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Appunti di letteratura spagnola dal XVIII al XX secolo, Appunti di Letteratura Spagnola

Quadro generico della letteratura spagnola nel periodo compreso tra il XVIII e il XX secolo

Tipologia: Appunti

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Scarica Appunti di letteratura spagnola dal XVIII al XX secolo e più Appunti in PDF di Letteratura Spagnola solo su Docsity! Letteratura spagnola del XVIII secolo 1. Aspetto politico. Il fatto più importante è il cambio della dinastia. Dopo la morte di Carlo II, la Francia vuole Filippo di Borbone, nipote di Luigi XVI; le altre potenze europee vogliono che salga al trono Carlo d'Austria. Con la firma del trattato di Utrech, Filippo V sale al trono. I Borboni sono re riformisti che porteranno in Spagna il Dispotismo illuminato. 2. Aspetti sociali ed economici. La popolazione si duplica; tutti i settori economici sperimentano cambi importanti; all'inizio del secolo, le classi sociali erano: il clero, l'alta nobiltà, la bassa nobiltà (borghesia) e il popolo basso. La nuova monarchia viene incaricata della ricostruzione del Paese: si potenzia il commercio interno ed estero, si creano nuove industrie e si incorporano innovazioni tecniche già utilizzate in altri Paesi. 3. Aspetto religioso. La religione cattolica era profondamente radicata in Spagna e il clero deteneva abbastanza potere. L'Inquisizione vigilava la purezza delle usanze e l'ortodossia delle idee. Molte opere furono censurate e incluse nell'Indice dei Libri Proibiti. 4. Aspetto culturale. Una nuova base culturale era necessaria per la riforma in Spagna. Si organizzo l'insegnamento in tutti i livelli, si crearono nuovi centri, si rinnovarono i piani di studio che furono orientati soprattutto all'insegnamento delle scienze utili e sperimentali che si erano coltivate poco o niente in Spagna. Importanza straordinaria ebbe la creazione di nuove istituzioni culturali come l'Accademia della Lingua, quella della Storia, delle Belle Arti etc.; si incrementò la produzione dei libri e iniziò ad apparire il periodico. Il Secolo dei Lumi ebbe come missione illuminare la mente degli uomini. La maggioranza della popolazione tuttavia si mantenne abbastanza scettica alle nuove idee, abituati com'erano a guardare con sospetto e insolenza tutto ciò che era innovatore. 5. Aspetto artistico. Nell'arte convivono due tendenze fondamentali: da un lato, abbiamo il proseguimento del Barocco verso la sua tappa finale; dall'altro penetra in Spagna il Neoclassicismo. 6. Aspetto ideologico. Quest'epoca si caratterizza per il predominio del pensiero filosofico che si oppone a quello teologico che aveva dominato nei secoli precedenti. Il nuovo spirito filosofico si caratterizza per alcune caratteristiche: – Spirito critico: Si proclama come principio di conoscenza la ragione e la esperienza. Descartes e Locke sono i precursori. – Spirito scientifico: Da Newton le scienze fisiche e sperimentali si caricano di una straordinaria importanza. L'uomo del XVIII si lancia alla conquista della natura, per il quale necessita indagare sulle leggi che governano i fenomeni fisici, sistematizzarle e seguirle. – Spirito cosmopolita: L'uomo del 700 sentì la curiosità per gli altri paesi, altri uomini, altre abitudini. Si incrementano i viaggi e gli intercambi internazionali. – Umanitarismo: Si dichiara l'uguaglianza di tutti gli uomini e i diritti inerenti alla persona. Una norma di comportamento fu la nozione di bene comune. – Enciclopedismo: All'uomo del 700 interessano tutte le branche del sapere. 7. La lingua. In questo secolo prevale il criterio di correzione grammaticale. Viene fondata la Real Academia Espanola; dal 1726 al 1739 si pubblicò il Dizionario delle Autorità. Nel 1741 si pubblica l'Ortografia Castigliana e nel 1771 la Grammatica. Da un punto di vista linguistico, i risultati più importanti furono nel campo della prosa. I migliori scrittori del secolo si sforzarono di creare un linguaggio adeguato per esporre con chiarezza, coerenza e precisione una serie di nuovi concetti. LA PROSA DEL XVIII SECOLO Due caratteristiche sono fondamentali per capire questo periodo letterario: didattica o prosaismo e l'attitudine critica. Il prosaismo è il contrario di poetico, di bello; nasce in risposta all'oscurità nella prosa e nella poesia alla fine del XVII secolo. La letteratura è arida, è una letteratura che rifiuta la metafora in quanto il testo dev'essere chiaro per tutti. L'illuminista sa bene che dev'essere utile e dolce, cioè deve insegnare ed essere gradevole. Il numero di novelle e opere teatrali è abbastanza scarso; nasce un nuovo genere, il saggio, si pubblicano enciclopedie e nel 1726 appare il primo dizionario moderno della RAE. La caratteristica più evidente è l'abbandono delle forme tradizionali. La finzione e il discorso ideologico si mescolano in proporzioni diverse: – PREDOMINIO DELLA NARRAZIONE: Hanno un fine didattico conforme alla struttura narrativa (es. La vida de Virrarroel); – GRADO INTERMEDIO: Il piano della finzione corrisponde punto per punto con il piano della realtà satirizzata (es. Cartas Marruecas) o dove vi è il pretesto di esporre idee letterarie (La derrota de los pedantes di Moratìn) – SAGGIO: Completo dominio del tono espositivo. Come sappiamo con Cervantes si inaugura la novella moderna realista e avrà una ripercussione enorme per il XVIII secolo. Francia e Inghiltera coltivano una novella basata sul Chiscotte e sulla novella realista spagnola. I francesi e gli inglesi imitano le novelle spagnole e in seguito le esportano. Una novella si ha quando coincidono autore, editore e pubblico; è possibile grazie alla rivoluzione Industriale dato che le migliorie fanno si che il livello di vita aumenti e il pubblico vada ad alfabetizzarsi progressivamente. LA POESIA DEL XVIII SECOLO – Primo periodo: Va dagli inizi del secolo fino al 1737, anno di pubblicazione della poetica di Luzàn, si coltiva un tipo di poesia barocca, di qualità inferiore a quella di Gòngora e Quevedo ma degna e stimabile. A partire dalla pubblicazione della poetica di Luzàn, i gusti cominciano a cambiare; Luzàn sostenne una poesia più chiara e ordinata rispetto a quella barocca, che oscurava e censurava il pensiero, l'inverosimilitudine, l'accumulo di immagini, l'abuso di figure retoriche, il disordine e la sproporzione. – Secondo periodo: Corrisponde all'ultimo decennio del XVIII secolo e il gli inizi del XIX. Vengono seguite le tendenze generali del Neoclassicismo ma si fa più evidente una forte carica emotiva tanto nel contenuto quanto nella forma che diventa più magniloquente. La poesia di questo periodo è stata classificata come preromantica. LA POESIA BAROCCA DEL 700. Tra i poeti della poesia postbarocca figurano: Torres Villarroel, Gabriel Alvarez de Toledo, Eugenio Geraldo Tobo e i componenti dell'Accademia del Trìpode, tra cui spicca Josè Antonio Porcel y Salablanca. → “La muerte es vida [Alvarez de Toledo]: Poesia di tipo ascetico: parla della prigione in cui giace l'anima mentre l'uomo vive. La negazione del corpo umano, considerato come infame e la liberazione che per l'anima presuppone la morte, espressa nel poema con la antitesi que vive el alma cuando el hombre muere. → “Es difìcil la enmienda en la vejez” [Eugenio Geraldo Tobo]: Poesia piena di pessimismo in cui il poeta si lamenta di aver lasciato passare la giovinezza senza alcun beneficio e non crede di poter ottenere felicità nella vecchiaia, ormai vicina. → “Ciencia de los cortesanos de este siglo” [Torres Villarroel]: Una poesia festiva, con intenzione satirica. → “Fabula de Alfeo y Aretusa” [Josè Antonio Porcel y Salablanca]: I poeti dell'Accademia del Trìpode avevano un concetto aristocratico della poesia. Sostenevano di voler rinnovare la tradizione della miglior poesia barocca ed erano diretti ad un gruppo ridotto di intellettuali e poeti. Questa poesia è scritta in ottave reali. L'influenza di Gòngora è evidente sia nel tema (di carattere mitologico) e nella forma. Si tratta di un poema descrittivo e gli aneddoti narrano dell'amore di Alfeo verso la ninfa Aretusa. Al suo interno possiamo osservare i procedimenti stilistichi appartenenti al culteranesimo come: iperbati, metafore, epiteti, antitesi, perifrasi, allusioni mitologiche etc. LA POESIA ROCOCO'. I poeti che spiccano in questo gruppo sono quelli che si riuniscono nel Cafè di San Sebastian di Madrid: all'interno della poesia che globalmente corrisponde al periodo neoclassico si distinguono varie tendenze, una tra queste è quella che Joaquìn Arce chiama rococò. Si tratta di una poesia di tono minore, raffinata, dall'uso di un lessico della poesia cortese a volte leggermente arcaizzante. I temi principali sono l'amore e la bellezza femminile. → “A Melisa” [Fray Diego Tadeo Gonzàlez]: Poema amoroso nel quale il poeta si lamenta in quanto l'amore che prova lui si è trasformato in un incendio che lo sta lentamente bruciando. → “La