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Diagnosi Ambivalenti: La Sindrome di Minamata e la Sindrome della Rassegnazione - Prof. Be, Appunti di Antropologia Medica

Due casi di diagnosi ambivalenti: la sindrome di minamata in giappone e la sindrome della rassegnazione in svezia. La prima riguarda l'esposizione a sostanze tossiche derivate dal mercurio, che ha causato malattie neurologiche in umani e animali. La seconda riguarda i richiedenti asilo in svezia, che hanno subito lunghe attese e hanno sviluppato stati di catatonia. Entrambe le diagnosi sono ambivalenti perché le persone colpite hanno richiesto una spiegazione per le loro condizioni e per la speranza di una cura.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 05/02/2024

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cecilia-braga-18 🇮🇹

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Scarica Diagnosi Ambivalenti: La Sindrome di Minamata e la Sindrome della Rassegnazione - Prof. Be e più Appunti in PDF di Antropologia Medica solo su Docsity! INTRODUZIONE Antropologia medica e psicologica —> vuole andare incontro ai fenomeni di disagio e sofferenza per coglierne una protesta sociale —> Foucault: parlava dell’isteria come una forma di insidiosa insurrezione che mette in discussione la verità del sapere psichiatrico. es: il problema della dipendenza Diagnosi violenta: si tratta di una diagnosi psichiatrica che non voca le profonde ragioni sociali che portano a determinati comportamenti Tre esempi di diagnosi violenta: • Haiti —> un’isola maledetta: storia di sfruttamento, schiavitù, assedio. —> verso la fine del 1800 un medico diagnostica la così detta “drapetomania”, (mania della fuga): la applica agli schiavi che provavano a fuggire dalle piantagioni —> questa diagnosi non evoca minimamente l’oppressione, le torture a cui venivano sottoposti gli schiavi —> propone come rimedio alla fuga l’amputazione di 1-2 dita del piede: gli schiavi non reagirono a queste torture, per cui venne loro diagnosticato un nuovo disturbo chiamata disestesia etiopica, ovvero una mancanza di risposta al dolore. • Giappone —> viene diagnosticata la “sindrome della Baia di Minamata” —> in una baia nel Giappone centrale, negli anni ‘50 del secolo scorso, una compagnia industriale che produceva concimi per piante, iniziò a scaricare sostanze tossiche (derivati del mercurio), nelle falde acquifere —> prima i pesci, poi uccelli, gatti e umani cominciarono ad assumere comportamenti strani: spasmi, deficit cerebrali, contorsioni —> capitava spesso che le donne incinta trasmettessero per via congenita la malattia al feto (alcuni di questi sono ancora vivi con grossi danni cognitivi permanenti) —> poiché le persone che si ammalarono furono specialmente appartenenti ai ceti popolari (pescatori soprattutto), i medici negarono la veridicità dei loro sintomi: passarono anni prima che un medico comprese le vere cause della malattia —> perché avessero giustizia le persone affette dalla malattia si dovettero affrontare lotte legali • Svezia —> immigrazione e condizione dei richiedenti asilo —> sindrome della rassegnazione —> i richiedenti asilo arrivarono in Svezia ed erano sottoposti a lunghe attese per ottenere il riconoscimento come meritevoli d’asilo nel paese —> le attese potevano durare anche molti anni e per questo motivo i bambini iniziarono ad imparare indirettamente lo svedese: furono proprio loro ad informare i genitori di essere stati esplulsi Dimensione temporale storica importante per l’interpretazione di un disagio fisico. Considerare la malattia lungo un duplice asse: quello della storia è quello della cultura, oppure l’immagine di una spirale in cui storia e cultura si incontrano continuamente Studio sulle diverse fasi dell’isteria (Charcot): l’isteria vede nel tempo cambiare sempre di più la sua diagnosi diventando sempre più qualcosa di cui vergognarsi (es: “non fare l’isterica”). Le diagnosi non solo cambiano a seconda dei contesti geografici, ma anche sociali, idealistici, culturali, morali ecc… DSM —> manuale della psichiatria statunitense —> quando esordisce: 1952 —> vuole mettere ordine nelle diagnosi della psichiatria mettendo insieme esperti di vari settori per trovare i termini giusti —> si presuppone come un manuale a-teoretico: nominare in un modo chiaro, pulito la malattia si può essere certi che nelle diverse parti del mondo chiunque possa riconoscere un disturbo con quel termine specifico —> la proliferazione delle categorie diagnostiche ha a che vedere con esigenze anche extra cliniche, sociali, che premono affinché venga dato un nome a determinati comportamenti —> inizialmente si inseriva nel manuale diagnostico la condizione di “omosessuale” considerato un disturbo: ora non è più così perché la società è cambiata —> sindrome pre-mestruale: comportamenti di alterazione dell’umore che hanno a che fare con alcune fasi del ciclo mestruale e variazioni endocrine. I movimenti femministi hanno rifiutato una medicalizzazione ad un qualcosa che loro ritenevano normale. Quella diagnosi poteva essere anche utile in alcune circostanze: se aggrediva il marito poteva riversare sulla sindrome la causa dell’aggressione —> ciò che è importante prendere in considerazione è l’uso sociale che spesso se n’è fatto delle diagnosi Neurastemia—> siamo in una fascio di concetti dove si ritrova la malinconia, la depressione —> quando Beard conia questa teoria si ritrova davanti un popolo americano stanco di fronte alle pressioni dell’organizzazione sociale del tempo —> la diagnosi sarà molto diffusa: rilevata stanchezza —> si tratta di un fenomeno che abbraccia tantissimi livelli: medicina, società, cultura —> la diagnosi della neurastemia permette alle persone di giustificarsi rispetto a determinate cose che non si riescono a fare —> nei paesi dell’ex Unione sovietica (Baltici), chi comincia a star male e a non sopportare più le forme di coercizione politica, non riesce a subire i ritmi di lavoro, si verificano casi di neurastemia (opposta allo stacanovismo: lavorare senza interruzione). —> le numerosissime diagnosi di depressione di quei tempi ebbero ripercussione dal punto di vista politico: non sopportare il lavoro significava non sostenere il partito politico socialista, non credere che possa avere una corretta organizzazione. Fluido processo di analisi dei disagi psichici, che mette in discussione quella capacità totale della diagnosi di dare delle risposte Malinconia: idea che sia solita degli uomini geniali, perché sapendo tantissime cose, avevano estrema consapevolezza dei limiti della vita umana, primo tra tutti la sua finitezza. La vita non può essere pensata senza l’idea di morte. Un tempo la malinconia non era considerata negativamente perché connotava chi vedeva in lungo e chi faceva finta di non vedere. Nel corso del Medioevo la religione si appropria del concetto di malinconia: Santa Maria di Avila diceva che non bisognava incupirsi troppo perché le suore che erano troppo malinconiche venivano attratte dal diavolo e dal peccato. Bisognava manifestare una voglia di partecipare al creato. La malinconia diventa un luogo di vulnerabilità. Successivamente si riscontra nel viaggio la miglior terapia della malinconia. Così lo statuto della