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appunti di letteratura italiana anno accademico 2021/2022, Appunti di Letteratura latina

in questo documento sono presenti gli appunti di ogni lezione della professoressa Bonvicini, corso tenutosi nel primo semestre presso università di Parma.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 09/04/2022

sarab011
sarab011 🇮🇹

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Scarica appunti di letteratura italiana anno accademico 2021/2022 e più Appunti in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! ORAZIO è un autore latino, scrive delle lettere indirizzate a vari personaggi famosi che affrontano problemi diversi. Vive nel primo secolo a.c. tre le guerre civili, fra Cesare e Pompeo, e l’impero augusteo. Nel periodo augusteo abbiamo un impulso verso la cultura, Augusto promuoveva gli studi e le produzioni artistiche. mecenatismo—> personaggio importante che aiuta la diffusione della cultura. POESIA DIDASCALICA—>la poesia di Orazio è una poesia che spiega qualcosa, è in esametri. Epistola III ARS POETICA—> Si interessa di far poesia e dei modi di procedere dell’artista: le regole che si deve seguire per comporre un’opera letteraria. v.1-8 da questo verso capiamo che la lettera è indirizzata a Pisoni e ai suoi due figli. Pisoni è un personaggio importante, aveva due figli molto interessati alla letteratura, da Ovidio capiamo che questi avevano scritto delle opere che però a noi non sono arrivate. Il libro scritto si può paragonare a un quadro. Paragone tra il linguaggio di tutte le arti. Rappresentazione che imita la natura. Il principio di fondo della poetica oraziana è quello della verosimiglianza, l’arte imita la natura. Questa opera di Orazio era molto conosciuta fino al Romanticismo, era fondamentale per tutti colori che si dedicavano alle arti artistiche. V8-12 Il pittore può seguire una ispirazione che a volte va contro le norme comuni della vita. Orazio di ce che all’artista sono concesse delle libertà che l’uomo comune non ha purché siano entro certi limiti. Uno può cambiare qualcosa ma senza esagerare 4 principio l’equilibrio. v. 13-16 Non bisogna perdersi in chiacchiere inutili, bisogna andare dritto al punto senza dilungarsi in disposizioni che non servono: fa degli esempi di digressioni che possono anche essere piacevoli ma sono inutili. v17—> di inverno era facile naufragare, quando uno dopo il naufragio arrivava a riva e riusciva a salvarsi andava da un pittore e gli commissiona un dipinto che ricordasse quello che era accaduto da portare da portare al tempio degli idea. A questa persona non si può disegnare un cipresso, gli si deve disegnare un naufragio. v38 —>Ognuno deve affrontare un tema adeguato, chi ad esempio è portato per la prosa e chi per il genere comico. Ognuno ha delle caratteristiche diverse e bisogna che queste vengano seguite, non si può fare qualcosa che è lontana dalla nostra natura. Facundia: parlare bene. Si usava per il parlare degli dei. Il fato è il destino, superiore alla volontà degli dei. Lucidus ordo: trasparente. Ordinamento chiaro, esposizione lineare. Se possiedi la materia sei in grado di scrivere in maniera eloquente e chiara i tuoi pensieri. Ripete le cose più volte poiché è un opera didascalica, cioè che insegna. Ogni volta che ripete un concetto fa degli esempi, presenta delle situazioni o immagini diverse. v46 Nel scegliere le parole devi essere prudente e leggero, non scegliere un linguaggio volgare o espressioni né troppo comuni né troppo elevate, bisogna usare un linguaggio medio. Callida iunctura: felice. Callidus: ha il valore di ‘astuto’. Qui ha il valore di calli, che vengono a qualcuno che lavora tanto e che usa molto le mani e che ha tanta esperienza. LINGUAGGIO—> La parola