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Henri Bergson: La Filosofia del Tempo e dello Slancio Vitale, Appunti di Filosofia

Filosofia della conoscenzaFilosofia del tempoFilosofia della scienza

Henri bergson, nato a parigi, studia filosofia e matematica alla scuola normale. Egli è considerato un maestro del pensiero in letteratura e arte. Bergson individua il tempo come un elemento incompreso dalla scienza e introduce l'intelligenza intuitiva per capire la dinamica del reale. Egli distingue il tempo della scienza e del coscienza, e introduce il concetto di slancio vitale. La filosofia di bergson sul tempo, la memoria, l'evoluzione creativa e la conoscenza.

Cosa imparerai

  • Che cosa significa per Bergson il tempo della scienza?
  • Che cosa è l'intelligenza intuitiva secondo Bergson?
  • Come Bergson descrive la relazione tra materia e spirito?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 17/11/2022

Azzurrajo
Azzurrajo 🇮🇹

5

(1)

21 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Henri Bergson: La Filosofia del Tempo e dello Slancio Vitale e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! BERGSON (1859-1941) Henri Bergson nacque a Parigi e qui, dopo gli studi liceali frequenta la “Scuola Normale” laureandosi in filosofia e in matematica. È considerato un vero e proprio “maestro del pensiero” da studiosi di letteratura e arte. Il suo progetto consiste nel dar voce a tutti quegli aspetti che il positivismo della scienza aveva messo da parte. Innanzitutto, Bergson individua il tempo come un elemento incompreso dalla scienza perché, secondo Bergson, la scienza non riesce a cogliere né la continuità né il movimento vero della vita, che è continua produzione di novità: questo è un limite intrinseco della scienza, perché essa opera tramite processi che “semplificano” la realtà concreta e riduce il suo oggetto di studio seguendo la logica del calcolo. Bisogna cambiare strada e riconoscere la presenza di un’intelligenza intuitiva (non basata sul calcolo), capace di cogliere dall’interno la dinamica del reale così si potranno comprendere i singoli fenomeni dell’esistenza. La sua riflessione si basa sullo studio del concetto di tempo egli, presto si accorge che il tempo, è privo di “durata”, cioè la caratteristica che ne definisce l’essenza. Infatti, il tempo della scienza è un tempo spazializzato: una successione di istanti, raffigurabile su una linea retta costituita da punti uguali. Ad.es, anche l’orologio, rappresenta solo l’istante attuale attraverso la posizione delle lancette, ma non conserva alcunché degli istanti passati. Il tempo, però, grazie al suo carattere di misurabilità, ci permette di organizzare la vita sociale: se non ci fosse il tempo degli orologi, il caos regnerebbe nella società. Per cui, il tempo della scienza è utile e necessario, ma non è l’unico sulle orme di sant’Agostino, Bergson individua il tempo della coscienza: è concepito come flusso continuo, incessante movimento degli stati di coscienza in cui passato, presente e futuro si fondono. Il tempo della coscienza è dato dal confluire del passato nel presente, grazie alla memoria, e di ciò nel futuro, attraverso l’anticipazione. In esso tutte le modalità di misurazione perdono significato. Un avvenimento del passato, tornato alla mia coscienza, può essere presente più di un evento dell’oggi. Il tempo interiore e i suoi caratteri Il tempo dello spirito è un tempo interiore con varie caratteristiche:  È il tempo della durata: il tempo che dura, che sia nel passato, presente o futuro;  È il tempo della vita: cioè delle cose che rappresentano la vita vissuta;  È tempo qualitativo: non è misurabile, in quanto rappresenta la qualità del nostro ricordo;  È flusso continuo: non soggetto a essere diviso in parti, come gli istanti che sul quadrante dell’orologio sono separati l’uno dall’altro. L’ampliamento del concetto di memoria La coscienza è identificata con la memoria, la quale è intesa da Bergson in un senso molto ampio rispetto a quello tradizionale. Nella sua opera Materia e memoria, egli distingue tre aspetti:  Il ricordo puro o memoria pura è la coscienza stessa, che è pura durata spirituale; è il deposito di tutti i ricordi passati, perché registra ciò che viviamo nella sua forma originale e globale. È il passato che resta sempre in noi.  Il ricordo-immagine è l’atto con cui il passato si concretizza nel presente in vista dell’azione. Il nostro passato non si perde mai: è sempre disponibile, anche se in modo inconscio.  