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La Società e la Cultura: Da Medioevo a Età Moderna, Sintesi del corso di Sociologia

La filosofia ellenistica-aristotelica del Medioevo e la riemergente idea di società come un organismo composto da parti interconnesse. Passando all'Età moderna, la società viene rappresentata attraverso grandi narrazioni e metafore. la sociologia, la comprensione delle relazioni sociali e la distinzione tra società politica, economica, locale, globale, culturale, dell'informazione e della comunicazione.

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 02/11/2022

arianna171001
arianna171001 🇮🇹

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Scarica La Società e la Cultura: Da Medioevo a Età Moderna e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI Lezione 1, 17/02/2022 Sociologia = studio scientifico della società. Società → concetto complesso e polivalente. → Complesso perché la società è costituita da quasi tutto ciò che riguarda la vita umana eccetto la natura fisica, fatti psichici ed eventuali fenomeni di tipo trascendente. Gallino descrive la società così: La collettività insediata in un territorio ed impedisce il transito di altre popolazioni. I membri della società sono generati dalla società e sono coscienti della loro collettività e della loro appartenenza. Hanno rapporti più intensi e organici tra di loro che gli stessi hanno con altre collettività. La società è polivalente perché in occidente ha cambiato rappresentazione nel corso del tempo, ogni epoca storica l’ha intesa a modo suo. Ogni tempo ha interpretato il modo di rappresentare la società, la semantica: ➢ Nell’età premoderna, classica, ellenistica e latina → ○ Grecia antica → non esiste la nozione di società, ma quella di polis (la città-stato (tutto composto di parti che svolgono funzioni specifiche), un insieme di gruppi parentali che si dà un ordinamento politico). La città era la forma assunta dalla società. ○ Per i romani cambia leggermente, il latino introduce il termine “Societas”, che abbandona l’idea di tutto organico e naturale, e indica il farsi socius, cioè un’azione volontaria di un raggruppamento di individui che perseguono una finalità comune (contratto), come elemento distintivo della società. ○ Medioevo → filosofia ellenistica-aristotelica che riemerge con la Scolastica → ritorna l’idea della società come un tutto, un organismo fatto di parti che si relazionano le une alle altre svolgendo funzioni precise orientate e ordinate al bene comune; ➢ Età moderna → nell’epoca moderna, prima modernità, la società viene rappresentata attraverso grandi narrazioni (grande narrazione = le tradizioni culturali, religiose), grandi racconti, metafore. Si afferma l’idea di società come costruzione artificiale frutto di un processo associativo (contratto) degli individui. Alcuni esempi di grandi narrazioni: ➔ Thomas Hobbes: Il Leviatano. Parte dall’idea che il tratto distintivo degli esseri umani è una ragione di tipo utilitarista; l’uomo è razionale perché, nel momento in cui deve prendere delle decisioni, cerca di prendere il massimo beneficio con il minor costo. Però, dice Hobbes, poiché l’uomo è razionale (calcola i costi e i benefici), qualora si trovi degli ostacoli nel suo percorso che fanno aumentare i costi, la cosa più ragionevole è eliminare questo aumento del costo/ostacolo. Se il costo aggiuntivo è rappresentato da un altro uomo, secondo Hobbes, tutti gli uomini vivono in uno stato di minaccia da parte dei loro simili. Per evitare questa situazione diventa conveniente, per tutti gli uomini, stipulare un contratto in cui cedono parte della loro libertà e del loro potere di offesa ad un soggetto terzo. Quest’ultimo viene rappresentato da Hobbes come una figura mitologica; la figura del Leviatano il quale è un mostro che assume su di sé tanto potere e forza. Il Leviatano non è altro che la metafora dello Stato, il quale si assume il compito di definire fino a che punto un individuo può spingersi per evitare di invadere la libertà d’azione altrui. Secondo Hobbes la società è un contratto tra gli uomini che cedono parte della loro libertà allo Stato perché tuteli la loro sfera individuale. ➔ Adam Ferguson e Adam Smith. Sono degli illuministi anglosassoni, i quali sostengono che gli uomini, nello stato di natura, non sono degli individui razionali e la loro razionalità non può diventare minacciosa, piuttosto è vero che, secondo loro, la specie umana è caratterizzata da una sorta di fiducia di fondo. Gli individui hanno un’istintiva inclinazione a fidarsi degli altri e questo è il tratto principale che costituisce la società civile. Nella società civile, gli uomini si relazionano tra loro sviluppando relazioni siglate da contratti; sono delle relazioni contrattuali di scambio economico. ➔ Hegel. Utilizza un metodo dialettico per rappresentare la realtà e i fenomeni sociali. La dialettica è un modo di procedere delle cose caratterizzato da tre fasi; tesi, antitesi e sintesi. La tesi è la proposta di una determinata realtà a cui si contrappone/oppone un altro tipo di realtà (antitesi). Le due dimensioni vanno in conflitto le une con le altre e quest’ultimo viene risolto dalla sintesi (non è altro che una nuova tesi). Dal punto di vista della società, gli individui vivono le loro relazioni nell’ambito della famiglia (società naturale tesi) a cui poi si contrappone un’altra modalità di relazioni sociali che è quella del mercato economico caratterizzato da una maggiore competizione tra gli individui (società artificiale antitesi). Queste due modalità di relazione tra gli individui della specie umana trovano una loro sintesi nello Stato etico (sintesi, un insieme comunitario e contrattuale con un orientamento etico-religioso che coordina la vita sociale tra gli individui). Ritorna un’idea di organicità, non più però naturale, né esclusivamente contrattuale, ma una combinazione degli aspetti comunitari e contrattuali a sfondo etico religioso. Gli olisti metodologici sommano i comportamenti individuali ma l’approccio relazionale sostiene che la società è qualcosa che va al di là della semplice somma; è il risultato della relazione degli individui. IL CONCETTO DI RELAZIONE NELLA MODERNITÀ MATURA. Questo approccio sociologico, che ha un crescente consenso, ha delle radici lontane nel tempo che risalgono a sociologi (Simmel, Weber, Von Wiese) e filosofi (Husserl, Buber) i quali, già nei primi anni del ‘900, dicevano che la sociologia non deve osservare delle entità individuali ma delle relazioni. Max Weber è il primo a dare una definizione di relazione sociale. Per relazione sociale si deve intendere un comportamento di più individui instaurato reciprocamente secondo un contenuto di senso e orientato in conformità. Sostanzialmente la relazione sociale è il comportamento di più individui instaurato reciprocamente; ci sono degli individui che agiscono riferendosi gli uni agli altri. Uno scontro però non è il risultato di una relazione sociale, anzi, è il risultato dell’assenza di questa relazione. Perché sia una relazione sociale deve esserci il comportamento di più individui che si tengono in considerazione reciprocamente e lo fanno secondo un contenuto di senso in quanto attribuiscono un senso al loro comportamento, hanno un certo modo di confrontarsi, hanno tenuto in considerazione gli altri, (…) Simmel è il primo ad affrontare tre concetti fondamentali: la svolta relazionale, la reciprocità e l’effetto di scambio. Donati la relazione è una realtà immateriale (non si vede ma esiste ed ha una sua realtà) ossia ciò che sta tra gli individui (=soggetti agenti) e spiega il loro agire l’uno nei confronti degli altri. Le relazioni non sono le persone, i loro pensieri e le loro motivazioni: «In generale per “relazione sociale” si deve intendere “la realtà immateriale (che sta nello spazio-tempo) dell'interumano”, ossia ciò che sta fra i soggetti agenti, e che -come tale- "costituisce" il loro orientarsi e agire reciproco per distinzione tra ciò che sta nei singoli attori - individuali o collettivi – considerati come poli o termini della relazione» (Donati) Questa "realtà fra", fatta insieme di elementi "oggettivi" e "soggettivi", è la sfera in cui vengono definite sia la distanza sia l'integrazione degli individui che stanno in società. Aspetti soggettivi della relazione: la relazione ha caratteri liberi, razionali, deliberanti, significanti, propriamente e solamente umani. Aspetti oggettivi della relazione: ★ la relazione sociale ha anche caratteri istintivi, meccanici, automatici, tipici dei rapporti tra esseri viventi non umani; ★ la relazione ha caratteri propri strutturali di legame: ○ la relazione ha un’intrinseca struttura reciprocitaria ed emergenziale; ○ le relazioni sociali generano una struttura sociale e un sistema culturale che condiziona il comportamento degli attori. Donati individua nella relazione tre semantiche della relazione sociale: 1. semantica de re-fero (autonomia dei soggetti) → riferimento di senso; una dimensione che rimanda alla capacità che ha il soggetto di interpretare la realtà ed elaborare un senso del loro agire riferendosi ad altri; 2. semantica del re-ligio (riferimento reciproco) → semantica di legame; 3. semantica dell’effetto emergente → metafora dell’acqua. Per definire la relazione usiamo questi tre aspetti. La relazione sociale autentica è costituita da due soggetti; ego e alter, che in autonomia elaborano un senso del loro agire. Perché ci sia una relazione ci vuole una quota di autonomia e intenzionalità dei soggetti ma, allo stesso tempo, i soggetti in relazione devono rendersi