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appunti di filosofia della prassi umana, Appunti di Filosofia

appunti di filosofia della prassi umana

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 03/10/2023

elisa-bussi
elisa-bussi 🇮🇹

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica appunti di filosofia della prassi umana e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! OPERE 1) TESI DI LAUREA = Amor Mundi - "Il concetto di amore in Agostino". Per lei Filosofo Cristiano di riferimento molto importante dal punto di vista biografico e filosofico. Pubblicazione nel 1929. Nell'opera si percepiscono spunti di pensiero, influenza di Heidegger. Più avanti con gli anni compare il Natality , ovvero il concetto di vita-nascita e tenta di recuperare i motivi Agostiniani, il riflettere sull'amore (escluso dalla politica) che nell'opera è descritto in maniera negativa. Compare il tema di responsabilità sull'altro. 2) RACHEL FANHARGHEN = Biografia e storia dedicata a una ebrea (nei primi del '30), libro scritto in doppia voce tra Rachel e Hannah. È un testo acerbo, maturo, rigoroso.La storia del libro è travagliata: - nel 1933 per le leggi razziali viene interrotto - nel 38 lo riprende, il testo però non viene concluso - dopo oltre 20 anni negli USA concluderà. Il libro è composto da diari e lettere di Rachel, la quale costruì a casa sua un salotto intellettuale. Rachel viene ritratta come una donna che rincorre un cognome tedesco, senza di assimilarsi, ma viene sconfitta perché se rinneghi ciò che sei perdi, si vergogna delle sue origini ebraiche. Considerata atopica, senza radici, non ha un posto nel mondo perché ebrea e donna. Il tema principale è la nascita infame. Arent affronta il tema della normalizzazione e diventa un saggio filosofico. "Sono come un albero dalle radici in aria" cit. 3) ORIGINI DEL TOTALITARISMO = Nel 1951 grazie alle sollecitazioni di Bluker torna alla scrittura e pubblica questa opera, grande classico. In piena guerra fredda. Non ci basiamo sulla pubblicazione del '51, ma del '58 perché viene rivista e modificate alcune parti del totalitarismo, inoltre inserisce un piccolo saggio intitolato "ideologia e terrore" e crea una seconda edizione scritta nel '53. Questo piccolo saggio diventa il capitolo di chiusura, nella cui ultima pagina si capta un'immagine di rinascita in onore di Agostino. Con questa opera inizia il periodo stratunitense. Le macchine totalitarie possedevano delle caratteristiche precise: - consenso di massa (no classi sociali), - uso del terrore, - distruzione sfera privata e pubblica, - presenza di un capo carismatico, - propaganda, strumentalizzazione / monopolio dei mezzi di comunicazione di massa - assenza di libertà, vi era inoltre il controllo centralizzato dell'economia e la repressione poliziesca. Anna raggruppa queste caratteristiche e le riporta nel suo libro per permettere alle nuove generazioni di riconoscere una macchina totalitaria e poterla abbattere. Il termine macchina viene accostato a totalitarismo, poichè i filosofi lo considerano una degenerazione dello Stato. Anna vuole incoraggiare l'uomo al bene, speranza. "Ogni nascita è un inizio" cit. con cui chiuderà le origini del totalitarismo. Le nuove generazioni ci possono salvare dal mondo ideologico, quando tutto precipita nei tempi bui. Secondo Anna la filosofia, il diritto, l'etica e l'uomo hanno fallito. Bisogna cambiare il modo di fare filosofia. Attraverso quest'opera Anna descrive gli scenari storici del 900, a seguito del nazismo e fascismo si sono rotte le tradizioni, etica, diritto, valori = categorie che avevano avvicinato l'uomo e che secondo arendt non potevano più essere utilizzate. Erano necessarie nuove categorie. I totalitarismi nascono intorno agli anni 20 e 30 ed entrano in gioco a causa della crisi culturale. Il termine totalitarismo appartiene alla tradizione anti-fascista il quale però se ne appropria Anna. Esso venne cognato nel 1923 in un articolo di Amendola, rivista "il mondo". Questo termine viene usato per indicare l'espansione della guerra. Nel 1925, alla porte dell'annunciazione del Fascismo/ dittatura di Mussolini, questo termine venne usato come negatività da Lelio Basso filosofo politico, avvocato, e da intellettuali come Gramsci e Don Luigi Sturzo. Nel 1928 venne usato anche in Inghilterra. 