malinconia oscilla tra un polo all’altro finché non si stabilisce il concetto di depressione. La depressione non sembra più lasciare la presa nelle società occidentali a partire dalla metà del secolo scorso, anzi avviene un incremento che inizia ad allarmare gli esperti non solo medici e psichiatrici, ma anche gli esperti dell’economia mondiale, i quali annunciano che la depressione portasse un enorme danno economico perché il depresso non è produttivo. Negli anni ‘90 uno dei farmaci più produttivi è un anti depressivo. Quando si fa una diagnosi si entra in un campo con diversi risvolti: le diagnosi hanno arricchito le case farmaceutiche con la vendita di anti depressivi che costano tanto. La depressione porta ad una pressione sociale, familiare, di esperti, di gente influente. La depressione è diventata un terreno di lotta perché questa diagnosi veniva fatta moltissimo in Occidente, ma molto poco in paesi come l’Africa. Negli anni in cui trionfava la psichiatrica coloniale, razzista, agli africani veniva attribuita una sorta di naturale infantilità, perché legate al presente e non all’avvenire. Il nord africano è impulsivo, come un bambino. Questa idea passa nel discorso psichiatrico facendo pensare che gli africani siano naturalmente protetti dal rischio di depressione. Discorso ideologico che orientava i medi e psichiatri dell’epoca nel non riconoscere la possibilità di depressione negli africani. Lo sguardo coloniale impediva di vedere la verità dei fatti. La psichiatria coloniale scriveva che la corteccia cerebrale degli africani era più sottile di quella degli europei. Un adulto africano pensa come un bambino europeo o come un adulto europeo a cui siano state decise le principali connessioni cerebrali. Si tratta di un discorso di inferiorità inserito in un manuale di medicina: accade che negli anni ‘70 inizia a diffondersi la depressione(essere depressi significava essere riconosciuti uguali agli europei). Viene rivendicata la diagnosi di depressione e l’utilizzo di farmaci dedicati. Tre problemi: • l’impossibilità che in vari contesti la stessa malattia si manifesti nella stessa maniera. Le interpretazioni, nomi e trattamenti sono differenti nelle diverse culture • lo sguardo e l’ideologia di chi fa la diagnosi orienta il processo diagnostico (come per l’esempio africano). Si tratta di un pregiudizio che rischia di interferire con il riscontro del problema • la dimensione economico: le industrie farmacologiche hanno investito un sacco di denaro nei farmaci anti depressivi; questo ha portato a diagnosticare sempre di più casi di depressione (anti depressivi e ansiolitici talmente consumati da essere finiti nelle acque del Tamigi all’interno dei pesci). Singolare differenza tra le società occidentali e le altre società dove il rischio di cronicizzare le malattie mentali è molto più basso. L’uso dei farmaci è cambiato, stravolgendo il rapporto tra farmaco è malato. Le anfetamine sono state importate dagli europei in Africa durante il colonialismo per rendere i corpi degli africani più docili al lavoro forzato. Gli antidolorifici stanno causando una nuova epidemia di dipendenza: migliaia di morti e episodi di criminalità da parte di persone che sfondano le farmacie per avere antidolorifici Non riusciamo più a governare la prescrizione del farmaco che allevia il dolore Volontà delle case farmaceutiche di imporre il proprio brevetto su nuovi farmaci. Come pensare l’uso del farmaco nel presente e interrogare il suo abuso: — la illness è qualcosa di molto più vago, ma non impermeabile al flusso di informazioni a cui noi siamo esposti. Alcuni autori avevano fatto uno schema per parlare del dinamico rapporto tra la sofferenza dei sintomi e la tolleranza a questo dolore — AIDS—> reazione diversa ai sintomi. Ciascun sintomo era circoscritto, legato a eventi banali, non venivano collegati tra loro. Nessuno sentiva l’esigenza di parlare con un medico —> dopo la proclamazione dell’AIDS, moltissima gente andò a farsi controllare dal medico — perciò il modo in cui noi percepiamo la malattia, ci preoccupiamo di determinati sintomi o meno, è strettamente collegato al contesto sociale —realtà clinica: dove sintomi, eventi, si incontrano determinando il comportamento delle persone. Le informazioni che si possiedono riguardo o meno una determinata malattia determinano la reazione sociale, cambiano il rapporto che si ha con il corpo. Le dimensioni politiche sono altrettanto importanti. Molti autori hanno voluto esplorare ciò che le persone fanno in determinate circostanze —itinerari terapeutici: ciò che le persone fanno in concreto quando qualcosa non va, da cui si potevano dedurre molti aspetti della società. Osservando Agli itinerari terapeutici si notò che i comportamenti erano estremamente eterogenei e spesso contraddittori poiché spesso di fronte alla malattia si assumono comportamenti poco logici con l’obiettivo di ridurre l’ansia verso la minaccia incombente (dissonanza cognitiva). Quando l’ansia è considerevole e le risorse sono poche si assumono comportamenti strani. —pluralismo medico: esistenza di diverse opzioni, diverse strategie. Il rapporto con la cura si fa vario. Ogni società ha varietà diverse per curare i propri mali —la malattia è un’esperienza complessa, che scuote le certezze. Si viene investiti da domande radicali. L’antropologia medica si è interessati agli scritti letterari che narrano la malattia es: la tubercolosi, che colpì sia poveri che aristocratici. I malati erano costretti a stare nei sanatori per lunghi mesi, venendo a creare rapporti di complicità intima. Ha potuto avere l’aura di malattia dei ricchi quasi cercata. Mentre là dove il contesto sociale era più povero, la tubercolosi cambiò faccia. La tubercolosi fu uno di quegli elementi che portarono discriminazione razziale, perché si pensava che gli immigrati portassero con sè la malattia. — la crisi del legame fra cultura e sindrome, tra contesto simbolico e sintomo trova espressione nel Koro (un altro esempio di CBS), in Cina: un’autrice crisi di angoscia determinata dalla percezione, dall’esperienza che i propri genitali siano scomparsi. Descritta negli uomini con qualche caso femminile. Descritta in Cina, questa sindrome non può essere letta nei termini di un concetto a noi familiare. Non va tradotta come angoscia di castrazione. In queste società la persona che muore o le figure degli angeli sono spesso descritte come figure senza genere, sesso e genitali. Al posto di angoscia di castrazione bisognerebbe parlare perciò di angoscia di morte. Questa sindrome comincia a fare la sua comparsa anche in altri paesi e questa angoscia la troviamo anche in Africa. Questa è la morte delle CBS perché questo esempio fa capire che la sindrome si è spostata. Come è arrivata in Africa? In Africa viene denominata “furto dei genitali”. Nelle aree asiatiche si erano sviluppate delle tecniche per alleviare questa angoscia. In Africa ci troviamo con un fenomeno sociale di grande importanza è inquietante dimensione. Nei luoghi dove vi è largo incontro con sconosciuti (i grandi mercati) o contesti come funerali, il koro sta diventando sempre più comune. Si cerca di capire dentro quale contesto si possa interpretare questa angoscia. L’esperienza della colonia