conto che non possono elaborare tutti i sensi possibili e investire tutte le intenzioni e motivazioni nella relazione con l’altro. Nella relazione, oltre ad esserci questa dimensione di autonomia, c’è anche una dimensione di legame e reciprocità; se non agiamo tenendoci reciprocamente in relazione non esistono relazioni sociali. L’insieme di queste due cose produce l’effetto emergente (terza semantica) che presenta i tratti della paradossalità. I concetti di autonomia e legame sono contraddittori ma servono entrambi per avere una relazione sociale poiché la società è fatta dagli uomini i quali, mentre agiscono in società, sono condizionati e costituiti dal loro stare gli uni insieme agli altri. La relazione è una struttura che condiziona gli individui ed è fatta di simboli; gli esseri umani fanno ed elaborano i simboli e, la relazione sociale è sia il prodotto delle concrete persone umane sia ciò che le forgia. Quindi, la persona è sia il generante sia il generato della società in cui vive. LA CULTURA Che cos’è la cultura? E’ un concetto dalla lunga storia: Etimologia → possiamo far risalire il concetto di cultura alla radice latina che rimanda al verbo colere (=coltivare, lavorare la terra). La cultura, per estensione, viene vista come un processo di coltivazione dell’animo umano. In origine (classicità greca) → i greci usavano il termine paideia che rimanda al concetto di formazione ed educazione umana. L’individuo colto, per i classici greci e latini, è quella persona che, assimilando i prodotti simbolici più sofisticati generati dall’uomo, li fa diventare dei tratti della sua personalità. Fino al XVIII secolo → l’idea di cultura, secondo la concezione umanistica e classica, si riferisce all’educazione delle persone per indicarne l’istruzione e l’erudizione (questa idea di cultura era l’unica idea che si aveva fino all’illuminismo). Vi sono molte affinità con il termine tedesco Bildung, formazione dello spirito. A partire dal XVIII secolo → l'Illuminismo e le scienze antropologiche propongono una concezione diversa di cultura. L’Illuminismo e le scienze antropologiche propongono una concezione diversa di cultura. L’Illuminismo dice che la cultura è il patrimonio universale di scienze e valori sviluppato dall’uomo; Diderot e Lambert raccolgono tutte le conoscenze in un unico testo chiamato l'Encyclopédie. L’antropologia culturale descrive la cultura come un insieme omogeneo di tradizioni, costumi, disposizioni morali, conoscenze, conquiste intellettuali e tecniche che esprimono lo spirito più profondo e autentico di un determinato gruppo sociale. Emergono due modi di intendere la cultura: 1) Concezione Umanistica e classica di cultura: È rappresentata la Divina Commedia di Dante, la quale è il testo che riassume ciò che di meglio era stato pensato e conosciuto dall’uomo. La cultura è la sintesi dei simboli di miglior qualità prodotti dal genere umano che, se interiorizzati dal singolo individuo, fanno di lui un uomo colto. 2) Concezione della cultura e delle scienze sociali: antropologia, sociologia,... Per la sociologia e per l’antropologia culturale, quegli abiti e quegli strumenti rappresentano un aspetto della cultura che caratterizza una determinata popolazione ed un determinato gruppo di persone. Definizione di cultura per l’antropologia: “La cultura, o civiltà, nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, il diritto, la morale, i costumi e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società” (E.B Tylor, 1871) Siamo di fronte a due modi di intendere la cultura; la concezione umanistica e classica definisce la cultura come ciò che di meglio è stato pensato e conosciuto dall’uomo mentre, la concezione antropologica e delle scienze sociali concepisce la cultura come un insieme complesso di tanti elementi (conoscenze, credenze, arte, diritto, morale,…). La cultura è un concetto controverso: «In sintesi, si può affermare che la differenza essenziale tra la concezione classica e quella moderna (di cultura) è data dall'assenza o dalla presenza dei costumi come contenuti specifici della cultura. Se la cultura in senso classico era costituita da ideali, verità e valori non condizionati dai mores, e se la sua acquisizione coincideva con una liberazione dagli abiti e dalle consuetudini locali, la cultura in senso moderno è invece costituita dai costumi, e un'analisi in termini culturali comporta il riconoscimento della loro importanza e della loro incidenza in una DISTINZIONE TRA NATURA E CULTURA slide specie di animali → forte specializzazione ovvero gli animali sviluppano delle strutture morfologiche e istinti che consentono lori di adattarsi nel modo migliore del mondo in cui vivono, l’ambiente circostante. → istinto video tartarughe uomo → genericità → non ha sviluppato dei meccanismi di risposta