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Appunti di pedagogia speciale, Appunti di Pedagogia

appunti presi durante le lezioni di pedagogia

Tipologia: Appunti

2018/2019
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Caricato il 27/08/2021

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Utente sconosciuto 🇮🇹

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Scarica Appunti di pedagogia speciale e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Pedagogia speciale appunti: Cosa si intende quando parliamo di pedagogia? Fa riferimento ai bambini e all'educazione, i bambini crescono si occupa delle metodiche della crescita dell’altro, soprattutto degli apprendimenti ma non solo. Differenza tra pedagogia ed educazione? La pedagogia è un metodo scientifico, l'educazione è nutrire e condurre/accom pagnare, la pedagogia sta nell’attenzione degli insegnanti alla crescita del singolo individuo, facendo riferimento alla scuola etimologicamente, l'educazione non è quello che si impara ma quello che rimane quando abbiamo dimenticato tutto (cultura).Tutto ciò ha a che fare con la relazione educativa che si instaura tra educatore ed educando con lo scopo di educare, ci sono anche al di fuori dell'ambito scolastico ma abbiamo questo contesto anche per la formazione degli individui e la trasmissione di conoscenze. Tutte le realtà e culture che abbiamo si servono della scuola per produrre educazione? Si ma in modo diverso e non tutte con il dispositivo della scuola ma spesso in ambito familiare, hanno altre forme per produrla. Introduzione: Scuola in greco è commento, quindi si tratta di commentare la realtà circostante in cui siamo immersi e per la nostra cultura è importante, perché per noi gli apprendimenti si fondano sulla parola (logos) si ha quindi un rapporto di dominio positivo verso la realtà in quanto l’ho appresa, di conseguenza fare scuola è esercitarsi (assesi) attraverso la parola perché è cosi che si apprende il mondo.Tutto ciò ha luogo perché facciamo parte di una cultura particolare dove i genitori si staccano dai figli e delegano la crescita e l'apprendimento ad una terza persona che chiamiamo educatore e che ha caratteristiche ben delineate (sa come trasmettere il mondo al bambino, ha fiducia della famiglia.) in un certo momento il legame di sangue fa un passo indietro per lasciare lo molto spazio alla relazione educativa condotta da una terza, essa parla ai fanciulli e li fa diventare essi stessi la parola, li fa articolarla la parola per poter dominare, descrivere e stare nel mondo, l’attività dell’educatore è dedicata in veste dei luoghi non necessariamente di un luogo ma è sempre una relazione impostata su queste due persone, un rapporto non individualizzato ma di gruppo (educatore-gruppo di studenti). Qualche tempo fa le femmine non andavano a scuola mentre i maschi si, Maria Montessori infatti è stata una delle poche ad aver fatto l'università in Italia, oggi non arrivano solo i figli delle famiglie abbienti, il rapporto tra le scuole di ieri e quelle di oggi è cambiato molto. “Lettera ad una professoressa” scritta da Don Milani nel ’67, le femmine oggi arrivano a scuola cosi come gli abbienti che prima non potevano, qui si collega perché è la lettera è il tentativo di dimostrare che anche i contadini erano capaci di apprendere, le persone straniere e i disabili non accedevano perché soggetti ad allontanamento impostato sulla paura del diverso. Tutte queste categorie la nostra scuola quando diciamo che siamo diversi ci autoproclamiamo modello di esistenza e tutto ciò che si declina dal modello diventa la diversità del modello stesso, e da via ad una gerarchia subordinata rispetto al modello. La diversità è dal latino letteralmente declinarsi da qualcosa ma questo qualcosa crea gerarchie di valori, essa è un meccanismo che comporta sempre elementi di paragone per far risalire qualcuno ad un modello e qualcun altro escluderlo, su questa logica sono state impostate le relazioni internazionali da secoli (colonialismo, imperialismo e globalizzazione) cosi come quella educativa. Quando usiamo il termine diversità lo dovremmo fare consapevoli di avere dubbi, comporta pesi e vantaggi alle persone, bisogna capire se installiamo una gerarchia di relazioni, valori e potere, il contrario del diverso è dominante e subalterno. Il termine differenza ci dice che noi non siamo l’oggetto risultato dai paragoni attraverso la descrizione dell’altro, ma dice che il nostro essere è quello che sono le nostre proprie caratteristiche cosi come ‘appaiono e si manifestano in piena autonomia, la differenza letteralmente vuol dire come m porto (ferro) al mondo ovvero caratteristiche proprie che mi fanno stare al mondo con la mia unicità. Il contrario della differenza è l'omogeneità totale (omologazione, non sei tu con le tue caratteristiche ma sei la categoria che si vuole essere specialmente attraverso l’azione istituzionale), su questa logica anche la scuola come altri gli istituti sono