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Alfieri: La Vita - Selezione e Scopo dell'Autobiografia, Appunti di Letteratura

L'approccio di alfieri alla scrittura di una autobiografia, che consiste in una selezione di particolarità per lo studio dell'uomo in generale. Alfieri spiega il suo scopo, che non è quello di raccontare la vita di un individuo, ma di offrire materiale per lo studio dell'uomo attraverso il racconto. Il documento include anche una discussione sulla discrezione di alfieri, il suo stile di scrittura e la struttura dei titoli delle sue epoche.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 13/08/2019

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Scarica Alfieri: La Vita - Selezione e Scopo dell'Autobiografia e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! LETTERATURA 03/05/2017 Alfieri nella sua scelta narrativa abbia deciso di operare una selezione, che viene comunicata al lettore proponendogli di saltare le parti di meno interesse. Alfieri precisa poi di aver attuato un ulteriore selezione trascurando le minuzie ma si sforzi invece di narrare particolarità che possono contribuire allo studio dell’uomo in genere. Alfieri così dichiara la finalità della sua opera che non è quella di raccontare la vita di un individuo ma di offrire attraverso il racconto materiale per lo studio dell’uomo in generale, proposito incline a ciò che aveva dichiarato Rousseau nel proemio delle confessioni. Alfieri, alla fine dell’introduzione, ricorda che queste particolarità che possono contribuire allo studio dell’uomo in generale si potevano associare alla metafora dell’uomo come pianta. Non ho intenzione di dar luogo a nessuna di quelle altre particolarità che potranno risguandare altre persone, le di cui peripezie si ritrovassero, per cosí dire, intarsiate con le mie: stante che i fatti miei bensì, ma non già gli altrui, mi propongo di scrivere. Non nominerò dunque quasi mai nessuno individuandone il nome, se non se nelle cose indifferenti o lodevoli. Allo studio dunque dell'uomo in genere è principalmente diretto lo scopo di quest'opera. E di qual uomo si può egli meglio e più dottamente parlare, che di sé stesso? quale altro ci vien egli venuto fatto di maggiormente studiare? di più addentro conoscere? di più esattamente pesare? essendo, per cosí dire, nelle più intime di lui viscere vissuto tanti anni? Quanto poi allo stile, io penso di lasciar fare alla penna, e di pochissimo lasciarlo scostarsi da quella triviale e spontanea naturalezza, con cui ho scritto questa opera, dettata dal cuore e non dall'ingegno; e che sola può convenire a cosí umile tema. In questa ultima parte ritornano dei temi, come la dichiarazione di Alfieri dove esiste un progetto di narrazione di se legato non soltanto alla memoria ma ad un progetto narrativo che ha modalità ben precise, da un lato c’è il problema della discrezione, Alfieri si preoccupa di dire che non nominerà nessuno di coloro che hanno intersecato la sua vita se non per avvenimenti importanti e lodevoli, facendo così non metterà mai a rischio la reputazione di nessuno, proponendosi di agire con discrezione. Alfieri descrive questo progetto narrativo come una scelta di coraggio opposta ad una scelta di viltà che trascura i racconti più scomodi. In realtà l’autore cerca di essere un buon mercate di sé stesso, cercando di non utilizzare due pesi e due misure ma di raccontare tutto il vero di sé stesso, partendo dalla scelta di episodi significativi che consentano prima di conoscere l’uomo Alfieri e poi di conoscere l’uomo in generale. Il fatto di non scrivere di altri ha anche un altro aspetto importante, rivela che l’autobiografia di Alfieri è un’opera concentrata sullo studio interiore e togliendo episodi che potessero danneggiare la vita altrui, si mette al centro la concentrazione dell’autobiografo sulla propria vita interiore, come era per Rousseau. Viene inoltre ribadito nell’introduzione che lo scopo di questa opera (La Vita) è lo studio dell’uomo in generale, e dunque dell’uomo meglio noto a chi scrive, cioè sé stesso. In poche epoche si è capovolta la situazione, il pensiero riguardante l’autobiografia, si è passati da un periodo in cui si censurava la scrittura di sé si arriva ad un autore che dichiara che l’unica cosa di cui si piò parlare bene è se stessi, in quanto ci si conosce meglio. La realtà dell’uomo che è sé stesso è la realtà meglio conosciuta, quindi chiunque voglia scrivere sull’uomo non può che scrivere di sé. È un cambiamento epocale riguardante questo tipo di opere