conosciuta, linguaggio comune, ma magari accostando una parola comune ad un altra inattesa noi leviamo un significato diverso, la arricchiamo e facciamo si che il lettore percepisca qualcosa di nuovo. Egregie->egregio: indicava un animale che usciva dal greggio, appariva più bello e forte rispetto a tutti quelli che erano nel gregge. Ora egregio è uno che si distingue. Latino è lingua dei contadini: originariamente la civiltà latina era fatta da contadini quindi le parole che usavano quotidianamente di man in mano sono passate a significare dei concetti che sono in rapporto all’uso primitivo. Orazio si pone il problema dei Neologismi: ci dice che a volte sono inevitabili quando non si può dire quella certa cosa lì con un termine che esiste già. (es. i romani non avevano una parola che potesse esprimere i concetti filosofici) solo se è indispensabile—> devono essere imitate dal greco. Cetegi: popolazione arcaica prima di Orazio, non avevano mai sentito quelle parole nuove create all’occorrenza. Polemica letteraria: Plauto e Cecilio cioè gli autori arcaici, Virgilio e Vario sono contemporanei di Orazio. Gli arcaici potevano creare delle parole nuove, i contemporanei no. Quando un neologismo entra nel linguaggio comune l’accademia della Crusca lo approva. Gli analisti vogliono conservare la lingua della tradizione, gli anomalisti consentono l’introduzione di variazioni. Cesare sosteneva che la lingua latina doveva restare così com’era e molti aderivano a questa corrente di pensiero, Orazio fa una polemica e dice che se lo hanno fatto gli arcaici qualche anabolismo lo possiamo creare anche noi. Ultimi versi: per noi aka lingua è una convenzione, oggi una cosa si chiama cos’ perché per natura una cosa si deve chiamare così. Quella lingua in parte è morta ed è stata sostituita da parole nuove. Linguaggio è un elemento naturale e tutte le cose naturali muoiono( opere per migliorare la vita dei concittadini, essendo opere di uomini anche queste saranno destinate a morire). Dal verso 73… Abbina indissolubilmente la metrica ad un genere letterario. Il primo genere quello che parla di re, di condottieri e di guerre—>GENERE EPICO va scritto nello stesso metro (esametro) che ha usato Omero, Omero è il primo che ha scritto un’opera epica, primo nel senso che è stato il più importante, ha scritto in maniera così efficace che tutti i suoi successori si sono ispirati a lui. Scrive in greco perciò il modello della poesia epica deve essere scritto in greco. Aristotele esprimeva un giudizio di valore su questo, i latini non esprimono un giudizio di valore ma la riconoscono come opera fondamentale. 74-76 metro elegiaco: metro di quel genere che si chiama elegia. E’ ancora discusso di chi sia l’inventore, Omero lo diffonde ma non sappiamo chi sia il primo ad aver scritto dell’elegia. Per tutti i generi Orazio va a ‘cercare’ l’inventore. Gli autori latini hanno un modello nel mondo greco, Omero. Omero è il punto di riferimento (modello) per chi scrive il genere epico. Il concetto di originalità è diverso quello del mondo antico—> per gli antichi originale è uno che ha un modello davanti e fa proprio questo modello, interpretandolo in maniera personale. L’GENERE ELEGIACO: rapporto con il metro, versi: esametro e pentametro. Nasce in Grecia, originariamente l’elegia indicava il compianto, inizialmente era un componimento funebre poi si estende a elementi luttuosi. A Roma elegia è soprattutto elegia d’amore, poesia su degli amori che sono abbastanza tristi. Solo Ovidio scriverà due raccolte di elegia dove lui piange la sua sventura poiché viene mandato in esilio da augusto, paragona l’esilio alla morte. Gli altri autori come Tibullio vengono definiti poeti elegiaci di amore, parlano della donna amata, la componente della tristezza è marginale