1° PARTE = Inizialmente affronta l'anti-semitismo, fenomeno con caratteristiche specifiche apparso nell'800. Vi è una differenza tra antisemitismo e antigiudaismo. - antigiudaismo indica l'odio antico, lo stigma che colpisce il popolo ebreo - antisemitismo invece è il razzismo. Nei primi del 30 gli ebrei lavorano come banchieri specializzati nei credito. Con l'ascesa della borghesia perdono la capacità di influenzare, conservano cmq la loro ricchezza, ma diventano meno potenti. I ricchi in una società sono tollerati perché potenti, ma quando perdono questa diventano parassiti, vulnerabili. 2° PARTE = Affronta il tema e analisi del fenomeno di imperialismo. Nell'800 c'è un'attrazione verso le colonie (Inghilterra e Francia) in quanto vogliono estendere il proprio potere economico e colonizzare, poichè stanno affrontando una crisi. La borghesia vuole accrescere il proprio potere economico. L'imperialismo diventa il terreno storico per l'ideologia razzista (razzismo biologico). Si inizia a parlare di razza inferiore o superiore (uomo europeo) --> eurocentrismo, etnocentrismo. Razzismo diventa la parola chiave di imperialismo, in quanto ideologia. Imperialismo e anti-semitismo mettono in moto le macchine totalitarie. 3° PARTE = Arent affronta il l'incubo e il fenomeno del totalitarismo. Individua le caratteristiche delle macchine totalitarie, che hanno l'obiettivo di dominare tutti nella quotidianità. Lei riconosce solo due totalitarismi: nazismo e stalinismo. Sono solo apparentemente differenti. Sono equiparabili perchè hanno stessi scopi e metodi. (es. Lager – Gulag es. si organizzano mobilitando le masse). Mostruosità dei lager: - annientamento della persona umana, sua dignità e sua personalità --> SPERSONALIZZAZIONE - cancellazione sua esistenza - fabbriche di cadaveri, diventano cavie da laboratorio, quindi paragonati ai cani. Cambia la fisionomia dei carnefici (3° REICH) in quanto, essi sono indifferenti alla morte quanto alla vita. Sono uomini, non bestie, addestrati all'individualizzazione del nemico oggetivo: passati da una condizione di normalità a bestialità. Si sono abituati a distruggere corpi e hanno abbandonato la capacità di ragionare. Sarebbe facile pensare di dividere bene e male, ma non è così perchè il male si lega alla banalità. GERMANIA= è la culla della filosofia, quindi possiede un modello culturale alto. Nel 1933 si apre una crepa e si perde il valore umano: poichè tutti i tedeschi, anche i bravi cittadini, si conformano/ si allineano/ si uniformano all'idea del partito nazionale fascista (= ideologia produce linguaggi e verità false), in cui i cittadini obbediscono alla legge, ma è un'obbedienza cieca.. La società tedesca diventa una società di massa. Arendt viene accusata di equiparare il fascismo allo stalinismo e di essersi fatta strumentalizzare dagli americani--> in guerra fredda Le critiche arrivano da: - anti-fascisti= ex. partigiani la criticano perchè erano stati equiparati ai fascisti, solo perchè comunisti - liberali - storici= la accusano di aver costruito a tavolino le sue tesi: poco documentata - filosofi= sono le critiche più aspre poichè arrivano dai suoi "colleghi" e la accusano di essere troppo storica. Ritengono che le origini del totalitarismo non siano di opera filosofica, in quanto ella sia stata contaminata dalla lettura sociologica. Altre critiche: 1) perchè donna 2) difficilmente collocabile in fattore politico 3) di origine ebrea = La sua filosofia è disturbante e non collocabile perchè apolide (no cittadinanza). Punta a sperimentare una nuova scrittura filosofica. È ebrea ma pensa e parla in tedesco e questa è ritenuta una grossa contraddizione. 