mesetto e con un sito web dove l’Italia sarà zeppa di puntini che sono le geolocalizzazioni delle varie rievocazioni censite. Il lavoro è partito dall’istituto centrale per il patrimonio immateriale ICP, dove lavorano funzionari antropologi esperti di queste cose. Hanno commissionato il lavoro a antropologico, con alla metodologia della ricerca sul campo, composta dall’osservazione partecipante e attraverso le interviste che servono a riaccogliere dati. Questi dati sono stati organizzati in un insieme di schede. Scheda EVE scheda descrittiva e meno analitica delle schede ICH, scheda per la catalogazione del patrimonio intangibile, cifra dei patrimoni etno-antropologico, l’antropologia si occupa di beni materiali e immateriali. Domanda d’esame: perché secondo Fabio dei proliferano rievocazioni in toscana, ma anche in tutta Italia? Abbondanza patrimoniale: durante il covid sono stati creati musei per riorganizzarsi. Anche in alcuni paesi europei ci sono rivocazioni storiche di battaglie, ci sono anche paesi, villaggi creati in questo senso. Fabio Dei parla di un continuum rievocativo: ci sono vari modi per rievocare, sono sempre manipolazioni del passato, si sceglie qualcosa del passato, da rievocare. musei antropologici cominciavano a prendere forma. E' la fase che M. Ames definisce dei primi musei di antropologia e dell'approccio storico naturalistico ("Early anthropology museums and the natural history approach") Una caratteristica delle prime esposizioni era presentare gli artefatti delle "società primitive" come fossero esemplari simili a quelli della storia naturale. Sulla scia delle stanze delle meraviglie le popolazioni "primitive" erano considerate come parte della natura insieme alla flora e alla fauna e gli oggetti da loro prodotti erano classificati e presentati secondo una somiglianza di forme, tappe evolutive di sviluppo, o provenienza geografica. La comparazione era un elemento essenziale. Questa iniziale prospettiva antropologica può essere riscontrata in molti musei di storia naturale e umana, il museo di Antropologia di Firenze ne è un esempio. L’occidente ha messo in mostra oggetti di culture altre in modi molto diversi a seconda delle epoche. La dissoluzione Vito Lattanzi pag. 104 e 105 COPIARE. Ciò che cambia è come l’occidente li ha interpretati. Questi oggetti possono essere guardati da due prospettive: coloro che fanno parte della cultura stessa e il curatore del museo che vuole rappresentarla, doppia voce, doppio sguardo, COLLABORAZIONE. Musei da salvare con il dialogo. 05-06-2023 Il museo collaborativo- Lattanzi Museo collaborativo uno degli esiti possibili della dissoluzione dei musei etnografici. Tesi N°7 Patrimonio e intercultura dalle 22 tesi affrontate all’inizio Il patrimonio culturale, caratterizzato da processi di contaminazione e integrazione, portatore di segni plurimi, è eccellente strumento per riconoscere e comprendere criticamente l'identità come la diversità culturale, il mondo proprio e altrui, per abilitare la competenza interculturale, per sollecitare il dialogo costruttivo e il confronto tra individui e comunità portatrici di istanze culturali differenti, per prevenire stereotipi e pregiudizi. Dentro questo modo di vedere il patrimonio ricade ad esempio il progetto “amir”, ma anche diversi altri esperimenti Nel XXI secolo si può lavorare sul concetto di identità, alterità, confine tra noi e gli altri attraverso lo studio di culture altre. Le coordinate alle quali la tesi fa riferimento sono: Il diritto alla cultura come fattore strategico di cittadinanza e di integrazione sociale • L'acquisizione della natura processuale del patrimonio e il riconoscimento delle culture quali organismi non statici e • chiusi. Il ruolo e la responsabilità da parte delle istituzioni culturali, di quelle scolastiche e delle agenzie formative quali agenti • di cambiamento e di inclusione sociale, che devono porre in relazione la loro missione con le esigenze e le attese della comunità Il ruolo e la responsabilità, in particolare da parte del museo, rispetto alla rappresentazione, all'interpretazione e alla • trasmissione delle culture "altre". Sia il patrimonio sia le culture sono dei processi; grande enfasi sul concetto di identità che in realtà è sfuggente, non esiste. Cosa significa identità? Grande stratificazione, insieme di cose diverse molto fluido. Il museo è un luogo in cui possiamo entrare in contatto con altre culture, con il diverso da noi Verso l'approccio collaborativo Durante gli anni Novanta, soprattutto nelle "società di nuovo insediamento" del nord America, Australia e Nuova Zelanda, e più recentemente in diversi musei della Gran Bretagna si è diffuso con una incredibile rapidità un nuovo modello per realizzare esposizioni museali. Questo nuovo modello si basa sulla collaborazione tra il Museo e le comunità in esso rappresentate che co-gestiscono una vasta gamma di attività che portano al prodotto finale. Il museo di etnologia entra in crisi soprattutto nei paesi con un passato coloniale perché gli indigeni cominciano a rivendicare i propri diritti di rivendicazione per esempio di autorappresentarsi. Inizia innanzitutto la messa in discussione dei musei di antropologia. Inizia dagli anni’90 a diffondersi l’approccio collaborativo; chi ha il diritto di rappresentare qualcun altro? Per secoli gli esperti (occidentali esperti) avevano il diritto di rappresentare gli altri, le culture