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Appunti di Letteratura russa dalle origini a Lermontov, Appunti di Letteratura Russa

Letteratura russa dalle origini a Lermontov. Argomenti: medioevo russo e generi medioevali (Povest', Skazanie, vite di santi etc.); "Slovo o p'lku Igor'ev"; storia dominazione Tatara e relative Povesti/Slovo; "Viaggio di Afanasij Nikitin2; epoca dei Torbidi e ascesa dei Romanov; esempi di Povesti del 600; Raskol'/lo scisma e "Vita dell' arciprete Avvakum"; periodo Pietro I Il Grande e questione della lingua; Fonvisin e "Il minorenne"; Karamzin e "La povera Lisa"; Radiščev e "Viaggio da Pietroburgo a Mosca"; Aleksandr Sergeevič Puškin e "Eugenio Onegin", "I racconti di Belkin" ed "Il maestro di posta"; Lermontov e "Il demone" ed "Un eroe del nostro tempo"; Aksakov e "Cronaca di famiglia".

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 17/12/2023

Lubi_2807
Lubi_2807 🇮🇹

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Scarica Appunti di Letteratura russa dalle origini a Lermontov e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! 1 15/02/2022 “Medioevo russo” = in Russia medioevo dura di più che in Europa, perché arriva anche a Seicento e oltre. - R. Picchio = più grande esperto di storia della letteratura antica russa. “Storia della letteratura russo-antica” ottimo per approfondimenti, dalle origini al 700; - D. Lichacev = altro riferimento per storia della letteratura scritto in epoca sovietica (ma con parametri critici di quel tempo). Questi testi sono i più importanti per letteratura russa antica, anche se entrambi datati. - A cura di R. Picchio e M. Colucci = “Storia della civiltà letteraria russa”, in tre volumi, dove letteratura russa antica è trattata in prime parti. Русь = Russia di periodo medievale, ossia dalle origini fino a conquista/dominazione dei Tatari nel XIII sec. (poi principati, impero, URSS e Federazione russa). Gli slavi si diffondono in Europa, fino in Val del Natisone, nel VI secolo. I russi vengono da ceppo slavo orientale, che si insedia lungo i fiumi Dnestr, Dnepr e Bug. Cronaca russa più antica del medioevo = “Povest’ vremenych let” (“Cronaca dei tempi passati”). Povest’ è parola che cambia significato nel tempo, oggi significa “raccontare”, ma in Medioevo significava narrazione/storia/cronaca. Opera è la cronaca più importante di quel periodo e racconta che attorno la città di Kiev (oggi Ucraina), nacque il primo stato organizzato russo e prima civiltà letteraria russa: Ø Sappiamo poco di epoca prima del X secolo e solo grazie a ipotesi e scavi archeologici (non avevano ancora la scrittura); Ø Secondo la Povest’, Kiev fu fondata da tre fratelli (Kij, Šek, Choriv), non si sa se realmente esistiti. Il territorio di Kiev, all’epoca, era abitato in prevalenza da popolazione slava orientale dei “poljani” (da “поле” = campo, ossia coloro che abitano le pianure, ci sono diverse tribù slave chiamate così); Questi popoli vivevano lungo i fiumi, era dedito ad agricoltura/caccia/pesca e aveva rapporti commerciali con Bisanzio (greci parlano di slavi orientali – non possiamo definirli ancora russi ̶ in quel tempo), i persiani, India e Cina. Nessuna di queste però costituiva un unico stato; Ø Primo stato russo = Rus’ di Kiev. Fondazione della città divide storiografia in due fazioni: 1. alcuni storiografi finlandesi/svedesi, definiti normannisti, ritengono che nella nascita della Rus’ avessero avuto ruolo importante i varjaghi, popolazione scandinava; 2. altri studiosi, definiti anti-normannisti, affermano invece che il primo stato slavo orientale sia frutto di energie locali influenzate dai guerrieri varjaghi solo in modo superficiale. Non si sa di preciso quali furono le dinamiche, ma la presenza dominatrice di una stirpe varjaga è attestata dalla prima dinastia che governa gli slavi orientali, quella degli Rjurikidi. Primo principe (titolo di zar viene dopo) a capo di questo stato slavo orientale è di origine varjaga e si chiama Rjurik (ultimo esponente della dinastia sarà Ivan il Terribile, poi periodo dei torbidi precede affermarsi dei Romanov). Rjurik riunifica le tribù e fa Kiev centro politico/amministrativo/culturale. Nel 879 Rjurik muore; Ø dal 913 al 945 governa il figlio di Rjurik, Igor’, importante per sua moglie Ol’ga. Dal 945 al 972 Ol’ga vedova di Igor’ ottiene reggenza di stato di Kiev. Ol’ga è la prima che si battezza nel 954: prima di quel momento, gli slavi orientali erano pagani, con Ol’ga tutto cambia in quanto convince il figlio Vladimir a fare lo stesso (anche grazie a spinta di intensi rapporti commerciali con Bisanzio). Vladimir il Santo = è primo a convertire il popolo slavo orientale: nel 988 si battezza in Crimea, nel 989 battezza il suo popolo nelle acque del Dnepr a Cherson. Perché cristianesimo ortodosso e non altro? Povest’ racconta di Vladimir che si consiglia con boiardi su religione da adottare e manda 2 alcuni rappresentanti a studiare altri culti (ebrei no perché hanno ucciso cristo, mussulmani no che non bevono ecc.), cristiani ortodossi colpirono per bellezza di liturgia. Testo letto tratto da Povest’: racconta distruzione dell’idolo di Perun, dio pagano del fuoco (distruzione era oltraggio assurdo in periodo medievale). Testo racconta di conversione di slavi orientali come atto violento/aggressivo (inizialmente piangevano a vedere gli idoli distrutti), è imposizione dall’alto, ossia da Vladimir e dai bojari/boiardi (antica nobiltà che sarà spazzata da Pietro I). Ø Popolo cede a cristianesimo greco-ortodosso e con religione arriva scrittura (fino a quel momento slavi orientali non avevano la scrittura) con testi liturgici che servivano ad indottrinare il popolo. Oggi russo si scrive in alfabeto cirillico, da “Cirillo” nome commemorativo: per molto tempo si era pensato che Cirillo avesse inventato questo alfabeto, ma non è così, perché è stato inventato da uno dei suoi discepoli. I fratelli Cirillo e Metodio (apostoli slavi) erano religiosi greci di Salonicco che nel IX secolo evangelizzano Moravia e Pannonia e inventano l’alfabeto glagolitico. Nel 863 inizia la loro missione di evangelizzazione MA necessitano di tradurre i libri in lingua slava (all’epoca, un po’ come oggi, gli slavi si capivano tutti tra loro, c’era una sorta di lingua panslava): inventano quindi alfabeto che gli permette di tradurre i testi liturgici in antico slavo ecclesiastico. Alfabeto che inventano no cirillico, MA alfabeto glagolitico (“глагол” = verbo, ai tempi “parlare”). Cirillico creato più tardi da uno dei loro discepoli (di cui non sappiamo il nome) nel IX sec. in una zona che oggi è Bulgaria. Glagolitico: non si sa da dove lo tirano fuori, da cosa deriva; Cirillico: ha come base l’onciale (maiuscolo) greco, ma con alcuni segni come la ш d’ispirazione glagolitica. Per un po’ alfabeti convivono e in glagolitico manoscritti fino a XI secolo, poi si estingue perché troppo complesso. Cirillico resta ma si evolve (ad esempio molti simboli vengono tolti prima con Pietro il Grande poi con rivoluzione): 1. quando viene introdotto, prima scrittura di manoscritti del XI secolo era in stile chiamato “ustav” (“maiuscolo”), grafia che imitava il maiuscolo bizantino, forma quadrata; 2. dopodiché stile “poloustav” (“semionciale”), grafia più morbida/irregolare che si diffonde nel XIV secolo; 3. nel XVI secolo si scrive con la “skoropis” (“corsivo”, let. “scrittura veloce”), non più quadrata, con segni uniti e più difficili da decifrare perché ricca di abbreviazioni, alcune lettere abolite, parole scritte tutte attaccate, no punteggiatura a parte il punto di interpunzione. Ø Lichacev parla di innesto di letteratura influenzata da religione/Bisanzio/Bulgaria. Gli Slavi di est Europa si convertono in due filoni, da una parte cattolici (es. polacchi), dall’altra ortodossi. COSA CAMBIA: Cattolici imponevano latino e liturgia latina (diffusione alfabeto latino = cattolicesimo), greco-ortodossi (più elastici) ammettevano liturgia in lingua locale (diffusione alfabeto cirillico = ortodossia). Ortodossi, quindi, hanno bacino culturale non latino, ma legato a Bisanzio e Bulgaria e da qui ereditano alfabeto confezionato altrove e tutto patrimonio culturale. In territori bulgaro-macedoni, conversione era avvenuta prima e avevano già tradotto opere greche, perciò, per slavi orientali tradurre da slavo meridionale era più facile che tradurre dal greco: russi non potevano produrre loro letteratura, MA traducono da greco e antico bulgaro. Prima opere di letteratura russa antica sono opere tradotte da greco e antico bulgaro. Cosa traducono: 5 senza pretesa di affermare paternità dello scritto: componeva unendo diverse fonti scritte e orali in un'unica collezione. Poi dal primo monastero il manoscritto passava in un altro e in un altro ancora (era normale scambiarsi manoscritti in Medioevo): in russo свод = it. Corpus. = manoscritto originario iniziale è primo corpus, questo viene copiato in un altro monastero e aggiornato. In rielaborazioni ovviamente info vengono ripetute/aggiunte/cancellate ecc. L’archetipo di un manoscritto originale russo (come Povest’) NON si è mai conservato, lo si conosce solo grazie a copie tarde (quasi sempre del XV secolo). Questo è deducibile da filologi grazie a ideologia del testo e altri elementi (lodi a principi, storie di monastero ecc.). Ricostruzione di Shakmatov (uno dei più grandi studiosi di letteratura russa antica) dei corpus: Povest’ composta da 4 corpus (in russo svod) e ogni corpus appartiene ad epoca/luogo preciso. 1. Primo corpus: non si è conservato, ma individuato in altri manoscritti. Composto a Kiev tra 1037 e 1039 in cattedrale di santa Sofija, all’epoca di Jaroslav, è nucleo originario della Povest’. Due tendenze narrative: la prima è racconto di tendenza storica racconto di diffusione iniziale del cristianesimo nella Rus’ (“skazanie o pervonacjalnom rasprostranienii christinstva na Rusi”), molto similmente a opera di Ilarion, è composta da 6 racconti: battesimo di Ol’ga, battesimo di Vladimir, battesimo delle nuove genti, destini di Gleb e Boris; la seconda sono tradizioni popolari sui primi principi pagani (ok Vladimir converte i russi, ma conversione forzata perciò elementi pagani/reminiscenza di paganesimo ci sono in tutti i testi antichi medievali). 2. Secondo corpus: cronaca è continuata a inizio anni 60, in altro monastero di Kiev (Kievo-Pecerskij), il monastero delle grotte (riflette ideologia di questo luogo e periodo). Continua racconto di diffusione di cristianesimo e a redigere questo secondo corpus è monaco chiamato Nikon, per questo spesso è chiamato “Cronaca di Nikon” (attribuzione avviene per via di molte coincidenze in descrizioni di alcune città collegate a biografia/spostamenti di Nikon e firme su copie). È egumeno (abate) del monastero Pecerskij di Kiev (“Pecser” in russo è grotta, perciò in italiano “monastero delle grotte di Kiev”). 22/02/2022 3. Terzo corpus: detto “Nacalnyi svod” = corpus “iniziale”. Nome è erroneo: non è corpus iniziale, ma siccome un tempo si pensava che lo fosse il nome si è conservato. In stesso monastero di Nikon dopo sua morte, la povest’ è ripresa con aggiunta di notizie. 4. Quarto corpus: cronaca di Nestor. Nestor da molti studiosi scambiato per l’autore, ma ennesimo compilatore: ricopia cronaca + altre info + la firma, non come autore, ma come compilatore. Nestor è umile monaco ultimo che compila la cronaca e la firma, è lui che gli dà il titolo che conosciamo oggi Povest’ vremennych let. Quali erano le fonti della Povest’? Monaci attingono a due tipi di fonti: Ø Fonti scritte: tra le più utilizzate sono le Cronache Bizantine (es. cronaca di Giovanni Malala e Giorgio amadjab) e fonti antico russe, con opere come quelle di Ilarion; Ø Fonti orali: ad esempio le leggende tramandate sui principi russi o le leggende dei monasteri o città, discorsi dei principi prima di battaglia/durante banchetti/ alla schiera riportati. Esempi di arte oratoria di quegli anni. Grande eterogeneità = mix vero/finzione, fonti storiche/orali: i monaci usano tutto ciò che può essere utile, siccome non avevano una cronologia fino a quel momento. Nonostante leggende NO finzione intenzionale: genere storico in cui rientrano fonti orali. Lingua russa antica con forme pleufoniche che permettono di collocare opera in spazio/tempo, ma che presenta ancora caratteristiche tipiche del russo. Testimoni e manoscritti: tutto ciò che appartiene a letteratura russo medievale ci è pervenuta mediante manoscritti, la maggior parte dei quali rinvenuti solo nell’800 (epoca d’oro della filologia). Povest’ ha due 6 redazioni (prima redazione = testo che autore reputa completo/finito; seconda redazione = testo è rielaborato tempo dopo) ed entrambe ci sono pervenute in copie tarde rispetto all’epoca in cui noi presumiamo che Povest’ sia stata scritta (copie prima di 1377 non ci sono pervenute). Ø Prima redazione: vedi slide quando decide di metterle porca miseria. Ø Seconda redazione: individuata in queste tre raccolte Ipat’evskaja letopis’, Chelbnikovskaja letopis’,Perejaslavskaja letopis’ del XVI secolo. Nome viene dato o da chi la commissionava o da chi la trovava o dal luogo (quasi sempre monasteri) in cui veniva scritta (es. ultima scritta a Perejeslav). Questo ci fa capire che la cronaca non ci è pervenuta come testo autonomo (non c’è mai titolo Povest’ vremmenych let), ma ci è stata tramandata in due redazioni sempre all’interno di raccolte di epoche successive (testi medievali sempre molto mobili e usati anche in altre raccolte per raccontare altre cose). Shakmatov è stato in grado di individuare in queste redazioni il nucleo comune della Povest’. Nonostante questo: In Povest’ è esaltata unità da Rus’ kieviana. Slovo o p’lku Igor’ev Tatari/mongoli/Tartari conquistano la Rus’ nel 1240 (influenze sulla lingua: tutti i proverbi che citano tatari gli conferiscono connotazione negativa). Il giogo dei Tatari finisce nel 1380 con la battaglia di Kulikovo Pole (campo). Slovo = altro monumento letterario di letteratura antico-russa. Ø Differenza da Povest’: Povest’ appartiene alla norma (racconta di fatti noti, in un genere diffuso e attraverso una lingua usata); Slovo di Igor’ appartiene invece a genere che non esisteva in letteratura antica russa e con contenuti e lingua inusuali. Ø Traduzione più vicina titolo = Cantare delle gesta di Igor’; Ø Parola slovo è ambigua: in testo di Ilarion è traducibile come “sermone”, ma in antico russo indicava anche il discorso/la parola/il detto e spesso si trova come prima componente di un titolo di un testo. Nel Medioevo la parola usata come titolo poteva indicare diversi generi: poteva essere o (come nel caso di Ilarion) una predica teologica, o un racconto storico (di rado, di solito racconto storico era Povest’ o Skazanie), oppure il canto epico. Pulk = in antico russo indicava l’esercito, la schiera o le gesta di qualcuno. Molte interpretazioni possibili: Ciampoli (scrittore siciliano) aveva tradotto ad esempio come “Conto della banda di Igor’”, dove conto = racconto in siciliano; Polgioli, invece, produttore di letteratura russa aveva tradotto come il Cantare ed è per noi la più adatta; altri la “La narrazione sulla campagna di Igor’” altri ancora “Il detto” ecc. Tema dell’opera: - epopea russa del XII sec. e l’impresa fallimentare del principe Igor’. Dal titolo ci si aspetta un atto eroico, invece storia di fallimento = anomalo. Non conosciamo autore, ma pare fosse scritta per essere declamata ad un banchetto di nozze; - Igor’ = discendente della dinastia degli Rjurikivi. Era sovrano del principato di Novgorod Severskji e nel 1185 capitanò una incursione/spedizione fallimentare contro i Peceneghi (nemici storici dei russi e popolo delle steppe che pure saranno dominati dai Tatari). Storia del ritrovamento: Slovo è opera sensazionale per sua totale e completa diversità rispetto a tutta letteratura russa antica. Sembra provenire da un altro luogo: diversa lingua/genere/contenuti. 