4) in quegli anni non si possedevano strumenti adatti per comprendere le sue proposte filosofiche. Era avanti con i tempi Uso dei termini: - totale = indica l'estenzione della guerra - totalitario = si deve ad Amendola (accademico italiano, cioè prof universitario) - totalitarismo = anti-fascismo italiano. È un sistema politico autoritario in cui tutti i poteri sono centrati in un partito unico. Macchine ideologiche, scopo di fagocitare il singolo e una caratteristica è l'allineamento delle masse La scrittura di Anna invita il lettore a riflettere sulla storia e non solo a studiarla su un libro. Non ci dobbiamo allineare, mettere in fila, ma restare vigili riguardo gli avvenimenti e la storia. Anna commette uno sbaglio enorme: non riconosce il FASCISMO come macchina totalitaria, ma la considera una dittatura, poichè : - non distribuiva terrore e violenza costante - no sterminio di massa - non ha mai avuto un partito di massa La sua riflessione era: il fascismo non distrugge lo stato, ma si nutre di esso, non elimina i centri di potere, ma se ne serve: monarchia, esercito, industria, chiesa. Non avviene una traformazione strutturale dello stato. Almeno fino al '38 non fu un vero regime totalitario. Ci troviamo di fronta ad élite o gruppi di potere. Arendt commette questo errore perchè non si documentò bene, infatti aveva poca conoscenza delle realtà politiche e culturali italiane. Utilizzò metodologie e fonti sbagliate: 4 discorsi di Mussolini e l'opuscolo della conferenza degli industriali fascisti. 4) VITA ACTIVA = In questa opera Anna si occupa dell'agire umano, le azioni che ci qualificano come umani, opera di stampo antropologico (antropos in greco uomo). Qui tratta il NATALITY soprattutto capitolo V, con la teoria dell'azione. Testo anti-marxista. Temi : - riflessione sull'agire umano, essere umano - critica alla società consumistica - riflessione sull'avanzamento della tecnica, fare scientifica La questione riguardo la scientifica compare già nel prologo: l'uomo vive come un alienato, sta travolgendo l'essere umano e il suo agire, inoltre sovrasta la filosofia. Hidegher era un filosofo dell'anti-tecnica. Anna dice "Dobbiamo tornare ad occuparci degli uomini". E' un'opera che delinea la sua teoria politica, venne pubblicata nel 1958, e intende recuperare tutta la portata del politico nella dimensione umana nel tentativo di restituire "una teoria libertaria dell'azione nell'epoca del conformismo sociale". loro beni, sottraendo ai deportati il denaro per pagare le spese della deportazione e dello sterminio, avevano aggiornato l’elenco degli alloggi rimasti vuoti, fornito forze di polizia per aiutare a catturare gli ebrei e a caricarli sui treni, e infine di consegnare gli inventari dei beni della comunità per la confisca finale. Questa critica fu fatta sia da intellettuali che dall'amico di Anna Hans Jonas. Molti intellettuali si schierarono dalla sua parte, es. Mary Mcartei. Al processo venne posta ai testimoni la domanda: “Perché non vi siete ribellati?”. Hannah Arendt ritiene che la domanda NON doveva essere rivolta ai testimoni, ai sopravvissuti, ma ai capi delle comunità ebraiche. E la domanda doveva essere: “Perché avete cooperato alla distruzione del vostro popolo, e in fondo alla vostra?”. 5_ Critiche sul piano filosofico = accusata di essere tornata sui suoi passi Lei contesta di aver cambiato idea rispetto alle origini: nelle origini lei sostenne che l'antisemitismo era stato inevitabile perchè il male è radicato nell'uomo, però qua afferma che il male non è radicale perchè solo il bene può mettere le origini nell'uomo, quindi è profondo. Il male non è possibile che metta radici nell'uomo. Arendt nella banalità fa un'operazione lessicale che i filosofi non le perdonano: usa l'espressione "the banality of evil", per la prima volta la parola banalità viene accostata alla parola olocausto/shoah, ma lei non vuole dire che il male è banale, e che il male della shoah sia stato banale, ma insiste su un aspetto dell'uomo: l'uomo è capace di fare il male nella quotidianità. L'uomo fa il male perchè è libero di sceglierlo e compierlo. VITA EICHMANN Adolf Eichmann, nato in Renania nel 1906 fu uno studente poco brillante: si ritirò dalle scuole superiori come da quelle di avviamento professionale. Lavorò come minatore col padre finché questi non riuscì a trovargli un lavoro alla compagnia elettro-tranviaria austriaca. Entrò nel partito nazista austriaco senza conoscere nulla del partito nazista, e non aveva letto il Mein Kampf. Quando il partito nazista austriaco divenne illegale, ritornò in Germania dove intraprese