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Appunti di filosofia della prassi umana, Appunti di Filosofia

Appunti di filosofia della prassi umana unicatt

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 20/06/2018

sara_esposito4
sara_esposito4 🇮🇹

4.2

(34)

41 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti di filosofia della prassi umana e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Filosofia della prassi umana. VITA ACTIVA _"L' umanità non resterà per sempre legata alla terra" Questo sentimento è stato per un certo tempo un luogo comune. Esso mostra che gli uomini, in qualsiasi campo, non solo non tardano a mettersi al passo con le scoperte scientifiche e gli sviluppi della tecnica, ma li precedono addirittura di decenni. La terra è la vera quintessenza della condizione umana, è la natura terrestre, per quanto ne sappiamo, è l'unica nell'universo che possa provvederemo gli essere umani di un habitat in cui muoversi e respirare senza sforzo e senza artificio. D'artificio del mondo umano separa l'esistenza umana dall'ambiente meramente animale, ma la vita è estranea a questo mondo artificiale, è attraverso di essa l'uomo rimane in relazione con gli altri organismi viventi. Molti sforzi scientifici sono stati diretti in tempi recenti a cercare di rendere artificiale anche la vita, a decidere l'ultimo legame per cui l'uomo rientra ancora tra i figli della natura. È lo stesso desiderio di evadere dalla prigione della terra che si rivela nel tentativo di creare la vita in una provetta, nel desiderio di m mescolare "sotto il microscopio il plasma germinale congelato di persone di comprovato valore per produrre esseri umani superiori" e "modificarne la grandezza , forma e funzione " ; io credo anche che un desiderio di sfuggire alla condizione umana si nasconda nella speranza di protrarre la durata della vita umana al di la del limite dei cento anni. Quest'uomo del futuro, che gli scienziati pensano di produrre nel giro di un secolo, sembra posseduto da una sorta di ribellione contro l'esistenza umana come gli è stata data, un dono gratuito proveniente da non so dove, che desidera scambiare, se possibile, con qualcosa  che lui stesso abbia fatto. Non c'è motivo di dubitare della nostra capacità di effettuare uno scambio di genere, come non c'è ragione di dubitare  del nostro potere attuale di distruggere tutta la vita organica sulla terra.La questione consiste solo nel vedere se vogliamo servirci delle nostre nuove conoscenze scientifiche e tecniche in questa direzione, ed è una questione che non può essere decisa con i mezzi della scienza; è una questione politica di primo ordine, e perciò non può essere lasciata alla decisione degli scienziati di professione e neppure a quella dei politici di professione. Ma può darsi che noi siamo creature legate alla terra e abbiamo cominciato a comportarci come se l'universo fosse  la nostra dimora, non riusciremo mai a comprendere, cioè a pensare è ad esprimere , le cose che pure siamo capaci di fare. Sarebbe come se il nostro cervello, che costituisce la condizione fisica, materiale dei nostri pensieri, fosse incapace di seguirci in ciò che facciamo. Se la conoscenza si imparasse irreparabilmente dal pensiero, allora diventeremo esseri senza speranza, schiavi non tanto delle nostre macchine quanto della nostra competenza, creature prive di pensiero alla mercé di ogni dispositivo tecnicamente possibile, per quanto micidiale. Ogni volta che è in gioco il LINGUAGGIO, la situazione diviene politica per definizione, perché è il linguaggio che fa dell'uomo un essere politico. Infatti le scienze oggi sono state costrette ad adottare un "linguaggio^  di simboli matematici  che sebbene inteso inizialmente solo come abbreviazione di proposizioni discorsi e, contiene ora enunciati tali da non poter essere in nessun modo ritradotti nel discorso. Il motivo per cui sarebbe forse  saggio dal diffidare dal giudizio politico degli scienziati in quanto scienziati non è tanto la loro mancanza di "carattere" per non essersi rifiutati di creare le armi atomiche, ma il fatto che essi si muovano in un mondo in cui il linguaggio ha perduto il suo potere. E qualsiasi cosa l'uomo faccia, conosca o sperimenti, può avere significato solo nella misura in cui se ne può parlare. Ma gli uomini nella pluralità, cioè, gli