7 1. Aleksej Musin-Pushkin: storia dello Slovo inizia nel 1791/92 quando un vescovo di un monastero, tale Joil’, ultimo archimandrita del monastero di una città ad est di Mosca (città di Jaroslav) pare abbia venduto al conte Aleksei Ivanovic Mušin-Puškin (1744-1817) una raccolta di testi antichi. Puškin era uno dei più grandi collezionisti di testi antichi. Pare che il vescovo non fosse consapevole del valore dello Slovo contenuto nella raccolta e non sappiamo quando Puškin scopre importanza e rarità del manoscritto. 2. Prime notizie a riguardo pubblicate da Michail Matveevic Cheraskov e Nikolaj Michajlovic Karamzin in un giornale pietroburghese nel 1796/97, dove però paragonavano erroneamente lo Slovo ai Poemi di Ossian (che si rivelarono un falso). Manoscritto era però difficile da leggere: scritto in lingua completamente diversa e testo molto complicato. Perciò fu affidato a due esperti filologi (Aleksej Malinovskij e Nikolaj Bantysh Kamenskij), amici di Puškin, il lavoro di edizione del manoscritto (il testo fu preparato alle stampe) che durò diversi mesi. Prima edizione a stampa esce a Mosca nel 1800 con nome di “Igorja Cvjatoslavicja” (patronimico). Manoscritto resta a Puškin. 3. 1812 Napoleone invade la Russia e si verifica il celebre incendio di Mosca (evento raccontato anche da Tolstoj in “Guerra e pace”, case in legno, incedi comuni, Mosca che conosciamo oggi è sempre ricostruita). Anche la casa di Puškin, nella Razguljevskaja ploshad’, verrà incendiata e con essa il manoscritto, unica copia originale anche se tarda. Fortunatamente Puškin ha fatto fare tre copie: una per Chersakov, una per un amico e una per Caterina la Grande. Nonostante perdita di unico manoscritto originario Slovo si salva grazie alle 3 copie e all’edizione a stampa. Problema. All’epoca c’erano moltissimi falsari: testo editato da Malinovskij e Kamjenskij era realmente un prodotto del XII sec. tramandato successivamente o era falso? Nessuno, a parte Puškin/i suoi/l’archimandrita, aveva visto il manoscritto originario; perciò, in alcuni circoli si cominciò a pensare fosse un falso sulla scia dei poemi di Ossian. Critica si divide: per alcuni è originale, perché lingua così antica e complessa che difficile da ricreare; per altri un falso composto da Malinkvskij/Kamenskij perché per comporre un falso del genere bisognava conoscere la lingua di quegli anni/essere esperti. 4. Vukol Michailovic Undolskij: grande filologo slavo, scopritore di manoscritti mai riconosciuto a dovere (si assumevano i suoi meriti: sue scoperte pubblicate con nomi di altri freebooter perché lui molto povero): in ‘800 ha scoperto maggior numero di manoscritti antico-russi. Tra questi Vukol scopre la “Zadonščina”: • manoscritto redatto nel XV sec., più antico del manoscritto dello Slovo (del XVI sec.); • in russo suffisso –ščina indica un “fenomeno”. Za- indica “oltre”, don il fiume. È quindi fenomeno che avviene oltre il fiume Don. In italiano tradotto come “L’epopea d’oltre Don”; • oltre il fiume Don nel 1380 avviene battaglia in cui vengono sconfitti i Tatari mongoli; • quando è stato scoperto ha fatto pensare che fosse stato la base per scrivere il “falso” dello Slovo perché: è più antico dello Slovo e in più la Zandonščina raccontava qualcosa ad esso speculare, era facile quindi pensare che chi ha falsato, ha attinto dalla Zandonščina per raccontare una storia alla rovescia (una sconfitta al posto di vittoria). Editori di Puškin accusati di essere falsari. 5. Primo a pensare che Zandonščina fosse modello di falso è stato André Mazon (francese russista/slavista): affermava che Slovo fosse falso compilato da cerchia di Puškin alla fine del 700 su base di Zandonščina, che non era altro che Slovo alla rovescia. Identificò addirittura anche il presunto falsario e la cosa fece molto scandalo: era francese russista a Parigi, i russi non condividevano questa versione perché dire che fosse un falso privava i russi di avere il loro poema 10 Fatto storico alla base di opera è realmente accaduto perché narrato nelle cronache di quegli anni (1185) con molti particolari. Nonostante sconfitta canto si chiude in modo pacifico: vengono cantate comunque le lodi di Igor’, che vuole riscattare suoi avi, sconfitto, matrimonio. MA anche rimprovero a principi locali: altro motivo dominante sono le digressioni in cui viene esaltata l’unità della Rus’ di Kiev. Si coglie rimprovero e monito contro principi che si muovono in autonomia e con loro azioni minacciano unità della Rus’. Da un lato esalta unità di tempi di Vladimir, dall’altro funge da monito contro principi locali, che attraverso incursioni/lotte fratricide hanno indebolito l’unità della Rus’ medievale. Nel 1240 fine Rus’ di kiev e unità: Slovo è ultimo testo composto in epoca dove unità, sebbene non proprio come ai tempi di Vladimir il Saggio, ancora esisteva. Slovo è segno premonitore: unità si sta infrangendo. MAREMAGNUM Campo lib(e)ro. 1/03/2022 Slovo o p’lku Igor’ev= è ultima grande opera appartenente a fase di storia russa in cui i russi ancora godevano di un’unità (nonostante divisione in principati). Poesia in letteratura russa non nasce prima del Settecento e questo testo, nonostante fosse in prosa, è tutt’oggi considerato un testo lirico. v. 168: Pianto di Jaroslavna, moglie di Igor’, tra i momenti più importanti dell’opera. “Ярославьна рано плачеть вь Пути вли на забраль рыкучи”: речь = discorso, da antico slavo решти = dire, рькучи = dicendo, si trova con questa desinenza solo nel folklore (altre parole derivate es. Пророк = da passato di verbo dire, significa profeta). La dominazione Tatara Fase storica successiva è considerata un po’ la ‘rovina della terra russa’. Cumani erano sì i primi nemici, ma non i più temibili: infatti le rivolte delle popolazioni stanziate intorno a Kiev, che davano problemi ai principi, non erano altre che piccole rivolte locali in confronto all’avanzata dell’impero mongolo di Gengis Khan. Vera rovina = impero mongolo di orda d’oro. Ø 1223: primo attacco di Gengis Kahn 1223 a russi; Ø 1240: sconfitta definitiva dei russi sul fiume Kalka, questa data segna la fine dei principati russi; Ø 1380: russi pongono fine a dominio tartaro. 1240: data segna inizio dominio di orda d’oro = quello che restava di grande impero mongolo: - I Principi di Rus’ diventano vassalli dei mongoli: conservano potere amministrativo, ma devono pagare un tributo al Khan; Stesso vale per la chiesa ortodossa: clero ortodosso può mantenere sue prerogative, ma devono pagare un tributo. Nonostante dominio potevano mantenere loro religione. (scena film guardata a lezione: Andrej Tarkovskij, regista sovietico che gira film “Andrej Rublev” con scene su invasione di tatari di monastero ortodosso) (Da scena: Дева = vergine (девушка viene da lì). Capitale dei Tatari diventa Saraj, città dove principi russi dovevano recarsi per pagare il tributo o per giurare fedeltà e ottenere investitura. Kiev resta fuori dall’area di dominio di Saraj: da qui in poi si sviluppa lingua autonoma di ucraina. 11 In letteratura/cultura: vennero allentati tutti i legami tra Rus’ ed Europa centrale/mondo occidentale e si abbassò il livello culturale/civile/religioso del Paese. Durante l’occupazione non c’è sviluppo di letteratura, ma tematica ricorrente e prevalente è quella storica e genere letterario che prevale è cronaca/narrazione storica (maggior parte di cronache dedicate a vittoria di tatari su russi). Tra queste cronache: Ø Повесть о битве на Калке = narrazione sulla battaglia (бить = battere) sulla Kalka. È una di Povest’ più importanti, dove viene narrata terribile sconfitta di russi che viene vista come castigo mandato da Dio per i peccati degli uomini. Battaglia (del 1240) è combattuta per diversi giorni, finché il principe locale si arrende gettando tutta popolazione russa nella disperazione. Povest’ scritta in tradizione tipica delle narrazioni di guerra che troviamo negli annali/cronache del XIII sec.: nonostante scritta subito dopo battaglia, la conosciamo solo grazie a manoscritti tardi. Ebbe molto successo: si trova non solo in testo a sé stante, ma anche ripresa all’interno di diverse cronache. Ø Словo о погибели русской земли = canto sulla rovina della terra russa. Uno dei manoscritti più importanti ritrovato solo a fine Ottocento e scritto intorno al 1238-1246, narrava la disfatta dei principi russi per mano di Batu Khan (capo di Tatari e nemico di russi). Tatari nelle cronache sempre descritti come persone molto violente: motivo ricorrente in letteratura è infatti violenza tatara. Ø Повесть о разорений Рязани Батуем = Povest’ sulla distruzione di Rjazan’ da parte di Batyi. Racconta di città russa distrutta da Batyi nel 1237. Ancora elemento ricorrente: tatari chiamati sempre “senza dio” /безбожный. In questa Povest’ vengono descritti i modi barbari con cui le truppe di Batyi avevano ucciso guerrieri e voevod (condottieri da водить), civili, bojari e principi. Tema centrale in tutte queste opere: distruzione della Rus’. Eccezione: “Slovo e Molenie” di Danil Zatočnik = anomali in contenuti e presenza del nome. 1. Si distacca completamente da tematica storica di cronache di quegli anni; 2. Letteratura medievale russa non conosceva tradizione d’autore (epoca di letteratura anonima in mano ai monaci): titoli di altre opere suggeriscono narrazione storica e mancava sempre nome di autore. Qui invece si trova nome di colui che scrive il testo. Pare scritto nel XIII sec. ed è rarissimo documento di natura laica: no prodotto da monaci in monastero, ma da laico, con argomenti del tutto diversi. - Slovo = in questo caso sermone. Molenie = preghiera o supplica. Opera ci è pervenuta in 5 varianti, di cui le due più importanti: Slovo e Molenie. Sono quindi due testi diversi (Slovo è più breve, Molenie è più ampio) accomunati da unità tematica: in entrambi Danil (che non è un monaco) rivolge una supplica al principe locale e chiede la sua protezione. - Chi è Danil Zatočnik? ampia discussione di filologi. In testo si trova forma verbale “sedja (седя)”, gerundio di sedendo, ma verbo in russo “sedere” è anche “stare in prigione”. Riflettendo su questa forma verbale si pensava fosse un recluso presso il lago Lača (nominato nel testo), nella regione di Arcangelo (Архангельская область). In diverse cronache quando si parla di questa regione si nomina Danil: quindi era personaggio conosciuto. - Lingua dell’opera: lingua usata da Danil nella supplica è un unicum in tutta la letteratura russa medievale. Fa di continuo riferimento alle Scritture (tante citazioni bibliche) e riporta molti proverbi, mai ritrovati in altri testi dell’epoca. Dimostra di essere uomo di cultura: riferimenti ad altre opere come la Povest’ ed enciclopedie; in grado di padroneggiare lo stile (organizzato a livello linguistico come unica pagina). Uno stile - una persona (evidente che non ci fossero più autori). No lingua tipica di cronache ma lingua di singolo, persona colta che mantiene unitarietà linguistica; - Alla fine del Molenie accenni forti a fine di unità di Rus’, dove si percepisce minaccia mongola. 12 In storia medievale russa non solo sconfitti e disgrazie: Aleksandr detto Nevskij (da Neva, fiume dove avvenne la battaglia) fu principe eroe, che nel 1240 riuscì a respingere a Nord tedeschi e svedesi (cavalieri teutonici, molto più temuti perché non permettevano libertà di fede). Anche su questo ‘è racconto (La vita di Aleksandr Nevskij): in altri testi si raccontano sconfitte, questo uno di pochi che racconta vittoria. 3/3/2022 Ripresa argomenti precedenti… Costante letteratura russa medievale = eventi storici, in periodo di dominazione di orda d’oro era tema ricorrente la distruzione di principati di Rus’ di Kiev. Giogo tataro finisce in 1400 anche se battaglia decisiva è battaglia di Kulikovo pole (куликого поле) del 1380 (non sconfitta definitiva, ma decisiva). Battaglia è raccontata in diversi testi, il più importante “Zadonščina” (ma, ce n’è tantissimi altri): Ø eroe di battaglia è Dmitrij Donskoj; Ø pervenuta in copie tarde rispetto all’evento della fine del 1400, ma quelle meglio conservate sono di prima metà di 500; Ø Opera importante perché si colloca in momento preciso della storia letteraria russa: rinascita slavo- ortodossa. Rinascita slavo-ortodossa: in testi di questo periodo è rinnovata tradizione letteraria di Rus’ di Kiev - I testi scritti in epoca kieviana vengono presi a modello e lingua viene rinnovata: durante la dominazione tatara lingua si era involgarita; perciò, a livello linguistico/stilistico viene messo in atto un lavoro di pulizia della lingua dalle espressioni parlate/volgari sulla base dei testi della tradizione; - Periodo definito anche come periodo della seconda influenza slavo meridionale (prima influenza slavo meridionale = traduzione da antico bulgaro di testi liturgici): per rinnovare la lingua letteraria vengono invitati dei monaci slavi meridionali, i due più importanti da Bulgaria e Serbia. Perché? All’epoca la lingua letteraria (scritta non parlata) nelle varie aree della slavia ortodossa (No Polonia o Cechia che erano Slavia romana) era una lingua molto simile e perché dopo l’arrivo del cristianesimo, durante prima influenza, la lingua base era la lingua che veniva da area slavo meridionale; - Nuova tecnica = pletemie sloves’ (плетемие словесь) = l’incrocio o meglio intreccio delle parole. Lo scopo: lavorare sui testi, nello specifico su loro stile, grammatica (es. desinenze), sintassi e ortografia (lavoro su jat, jer molle e jer duro); - Testi vennero arricchiti (es. inserimento di anafore ecc.) = rinascita letteraria. Dopo 1400 e fine lotta con i Tatari: sviluppo di letterature locali. Ø Letterature locali legate a centri, tra i più importanti tra ‘400 e ‘500 sono Novgorod e Pskov = letteratura frammentaria, solo nel 500 Mosca incorporerà tutte terre/principati liberi da tatari. Riunificazione sotto Mosca avverrà a fine 400; Ø Cosa si scrive in ‘400: riprodotti generi tipici di medioevo come vite di santi e narrazioni storiche con eventi come sconfitte di tatari o conquista di nuove città come Kasan – molto importante e largamente celebrata anche con icone perché rappresenta espansione di popolo russo a oriente e fa nascere mito di impero (carattere tipico di russi es. Ivan il Terribile che fa guerre per allargare i confini; due desideri principali: arrivare al mare (nord e sud, Baltico e Crimea) + estensione ad oriente); oppure altri due testi importanti = Viaggio di Nikitin e Favola d’amore. 