la carriera militare, raccomandato da un ufficiale. Eichmann entrò nel servizio di sicurezza delle SS, prima lavorò nell’ufficio di raccolta informazioni, poi nell'ufficio ebraico. Lesse 2 libri sugli ebrei e imparò l’yiddish. Voleva “aiutare gli ebrei a fondare un loro Stato” organizzandone l’emigrazione forzata. - Si definiva un lealista dalla parte dello Stato Nazista: realizzava il volere del partito, Germania ripulita dagli ebrei. - Al contempo anche un realista perché realizzava il volere della razza ebraica: avere un proprio stato. RITRATTO di EICHMANN : Uomo rinchiuso nella gabbia di vetro, di mezza età, statura media, magro, con un'incipiente calvizie, dentatura irregolare e occhi miopi, il quale per tutto il processo se ne sta col collo incurvato sul banco e cercherà di non perdere l'autocontrollo, malgrado il tic nervoso al labbro. Era considerato un uomo mediocre, di bassa estrazione sociale, che vive di idee altrui e si attribuisce meriti che non ha. Scrupoloso sul lavoro per il desiderio di guadagnarsi riconoscimenti. Arendt non disse che Eichmann era “semplicemente” un burocrate, ma rappresentava l'assenza di pensiero, l’assenza di una dimensione interiore etica della coscienza. Vi era anche un'assenza di responsabilità, ossia incapacità di elaborare il significato del proprio agire e dunque le sue conseguenze. Arendt fece riferimento alla massima socratica “meglio subire il male che farlo”  per Arendt significava che, nel dialogo interiore del sé con se stesso, era meglio avere a che fare con un innocente piuttosto che con un criminale. Eichmann, come prodotto dell’ideologia totalitaria, era privo di questo specifico tipo di pensiero. Per questo era un uomo banale, perché in lui non c’era un male demoniaco, un male come principio alternativo al bene. Dal processo emerse un male come assenza e vuoto. Chiunque poteva essere Eichmann, un uomo senza idee e non si rendeva conto di quel che stava facendo. Più che l’intelligenza gli mancava la capacità di immaginare cosa stesse facendo. Questa lontananza dalla realtà e la mancanza di idee sono il presupposto della tentazione totalitaria, che tende ad allontanare l’uomo dalla responsabilità del reale. "uomo rinchiuso nella gabbia di vetro" Non soltanto per l’accusa del processo, ma anche per l’opinione pubblica israeliana Adolf Eichmann era ritenuto uno dei principali artefici dello sterminio; di Eichmann si era fatto l’archetipo dell’antisemitismo viscerale, dell’antisemita nichilista, del razzista distruttore, una vera e propria incarnazione del male. Gli si vuole attribuire una personalità perversa, diabolica, demoniaca. Dalla conferenza di Wannsee Eichmann fu tanto più certo di essere nel giusto. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Conferenza di Wannsee --> 20 gennaio 1942. Incontro storico in una villa nel sobborgo di Wannsee a Berlino, in cui parteciparono 15 dei più alti ministri e funzionari nazisti e proposero la soluzione finale della questione ebraica. "coordinare tutti i discorsi diretti a realizzare la soluzione finale". Eichmann scrisse il verbale di questa conferenza dalla lunghezza di 15 pagine dattiloscritte. Egli era definito il BUROCRATE del razzismo, l'architetto della soluzione finale (contabile, ragioniere perchè doveva razionalizzare le risorse). Le SS gli affidarono gli aspetti riguardanti la logistica ed efficienza della macchina dello sterminio --> spostamento di popoli Nel '42 diviene il coordinatore che organizzava il trasporto degli ebrei nei campi, i quali accettavano senza ribellioni, tranquillizzati dai capi delle comunità ebraiche. Secondo Arendt, se gli ebrei non si fossero fidati dei propri rabbini, molti di loro si sarebbero salvati. Era una persona frustrata, che si vergognava dei suoi bassi natali e bassa cultura, aveva soggezione di fronte ai suoi superiori. Egli legittimava le azioni più turpi, se si trattava di decisioni prese da gente che riteneva ammirabile e superiore. Verificata l'impossibilità pratica di trasportare gli ebrei nel Madagascar, a causa dell'andamento negativo della guerra, si cercò una soluzione alternativa. All'inizio del dibattito Heydrich espose il problema del trasporto degli ebrei