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Appunti radiologia Firenze, Appunti di Radiografia

Appunti lezioni radiologia di Unifi

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 24/01/2020

panoxet433
panoxet433 🇮🇹

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Scarica Appunti radiologia Firenze e più Appunti in PDF di Radiografia solo su Docsity! Estetica 20-03-18 Avevamo visto una prima impressione su quel senso di uteliarità che l’oggetto inizia a mostrare nella complessa strada mostrata da Boudlaiere, dell’artificio che aveva nella nozione di feticismo il suo centro. La nozione era che nel piano industriale, ci si radicava nello spazio della città, il piacere estetico e quindi l’esperienza estetica non poteva che essere mediata dagli oggetti. Ecco il feticismo, vittima di questa impostazione era la natura e il bello naturale, l’immediatezza del piacere che la natura offre. La modernità industriale consegnava questo scenario di oggetti e accessori della moda fornivano la gratificazione del piacere estetico. Ecco quindi una prima accezione del feticismo. Abbiamo un altro autore Karl Marx che costruisce un altro lato del feticismo, non un feticismo estetizzato, come poteva essere in boudlaire, ma un feticismo che ha delle ricadute sociali. Karl Marx 1818 - 1883 Il Capitale: “il carattere di feticcio della merce” Nozione decisiva per il nostro percorso, sarà ripresa da molti autori. La frase significa: L’idea che la merce, e non l’oggetto, trasforma e configura i rapporti sociali. La merce è quell’atomo di quella particella elementare della società capitalista e industriale che raccorda lo snodo tra produzione e consumo, quindi capiamo come la merce sia proprio particella fondamentale dei meccanismi della società industriale. Vediamo una slide: Si ha qui che nella società industriale non si producono merci solo per gli uomini, per il valore d’uso, io produco una sedia solo perché la gente si deve mettere seduta, si producono, oltre le merci, delle antropologie apposite per quelle merci. Marx comprende che non è il valore d’uso, il cuore della modernità, ma il valore di scambio: la dove intervengono dimensioni sociali. Si diceva che la merce è quindi queito snodo tra produzione e consumo. Marx, comprende che non è il valore d’uso cioè l’utilità della merce non deve esporre, il cuore della modernità, ma è sul valore di scambio, laddove intervengono dimensioni sociali. Quindi la merce è questo snodo tra produzione e consumo: Marx è il primo che comprende che non c’è solo la produzione dell’oggetto ma anche il suo consumo. Un vestito che viene prodotto da un’azienda manifatturiera è tale solo quando viene consumato, sennò rimane una merce che sta li, inutilizzata e senza utilità. Vediamo come Marx tematizza questa sinergia tra produzione e consumo. PRODUZIONE E CONSUMO Introduzione “per la critica dell’economia politica 1857” La produzione è dunque immediatamente consumo, e viceversa, come se fossero la solita cosa. la produzione media il consumo e al quale senza di essa mancherebbe l’oggetto,ma il consumo media a sua volta la produzione in quanto crea ai prodotti il soggetto per il quale essi sono prodotti, quindi la produzione della merce appunto crea gli oggetti, il consumo crea l’antropologia, i soggetti. Come direbbero gli studiosi comprendermi che questo è un rapporto dialettico: altro passo, sempre per comprendere questa indistinzione fra produzione e consumo ecco che vi è una correlazione strutturale tra il momento soggettivo della merce (consumo) “solo con il consumo il prodotto diventa un prodotto effettivo” “la produzione non produce solo l’oggetto ma anche il modo di consumare questo oggetto” quindi non solo il cosa ma il come: Marx fa un esempio, : “un conto è mangiare la carne con le mani un conto con la forchetta” mangio sempre qualche cosa ma aggiungo un come: il come crea anche delle dimensioni sociali. Quindi possiamo dire che nella società capitalistica industriale del 1800, non si producono oggetti generali ma merci: ecco l’identità che Marx attribuisce: noi sappiamo che la merce ha una grande forza e Marx ce l’ha mostrata. La merce è la forma elementare della produzione. Andy worlow sarà affascinato dal tema di queste merci. LA MERCE Di fronte al fascino di questa forma elementare della società capitalistica Marx analizza la struttura della merce, oggetto industriale all’interno del mercato e Marx mette a fuoco meglio 2 valori: uso e scambio. STRUTTURA DELLA MERCE 1. Valore d’uso: quando un oggetto soddisfa un bisogno: vecchia versione di techne, quando qualcosa soddisfa un fine. 2. L’utilità. 