in Africa può essere interpretata come una forma di demasculazione. Crisi del potere, crisi di virilità che scaturisce una crisi negli immaginari di potere fino a rendere la sessualità qualcosa di incerto (il potere coloniale provoca questa crisi virile negli uomini). Processo doppio nel quale il corpo dell’altro è stato da una parte ridicolizzato e dall’altro esaltato. Questi due termini Messi insieme creano alienazione. Nella rappresentazione delle società africane l’uomo è caratterizzato da un corpo violento, istintivo, infantile, onnipotenza sessuale nera e poi l’azzeramento di ogni capacità di esercitare potere sulla propria vita. Ciò crea dissidio e questo è il vissuto di molte persone. — sindrome del cannibalismo artico, windigo: le popolazioni artiche avevano come pratica quella della caccia alla foca, orso, alce eccc che imponeva la necessità di compiere lunghe distanze restando al gelo per un lungo periodo entrando in uno stato di perdita di coscienza, allucinazioni. Una delle allucinazioni più frequenti era quello di uno spirito cannibale che divorava il cacciatore e lo trasformava a sua volta in un cannibale. Siesta fenomeno diventa più frequentate quando i coloni inglesi impediscono la caccia perché volevano che gli uomini fossero messi a loro servizio per la lavorazione delle pelli. Ciò crea una crisi economica e alimentare. La psicosi windigo esplode in quel momento. — non è solo la cultura ma anche la storia ad influenzare la natura delle sindromi — molte altre sindromi sono state de costruite — 1960 uno psichiatra inglese, di nome Prince, conia una categoria non esistente fino a quel momento, la “brain fag sindrome”. Siamo nel momento dell’imposizione del sistema scolastico nelle colonie. Quando arriva la colonizzazione si impone la scuola missionaria e quella occidentale. Avviene una crisi cognitiva nei bambini e bambine che devono imparare secondo altri canoni. Negli anni ‘60 le potenze hanno tutto l’interesse a mantenere la propria egemonia. Formano una classe dirigente che ha appreso i loro modelli, costituiscono un élite locale facilmente influenzabile, permettendo ad alcuni colonizzati di andare in Europa e continuare l’istruzione. Alcuni studenti giunti in Europa iniziano a perdersi, a manifestare disturbi del comportamento. Alcuni di loro non solo si bloccano nel corso degli studi, ma sviluppano nevrosi, insonnia. Questa sindrome viene re interpretata per confermare lo stereotipo degli uomini di colore che hanno capacità cognitive inferiori a quelle dei bianchi. La diagnosi è storicamente e politicamente connotata che viene rovesciata sulle spalle degli ex colonizzati. — molte volte si dice che la depressione sia la nostra CBS. — noi sappiamo di dover ricorrere ad altre dimensioni, ad altri profili analitici per capire come mai alcune sindromi si presentano in alcuni contesti e non in altri. Spesso opponiamo l’idea di medico buono e medico bravo. Questa dicotomia prende corpo quando la medicina si afferma come scienza oggettiva e dimentica parte della sua sottriamo. Osservazione di saperi eterogenei. Fare spazio alla soggettività del conoscere medico e non lasciarci convincere che il lavoro del medico sia unicamente riconducibile ad un’operazione oggettiva. La dialettica oggettivo-soggettivo si presenta di continuo. Importanza della ricerca del senso come dimensione della soggettività scientifica-medica che viene di norma abbattuto. Perché a me la malattia? Le domande intorno al senso della malattia sono domande sul perché, che normalmente il medico allontana, in quanto superflue. La psicologia , che in passato abbiamo immaginato come un sapere vulnerabile, è diventato sempre più granitico, con i suoi test ecc… . Spesso in realtà l’oggettività diagnostica accieca la realtà del problema. Dietro l’oggettività si cela una logica perversa collegata all’economia capitalistica a cui le case farmaceutiche fanno parte. Violenza diagnostica: mal grado la diagnosi cerchi di essere oggettiva, spesso si nasconde con grande cura dietro la pretesa dell’oggettività del metodo. L’antropologia medica sa che la ricerca del senso è una ricerca di fondamentale importanza. Non ci si accontenta solo di avere una diagnosi. Bisogna guardare al contesto sociale, storico, culturale, per comprendere in fondo il problema. Le persone voglio comprendere il perché dell’arrivo di una malattia proprio in un determinato momento, perché proprio a noi ecc… .talvolta la ricerca del senso può creare conflitto non solo tra le componenti medico-psichiatriche, ma anche tra gli stessi componenti della realtà culturale in questione. I guaritori non dimenticano mai la potenza di questa strategia, cercando di mettere in modo diverso idee e motivi, perché pensano che mettendo in moto questi fili ci sia la possibilità di rimettere in moto il corpo. L’oggettività si riversa sempre contro i colonizzati, i deboli dall’oggettività hanno sempre guadagnato poco o nulla; dietro l’oggettività i gruppi egemonici hanno potuto imporre la propria verità. Negli anni ‘70 l’organizzazione mondiale della sanità vuole scoprire se la schizofrenia, molto comune in Occidente, si è diffusa anche in altri paesi. La schizofrenia è stata battezzata nel 1911. È una diagnosi che conosce un’incredibile diffusione negli Stati Uniti. Perché così tanto diffuso in un paese occidentale? Il problema interroga anche gli psichiatri che notano che nella Gran Bretagna si parla più spesso di disturbo maniaco depressivo. Ad un certo punto la nozione di schizofrenia viene utilizzata sempre più spesso per gli afroamericani è sempre meno per gli americani bianchi. Nel 1970 l’OMS scopre che il disturbo schizzofrenico era molto meno frequente nei paesi del terzo mondo. Una volta diagnosticata, vi era una minore tendenza alla cronicità, di recidive. Il problema è comprendere che cosa al di fuori dello stretto ambito medico psichiatrico fa il destino sociale di una malattia. Sono gli antropologi i primi a dire che numerosi metodologici rendono deboli i risultati della ricerca dell’OMS. il primo problema è stato quello di intercettare il fenomeno quando si verifica nell’ambito dei servizi sanitari; poi rimane il problema che quando si tratta di riconoscere un disturbo psichiatrico venivano escluse gli aspetti culturali. Veniva tralasciato il fatto che circa l’80% delle persone affette da disturbi psichiatrici si rivolgono agli indovini, ai monaci, ai guaritori e non a professionisti in psichiatria. C’è un enorme quota di sofferenza che non viene riconosciuta perché ricorre ad altri esperti. Reazione iper stigmatizzante che gli occidentali hanno verso gli schizofrenici che anche aggrava le condizioni della persona. Quei luoghi dove non ci sono svaperei terapeutici ecc, riescono ad offrire una cornice di senso anche per fenomeni complessi. Dieci anni dopo l’OMS fa uno studio sulla depressione. Avviene il fenomeno di eccesso di interpretazione culturale. Byron Good di e di dover trovare i modi in cui sintomi e simboli corrono insieme, si parla di rete semantica. In Iran non si dava un significato così negativo alla inibizione comportamentale, perché questi sono valori che quel particolare tipo di sensibilità religiosa sostiene. Un certo Islam alimenta una repressione delle