di tutta Europa nell'area di influenza tedesca. Dopo varie discussioni venne presa la decisione di compiere una vera e propria pulizia etnica, uno sterminio sistematico di tutta la razza ebraica dall'Europa. La "Soluzione finale" avrebbe coinvolto oltre 11 milioni di ebrei, la globalità della popolazione ebraica. A questo punto restava da decidere il modo con cui questo sterminio andava effettuato: le fucilazioni di massa eseguite fino ad allora dalle SS creavano molti problemi ai soldati tedeschi, soprattutto di natura psicologica, per cui vennero scartate. --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Arendt lo presenta nel suo libro, con toni ironici lo fa giocando con le stesse parole che Eichmann diceva di sé: “un amico degli ebrei”, “un esperto in questioni ebraiche”, davvero “desideroso” di trovare una soluzione per il popolo ebraico. Colui che progetta di portare quattro milioni di ebrei in Madagascar, secondo un modello di progetto, recepito da Herzl. Molti fraintendono l’ironia con cui Arendt gioca con questi cliché, accordando così credito alla versione di Eichmann. L’accusano di voler davvero credere davvero che Eichmann avrebbe fatto a meno dello sterminio. Per lei Eichmann non è né un imbecille né tanto meno un mostro, soltanto un normale funzionario, la cui limitata capacità d’iniziativa aveva ceduto al peso di una altra ben più radicale spinta: l’esecuzione cieca della legge. “Nella sua vita monotona, priva di senso e di importanza, il vento aveva finalmente soffiato per proiettarlo in quello che poteva essere la storia...”. Un uomo che mancava d’immaginazione. Questa inconsapevolezza, questa mancanza di pensiero può fare più male di qualsiasi cosa, di tutti i malvagi istinti riuniti. Arendt continua a chiedersi ostinatamente perché nessuno è in grado di riconoscere che una persona normale, media, è particolarmente stupida, né particolarmente fanatica, né cinica, possa essere assolutamente incapace di distinguere il bene dal male. Davvero forse fino alla conferenza di Wannsee  Eichmann aveva nutrito dubbi nei confronti di una soluzione così radicale, ma l’onore di essere stato accolto a questa conferenza, di aver potuto parlare con alti gerarchi nazisti, lo aveva fatto sentire desideroso di portare avanti il compito che gli era stato assegnato. A questo proposito Eichmann si dipinge come un esecutore. Arendt spinge forse troppo lontano il paradosso. Eichmann è l’archetipo del cittadino rispettoso della legge, tanto che gli si può davvero credere quando dichiara di aver semplicemente adattato l’imperativo categorico di Kant all’uso domestico del piccolo uomo. Tutto ciò è però inaccettabile nel contesto del processo. Sull’argomento de “La banalità del male” c’è stata una chiara volontà di fraintenderla, perché chi legge il libro ha presente l’ironia dell’autrice, che vuole quasi coprire una ferita a riguardo di Eichmann. Non è né un demonio né un cretino. Bettina Stangneth, una filosofa tedesca che vive ad Amburgo, ha lavorato attorno alla figura di Eichmann per oltre un decennio. Uscì poi un libro provocatoriamente intitolato “Eichmann prima di Gerusalemme. La vita non verificata di un assassino di massa”. Lei sostiene che la Arendt, morta nel 1975, fu ingannata dalla performance quasi teatrale di Eichmann al processo. A 51 anni dalla pubblicazione de "La banalità del male", il lavoro della Stangneth capovolge le tesi della Arendt che nel 1961 seguì il processo. Stangneth lavorò come uno storico, rovistando in 30 archivi internazionali e consultando migliaia di documenti, come le oltre 1.300 pagine di interviste segrete rilasciate da Eichmann nel 1957 a Willem Sassen, un giornalista ex nazista residente a Buenos Aires. Un libro che rivela tanti inediti, come la lettera scritta da Eichmann a un cancelliere per proporre di tornare in patria per essere processato e informare i giovani su ciò che era accaduto sotto Hitler. Ma il cuore del libro è il ritratto di Eichmann “esule” in Argentina, dove venne scovato e arrestato dagli agenti segreti del Mossad. All’apparenza era diventato un allevatore di conigli, con il nome di Klement. In realtà egli aveva conservato l’arroganza di un tempo e non era