3. Oggetto fisico. Nel mondo capitalista industriale noi sappiamo che la merce non questo, la merce si apre ad un secondo valore: economico di scambio: lo scambio è una forma di equivalenze, una forma immediata scambialità delle varie merci. Delle merci differenti come uno zaino e una sedia, per scambiarle devo trovare un qualcosa che le unifichi, la società capitalista tronca questo meccanismo e introduce una forma di equivalenze immediate, introducendo il valore di una sedia e quello di uno zaino… 1. Valore di scambio 2. È qualcosa di identico che esiste in merci differenti, questa comunanza è data dal lavoro spesa per produrre una merce 3. “un geroglifico sociale” …Cos’è quell’oggetto che interpretar questa forma immediata? Che incarna il valore di scambio? Il denaro: la merce assoluta, grandissima formula, non è un oggetto ma è quella forma di equivalenza che tutti gli oggetti hanno per essere scambiati: perché assoluta? “assoluta” dal latino “libero da” quindi è una merce svincolata da ogni valore d’uso. È quella merce assoluta che serve per coordinare tutte le altre: qualcosa di identico che esiste in merci differenti: quindi il denaro è la traduzione allo stesso tempo pratica e simbolica di questa logica dello scambio. Il denaro è la circolazione stessa delle merci: lo scambio. Non è più la sedia che serve a ciascuno di noi per mettersi seduti. Quindi il denaro diventa un geroglifico sociale (punto 3) un enigma, un segno indecifrabile. quindi in qualche modo la merce, nel valore di scambio attraverso il denaro, inizia ad acquisire un valore in se e proprio che non è più un valore industriale: che marx chiamerà“il feticismo della merce” quindi la merce non è più un oggetto ma un rapporto sociale fra uomini che assume la sua essenza autonoma. Potremo dire che qui Marx è il primo che mette luce sull’essenza mercificata della società contemporanea quindi la frase di Boudleire “l’arte è prostituzione” rientra anche l’arte in un sistema per cui il denaro definisce le coordinate sociali in Marx viene messa a fuoco. La merce attiva dunque ora un doppio movimento: 1. Feticismo: la merce si rende autonoma rispetto all’umano, si personalizza 2. Alienazione: il soggetto si aliena diventa altro da sé, si reifica. ES: perché le automobili hanno il motore? Traduce questa dimensione di personalizzazione dell’oggetto industriale. Al contrario i rapporti si alienano, diventano altri da se stessi, si reifica, quindi l’oggetto si umanizza e il soggetto essendo un puro consumatore si reifica, diventa una cosa. “i rapporti sociali assumono (qualsiasi tipo), prendono l’aspetto di una forma fantasmagorica “immaginifica”, di un rapporto fra cose, quindi non una società di uomini ma una società di merci” la domanda è: perché la merce ha questa forza e capacità di attrazione, fascino, feticismo. Perché la merce, oggetto dentro il valore di scambio, possiede una ulteriore, un senso ulteriore che il valore d’uso non ha. Accade sempre più raramente che noi compriamo un oggetto solo per il suo valore d’uso puro, intervengono numerosi elementi di feticismo (marca di una macchina, forma). Tutto è attraversato da un utleriorità che va oltre il suo valore d’uso. “finché c’è il valore d’uso non c’è mistero e quindi non c’è attrazione e non c’è fascino” e quindi arriviamo al passo decisivo, momento decisivo in cui Marx introduce questa nozione e ce la spiega: IO - Y - X (i due trattini sono freccia che vanno verso la Y) IO: soggetto giudicante Y: bello X:oggetto Il bello si trova dunque a metà. Nella Y (effetto che l'oggetto da su di noi) ho un bilanciamento di alcuni fattori che sono nella X: simmetria, proporzione e la funzione. Quindi l'oggetto deve mostrare degli aspetti formal- funzionali che io nel mio giudizio elaboro come bello. Semper fa che questo giudizio di bellezza è sempre recintato entro limiti tecno materiali. Fortunatamente Semper non è un toreuta: per lui funzione, simmetria e proporzione sono qualità che noi dobbiamo rinvenire in questi