emozioni, ma questo non vuol dire che sia terapeutico, ci dice solo che la manifestazione dell’entusiasmo è concesso fino ad un certo livello, che è molto basso. Byron good effettua un intreccio tra sintomi e simboli che rende più chiara e realistica l’analisi medico-psichiatrica. Importanza di vedere altri rapporti, altre connessioni e questo vale per L’antropologia quanto per la medicina e la psichiatria. È il concetto di reificazione, suggerita da Michael Taussig, per evitare rischi culturalistici, banalizzanti. Più un prodotto diventa complesso più si perde consapevolezza del numero di uomini e donne coinvolte nella sua produzione; nel caso della malattia la reificazione si presenta nel caso in cui si procede con la cura di una malattia dimenticando il background del malato. L’antropologia medica vuole distruggere il circuito della reificazione, spingendo la medicina a vedere ciò che ha di,enti sto, ciò che ha smesso di considerare. Nancy Scheper Hughes ha scritto un libro sull’Irlanda cattolica, in cui mette insieme l’intreccio tra il paese cattolico, l’altra incidenza dei disturbi mentali e violenza. Soglia della guerra, o si è con gli inglesi o con gli irlandesi. Molti sfociarono nella follia. Rivelava anche i lati oscuri di un cattolicesimo oppressivo. Successivamente si è recata negli Stati Uniti e si è occupata di un fenomeno descritto nelle favelas brasiliane dov’è vede che c’è una malattia molto frequente, che si chiama nervoso, che colpisce le donne. Scopre un altro fenomeno e cioè il fatto che queste madri quando muore uno dei bambini si mostrano abbastanza indifferenti. Si osserva di fronte alla morte di un bambino una distanza emotiva che viene lette in termini moralistici, ovvero che queste donne non si preoccupino abbastanza dei figli, ma in realtà è più complicato di così. Le famiglie molto povere ricevono contributi da parte dello stato che non bastano e soprattutto il cinismo vuole che il contributo venga dato a condizione di poter dimostrare il bisogno, rivelato dalla condizione dei bambini, che devono essere al di sotto di un certo peso. Le madri per continuare a ricevere contributi, mantiene il bambino al di sotto del peso forma, perciò i bambini diventano molto più vulnerabili alla contrazione di malattie. Le madri se lo aspettano, la loro non è indifferenza. C’è un vecchio stigma per le popolazioni sud americane: si dice che siano indifferenti, pigri e che i bambini, quando muoiono in età precoce, per essere accolti dagli angeli mo bisogna mostrare sofferenza. Ma la cosa è più complessa, si parla di donne sole, nella miseria, in condizioni socio-economiche pessime. La categoria nervios veniva usata dai medici per classificare le donne nevrotiche, perché non mangiavano abbastanza. Il medico che si accontenta di fare diagnosi di nervios e assegnare un medicinale, è un medico che agisce attraverso reificazione. Abbiamo nelle crisi di trans da possessione e nei culti di questo genere tanto esempi di auto psicologie. Psicologie culturali trasformate dalla storia. L’evangelizzazione e la colonizzazione hanno colonizzato non solo corpi e Nazioni ma anche psichicamente le persone. Sindromi legate alla storia: oltre alle sindromi, anche le psicologie, i rapporto interni, sono intrise di rapporti sociali. Le forme di sofferenza sono storiche. Nozione di possessione come esempio classico di queste dinamiche culturali e storiche. La nostra esperienza è fatta dei luoghi nei quali ci siamo orientati, nei quali abbiamo percorso i primi passi. Ciascuno di noi so pensa all’interno di una rete di contatti. La nozione del sé sociale trova voce nella solastalgia di Glenn Alberecht: fu sorpreso dal fatto che i soldati che erano affetti da nostalgia e ritornavano a casa guarivano. Il problema non è solo la distanza dai luoghi a cui siamo legati, che ci fanno sentire a casa, ma vuole puntare il dito sul dolore che si prova quando i territori che riteniamo casa sono oggetto di “aggressione”. — L’antropologia medica si occupa non solo delle esperienze di malattia, degli idiomi culturali della sofferenza, ma anche dei saperi che hanno come obiettivo il governo e la cura della sofferenza. In questo doppio registro trova spazio una riflessione sulle categorie quanto quello che le forme dominanti, ufficiali, scientifiche di sapere medico, biologico, impediscono di vedere proprio perché impongono una prospettiva su tutte le altre. —Ci troviamo davanti a delle teorie locali: emico, si usa per parlare delle unità più piccole della cultura. Vocabolario locale, esperienze locali della malattia e della sua cura. Tutto ciò che è contestuale, locale, qualcosa di strettamente connesso a delle tecniche, a degli attori in un contesto sociale particolare. — quando ci spostiamo su un punto di vista più generale, più metaculturale che ha pretesa di essere valido anche al di fuori delle specifiche visioni micro, usiamo il termine etic: si privilegiano categorie che si presume abbiamo validità al di là delle teorie delle singole culture. — etic ed emic sono due polarità che non dobbiamo immaginare come contrapposti o alternativi. Sono due modi di pensare il male. — antropologia medica critica e applicata: critica perché fa emergere le contraddizioni del sapere medico e psichiatrico, applicata perché vuole produrne una trasformazione. Gli psicologi hanno dal proprio lato una psicologo iraniano che opponeva la psicologia modulati a alla psicologia generativa. Faceva capire che il nostro sapere si può spendere sul terreno dell’adattamento a quei ritmi e modelli di società e rapporti che probabilmente concorrono alla sofferenza. La psicologia generativa vuole interrogare le ragioni profonde dei conflitti e malesseri e anche trasformarle. L’antropologia medica critica e applicata è dal lato della psicologia generativa. Vuole rendere i pazienti psichiatrici soggetti capaci di partecipare alle decisioni che hanno a che vedere con la propria cura ecc… . Scheper-Hughes: uno dei nomi più noti per quanto riguarda L’antropologia medica critica e applicata —antropologia psicologica: dialoga con la psicologia e la psicanalisi. Si chiedono se i fenomeni osservati in un individuo in un contesto valga anche per un individuo simile, ma in un altro contesto. Bourguignon: aveva scritto un libro di antropologia psicologica, concentrandosi sulla trans e la trans da possessione. Era fondamentale riflettere sulla caratteristica del pensiero in quelle società nelle quali la condizioni di trans non era un’eccezione, ma una regola. La trans è un sintomo. In altre società non ha questo destino diagnostico, non viene equiparata ad una condizione patologica ed equiparata ad una diagnosi di psicosi. Ci sono società che hanno eletto modi diversi di essere normali, presenti a sè stessi, allenando i propri membri all’esperienza di dissociazione attraverso vari mezzi, senza che questo venga considerato come devianza. Solo da poco nell’Europa questo disturbo ha finito per assumere un valore patologico. Es di tecniche che inducevano significative trasformazioni del proprio rapporto con il mondo e con gli altri sono il digiuno, il silenzio, l’allontanamento dalla società. L’antropologia psicologica era lo studio rivolto ai fenomeni di trans. A questa modificazione non