uomini in quanto vivono, si muovono e agiscono in questo mondo, possono fare esperienze significative solo quando possono parlare ed attribuire reciprocamente un senso alle loro parole. Automazione: in pochi decenni vuoterà probabilmente le fabbriche elibererà il genere umano dal suo più antico e più naturale fardello, il gioco del lavoro e la schiavitù della necessità. Aspetto fondamentale della condizione io ne umana :ribellione contro di esso è desiderio di essere liberati dalla "fatica e dell'affanno" del lavoro. Tutto questo non è moderno ma vecchio come la storia che ci è stata tramandata.La libertà del lavoro in essa non è nuova; un tempo era uno dei privilegi più radicati di pochi individui. E da questo punto di vista può sembrare che il progresso scientifico e l'evoluzione della tecnica siano stati impegnati solo per conseguire ciò che tutte le generazioni passate avevano sognato senza poterlo realizzare. Tuttavia è solo così in apparenza. L'età moderna ha comportato anche una glorificazione teoretica del lavoro.  La realizzazione del desiderio,però, come avviene nelle fabie, giunge al momento in cui può essere solo una delusione. È una società di lavoratori quella che sta per essere liberata dalle pastoie del lavoro.  Persino i presidenti , i re e i primi ministri considerano le loro funzioni come un lavoro necessario alla vita della società, è anche tra gli intellettuali sono rimasti solo pochi individui isolati a considerare il loro lavoro come un'attività creativa piuttosto che come un mezzo di sussistenza. Ci troviamo di fronte alla prospettiva di una società di lavoratori senza lavoro, privati cioè della sola attività rimasta a loro. Certamente non potrebbe esserci niente di peggio. A tali preoccupazioni e difficoltà questo libro non offre una risposta. Ciò che io propongo piuttosto nelle pagine che seguono è una riconsiderazione della condizione umana dal punto di vista privilegiato che ci concedono le nostre più avanzate esperienze e le nostre più recenti paure.  Questo, evidentemente, è materia del pensiero, è la mancanza di pensiero mi sembra tra le principali caratteristiche del nostro tempo. Quello che io propongo perciò è molto più semplice : niente di niente e pensare a niente e facciamo."Ciò che facciamo" è infatti conferma principale di questo libro. Esso concerne solo le articolazioni più elementari della condizione umana , quelle attività che tradizionalmente sono alla portata di ogni essere umano.Per questa e per altre ragioni, la più alta e forse la più pura attività di cui l'uomo è capace, il pensiero, non viene presa in considerazione. Il libro si limita a un esame dell'attività lavorativa, "dell'opera" e dell'azione ( che costituiscono l'oggetto dei tre capitoli centrali ; mentre l'ultimo capitolo tratta dell'età moderna). Tuttavia l'età moderna non si identifica con il mondo moderno. Da un punto di vista scientifico, l'età moderna, che cominciò nel XVII secolo, è terminata agli inizi del del ventesimo; da un punto di vista politico il mondo moderno, in cui viviamo oggi, è nato con le prime esplosioni atomiche.  Mi limito, pittosto, a un'analisi di quelle generali capacità umane che nascono dalla condizione umana e che sono permanenti.  Lo scopo dell'analisi storica qui svolta è ricondurre l'alimentazione del mondo moderno alle sue origini, e ciò al fine di arrivare a comprendere la natura della società, quale si è sviluppata e mostrata al momento in cui fu sopraffatta dall'avvento di un'era nuova è ancora sconosciuta. LA CONDIZIONE UMANA Con il termine "vita activa" si propone di di sognare tre fondamentali attività umane: l'attività lavorativa, l'operatore e l'agire; esse sono fondamentali perché ognuna corrisponde a una delle condizioni di base in cui la vita sulla terra è stata data dall'uomo. Attività lavorativa: corrisponde allo sviluppo biologico del corpo umano, il cui accrescimento spontaneo, metabolismo e decadimento finale sono levati alle necessità prodotte e alimentate nel processo vitale dalla stessa attività lavorativa. La condizione umana di quest'ultima è la vita stessa. Operare: è l'attività che corrisponde alla dimensione non naturale dell'esistenza umana. Il frutto dell'operare è un mondo "artificiale"di cose, nettamente distinto dall'ambiente
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