15 ecclesiastico, la traduce e per questo prenderà il nome di Bibbia di Gennadij, e la termina nel 1499. Ma quest’opera non pone fine ad eresia, che cresce e si sviluppa e giudaizzanti producono testi. Per arginare espansione vengono coinvolte alcune autorità ecclesiastiche a sostegno di chiesa ortodossa. Un personaggio coinvolto: Iosif Voloskij (1440-1515 - anche chiamato Iosif di Volok o di Volokalamsk, da monastero dove risiede), importante in quanto dedica sua attività scrittoria contro eretici, tra questi scritti un intero trattato del 1502, ossia “Прсветитель” (свет = luce/mondo: colui che porta la luce o l’illuminatore) ed è primo studio apologetico/dogmatico di letteratura russa. Iosif e suoi seguaci: critica spietata a eretici + appoggio a politica di vescovo Gennadij e sua repressione severa di eretici (imprigionati/messi al rogo). Eresia di giudaizzanti è sterminata. Ciononostante: successivamente appariranno seguaci/monaci che si ispireranno ad alcuni insegnamenti di giudaizzanti. Nil Sorskij fu a capo di questi seguaci contrari ad atteggiamento di Gennadij contro eretici e a favore di povertà dei monasteri (dopo giogo tataro monasteri si erano arricchiti). Nil = no giudaizzante, ma si oppone a Gennadij e predica povertà, purezza e semplicità (tipo francescani), una politica diversa rispetto a Chiesa ufficiale. Problema di proprietà di monasteri diventa a fine ‘400 motivo di scontro tra due correnti definite (polemica parte a fine ‘300 fino a ‘500): Ø Non possessori: che sostengono una chiesa povera e monaci che non devono possedere niente; Ø Possessori: sostiene legittimità di monasteri di possedere beni. Polemica porta a: letterature vere e proprie/revisione di norme e testi ecclesiastici. Politica: Ø Un po’ alla volta russi si affrancano da Tatari: battaglia decisiva 1380, battaglia conclusiva 1510; Ø Dopo Vladimir Monomakh: tanti principati e capitale si sposta da Kiev a Mosca. Durante il ‘400 principati e la civiltà russa si uniscono sotto principato o regno della Moscovia (centro e capitale è Mosca); Ø Ivan III: con serie di fortunate campagne elimina tatari, conquista e libera Tver e Novgorod. Unisce quindi Mosca + Tver + Novgorod, governa fino a 1505; Ø Ruolo principale: Ivan IV detto il Terribile, in russo Иван Грозный (in russo “minaccioso”), conduce battaglie, estende suo stato ed è primo ad adottare denominazione di царь всея Руси (zar di tutte le russie) = 1. ancora usato termine medievale di Rus’, ma al plurale: великая Россия + белая Россия (Беларусь) и малая Россия (Украине). Termini venivano da patriarca di Bisanzio quando queste zone erano a lui subalterne (lui primo ad adottarli); 2. Ceasar = zar (fenomeni di palatalizzazione). Una di conquiste più importanti di Ivan IV è conquista di Kazan: città a Est, ultimo avamposto (oggi parte di federazione russa con metà russi e metà tatari: tatari rimasti solo lì e in Crimea). Battaglia di Kazan = tatari ottomani /vs/ russi ortodossi = interpretata come crociata e importante in quanto massima espansione di russi a oriente. Risultati: da un lato allarga i confini del suo impero, dall’altra lo indebolisce, perché intraprende una serie di guerre (tra queste, guerra con Polonia, da cui è sconfitto). Altra sua prerogativa è distruggere le eresie: non le tollerava perché minaccia a suo potere. Non si faceva scrupoli per ammazzare gente, ma suo scopo annientare eresie e sottomettere totalmente chiesa a potere laico. Punto di SVOLTA fondamentale in storia russa: Chiesa doveva riconoscere origine divina del potere e doveva sottomettersi, così zar poteva fare tutto con appoggio di chiesa (dura fino a epoca sovietica, oggi ritornata). 16 Per missione di sottomissione Ivan ha bisogno di sostenitori, che devono trovare un fondamento nei codici di legge/scritture per legittimare lo stato: se in questi documenti si dice che Chiesa non può possedere, allora così deve essere. Personaggi di ‘500 inseriti in questa polemica ideologica: 1. Vassian Patrikeev (1470-?): personaggio chiave in polemica ideologica in questione di latifondi della chiesa. Era allievo di Nil Sorskij: per questo si opponeva con forza a possesso di latifondi da parte di Chiesa + si ribellava a persecuzione di eretici da parte di autorità ecclesiastiche. Sua impresa chiave legata a libro “Кормчая Книга” (da antico slavo kormči) = raccolta di leggi ecclesiastiche e secolari. Non è scritta da lui, ma esisteva già ed era conosciuta a Novgorod già in XIII sec. Lui, uomo colto che conosceva greco/latino, rivede la Кормчая Книга, dedica gran parte di sua vita a revisione di questo testo, affidatagli da Chiesa che forse sperava trovasse legittimazione a possedere latifondi. Fa accurato lavoro filologico: confronta vecchio testo scritto in slavo ecclesiastico con un originale greco (tutta civiltà di Rus’ di Kiev attingeva da bulgaro-macedone e greco e questo modo di revisionare testi sarà attuato in ‘500-‘600, perché dopo gioco di tatari si diffonde idea di perdita di purezza e bisognava quindi confrontare testi tramandati con quelli greci per purificare lingua). Da questo confronto lui prova falsità di teorie che sancivano diritto di monasteri di possedere villaggi e terre, non ciò che chiesa sperava quando ha commissionato. Accusato di eresia e rinchiuso forse in monastero di Volokalamsk: secondo principe Andreij Kurbskij rinchiuso in monastero e avvelenato (incertezza su sua morte). Viene messo a tacere perché esito di suo lavoro era minaccia. Sua revisione da punto di vista linguistico interessante: presenza di stile alto e citazioni bibliche + espressioni ironiche/satiriche, in stile libero/distaccato da tradizione slavo ecclesiastica. 2. Metropolita Makarij (gerarchia ortodossa: patriarca>metropolita>arcivescovo>vescovo> arciprete>prete>diacono, metropolita carica tra le più alte). Lo si potrebbe definire come continuatore di Iosif di Volokalamsk e durante gli anni in cui è in carica a Mosca, sostiene origine divina di zar e che Chiesa debba sottomettersi a zar (già in ‘500, poi con Pietro I ancora più affermato, è riconosciuta sottomissione di chiesa a potere secolare). “Великие Минеи-Четьи” = tradotto come “le grande letture mensili”. Makarij è importante anche perché insieme a suoi collaboratori produce questo testo importantissimo tra 1530 e 1541. Opera comprendeva letture per ogni giorno e divise per mesi (in italiano anche menologio). Opera continuamente ristampata da chiesa ortodossa, includeva: letture edificanti, vite dei santi, testi di viaggio (come andata di Danil in Terra Santa), patrimonio agiografico completo di cultura slavo ecclesiastica (ad esempio quando Петр e Феврония vengono fatti nuovi santi, anche loro agiografie sono aggiunte) e apocrifi (letteratura apocrifa è importante in letteratura russo antica). Tratti importanti di ‘500: nascita di eresie subito annientate; mancanza di Riforma in Russia, per questo Bibbia tradotta solo in 1876; politica espansionistica e apice con Ivan il terribile; nascita di letteratura polemica. Letteratura fino a quel momento: letteratura di monaci, o di viaggio. Nel ‘500 si cominciano a scrivere opere per difendere una determinata ideologia: - Ad esempio, opera di Patrikeev, seppur una revisione, è opera per difendere un’ideologia; - Scrittore e ciò che scrive comincia ad avere valenza ideologia: non più come medioevo per tramandare fatto storico, ma per convincere un avversario; - In ‘500 cambia funzione: letteratura ideologicamente impegnata + manuali per dare regola a monasteri (possedere o no?) + manuali di comportamento; 17 - Un altro testo importante è Epistolario di Ivan il Terribile con principe Andrej Kurbskij, appartenente a famiglie nobili più antiche che non accettava politiche di Ivan, per questo scappa. Ivan usava pagare a studenti viaggi in occidente per imparare, ma molti non tornavano, così fece Andrej che scappa in Polonia (considerata rispetto a regno di Ivan molto più liberale). Da polonia inizia corrispondenza con Ivan: si riflette stile di Ivan e scontro tra due ideologie. Principe rimprovera zar e zar risponde che autocrate ha diritto di disporre di vita/morte di propri sudditi: visione moderna di costruzione stato /vs/ uomo colto, ma rozzo nella forma che difende autocrate; - Altro testo importante noto con nome di “Domostroj”, letteralmente “costruzione della casa” (in italiano titolo non tradotto): ampio trattato su come deve essere condotto andamento della casa. Diverse copie manoscritte, ma non si sa chi è autore. È primo testo di indicazioni di politica domestica, per alcuni ci sono influenze occidentali, ma non sono dimostrabili. Con Ivan il Terribile: aveva tenuto insieme stato con sistema di forza, chi si ribellava veniva fatto fuori. Conduce un sacco di guerre che impoveriscono stato e regnava il terrore. Con morte di Ivan IV: Смутное время или смутна, смутный in russo ha diversi significati, ad esempio inquieto, non chiaro/неязный, oppure бесспокойиый/irrequieto. Quando si parla di Смутное время, si parla di un periodo che va da 1598 a 1613, in italiano “Epoca dei Torbidi”. Per russi periodo peccaminoso, molti hanno scritto su questo periodo storico e figure chiave di questo contesto. Ø Cause di questa epoca sono ricercate in governo di Ivan IV, stato grande ma stremato da guerre e terrore. Quando muore nel 1584, suo figlio (quello che non aveva ammazzato) Федор Иванович (1557-1598) è suo successore, che viene soprannominato блаженный (non si può tradurre beato, concetto cattolico, ma mix tra beatitudine e ebete), perché uomo pio molto religioso, ma all’epoca molto giovane, aveva gravi deformazioni fisiche, labile di mente e incapace di governare. Ivan sa che figlio non sarà capace di governare uno stato così grande; perciò, prima di morire istituisce un Consiglio di Reggenza, composto dai boiari, che avrebbe sostituito il figlio (figlio è zar ma a governare è consiglio). Questo inizio delle sciagure. 10/03/2022 Ø Boiardo Борис Годунов entrò a far parte di Consiglio di reggenza e dal 1598 sarà eletto zar di tutte le Russie. Boiardo, in russo bojar = etimologia incerta, indica i nobili del medioevo/antica Rus’, che in origine erano capi militari e poi diventavano proprietari di latifondi/servi; ma termine storico che si usa fino al ‘500/’600, poi altri termini. Lui sostenuto da sorella Irina Fedorovna: sposata per ordine di Ivan il Terribile con figlio Fedor Ivanovič. Boris = figura emblematica e potente: fa parte di Consiglio di reggenza + sorella moglie di nuovo zar; Ø Altro boiaro con ruolo chiave in consiglio di reggenza: Vasilij Šujskii; Ø Zarjevič Dmitrij: il figlio di Ivan il terribile, avuto da settima moglie. Durante dinastia di Rjurikidi nello stato di Moscova, il potere passava da padre a primogenito. Ma in questo caso: primogenito labile di mente, altro figlio è bambino. Opere importanti di Boris Godunov: - riesce ad imporre in Russia un patriarcato: fino a Boris carica di chiesa ortodossa più alta era metropolita, ma lui introduce patriarcato; - abolisce definitivamente Statuto di San Giorgio: statuto secondo il quale per due settimane ogni anno a fine novembre contadini potevano lasciare un padrone e cercarne un altro (piccola libertà solo in queste due settimane). Così facendo pone basi definitive/istituisce di fatto la servitù della gleba (contadini proprietà di padroni, abolita solo il 19/02/1861); - in anni di sua reggenza: diverse guerre. 20 Molti studi per classificare tutto materiale dedicato alla Smuta: alcuni classificano per genere letterario, altri dividono in tre gruppi a seconda di periodo erano scritti. Platonov, uno di più grandi studiosi di ‘600 individua tre gruppi: i primi due contengono opere a prescindere da genere di prima della fine dei torbidi, spesso testi brevi (visioni, lettere, testi propagandistici - Povest’ 1606 goda fa parte di questi gruppi, e vista come storia che appoggia Vassilij Suiški) e visti come appelli ad armarsi contro aggressori (spesso carattere propagandistico) scritti prima di 1613; il terzo dopo il periodo dei Torbidi. Opere scritte dopo Periodo dei Torbidi: più lunghe, no propagandistiche, ma danno interpretazione ai fatti. Opera più importante è libro annalistico, Letopisnaka Kniga: è opera molto ampia che si basa su fonti storiche del tempo e dà quadro completo di tutti gli avvenimenti storici. Opere scritte dopo Torbidi: danno quadro completo + interpretazione. Tutte opere scritte da persone legate a monasteri/ecclesiastici, perciò, interpretazione più diffusa (importante in nascita di Scisma) è castigo divino per tutti i peccati compiuti, da intendersi come insegnamento rivolto a zar e boiardi e colpevoli erano Boris Godunov e primo falso Dmitrij (mancanza di unità). Slide: 1. Primo punto: Torbidi evento che trova riflesso in opere; 2. Secondo punto: “Presa di Azov e altre storie”, Azov è mare sopra la Crimea dove c’era fortezza e dove ci fu battaglia a fin ‘500 inizio ‘600. Evento storico molto importante in Russia che troverà riflesso anche in letteratura. Presa di Azov legata a figura di cosacchi: kazak = soldato semplice, ataman = capo di cosacchi (“терпеть козак атаманов будешь”), i cosacchi sono guerrieri. Parola non slava, ma turca che veniva da qazaq che significa uomo libero e indipendente. Termine appare in fonti russe già nel ‘400 e primi riferimenti a cosacchi slavo orientali li troviamo in una cronaca del 1444. Termine indicava persone fuggite da minaccia di schiavitù e rifugiate lungo fiumi Don e Dnepr (terre di confine non controllate, poi anche sul Volga), prime comunità cosacche si formano tra ‘500 e ‘600 e hanno forma di governo autonomo/democratico. 