c’è società che non ne abbia pensato, tutte le società in tutte le epoche non hanno fatto a meno che pensare queste condizioni di perdita di presenza. Due forme di trans: modificazione di stato di coscienza spesso indotta da tecniche non necessariamente associata ad altre entità (spiriti, dèi ecc…). Un altro tipo di perdita di coscienza è quella che si prova quando si assumono delle sostanze per accelerare il processo; le sostanze permettono di fare esperienze molto più vivide, chiare. Se alla nozione di trans aggiungiamo la nozione di trans da possessione, le cose cambiano notevolmente. Nel primo caso la trans può essere attribuita ad esercizi, uso di sostanze ecc…, nel secondo caso la trans è provocata da personalità altre, quali spiriti ecc… . Si può concludere che esistano psicologie locali diverse che hanno nel funzionamento del proprio psichismo caratteristiche uniche. La trans da possessione là si può pensare di due tipi: nel primo caso le entità spiritiche che prendono possesso del corpo sono considerate maligne e perciò bisogna espellerle. In questo caso la soluzione, la cura, è l’esorcismo. Tutti gli esorcismi sono dotati di una certa violenza. Spinta verso la soglia della morte per arrivare alla rinascita, alla cura. L’altra traiettoria si chiama adorcismo; l’esperienza del male non è un’esperienza necessariamente ostile; questa causa di mali è sofferenza non è da cancellare, ma da riconosce, nominare, capirne le intenzioni e ristabilirne un patto, un’alleanza. Prima si parlava dell’esigenza di separare l’entità dal corpo umano, qua parliamo di una negoziazione, un patto. Capire cosa si può fare per questa entità. La presenza dello spirito deve essere nel tempo regolata, la presenza non è disturbante o distruttiva ma sarà mediata da un rapporto di convivenza. L’adorcismo ci mette di fronte ad una psicologia che prevede un’esperienza dividua che si lascia abitare da un’altra entità. Queste forme di coabitazione sono diverse, di grado molto eterogeneo. Ndoep: sofisticata, complessa cerimonia terapeutica nel corso del quale il terapeuta doveva creare una nuova alleanza tra lo spirito che possiede e la vittima. Lo spirito vuole essere oggetto di culto. Nel momento in cui una persona partecipa a questo rituale, cambia il suo stato sociale. Il tarantismo di De Martino è a metà tra l’esorcismo e l’adorcismo. Alcuni usano un termine intermedio che è l’inorcismo che è un insieme che convivenza e poi necessità di espellere. Ruolo della musica che genera come esito la liberazione. Le note musicali sono il frutto di esperti, figura fondamentali nella vita del meridione italiano degli anni ‘50. Antropologia medica nei vari paesi europei: — studi folkloristici — la medicina si costituisce scientificamente in modo organico grazie allo sviluppo del laboratorio, delle scoperte di batteriologi e virologhi, ma la malattia e la necessità di dare risposta al male costituiscono fatti universali, di ogni epoca, per cui nel passato si erano elaborate varie risposte ai disturbi. — nel Medioevo colore che castravano i maiali spesso intervenivano anche in altre procedure di medicina popolare. Ciò conserva anche un interesse perché intuivano in modo intelligente come operare sul problema e darne una risposta — l’epoca delle sanguisughe si pensava favorisse la soluzione dell’accumulo di liquidi e il miglioramento delle condizioni del paziente. L’uomo ha sfruttato la capacità di un animale per provare a risolvere dei problemi. — le tecniche sono infinite, la medicina indiana conosceva tecniche chirurgiche già 7/8 mila anni fa. Interventi sulla cornea ecc… . — nel corso del XIX secolo queste tradizioni in Italia incontrano un vincolo: non sarà più legittimo per chi non è medico operare. Vieta l’esercizio dell’arte medica a chi non è medico anche quando ciò viene fatto a fin di bene. L’esercizio medico è legittimo solo a chi di professione. Questo non ha impedito che altre medicine rimanessero attive. Ad un certo punto è esploso il mercato delle medicine non convenzionali, autoctone o che provenivano da altre tradizioni. Queste hanno combattuto perché venisse riconosciuto loro un ruolo e potere di azione in determinati contesti. Preoccupazione che operassero i così detti “ciarlatani”, termine originario dal centro Italia, designa una persona che si sposta da un villaggio all’altro sottrandosi ad una possibilità di controllo. Il ciarlatano è la figura che grava su ogni sapere medico. Influenti i ciarlatani i per la soluzione di problemi come emicrania ecc, attraverso forme di magia. In queste formule magiche, veniva spesso fatto riferimento al momento della crocifissione di Cristo; ciò fa capire il potere terapeutico dei simboli; la formula operava un’identificazione tra il dolore del paziente e il dolore che aveva provato Cristo. La formula operava attraverso una logica del “come se” ovvero ci si identifica a cristo e se cristo è risorto allora anche tu potrai rinsavire da questa sofferenza. Pratica diagnostica dell’affascino, che interpreta alcuni disturbi e malesseri, come una conseguenza di un affascino (solitamente causato da qualcuno invidioso). Queste tecniche ci dicono anche di una sottile sapienza psicologica. Sono tecniche che mobilitano azioni che permettono alle persone di superare momenti di crisi. — la tradizione psicologica italiana ha un grande debito dei confronti di Ernesto de Martino, che non solo diede spiegazione ai mali che affiggevano la Puglia, la Lucania, ma permise di dare valore a queste tecniche di cura lette come risposta culturale degli oppressi. Queste tecniche non erano semplici credenze, ma abilità, capacità di rispondere all’evento del male anche da parte di chi aveva pochi strumenti, nessuna risorsa economica. — grande ruolo della storia e dei contesti nel fare o disfare esperienze, tecniche e saperi. — da anni in politica cinica sta amputando una medicina sociale capace di raggiungere anche gli strati più marginali della società europea. Sempre più queste persone verrano escluse dalle cure occidentali e cercheranno rimedi alternativi, meno costosi riportando alla luce le tecniche di un tempo — de Martino, sapeva che iate ste masse rurali non erano credulone, ignoranti e ingenue, ma spinte dalle concrete condizioni di vita a fare quello che potevano con spiriti no siano attratti dal portarseli via con sè. La nascita a la morte era un luogo in cui venivano proiettati sentimenti complessi. Gli immigrati dichiarano spesso di essere stati loro stessi dei bambini “miseria”. “Le vie della fame” romanzo che esplica queste categorie. pt.2 lezione precedente — l’etnopsichiatria a partire dagli anni ‘60 si interessa ai saperi locali per comprenderne l’efficacia — processo che oggetto di non poche ricerche da parte degli antropologi. Vede il passaggio da un tempo nel quale questi saperi erano stati banalizzati ad un tempo in cui vengono legittimati. Riconoscere ai native doctors un ruolo di operatori i loro saperi, le loro pratiche. Diventeranno interlocutori della medicina ecc… . — bambini che muoiono a poi ritornano: sui bambini defunti vengono incisi dei segni da poter riconoscere una volta nato il nuovo bambino. Se i segni vengono riconosciuti si attuano delle strategie per impedire che gli spiriti