La percezione ci lega al mondo esterno e ha la funzione di selezionare i dati più utili per la nostra vita concreta. Memoria e percezione corrispondo ai due estremi dello spirito e del corpo: la memoria comprende la totalità della vita vissuta, la percezione si concentra sul presente, portando alla luce solo una parte di quella totalità. Proprio per questo, una percezione isolata può essere occasione del riaffiorare del ricordo. Sono frequenti echi freudiani riguardo l’inconscio (serbatoio di pulsioni e ricordi che, nonostante la rimozione, sono attivi sotto il livello della coscienza e premono per venire alla luce). Con la teoria della memoria e della percezione, Bergson supera la divisione che era presente tra interiorità ed esteriorità del tempo. Lo slancio vitale e l’evoluzione creatrice Nell’opera L’evoluzione creatrice, Bergson approfondisce l’idea della continuità tra la vita biologica e quella della coscienza; è un passo verso il superamento della separazione tra materia e spirito. Per Bergson, la vita si origina da un unico impulso vitale l’élan vital, “slancio vitale”: un’energia che pervade l’universo, creando di continuo e in modo imprevedibile tutte le forme esistenti; è una forza di natura spirituale e invisibile; non è scomponibile né reversibile, ma implica la conservazione integrale del passato, in quanto nel suo sviluppo ogni momento comprende sempre quelli passati. Lo slancio vitale pervade nell’universo con un’intensità variabile, per questo vi è una differenziazione degli esseri e delle specie, soprattutto tra mondo vegetale e animale. L’unità del processo evolutivo non implica un disegno precostituito la vita è creatività libera e imprevedibile. La vita, all’inizio è totipotenza, cioè possibilità di divenire tutte le cose. Bergson paragona la vita all’esplosione di un proiettile in mille pezzi, che a loro volta esplodono in altri mille frammenti: ognuno di noi rappresenta questi frammenti. Dato che la vita non implica alcuna realtà precostituita ma solo una “realtà in movimento”, Bergson parla di evoluzione creatrice indica l’unicità della realtà, la quale si crea in modi sempre nuovi, perché nella sua essenza è movimento, divenire e durata. In virtù di tale concetto si può superare il dualismo tradizionale tra materia (passiva) e spirito (attivo): per Bergson la realtà è sempre unica all’origine vi è l’energia vitale che, nel momento in cui esaurisce la propria forza tende a manifestarsi come materia. La materia costituisce l’esito dell’estinguersi della propulsività dello slancio, per cui l’evoluzione è “creatrice”, cioè è soggetto e oggetto di se stessa e si dà la propria materia. La questione della conoscenza L’essenza della realtà è caratterizzata da uno slancio vitale che implica durata, continuità e unità. Bergson sostiene che la conoscenza umana può essere di due tipi:  Intellettiva ed esterna  possiamo conoscere un oggetto dall’esterno, descrivendone i singoli caratteri e avvalendoci di simboli per rappresentarli; è una modalità che isola gli elementi della realtà considerata; è una forma di conoscenza subordinata al bisogno di adattamento dell’uomo all’ambiente; una conoscenza che secondo Bergson non ha valore dal punto di vista teoretico, ma solo dal punto di vista pratico.  Intuitiva e interna  è possibile conoscere tramite l’intuizione: è una modalità conoscitiva in cui, invece di cogliere l’oggetto dall’esterno, lo si coglie dall’interno, nella sua totalità. (ad es. quando per conoscere una città non mi affido alle fotografie, ma ricorro all’esperienza diretta). Questa forma di conoscenza consente una comprensione piena della vita e della coscienza, perché ne rispetta l’integrità. La contrapposizione fra metafisica e scienza Se l’intelligenza, che è organo della scienza, è indispensabile per la vita pratica, soltanto l’intuizione, organo della metafisica, consente una vera e propria conoscenza della realtà. Secondo Bergson, la critica mossa alla metafisica da empiristi e razionalisti (. ) è dovuta al fatto che si è tentato di penetrare l’oggetto metafisico con lo strumento dell’intelligenza. La contrapposizione tra intuizione intelligenza, metafisica e scienza, non vuole arrivare alla svalutazione della scienza, in quanto è una modalità di conoscenza fondamentale. berson ritiene che prima di speculare si deve vivere: l'importante è non avere la pretesa di estendere le categorie della scienza al di là del loro ambito. L'errore non sta nei procedimenti dell'intelligenza, ma nella loro applicazione ad ambiti che possono essere colti solo con un atto di intuizione. però, il ricorso all'intuizione è difficile per l'uomo che è abituato ad affrontare quotidianamente con l'intelligenza problemi di ordine pratico. Infatti bisogna assumere un atteggiamento diverso, rinunciando a due strumenti congiunti con il sapere scientifico- intellettuale: la concettualizzazione e il linguaggio, in quanto secondo Bergson comportano una schematizzazione e quindi una deformazione della realtà, la quale per essere compresa nella sua essenza non può essere concettualizzata né espresse in termini linguistici. Lo stesso
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