15/03/2022 Viktor M. Živov: uno di più grandi linguisti del ‘900 (suoi lavori sulla lingua imprescindibili, ultimi anni li passa negli USA, moti lavori in inglese) e da definizione geniale di lingua di ‘600 ossia ягибридный язык, lingua ibrida. Lingua di ‘600 non è più lingua di monaci/ecclesiastica (slavo ecclesiastico), ma neanche letteraria che nasce con Puškin. Lingua ibrida è evidente: cominciano ad entrare parole di russo colloquiale; evidente a livello morfologico (verbi: passato russo semplice con terminazione in -l, prima non era passato ma participio preceduto da ausiliare, in slavo ecclesiastico tempi verbali di passato erano più ricchi con aoristo/imperfetto/piuccheperfetto ecc., mentre in opere di ‘600 si impone passato in -l tipico di russo) in genere è introdotta una grande semplificazione. Nel ‘600 la tematica storica (come per Smuta) trova in monumenti letterari ampio riflesso: narrazione ancora concepita come narrazione di ciò che accade/eventi vicini. Scrittori, o meglio pubblicisti (chi scrive o religioso o qualcuno che vuole difendere un’idea, come in epistolario tra Kurbskij e Ivan IV o come con Smuta dove c’è narrazione + interpretazione dei fatti, in questo caso come castigo divino) si dedicano in questo periodo anche ad un altro ciclo di storie/racconti: la presa di Azov (città sul mare settentrionale di Crimea), evento si riflette in tante opere. Area di Crimea = territorio multietnico (ebrei, italiani genovesi, tatari ancora presenti a Bašisaraj), ambito per posizione/sbocco su mare. Ruolo importante: cosacchi. 21 - Ripresa cosacchi: termine in russo per la prima volta in cronaca antico russa in cirillico del 1444, dove vengono nominati i Kasaki, definiti come coloro che combattono contro i Tatari (all’epoca termine non definito) che, anche dopo 1380, erano ancora nemico da sconfiggere; - Tra ‘400 e ‘500 numero di cosacchi aumenta notevolmente: tra due secoli, in Russia si inizia ad affermare servitù della gleba (Boris Godunov ne sancisce la legittimità). Molti contadini, temendo questa condizione, scappano nelle zone del Dnepr e Don, si stanziano così prime comunità di uomini liberi, o meglio cosacchi (non nascono, come cosacchi, lo diventano come uomini liberi) Queste aree = zone di confine tra Moscovia e stato polacco-lituano (grandi potenze); - Prime comunità avevano una specie di governo autonomo e a quanto pare democratico; - Comunità più antica risale a 1500: i cosacchi del Don. Poi altri fiumi su cui si radunano: Dnepr, Volga e Terek. Comunità più grande, quella di Zaporozhian; - Descritti in cronache come persone che si occupano di pesca/agricoltura e come guerrieri. Loro ruolo nel ‘600: difendersi da invasioni di tatari e turchi (minaccia per russi e slavi meridionali). Difendendo così loro zone di confine difendevano in genere le frontiere. Con il tempo diventano più grande forza militare di impero russo: difendevano zar e stato russo. Poi durante rivoluzione rifiutano ordini di zar, si schierano con rivoluzionari e con URSS status di cosacco viene cancellato. - Romanzo più bello su cosacchi: “Taras Bul’ba” di Gogol’”. In immaginario russo, cosacchi sono guerrieri, difensori di patria, e Gogol’ lo dimostra. Altra opera importante “Il placido Don” di Šolochov (dedica molte pagine a cosacchi, gli valse il premio Nobel). Già in ‘600 entrano in letteratura russa: trovano riflesso in ciclo di opere “Ciclo di Azov”. Episodio storico alla base di “Ciclo di Azov”: presa della fortezza di Azov in seguito ad una serie di incursioni di cosacchi in Crimea dei turchi. Queste furono incursioni autonome, non legate a governo di Mosca che inizialmente tollera (garantivano controllo di confini), poi paura perché potevano alterare rapporti tra Moscovia e Turchia. Cosacchi si considerano sudditi di zar, MA propria autonomia: rapporti con Mosca gestiti da Dicastero degli esteri, tutto quello che facevano lo discutevano con zar, ma non fu così per le incursioni. In 1637 cosacchi riescono ad insaputa di zar ad espugnare la fortezza di Azov, approfittano di circostanza favorevole, ossia che forze turche erano impegnate contro Persia. • Città di Azov: molto ambita per posizione strategica che permetteva controllo di tutti i commerci sul mare di Azov e mediare rapporti con Turchia; • Sconfiggono turchi e ottengono fortezza mantenendo questa posizione per 4 anni finché nuovo sultano turco decide di attaccarli e riprenderla. Cosacchi hanno paura di non farcela perché non più in condizione di favore: si rivolgono a zar Michail Fëdorovič per sostegno militare. MA consiglio di stato russo decide di rinunciare ad Azov per non deteriorare rapporti con Turchia; • Fortezza ripresa da turchi che sfruttarono debolezza di cosacchi, bruciarono tutti i loro accampamenti. Fu avventura sfigata; • Azov diventa russa solo con Pietro I nel 1696. Su questa storia esistono diverse opere: 1. “Историческая повесть” = racconto storico (no cronaca e no narrazione - сказание), più importante di queste opere, è opera in prosa dove si narra di questa epopea. Inizia con storia semileggendaria di città e finisce con sconfitta di cosacchi; 2. “Повесть поетическая” = racconto poetico, considerata da punto di vista letterario/ artistico/stilistico creazione migliore di tutto il ciclo; 3. “Повесть сказочная” = da зказка fiaba/favola = racconto fiabesco. Epopea raccontata in versione con folklore come elemento prevalente: autore di questa Povest’ scritta a fine ‘600 riprende modello di “Историческая повесть”, grosso frammento di racconto storico, 22 aggiungendo leggende/canti di tradizione orale cosacca. In questa Povest’ si riflette per la prima volta il folklore cosacco. In questo periodo compare motivo di vendere anima al diavolo per amore: “Повесть о Завве Грудсине” (Povest’ o Savve Grudcyne). - racconto di giovane uomo, che darà luogo a grande tradizione manoscritta, perché già da fine 600 verrà copiata da moltissimi scrittori: storia avvincente, in quanto copiata moltissime volte (letta come avventura); - motivo di patto con il diavolo, già diffuso in Occidente, arriva in forma concreta in oriente per la prima volta con questa Povest’. Motivo era conosciuto da slavi orientali, ma questa era prima vera elaborazione letteraria, non più solo motivo, ma storia; - già in incipit: racconto che suscita paura e spavento in Moscovia di ‘600, viene introdotta storia di Savva. Nucleo della storia: storia prende le mossa nel 1606, giovane vende anima al diavolo per amore, per riconquistare l’amante; - in incipit si cita anche Griška Otre’pev primo impostore, individuato come inizio di castigo mandato da Dio (riferimento a epoca di torbidi) = castigo meritato da russi dopo Torbidi. Anche in opera che non parla di torbidi c’è eco di narrazioni storiche dell’epoca, dalle quali chi compila il testo attinge. Opera ha nucleo originale, ma connessa anche ad altre narrazioni (comune in Medioevo per le opere); - Trama. Savva viene da Velikij Ustjug, da famiglia di mercanti che in fonti storiche di città pare realmente esistita (abbiamo notizie su di lui, quindi forse esistito sul serio). Padre lo manda a Nord della Russia a condurre affari, dove è ospitato da amico del padre Bažen II. Diavolo, che odia genere umano, decide di mettersi contro matrimonio di Bažen e moglie: induce Savva a sedurre giovane moglie. I due hanno relazione, ma durante giorno dell’ascensione si pente e decide di porre fine a depravazione. Amante non accetta fine di relazione e decide di dare a Savva un filtro magico che lo avrebbe reso schiavo e dipendente da lei. Lui lo beve e non riesce a fare a meno di lei, che pero lo respinge. Savva distrutto riflette: sorge idea di vendere anima al diavolo. Dinanzi a lui compare giovane bellissimo, che gli dice di essere suo brat’ e gli offre il suo aiuto a patto che Savva scriva un bigliettino dove rinnega Dio e mette a servizio di diavolo, senza rendersi conto. Quindi torna da Bažen II, viene riaccolto in dimora e tra braccia di donna, ricadendo nel peccato. Padre, non avendo sue notizie lo va a cercare, ma Savva ha acquisito grazie a diavolo doti sovrannaturali e vive una serie di avventure (va persino in guerra). A Savva appare Madonna con due apostoli: gli offre la salvezza, in cambio deve diventare monaco. Lui accetta, le consegna il bigliettino e viene salvato. Entra quindi in monastero di Čudov dove vive fino alla fine di suoi giorni; - Non sappiamo se opera originale o testo tradotto. Secondo alcuni studiosi ci sarebbe influenza di testi di tradizione slavo bizantina, ma non certo. Conservata in quasi 80 manoscritti e composta in seconda metà di 600, ma tramandata in opere più tarde. Non si conosce autore, ma secondo alcuni studiosi è membro di comunità di monastero di Čudov. È certo che famiglia di mercanti di Velijkij Ustiuv all’epoca era veramente esistita, possibile che alla base vi fosse un fatto storico; - Elementi tipici di folklore/fiaba e magia: presenza di aiutante magico (figura presente in tutte favole di magia di folklore russo); altra figura è богатир (eroe tipico di folklore russo); fiala magica/poteri; - Fatti storici realmente accaduti: battaglia di Smolensk’. Nel ‘600 fiorisce genere delle Povesti, pubblicate però per la prima volta solo nel 800, con riscoperta di narrativa del ‘600. Fino ad allora si trasmettono solo oralmente o in manoscritti. “Повесть о бражнике”: 25 chiesa di 4/5 ore settimanali, e inoltre si iniziano a vedere mire di Nikon (ancora prima di patriarcato) di sottomettere stato alla chiesa (pensava di riuscirci perché credeva che zar nuovo fosse debole). Nel 1642 Nikon è eletto patriarca, nominato dallo zar Aleksej. Nikon uomo ambizioso, ossessionato da idea di ortodossia universale, percepisce sua missione di patriarca non solo come russa, ma universale: voleva centralizzare il rito ed esaltare chiesa sopra lo stato (non chiaro fin dall’inizio, zar non lo sapeva). Altri uomini di chiesa come Avvakum e Neronov invece miravano solo a rigenerazione di costumi e chiesa, no mire governative, ma riforma etica e spirituale. Nikon no. Nikon stringe alleanza con patriarca ortodosso di Gerusalemme (patriarca greco ormai era sotto impero turco dal 1453, caduta di Costantinopoli, evento che esalta mito di terza Roma russa): Nikon solleva problema già noto dal 1500 (dubbio su possedimenti di chiesa ed eventuali errori in testi liturgici) ossia che bisognava revisionare testi liturgici. Che patriarca ammetta necessità di correzione voleva dire ammettere che ortodossia non si era conservata perfettamente in Russia: bisogna quindi tornare a confrontare con fonti greche, emendare il rito/libri sacri russi con confronto di quelli greci. Nikon convinto che greci (cristiani da molto prima di russi) dovessero ancora essere per loro come dei maestri. Nel 1654 Nikon impone revisione di testi liturgici, imponendola allo zar: da questo confronto Nikon scopre discrepanze nel rituale (no dogma, dogma non si tocca) tra chiesa ortodossa russa e chiesa ortodossa greca. Ad Avvakum e altri di confraternita queste cose non piacciono e lo vedono come nemico, come l’Anticristo. Anni fatali dello scisma 1655-56: Nikon riesce ad imporre sue riforme su rito; perciò, per risolvere discrepanze introduce e impone riti greci perché secondo lui greci erano superiori. Ø Tra innovazioni: segno della croce, croce con taglietto (quella di vecchio-credenti classica e piccola in modo da nasconderla sotto vestiti, se beccati rischiavano la Siberia). “Bojarynja Morozova”: donna mostra due dita, così facevano segno di croce (segno di croce di vecchi credenti), poi con Nikon si segnano con 3 dita. Aveva mutato grafia di nome Gesù prima Isus, poi Iisus (grafia di nome importante, Aleksandr Block scrive poemetto “I dodici” sulla rivoluzione, dove alla fine scrive Isus come vecchi credenti, grande critica). Alleluia prima pronunciato due volte, poi tre. Ø Innovazioni/riforme di Nikon accettate e sancite con concilio di 1666, motivo per cui per vecchi- credenti lui è anticristo. Riforme accettate, ancora oggi messe in pratica e viene condannata la vecchia fede: scismatici fino a 1905 perseguitati (poi tolleranza, poi URSS ateismo di stato). Oggi a Mosca ancora vecchi credenti. Da qui: rappresaglie, chiesa si spacca. Quando zar se ne accorge fa allontanare e imprigionare Nikon, ma ormai tutte riforme sono sancite. Questi segni rituali perché importanti per vecchio credenti? Per starovery, il rito è come dogma, parte integrante di tradizione, cambiare rito in modo così violento per loro era come spezzare la tradizione. Chiesa ortodossa molto fedele a tradizione e sua forza è in conservatorismo. Adozione di rituali di un patriarca che viene poi destituito e mandato in galera è shock. Primo martire di vecchi credenti è Avvakum (nasce nel 1621 e muore nel 1682). Ø autore di autobiografia e figura ricorrente in tutta la letteratura russa. Nasce in provincia, figlio di prete, diventa prete: non aveva intenzione di diventare scrittore. Lui diventa scrittore per circostanze; era uomo d’azione, predicatore nato, lottava contro angherie di chiesa/stato, dialogava con gente. Lui non dedito a scrittura, ma a dialogo con persone. Non era scrittore; Ø non si sottomise mai a disposizioni di Nikon e per questo, anche se era caro allo zar, venne esiliato due volte e bruciato vivo: primo esilio in Siberia (vecchi credenti sempre con barba, grande 26 comunità in Siberia, perché esiliati) con moglie e figli nel 1653. Nel 1663 zar lo richiama con speranza che cambi idea, lo accoglie ben disposto, ma quando vede che non cambierà idea lo manda di nuovo in esilio a Pustozersk; lì incontra anche altri capi vecchio-credenti, con lui bruciati vivi nel 1682; Ø a Pustozersk diventa scrittore geniale: spesso costretto in celle di isolamento, non aveva ascoltatori, costretto a scrivere. Žitie protopopa Avvakuma, opera importante in tre redazioni, scritta tra 1642 e fine anni 70 - Testo è autobiografia: dopo secoli in cui tradizione slava ortodossa era priva di figura di autore, ci troviamo di fronte a sacerdote ortodosso che, per difendere sua fede/diffondere sue idee, pone sé stesso a centro di propria riflessione; prima volta in letteratura russa antica che c’è autobiografia; - opera spontanea, no sperimentazione di genere, sua originalità è spontanea ed è ancora letta dai vecchi-credenti. Opera completamente a sé stante in lungo medioevo ortodosso; - Non è cronaca o Povest’: titolo è strano “Žitie”, ma termine per vite dei santi, agiografie. Usa questo termine non per vita di santo, ma per propria vita, in contesto molto personale. Va contro il canone; - Lui narra di genitori, infanzia, parla di sé in prima persona: sua vita da inizio a fine. Dà grossa importanza ad aspetti effimeri di vita quotidiana. Ma anche miracoli che ricordano vite di santi: narrando di sua prima reclusione, per esempio, zuppa di cavoli è miracolo di quotidianità in cose quotidiane (ma sempre miracolo), altro esempio è quello di gallina nera; - Lingua usata è lingua molto semplice, lui dice “io amo la mia lingua russa semplice” anche se in certi punti registro più alto (definita da Živov lingua ibrida); - Altra cosa importante è sincerità di suo discorso: tutto quello che scrive è pervaso da senso di sincerità, dice che tutto ciò che dice è vero (anche i miracoli), opera sembra quasi una confessione, e più di una volta disse di disprezzare menzogna e ipocrisia. [Andreij Sinjavskij: (Ivan lo scemo) Ivan Durak. Titolo preso da personaggio di folklore russo, quello a cui gli capitava di tutto.] 