ma questo amore spesso non è ricambiato. Genere letterario che a Roma è elegia d’amore. Archiloco poeta arcaico greco che si dedica alla POESIA DI INVETTIVA. Il metro è giambo nasce per l’invettiva ma poi si è esteso, per i latini, alla commedia e alla tragedia. socco e coturno l’uditore immagine l’attore sulla scena e diventa immagine efficace e adatta alla poesia. GENERE LIRICO: cita la lira, era tipo accompagnare questa composizione con il suono della lira. Orazio della lirica (vicino al genere epico) del modo antico dice che canta le vittorie (ex.olimpiadi)quindi è in parte celebrativo, in parte legato agli dei. La lirica greca era molto più Ci sono però periodi di ozium, cioè tempo libero che si deve occupare in attività letteraria, che ti consente di recuperare le forze, secondo Orazio ci si deve mettere a leggere. Conclusione verso 407—>Orazio ripropone un discorso: la poesia è 50% ispirazione e 50% conoscenza tecnica, una non esclude l’arte, da sole non vengono nulla. OVIDIO, METAMORFOSI Ovidio è di una generazione posteriore a Virgilio, Orazio, vive nel secondo periodo augusteo e muore nel 15 secolo d.c., un pò più giovane di Orazio. Scrive molte cose, inizia con delle elegie d’amore ->canti che celebrano la donna amata, dopo scrive dei trattati didascalici. Scrive anche opere epiche, racconta tutte le feste sacre di Roma, in poesia; ARS AMATORIA-> trattato didascalico, tecnica di corteggiamento per attirare l’attenzione della donna e poi conquistarla. Dedica anche un libro alla donna, quali tecniche mette in campo per conquistare un uomo. l’altra opera epica sono le METAMORFOSI, ->il primo libro ci dice che racconterà di forme mutate (filo conduttore è la trasformazione), DICE CHE VUOLE FARE UN’OPERA CONTINUA CHE VA DAL CAOS FINO AI GIORNI NOSTRO. I versi sono esametri, tipici di un’opera epica; insistenza sul termine ‘nuovo’, vuole sottolineare il contenuto e la novità dell’opera. Nel primo libro: descrive un assemblea degli dei, le punizioni di Giove verso gli uomini corrotti.. cose tipicamente epiche. Alla fine c’è Apollo che dopo aver fatto imprese eroiche e a un certo punto si siede per riposarsi e salta fuori Eros (dio dell’amore) e Apollo lo rimprovera per le armi che sono tipiche dell’eroe epico, cioè lui. Cupido si arrabbia e fa innamorare Apollo che inseguirà la sua amata. Da una parete poesia alta cioè quella di Apollo e dall’altra poesia d’amore -> opera epica particolare, trasformazione del genere. DECIMO LIBRO Imeneo è il dio del matrimonio, se Imeno si sposta vuol dire che ci sono molti matrimoni -> Orfeo lo sta chiamando quindi ha intenzione di sposarsi. Imeneo parte da Creta e deve andare in Tracia (dalla popolazione dei Ciconi). —>Orfeo è in Tracia e deduciamo che è di origine Tracia, l’episodio si svolge in questo luogo. Il colore del mantello è Croco, cioè giallo, qui è nell’immenso cielo vestito di giallo. La voce di Orfeo deve avere particolare rilievo, andando avanti ci si accorge della funzione della voce ancor più del personaggio. Orfeo deve sposarsi e se l’invocazione è ‘invana’ si capisce che succederà qualcosa di negativo. La fiaccola non si accende e il fuoco e spento, il Dio è portatore di un ‘presagio negativo’ infatti la sposa (ninfa) muore morsa da un serpente, mentre camminava seguita dalle ninfe delle acque e dei boschi. Orfeo piange e poi escogita un piano, decide di scendere allo Stige (fiume degli inferi, mondo dell’aldilà dove stanno tutti, non c’è la suddivisione come in Dante) al cui si può accedere tramite delle porte, una è a Tenaria, nella penisola della Grecia. - La discesa nell’oltretomba è un TOPOS della poesia epica —> ex. Enea ad un certo punto, è invitato a scendere negli inferi e qui incontrerà suo padre che gli farà un quadro delle future impresa di