niente pentito. «Se 10,3 milioni di questi nemici fossero stati uccisi - ebrei - allora avremmo adempiuto il nostro dovere». "Invece del mostro omicida e antisemita che l’accusa cercava di dipingere, Arendt vide in Eichmann un nuovo tipo di assassino di massa, senza motivi malevoli e letali, una persona che non valutò mai il significato delle sue azioni o se ne assunse la responsabilità. Attribuiva ad Eichmann quello che lei definiva “Banalità”, l’incapacità di pensare dal punto di vista dell’altro.” [ depravazione, corruzione, fanatismo, antisemitismo]. Eichmann, che si difendeva invocando l'obbedienza, la sua "non competenza" a giudicare quanto gli veniva ordinato dai superiori, era mancato. Diventa incapace di vedere l'abiezione morale delle sue azioni: in questo senso "non capace di pensiero", per quanto dal punto di vista pratico sia dotato di “talento” e capacità d'iniziativa, e non mero esecutore. L’antico “maestro” Heidegger, che pensa da solo e delega il giudizio, rimanendo così "cieco, come un bambino sperduto nella foresta": incapace di vedere il significato delle sue azioni, fino a ritrovarsi dalla parte del male. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- NAZIFICAZIONE d'EUROPA FRANCIA --> Nel giugno del 1943, il reich viene proclamato Judenrein. L’Europa nazificata. La Francia del Governo di Vichy (stato satellite del Terzo Reich in Francia, e che governò di fatto la parte meridionale del paese – primo ministro Petain), acconsentì alla deportazione di 100.000 ebrei stranieri, ma poiché l’antisemitismo qui era di natura sciovinista (di un nazionalismo fazioso), non fece altrettanto per gli ebrei francesi – sabotandone la deportazione in maniera simile a quella dei belgi: essi arrivarono a lasciare aperti i vagoni diretti verso i campi di concentramento, di modo che gli ebrei potessero fuggire senza che il reich potesse incolparli di tradimento. NORVEGIA E DANIMARCA --> La Norvegia consegnò quasi tutti gli ebrei rimasti sul territorio (circa 7000). Le cose andarono in maniera molto diversa in Danimarca: l’intero popolo danese si ribellò alle deportazioni. La Danimarca fu l’esempio, secondo Arendt, di come i gerarchi nazisti compissero il male semplicemente perché condizionati dalla società hitleriana, semplicemente perché la gente non si opponeva ai rastrellamenti. Da questo paese furono infatti deportati solo 470 ebrei. In effetti la Resistenza dei Danesi a Hitler fu eroica. Il re arrivò ad indossare la fascia ebraica, i ministri minacciarono di presentare dimissioni se costretti a promulgare leggi razziali, e gli abitanti di Copenaghen organizzarono un'evacuazione con la Svezia– che proteggeva gli ebrei – pagando di tasca propria i costi per gli ebrei non abbienti. Ricondizionato dai lunghi anni trascorsi nella società danese, il comandante tedesco Werner Best– cui era stato ordinato di procedere alla deportazione forzata – proibì ai suoi uomini di violare qualsiasi proprietà privata, e sparse intenzionalmente la voce dell’imminente rastrellamento, per permettere agli ebrei di barricarsi nelle proprie case. ITALIA --> Essa fu inizialmente doppiogiochista: era il solo Stato la cui sovranità era rispettata dai tedeschi, e sebbene Benito Mussolini promulgasse leggi razziali, queste esentavano ogni ebreo iscritto al partito fascista. Almeno ciò accade da principio, poi anche in Italia le deportazioni furono sistematiche  Risiera di San Sabba, un campo di sterminio dotato di forno crematorio dove furono assassinate più di 5.000 persone. Nei Balcani, i nazisti si assicurarono l’appoggio popolare creando nuovi stati. Il nazismo qui infatti appoggiò la creazione di “stati delle minoranze”, come la Croazia. Nelle regioni balcaniche i numeri dei deportati sono altissimi. In questi paesi il ruolo di Eichmann fu centrale nell’organizzazione. Italiani --> brava gente --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- IMMANUEL KANT ha fondato una filosofia particolare: CRITICISMO. L'antisemitismo è comparso perchè il male era radicato nell'uomo. Quando egli parla di male radicale è il 1793 nell'opera "La religione entro i limiti della ragione". Parla dell'uomo come essere corruttibile. Inoltre cercava di