29/03/2022 Letteratura russa scritta conosceva solo la prosa (fino a 600 per lo più narrazioni storiche o di avventure come Povest’ su Saffa), non conosceva: - né poesia (poesia solo in letteratura orale di folklore, es. versi spirituali, canzoni); - né teatro (anche se in folklore, c’era teatro contadino che ad esempio Tolstoj amava: contadini recitavano, ma non avevano repertorio teatrale scritto). In Seicento però inizia apertura verso Occidente che conoscerà suo apice con Pietro I (Russia ha avuto due rivoluzioni: quella d’ottobre e quella di Pietro I): arrivano influssi di letteratura italiana, francese, inglese ecc., attraverso Polonia e grandi accademie di attuale Bielorussia e Ucraina (confine occidentale). Se per molti 600 è ultimo secolo di lungo medioevo, per altri anche secolo di innovazioni con poesia e teatro. Primi versi che entrano in Russia nel ‘600 è verso presillabico (primo tentativo di poesia di letteratura russa di ‘600, usato ad esempio da Ivan Nasedka, uno di primi poeti di ‘600, no tradotto in italiano) che ha due cose importanti: • presenza di rime grammaticali baciate: rima molto semplice basata su desinenze; • no misura fissa del verso: alcuni versi lunghi altri corti. 27 Forma di poesia rudimentale. Cosa la distingueva dalla prosa? Poesia presillabica si distingueva per presenza di rima. Per russi grandissima novità: prima dui questi anni non conoscevano rima oltre a quella di motti/proverbi/folklore. Successivamente compare in Russia a metà ‘600 il verso sillabico, che si distingue da presillabico in quanto: • il numero delle sillabe è fisso (numero di sillabe sempre identico per ogni verso, di solito 13); • si mantiene la rima finale; • tradizione che deriva dal polacco, ma in polacco funzionava meglio: polacco ha accento fisso su penultima, russo ha accento mobile. Questo tipo di poesia si diffonde, tra gli altri, soprattutto grazie a Simeon Polockij (di origini bielorusse, veniva da Polack), allievo di accademia ecclesiastica di Kiev, aveva studiato a Vilna presso i gesuiti. Figura importante per introduzione di poesia sillabica + primo poeta di corte. Tra le sue opere più importanti “Vetrograd mnohocvetnyi” (giardino variopinto, “grad” = recinto, radice di parole come “gorod”, città come Gradisca/fortezza): opera interamente composta in versi sillabici, generalmente composti da 13 sillabe nelle sue opere. Celebre anche per composizioni graficamente curate (come disegni). Viene spesso indicato come esempio di influenza di barocco in letteratura russa. Nel ‘600 in Russia anche introduzione del teatro, anche se prime vere commedie e tragedie emergeranno solo nel XVIII sec.: nel ‘600 due tedeschi introducono prime forme di teatro in Russia con un repertorio. Pietro I, il Grande: • secondo i vecchi-credenti è l’anticristo: Pietro non sopportava il fanatismo o il ripiegamento nella tradizione; • succedette al trono perché fratello non poteva e con lui Russia vide periodo di maggior splendore: sua passione era per costruzioni navali, navigazione e esercizi militari; voglia di apprendere e progredire; consapevole di arretratezza di Russia rispetto a occidente • Pietro capisce che deve fare due cose importanti per far avanzare Russia: 1. sbocco sul mare con Pietroburgo, città occidentale e razionale, costruita a tavolino (sotto decisione/controllo diretto di Pietro I, il quale assistette a costruzione di città dal giardino d’estate, dove aveva casetta di legno dal quale assisteva ai lavori). Diverse guerre con obbiettivo di sbocco sul mare: sforzo espansivo verso Baltico, Mar Nero (soprattutto) e Balcani; 2. flotta, prime cure di Pietro riguardano soprattutto esercito e flotta: tramite il regolare reclutamento suo esercito crebbe con 126 reggimenti e una flotta di 48 navi di linea; • Compie diversi viaggi all’estero, soprattutto in Olanda; • Fa tradurre manuali su esercito/armi/tecniche, per questo avrà bisogno di rinnovare l’alfabeto; • Cerca di portare la tecnica in Russia: manda persone all’estero che, a differenza dei tempi Ivan IV non cercano di scappare; • Crea nuova amministrazione statale: fino a quel momento zar + boiari (classe di nobiltà antica). Pietro introduce riforma nel 1722 di tabella dei ranghi distribuisce in 14 gradi (“grado” in russo чин, “burocrate” чиновник) i ranghi, ossia i titoli civili o militari. Prima di Pietro, ranghi accessibili solo a nobili per nascita, con Pietro I per aver accesso ai 14 gradi (14 civili e 14 militari) si diventa nobili per servizio, quindi, se qualcuno avesse prestato determinati servizi, sarebbe potuto arrivare ad acquisire addirittura la prima classe (più importante = cancelliere). Si diventa nobili non per nascita ma per capacità. Ora due nobiltà: per sangue o per merito. 30 primo si pone problema di lessico di lingua semplice vs. ecclesiastica. Interessante che lui non solo scrive questa teoria, ma la applica in sue opere. 31/03/2022 Ricapitolando: in ‘700 questione lingua: in quale lingua bisogna scrivere in letteratura a seconda dei generi letterari? Lingua del ‘600 è lingua ibrida mischiata tra slavo ecclesiastico e lingua parlata. Lingua slava fino a quel momento: 1. Protoslavo o slavo comune: tra 1500 a.C. a VI sec. lingua non scritta, mai attestata, ricostruita; 2. Paleoslavo o slavo ecclesiastico antico: quando inizia scrittura tra 863 e XI sec., dura molto poco, dopodiché lingua si corrompe: cominciano a nascere i vari slavo ecclesiastici, diverse redazioni: ceco-morava, bulgaro-macedone, serbo-croata, slavo orientale (ad esempio quello di russi); 3. Slavo ecclesiastico, che esiste tutt’oggi, ed è la lingua della chiesa ortodossa: in ‘600 non è più una lingua parlata e nemmeno scritta (al di fuori dei testi della chiesa), non c’è più norma slava ecclesiastica perché contaminata da elementi del parlato e per questo è definita lingua ibrida. In ’700 con Pietro il Grande che si apre verso Occidente ci si pone problema di letteratura: Ø letteratura russa non è al passo di altre letterature (ad esempio mancava poema epico/eroico, ok lo Slovo ma si scopre a fine ‘700 e si pensava fosse falso, mancava poesia): come scrivere, con quale verso lessico scrivere? Quale lingua usare? Lingua parlata o slavo ecclesiastico (modello letterario di sfera sacra)? Ø Quindi in ‘700 non opere originali/capolavori come in ‘800, ‘700 = secolo da laboratorio. Infatti, due modi di studiare ‘700 (2 pov): attraverso generi letterari (maggior parte di scrittori si occupa di molti generi) o suoi maggiori rappresentanti. Ø Pima di problema letterario, però, problema di lingua: Secondo Uspensckij c’era una sorta di diglossia: scritti alti = slavo ecclesiastico; epistole/piccoli brani in prosa = lingua vicinia a parlato (per živov invece lingua ibrida). Prospettiva importante perché tutti coloro che in ‘700 cercano di risolvere problema si rifaranno a lingua parlata (russo) e lingua scritta di slavo ecclesiastico; Ø Tredjakovskij si pone problema della lingua in traduzione di Viaggio nell’isola d’amore e in prefazione dice di aver usato lingua più semplice. A dire il vero lingua in cui traduce è difficile da leggere oggi perché piena di arcaismi e neologismi, inoltre traduzione malriuscita perché poco armonioso. Novità del testo = contenuto: per la prima volta tema all’epoca considerato frivolo, l’amore. Tema amoroso non era ancora entrato in letteratura russa (in primo ‘800 nobiltà russa si lamenta per mancanza di romanzi d’amore). Questo testo ha unico pregio di aver introdotto il tema dell’amore di cui la letteratura non parlava (predominanza di tematica storica). Quindi: fallimento dal punto di vista linguistico, ma per la prima volta rompe questo tabù. Trediakovskij importante anche perché si cimenta in diversi generi letterari (comi autori suoi contemporanei) e perché ha ruolo in questione letteraria/linguistica. Ø Lomonosov, importante poeta di corte e scienziato, primo che elabora vera e propria teoria MA teoria artificiale che lui stesso applica, ma funziona male (ad esempio crea odi incomprensibili). Dibattito su lingua continua per tutto ‘700 e primi anni di ‘800. Nascono due correnti di pensiero sulla creazione di una lingua letteraria russa: 31 1. Innovatori, guidati da Nikolaj Michajlovič Karamzin (scrittore). Rappresentanti di due correnti di pensiero per creare lingua letteraria russa. Karamzin (1766-1827) scrive due opere importanti: opera monumentale in più volumi “Storia dello Stato russo”, importante perché prima grande opera di storia russa (tutti gli autori dell’800, Puškin incluso, che trattano temi storici, si rifanno a sua opera; già citata parlando di vicenda di Dimitrij l’usurpatore e Boris Godunov – lui convinto di loro colpevolezza); racconto “La piccola Liza” che ispirerà almeno 40 opere ed è simbolo di sentimentalismo (Karamzin maggior rappresentante). Lui non solo storico/scrittore, anche letterato e dà contributo a questione di lingua. Suo programma linguistico: distaccarsi da tradizione slavo ecclesiastica, voleva organizzare la lingua secondo modelli letterari europei secondo il principio di scrivere come si parla. Importante: uso colloquiale e la lotta agli slavismi. Nel 1802 citando i francesi: ok orientarsi su parlato, MA russi non parlavano di alcuni argomenti (molti argomenti venivano trattati in francese). Importante capire quale parlato usare/ come migliorarlo? Per lui dialetto sociale dell’alta società. Che lingua era: lingua impura perché piena di europeismi (soprattutto gallicismi per via di influenza di francese, sia prestiti che calchi). Karamzin certamente la propone in una visione ideale: non precisamente quella perché non letteraria/piena di gallicismi; no totale coincidenza tra lingua letteraria ideale e la lingua parlata. Perciò: lingua letteraria doveva dipendere dal perfezionamento di lingua parlata dell’alta società. “надо писать прятно, как говорят люди с вкусом” Fonte di arricchimento di lingua russa per innovatori: francese. Prestiti da lingue europee sono considerati necessari perché attraverso i prestiti si poteva parlare di quei temi, di cui non era possibile parlare con slavo ecclesiastico. Karamzin e innovatori prestiti non giudicati negativamente, MA necessari. No lotta a prestiti, ma lotta agli slavismi/parole di slavo ecclesiastico: percepite come parole dotte/elevate. In Europa, ad esempio, distinzione latino/italiano o latino/francese, in russo non c’è: parole slavo ecclesiastiche facevano parte di lingua parlata, molte percepite in modo familiare (slavo-russe di Lomonosov), altre più colte, era un mix. Perciò anche distinzione di Karamzin un po’ artificiale: bisogna combattere parole slavo ecclesiastiche presenti in russo parlato, incentivare entrata dei prestiti (soprattutto da francese) per creare lingua letteraria russa. 2. Arcaisti, con a capo Aleksandr Semenovič Šiškov (ammiraglio, ministro conservatore e nazionalista, e capo di Accademia). Šiškov fu autore di un trattato linguistico del 1803 “Considerazioni sull’antico e nuovo stile della lingua russa”. Parte da un assunto: situazione linguistica russa non è paragonabile a quella europea o francese (Karamzin all’opposto si basa su tradizione francese). Propone rigetto completo di lingua parlata e necessità di orientarsi su slavo ecclesiastico. Lingua letteraria francese a Šiškov appare più povera di russo perché priva di stile alto/componente slava. Per lui i prestiti sono da bandire completamente (soprattutto i gallicismi) = barbarismi dai quali la lingua doveva essere ripulita per creare a tavolino una lingua letteraria (orientata su slavo ecclesiastico). In breve: Karamzin = europeizzare lingua russa e prestiti son parte integrante; Šiškov = slavizzare lingua russa e prestiti barbarismi. Due posizioni opposte/estreme, ma entrambe obbiettivo di purezza (solo due 32 modi per raggiungerla). Entrambi si proponevano come purificatori di lingua MA nessuno si impone perché estremi e presupponevano creazione di lingua artificiale. Puškin risolve in modo naturale: sintetizza naturalmente trent’anni di dibattiti linguistici attraverso sue opere (senza trattati teorici sulla lingua). • lingua che crea è molto comprensibile e moderna (lingua di ‘700 molto complessa e con proprio dizionario; creazione di lingua russa letteraria è molto recente); • riteneva che lingua russa, sonora ed espressiva, avesse doppia ricchezza: slava e greca. Afferma poi che i due elementi, quello dotto di sfera slavo ecclesiastica e quello di lingua parlata, si devono unire in modo naturale/spontaneo, senza imporre generi/stili (come Lomonosov). Prima di lui Lomonosov, Karamzin e Šiškov miravano a omogeneità stilistica, lui invece la elimina, pensa che non ci debba essere all’interno di un genere letterario: rompe gerarchia dei generi e dice che slavismi/russismi non hanno a che fare con genere alto/basso, possono coesistere perché esprimono il punto di vista; • Esempio: “в избушкие распивая, дева прядит” = nella capanna fila con la rocca, la vergine cantando. Contemporanei di Puškin vanno in crisi a vedere queste due parole vicine: stridevano, la prima molto colloquiale/famigliare e bassa, la seconda alta/prestigiosa. Appartenevano a due registri linguistici diversi. Lui le mette insieme perché non fa scelta linguistica in base a generi ma in base a punto di vista di chi parla, in questo caso romantico. Grazie ad audacia di Puškin di unire vari elementi che nasce lingua letteraria (altro esempio in tragedia “Boris Godunov” quando fa parlare patriarca tanti slavismi in quanto uomo di chiesa). Altro esempio in poema di 1821: “От ужаса зажмуря очи” = зажмуря, ossia sbattendo, chiudendo gli occhi, parola non letteraria, mentre occhi oчи (vs. глаза da глазность = trasparenza) è parola usata in canzoni, più elevata. Lomonosov famoso per sue odi, sua maestria non in lingua/contenuti, ma in scelta metrica (esempio letto in aula, tetrapodia giambica). Personaggi principali di classicismo russo: Lomonosov, Trediakovskij e Sumarokov. Tutti e tre si cimentano in diversi generi letterari, e si pronunciano su questione di lingua: Sumarokov: autore di una importante grammatica russa e si pronuncia su questione linguistica, rappresentante di classicismo russo. Ricordato per sue tragedie (più grande drammaturgo di primo ‘700), una per esempio dedicata a Dimitij Samosvanez (1771), sue tragedie trattano temi di storia russa, patriottico-nazionali e dedicate a Rus’ pagana e questa è più importante. Attinge a storia russa. Scrive in diversi generi anche commedie e satire. Anche autore di importante poema dedicato a figura di Pietro il Grande (che sarà spesso oggetto di opere letterarie) Altri generi importanti in ‘700: • Favole: di cui si occupa anche Sumarokov, MA non favole che attingono a folklore russo, ma si allacciano a tradizione di Fedro e Lafontaine. Favole russe non eran ancora state trascritte o studiate (primo a farlo sarà Puškin, che trascrive in versi favole come quella del pesciolino