Roma se lui perseguirà l’obiettivo che si è posto. La discesa serve per comunicare e rafforzare gli ideali tipici della società, ha una funzione molto solenne, infatti quando tonerà nel mondo dei vivi è molto più determinato nella sua impresa. - Nell’oltretomba incontra delle identità, si muove tra di questi e si presenta alla regina Persefone e al re Plutone. Questa discesa viene presentata quasi come una sfida agli dei dell’oltretomba (ex. Enea invece viene chiamato). Nel momento stesso in cui scende si mette a comporre poesia e a presentare agli interlocutori la creazione poetica e intende: —> ‘non sono come gli eroi epici che sono venuti per visitare l’oltretomba e neanche come Ercole che vuole catturare Cerbero (anche lui ha serpenti intorno alla testa come Medusa) e portalo sulla terra. La ragione del mio viaggio non è una missione pubblica, sono venuto per mia moglie che è morta troppo presto. Orfeo dice che ha provato a resistere ma l’Amore gli ha impedito di superare la morte: la divinità, il concetto di passione in quanto tale; nel mondo degli uomini Amore è la forza più grande (Fino a Catullo l’amore e i sentimenti non avevano spazio). Non si sa bene come vadano le cose ma Orfeo sper che l’amore sia anche negli inferi. Antico ratto: non so bene come vadano le cose però in qualche modo l’amore centra anche con voi; Persefone è stata rapita dal marito, la vede che cammina nei prati, la rapisce e la porta nell’oltretomba, la madre Cerere soffre molto e per un lungo periodo si rifiuta di produrre le messi e quindi arrivano va un compromesso: Persefone starà 6 mesi con la madre e 6 con il marito. Da qui si ha il mito delle stagioni, quando è sotto terra non si produce nulla e fa freddo, quando è sulla terra si produce e il tempo è bello. ‘Se l’amore vi tiene insieme dovreste essere comprensivi anche verso di me’. Euridice è il nome della moglie di Orfeo ->’disfate i fili del destino’, secondo la mitologia il destino degli uomini era governato da tre divinità che si chiamavano parke: rappresentate come delle vecchie tessitrici, la prima Cloto tela il filo della vita (fa nascere e sviluppa la vita, la seconda stabilisce i vari destini e la terza taglia il filo (morte). Oreo chiede appunto di disfare i fili del destino che è stato tagliato quando era ancora troppo giovane ->ora si può riavvolgere il filo e cancellare quello che è successo e cambiare la tessitura della sua sorte. Chiarisce il suo intento: gli dei dell’oltretomba dovrebbero restituirgli Euridice, ma perché? Tanto tutti alla fine devono morire, ma Orfeo vorrebbe che vivesse per un periodo più lungo. Cerca di commuovere le divinità dell’oltretomba facendo leva sull’ingiustizia, sull’amore e sulla compassione: lo fa attraverso un canto accompagnato dalla lira. Questa poesia fa piangere e commuovere le anime che con il mondo terreno ormai non hanno più nulla a che fare (quindi neanche con l’amore e quindi non si dovrebbero commuovere). Le punizioni eterne dei condannato si bloccano difronte al discorso di Orfeo: alla potenza della poesia. Fa commuovere anche il re e la regina che chiamano Euridice, Orfeo la riavette al patto di non voltarsi indietro mentre escono dagli inferi altrimenti il permesso accordato cessa. I due cominciano a camminare ma Orfeo, timoroso di perderla volse lo sguardo all’indietro ed Euridice fu risucchiata indietro. —>è l’amore che lo fa girare, l’amore come follia. Euridice cerca di afferrarlo invano. —Quando un’anima incontra un uomo in carne e ossa ->Enea cerca di abbracciare Creusa e si trova con il vuoto, il morto è inconsistente. Ovidio capovolge la situazione, è l’anima che cerca di afferrare Orfeo— Euridice non si arrabbia con Orfeo per amarla troppo. —Virgilio però dice che sgrida Orfeo per averla messa nella condizione di averla rimandata di nuovo di là.