altre, poiché l’alterità non erano ritenuti in grado, non essendo ritenuti abbastanza istruiti ed evoluti. Negli anni ‘90 le comunità indigene hanno iniziato a rivendicare i propri diritti; il fatto che nascano questi approcci è legato al fatto che le culture autoctone iniziano a ribellarsi e a chiedere la restituzione di molte cose: innanzitutto delle terre, diritti di caccia e pesca, diritto di avere voce nella rappresentazione della propria cultura, non la fa più solo lo studioso, ma in collaborazione con membri delle comunità indigene. Queste attività in genere riguardano l'iniziale identificazione di temi, la definizione dei metodi di ricerca, la selezione degli oggetti e la scrittura di pannelli esplicativi. Può anche includere la possibilità di fare esperienza per i membri delle comunità in settori come la conservazione, il design delle istallazioni etc. I musei di antropologia hanno una lunga tradizione nell'avere consulenti o consiglieri delle comunità per sviluppare le mostre, tuttavia con il nuovo approccio collaborativo le decisioni prese collettivamente comportano un cambiamento radicale all'interno delle istituzioni stesse. Gli indigeni diventano co-curatori, sta cambiando radicalmente l’istituzione museo stessa; spesso i curatori sono gli indigeni stessi. Anni ‘90, Vito Lattanzi->cosa può comportare l’aprirsi del museo? Il museo si apre ad altre possibili interpretazioni, mescolarsi di culture. Pag 111 (esempio del 1989 del museo di Portland)—> museo occidentale si apre, subisce un contraccolpo. Il museo è divenuto una zona di contatto, spazio d’incontro, luogo in cui le parti in causa interagiscono e Esposizioni collaborative Le esposizioni collaborative richiedono un investimento di tempo molto maggiore delle esposizioni organizzate in modo convenzionale. I curatori di queste esposizioni sottolineano le grandi negoziazioni che richiedono. La necessità per lo staff del museo e i membri della comunità di negoziare modi diversi di pensare la cultura. Collaborare significa lasciare un pezzo della propria autorità per favorirne un’altra, queste esposizioni richiedono maggiore tempo rispetto a quelle “tradizionali”, ci sono grandi negoziazioni per i diversi modi d’interpretare la cultura, molta enfasi sul processo più che sull’obiettivo finale, importante è l’insieme interrelato dell’attività prima, dopo e durante. L'enfasi sul processo nelle esposizioni collaborative porta a ridefinire lo scopo di una esposizione, che non è più solo una sistemazione fisica di oggetti e materiali in una sala, ma anche un insieme interrelato di attività che ha luogo prima, durante e dopo che l'esibizione ha chiuso. Questi progetti spesso comprendono una gamma di iniziative educative che possono essere l'opportunità di fare pratica nei musei per i membri delle comunità, performance e programmi aperti al pubblico, la condivisione della ricerca e delle risorse. Esistono diversi modelli di mostre collaborative, raggruppabili in DUE gruppi distinti: l'esposizione che si basa sulla comunità ("community-based")—> la comunità ha il potere di decidere tutto, ilò • curatore funge da ghost writer, è al servizio della comunità, rischio di questo approccio è trattare temi che non siano facilmente comprensibili da chiunque l'esposizione multivocale ("multivocal")—> da importanza a più punti di vista, comunità e curatore, rispetto a un altro • tema. L'eredità dei musei etnografici: un caso italiano I musei etnografici sono spesso rimessi in questione a causa della loro difficoltà a dialogare con gli esponenti delle culture le cui opere e testimonianze costituiscono le nostre collezioni etnografiche. Questa difficoltà è spesso sentita come una traccia del riflesso post-coloniale che suscita frustrazioni e scontento in seno alle diaspore stabilite in Europa. È quindi frequente che alcuni gruppi etnici - organizzati in associazioni nell'Unione europea - le cui culture siano messe in primo piano nel quadro di una mostra, siano escluse, intenzionalmente o per errore, dalla concezione e dalla realizzazioni di eventi che li riguardano invece da vicino. Una mostra collaborativa al Museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini: Soggetti migranti Il valore aggiunto di questo progetto, e in particolare della mostra, si situa proprio nel processo stesso di collaborazione tra le associazioni e i professionisti dei musei per la concezione e la realizzazione di una mostra. Il programma di attività messo in opera grazie a questo progetto intende promuovere, attraverso il dialogo interculturale tra musei etnografici e diaspore, nuovi spazi pubblici aperti alle riflessioni societarie dell'Europa multiculturale e all'esercizio della democrazia. Una nota sul concetto di DIASPORA Diaspora è un concetto sempre più diffuso nell'antropologia contemporanea per sottolineare non tanto lo spostamento più o meno forzoso nello spazio, quanto la consapevolezza, da parte di comunità e popolazioni immigrate, di possedere (e di volere preservare) un'identità distinta da quella del luogo di residenza e legata in qualche modo al luogo di origine. La coscienza della diaspora implica il riconoscimento da parte dell'individuo residente in un certo territorio di appartenere anche ad un luogo di origine lontano e diverso da quello dell'attuale residenza. “Doppia assenza” o nel migliore dei casi “doppia appartenenza”.
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