conciliare 2 aspetti/ tesi paradossali: da una parte vi era l'uomo libero e dall'altra il male era naturale. MALE= una questione naturale in cui si parla del rapporto con l'uomo, vi è semplice inclinazione al male e predisposizione al bene. Il male è un atto di volontà, una questione che non può essere vinta solo con le forze dell'uomo. Egli fa il male perchè è libero di farlo. Questo è un male anteriore. La libertà in filosofia è un tema complesso. L'uomo è libero di fare il male anteriore alla libertà stessa. Noumeno: ciò che non è spiegato dalla ragione, non percepibile come tangibile, ma a cui si può arrivare tramite il ragionamento. Il male non è radicale, semplicemente va a pari passo con la banalità. Forse il male si può estirpare con un antidoto, che è il pensare da sè e liberamente, capacità dell'uomo di giudicare, prendere decisioni ecc.. ARENDT tenta di comprendere il perchè l'uomo arrivi a fare il male. Inoltre vuole consegnare alle nuove generazioni degli elementi utili per riconoscerlo. L'immagine del fungo è la forma più chiara per rappresentarlo: come una bomba atomica, il male si estende come un fungo. Parla di un male senza radici, un male arizomato, poichè lei essendo atea non ritiene il bene massimo Dio, ma la capacità di ragionare, di pensiero e giudizio. Arendt rovescia le tesi Kantiane: per lei il male è segno che noi non siamo liberi, ma stiamo rinunciando alla libertà, alla capacità di giudizio, solo questo ci rende liberi; per lui l'uomo è come un legno storto, ovvero l'uomo è libero. Lei si sta distaccando dalla tradizione e sta costruendo una nuova realtà filosofica. Mette in luce che le azioni più malvagie possono essere trasmesse nella NORMALITA', non è necessario essere mostri per fare del male es. Eichmann era un uomo normale. I crimini possono essere fatti da chiunque, tutte le volte che una persona smette di pensare e rinuncia alla capacità critica. Arendt fa riferimento alla figura del BORGHESE, che è preso dai doveri e dalla pace domestica, come Himmler comandante delle forze di sicurezza del 3° Reich, che non era una persona fanatica. (1° Hitler - 2° Himmler - 3° Ghobels/Ghring) RADICAL BOSE di Kant a confronto con La BANALITA' del MALE "Critica della Ragion Pratica" di Kant è un'opera in cui si studiano le condizioni trascendentali dell’agire morale, la cui legge si presenta come un «IMPERATIVO CATEGORICO», ossia pura legge del dovere. Esso è fondato sulla norma dell’«agire secondo ragione», dove la ragione è intesa in senso universale =MASSIMA UNIVERSALE. Per Kant l'essere umano non può essere un mezzo, non può essere strumentalizzato per il soddisfacimento di mio interesse particolare. Kant definisce un imperativo come una proposizione che dichiara una massima di un'azione essere necessaria. Mentre la massima è un principio soggettivo, mentre l'imperativo categorico è un principio oggettivo; l'intenzione è poi il fondamento intrinseco della massima. Si mettono a confronto le 3 formulazioni dell'imperativo categorico. 1- Agisci secondo quella massima che, nello stesso tempo, puoi volere che divenga legge universale (massima universale) 2- agisci come se la massima della tua azione dovesse essere elevata dalla tua volontà a legge universale della natura 3- agisci in modo da trattare l’umanità (la tua persona, quella di ogni altro) sempre come fine, mai solo come mezzo La 2 e 3 sono sotto-categorie. Nel momento in cui inverto le due massime io do la precedenza al mio IO. La critica della massima universale viene usata nei confronti di Eichmann poichè durante le vicende processuali si difende usando Kant. Dice di aver solo eseguito gli ordini, che era il proprio dovere da buon cittadino e soldato e questa autodifesa sorprende tutti. Diventa incapace di vedere l'abiezione morale delle sue azioni. L'INDIGNAZIONE di Arendt e dei giudici, nasce dal fatto che cita Kant nel passo in cui parla dell'imperativo categorico--> qui si tratta l'ETICA del DOVERE. Infatti i giudici lo esorteranno a chiarire questo passaggio. Egli ammette che non poteva fare nulla per cambiare le cose: Arendt parla di obbedienza cadaverica, cieca, acritica (Eichamnn cita kant, i tedeschi si allineano, gli ebrei non