oggetti come ad esempio i tessuti: in cui la centralità del materiale fa trasporre queste qualità. cose interessanti ma che alla fine imboccano una strada a senso unico, senza via d’uscita: che l’estetica venie troppo schiacciata su determinazioni tecno materiali. Accusa che gli stessi funzionalismi faranno a semper. Quindi la domande che ci lascia nella sua grande disamina: la domanda che ci lascia: fino a che punto i materiali e le dimensioni tecniche determinano l’estetica dell’oggetto: Semper sembra sbilanciarsi troppo verso questa determinazione. Nella civiltà industriale ci può essere la bellezza? La bellezza come valore assoluto ha ancora cittadina in questa civiltà industriale? Ripresa reg pausa Alcuni autori e alcuni termini che noi adotteremo li abbiamo già affrontati in maniera diversa in storia del design, la nostra non sarà una ripetizione, noi dobbiamo capire i problemi e le loro soluzioni. Se la bellezza ha cittadinanza nella modernità industriale ci riferiamo al movimento dell’arte and craft che è visto come il primo movimento per il design. OGNI OGGETTO HA DIRITTO AD ESSERE BELLO Ecco cosa Ruskin e poi Morris propongono nell’Inghilterra vittoriana. Ci può essere il bello nella modernità industriale oppure questa è contaminata dal brutto? Il nostro è il tempo del congedo definitivo dal bello, ecco la domanda decisiva di questi autori: Ruskin e Morris: noi sappiamo che l’attualità e la modernità non ha bellezza, l’industria non prudece il bello e allora occorre attuare una sorte di operazione: un’iperbole, mitizzare il medioevo: l’artigianato medievale, occorre ritornare indietro al medioevo e questi autori mitizzano, rendono a livello storico: scenario ideale in cui la teche e la produzione, non eran quella dell’industria pensi dell’artigianato che ai loro occhi attivava una dimensione di giustizia sociale quindi l’artigianato medievale è giustizia sociale e emancipazione liberazione dall’alienazione che l’industria produce. Si delinea per tanto l’idea che tutti noi abbiamo diritto al bello dal semplice operaio fino alla regina vittoria e che questo diritto si esplicita in un’attività quotidiana e un’esperienza di tutti i giorni, per cui saranno gli oggetti d’uso deputati ad esplicitare questo diritto alla bellezza. Come vediamo una diagnosi molto potente, critica per certi versi giusta ma ovviamente il farmaco di questa malattia è un farmaco anacronistico , ipotesi di rucupera il medioevo e uno scenario mistico e quindi è del tutto inaccettabile. Da comprendere cos’era la realtà industriale? L’industria aveva prodotto cose come i romanzi di Dickens, scenario di ingiustizia sociale, povertà diffusa, i bambini lavoravano, il tasso di prostituzione era altissimo, i sindacati che iniziavano ad investire delle lotte sociali per i diritti dei lavoratori, per gli orari e tutto questo produceva il brutto secondo Ruskin e quindi il nesso tra bello e produzione industriale è un nesso deficitario fallimentare. Perché Ruskin, il più importante saggista dell’Inghilterra vittoriana, accorda così tanta importanza alla bellezza? Perché il bello per lui è qualcosa di necessario all’uomo, costituisce l’uomo e per tanto costituendolo non esprime solo un valore estetico ma anche morale, quindi il bello non è un elemento unicamente ed esclusivamente estetico ma anche ha una dimensione etica morale. Se quindi il bello è un modo in cui l’uomo esprime se stesso e la civiltà industriale non permette questa espressione allora dobbiamo recuperare una dimensione storica pre-industriale: ruskin indica con l’aggettivo: GOTICO, che per lui è il medioevo, e in un famoso libro “le pietre di Venezia” c’è un paragrafo che si chiama “la natura del gotico” in cui rusckin tematizza quale questioni e ad un certo punto concepisce 3 tipologie di sistemi decorativi: 3 modalità in cui l’uomo esprime l’estetico: - ornamento servile: la pura subordinazione dell’operaio. Qui non c’è vera estetica, la condizione del proletariato che non ha diritti. C’è una traccia di socialismo che in Morris sarà poi più acuto. - Ornamento costitutivo: la committenza, l’operaio semi libero, ti pago per fare una cosa ma puoi avere i tuoi tempi. Non una pure soggezione ma un regime di semi libertà - Ornamento rivoluzionario: l’operaio come soggetto creativo, libero capace di esprimere