portino via con se il nuovo bambino. Dopo due o tre casi di morti, il bambino che nasce è un bambino sospetto, per cui bisogna capire se sia lo stesso bambino morto e rinato. Esiste un cimitero ad hoc per questi bambini in cui vengono seppelliti incastrati nel terreno per evitare che si muova e che riprenda vita. — queste rappresentazioni sono largamente diffuse in Africa. Ovunque ci sono termini che indicano questa natura speciale dei bambini a rischio. Alcuni medici sostengono che questi bambini siano espressione di un’alta mortalità infantile, legata in particolare ad una specifica sindrome, l’anemia falciforme. Secondo questo medico il fatto che le società africane di siano dovute confrontare con l’alta mortalità infantile, ha fatto sì che si creassero queste rappresentazioni condivise. Accanto all’idea di una mortalità elevata c’è una sofisticata rappresentazione di questi casi per cui i bambini sono rappresentati come potenti, stregoni, con qualità peculiari e un’incredibile voglia di totalità. Idea di un bambino cattivo, ma soprattutto sorprendentemente già adulto, non ha paura di stare solo nelle ore tarde della giornata fuori casa, descritto con la testa più grande, dotato di poteri, molto vicino ad un modello in cui c’è un bambino che corre troppo, agitato, problematico che finisce spesso per realizzare un comportamento a rischio. Ci mette di fronte alla presenza di psicologie locali non superficiali, che si sono preoccupate di riconoscere differenze nei comportamenti dei bambini e di interpretarle sul piano morale e psicologico. I bambini che muoiono in età precoce sono rappresentati come adolescenti precoci che consumano in fretta la propria vita, come se non si fossero preoccupati dei compiti idonei alla loro età ma volessero tutto subito e questo ha consumato in fretta la loro vita. Noi abbiamo familiarità con il disturbo di bambini iperattivi, che vengono anche trattati con psicofarmaci. Nessuna società può eviterei il compito di interrogarsi sul comportamento e sulla sua crisi, devianza. Importante analizzare quale tipo di rimedi vengono somministrati. La nostra tendenza è quella di sedare i bambini che accusano un comportamento iperattivo. Le società africane percepiscono con inquietudine questi comportamenti, la prima cosa che fanno è quella di mostrare una sorta di indifferenza verso questi bambini sospetti di essere bambini che non rimarranno. Nei nomi si palesa questa strategia di volontaria indifferenza: “brutto” “miseria”… . Una seconda strategia è quella di adularli, essere particolarmente flessibili, attenti, fare loro molti regali. Secondo uno psichiatra questo atteggiamento genererebbe una fregilità è un più elevato rischio di contrarre la schizofrenia. Secondo questo autore il bambino da adulto, proprio perché è sottoposto ad attenzioni eccessive, sarà sottoposto a gravi disturbi del comportamento. Anche gli studiosi di letteratura hanno dato un contributo importante, che hanno scritto tanti romanzi che evocano il ruolo di questi bambini spiriti. Dobbiamo chiederci le ragioni per cui oggi questo immaginario africano torna su queste figure. Perché c’è questa ridondanza? Nel libro “amatissima” una donna ad. un certo punto incontra un fantasma e scoprirà che è il fantasma della figlia che lei aveva ucciso. Questa storia fa riferimento a quella di una schiava fuggitiva a cui il padrone si dette all’inseguimento fino a scovare il suo nascondiglio. Lei era nascosta con i figli. Lei comincia a sgozzare i figli perché sapeva che le torture sarebbero state ancor peggiori, ma poi viene fermata. Comportamento omicida di una schiava che cerca di fuggire dalla sua posizione. Il fantasma che tormenta il presente di una schiava finalmente libera ha fatto scrivere una marea di articoli. Perché gli spiriti dei bambini morti ritornano con così tanta insistenza? Queste categorie non sarebbero che la produzione di nozioni che cercano di governare l’angoscia provata verso un elevata moria infantile. Altra interpretazione secondo cui sé queste figure sono così presenti oggi, nella letteratura eccè perché probabilmente ritraggono la questione del grande dramma della perdita e della melanconia che si è prodotta nel periodo della schiavitù dove molte persone persero la vita. I bambini spiriti sono il modo di pensare questa ferita storica. Le storie dei bambini si moltiplicano intorno alla diaspora africana, che provoca una lacerazione profonda dei legami con i familiari. Queste minoranze africane che sono in Brasile, Colombia, USA, sono gli eredi di generazioni di schiavi; la loro condizione, il loro colore non impediscono domande sul perché siano lì. La loro stessa presenza fisica evoca la domanda su cosa la società occidentale ha inflitto ai loro antenati. Gli spiriti dei bambini non solo la cura della sofferenza, sono semplicemente fantasmi di una storia di sofferenza, che per alcuni diventano singolo, per altri protagonisti di un romanzo. Nozione di “mami wata” ovvero mother water e “ogbanje”.Queste figure sono oggi ricorrenti. Donne nigeriane che parlano sovente di questi spiriti. Nel corso di anni e anni in cui a Torino si è lavorato con immigrati, queste storie erano soventi. Culto di mami wata, una divinità acquatica. Spirito che parla di cultura, ma anche di storia. Le donne nigeriane, vittime della tratta, vivono il razzismo, la violenza, l’alienazione per cui il proprio corpo non viene poi percepito come una volta, per cui anche i figli saranno un groviglio di ambivalenze. Mami wata viene rappresentata nei dipinti africani come una sorta di sirena, una creatura metà pesce, dai capelli neri, lisci e lunghi. Si sostiene che l’immagine di questo spirito sia stata introdotta dai marinai portoghesi di ritorno dall’India, i quali avevano apprezzato la bellezza della donna Indiana e quando tornarono in Mozambico, introdussero questa figura di principessa che si intrecciò con le rappresentazioni locali di spiriti acquatici. Così nacque Mami Wata. Uno spirito acquatico che arriva da lontano, si diffonde nei miti locali. Siesta spirito non parla solo del mondo invisibile, ma anche del mondo reale. Promette successo, ricchezza, benessere e infatti nei ritratti comincia a diventare sempre più moderno (orologi, specchietti, cellulari, macchine di lusso); mami wata parla della possibilità di diventare ricchi, donne di successo. Molte donne si affidano alla protezione di questo spirito per avere successo nell’avventura migratoria. È uno spirito che talvolta chiede qualcosa in cambio, come l’aborro. Se arrivi in un paese nuovo e inizi a lavorare, come prostituta principalmente, non puoi permetterti di avere un figlio. Ecco che lo spirito entra nella vita reale — ogbange e mami wata sono nomi di spiriti che incarnano spiriti bambini e adulti. Gli ogbangi fanno pensare ai milioni di bambini morti durante il periodo della schiavitù, mentre mami wata parla della nuova esperienza delle donne immigrate, promettendo un futuro favorevole a condizione di una rottura con i legami familiari. Molte donne abbandonavano il feto sulle rive dei fiumi prima di partire per l’avventura migratoria — molte persone vivono il proprio corpo come assediato da mami wata. — queste esperienze sfidano le nostre categorie di reale-irreale