reagirono). Secondo Arent "Nessuno di noi ha il diritto di obbedire" e per questo citica i SONDER COMMANDOS (i gruppi speciali di deportati che collaboravano conle SS) "i gruppi di segreto", poichè non potevano condividere con gli altri ciò che vedevano o facevano, es. rimuovere i corpi morti dalle camere a gas e incenerirli. Il movente delle sue azioni deriva dalle leggi generali della Germania, ma cita la suggestione Kantiana dicendo che "la legge è legge", in quanto anche Socrate affermava che accettava la legge anche se non sempre era giusta. Eichmann ritiene di aver eseguito una massima universale. Egli in realtà non si era ispirato alla massima cristiana, ma alla legge di Hitler, quindi non una legge di salvezza. Egli non aveva obbedito a ordini generici, ma alle leggi della Patria, leggi a cui non si poteva trasgredire. In questo tentativo di autodifesa aveva il dovere di rispettare la legge: come soldato sentiva di avere vincoli con la Germania. Quindi non si è mai posto la Questione Della Giustizia, se fosse giusto o no. Nella banalità del male, Arendt riflette su come nella mente di E. lui avesse potuto inertire le 2 massime Kantiane: SI mass. universale e NO mass universale. Comincia a pensare che il male abbia a che fare con persone banali, addirittura da citare Kant in malo modo per giustificarsi. Distinzione tra SOLITUDINE ed ESTRANEAZIONE. - SOLITUDINE = nomos in greco. Colui che ha la capacità di continuare a parlare con se stesso, rimanere in contatto - ESTRANEAZIONE = si sente in maniera forte quando siamo in compagnia, viene circondato dagli altri, ma non ci può vivere insieme, solo accanto perchè c'è ostilità da parte degli altri. Epitteto --> filosofo risalente al I sec d.C. visse in condizioni di schiavitù per 30 anni. Egli riflette sui mali del mondo. La solitudine è vista come un DUE IN UNO, in cui io sono solo con me stesso; essa però può diventare estraneazione quando io mi escludo totalmente e resto soltanto UNO. Solo nella SOLITUDINE riusciamo ad ascoltare la nostra voce interiore, sono costretto a fare i conti con la mia coscienza. Automaticamente se riesco ad ascoltare il mio interiore io riesco a vivere con gli altri. Questo dialogo con me stesso è essenziale per non confondere la mia identità con quella degli altri. Io non rinuncio agli altri ma semplicemente mi aiutano a capire la mia identità. È importante riflettere su di sè, autenticazione dell'io. La solitudine diventa ESTRANEAZIONE quando eludo gli altri, quando perdo l'umanità e rinunciamo ad ascoltare la nostra coscienza. La COSCIENZA è vista come un "amico molesto" perchè ci comunica le cose che dovremmo fare, non comanda, ma ci fa da specchio. Termine preso da Platone --> amico molesto . Da Socrate --> due in uno. Noi conosciamo Socrate grazie a Platone. Egli afferma che bisogna imparare a riconoscere il bello dal brutto, non lasciarsi ingannare dalle apparenze. Giornata tipo di Socrate: scalzo, con solo una veste, faceva filosofia per strada e poi la sera quando tornava a casa incontrava questo suo amico molesto che gli dava tormento, ma lui lo doveva sopportare perchè sa che le cose belle sono sempre difficili. Sapersi confrontare con la propria coscienza significa saper pensare e riflettere su sè. Ma non tutti sono in grado di farlo. Un esempio è Ippia Maggiore, a cui manca la finezza psicologica che tutti i filosofi dovrebbero avere. Egli era talmente tanto sicuro di sè che non ascoltava la sua coscienza. Era felice, ma è una felicità apparente perchè ha lasciato da parte la coscienza. Chi pratica il male non vuole affrontare questo amico molesto. Eppure solo questo dialogo con noi stessi ci tiene attaccati all'umanità, ci costringe a farci carico delle nostre responsabilità. Il compito morale di ognuno è interrogarsi su se stesso, se un'azione è giusta o no. Secondo lei il male non è mai 'radicale', ma soltanto estremo, e non possiede né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, ed nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua "banalità"... solo il bene ha profondità e può essere integrale. 6) LA VITA DELLA MENTE= Pubblicata postuma. SULLA RIVOLUZIONE
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