rosa de Abril” [Iglesias de la Casa]: Contiene tutte le caratteristiche del genere: strofe brevi, tema amoroso, ambiente pastorile, tono allegro, sensazioni visive, olfattive e uditive, semplici metafore e qualche allusione mitologica. una commedia di carattere, sotto lo pseudonimo di Tirso di Imareta. Nel 1773 pubblicò il poema satirico I letterati in quaresima. Non trascurabile fu l'attività di musicista. Iriarte infatti suonava il violino e la viola e componeva delle partiture musicali. In Guzmán el Bueno (1791) mette in scena un monologo drammatico con accompagnamento orchestrale. La fama di Iriarte è legata attualmente al successo ottenuto dal poema didascalico La musica (1779), tradotto fra l'altro in varie lingue, e dalle Favole letterarie(Fábulas literarias) del 1782. Queste ultime sono 76 apologhi in versi messi al servizio dei principi estetici neoclassici. In realtà spesso queste favole costituiscono un modo per attaccare gli avversari letterari di Iriarte, per es. Fèlix Marìa Samaniego. “La Mona”: C'era una volta una scimmia che voleva essere ammira più di tutti i suoi compagni. Allora decise di farsi un vestito di seta colorato e un cappello carino per distinguersi dagli altri. Le altre scimmie, alla vista, pensavano che fossero davanti a qualcuno di importante e iniziarono a trattarla con rispetto. Abbagliate le altre scimmie, facevano tutto ciò che la scimmia vestita gli chiedeva, inconsapevolmente credettero a tante sciocchezze. Infine le scimmie si resero conto che i vestiti non danno né la scienza né la saggezza a chi li indossa e quindi, anche se la scimmia è vestita di seta resta ancora una scimmia. JOSE MARIA BLANCO CRESPO Nacque a Sevilla. Dal ramo paterno discendeva da una delle famiglie irlandesi cattoliche che alla fine del XVII secolo e all'inizio del XVIII emigrarono in gran numero a causa delle restrizioni economiche imposte dai vittoriosi coloni protestanti. Nel 1711, il nonno paterno di Blanco, Guillermo White, conquista Sevilla, dove si dedica al commercio d'esportazione. Dal ramo materno la sua famiglia aveva origini valenziane e andaluse. Lo zio don Felipe Neve fu governatore dell'Alta California e fondatore della città di Los Angeles. A 8 anni doveva recarsi a scuola ma detestava le lettere e prediligeva la musica e libri. A 12 anni disse a sua madre che voleva diventare sacerdote e a 14 anni inizio lo studio di filosofia al Collegio dei Dominicani. Il giovane ribelle entro poco dopo all'Università, dove un altro studente di teologia, Manuel Maria de Màrmol, iniziò ad orientarlo nelle scienze e nelle lettere. In seguito conobbe Manuel Marìa de Arjona e Alberto Lista e con loro fondo l'Accademie delle Lettere Umane di Sevilla. Nel 1799 si ordinò sacerdote e nel 1801 fu nominato cappellano magistrale della Cappella Real di San Fernando. Soffrì una crisi religiosa tra il 1802 e il 1803; d'ora in poi smetterà di considerarsi cattolico. Nel 1805 fu a Madrid dove fu nominato precettore del bambino Don Francisco de Paura per un breve periodo grazie a Manuel Godoy. Nel 1809 nacque suo figlio Fernando, un figlio illeggittivo avuto con Magdalena Eguaya, donna che morirà nel 1816. Il 29 gennaio del 1810 si trasferì a Càdiz e il 23 febbraio partì per l'Inghilterra per non tornare più. Nel 1825 venne nominato Maestro d'Arte per l'università di Oxford e si trasferisce lì. Morì nella casa dell'amico William Rathbone il 20 maggio 1841 a Liverpool. “Carta de Espana”: E' la sua opera più caratteristica, pubblicata la prima volta a Londra nel 1822 e firmata con lo pseudonimo di Leucadio Doblado. L'opera poi si pubblicò in Spagna nel 1972 tradotta da Antonio Gamica. Le lettere, essenziali per comprendere gli avvenimenti politici, religiose e culturali alla fine del XVII e all'inizio del XVIII secolo, riflettono le conseguenze della prima crisi religiosa di Blanco, che lo porta ad abbandonare la Spagna e la Chiesa cattolica. Nella seconda edizione, “El regreso del desterrado”, Blanco è quasi alla fine della sua seconda crisi che lo porterà ad abbandonare anche la chiesa d'Inghilterra. Disincantato, ritorna spiritualmente in Spagna, spiegò il traduttore che aggiunse che si trattava di uno scritto chiave per comprendere l'itinerario doloroso della sua vita. Il secondo intento di scrivere un libro che continuasse le “Cartas de Espana” fu “Apuntes de un espanol sobre Espana”, scritto a Liverpool, dove Blanco, lontano dalla chiesa anglicana, trovò rifugio spirituale in una comunità cristiana liberale. In questa continuazione offre nuovi dati riguardo il carattere spagnolo e la vita culturale a Sevilla. Nella prefazione del secondo libro, Blanco ritorna a descrivere la Spagna e a descrivere i suoi ricordi, che queta volta sono le difficoltà sociali che incontravano gli amanti della letteratura in Spagna alla fine del XVIII secolo e più precisamente a Sevilla. Letteratura spagnola del XIX secolo Il Romanticismo sorge al principio del XIX secolo in Francia e Inghilterra come movimento artistico che rifugge la dittatura della ragione dell'Illuminismo. Le radici di questo movimento vanno però ricercate nella Germania del tardo '700, nella corrente dello Sturm und Drang (tempesta e impeto): esso già propone la rivalorizzazione del sentimento e della libera espressione del singolo, soprattutto in poesia, lasciando da parte la letteratura neoclassica e tutte le sue regole. Il Romanticismo, sorto a partire da questo e da altri movimenti, propone una nuova concezione del mondo incentrata sull'importanza del sentimento e delle passioni umane. Dal punto di vista sociale e politico, il Romanticismo presuppone la denuncia dell'insoddisfazione per i valori imposti dalla borghesia illuminista, il cui trionfo decretato dalla Rivoluzione francese finisce presto per esprimersi in forme di repressione, rivelando così l'aspetto più disumano dell'Illuminismo. Si può perciò parlare di una crisi della società, che, quindi, si sente smarrita di fronte alla restaurazione di un potere conservatore creduto sconfitto. L'uomo romantico è un uomo angosciato e triste, che cerca di evadere dalla realtà attraverso l'espressione delle sue idee e dei suoi sentimenti. Molti hanno perso la fiducia nella ragione quale soluzione a tutti i dubbi e problemi dell'essere umano. I romantici non credono che la ragione sia capace di spiegare e ordinare il mondo. Così sorge un nuovo spirito che rivendica il diritto all'immaginazione, al sentimento, alla passione: in definitiva, il romantico rivendica il ruolo dello spirito e del cuore come strumenti della conoscenza. Dal punto di vista estetico, vengono rifiutate le forme razionali neoclassiche. Il romantico fugge dalle regole prestabilite e fonda la sua attività sul potere creativo dell'anima, che non dev'essere né limitato né rinchiuso dai formalismi, bensì teso a esprimere l'intensità dei sentimenti attraverso la più assoluta libertà espressiva. Istanze del Romanticismo: Il Romanticismo dunque non è solo un atteggiamento artistico, ma anche sociale. L'uomo romantico ha uno spirito individualista, tende alla solitudine, quale frutto e causa di un soggettivismo manifesto; d'altra parte l'ansia di libertà lo porta a favorire l'idealismo e la sfera onirica. Lo scontro con la dura realtà provoca un senso di angoscia esistenziale, a causa della forte insoddisfazione, che porta alla disperazione e a interiorizzare la tendenza all'evasione, fino a ricorrere, a volte, al suicidio, come culmine di questa fuga. I romantici danno grande importanza alla ricerca delle radici culturali, oltre che alla storia e all'identità nazionale, perciò questo movimento alimenta in qualche modo il nazionalismo. Le caratteristiche letterarie del Romanticismo si possono riassumere in alcuni punti: – Fantasia e sentimento occupano un posto centrale, prendendo il posto che la ragione occupa nel Neoclassicismo. – Temi leggendari, cavallereschi, storici e d'avventura sono i soggetti prediletti. Si contrappongono a quelli dell'epoca precedente: mitologia e storia classica. – Ambienti esotici e scenari oscuri, a volte sepolcrali vengono preferiti a quelli sobri descritti nel secolo antecedente e sono considerati diretta fonte ispiratrice del Sublime, sentimento di paura e terrore suscitato da scenari naturali maestosi o di rovine antiche e medioevali lugubri. – Ricerca dell'emotività e della passione la letteratura perde qualsiasi interesse nell'indottrinare il lettore e e nel trasmettere una qualche morale. – Valorizzazione della soggettività si contrappone alla ricerca dell'oggettività tipica settecentesca. – Pubblico popolare: la predisposizione della letteratura romantica è popolare; è concepita per tutti i tipi di pubblico, a differenza di quella neoclassica che ha un orientamento più colto. – Nel teatro si abbandonano le regole classiche: si affermano opere nelle quali più personaggi s'intrecciano in diversi luoghi e a distanza di tempo. Il comico si mischia con il tragico, in una fusione