—, lei gli fa un ultimo salito ma la sua voce arriva molto attenuata all’orecchio di Orfeo (l’elemento della comunicazione è molto importante). Similitudine (luogo comune della poesia epica): 1 METAMORFOSI Orfeo rimase impietrito paragonando la sua condizione a personaggi veri o inventati, Oleino e Letea hanno compiuto un atto di insubordinazione nei confronti degli dei, l’altro rimase impietrito davanti a uno spettacolo —>questo rimane imperituro quando vede il cane a tre teste dello stage con il c allo di mezzo in catene (Cerbero). Ercole gli ha messo una catena intorno a uno solo dei tre colli. Orfeo invano scongiura il barcaiolo Caronte di riportarlo giù ma quello lo scacciò. Per 7 giorni non mangia —> i giorni sono legati a qualche cerimonia, a qualche rito che si faceva alla morte di un familiare e fa 7 giorni di digiuno, le uniche cose disponibili sono il dolore e le lacrime. Orfeo si ritira sulla cima del Rodope (Tracia, nato e vissuto lì), zona deserta, luogo sottoposto a violenti soffi di vento. (Rodope e Emo erano marito e moglie che furono trasformati in monti per aver fatto uno scherzo agli dei). Perifrasi: il sole era passato tre volte nel segno dei pesci —> erano passati tre anni e Orfeo non si era avvicinato a nessuna donna, aveva fatto un voto ad Euridice; queste donne arano arrabbiate e ferite. L’amore omosessuale si praticava come l’eterosessuale, in quello amo la funzione era passiva perché veniva ritenuto meno forte e meno apprezzabile, non c’era nessuna discriminazione; una volta spostato si preferiva l’eterosessuale. Orfeo è un istruttore di pederastia (omosessualità maschile), l’amore per i ragazzi giovani che incarnano questo ideale di bellezza legata alla tenera età. v85—> Ovidio descrive il luogo dove Orfeo si era stabilito, si tratta di luogo tipico letterario. Non c’è ombra ma quando inizia a suonare l’ambra arriva, era seduto completamente nudo, l’ombra arriva quindi vuol dire che le piante si sono spostate —>si siede e muove i fili, le corde della sua lira, le piante si muovono per la forza del suo canto, costruisce intorno a se una foresta dove arrivano diversi tipi di piante che Ovidio ci descrive. Come Euridice era venuta da lui grazie al canto, vengono da lui tutti gli alberi diffusi non solo lì intorno ma su vastissimo spazio Descrizione Alberi: -Quercia —>prende il nome da un eroe che era stato uccide dal fratello poi trasformato in pianta per la sua sorte infelice sulla terra (la Caonia era una regione dove c’era la città di Dodona dove c’era un oracolo di Zeus) albero sacro a Giove -Pioppi, vegetazione caratteristica del po’. Fetonte era figlio del Sole, voleva una dimostrazione della paternità e chiede al sole di farli guidare il suo carro ma il sole non vuole però alla fine cede. Fetonte non riesce a governare i cavalli quindi ocmincia un incendio che dovrebbe distruggere il mondo intero. Giove scaglia un fulmine a Fetonte e cade nel po’. Le sorelle sono le Eliadi che piangono il fratello al po’ e diventano alberi lì stanziati Possiamo notare un elenco di alberi che finiscono con la lettera ‘o’, Ovidio usa sistema raffinato, ogni verso ha 2 piante( tranne 1 che ne ha 3) e ogni pianta è accompagnata da aggettivo. Inoltre vi è la predominanza della vocale cupa “u” e suono “fra”> ciò porta all’ idea di qualcosa che si rompe. V 96 “amnicolaeque”= che abitano sul fiume. Ovidio insiste su questa caratteristica di piante che vivono su fiume, piante che avranno bisogno di un certo habitat naturale ma qui vi è l’idea che Orazio e la sua poesia sono tanto potenti da attirare anche questo tipo di piante. —>Non sempre si riesce a fare corrispondenza con tutte le piante Arriva il pino o CIBELE (=divinità orientale che viene acquisita anche