possibile-immaginario ed è un grande esercizio per i saperi psicologici che non sanno come tradurre queste esperienze — condizione dei vermi: molte donne dell’Africa occidentale lamentano di star male perché hanno vermi. La mozione di vermi in questi paesi è una vera e propria entità nosologica. In Africa i parassiti sono all’ordine del giorno, ma loro considerano il verme come normalmente presente nell’organismo, nell’addome, ma normalmente bloccato. Quando il comportamento diventa non consono alle norme morali i vermi liberano. Quando una donna dice di aver i vermi, molto probabilmente esplicano dei comportamenti assunti non ammissibili nella propria cultura. Profondo conflitto morale che dovrebbe incontrare un ascolto adeguato all’altezza del problema. — da un lato esperienza di essere posseduti da spiriti ma anche di come i miti, le nozioni locali si incontrano le trattengono tra le proprie immagini anche fatti relativi alla vita concreta, all’economia e alla storia. Cominciare a pensare i miti come spugne che conservano pezzo di esperienze e li vestono con immagini nuove creando complicità tra mondo immaginario ed eventi storici. — L’antropologia medica e psicologica si interroga della produzione delle malattie e della sofferenza e non solo delle loro rappresentazioni. Vuole capire i contesti di produzione della sofferenza. Possono essere le contaminazioni dell’acqua, industrie che scaricano materiale tossico, esperienze traumatiche come la migrazione ecc… . Al tempo stesso si interroga su conflitto tra questi vocabolari e le categorie della medicina e della psicologia occidentali per capire fino a dove riescano a comprendere, tradurre, ascoltare e a partire da quale momento iniziano solo a banalizzare operando una vera forma di razzismo diagnostico (credendo i problemi dei deliri, superstizioni ecc…). Come sarebbe possibile fare cessare di far raccontare tradizioni, storie, idee che sono state apprese fin dall’infanzia e che vengono date per scontato da altre culture? Category fallacy, ovvero la pretesa di ridurre dei problemi alle proprie categorie di pensiero. Quando non abbiamo categorie a sufficienza ricorriamo a categorie a noi familiari, travisando il problema — quando lo spirito mami wata promette ricchezza, libertà, autonomia, parla anche delle nostre economie di quello che siamo disposti a fare per arrivare al successo. — quando un bambino arriva dopo molti fratelli deceduti, ci sono diverse tecniche per impedire che la tragedia sia ripeta, tra cui definire il bambino con nomi negativi per ingannare gli spiriti. Questa forma di reazione trova in letteratura il concetto di “Indifferenza delle donne africane”. — una studiosa, Gerber, osserva che il fenomeno di rigonfiamento dell’addome dei bambini malfamati, è visibile tra i bambini delle zone urbane e non delle zone rurali. È più frequente i città. Trova che una delle traduzioni letterarie della parole è “Malattia della cattiva relazione tra mamma e bambino”. Un problema dell’infanzia poteva essere causata dal disturbi della relazione mamma-bambino. Problema relazionale nella malnutrizione del bambino. Le madri di fronte al minimo problema del bambino, mantengono distanza, indifferenza, non si mostrano coinvolte, sanno che se qualcosa accade è per colpa dell’intervento di spiriti e sanno che non dipende da loro — caso di una famiglia magrebina il cui bambino frequenta una scuola e la maestra nota che il bambino si è bagnato, si irrita molto e deve provvedere a cambiarlo. Convoca poi la madre dicendo che il figlio probabilmente ha l’enuresi perché questo fenomeno avviene frequentemente. Il bambino non aveva avuto modo di chiedere di andare in bagno perché non è ancora abituato a parlare italiano. La maestra segnala la possibile malattia ignorando la differenza linguistica. una famiglia immigrata sogna di essere invisibile, ma non appena viene segnalato un singolo comportamento si sente silurata. La madre sgrida il bambino, quando il bambino torna a scuola, l’insegnante torna a cambiare il bambino e trova all’altezza dei reni delle piccole cicatrici da ustione, segnala il caso ai servizi sociali. Il problema esplode. Se inizialmente l’insegnante si era spinta a segnalare una diagnosi impropria, adesso non esita a segnalare un caso giudiziario. La famiglia viene convocata dal tribunale. Si scopre che la donna non ha picchiato il bambino, ha operato una tecnica terapeutica della cateurizzazione. Non è un madre qualunque, ma nel villaggio di origine le venivano riconosciuti poteri terapeutici, donna portatrice di un dono in quanto discendente dalla famiglia di un profeta. Questo dono l’aveva autorizzata ad applicare questa bruciatura sul figlio. La madre vede essere passata da ruolo di terapeuta al ruolo di cattiva madre il cui bambino rischia di essere sottratto. Nel caso di questa donna se non ci fosse stata la capacità di ascoltarla, il caso avrebbe raggiunto una deriva arrivando alla decisione di separare il figlio da lei, affidandolo ad un’altra famiglia. Scena in cui la donna interloquendo con il mediatore culturale, figura spesso banalizzato nei termini di traduttore. Il mediatore ebbe uno scambio fecondo con la donna e lei dichiara di poter mostrare le sue cicatrici che ha subito da giovane da altri guaritori e chiede al mediatore se lui possieda delle cicatrici segni di guaritore e lui dichiara di sì (cicatrici da vaccini). Non si trattava perciò di violenza, ma di tecnica di guarigione che è stata banalizzata nei termini di cattivo comportamento di una madre. È una storia che fa pensare anche là dove l’assistente sociale ha concluso che si trattasse di comportamento culturale. Noi nelle tante definizioni di cultura, abbiamo dimenticato di sottolineare l’incessante processo di dinamismo culturale che le culture conoscono sempre. anche se non visibili e ammessi questi comportamenti non sono mai rocciosi , statici. Se non lo ammettiamo produciamo ulteriore violenza, ovvero diamo per scontato che quel comportamento non possa cambiare. — pratica di annodare le freccine alle bambine africane: dolorosa, ma fa parte dell’estetica africana e nessuna bambina potrebbe tollerare di non vedere i propri capelli intrecciati. Molti documenti affermano che le madri africane siano cattive madri perché sottopongo le proprie figlie alla tortura dell’ intrecciamento dei capelli. Si tratta di fallace categoria li, che non riguardano solo la cattiva interpretazione di un sintomo, ma di patologizzazione di comportamenti ordinari, culturali. — cattivo comportamento di una madre che come merendina aveva dato al bambino del kebab. Partita una segnalazione ai servizi sociali perché si sosteneva che il kebab fosse poco digeribile e non avrebbe consentito un’adeguata cena. — intorno alla definizione di “famiglia idonea” e di infanzia si gioca da decenni una vera e propria lotta politica. Vengono messe in campo dei modelli e non si accetta che vengano messi in discussione o ignorati o che siano sostituiti da altri modelli. È una drammatica realtà per la quale si sono costruite delle dinamiche giudiziarie. — la medicina e la psicologia non sono immuni dal razzismo diagnostico, dalla violenza. — non si tratta di fallacia categoria le cognitiva, ma è un pregiudizio che fa