derivante da quell’orgoglio che Rousseau ha dichiarato nelle confessioni cioè di aver fatto il solo ritratto d’uomo corrispondente al vero e anche il solo che esisterà, quindi l’unico possibile. In Alfieri è importante lo stile, l’autore dichiara che viene utilizzato uno stile dettato dal cuore e non dall’ingegno, è un modo di scrivere spontaneo, sostiene di non aver adoperato quella scelta stilistica che invece era tipica della tradizione letteraria italiana. Quanto poi allo stile, io penso di lasciar fare alla penna, e di pochissimo lasciarlo scostarsi da quella triviale e spontanea naturalezza, con cui ho scritto questa opera, dettata dal cuore e non dall'ingegno; e che sola può convenire a cosí umile tema. Utilizzando uno stile spontaneo è lo stile più adatto al tema umile che sono io, cioè il soggetto che si racconta, associando l’autobiografia ad uno stile di scrittura particolare. Alfieri nasce di madrelingua francese, impara un latino scolastico, ma durante la sua vita impara anche l’italiano; una lingua italiana non ancora unificata. Lo stile di Alfieri viene ripreso anche da Nievo, come schema di base. I titoli di Alfieri sono molto significativi. Titoli delle epoche Epoca prima PUERIZIA ABBRACCIA i primi nove anni di vegetazione Epoca seconda ADOLESCENZA ABBRACCIA otto anni di ineducazione Epoca terza GIOVINEZZA ABBRACCIA circa dieci anni di viaggi e dissolutezze Epoca quarta VIRILITA’ ABBRACCIA trenta e più anni di composizioni, traduzioni e studi diversi (questa epoca dura meno di 30 anni perché l’autore muore a 54 anni) Questa successione di titoli delinea un percorso in costante ascesa, dove si passa dal semplice vegetale, dal vivere senza scopo ad una virilità fatta di lavoro intellettuale. Nel percorso c’è l’educazione scolastica, di cui Alfieri non ha una grande opinione la chiama addirittura ineducazione; segue poi un periodo che associa ai viaggi e a un comportamento morale non ineccepibile (dissolutezza). Le prime tre epoche sono descritte in termini negativi mentre la quarta epoca è in termini positivi il momento di svolta di miglioramento è alla fine della terza epoca. Riflettendo dalla natura dell’autobiografia, questa parte dal momento in cui in narratore decide di scriverla, quel punto diventa un riferimento da cui guardare indietro, per Alfieri è la maturità intellettuale e si rende conto che il tempo trascorso per lui è un tempo sprecato, come se fosse un vegetale. L’idea di Alfieri è che la maturità e l’età adulta arrivi compiendo il proprio destino, per lui era quello di diventare uno scrittore tragico e arriva nel momento in cui si passa dalla terza alla quarta epoca. La coscienza di un destino che compie la persona, la riempie e la realizza. Nei titoli dei capitoli si ha l’impressione di un libro duplice che ha una natura doppia, da una parte c’è un percorso che porta dalla dissolutezza agli studi, dalla vegetazione alla traduzione, un impianto di progressiva conversione in cui l’individuo arriva finalmente a compiere solo in un determinato momento; nella quarta epoca succede che le vicende private dell’individuo Alfieri si intrecciano con le vicende intellettuali, con la carriera letteraria; mentre le prime tre epoche sono solo vita privata e in si compie il racconto degli episodi che possono contribuire allo studio dell’uomo in generale. Dopo la conversione letteraria c’è un momento retrospettivo e Alfieri guarda al passato in due modi: - in primo luogo guarda il passato e i suoi avvenimenti come se fossero poco importanti o negativo, con questo modo si avvalora la struttura letterale astrattiva, una visione del mondo dopo una conversione, una rottura netta tra il tempo dell’ignoranza precedente e il tempo della realizzazione intellettuale. Il tempo considerato da Alfieri il periodo dell’ignoranza viene raccontato con toni ironici con uno stile confidenziale dettato dal cuore, si affronta così la biografia con l’idea della rottura e il cambiamento – in secondo luogo Alfieri guarda le prime tre epoche in maniera opposta a prima, guarda gli episodi come se avessero in sé dei segnali che poi si rivelano vincenti, segnando già il suo destino che si compirà con la scrittura. In questo modo coglie una predestinazione ostacolata e deviata che poi vince, portando ad uno sguardo di continuità. La stessa indole dell’età adulta era già presente in parte nell’infanzia nella adolescenza e nella giovinezza che poi si realizza, trovando una sorta di continuità nel tempo e le prime tre epoche
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