nel mondo latino ed è ritenuta la madre degli dei; si diceva che i suoi sacerdoti fossero degli eunuchi. ATTIS, un ragazzo greco si lasciò travolgere da questa religione). Questa è una EKPRASIS TOPOGRAFICA (lunga descrizione di un paesaggio, spesso l’ekprasis viene utilizzata per descrivere un’opera d’arte), cosa molto comune in Catullo. Alle varie piante si aggiunge il Cipresso, che prima era fanciullo amato dal suo Apollo poi viene trasformato in pianta. Cipresso gioca con un cervo bellissimo (animale sacro), questo cervo non ha paura di nulla. c’è poi un’apostrofe diretta al protagonista (Ciparisso) che sottolinea la volontà di Ovidio di mettere in evidenza il personaggio. Cipresso gira sul cervo (scena di tipo bucolico) -> serenità pastorale, lo porta ai pascoli e lo fa bere alla fonte. E’ mezzogiorno, fa afa e il cervo va a ripararsi all’ombra e Cipresso, inconsapevolmente, trafigge il cervo con una lancia il cervo e vedendolo morire descrive di morire anche lui (parallelismo con la morte di Orfeo). Ovidio racconta delle storie collegandoli. Apollo, che è innamorato di questo giovane cerca di fermarlo, invano. L’ultimo desiderio di Ciparisso è di portare il lutto per sempre: CIPARISSO si trasforma in CIPRESSO — >METAMORFOSI (la trasformazione è descritta con molta attenzione). Apollo dice che in quel modo accompagnerà per sempre coloro che soffrono. Il bosco si era radunato intorno al poeta (Orfeo); egli era seduto al centro di una assemblea di animali e uccelli (iconografia classica quando si rappresenta Orfeo). In mezzo al gruppo di bestie selvatiche e uccelli accorda la cetra e inizia a contare. Adone è invocativo, apostrofe diretta del narratore nei confronti del personaggio, serve per vivacizzare e rendere più drammatico il discorso. Venere suggerisce ad Adone di comportarsi come lei; la bellezza non incanta gli animali (Pigmalione era stato incantato dalla sua opera) ma serve la poesia. Da quando Venere dice ‘te lo dirò’ preannuncia una ulteriore narrazione nella narrazione. Si distendono sotto l’ombra di un Pioppo (Locus amenus, luogo ideale): ombra, l’erba, coricarsi piacevolmente. Tendenza a reduplicare una sequenza di eventi è caratteristico della fotografia, espressione tecnica per indicare una immagine che contiene all’interno un’immagine più piccola. MITO DI IPPOMENE E ATALANTA ‘Hai sentito parlare’ —> immagina che Adone e i lettori conoscano questa storia (poesia dotta che prevede la conoscenza dei miti e della cultura passata). Una fanciulla molto brava, più di tutti gli uomini, nella corsa: non si sa se per la sua forza fisica o per la sua bellezza. L’eroina è ATALANTA che seconda un oracolo non deve sposarsi e che il matrimonio le porterà eventi negativi. Essa vive nelle selve più fitte (caratterizzata come Diana dea della caccia, solitaria accompagnata dalle ninfee nelle selve fitte; ci ricorda anche Venere che era diventata cacciatrice per amore). Fa ammazzare tutti i pretendenti che lei sconfigge nella gara, solo chi vince la avrà in premio come moglie. Venere poi presenta qualcuno in grado di batterla. Venere dice ‘il corpo era bello come il mio e come il tuo (Adone)’ e gareggia nuda come tutti. Ippomene alza le mani facendo un gesto di preghiera ma con l’intenzione si supplicare la divinità (per raggiungere il suo scopo). La fanciulla correva come se avesse le ali ai piedi (il corpo è candido e rosso per la fatica e il sudore) e appare come una giovane Amazzone. Volto virgineo—> tratti che si avvicinano a quelli di una fanciulla. Il modello è la Didone di Virgilio. Didone prima si innamora follemente di Enea però ha un atteggiamento analogo ad Atlanta —> da un lato lo vuole sposare e dell’altro fa una promessa al marito morto, cioè che gli sarebbe stata sempre fedele. Ippomene invoca