di generi. – Sia nel teatro sia nella poesia non si ha più unità di forma: si accostano metri differenti o versi liberi e, soprattutto, il verso è unito alla prosa. Il contrasto è evidente con le opere neoclassiche, che presentano omogeneità formale. Le vecchie regole sono considerate un limite per la creatività, e per questo gli autori si abbandonano alla pura intuizione. La poesia adotta nuove forme, il vero viene scelto secondo il messaggio che si vuole trasmettere nei vari componimenti, se non addirittura nei vari momenti delle poesie. Tematiche del Romanticismo: I grandi temi letterari di questo periodo possono essere presentati in 6 gruppi: – Sentimento dell'insoddisfazione. Il tratto principale del letterato dell'epoca è l'angoscia esistenziale provocata dalla coscienza della fragilità e della fugacità della vita umana; ne è prova l'ossessione per gli ambienti oscuri e tetri, per le rovine e i cimiteri e per la morte. Il destino si trasforma in qualcosa di ineluttabile, giacchè scritto da Dio; sicchè fra i soggetti romantici abbondano gli amori impossibili, la malinconia patologica, la nostalgia, la tristezza e il suicidio. – L'anticonformismo. Lo scontro con ciò che è prestabilito, l'ansia di libertà, di scappae dal proprio destino alimentano il sentimento dell'insoddisfazione, provocando disillusione e ribellione. Lo scrittore si rifugia allora nell'evasione spaziale, alla ricerca di scenari esotici, o nell'evazione temporale, evocando il glorioso passato medioevale. – L'esaltazione della soggettività. Il sentimento d'incomprensione dello scrittore provoca un autoisolamento che incoraggia l'individualismo e l'esaltazione dei propri sentimenti. – La ricerca della libertà. Questa tensione è trasmessa ai personaggi delle opere, dove però viene immancabilmente sopraffatta dall'inevitabilità del fato. Il dramma romantico solitamente termina con il suicidio o con la morte del protagonista o dei protagonisti. I personaggi non ottengono mai quello che desiderano, non sono capaci di sfuggire al loro destino. – L'importanza della Natura. Attraverso la Natura, l'autore aumenta l'efficacia del racconto, completando e potenziando la descrizione degli stati d'animo. Così gli elementi naturali (boschi, praterie, mari e fiumi, cielo e nubi) cambiano in relazione ai sentimenti del personaggio: appaiono boschi bui, paesaggi tetri e sepolcrali, tutto per porre l'accento sullo stato di disperazione in cui versa il protagonita. – L'interesse per la storia nazionale e per le leggende popolari. Gli scrittoi tradizionalisti ricorrono a questi temi lamentandosi della perdida della grandezza nazionale e dei valori cavallereschi medioevali. Anche i liberali s'ispirano alle particolarità nazionali. Tutti i romantici sono interessati alle leggende e ai costumi popolari. IL ROMANTICISMO IN SPAGNA La Spagna diventa un luogo di riferimento per l'ispirazione degli scrittori romantici europei, forse favorita da quello stesso ritardo nello sviluppo del Romanticismo – dovuto all'eredità araba – che le conferisce un certo carattere esotico. Questa corrente raggiunge il suo culmine in suolo iberico solo verso la metà del XIX secolo, ma non si tratta in ogni caso di un movimento effimero, giacchè le innovazioni introdotte e la libertà di creazione degli scrittori si riscontrano ancora nella letteratura moderna. Il romanticismo, infatti, introduce due innovazioni fondamentali: ● L'Interesse per le letterature regionali, scritte nelle lingue peninsulari diverse dal castigliano; ● L'ingresso della donna nella letteratura, come autrice. Il Romanticismo non è, però, un movimento uniforme, ma si divide in due fronti: il Romanticismo tradizionalista e il Romanticismo liberale. ROMANTICISMO TRADIZIONALISTA: Non si può parlare di movimento letterario senza prendere in considerazione il momento storico in cui si sviluppa. Il Romanticismo nasce a seguito della reazione dei monarchi assolutisti di tutta Europa contro le rivoluzioni sociali e l'età napoleonica, reazione che viene sancita dal Congresso di Vienna (1815), che dà l'inizio alla Restaurazione. E' proprio questo che spiega il carattere conservatore del Romanticismo dei primi anni; non si deve dimenticare, infatti, come i governi della Restauraciòn Absolutista cerchino di annientare lo spirito liberare, diffuso dalla Rivoluzione francese, favorendo il ritorno delle idee tradizionali e della religiosità. Questo è il Romanticismo degli aristocratici e dei loro sostenitori. Nelle opere di questo tipo si legge quindi un chiaro rifiuto dei valori borghesi e delle conseguenze della Rivoluzione Francese, si esaltano i valori dell'Antico Regime e del Cristianesimo. Tra gli scrittori che seguono queste idee vi è Josè Zorrilla. ROMANTICISMO LIBERALE: Alcuni anni più tardi prende piede una tendenza di indole rivoluzionaria, il Romanticismo liberale, caldeggiato da chi è convinto che la Rivoluzione francese non abbia creato un nuovo mondo. I fautori di questa corrente denunciano la sostituzione, avvenuta nella coscienza rivoluzionaria, degli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza con gli interessi della borghesia. I cambiamenti, per i liberali, non sono stati abbastanza profondi da creare una nuova società, più giusta. Sostenitori della radicalità delle idee, essi esaltano la libertà individuale, il rispetto dei diritti umani e il progresso sociale. In Spagna questa tendenza giunge con un certo ritardo a causa dell'assolutismo di Fernando VII. La sua venuta coincide, quindi, con il ritorno in patria degli esiliati, dopo la morte del monarca. I rappresentanti di questa letteratura sono Mariano Josè de Larra e Josè de Espronceda. LE OPERE ROMANTICHE JOSE' DE ESPRONCEDA: Nato ad Almendralejo nel 1808 e morto a Madrid nel 1842, Josè de Espronceda è un poeta dall'indole liberale, conosciuto per la sua vita pittoresca e decisamente disordinata. A 16 anni viene chiuso in un convento di Guadalajara, per aver presieduto a una società segreta chiamata Los Numantinos. Fugge in Portogallo, dove conosce Teresa Mancha, che diventerà la sua musa ispiratrice. Vive in diversi paesi europei (Francia, Inghilterra e Olanda) ed è un chiaro rappresentante del Romanticismo liberale. Simpatizza, infatti, per le idee liberali e partecipa a diverse azioni di natura rivoluzionaria. “La canciòn del Pirata”: La metrica, irregolare, segnala la prima innovazione: la maestria di Espronceda come versificatore permette di combinare i metri dei versi (ottosillabici e tetrasillabici) in varie strofe e con rime molto varie. Sono predominanti l'individualismo e la soggettività: i versi sono scritti in prima persona e in alcune delle proteste energiche del pirata scopriamo allusioni biografiche; ma il personaggio di questi versi vive indipendente, fedele alle proprie idee senza che gli importino le opinioni del resto della società. Espronceda esalta l'esistenza del pirata libero, l'intimo contatto con la natura. In questo poema, tutto azione e movimento, tutto impeto ed entusiasmo, è privo quasi completamente di aggettivi. Sono i verbi che predominano. personaggi quanto degli ambienti, ricche di immagini colte dal quotidiano. Il realista presenta ciò che descrive senza ingentilirlo, né snaturarlo. – Miscuglio di stili: nell'intento di rispecchiare fedelmente la vita, gli scrittori utilizzano un linguaggio quotidiano, con espressioni dialettali e gergali, combinate con un linguaggio letterario ripulito da ogni forma retorica superflua. – Regionalismo: gli autori realisti offrono descrizioni di ciò che li circonda, del loro ambiente. S'impone l'interesse per la cosidetta patria chica (ovvero la regione) e per la città: nascono così il romanzo regionale e quello urbano. – Il romanzo: Il romanzo è il genere letterario prediletto dal movimento. BENITO PEREZ GALDOS Compiuti gli studi medi nell'isola natia, nel 1862 si trasferì a Madrid per seguire i corsi universitari di legge e far carriera, ma non si laureò mai e non fu mai altro che scrittore conquistato dall'idea balzachiana di rappresentare l'immensa “commedia umana” dell'hic et nunc, vale a dire di Madrid, caotica capitale di un Paese in piena trasformazione politico-economico-sociale, e dell'intera Spagna vista e sentita dall'“osservatorio” madrileno. Per questo non si mosse quasi mai da Madrid, salvo brevi viaggi in Francia, Inghilterra, Italia e anche in Spagna. In politica, fu dapprima un moderato, ma si spostò poi lentamente verso la sinistra anticlericale e radicale, sforzandosi sempre di comprendere tutto e tutti; in ogni caso radicale non significò mai, per lui, antispagnolo, né anticlericale, né antireligioso. Esordì dopo la rivoluzione del 1868 con il romanzo storico La fontana de oro (La fontana di oro), ambientato nel triennio liberale 1820-23, iniziando quella “ricostruzione” della storia spagnola del tormentato sec. XIX, ritenuta da Pérez Galdós indispensabile per mettere a fuoco la realtà presente. Poi, in obbedienza alla