pienamente se stesso. In questo 3 soggetto (artigiano liberato) Ruskin vede l’uomo che si oppone alla macchina, all’industria, quindi l’industria vista come un sistema di profonda soggezione verso la natura dell’uomo. Russoin si fa portatore di quello che un’architetto dell’etica si chiamava Luddismo Intellettuale, coloro che distruggevano le prime macchine industriali. Quindi contro la tecnica e il mondo delle macchine il gotico esprime l’elogio della imperfezione: gli uomini non sono strumenti: non sono nati per essere precisi ma per essere imperfetti e il gotico rappresenta la realizzazione storica di queste imperfezioni, creatività che pur fallendo sia capace di attestare una dimensione di umanità , l’artigiano rispetto all’operaio, la catena di montaggio rispetto alla bottega dell’artigiano, critica che sempre più si rivela ed è sociale. El 1857 Ruskin tiene 2 conferenze a Manchester nel cuore vivo dell’industria inglese a cui darà il titolo “Economia politica nell’arte” rusckin qui ribadisce che l’operaio alienato deve ritrovarsi in un lavoro, in un suo fare produttivo a cui da questi 3 aggettivi: - Vario: non alienante, non fare sempre le solite cose - Agevole: non faticoso, che lo sforzo fisico non annichilisca l’operaio - Duraturo: non precario Ecco le condizioni di un lavoro giusto: ed un lavoro giusto può rimediare a 2 malattie dell’oggetto industriale. L’oggetto industriale si da in due modi sbagliati: - Il primo è l’obsolescenza la pessima qualità dell’oggetto, va combattuta come anche il lusso, che è l’esibizione del feticismo del male sociale: gli oggetti belli appartengono solo al ricco. e questo riguarda gli oggetti di uso comune della povera gente. - Il secondo è l’oggetto di lusso in quanto esplicita un’ingiustizia sociale, solo per pochi. L’idea anche il bello sia ad appannaggio di pochi ceti sociali. Quindi il feticismo come male sociale. Quindi il bene estetico per pochi sottrae il lavoro alle cose utili Rusckin scrive: “perché costruire cose ed oggetti di lusso per pochi quando in molti non hanno le cose necessarie” Ruskin fa queste grandi narrazioni e disegni problematico, sarà poi Morris a darci indicazioni più stringenti sulla natura di questo nuovo oggetto: oggetto di design. Perché Morris è così importate? Noi ci rifacciamo ad un grande storico dell’architettura Pstener, ricostruendo la genesi anche del design moderno ha visto una linea che da Morris arriva a Gropius, (Pevsner) “Si deve a Morris se la casa d’abitazione dell’uomo è diventata un oggetto degno dell’attenzione degli architetti e una sedia., una tappezzeria o un vaso degni della fantasia degli artisti” Pevsner attribuisce a Morris l’idea di paternità di un design applicato a tutte le dimensioni quotidiane dell’uomo. Una sedia una tappezzeria ed un vaso hanno pari dignità di un’opera d0’arte. Morris e nel suo movimento noi abbiamo una critica del presente dell’Inghilterra del secondo ottocento, che si da in un rifiuto estetico di fine 1800, quindi Morris non è un esteta e basta, quando lui critica l’estetica del suo periodo critica la società del suo periodo, critica l’estetica che rappresenta quel mondo ingiusto e quindi la sua critica estetica diventa critica sociale. questo perché l’estetico riflette le qualità della vita, più una vita è bella più è giusta e piacevole e degna di essere vissuta, ecco l’idea di fondo di Morris e quindi se l’estetico si manifesta alla sua massima potenza la società sarà più giusta bella e piacevole. L’estetico, essendo questa sorta di specchio della giustizia sociale deve dunque essere pervasivo, ubiquo, ovunque: il vaso tappezzeria penna, qualsiasi oggetto mi deve restituire un’ idea di bellezza e di giustizia sociale. Ecco il ruolo decisivo che Morris ha: aver compreso dunque questo. Allora vediamo e leggiamo cosa intende Morris per architettura: L’ARCHITETTURA PER MORRIS Saggio del 1881 Architettura non sono gli edifici ma qualsiasi spazio in cui l’uomo ha la su collocazione. Quindi l’architettura non è una disciplina, un arte me la condizione all’uomo nel mondo, il suo essere nel mondo. Quindi leggiamo con le parole di Morris: PROSPECTS OF ARCHITECTURE IN CIVILIZATION 1881 “è una concezione amplia perché abbraccia l’intero ambiente della vita umana, non possiamo sottratrarci all’architettura finché