d’oro, perché gliele raccontava la nanja); • Poema epico: russi in ‘700 non avevano ancora poema epico, primo a cimentarsi è Lomonotov col suo incompiuto “Петр Великий” (celebrazione di omonimo zar), ma rimasta solo stesura incompleta. Per questo poema epico d’eccellenza di questo secolo sarà di Michail Cheraskov, dedicato non a Pietro I (eventi troppo vicini), ma a Ivan IV “Rossijada” (1761, più facile per lui cantare le gesta di un sovrano lontano nel tempo), in particolare a evento molto importante già 35 - in sue commedie ogni personaggio si identifica con il proprio linguaggio: linguaggio di Ivanuška e consigliera imbottito di francesismi rivela i loro interessi (vorrebbero stare in Francia/far parte di società francese) /vs/ altri parlano russo puro. Questi due universi linguistici non comunicano fra di loro a livello linguistico/ideologico. Figura importante, ministro degli esteri e precettore di futuro zar Paolo, Nikita Panin: quando commedia è rappresentata “è la prima commedia sui costumi russi”. Una frase importante di questa commedia entrata in cultura russa “la causa di tutto è l’educazione”, frase che ritorna anche ne “Il minorenne” e in commedie di ‘800. Prima messa in scena del 1772 a Zarskoe Selo (oggi Puškin), Paese di palazzo di Caterina II. Nonostante grande successo non fu rappresentata di nuovo fino al 1780 in Teatro Libero russo (fondato dal tedesco Karl Knipper). Sua seconda grande commedia è “Il minorenne”, opera della maturità. Erano passati 10 anni dalla stesura de “Il brigadiere” e situazione politico-sociale in Russia non era cambiata; quindi, personaggi negativi erano simili a quelli descritti nel brigadiere: - Anche qui trama elementare: signora Prostakova, nobile di provincia che ha un figlio viziato/vizioso Mitrofan/Mitrofanushka, il minorenne, che lei cerca di far sposare ad una ragazza, Sof’ja, orfana che hanno cresciuto in casa loro e che si scoprirà essere poi ricca perché uno zio le aveva dato dei denari. Quando diventa un buon partito la signora vuole darla in moglie al figlio, ma lei ama un altro, Milon, che alla fine della commedia sposerà. Anche nel minorenne c’è un finale felice. - Titolo originale: “Nedorosl’”: ne = negazione, rastì/ros = crescere, do = fino a, perciò colui che non è cresciuto fino al determinato livello, ossia quello di maturità. - Anche qui tocca temi molto delicati come servitù della gleba, che denuncia attraverso la voce di un altro personaggio; - Personaggi: anche qui nobili e servi hanno solo ruolo marginale. • Famiglia dei Prostakov = “ov”, maggior parte di cognomi russi hanno desinenza del genitivo (= de italiano), ak = suffisso per indicare la persona, prost = da prostoj, in russo “persona semplice” ha accezione negativa (per dirlo meglio usare umile/скромной), quindi, qui sta ad indicare gente rozza, sempliciotti (sempliciotto = prostjak). Marito (Terentij), moglie e figlio (Mitrofan, che significa colui che appartiene alla mamma) = persone rozze, ignoranti, non leggono o scrivono. La Prostakova, in particolare, è donna crudele (che anticipa molto le figure femminili di letteratura russa successiva): proprietaria terriera crudele con servi, che tiranneggia il marito. Alla nascita aveva il cognome del fratello Taras, ossia Skotinin (nome parlante da skot = bestia/ animale/porcile), e lei continua a ricordare suo appartenere ad una “stirpe animalesca”. • I precettori: spesso assunti a caso, gente che si spacciava per insegnanti di francese/aritmetica, ma in realtà spesso truffatori. In commedia sono tre: 1) Kutejkin = anagramma di Kutejnik, introduce -in per indicare la persona. Appellativo scherzoso usato per chierichetti/seminaristi. Termine viene da Kut’ja , dolce che si fa per giorno di morti. Uno di precettori di Mitrofanuška, usa lingua farcita di parole di slavo ecclesiastico. Accetta soldi della famiglia; 2) Zifirkin = nome deriva da zifr’ = cifra. È un ex soldato in congedo che insegna l’aritmetica. Non chiede soldi; 3) Vral’man = radice slava + desinenza germanica: Vral’ (da vrat’ = dire una bugia) + man. Si spaccia per precettore di tedesco, ma in sua vita precedente era un cocchiere. • Starodum è tra personaggi positivi che rappresentano la giustizia, lo zio di Sof’ja (colui che pensa all’antica, dum viene da dumat’ = pensare). Accezione positiva nel “pensare all’antica” che si contrappone a nobiltà moderna, imitatori di francesi. Uomo all’antica nella commedia: a 36 metà tra occidentalisti che ripudiavano la Russia e nobiltà conservatrice. Personaggio positivo, personaggio a metà. Arriva con ricchezze e in lui contemporanei intravedevano un prototipo di zii d’America che all’epoca emergevano nelle varie letterature. No proprietario terriero, ma si era arricchito in modo onesto, senza sfruttare il lavoro altrui, con attività commerciali in Siberia. Non possiede servi ma un cameriere personale, o meglio Kamerdjner (termine derivante dal tedesco, che suonava meno servile di quello di origine russa e introdotto da Pietro I). È grazie a zio che aveva messo da parti molti schei che Sof’ja diventa ricca e per questo è tartassata da parona di casa; • Pravdin è altro personaggio positivo (colui che dice la verità, o il giusto, colui che compie la cosa giusta), funzionario statale chiamato a fare giustizia; • Milon innamorato di Sof’ja (da mil = dolce/caro). 12/04/2022 Fonvizin utilizza espedienti (che Gogol, genio della commedia, ribalterà, scioccando il pubblico abituato a Fonvizin): distinzione tra personaggi positivi/negativi; nomi parlanti; lieto fine (personaggi positivi hanno la meglio e di solito lieto fine con coronamento di amore dei due, contrastato durante tutta la commedia). Da testi letti a lezione (atto, scena; atto, scena): - Nonostante sia opera letteraria, tocca uno di problemi più pesanti dell’epoca: servitù della gleba. Battute con cui condannava servitù della gleba; - Pravdin è stato incaricato dal governatore di ripristinare l’ordine e impedire gli abusi nel distretto della tenuta dove la Signora tiranneggia i servi; - Parti di critica a servitù non piacquero a censura e alte sfere di società. Vita di Nikolaj Karamzin: Ø Nasce nel 1766 nel governatorato di Samara, muore a Pietroburgo il 22 maggio 1826; Ø Già citato per: impegno in questione di lingua letteraria; sua “Storia dello Stato”. Ma anche scrittore di racconti/letterato (non solo storico e linguista); Ø Studia a Mosca e poi intraprende carriera militare diventando ufficiale. Stringe amicizia con personalità più liberaleggianti dell’epoca; Ø Importante viaggio all’estero 1789, che dura due anni, in: Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra. È viaggio di formazione, durante il quale legge da moltissime fonti di Paesi diversi. Al rientro porta in Russia grande innovazione, fa entrare ancor di più letteratura occidentale, in particolare francese (fino a ‘600 no contatti con Occidente, lungo Medioevo dal quale nasce anche Tolstoj ad esempio) ; Ø Al suo ritorno fonda una rivista/”журнал”: la rivista di Mosca/ “Московский журнал”. In rivista pubblica sue opere più importanti: “Письма русскаго путешственника” (“Lettere di un viaggiatore russo”); “Бедная Лиза” (“La povera Lisa”); “Наталья, боярская дочь” (“Natalia, la figlia del boiardo”). In queste opere domina il sentimentalismo = Karamzin è maggior rappresentante del sentimentalismo russo; Ø Da 1816 inizia a pubblicare volumi di sua Storia. Бедная Лиза: Trama esile/scontata (sarà capovolta da Puškin: Liza ragazza povera e di umili origini che vive in periferia di Mosca con la madre. Padre, contadino, gran lavoratore, è morto e madre disperata è incapace di badare a sé stessa e a Liza, che si prende invece tutte le responsabilità. Un giorno incontra Erasto, nobile, si innamorano e lei si concede. Poi lui le dice di dover partire per la guerra. Non combatte mai, ma sperpera 37 suo patrimonio al gioco e alla fine è costretto a sposarsi con nobildonna per salvare sua posizione/onore. Liza scopre tutto e sui suicida. Madre muore subito dopo perché non regge il colpo. • Tipica trama di sentimentalismo, racconto che Karamzin comincia a scrivere nel 1791, ed è proprio questa storia che segnerà inizio di sua fama (prima di questo racconto considerato solo un debuttante); • Definizione: definita Povest’, anche se dovrebbe essere più lunga per essere tale. Altrimenti anche detta “Рассказ” (= racconto, forse + adatto). MA voce narrante usa termine di “byl’” = una storia vera; • Storia ambientata in Russia con elementi/personaggi russi, ma su modelli Occidentali. Tra i suoi modelli principali: Shakespeare (la cui influenza arriva in Russia in questi tempi soprattutto con Puškin), Goethe (il Werther) e Rousseau (“La nuova Eloise”). In letteratura russa c’era altra storia scritta da autore minore, Pavel L’vov, in cui la protagonista, Sof’ja si suicidava (o meglio moriva per il dispiacere, ma sua rivale si suicida), MA differenze: Sof’ja era nobile, Liza è contadina = altra innovazione (frase più famosa “anche le contadine possono amare”); • Uscì nella rivista nel 1792, ma prima edizione in volume fu del 1796 e ultima edizione con Karamzin in vita è del 1820. Ogni volte che viene ripubblicata Karamzin la rivede/aggiusta, ad esempio colore di occhi di Liza cambia (inizio = neri; ultima edizione = romantici e azzurri); Già da subito ebbe un grande successo, best seller tra nobili e coloro che sapevano leggere (pochi, all’epoca 70% di russi era contadini). È letto anche da coloro che leggevano solo in francese: anche se è in russo viene letto (considerato prima prova di narrativa russa), lettore russo di alta società comincia a leggere in russo; • Successo fu così grande che: luogo dove Liza si suicida diventa luogo di culto, la gente inizia ad andare in pellegrinaggio e sulle querce iscrizioni in memoria di lei, luogo trattato come qualcosa di reale; cosa brutta fu che gesto fu emulato da moltissime ragazze; • Perché ha successo tra pubblico/scrittori contemporanei: storia reale, descritti sentimenti e con lingua innovativa. Uno di maggiori poeti del tempo, Vassili Žukovskij, apprezzò soprattutto lingua della Povest’: a Karamzin dobbiamo moltissimi neologismi (conia nuovi termini, importante se si pensa che problematica di tradurre dal francese era lessico). Žukovskij disse che con “La povera Liza”, Karamzin aveva compiuto in lingua russa un “полный переворот “= rivolgimento totale. Aveva travolto la lingua. • Successo anche se enorme, molto breve, perché subito dopo arriva genio di Puškin, gusto di lettori si eleva e Povest’ viene considerata anacronismo letterario. MA tantissime opere ispirate ad essa, più di 100 racconti e Povesti: ad esempio nel 1801 uscì “Бедная Маша”, nel 1810 “Счастливая Лиза”. In coscienza letteraria dei russi da quel momento in poi il nome Liza sarà sempre associato a sventura. Dove e quando? Povest’ inizia descrivendo luogo, piccolo cosmo dove avviene l’azione: monastero di fronte al quale si estende la città di Mosca (all’epoca città a pianta circolare), città che Karamzin conosceva perfettamente. Storici sono persino riusciti a capire in che anni avvengono i fatti da alcuni indizi nel racconto, ossia anni 60 del ‘700, perciò storia contemporanea. In particolare, periodo dell’anno tra maggio e settembre (inizia con lei che vende i mughetti in città, che sbocciano a maggio là). Karamzin descrive luogo specifico: Simonov Monastir = monastero di san Simone: - Monastero fu temporaneamente abbandonato e riconvertito: nel 1771 Caterina lo chiuse e ci mandò i malati di peste. Monaci tornarono solo nel 1795. Quando Povest’ è scritta, 1792, e Karamzin lo visita, si trova in stato di semi-abbandono. Perciò descritto così anche nella storia (poi in 1930 tutti i monasteri di Russia saranno distrutti, convertiti o chiusi). - Monastero è luogo dove avvengono gli incontri: boschetti e stagni attorno a monastero. 40 denuncia politica. È viaggio illuministico/immaginario tra Mosca e Pietroburgo fatto di situazioni e idee che lui attinge osservando attentamente la realtà. Importante non per trama ma per riflessione/denuncia; • Contenuto agli occhi di viaggiatore/lettore che viaggia con lui: quadro di campagna russa desolata, piena di contraddizioni sociali/morali dovute a condizione critica del contadino, filo conduttore di tutta opera; • Accusa a possidenti e loro crudeltà/ignoranza/disumanità nei confronti dei loro servi, senza risparmiare le caste più alte. Помешик = proprietario terriero, da поместье = possedimento, figura tipica di tardo ‘700-‘800. Мужики costretti a lavorare tutti i giorni fino a 14 ore. Esistevano diversi tipi di servi della gleba, ad esempio servi personali: nobildonna aveva sua serva personale e decideva anche di sua vita privata (in Turgenev diverse figure così), ad esempio se poteva o no sposarsi; • Denuncia situazione di servi sfruttati, fanciulle importunate/violentate, rivolte contadine (più famosa fu quella capeggiata da Pugačev, che ispira anche Puškin), illusorietà delle riforme parziali, leggi invecchiate che non contribuiscono al corso della giustizia. In sostanza il viaggio è come collage di tutti argomenti proibiti dell’epoca; • Varietà di contenuti implica varietà di stile ed eterogeneità linguistica: in opera coesistono parole/espressioni di registri linguistici diversi, ad es. metafore di origine slavo ecclesiastica/ parole di lessico popolare. Attraverso il linguaggio Radiščev descrive diversi personaggi che usano diversi linguaggi (es. mercante, contadino, seminarista, possidente): linguaggio diventa discriminatorio del personaggio descritto. Tecnica all’epoca molto innovativa e contribuisce a rendere testo realistico e rafforza la denuncia: non dev’essere percepita come opera di finzione, ma come opera che descrive realtà esistente. Da un lato denuncia/descrive quadri cupi di paese arretrato, dall’altro dà soluzioni che hanno come obbiettivo la liberazione della servitù della gleba (avviene solo il 19/02/1861) in tre fasi: 1. Vietare al possidente di poter disporre a suo piacimento dei contadini per i lavori domestici (o di altra natura) e di intromettersi in vita privata/matrimonio di contadini (una percentuale di contadini doveva addirittura arruolarsi e arruolamento durava fino a 25 anni, il doppio per gli ebrei, e possidenti decidevano chi dovesse partire, Tolstoj lo racconta in testo del 1863 “Polikuška”); 2. Riconoscere al contadino la porzione di terra che lavorava: terra che lavorava, compresa quella per proprio sostentamento, era di proprietà del padrone, secondo Radiščev doveva esserne riconosciuta la proprietà ai contadini. Proponeva di reintegrare contadino in comunità come cittadino a tutti gli effetti che poteva acquistare terra e con suo guadagno riscattare la proprietà; 3. Eliminazione di servitù della gleba. All’epoca economia si basa su servitù della gleba: proposte assurde che Caterina non poteva permettere. Zarina la legge proprio