stessa logica interna, dedicò i dieci romanzi della prima serie degli Episodios nacionales (Episodi nazionali), composti in soli due anni (1873-75), alla guerra di indipendenza (1805-12) combattuta dal popolo spagnolo contro gli eserciti napoleonici. Lo spirito degli “Episodios” è quello di un liberale spagnolo conscio delle grandezze e delle miserie della patria e l'arte è già quella di un narratore potente e originalissimo. Fra il 1875 e il 1879 apparve la seconda serie: altri dieci romanzi sui fatti storici del 1813-35. Poi il ciclo s'interruppe per l'urgenza di rappresentare il presente e nacquero i romanzi “contemporanei”, un'altra serie geniale e forte aperta da Gloria (1876-77) e Doña Perfecta (1876), sul problema religioso, e conclusa dopo un ventennio con altri due romanzi, ancora più geniali, sullo stesso problema: Nazarín (1895) e Halma (1895). Pérez Galdós riprese quindi, denunciando via via crescente stanchezza, gli Episodios nacionales e ne scrisse altri ventisei con cui concluse il grandioso affresco narrativo sulla storia spagnola del sec. XIX. “Fortunata y Jacinta”: Fortunata è diversa dalle eroine di altri romanzi. Né migliore né peggiore, ma differente. Non è solo la bellezza a caratterizzarla. Ogni personaggio maschile e femminile che entra in contatto con lei si sofferma sul suo splendore fisico. Ma a diversificarla è in primis il suo carattere e l’approccio che ha nei confronti della vita. Differenti vicissitudini temprano il suo modo di essere: di estrazione popolare, rimasta orfana all’età di dodici anni e vissuta con una zia pollivendola, conduce una vita semplice, povera ma onesta. Lontana dal clichè della donna debole e remissiva che vive passivamente la vita accettando l’altrui volontà, Fortunata è una donna combattiva. Continuamente mostrerà la sua caparbietà: come quando ormai sposata con il gracile Maximiliano Rubín lo abbandona per ritornare da Juanito Santa Cruz, l’unico amore della sua vita. Oppure quando non si dà per vinta e porta avanti la gravidanza così chiaccherata perchè frutto del tradimento con Juanito, e ancora quando si vendica picchiando l’amica Aurora Samaniego che le ha “rubato” Juanito. Tuttavia, nonostante le sofferenze che Juanito le causa egli rimarrà l’unico uomo della sua vita, anche dopo la rottura del loro rapporto, quando Fortunata avrà relazioni con uomini diversi. È evidente come Fortunata accantoni il concetto di adulterio inteso come peccato, visto che, come lei crede, là dove vi è amore il peccato non esiste. Fortunata è mossa da un amore profondo. La tenacia di Fortunata si rivela anche nella sua oppsizione ai tentativi degli altri personaggi di “addomesticarla”, di educarla e di toglierle quel retrogusto di “selvatico” che la caratterizza. In tanti sentono la necessità di farsi carico della sua formazione ed educazione, ma tutti falliscono. Fortunata è infatti la rappresentante simbolica dei valori popolari, è la spontaneità e la vitalità fatta persona. È assai lontana dal modello di donna che domina alla fine del XIX secolo in Spagna: ha un linguaggio rozzo e ricco di dialettismi, è incapace di contenere le proprie emozioni e ha un’incredibile forza fisica che la allontana dal cliché di donna debole e fragile di quel periodo. Tuttavia sono proprio tutti questi “difetti” a renderla un personaggio atipico ma allo stesso tempo unico e speciale. Caratteristiche del Naturalismo: Il Naturalismo accentua i toni e i tratti del Realismo, favorito dalla filosofia positivista e deterministica imperante negli ultimi decenni del secolo. – Realismo estremo: il Naturalismo presenta le caratteristiche del Realismo portate all'estremo, fino a descrivere anche ambienti e personaggi sordidi. – Importanza dell'osservazione scientifica: grande importanza viene data al metodo scientifico e all'osservazione. – Spirito sociale delle opere: l'obbiettivo non è limitato alla descrizione della realtà (nell'intento di offrire un quadro della società dell'epoca), ma anche alla denuncia delle disuguaglianze sociali e delle ingiustizie. – Tendenza al deterministico: L'autore naturalista è pessimista per natura, pensa che non ci sia soluzione possibile per i vizi della società o per gli aspetti della realtà e della natura umana che considera negativi (elementi sia psicologici sia fisici). In questo modo gli autori presentano descrizioni capaci di suscitare nel lettore un sentimento di angoscia e ansia. – Bellezza contro bontà e verità: viene distrutto lo stereotipo secondo cui la bellezza è sinonimo di sincerità e bontà. LEOPOLDO ALAS, “CLARIN” Pseudonimo (tratto da La vida es sueño di Calderón) del romanziere, giornalista e critico spagnolo Leopoldo García de las Alas y Ureña (Zamora 1852-Oviedo 1901). Visse quasi sempre a Oviedo, dove fu docente di diritto. Positivista in gioventù, si fece in seguito assertore di una nuova e più profonda religiosità. Critico vivace e di vasta informazione, dal 1879 al 1892 scrisse innumerevoli articoli – poi raccolti in diversi volumi, tra cui Solos de Clarín (5 vol., 1898; Assoli di Clarín), Folletos literarios (8 vol., 1886-99),Paliques (1893; Chiacchiere) – di intonazione satirica alla maniera di Larra, nei quali si batté per l'integrità morale dell'arte e per la diffusione delle idee europee nel suo Paese. Alla narrativa Clarín ha dato due soli romanzi: La Regenta (1885; La Presidentessa), spietato e magistrale quadro della borghesia e del clero in una città di provincia (Oviedo) che, nonostante la rassomiglianza con Madame Bovary di Flaubert, è uno dei migliori romanzi spagnoli del sec. XIX; e Su único hijo (1890; Il suo unico figlio), che appartiene al periodo di tendenza spiritualistico-religiosa di Clarín. Tendenze idealistiche si avvertono anche nei racconti e nelle novelle: Pipá(1886), ¡Adiós cordera! (1893; Addio agnellina), di ispirazione bucolica, Cuentos morales (1896; Racconti morali), El gallo de Sócrates (1901), venato di simbolismo, El sombrero del Señor Cura (1901; Il cappello del signor parroco), El Doctor Sutilis (postumo, 1916). Per sensibilità critica e per lo stile Clarín è considerato un precursore di Unamuno e d Ortega y Gasset. “La regenta”: La regenta è ambientato in una città fittizia, il cui nome è tutto un programma: Vetusta. Vi si riconosce Oviedo, luogo natale di Clarín, che vi trascorre quasi tutta la vita. La protagonista è Ana Ozores, moglie di Victorio Quintanar, più anziano di lei. Ana è combattuta tra il senso del dovere, che le impone la fedeltà al marito, e una passione mistico-romantica, che la porta a cercare la presenza di don Firmín. Un terzo uomo, Álvaro Mesía, riuscirà a ottenere il suo amore, fin quando la tresca non sarà scoperta. Quintanar, allora, sfida a duello Mesía, ma muore nello scontro e su Ana si abbatterà la condanna morale da parte della buona società cittadina. Sulla base di questa storia di adulterio, Clarín costruisce un affresco della vita del tempo avvalendosi delle tecniche di descrizione della società, ma anche di una raffinata analisi psicologica e giovandosi della lezione di Galdós e della sua critica alla Spagna del XIX secolo. Obiettivo della critica è soprattutto la borghesia che si è insediata in posizioni di potere ed ha messo un freno alle sue stesse idee rivoluzionarie: il positivismo e il razionalismo sono semplicemente di facciata, così come è di facciata la sua adesione alla religione istituzionale; al tempo stesso, tutto ciò che trae origine dalla vitalità e dalla passione viene represso e non riconosciuto. Clarín si sofferma sulla crisi dei valori religiosi, che hanno subito una sorta di sclerosi e si sono, per così dire, immobilizzati in forme apparenti e comportamenti rituali, sull'indifferenza e il fastidio verso il mondo politico, sulla rozzezza dei rapporti umani, su un'ignoranza diffusa e non riconosciuta come tale, sulla routine quotidiana che rimuove ogni aspirazione alla novità, e spinge la protagonista a dire che vivere a Vetusta equivale a un "suicidio per asfissia". La vita di questa piccola cittadina provinciale diventa lo specchio dell'intero Paese, una rappresentazione della sua società e della crisi generale della classe borghese. Non si deve però pensare che La regenta sia un romanzo a tesi, tutto basato su una denuncia politica e limitato a descrivere la vita secondo la prospettiva della sociologia. Al contrario, si può dire che il romanzo è fatto di personaggi che si muovono in un contesto sociale: i temi della politica e quelli della vita personale, con la sfera sentimentale e la soggettività, appaiono molto ben intrecciati. Nella Regenta svolge un ruolo molto importante il ricorso all'ironia o alla descrizione indiretta, dove la rappresentazione di un ambiente evoca anche la psicologia e il carattere di chi vive in esso. VICENTE BLASCO IBANEZ Può essere considerato l'ultimo rappresentante di rilievo della scuola naturalista. Anarchico e repubblicano, autore di violenti articoli contro Alfonso XIII, fu