a stimoli specifici → dobbiamo apprendere quasi tutto simmel → dalla natura alla cultura (simboli) cultura = sostituto funzionale dell’istinto → si può inserire in molti ambienti siamo un errore nell’evoluzione del mondo → però abbiamo funzionato in qualche modo → distintività attraverso la mediazione dei simboli gli esseri umani: - interpretano e danno un significato al mondo - elaborano i contenuti della loro coscienza - esprimono la loro vita interiore - interagiscono in modo ordinato con i loro simili (ordine sociale) AMBIVALENZA NEL CONCETTO DI CULTURA cultura = prodotto … → per essere mediatore nei rapporti deve essere qualcosa di scontato, incontrovertibile → negli animali funziona così, l’uomo ci deve pensare alle cose es. canestro a basket è nata prima la cultura o l’uomo? stratigrafica → dimensione organica → ha portato l’uomo a sviluppare la cultura interattiva → si sono sviluppate assieme paradossalità della soluzione culturale significato → modo per interpretare la realtà ci servono per rapportarci alla realtà interpretazioni parziali, forme che esprimono una interpretazione della realtà ma queste forme non corrispondono pienamente al contenuto che esse esprimono → ambivalenza della cultura uscire dalle ambivalenze → bisogna tenere distinto il significato di senso e significato slide senso = facoltà della coscienza, dell’essere umano, che gli consente di interpretare la realtà; il risultato, il prodotti di questa facoltà è l’elaborazione di significati significato → rimanda alle singole e specifiche determinazioni della realtà che assumono di volta in volta corpo e contenuto nell’esperienza degli uomini e delle società significati sono le forme attraverso cui si manifesta, si concretizza, la facoltà di elaborazione del senso che è tipica della specie umana le forme sono riferite al significato, il contenuto è in grado di generare molte forme definizione di Geertz → struttura di significati incarnati in simboli → significato prodotti attraverso dei simboli → genera significati attraverso la facoltà di elaborazione del senso, tipica della specie umana Griswold → nato espressivo della vita umana → facoltà di elaborazione del senso → si esprime nella cultura lezione 4, 04/03/2022 Se concetto di significato riesce a rappresentare contemporaneamente gli aspetti di cultura e civiltà, cultura e struttura sociale, senza oscurare la libera facoltà di elaborazione del senso, occorre individuare le modalità della loro integrazione, cioè bisogna chiedersi come si studia la cultura. Griswold risolve la questione attraverso due concetti: 1. l’oggetto culturale 2. il diamante culturale Il senso è esterno alla cultura e alla civiltà, la cultura in senso classico rimanda alla formulazione significati particolarmente sofisticati che sono il frutto della capacità che l’uomo ha di elaborare il senso. Al tempo stesso la cultura intesa come civiltà (costumi, modi di agire, insieme complesso di aspetti) è anch’essa un deposito, un insieme di significati prodotti dalla facoltà che l’uomo ha di elaborare la realtà. Il senso è più prossimo al concetto di cultura secondo la tradizione classica (è più attenta alla nobiltà d’animo dell’essere umano). L’OGGETTO CULTURALE = un significato condiviso incorporato in una forma. Simile a quella di Geertz → “l’oggetto culturale è una struttura di significati, trasmessa storicamente, incarnati in simboli”. Griswold → “è un’espressione significativa udibile, visibile, tangibile. Una storia che può essere narrata, recitata, cantata, dipinta, scolpita, tatuata, etc”. ESEMPIO DEL PANE Griswold: Quando era giovane andava il wonder bread (pane in cassetta, pane morbido, era un ottimo esempio dell’idea che l’america aveva di se stessa). Ad una certa quel pane cadde in disgrazia → alla fine degli anni 60 → contestazione giovanile → ha conquistato i prodotti (le istituzioni), tra cui il pane → andò di moda molto quello integrale (meno raffinato, più vicino alla realtà). Questi sono due esempi del modo di intendere la forma pane nella vecchia Europa. In altri posti il pane rimanda alla Manna, alla moltiplicazione, all'eucaristia → sovrapposizione culturale. Ci sono altre tradizioni in cui il prodotto della farina del grano non ha rilevanza (cita Islam e Nigeria). Ci sono in altre culture l’uso di altri vegetali → riso, miglio, granoturco. L’oggetto culturale è quindi - un prodotto dagli esseri umani (gente comune, artisti, scienziati, singoli, collettivi, etc); - necessita di essere condiviso da altri esseri umani, altrimenti rimane un oggetto potenziale; - gli oggetti culturali, sia chi li crea sia chi li riceve, sono collocati in un contesto sociale (modelli culturali, bisogni economici, politici, sociali e culturali che caratterizzano un’epoca).
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