Venere (dea dell’amore). Decise favorire alla preghiera: ci parla della città di Tamaseno dove c’è questo tempio dove la pregano. Qui c’è un albero che è contraddistinto dal colore rosso (dorati anche i rami, albero sacro) dove ci sono attaccate delle mele (simbolo erotico dell’amore) e le diede a Ippomene e gli spiegò come usarle. Ippomene ha iniziato la gara. Si volta indietro per guardarlo, consapevole o no si sente già legata a lui e forse desiderosa che sia lui a vincere. Ippomene fa cadere un frutto che è strumento per farla rallentare e succede che Atlanta si ferma, resta indietro ma poi torna a superarlo. Al secondo lancio tornò a prendere vantaggio ma dopo la ragazza torna in vantaggio. Decise allora di rievocare la dea e le chiede aiuto con l’ultimo dopo che ha. Ippomene lancia il frutto fuori pista, la ragazza dopo qualche esitazione va per raccolgono ma questo è reso da Venere più pesante degli altri così da dare più vantaggio al giovane. La fanciulla fu battuta e il vincitore ebbe il suo premio. Venere si arrabbiò poiché Ippomene non la ringraziò giustamente, lei è talmente arrabbiata che se la prende con tutti e due anche se Atlanta è innocente poiché non sa di lei; li punisce poiché non dilaghi l’abitudine di non fare giusti ringraziamenti e avere offeso un dio. Nella grotta di ingresso al tempio i due decisero di fermarsi per riposare, Ippomene fu preso da un desiderio suscitatogli da Venere e ha un rapporto sessuale in questo tempio, atto di mancata riverenza nei confronti degli dei (Emerge questo modello virgiliano di Didone). Anche le state volgono gli occhio, la Madre è turrita (aveva una corona con delle torri), ucciderli è troppo poco, deve essere più sofferente: li trasforma in leoni METAMORFOSI. Normalmente nelle metamorfosi chi viene trasformato mantiene la propria coscienza, qua si è in dubbio. Venere poi si rivolge direttamente ad Adone e ritorna all’inizio della narrazione che gli dice di cacciare solo gli animale che scappano e lasciar perdere quelli di grossa taglia e feroci perché questi non fuggono ma vengono a combattere. Cacciare questi sarebbe dannoso per entrambi: Adone viene presentato come cittadino ideale, coraggioso che non si tira indietro. Venere va via per supervisione i luoghi a lei cari con il suo carro trasportato dai cigni. I cani di adone scovano un cinghiale e Adone gli va incontro, gli scaglia un giavellotto che lo perfora in obliquo (quindi non è morto), questo si riprende e inizia ad inseguire Adone che spaventato scappa (diventa un uomo in preda alla pura) finché non gli conficca i denti nell’inguine e lo uccide. Venere non era ancora arrivata a Cipro finché non sentì i lamenti di Adone morente e torna indietro, sofferente gli dice che il suo ricordo rimarrà in eterno e la sua morte sarà commemorata ogni anno mentre il suo sangue viene trasformato in fiore. Il fato è sopra tutto ed Adone non è potuto sfuggire alla morte, ma Venere trova una compensazione, una sorta di immortalità per il giovane: un fiore del colore del sangue spuntò subito METAMORFOSI. Il nome del fiore deriva dal vento che soffi forte: anemone. - gran madre che viene identificata come una divinità che da origine al mondo; in Frigia c’è una dea che prende il nome di Cibele —> culto molto violento. Identificazione che i latini fanno tra la loro divinità Mater e quella che hanno conosciuto nel mondo orientale. Di solito è accompagnata da due leoni —> Ovidio crea la storia dei leoni che accompagnano sempre questa divinità. - Adone è più bello dell’ideale di bellezza, un inno alle opere letterarie e artistiche e alla bellezza in quanto tale. - volo della divinità: Zeus che si trasforma in aquila, volo iniziale di Imeneo che porta sventura. - nessuno potrà accusare Venere per la morte di Adone e