più volte processato e incarcerato; concluse in esilio un'esistenza agitata e avventurosa, intensa e vagabonda. Narrò i suoi viaggi nell'autobiografico La vuelta al mundo de un novelista (1927, 3 vol.; Il giro del mondo di un romanziere). Scrittore superficiale e disordinato, ha lasciato una vastissima produzione letteraria, più nota all'estero che in Spagna, dove tuttavia fu popolarissimo, che in gran parte ha perduto ogni valore. Presentano ancora interesse i romanzi ispirati a tipi e paesaggi della sua terra valenzana: Flor de mayo (1895; Fiore di maggio), sui pescatori; La barraca (1898; La capanna), sul mondo contadino nei dintorni di Valenza; Cañas y barro (1902; Palude tragica), sulla lotta per la vita dei pescatori della costa mediterranea; Arroz y tartana (1924; Riso e barroccio), sui piccoli borghesi. “La Barraca” :Ciò che si percepisce nella lettura della Barraca è una lotta pessimista dell'individuo contro ciò che lo circonda, l'odio per l'ignoranza e l'avarizia e più profondamente la lotta rivoluzionaria contro la corruzione e le ingiustizie sociali. In questo contesto sudicio e perverso appare Batiste con la sua famiglia. Si tratta di un personaggio che cattura a poco a poco il lettore in quanto conosce man mano il suo passato difficile sempre lavorando come un animale per portare avanti la sua famiglia, per cui sarebbe disposto a dare la sua stessa vita. E' evidente che Batiste, come individuo fuori dalla società, incarna i valori del contadino onesto, lavoratore e umile. Davanti alle innumerevoli virtù di Batiste, appare come suo antagonista Pimentò, un uomo vago, ubriacone, attaccabrighe e ciarlatano. EMILIA PARDO BAZAN Di nobile famiglia galiziana, studiò in un collegio francese a Madrid, dove poi aprì il salotto ai migliori ingegni della capitale. Viaggiò in Italia, in Francia, dove conobbe gli scrittori naturalisti, in Austria e Germania traendone servizi giornalistici. Nel 1916 ebbe la cattedra di lingue e letterature neolatine all'Università di Madrid. Di ingegno singolare e, per i tempi, assai ardita, la Pardo Bazán diede il meglio di sé nei romanzi, dove cercò di conciliare il naturalismo zoliano con la tradizione culturale spagnola e con la morale cattolica, riuscendovi a volte felicemente, tanto da porsi tra i migliori narratori dell'epoca. I romanzi che meritano particolare rilievo sono:La tribuna (1883), vigorosa narrazione incentrata su una sigaraia rivoluzionaria; El cisne de Vilamorta (1885; Il cigno di Vilamorta), icastico quadro della vita di provincia; Los pazos de Ulloa (1886; I casali di Ulloa), il suo capolavoro, storia della decadenza di una famiglia aristocratica, in cui rivive efficacemente la natura della natia Galizia; La madre naturaleza (1887; Madre natura), drammatica storia di un incesto; della vasta produzione della Pardo Bazán vanno inoltre ricordati i polemici saggi in difesa del naturalismo (La cuestión palpitante,1883), che provocarono la reazione di J. Valera (Apuntes), le raccolte di articoli giornalistici (tra cui La revolución y la novela en Rusia, 1887), i libri di viaggio (Por Francia y por Alemania, 1889; Por la España pintoresca, 1895). “Los pasos de Ulloa” : Questo romanzo, pubblicato nel 1886, è composto da trenta capitoli che narrano gli avvenimenti nel paese Pazos de Ulloa dopo l'arrivo del giovane sacerdote Julián in casa del marchese. I primi capitoli sono dedicati alla descrizione dei luoghi, dei personaggi principali e delle relazioni tra di loro con uno stile realista. Julián è il protagonista della storia: arriva a casa del marchese per badare ed educare Perucho, figlio illegittimo del marchese e della sua domestica Sabel. Però il marchese, seguendo il consiglio di Julián, si sposa con sua cugina Nucha con la quale avrà una bimba. Dato che la moglie si ammala senza aver dato al marchese un erede maschio, costui riprende la relazione con Sabel. Alla fine Nucha sarà accusata di adulterio da parte di suo marito, e Julián dovrà andarsene da quella casa, dove tornerà solo dieci anni dopo. Le ultime scene descrivono questo ritorno: attraverso gli occhi del sacerdote il lettore scopre che ora Perucho vive nella casa del marchese come un signorino mentre la sua sorellastra veste i panni di una serva. – Genere: Troviamo le caratteristiche del Naturalismo come la determinazione dell'individuo per l'eredita e per l'ambiente in cui vive, il compiacimento in aspetti sgradevoli e squallidi della realtà, i caratteri fisici che determinano le reazioni psichiche dell'individuo e si da una grande importanza all'instinto, a ciò che è elementare e primario; – Tecnica e stile: Descrizione minuziosa degli aspetti della realtà; la descrizione non è organizzata in maniera ordinata e gerarchica bensì si accumulano e si sovrappongono caoticamente gli oggetti. A differenza dei narratori onniscenti del naturalismo francese, in Spagna è difficile trovare questa oggettività. Infine è importante la differenza che esiste tra lo stile letterario dei frammenti narrati in cui sono abbondanti gli aggettivi o le frasi subordinate e il linguaggio utilizzato nelle frasi dialogate, più spontanee, povere di aggettivi e costituite da orazioni semplici. IL TEATRO E LA POESIA Il teatro della seconda metà del XIX secolo non è molto fiorente. In questo periodo compare un movimento conosciuto come alta comedia, le cui opere sono caratterizzate da: ● azione che si sviluppa nell'epoca in cui l'opera viene scritta; ● intenzione didascalica; ● realismo dei temi e delle descrizioni; novelas ejemplares (1920), nei romanzi Niebla (1914; Nebbia), Abel Sánchez (1917), La tía Tula (1921), San Manuel Bueno mártir (1933), mentre su un piano diverso e inferiore si colloca il romanzo satirico Amor y pedagogía (1902). Interessante è anche il teatro, pur se più adatto alla lettura che alla rappresentazione, in cui Unamuno porta gli stessi problemi: Fedra (1910), Raquel encadenada (1911), Soledad (1921; Solitudine),Sombras de sueño (1930; Ombre di sogno), El otro (1932; L'altro), El hermano Juan o El mundo es teatro(1934), La esfinge (1934) e la mirabile versione (1933) della Medea di Seneca. Un'attenzione sempre maggiore viene rivolta alla poesia di Unamuno, lirico isolato e personalissimo, ai margini delle esperienze europee:Poesías (1907), Rosario de sonetos líricos (1911), il poema El Cristo de Velázquez (1920), Teresa (1923), Rimas de dentro (1923), De Fuerteventura a París (1925), Romancero del destierro (1928; Romancero dell'esilio),Cancionero, diario poético (postumo, 1953), Cinquenta poesías inéditas 1899-1927 (postumo, 1958). AZORIN José Augusto Trinidad Martínez Ruiz, più conosciuto con lo pseudonimo di Azorín (Monóvar,8 giugno 1873– Madrid, 2 marzo 1967), è stato un romanziere,saggista e critico letterario spagnolo, della Generazione del '98. La sua produzione letteraria si divide fondamentalmente in due grandi gruppi: saggi e romanzi. Scrisse anche alcune opere teatrali, sperimentali e di scarso esito. Come saggista dedicò speciale attenzione a due maggiori temi: il paesaggio spagnolo e la reinterpretazione impressionista delle opere letterarie classiche. Nei saggi dedicati alla situazione spagnola si osserva lo stesso processo evolutivo che caratterizzò tutta la generazione del '98: se nelle sue prime opere esamina aspetti concreti della realtà spagnola e analizza i gravi problemi della Spagna, in Castilla (1912) il suo obiettivo diventa semplicemente approfondire la tradizione culturale spagnola, piuttosto che incorporare i fatti in un sentimento ciclico del tempo, ispirato al pensiero di Nietzsche. Tra i saggi letterari di Azorín risaltano Ruta de don Quijote (1905), Clásicos y modernos (1913), Los valores literarios (1914) e Al margen de los clásicos (1915). In essi, l'intenzione non è di fare uno studio dettagliato dei testi, bensì risvegliare la curiosità e l'interesse offrendo una lettura impressionista degli stessi, che fa risaltare solo gli elementi significativi per la personalità dello scrittore. I romanzi di Azorín si possono dividere in quattro periodi: ● Il primo periodo mostra il predominio di elementi autobiografici e di impressioni suscitate dal paesaggio. Il protagonista è Antonio Azorín (dal quale prenderà il suo pseudonimo), personaggio che rispecchia la conoscenza del suo creatore. Questi romanzi sono un pretesto per sviluppare le esperienze vitali e culturali dell'autore. ● Nel secondo periodo, Azorín abbandona gli elementi autobiografici, sebbene continui a riflettere le proprie inquietudini nei personaggi: la fatalità, l'ossessione del tempo, il destino. ● Al terzo periodo appartengono Félix Vargas (1928), Superrealismo (1929) e Pueblo (1939), caratterizzati dal pensiero all'avanguardia e dal dramma personale e cosmico. ● Nel quarto periodo, dopo un periodo di relativo silenzio dovuto alla guerra civile, Azorín torna alla narrativa con El escritor (1941). PIO BAROJA Pío Baroja (San Sebastián, 28 dicembre 1872 – Madrid, 30 ottobre 