in periodo di Rivoluzione francese, evento che la spaventò e le fece fare alcuni passi indietro. Opera pubblicata anonima, ma zarina scopre subito chi l’ha scritta: opera fu giudicata sovversiva, fu confiscata e Radiščev prima condannato a morte, poi cambia in condanna a esilio (esilio in Siberia esisteva già in ‘700, viaggiatori venivano a vedere le colonie penali, letteratura dei lager già prima di ‘800). Aleksandr Sergeevič Puškin: Ø Prova tutti i generi letterari: poesie, tragedie, racconti, romanzi, romanzi storici. Ma soprattutto è poeta: “Евгений Онегин” ad esempio è opera in versi (tante traduzioni in italiano, più importante è di Giudici, altra di Lo Gatto, altra di Bazzarelli in prosa, dove riporta solo contenuto senza provare a 41 dar forma poetica al testo). Grandezza di Puskin no contenuto (trama esile con finale sospeso nell’Onegin), ma lingua: lingua musicale (Onegin sarà musicato da Ciajkovskij) Ø nasce a Mosca nel 1799. Famiglia: da parte di padre antica nobiltà; da parte di madre stirpe esotica degli Gannibal. Nonno di sua madre era Abram Gannibal, africano forse etiope, venuto in Russia a Pietroburgo da Istanbul per volere di Pietro il Grande (in storie della letteratura è ricordato come il “negro/moro di Pietro il Grande”), aveva ricevuto formazione brillante e fatto carriera in amministrazione statale. Puškin orgoglioso di sue origini africane gli dedica romanzo incompiuto “Il moro di Petro il Grande” (1827, in russo “Арап Петра Великого”); Ø Genitori di Puškin “spensierati” non diedero a loro figli adeguata educazione, per questo lui si sentirà a lungo goffo/impacciato in società. Per sua formazione fu importante la biblioteca del padre: piena di autori francesi di ‘600/’700 che saranno fonti/influenza per sue opere (studiosi attraverso suo catalogo sono risaliti a fonti precise di Puškin); Ø Altra figura importante è sua njanja (balia) Arina Rodionovna che gli racconta favole russe e che lui riscrive in versi. Raccolta integrale di favole russe solo in 1862 da Afansiev, in quegli anni però si comincia ad avere interesse per il folklore russo (che c’era sia in prosa che versi). Favole russe non erano in versi, perciò Puškin fa qualcosa di innovativo; Ø Sua genialità evidente sin da liceo: tra 1811-1817 studia al liceo di Zarskoe Selo (oggi Puškin). Al liceo colpisce sua maturità in tecnica: comincia a scrivere prime poesie e le legge a suoi maestri che rimangono esterrefatti. Un’opera degna di nota è ode “La libertà” (1817): riflette idee politiche di giovane Puškin (cambieranno) e denuncia autocrazia senza alcun timore, si pone contro tirannia auspicando il trionfo della legalità (subirà le conseguenze). In altre poesie, invece, inveisce contro oppressioni di contadini operate dai nobili. Jurij Lotman (critico semiotico di scuola di Tartu, grande esperto di Puškin, scrive libro su sua vita e edizione critica di Onegin) definisce poesie di questo periodo “rivoluzionario”; Ø Finito il liceo prende servizio al ministero degli esteri come segretario di collegio, a Pietroburgo e si trova al centro di vita culturale/mondana di capitale. Ma poesie di periodo “rivoluzionario”, lette nei salotti (come si usava all’epoca, cosa molto russa) finiscono nelle mani di zar Alessandro I che si incazza di brutto: Puškin fin da giovane aveva grande successo e influenzava gli altri. Lo vuole mandare in Siberia, MA a suo favore intervengono amici, tra cui Karamzin e quindi viene trasferito in Russia meridionale (= per i russi luoghi esotici erano Ucraina/Piccola Russia, Crimea e Caucaso, andare lì era come andare all’estero, affascinati soprattutto da montagne). Viene assegnato al generale Inzov, responsabile dei coloni stranieri di Russia meridionale (per lo più tedeschi: quando Caterina II si espande ad Ovest, terre incolte, quindi invita tedeschi a colonizzarle che arrivano per motivi religiosi, per lo più obbiettori di coscienza a cui lei concede temporaneamente l’esenzione dal servizio militare, vengono per motivi religiosi). In questi anni scrive il primo importante poema “Ruslan i Ljudmila” (1820): poemetto ambientato in epoca di cristianizzazione della Rus’ (889). Critica lo accoglie in modo ostile per esperimento linguistico spontaneo di autore che unisce due elementi (russo parlato e slavo ecclesiastico) percepiti eterogenei per stile e genere. Critica non coglie sua genialità di associare in modo naturale i toni giocosi espressi con lingua vicina al parlato, a quelli eroici di lirica alta, in lingua vicina a slavo ecclesiastico. Ma Vassilij Žukovskij, uno di maggiori poeti dell’800 lo apprezzò molto e gli scrisse una lettera intestandola “All’allievo che ha superato il maestro”. Ø Punizioni in Russia di 3 tipi: condanna a morte; Siberia a lavori forzati; confinamento in luoghi di provincia da cui non si poteva uscire (tra cui anche Siberia) dove però vivevano normalmente, ma lontano da vita sociale/culturale (Puškin però trova lo stesso persone interessanti). 42 Fu trasferito prima a Ekaterinoslav, in regioni meridionali di impero. Ma giunto li si ammala e conosce la famiglia dei Raevskij che lo portano in viaggio con loro in Crimea e in Caucaso. Qui vede sorgenti salubri, cime ghiacciate dei monti da cui rimane affascinato. Qui scrive “Poemetti meridionali” o “byroniani” (forte influenza di Byron, due sue influenze: francese e inglese). 4 poemetti: 1. “Il prigioniero del Caucaso” (1822) a cui si ispira Tolstoj: storia di amore non ricambiato di una circassa per un prigioniero russo, un uomo freddo/civilizzato. Ragazza si innamora e lo libera, e questo sarà visto come una colpa. Tema chiave: contrasto tra due personaggi, ragazza circassa/russo e ambientazione nuova di Crimea/Caucaso (per lui erano l’Italia: non gli fu mai concesso il permesso di andare all’estero); 2. “La fontana di Bachčysaraj” (scritto tra 1821-1823 e pubblicato nel ’24, nome da piccolo paesino in Crimea): riprende leggenda di principessa polacca fatta prigioniera dal Khan Girei e relegata nell’harem del castello di Bachčysaraj. Tema chiave: contrasto religione/costumi occidentali con quelli orientali e due eroine, la polacca Marija e Zarema la tatara. 3. “I fratelli briganti” o “I masnadieri” (1827); 4. “Gli zingari” (1827). Ø In 1820 si trasferisce in Bessarabia (oggi Moldavia, nome antico fino al 1917) in capitale Kišinev (oggi Chişinău), all’epoca importante anche da punto di vista culturale. 26/04/2022 Ø 1823, sempre in esilio, viene trasferito a Odessa: città importante, per Puškin città meridionale che a lui parve quasi italiana per clima/posizione geografica (Sud)/forte presenza italiana in società e vita teatrale (città multietnica, soprattutto ebrei). Qui lavora alle dipendenze del conte e governatore Michail Varamzov (in ‘800 impero russo diviso in “Gubednja” = regione/ governatorato, più il secondo perché regione è termine più geografico, e in “Vedz” = distretto) e allaccia una relazione con sua moglie Elizaveta Varamzova, di cui si ha notizia nel poema “Il talismano”. Relazione va in casino perché marito la fa spiare (accadeva spesso con scrittori) da polizia moscovita: corrispondenza privata di Puškin è intercettata e in una lettera si scopre sua attrazione per dottrine ateistiche; Ø Viene allontanato dal servizio perdendo l’incarico ad Odessa ed è confinato in tenuta materna vicino alla città di Pscov “Machajlovskoe” (oggi museo) e messo sotto sorveglianza di autorità locali da Alessandro I. Puškin, dongiovanni, continua ad avere relazioni sentimentali anche con donna famosa, Anna Kern, per una lirica che il poeta gli dedica “Io ricordo il meraviglioso momento” (lirica del 1825, considerata una di lirica d’amore più belle di ‘800). A Machajlovskoe momento più felice e fecondo da punto di vista letterario: 1) Approfondì: tema di folklore, rielaborando favole e riscrivendole in versi; argomenti storici, scrivendo suo dramma storico in seconda metà di anni ’20 e pubblicato nel 1831, “Boris Godunov”. Dramma storico più importante dedicato a uno di momenti/personaggi chiave di ‘600: Boris Godunov e il Falso Demetrio saranno personaggi ricorrenti in teatro russo, già in ‘600 in tentativi rudimentali, ma Puškin gli dà dignità letteraria. Base storica che usa: “Storia dello stato russo” di Karamzin; 2) Nel 1823 inizia a scrivere sua opera più importante “Evgenij Onegin”; 3) Elabora raccolta di versi pubblicati a Pietroburgo in 1825 “Stichotvorenje”. MA in 1825 rivolta dei decabristi (da “dicembre”, decabristi usano giorno di incoronazione di nuovo zar per chiedere giustizia/costituzione/abolizione servitù della gleba). Prima raccolta di versi esce in atmosfera di sconforto/paura due settimane dopo la rivolta: rivolta sedata; 5 capi impiccati pubblicamente in 45 inseriva opera in ambito di un problema concreto più accessibile al lettore, triangolo amoroso permetteva di dare a romanzo finale tipico del genere; morte dell’eroe, in alcune versioni Onegin partecipa a cospirazione di decabristi e finiva in Siberia o moriva, queste in particolari hanno molto seguito in tradizione di letteratura russa. Perché successo del secondo? Perché rinascita spirituale di Onegin dopo duello/incontro e amore tardivo per Tat’jana + compiutezza compositiva. Belinskij, maggior critico di ‘800 (importante perché se reputava opera indegna, non veniva letta, era autorità assoluta, fondatore di critica letteraria in Russia), reputava l’Onegin un’opera innovativa e perfetta in sua incompiutezza. Chiave di lettura di Lotman: leggere romanzo come romanzo senza intreccio, dove in effetti episodi non portano a niente, solo susseguirsi di eventi che non si verificano/semplici considerazioni, ma che in sua interezza rappresenta il byt = modo di vivere di nobiltà russa di ‘800, una specie di enciclopedia della vita russa. Nobiltà e ricchezza di personaggi: - Tutti nobili, nobiltà russa che non faceva un cazzo di niente, ma possedeva anime e terreni (поместье = casa, terreni e contadini di помещик). Personaggi sono caratterizzati in base a loro possedimenti: padre aveva debiti, tre balli all’anno e che finì col rovinarsi; zio da cui eredita fortuna/tenuta “che se lo porti il diavolo”; prima cosa che dice di Lenskij è che è ricco помещик; famiglia dei Larin, all’inizio non sono ricchi (madre si lamenta di pochi mezzi per andare a Mosca), ma quando Tat’jana si sposa diventa ricca e conosciuta; - Mamma di Larin era proprietaria terriera di livello medio; 3 livelli di помещики: piccoli proprietari terrieri (80-100 anime); di medio livello (100 anime); grandi proprietari (1000 anime). Una piccola parte di alta aristocrazia (vicino a zar) possedeva anche centinaia di migliaia di anime. Gerarchia stabilita in base a possesso di anime, proporzionale al possesso delle terre; - In letteratura di ‘800 e in opere di Puškin tema di ricchezza spesso legato a rovina/debiti/problemi economici, e anche in Onegin, già in prime strofe troviamo parole come “debiti, солок (tipo di debito), prestiti” ecc. I possidenti/nobili spesso si indebitavano (stesso Puškin non navigava nell’oro) per mezzo di prestiti privati o ipotecando in banca le proprietà. Come si impoverivano? acquisti folli all’estero, costruzione di case/banje (saune), ricevimenti, gioco (Onegin in fondo ha culo perché zio gli lascia ricchezze); - Uomini di ‘800 sottoposti a čin (grado), donne no. Grado militare/civile di uomini aveva peso importante anche per matrimonio. Istruzione dei nobili: - Istruzione più diffusa (gia con Fonvizin) = domestica, che avveniva in casa e dipendeva da possibilità economiche della famiglia. Chi aveva soldi aveva precettori prestigiosi, spesso stranieri (tedeschi o francesi, francese molto insegnato e spesso russi crescevano bilingui, era lingua dell’alta società), chi no rischiava di trovarsi anche impostori; - Pensionati/istituti privati (училище) sostituivano istruzione impartita a casa. Ma non avevano programma comune a istruzione domestica e solo per ceto di nobili. Molti erano molto rinomati; - Formazione di giovane nobile legata quasi esclusivamente a possibilità economiche di genitori, i quali se non potevano permettersi precettori, provvedevano in prima persona a educazione di figli. (non tutti i nobili erano ricchi); - Educazione = fondamentale per entrata/permanenza in società sia per uomini che per donne. Di solito donne sceglievano marito in base a dote e a desiderio di genitori (no per amore): “mariage de raison” (matrimonio per ragione), o matrimonio di calcolo (vero e proprio calcolo economico); 46 - Educazione delle fanciulle secondo regole precise: in società spesso richiesto che sapessero suonare, cantare, disegnare, ballare (funzione del ballo è importante), che fossero colte. Dovevano avere qualità da esibire. Tra gli interessi anche le letture, ad esempio cap. 8 vs. 12-14 di Tat’jana si dice fosse signorina di distretto provinciale, che aveva negli occhi una triste riflessione e portava in mano un libro francese. All’epoca in cui Puškin scrive non esisteva ancora romanzo russo quindi letteratura d’evasione (fiction) per nobildonne russe era francese (romanzo russo compare a metà ‘800). Quando si sposava: donna in Russia si trasformava in mamma/perfetta donna di casa. In Onegin è accadute a madre di Larin: da dama del gran mondo era diventata una pettegola di provincia. Ambientazione: molto precisa tra Pietroburgo, Mosca e la campagna. Carattere di avvenimenti strettamente legato al luogo in cui si svolgono. 1. Pietroburgo = spazio di Onegin (nonostante si trovi in campagna per morte dello zio) 2. Campagna/provincia = spazio di Tat’jana. È evidente che Onegin in campagna si sente come ospite temporaneo, così come Tat’jana si sente ospite in città (rimarrà sempre legata a campagna russa, cap. 8, par 7). Solo alla fine Onegin a Pietroburgo proverà senso di estraneità: alla fine Pietroburgo diventa per Onegin luogo da cui vuole scappare dopo aver rincontrato Tat’jana. - Descrizione di luoghi in Puškin, no di spazi interni: autore dà per scontato che lettore di sua epoca conosca dimore al punto che per lettori di oggi sembra avaro di dettagli/descrizioni molto sommarie. Per lettore di un tempo pochi indizi/descrizioni sufficienti per ricostruire epoca, secondo Lotman per Puškin no importante dare info che avrebbero annoiato il lettore e partiva da presupposto che lettore avesse conoscenze necessarie per capire personaggio/ dove si trovava (dà molte cose per scontate). Per questo in edizioni, anche in russo, opera ha molte pagine di commento; - Pietroburgo ha sua specifica geografia: mai nominati luoghi caratterizzanti (es. Ammiragliato, Campo di Marte). Rappresenta solo Pietroburgo dei nobili, alla quale Onegin appartiene (es. Prospettiva Oneskij, Milionnaja), le strade importanti dove c’erano immensi appartamenti di nobiltà pietroburghese, dove c’erano balli, i luoghi di vita mondana. Onegin è un dandy, nobile abituato a un certo tipo di vita che vive in centro di Pietroburgo su canale Fontanka (che sarà celebre come casa di Achmatova), quartiere molto noto allo stesso Puškin; - Campagna è luogo principale, nello specifico casa/tenuta di un помещик del XIX sec. Casa dove abitava Onegin: poche descrizioni che rendono vita all’interno di tenute, molto diversa da quella dei balli, passata in solitudine “davanti a un camino”. Poche descrizioni che rendono atmosfera. 