per averlo trasformato visto che la stessa cosa aveva fatto Persefone. - Qui descrive le feste e poi la trasformazione mentre prima la trasformazione e poi le feste. Questo è l’ultimo esempio che Orfeo ci da un esempio di lirica leggera che culmina nell’emblema della fragilità della vita e della bellezza. LIBRO XI Orfeo sta cantando e con il suo canto ammalia i boschi, le belve e attira anche le pietre. Ad un certo punto si avvicinano le donne dei Ciconi, ovvero le donne che erano state rifiutate dal poeta dopo la morte di Euridice (presentate come seguaci della dea Cibele) e, quindi, erano arrabbiate. Una di queste donne nota Orfeo e lo dice alle altre, iniziando poi a gettare contro il poeta apollineo (VATIS APOLLINEI —> figlio di Apollo sia naturalmente sia come poeta. Le baccanti avevano in mano un tirso (stelo di finocchio ornato con edera; oggetto rituale) che viene trasformato in una lancia che lasciò un segno ad Orfeo, ma non lo ferì. Un’altra prende di mira Orfeo con un sasso, ma il potere del canto ferma il lancio del sasso. La lotta continua e su tutto impera la Furia (Erinni/ Furie nel mondo greco sono le dee punitrici, della vendetta contro chi ha commesso delitti all’interno della propria famiglia). Tutte le armi avrebbero potuto essere ammansiti dal canto ma il rumore, i flauti berecinzii (popolazione della Frigia, i flauti della Frigia cioè regione con un forte culto verso Cibele) che accompagnavano il canto con ululati bacchici (TIPICI DI QUESTA CERIMONIA, VENGONO PRESENTATI NEGATIVAMENTE IN QUANRO ERANO MUsterici, segreti, tanto i che i romani fecero delle leggi contro questo culto), fanno si che il canto viene coperto (—>capiamo che le cose non vanno bene). La sua poesia non si sente più e i sassi si colorano del sangue di orfeo. Le baccanti (o Menadi ‘essere fuori di sé’) distruggono gli spettatori di Orfeo, ovvero fanno strage di volatili, serpenti e le schiere di quadrupedi, simbolo della grandezza di Orfeo. Poi si accaniscono sopra ad Orfeo, che sembrava il cervo destinato a morire nell’arena; Lo aggrediscono con i tirsi. Li vicino ci sono dei buoi che arano la terra, tirati da contadini, questi nel vedere la scena scappano e abbandonano gli strumenti con cui si guadagnano da vivere (contrasto tra civiltà e follia). Le forsennate si precipitano a prendere quegli oggetti e fanno a pezzi i buoi nonostante questi minaccino le donne con le corna. ‘Fanno a pezzi i buoi’ —> faceva parte di questi riti il sacrificio degli animali che venivano sbranati; è un modo che mette in evidenza la ferocia e irrazionalità di questi riti, vestite. Poi questo tornano da Orfeo, egli cerca di pronunciare parole che non hanno effetto, uccidendolo definitivamente (fino a quel momento Orfeo aveva sempre ottenuto tutto con la poesia, ora ha parole inefficaci, la voce non riesce più ad ammaliare. I sassi, i boschi, gli alberi fanno cadere le foglie in segno di lutto, i fiumi si ingrossano a furia di piangere, le Naiadi e le Driadi si vestono a lutto. Il corpo è smembrato e il fiume accoglie le resta e la lira, ma anche cos’ la poesia resta viva, sia ente qualcosa, continua a cantare la lira. La poesia sopravvive dopo la morte e ha riscontro nel mondo dei vivi. La corrente trascina i resti all’isola di Lesbo (isola di Saffo) dove sulla spiaggia un serpente vuole mangiargli la testa. All’ultimo interviene Apollo e lo difende. Orfeo scende negli inferi dove finalmente ritrova Euridice, possono passeggiare, abbracciarsi e anche guardarsi. Le donne dei Ciconi vengono a loro volta punti da Bacco/Dioniso perché hanno compiuto un omicidio e verrano trasformate in alberi. Queste donne vengono punite da Bacco in quanto hanno le stesse caratteristiche di Baccanti e Erinni.
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