1956) è stato uno scrittore spagnolo. È stato uno degli scrittori più importanti della Generazione del '98. "Pío Baroja y Nessi" appartenne ad una famiglia distinta e molto conosciuta a San Sebastian, legata al giornalismo e alla stampa.Il padre dei Baroja, Serafin, era, oltre che un uomo inquieto e giornalista di idee liberali, ingegnere di guerra, e ciò constrinse la famiglia a continui cambi di residenza per tutta la Spagna, sicché il futuro scrittore conobbe i più disparati luoghi della sua Nazione e sviluppò la sua caratteristica propensione ai viaggi. A sette anni si trasferì con la sua famiglia a Madrid, dove il padre ottenne un posto nell'Istituto Geografico e Statistico; poi tornarono a Pamplona e successivamente di nuovo a Madrid. Diventò molto amico dell'anarchicoJosè Martinez Ruiz, meglio conosciuto come Azorín, e fece, spinto da lui, qualche tentativo di entrare in politica, ma senza successo. Con l'avvicinarsi da parte di Azorín al partito di Antonio Maura, ruppe la loro vecchia amicizia. Allo stesso modo fece amicizia con Ramiro de Maeztu, insieme al quale, con anche Azorín, formarono per breve periodo il gruppo dei Tre. La sua opera letteraria è caratterizzata da: ● Impiego del periodo breve; ● Economia espressiva; ● Impressionismo descrittivo; ● Tempo narrativo veloce; ● Dialoghi che rispettano il linguaggio orale con naturalezza; ● Desiderio di esattezza e precisione, scelte stilistiche che conferiscono sensazione di dinamismo e naturalezza. RAMIRO DE MAEZTU Ramiro de Maeztu Whitney (Vitoria, 4 maggio 1875 – Madrid, 29 ottobre 1936) è stato un poeta e scrittore spagnoloappartenente alla cosiddetta Generazione del '98. Essendo dichiaratamente a favore delle forze nazionaliste, allo scoppio della Guerra civile spagnola venne ucciso dai Repubblicani. Nato nel paese basco da padre spagnolo e madre inglese. Trasferitosi giovanissimo a Madrid, dove frequenta l'ambiente letterario, scrivendo in diverse riviste e divenendo amico di Azorín e Pío Baroja. Dopo un iniziale interesse per il Psoe, scrisse sulla rivista “El socialista”, nel 1898 pubblica Hacia otra España dove emerge la preoccupazione per i problemi e per la realtà della Spagna che si apriva al nuovo secolo, e la necessità di una politica che rimediasse ai mali del Paese. Nel 1905 va aLondra dove resta oltre 10 anni come corrispondente di giornali spagnoli. Diventa, inoltre, collaboratore della rivista di estrazione "fabiana", corporativista ed esoterista "The New Age", diretta da Alfred Richard Orage, sulla quale scrivono anche Ezra Pound, William Butler Yeats e George Bernard Shaw. Tornato in Spagna simpatizza per Miguel Primo de Rivera e accetta nel 1928 l'incarico di ambasciatore in Argentina. Nel 1929 pubblica Quicote, Don Juan y La Celestina, il suo saggio sul Chisciotte, secondo lui "il libro esemplare della decadenza della Spagna", uno studio fondamentale per analizzare l'opera di Cervantes. Esponente de l'"Unione Monarchica Nazionale", fu contrario alla proclamazione della Repubblica nel 1931. Si tratta dell'ultima fase del suo pensiero, quando si avvicina al pensiero tradizionalista spagnolo: il suo ideale è la civiltà ispanica e cattolica. Sviluppato negli articoli suAcciòn Espanola, e sul suo libro Defensa della Hispanidad, dove esalta il valore della hispanidad. Dal 1931 collaborò con la rivista tradizionalista cattolica Acción Española. Fu deputato alle Cortes per Renovaciòn espanola, opponendosi al regime della seconda repubblica (1933-1935). All'inizio della guerra civile spagnola, il 30 luglio1936, fu arrestato dalle forze repubblicane e rinchiuso in un carcere madrileno. Morì fucilato nel cimitero di Aravaca il 29 ottobre, insieme al filosofo Ramiro Ledesma Ramos. Le sue ultime parole: “Voi non sapete perché mi uccidete, ma io so perché muoio: perché i vostri figli siano migliori di voi”. ANTONIO MACHADO Antonio Machado nacque a Siviglia nel 1875, secondi di cinque figli, e trascorse l’adolescenza a Madrid dove ricevette un’educazione molto accurata e aperta alle nuove tendenze sia letterarie sia filosofiche. Poco più che ventenne soggiornò a lungo a Parigi dove frequentò gli ambienti culturali più vivaci e si legò di amicizia con gli artisti delle avanguardie, scoprendo ben presto la sua vocazione poetica e letteraria. In Spagna collaborò alle riviste più note e insegnò francese a Sòria, una cittadina della vecchia Castiglia. Nel 1909 si sposò, ma perse la giovanissima moglie Leonor dopo soli tre anni di matrimonio. Il ricordo di lei fu costante nella sua vita e nella sua poesia. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si astenne dal prendere qualsiasi posizione politica; nel 1917 si laureò in filosofia all’università di Madrid e continuò la sua attività di insegnante; nel 1919 fu trasferito a Segovia e nel 1932 nella capitale. Pochi i fatti vistosi della sua vita fino al 1936 quando, allo scoppio della guerra civile, si schierò dalla parte dei repubblicani e si arruolò nel quinto reggimento, il più attivo della rivoluzione. Perseguitato, lasciò Madrid per Valencia e poi per Barcellona. Nel 1939, quando questa città cadde in mano ai franchisti, Machado riuscì a fuggire in Francia, con la madre, ma la morte lo colse poco dopo. La poesia di Antonio Machado, che egli stesso definì soggettivistica, rappresenta una delle manifestazioni più alte della poesia spagnola ed europea del Novecento. Vi si trovano, specialmente nelle prime raccolte, un profondo sentimento di solitudine e un acuto e drammatico bisogno di spiritualità e di trascendenza. La poesia di Machado non si inserisce in nessuno dei movimenti di avanguardia, eppure risente un po’ di tutti per la libertà espressiva, la sensibilità impressionistica, il legame costante con la concretezza del mondo reale e anche per continuo, aristocratico richiamo alle tradizioni e ai temi popolari della propria terra. Tutti temi che costituiscono parte essenziale delle avanguardie del secolo. "Campos de Castilla":il poeta evoca con tratti essenziali la solennità del paesaggio circostante, rievocato con un'ottica quasi visionaria. Questo libro segna il distacco dall'estrema soggettività di Soledades grazie all'introduzione della dimensione storica. In molti passi del libro infatti sono presenti rimandi agli eventi passati della storia della Spagna ed al dibattito ad essi collegato. In Campos de Castilla l'"io" si apre al dialogo entrando a far parte del "noi" del proprio tempo storico. I MOVIMENTI ESTESTICI D'AVANGUARDIA Durante la Guerra Mondiale, la situazione dell'arte europea si caratterizza di una straordinaria complessità, si sviluppano i cosidetti movimenti d'avanguardia che, in alcuni paesi, acquistano un carattere profondamente radicale. La profonda crisi di valori agli inizi del secolo comporta un rifiuto della ragione, incapace di comprendere la vita, è importante ciò che è irrazionale, incosciente. I principali movimenti d'avanguardia sono i seguenti: Il Futurismo: Esalta i miti e gli argomenti della modernità: la velocità, le macchine, la forza etc. Arriva ad esaltare la guerra e propone la distruzione di musei, biblioteche, di tutto ciò relazionato al concetto tradizionale dell'arte. Ebbe importanza soprattutto in Italia grazie al suo fondatore, Marinetti. L'espressionismo: Movimento d'origine tedesca che deforma il mondo visibile. Esprime la realtà vista dall'io tormentato. Si caratterizza per i suoi colori forti, un certo umore nero. Kandisky è il più rappresentativo. Il Cubismo: Si caratterizza dallo spirito di geometria. I cubisti analizzano le forme scomponendo i loro volumi, studiando le loro parti e riducendole a forme geometriche. Picasso è il più rappresentativo. L'Astrazionismo: Vogliono creare un arte pura. Il Dadaismo: Consideravano che solo la protesta, l'irrazionalità, la negazione assoluta, l'anarchia fossero le risposte coerenti alla stupidità del mondo. Il Surrealismo: Prendendo come punto di partenza l'opera chiave di Sigmund Freud “L'interpretazione dei sogni”, i surrealismi arrivano alla conclusione che l'unico modo di eliminare le catene della ragione è ottenere l'accesso al subconscio. L'ESPERPENTO: Secondo la Real Academia Española il termine "esperpento" si riferisce ad un fatto grottesco o insensato. Più specificatamente il termine si utilizza per designare uno stile letterario creato da Ramón María del Valle-Inclán (e la Generazione del '98), e che si caratterizza per la deformazione grottesca della realtà, al servizio di un'implicita intenzione di critica alla società. Come affermò Valle-Inclán in Luces de Bohemia (opera rappresentativa dello stile, dove questo è definito): "Solo il senso tragico della vita spagnola si può offrire con un'estetica sistematicamente deformata". Questa tecnica venne impiegata anche nella trilogia Martes de carnaval (contiene: La Hija del capitan, Las galas del difunto, Los Cuernos de don Friolera) e ha i suoi precedenti in Francisco de Quevedo e Francisco de Goya. Alcune