3. Mosca descritta in modo diverso: piena di edifici e oggetti, con molti particolari. Descritta durante viaggio lungo/dettagliato di famiglia Larin tra periferia e centro: Mosca mostrata con occhi di un viaggiatore esterno. Pietroburgo è sua città, che conosce, Mosca no, perché lui stesso la sente estranea. Tema del ballo: • descritto in quasi tutte le opere di ‘800. Celebre saggio su funzione di ballo in società lo descrive: specchio di società (molti studi su sua funzione sociale). In opera balli hanno parte consistente e ruolo importante in intreccio: danze erano elemento fondante in vita di nobili. Maggior parte di nobili conosceva tutti i balli e si muoveva con disinvoltura perché serviva per imporsi in società; 47 • nobili imparavano a danzare molto presto (mazurka; quadriglia ecc.), già a 5/6 anni e spesso lezioni molto impegnative/crudeli; • in epoca di Onegin ballo iniziava/si apriva con la polonèse (danza con tempo moderato e ritmo di 3 o 4), dall’andamento maestoso. In Onegin mai riferimento a questo ballo, volutamente: a Pietroburgo autore fa entrare in sala Onegin solo quando si stava ballando la mazurka; in casa di Larin descrizione di serata inizia con valzer = Onegin sempre in ritardo, ma lo intuiamo solo se conosciamo contesto sociale (Puskin scrive per suo lettore, Tolsto e Dosto no ad esempio). Elemento del duello (in primo ‘800 mai romanzo senza duello): • Funzione: ristabilire l’onore (Puškin, ad esempio, era stato deriso); non tutti lo approvavano, ma rimaneva strumento essenziale per difendere proprio onore al di là di diverse opinioni; • In ‘800 doveva sottostare a regole molto precise. Come si svolgeva? colui che veniva offeso nell’onore cercava quasi sempre di risolvere l’umiliazione con la riappacificazione, anche se c’era rischio che chi cercava di risolvere in modo pacifico veniva accusato di viltà, (spesso però la si risolveva così). Duello composto da due parti: persona offesa mandava a dire all’altro, che lo aveva offeso, che l’aveva sfidato e poteva accettare o no (di nuovo questione di onore: se non accettava poteva essere considerato vile). Rituali da seguire = codice orale, non esisteva un regolamento scritto sul duello, il cui rispetto era garantito da un esperto o sekundant (in società russa), nel romanzo tale Zareskij. Sekundant mandava l’avviso a colui che aveva inflitto umiliazione e doveva cercare di riappacificare i nemici ed evitare il duello (spesso funzionava). Se duello procedeva sekundant aveva onere di decidere le condizioni del duello, che venivano messi per iscritto ed entrambe le parti si impegnavano a rispettarle (in duello di Puškin e d’Anthés erano scritte in francese e molto crudeli), già dalle condizioni era chiaro o meno se qualcuno fosse morto o no; • In romanzo sekundant (cfr. cap. 6, par. 16, vs. 8) era “classico e pedante”. Organizza duello omettendo molte cose: ignora consapevolmente l’obbligo di tentare la riappacificazione tra le parti (avrebbe potuto farlo già all’inizio quando presenta a Onegin il cartello). Era chiaro a tutti, tranne che a Lenskij, che si trattava di un’incomprensione, ciononostante il Zareskij non cerca di evitare tragedia. Altro momento in cui poteva impedire il duello: Onegin appare con un servitore e non con un proprio sekundant (offesa e grave infrazione di regole non scritte e che tutti conoscevano), inoltre arrivando in ritardo (ritardatario anche al duello). Nonostante infrazioni Zareskij non impedisce duello e Lenskij muore; • Perché Onegin spara su Lenskij? Era suo caro amico e poteva mirare a un braccio ed evitare la morte. Perché pur non essendo offeso, si cala nel ruolo. Ceca obbedienza ad un ruolo, che in duello prevedeva che uno doveva uccidere l’altro. Gli spara perché era il suo ruolo; • In Russia duello era crimine, per questo avvenivano in luoghi appartati e all’alba (quando non c’erano testimoni). Onegin doveva essere condannato, ma stando al romanzo duello non diventa materia giuridica. Perché? Pope locale lo fa passare per suicidio. NO scritto direttamente: luogo di sepoltura descritto accuratamente, fuori da recinto di cimitero. “I racconti di Belkin”, “Il mastro di posta” Opera che raccoglie i racconti di Puškin “I racconti di Belkin” (1831). Racconto scritto rapidamente (strano se si pensa quanto era stato a scrivere l’Onegin) nel 1830, periodo fecondo di sua produzione letteraria. Belkin = personaggio di finzione a cui Puškin contribuisce scrivendo a inizio raccolta notizie su di lui che si 50 entra in scuola di sottoufficiali della guardia a cavallo, dove trascorre anni per lui terribili, terminandola nel 1834, quando fu nominato ufficiale a cavallo in battaglione di ussari in stanza a Zarskoe Selo (periferia di Pietroburgo). Si sentiva finalmente libero: ottenne titolo nobiliare e condusse vita di ufficiali del tempo (carte/donne, anche se tutti suoi amori tormentati/balli). 1835: inizia 2° periodo di sua arte: • Scrive “Maskaràd” (“Il ballo in maschera”): dramma in versi, vertice di sua produzione teatrale. Dramma non fu pubblicato, non gli fu permesso: descriveva balli in maschera di nobili a Pietroburgo su prospettiva Oneskij, dove accadeva di tutto e a cui partecipava anche lo zar. Temi: nobili, frequentazione della casa di questi balli, incontri intimi con fanciulle di nobili e zar; • Anni dopo di nuovo prosa con romanzo “La principessa Ligovskaja”: ambientato a Pietroburgo, protagonista Pečorin (in opera di Lermontov caratteri/nomi ritornano, questo lo ritroviamo in “Un eroe del nostro tempo”), ammiratore di Byron (= Lermontov) e variante del demone (di poesia), personaggio sprezzante che semina rovina ovunque. Incontra donna che ha amato in gioventù Vera, ormai diventata principessa Ligovskaja che, dopo avergli giurato amore eterno, lo aveva dimenticato per un matrimonio di convenienza. Pečorin pianifica/mette in atto sua vendetta; • altro dramma importante scritto tra 1834-36 è “Dva brata” (duale, “Due fratelli”): scontro di due forti personalità maschili per rivalità in amore. Ritornano nomi di Vera e Pečorin, assieme all’ambiente del bel mondo, figura del demone tormentato e tormentatore (come avviene in altre opere). Caratteristiche di sue opere: 1. Ambientazioni: alta società (che Lermontov frequenta), Pietroburgo povera e impiegatizia (interpretata poi al meglio da Gogol’); 2. contrapposizione scavo psicologico di personaggi maschili (sempre sottoposti ad analisi molto dettagliata) /descrizione di personaggi femminili “di maniera”. Ad esempio: russi sempre nome + patronimico (tranne servi di gleba), in “Maskeràd” ambiente di nobili, ma protagonista femminile sempre chiamata “Nina”. In sua prosa figure femminili sempre personaggi minori, descritte come bamboline eteree, destinate a soffrire profondamente e loro vita interiore/psiche non suscita curiosità di autore. Personaggi maschili sempre molto più analizzati: analisi di figure maschili dà base per romanzo psicologico. Ø Anche se prolifico diventa famoso al grande pubblico solo nel 1837: muore Puškin e Lermontov scrive poesia su sua morte “La morte del poeta” (1837) che lo rese improvvisamente famoso al pubblico russo (prima di poesia lo conoscevano solo letterati/saggisti, poi tutti, lo fa affermare come poeta). Poesia molto bella: - piena di dolore/ira per la bassezza di ambiente che aveva avvelenato ultimi anni di poeta; - invettiva di Lermotov: “noi” = io lirico di poeta che si dilata (portavoce di comunità che ha sofferto per morte di poeta). Si rivolge ad “voi” = generazione/ambiente dell’autore. Censura addirittura pensò che componimento non scritto da singolo, ma voce di una fazione politica; - Duelli = vergogna/vietati/non si parlava, imbarazzo che grande poeta russo fosse morto così; - Circola in forma manoscritta (non poteva essere stampata per condanna di zar) e valse autore la fama di libero pensatore ed erede di Puškin 51 Poesia circola a Pietroburgo, arriva allo zar, MA in copia intitolata “Chiamata alla rivoluzione”: autore arrestato, vi fu inchiesta/perquisizione e verifica di sua salute mentale. Persona di merda Aleksander Cristoforovič von Benckendorff (danno patronimico anche quando non ce lo avevano) capo di polizia politica perseguitò Lermontov. Fu condannato a arresti domiciliari in Caucaso. Vicenda non lo piega: (come Puškin) si concentrò su storia nazionale e scrisse composizioni in cui cercò di interpretare storia nazionale. Anni di sua maturità 1837-38: • affascinato da Ivan IV il Terribile (con Pietro I e Caterina II, importanti per scrittori), pubblica nel 1838 poema anonimo su di lui e suscitò ammirazione di critico più importante di epoca Belinskij Vissarion; • celebra (come Puškin) vittoria su Napoleone in poesia “Borodino” (1837). Ø In Caucaso va con reggimento e si ammala: amava molto il Caucaso (c’era già stato nel 1825), per i russi significava “montagne”, attratti da sua natura/popoli (ad esempio circassi). Nel 1837 viene perdonato e ha permesso di zar di tornare in Russia. Soggiorno in Caucaso: luogo a cui dedica molte pagine di sua opera (già prima aveva dedicato a popoli, come circassi, alcune poesie); Ø 1838 di nuovo a Pietroburgo: scrittore affermato e sue opere pubblicate su maggiori riviste dell’epoca. Nella più importante “Otečestvennie sapiskij” (“annali patri”) è pubblicato a puntate “Un eroe del nostro tempo”; Ø Il duello: importante sia in opera/sia in vita (ci muore). Duelli all’epoca = proibiti. • Nel febbraio 1840 fu sfidato a duello da figlio di ambasciatore francese a Pietroburgo, per via di una donna, ma fu solo ferito alla mano in estremo tentativo di evocare riappacificazione; • 1940 ci fu un secondo duello, a Pietroburgo (mentre era in licenza); • 1941, quando era poeta affermato/ricercato nel pieno di sua esistenza: si ferma in soggiorno a Pjatiygorsk (importante sito termale) e incontra Martinov, vecchio compagno dei tempi di scuola di sottoufficiali. Lermontov lo prendeva per il culo perché aveva abitudine di girare vestito da circasso, con pugnale alla cintura, chiamandolo “il signore del pugnale “/“cavaliere dei monti selvaggi” (e altro). Lui si stufa e lo sfida a duello. Lermontov voleva evitare, chiese scusa, ma Martinov fu irremovibile: duello avvenne il 15 luglio, avversario mirò al petto di Lermontov, che morì. Sepolto a Tarchany (tenuta della nonna, dove c’è sua tomba), grande sconforto/sgomento di ambiente letterario: a pochi anni di distanza si ripeteva copione già noto. “Il demone. Racconto orientale” Dopo “Un eroe del nostro tempo”, 2° grande opera a cui lavora per molti anni, producendo 8 redazioni (ultima nel ’39, pubblicata postuma nel ’56 anche se per lo più sue opere pubblicate in epoca sovietica). Michail Vrubel (artista) dipinse nel ‘900 il demone basandosi su opera, fu ossessionato al dipinto (andava a finirlo alla Tretjakovskij da esposto) almeno quanto lo fu Lermontov al poema. Tetrapodia giambica Trama: demone triste/annoiato, spirito in esilio, un tempo cherubino ignaro del male, poi cacciato dal paradiso. Da allora vaga senza trovare pace per l’inverso seminando il male: tormenta + è tormentato. Un giorno mentre vola sul Caucaso vede danzare principessa Tamara che aspetta l’amato per le nozze. Anima spenta del demone improvvisamente si accende di passione, riaffiora desiderio di bene/bellezza: fa morire il fidanzato di Tamara e lei finisce in un monastero. Inizia ad avere incubi: demone le compare in sogno, finché non appare in sua cella e chiede di amarlo. Tamara vinta dal demone, si baciano, lei crepa male fulminata lasciando su labbra strano sorriso. 52 Sua anima portata in cielo da angelo che la purifica da sofferenza/salva da demone che, sconfitto, riprende suo errare solitario/disperato. Eroe esule/rovina finale. “Demone” è capolavoro di romanticismo russo/europeo (Lermontov si nutre di Romanticismo occidentale e lo rielabora): protagonista è figura che domina in tutta opera di Lermontov e poema considerato da contemporanei apice di sua produzione lirica. Dopo Lermontov il demone diventa mito letterario imitato. Ambientazione caucasica: incipit descrizione di Caucaso, in vita di autore fu acceleratore di sua maturità umana/artistica = esperienza caucasica alla base di opera e anche di “Un eroe del nostro tempo”. “Герой нашего времени” Titolo non suo, ma suggerito da giornalista, Lermontov aveva pensato a “Uno degli eroi dell’inizio del secolo”. In russo parola “герой” ha due significati: persona con coraggio eccezionale, nobile che compie imprese in funzione di grande obbiettivo, ma anche personaggio/(+ главный) protagonista. Ambivalenza: da un lato indicava personalità eroica (che si rivela bluff), dall’altro suggerisce a lettore unico personaggio comune a vari racconti che costituiscono opera. Inizio stesura nel ’38, pubblicata a puntate in rivista “Отечественные записки” (“Annali patrii”), prima edizione in volume in 1840, seconda edizione 1841. Novità per il tempo composizione: 5 racconti/episodi. 1. Bela; 2. Maxim Maximič; 3. Taman’; 4. La principessina Mary; 5. Un/Il fatalista. 5 storie separate/diversissime tra loro (sia stile che lunghezza), in disposizione pensata da autore non cronologica e raccontate da voci diverse: - Primi due: introdotti da breve prefazione (in 1° persona), racconto in 3° persona (storia raccontata da viaggiatore); - Altri Tre: fanno parte di журнал di Pečorin (diario, calco francese, oggi “rivista”, mentre “diario” = дневник), quindi in 1° persona. MA carattere romanzesco dato da organicità complessiva di opera e continuità che lega diverse parti. 05/05/2022 Cinque storie unite da unico personaggio/protagonista Grigorij Alekandrovič Pečorin e sua vita, che conosciamo: all’ inizio con racconto di Bela, poi lo rincontriamo in testimonianza di Maxim Maximič, infine con ultimi 3 racconti di suo diario Prosa di Lermontov: - prosa matura (già iniziato a scrivere romanzo storico lasciato incompiuto): prima di Lermontov si era cimentato in prosa solo Puškin che aveva scritto solo racconti e romanzo breve/in versi/senza finale; quindi, Lermontov non ha tradizione di romanzo russo alle spalle. Il suo è considerato il primo romanzo russo. Non riesce a confrontarsi con una forma lunga: compone romanzo fatto di 5 racconti/episodi, (= forma breve di narrativa). Ma 5 racconti uniti da personaggio; - romanzo rispecchia canone romantico: personaggio è eroe eccezionale nel bene/nel male; ambientazione esotica, drammi amorosi, gioco con il destino;
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