vedere una parte del tutto. Si parla di “diniego”. — riprodurre errori, malintesi, falce, perché non libere dal pregiudizio razziale. — le categorie di cattiva madre e sindrome da affaticamento sono nate perché noi occidentali le abbiamo lette immediatamente con le nostre categorie. — colonialismo: diagnosi di alcune condizioni patologiche. I guaritori riconoscevano il legame tra malattia e storia. — non esiste sindrome che non debba anche essere messa sullo sfondo di particolari dinamiche collettive sociali. — le forme della sofferenza e le categorie di agnostiche dicono che dentro le sofferenze esiste una dinamiche di processi storici trans e possessione e personalità multipla: — diagnosi di personalità multipla ha conosciuto una singolare parabola, emergendo prima per poi essere dimenticata. Queste diagnosi si affermano alla fine del XIX secolo in corrispondenza con la scoperta dell’inconscio. Veniva a crollare l’idea di un individuo capace di controllarsi, di essere autonomo, di governare il suo sè. Proprio l’idea occidentale dell’uomo che si afferma nel mondo, dell’uomo consapevole, inizia a vacillare. Scena che parla di un uomo ormai diviso, in cui esiste qualcosa di nascosto che d’improvviso può emergere. Ne parlano la psicologia, la religione ecc… . Questo genere di percorso in altre società era già in atto. Esistono società in cui l’uomo veniva concepito diversamente, vi era l’idea che l’essere umano potesse essere posseduto da spiriti. Durante la seconda guerra mondiale fino agli anni ‘70 la diagnosi di personalità multipla viene dimenticata. Poi soprattutto negli Stati Uniti vede un’impennata. In quegli anni molte persone manifestarono sintomi dissociativi, manifestavano disagio ed inquietudine ricollegato all’infanzia. Quello che è importante riconoscere è il ruolo di una mancata preparazione nell’incontrare un evento drammatico. La realtà dell’esperienza drammatica perde importanza (Freud). Quando i quegli anni si ricomincia a parlare di disturbo della personalità multipla, questi sintomi che si manifestano con uno sdoppiamento della personalità. Affiora in un periodo in cui la curiosità degli esperti per questo fenomeno schiude un altro fenomeno, ovvero disturbo della personalità multipla diagnosticata in persone che hanno subito durante l’infanzia violenza sessuale. Lo psichismo non regge la mostruosa esperienza di essere vittima di violenza da parte di un adulto che molto spesso si conosce. Quando il soggetto non è preparato a questo confronto, la modalità di sopravvivenza è la dissociazione, ovvero le vittime vivevano la violenza come se non gli appartenesse. Superata la crisi la personalità si ricompone, ma non i tutti, in alcune persone resta una faglia. Negli anni tutto ciò diventa strutturale, riproducendosi anche dopo l’esperienza della violenta, la dissociazione si riproduce indipendentemente da situazioni di violenza. Diventa un meccanismo di routine del proprio psichismo. Sono gli anni in cui si affermano le terapie cognitive, che fanno molto spazio a modelli di tipo cognitivo per comprende l’origine di questi disturbi. Si sostiene che questi nuovi casi abbiano a che fare con esperienze di traumi infantili di natura sessuale realmente occorsi. C’è però un ruolo enorme dello psicoterapeuta nella co-costruzione di questi profili. Spesso accade che è il medico stesso ad alimentare il proliferare delle diverse identità, contribuendo a materializzare a nominare questi ricordi, esperienze, alimentando il proliferarsi delle identità. Se la persona sofferente era ormai convinto che il suo problema era riconducibile ad un’esperienza drammatica con un responsabile, spesso si vedevano avviate delle denunce per mettere sotto processo il primo movente della sua sofferenza. Il tema degli abusi dei minori è diventato un po’ il fantasma, l’ombra oscura, l’ossessione della società occidentale. Le accuse portano in tribunale delle persone, alcune delle quali dichiarano di non essere responsabili. Nasce una nuova sindrome, la sindrome della falsa memoria, la psicoterapia ha perciò co-generato falsi ricordi. Il sapere psichiatrico si trova coinvolto nella co produzione di un sintomo e per evitare di essere trascinato in questi processi arrivo alla conclusione che da quel momento in poi sarebbe stata necessaria un’associazione professionale. — trans da possessione: nello stato alterato la persona realizza comportamenti, sente cose, vive esperienze di cui non conserva traccia. Si viene condotti dentro uno stato di cui non si avrà memoria. Così come nella personalità multipla, quando le personalità si ignorano l’un l’altra. La crisi di trans da origine ha comportamenti radicalmente opposti, disgiunti. Se nella crisi da trans tutto sembra essere regolato da una regia, nella personalità multipla sentiamo il puzzo del patologico, della sofferenza, perché tutto segue canoni individuali. Nella trans c’è un mito, una tradizione condivisa, sono forme che seppur alterate, mantengono una perfetta coerenza con il contesto storico, culturale, religioso. Nella trans si diventa altro nel senso i divenire animale. Questa tecnica fa a pezzi l’arrogante convinzione di essere soltanto umani. Il corpo della posseduta viene fatto avvicinare al corpo dell’animale da sacrificare. Essere inondati dal sangue della vittima non solo opera la più potente metafora del rovesciamento di ciò che è interno o esterno, ma ci fa essere animali. — la possessione significa letteralmente essere posseduti da uno spirito. L’epidemiologia della possessione vede in numero sorprendente il primato delle donne tra i soggetti Anche partecipano a queste cure. Anche le persone che speri entrano un’altra identità di genere, sono i soggetti che occupano un ruolo privilegiato in queste tecniche. Bisogna chiedersi il motivo per il quale ci sia questa prevalenza femminile. Una risposta, la più ovvia, è che sicuramente la donna ha rispetto alla sessualità un approccio differente, essendo che lo spirito penetra la persona. Altra interpretazione vuole che la donna sia più predisposta perché di fatto la donna accoglie un altro essere dentro di se anche nel momento della maternità. Non va trascurata la dimensione biologica della pratica. Nessuno di questi modelli da solo può soddisfare la domanda del perché le donne più degli uomini. — questione linguistica: non pochi gli autori che fanno notare che il nostro vocabolario sia improprio per interpretare queste esperienze. Il nostro linguaggio tradisce la natura di queste esperienze, che attraversano diversi ambiti (culturale, politico, religioso). — i protagonisti di queste cerimonie non ricordano ciò che è stato detto e fatto. Il problema dell’amnesia è diventato il tratto caratteristico delle esperienze di trans. Queste persone fingono, simulano o davvero stanno vivendo quello che osserviamo? Culto molto diffuso nel Corno d’Africa, che si chiama zàr, identifica una famiglia eterogenea di pratiche. Dinamica autenticità-non autenticità. Vocabolario per capire qualcosa dell’esperienza dei protagonisti di questi culti. La pretesa di distinguere se l’esperienza sia autentica o simulata va al fallimento. Il vero filo rosso è la congiunzione tra persona e personaggio.
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