delle sue caratteristiche sono: ● Il grottesco come forma di espressione (la degradazione dei personaggi, la reificazione o oggettualizzazione degli stessi (ridicolizzati), la fusione di forme umane e animali, linguaggio colloquiale investito di qualsiasi tipo di intertestualità, abuso di differenze, il miscuglio tra mondo reale e il mondo angoscioso del sogno, la distorsione della scena esterna) ● La deformazione sistematica della realta (aspetto burlesco e caricatura della realtà, il significato profondo carico di critica con finalità satirica) ● La presenza della morte come personaggio fondamentale (questa tecnica teatrale ha fatto di Valle-Inclàn un precursore cinematografico, grazie ai continui cambi di scena e alla abbondanza di storie durante lo sviluppo dell'opera). RAMON DEL VALLE-INCLAN Valle –Inclàn appare oggi come l’artista spagnolo del Novecento che meglio ha percorsola triplice traiettoria poesia – narrativa – teatro, arricchendole tutte di nuove esperienze espressive e identificandosi completamente con esse. In particolare nel teatro, riuscì a reinventarne uno in Spagna che non fosse subalterno al proprio tempo e al proprio pubblico. Fu bohemienne per necessità e ribelle per vocazione, ma non fu un istintivo, anzi, un autentico intellettuale capace di attraversare le linee del proprio tempo e vedere il futuro, anticipandolo. Personaggio vistoso che non voleva apparire tale per vanteria, cercava di nascondere la ben più profonda volontà di non omologarsi, totalmente disponibile com’era all’esperienza e ad un forte rigore morale. Fiorirono gli aneddoti sulla sua persona e inventò il mito di se stesso. Se qualche volta dovette scrivere in fretta, perché pressato dalle necessità economiche, non produsse niente di raffazzonato, mostrando un senso del dovere ai limiti dell’ascetismo, chiudendosi per giorni senza mangiare, spremendosi le meningi fino allo spasmo. Fumava hashish ma non ne fece una bandiera. Sposò un’attrice ma non ebbe il comodo focolare di molti intellettuali, provvedendo spesso a cucinare per i suoi numeroso figli. Il caffé fu il suo palcoscenico, ma anche uno spregiudicato punto di osservazione della turbolenta Madrid, dove visse per molti anni anche se era nato in Galizia, a Villanueva de Aresa. Trasfigurò la sua infanzia, con il padre hidalgo e scrittore e la madre erede di una famosa casata aristocratica, tutto sullo sfondo di una Galizia mitica, arcaica e contadina. Fu lo scrittore spagnolo che incarnò più coerentemente e più coscientemente lo spirito letterario dell’epoca, prima, fino al 1905, nella forma del rifiuto decadente in chiave estetizzante, e poi, nel primo dopoguerra, nell’invenzione dell’esperpento, una sua deformazione ironica e grottesca, la sua personalissima avanguardia. "Luces de Bohemia" : E' forse l'opera piu conosciuta di Ramon Maria del Valle Inclan, scritta nel 1920 e rappresentata per la prima volta in Spagna solo nel 1970. L'opera infatti, al di la delle vicende del protagonista, e una critica feroce alla societa e al sistema politico spagnolo del tempo. Alcune questioni di fondo (ruolo della Chiesa cattolica, situazione politica e situazione culturale) erano ancora ben vive nel tessuto sociale parecchi LEON FELIPE ( León Felipe Road; Tabara 1884 - Città del Messico , 1968) poeta spagnolo . Rappresentante degli esiliati dopo la guerra civile , i suoi versi hanno un spirito critico e la lotta contro le ingiustizie sociali . Figlio di un notaio , ha trascorso la sua infanzia a Sequeros ( Salamanca) e nel 1893 si trasferisce con la famiglia a Santander . Dopo aver studiato a Madrid , ha lavorato come farmacista in diverse città mentre lavorava come attore per una compagnia teatrale itinerante. Fu incarcerato per debiti e nel 1922 viaggiò in Messico, dove lavorò come bibliotecario a Veracruz. Quando scoppio la Guerra Civile spagnola si trovava a Panamà e ritornò in Spagna per appoggiare la causa repubblicana. Nel 1938 si esiliò definitivamente in Messico. La sua produzione si aprì con versos y oraciones del caminante la quale semplicità tematica e stilistica lo allontanarono dalle correnti postmoderniste del momento. L'esperienza della guerra civile e il successivo esilio gli configurarono una voce poetica combattiva e ribelle, specialmente attraverso le opere di La insigna, El payaso de las bofetadas y il pescador de cana, el hacha, espanol de èxodo y el llanto e el gran responsable. In queste opere Leòn Felipe incarnò la figura del poeta vedente che annuncia il suo discorso in maniera quasi mistica: la parola attua come una forze che redime gli umili dalle sofferenze e dalle ingiustizie, anche se a volte si configur in un semplice grido disperato. JOSE' AGUSTIN GOYTISOLO E' stato uno scrittore e traduttore spagnolo. Fu uno degli autori più importanti della generazione degli anni 50, più precisamente nella scuola poetica di Barcelona, detta anche Gruppo catalano. Suo modello fu Juan Ramòn Jimènez, insieme ad alcuni poeti della generazione del '27 fa costante ricorso all'ironia. Nel 1956 vince il premio Boscàn con “Salmos al viento”. Fu anche traduttore,in particolare dell'opera poetica di Cesare Pavese, Salvatore Quasimodo e Pier Paolo Pasolini. “Palabras para Julia”: Si tratta di una poesia di esperienza, dove il poeta pretende di poter plasmare il quotidiano. Questa è una caratteristica propria degli autori che formano la “Generazione degli anni '50”, che intendono la poesia non solo come comunicazione bensì come forma di esperienza personale e d'esplorazione della realtà. Pur essendo così chiaro per chi è la poesia, possiamo anche interpretarla nel contesto della guerra, quando la Spagna si trovava sotto il regime di Franco, in modo che le parole di Goytisolo arrivino a tutti coloro che si oppongono alla dittatura motivandoli a lottare per un futuro migliore per quanto dura sia la realtà di quei tempi. Il linguaggio che l'autore impiega è colloquiale, semplice e facile da capire per tutti i lettori. Il nome Giulia possedeva un profondo significado per la famiglia Goytisolo in quanto dopo la morte di sua madre (chiamata così), causata dal bombardiere del bando nazionale durante la guerra, questo nome rappresenta per lui le ingiustizie commesse all'epoca. Nonostante avesse chiamato così la figlia in onore della madre nonostante le parole che le dedica in questa poesia si legge la depressione che portò Goytisolo al suicidio. Questa poeta dedicò queste parole a sua figlia per evitare che un giorno potesse commettere tale atto, trascinata dalla disperazione o impazienza. IL TREMENDISMO Il tremendismo è un genere letterario che nasce e si sviluppa in Spagna negli anni 40. Si può dire che questo movimento letterario inizia con la pubblicazione del romanzo di Camilo Josè Cela chiamato “La famiglia di Pascual Duarte” (1942). I fatti extraletterari che succedono in Spagna e marcano questo genere letterario sono: ● La forte censura che stava soffrendo la Spagna ● Il silenziamento della generazione del 36 ● Il disorientamento e l'isolamento del rinnovamento della novella ● La promozione del disprezzo, dell'ignoranza e della letteratura nazionalista fedele al regime. Caratteristiche del Tremendismo: ● Insistenza per temi scabrosi; ● Ritraggono la società insistendo negli aspetti duri, tetri e degenerati; ● I personaggi sono relazionati con questi ambienti degenerati e oscuri che sono il risultato diretto del conflitto con la Guerra Civile; ● La struttura narrativa è tradizionale per quanto riguarda lo spazio e il tempo e si avvicina molto alla tradizione realista del XIX secolo. CAMILO JOSE' CELA Camilo José de Cela y Trulock (Padrón, 11 maggio 1916 – Madrid, 17 gennaio 2002) è stato uno scrittore spagnolo, membro dell'Accademia Reale Spagnola dal 1957 fino alla sua morte. Nacque a Padrón, nella Galizia, l'11 maggio del 1916 da genitori galleghi, suo padre, Camilo Crisanto Cela y Fernández, e sua madre, Camila Emanuela Trulock y Bertorini, di origini inglesi ed italiane. Iniziò gli studi di Medicina nell'Università Complutense e contemporaneamente partecipò ad alcune lezioni di Lettere e Filosofia all'Università di Madrid. Combatté nella Guerra civile spagnola dalla parte nazionalista, fu ferito al fronte e ricoverato in ospedale. Una volta terminata la guerra si dedicò al giornalismo e fece diversi lavori di carattere burocratico. Si sposò nel 1944 con María del Rosario Conde Picavea con la quale, due anni dopo, ebbe suo figlio Camilo José. “La familia de Pascual Duarte”: Il libro è l'autobiografia fittizia di un personaggio perseguitato dalla sfortuna, che scrive le sue memorie dal carcere, in attesa della condanna. Il racconto viene introdotto da una lettera dell'autore, che si dichiara non essere tale, ed avere solo raccolto e leggermente modificato un manoscritto da lui ritrovato in circostanze fortuite. Segue una lettera di spiegazione da parte del protagonista sul perché di queste memorie, in cui chiede perdono per