facciamo parte della civiltà, poiché essa rappresenta l’insieme delle notifiche e delle alterazioni operate sulla superficie terrestre, in vista delle necessità eccettuasse il puro deserto, laddove l'uomo non ha messo piede. Realizzazione anche dei prodotti più comuni e d’uso come opere d’arte: ecco l’oggetto d’uso che viene inserito in un altro scenario, come le opere d’arte” quindi potremo dire che l’architettura coincide con l’ambiente dalla vita condivisa e quindi se vogliamo è lo spazio della polis, della civiltà condivisa, e solo in questo spazio condiviso si può dare la bellezza che è sempre condizioni sociale. Allora se questa è la condizione noi dobbiamo operare in modo che la bellezza possa essere prodotta allora il lavoro manifatturiero da meccanico deve diventare umano: anti- robotizzazazione del lavoro. da triviale - serio, e da pesante piacevole. Queste contrapposizioni definiscono la macro opposizione fra industria e artigianato. L’artigianato viene da lui definito: il lavoro immaginativo, modo in cui Morris descrive l’artigianato, ecco allora che nel fare. E produrre gli oggetti l’uomo riscopre il piacere e l’estetica e quindi anche Morris sei rifà all’utopia medievale,. Perché i medievali avevano il piacere di fare gli oggetti artigianali: quindi c’è questa lettura che Morris condivide con riuskin di un medioevo utopico. Ma dire o rifarsi ad un altrove del passato (medioevo) che non c’è più, significa, qui c’è un punto di differenza tra Morris e il Bauhaus o Il funzionalismo tedesco nel suo complesso: momento iù alto dell’estetica del design. Dire che dobbiamo rifarci al medioevo significa rifiutare l’idea che il capitalismo spirituale così come si esprime nell’Inghilterra vittoriana sia l’unico orizzonte della storia, ecco il socialismo di morris: ovvero che la storia finisca con la società capitalistica: non c’è un altrove in cui collocare l’umanità: secondo il funzionalismo tedesco anche Gropius non metterà mai in discussione il capitalismo industriale anzi è all’interno del capitalismo industriale che il design deve promuovere un’umanità predicata al bello all’emancipatile ma sempre all’interno di questo orizzonte. Quindi c’è l’idea che l’industria non è l’unica possibilità produttiva dell’umano e del moderno. Il capitalismo ha generato il brutto in due modi negli oggetti comuni brutti posticci di pessima qualità e negli oggetti di lusso, pretenziosi irrisolti e pacchiani. allora se il brutto si esperisce quotidianamente negli oggetti noi dobbiamo attivare un’estetica applicata al quotidiano. E nel 1883, nel saggio “arte sotto la plutocrazia” Morris da una sorta di definizione allargata di disegno industriale, quello che dobbiamo comprendere che una nozione come design ancora non c’è e va conquistata. Loro sono dei pionieri che cercano di raggiungere questa definizione. RENDERE ARTISTICI GLI OGGETTI D’SUO L’ARTE SOTTO LA PLUTOCRAZIA 1883 Chiedere di estendere la parola d’arte al di la degli oggetti che sono ritenuti opera d’arte. Abbiamo già affrontato con Hegel il fatto che Oil bello è artistico tanto è vero che l’estetica è la filosofia dell’arte, qui si ha il movimento opposto estendere l’idea di estetico al di là dell’artistico e infatti per considerare non solo architettura, scultura, pittura ma le forme e i colori di tutti gli oggetti di uso quotidiano, anzi le stesse sistemazioni dei campi di coltivazione ecc di estendere dall’aspetto di tutto ciò che c’è attorno nella vita: tutto diventa spazio di progettazione. La Grandissima estensione che fa Morris, rimane decisiva una cosa: una produzione quantitativa produce solo merci, una produzione qualitativa produce degli oggetti: non merci ma oggetti e questi devono essere espressione di un sentire condiviso e anche per Morris come per Semper uno dei problemi della società moderna è stat quella di aver separato: la produzione delle arti belle da quella delle arti minori, la nascita del design è il tentativo o di superare questa separazione. La Rational design è il tentativo di superare questo divario e questa separazione. Saggio del 1877 “le arti minori”quindi le arti applicate e quelle dell’artigianato. quando Morris scrive questo saggi non ha in mente solo le arti industriali, ma tutto ciò che significa Arte.
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