i suoi delitti. Inizia quindi la narrazione, partendo dalla propria infanzia, caratterizzata dalla povertà e dai frequenti scontri familiari, in un piccolo borgo nella provincia dell'Estremadura. Una vita misera, passata a scansare le botte paterne, in una casa che sembrava attirarsi tutte le sventure. A farne maggiormente le spese è il povero Mario, fratello minore del protagonista, nato privo del bene della ragione, e perseguitato dalle disgrazie per tutta la sua breve vita. La sua morte sembra portare almeno una conseguenza positiva, l'amore tra Pascual e la bella Lola, che rimane incinta, fatto che li spinge al matrimonio. Ed invece la cattiva sorte ha appena iniziato a colpire, la prima gravidanza termina con un aborto, ed il figlio successivo muore prima di compiere un anno di vita. Sopraffatto da tanta sventura, e dall'odio che sente montare dentro, il protagonista decide allora di fuggire, spingendosi fino alla costa, dove però si vedrà impossibilitato a compiere il salto verso il nuovo mondo, per mancanza di mezzi. E dopo due anni spesi nel tentativo inutile di rifarsi una vita, Pascual fa ritorno a casa, trovando la moglie che aspetta un figlio non suo, scoprendone il responsabile, con cui già in passato aveva avuto motivo di contrasto. Le conseguenze della confessione porteranno il protagonista al delitto ed al carcere, da cui uscirà dopo tre anni, trovando a casa una situazione inaspettata. Ne nasce un nuovo matrimonio, inizialmente felice, ma in breve tempo avvelenato dalla presenza della madre di Pascual. A cui l'odio trova una soluzione con l'unico sistema possibile: il coltello. Il libro si chiude con una comunicazione dell'autore sulla sua ricerca riguardo al destino finale di Pascual, che riporta il testo delle lettere ricevute da due persone che avevano assistito all'epilogo della sua storia terrena: il cappellano del carcere, ed una guardia che aveva seguito il condannato negli ultimi giorni, prima dell'esecuzione, subita in maniera poco dignitosa. MIGUEL DELIBES Nacque a Valladolid nel 1920. Studiò Commercio e Diritto e fu professore alla Scuola di Commercio della sua città. Parallelamente lavorò nel periodismo con “El Norte de Castilla” che lo portò a diventare direttore. La docenza e il periodismo non frenarono mai la sua carriera da novellista. Ideologicamente professa un umanitarismo cristiano democratico, compromesso dalla sua epoca. Criticò la società borghese e un tipo di progresso fatto a discapito dell'uomo. Possiede un predilezione verso la natura e i versi semplici. Come già detto, mondo borghese e mondo rurale saranno le tematiche delle sue opere; mostra notabili doti di narratore e la sua capacita di riprendere tipi e ambienti. Eccezionale è il dominio della lingua; spicca soprattutto la veracità e la ricchezza con le quali raccoglie il linguaggio colloquiale di contadini castigliani. “Cinco horas con Mario”: La storia inizia con la veglia funebre di Mario, il defunto marito di Carmen Sotillo. Nel corso delle prossime cinque ore, seduta accanto al corpo di Mario Carmen, ricorda la loro vita insieme, rivolta al marito come se fosse vivo.Carmen era una donna tipica della Spagna di Franco nel corso degli anni '60 che si dedicava esclusivamente alla casa e cura dei figli. Aveva pochi studi ed è stato relegata in secondo piano, come molte donne del suo tempo. Durante questa conversazione con il marito morto, che è piuttosto un monologo, esprime la sua infelicità e il poco rispetto che aveva per Mario, che era un professore, giornalista e intellettuale. Criticando i valori politici, sociali e religiosi del marito, diventa chiaro che Carmen è una donna frivola, materalista e razzista, ma ignorata e frustrata. In realtà, i suoi rimproveri hanno un effetto boomerang: il personaggio di Carmen è visto male agli occhi del lettore. Una delle lamentele più grande era che Mario non voleva a comprare una macchina 600. Per Carmen questa vettura era uno status symbol. Mario era ovviamente meno materialista e andava ovunque in bicicletta, cosa che irritava notevolmente Carmen.Carmen sospetta anche che il marito era infedele. Tuttavia, a poco a poco il monologo di Carmen rivela che era lei infedele, baciandosi con un uomo con una macchina di lusso. Alla fine del romanzo Carmen si scusa e sembra che tutte le critiche e rimproveri a Mario durante le cinque ore di veglia sono state finalizzate giustificare le sue infedeltà. JAVIER CERCAS Javier Cercas Mena (Ibahernando, 1962) è uno scrittore e saggista spagnolo, dal 1989 docente di letteratura spagnolapresso l'Università di Girona. Figlio di un veterinario di campagna, Cercas è nato in un paesino della provincia di Cáceres, in Estremadura. Nel 1966, all'età di quattro anni, si trasferì con la famiglia a Girona, dove compì gli studi. Fino all'età di quindici anni tornò tutte le estati al paese natale, conservando con i luoghi natii un rapporto strettissimo che dura tuttora.Nel 1985 si laureò in Filologia ispanica all'Università Autonoma di Barcellona. Dal 1989 è professore di letteratura spagnola all'Università di Girona. È un collaboratore abituale dell'edizione catalana di El País e del supplemento del sabato. Inoltre ha lavorato per due anni presso l'Università dell'Illinois (Urbana-Champaign) nel Midwest degli Stati Uniti d'America. Nel 2001 pubblicò il romanzo Soldati di Salamina, che ne fece uno scrittore universalmente riconosciuto; Il libro fu acclamato da celebri scrittori e si conquistò una vastissima circolazione. Nel maggio 2011 il pubblico e gli espositori del Salone Internazionale del Libro di Torino gli hanno assegnato con voto elettronico la seconda edizione del Premio Salone Internazionale del Libro. MANUEL RIVAS Dopo aver ottenuto la laurea in Scienze dell'Informazione a Madrid, viene subito assunto come vicedirettore presso la redazione galiziana di Diario 16, e in seguito come responsabile della rubrica culturale di El Globo. Il suo lavoro di giornalista lo vede impegnato come collaboratore in diversi quotidiani, tra i quali El País, El Ideal Gallego, Diario de Galicia e La Voz de Galicia, e come direttore della rivista Luces de Galicia, impegni che gli hanno permesso di vincere, nel 1991, il Premio Fernández Latorre per il giornalismo. Costantemente interessato all'ecologia ed ai problemi ambientali, è stato socio fondatore di Greenpeace in Spagna e la sua attività è stata di fondamentale importanza in seguito al recente disastro della petroliera Prestige. I suoi articoli e saggi più importanti sono raccolti in Galicia, el bonsái atlántico (1989), No mellor país do mundo (1991), Toxos e flores (1992), El periodismo es un cuento (1997), Galicia, Galicia (1999), Muller no baño (2002) e Unha espía no reino de Galicia (2004). In qualità di poeta ha pubblicato Libro do Entroido (1979),Anisia e outras sombras (1981, in collaborazione con Xavier Seoane), Balada nas praias do Oeste (1985), Mohicania (1987), Ningún cisne (1989, vincitore delPremio Leliadoura), Costa da morte, blues (1994). La sua opera poetica è stata riunita sotto forma di raccolta in O pobo da noite (1996) e in Do descoñecido ao descoñecido: obra poética 1980-2003 (2004). Come autore di prosa ha pubblicato romanzi, romanzi brevi e raccolte di racconti: Todo ben (1985), Un millón de vacas (1989, vincitore del Premio de la Crítica Española), Os comedores de patacas (1991), En salvaxe compaña (1994, vincitore del Premio de la Crítica in Galizia, pubblicato in versione riveduta e corretta nel 2004), Bala perdida (1996), ¿Que me queres, amor? (1996, vincitore del Premio Torrente Ballester de Narrativa e delPremio Nacional de Narrativa), O lapis do carpinteiro (1998, vincitore del Premio de la Crítica Española, del Premio Arcebispo Xoán de San Clemente, del Premio de la Asociación de Escritores en Lingua Galega e del Premio per il 50º Anniversario della Sezione Belga di Amnesty International), Ela, maldita alma (1999), A man dos paíños (2000), As chamadas perdidas (2002) e Contos de Nadal (2003). Inoltre ha pubblicato nel 2005 la sua prima opera drammatica, O heroe. Nel 2006 lavora con il giornalista italiano Giorgio Visciglia per una collaborazione di un articolo sulle dittature. Da alcuni dei suoi racconti sono state tratti film e opere teatrali: da A lingua das bolboretas, Carmiña e Un saxo na néboa (raccolti in ¿Que me queres, amor?) è stato tratto il lungometraggio La lengua de las mariposas (Spagna, 1999), diretto da José Luis Cuerda, e vari adattamenti per il teatro; da O lapis do carpinteiro è invece tratto El lápiz del carpintero (Spagna, 2003), diretto da Antón Reixa e aggiudicatosi la nomination ai Goya dell'Accademia Spagnola del Cinema, e una versione teatrale del gruppo Sarabela. La sua opera è scritta quasi integralmente in galiziano, anche se esistono lavori originali in spagnolo. Attualmente è sposato con María Isabel López y Mariño, con la quale ha avuto una bambina.
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