stati istituzioni totali nel passato, omologarsi è perdere ogni distinzione/soggettività tra le persone e non sei tu ma diventi una categoria descritta attraverso termini di potere. La differenza è una categoria che da giustizia a tutto quello che chiamiamo ineducabilità, e che ha investito il dispositivo più importante per l'educazione ovvero la scuola, essa doveva rimanere esclusiva dedicata ad una categoria precisa per perpetuare un vantaggio che aveva già, anche l'uniformità è il contrario di differenza che ci fa pensare all’uniforme in istituzioni che abbiamo ancora oggi, il contrario di differenza non è uguaglianza perché essa è un concetto di tipo giuridico rispetto alle leggi e norme al di la dell’appartenenza ad una categoria, la differenza quindi è un concetto di nostre proprie caratteristiche, con l’equità possiamo gestire nel bene le differenze senza fare differenza. Che cosa ci aiuta per completare il concetto di differenza stessa? 8 mele e 5 pere fanno 13 frutti si trova una categoria di riferimento nella quale possono stare due differenze in quanto appartenenti a una categoria più ampia, l'operazione non le elimina ma le mette insieme ad un altro livello, nelle differenze dovremmo sempre cercare la similitudine delle cose, la scuola che include dovrebbe trattare le differenze con l’intento di far esplodere la soggettività dell’educando in qualsiasi situazione (valorizzarlo e rafforzarlo), la differenza nella relazione educativa permette lo sviluppo della soggettività. La nostra scuola tratta soprattutto la grande differenza del tempo vissuto, gli adulti di riferimento mandano a scuola i giovani, la scuola quindi si fa dire che la pedagogia è la scienza della gestione delle differenze generazionali perché una generazione più vecchia gestisce il passaggio di conoscenza/rapporti e ricchezza ad una generazione più giovane, la differenza del tempo vissuto è da pensare molto perché nella nostra scuola che si dichiara inclusiva esiste ancora una categorizzazione che tiene presente l’età dei bambini (classi), paradossalmente questo è un meccanismo che facilita gli apprendimenti, incide sulla soggettivazione delle persone. Per capire che cosa rappresenta la differenza del tempo fra le generazioni del nostro mondo leggiamo “Il piccolo principe”, differenza che crea incomprensioni e legittima l'esercizio del potere dell’adulto sul minore. Il dispositivo che chiamiamo scuola fa parte della nostra cultura, il fatto di appartenere ad essa non significa che le altre culture non si pongano il problema di come gestire la differenza generazionale e come apprendono le nuove generazione, chi non gestisce le differenze generazionali relative agli apprendimenti attraverso la scuola significa che ha altri meccanismi per poterlo fare. Attraverso la descrizione delle cose domino il mondo (orale, scritta) e questo dunque mi pone all’esterno della cosa e cosi la distanza regola il rapporto che ho con il mondo tramite la parola (trascendenza), il suo contrario è l’immanenza e cioè non si riesce a prendere una distanza (si rimane dentro alle cose). Il termine metafora si collega a differenza ed è esprimere un concetto con parole che non lo rappresentano in modo immediato ovvero uso altri termini per descriverlo, si usa lo stesso verbo per costruire il termine differenza ovvero portare (ferro), la differenza diventa cosi perché davanti a ferro va il dia (diafora) ovvero attraverso, il termine metafora prende davanti a ferro il prefisso meta che è molto funzionale e plurisemantico. Se cominciamo a riflettere sulla comunicazione intrapresa essa diventa meta-comunicazione e quindi si comunica su come si comunica. La metafora è una capacità umana unica perché ci permette non solo di produrre significato sulle cose ma anche di trasferirlo/veicolarlo senza essere impostato su un codice meccanico, può essere gesto/sguardo ma anche espressività in generale, per addentrarsi nelle logiche della differenza bisogna riferirsi sempre alle metafore a partire dal nostro quotidiano in particolare, non dobbiamo richiamare sempre e stare alle regole, noi dobbiamo imparare il mondo. * Cos’altro ci rende umani e ci distingue dalle altre esistenze del pianeta? È importante anche l’identificazione con l’altro ma ci sono anche sentimenti/intimità e sessualità, si distingue dagli animali perché non è finalizzata esclusivamente alla riproduzione, c’è l'elemento dell’orientamento sessuale, è una sessualità articolata sull’innamoramento e la passione che ti apre al mondo e ci distingue dagli animali, ci si innamora anche delle cose del mondo, il riconoscimento attraverso la logica della differenza incide proprio su questo e gli altri per noi sono pienamente in una relazione come in una di tipo educativo, la differenza non crea il superfluo mentre la diversità si. Una relazione educativa per essere tale deve avere in se l'elemento della conoscenza, senza di essa si riduce tutto ad una relazione normale, un educatore quindi deve diventare un esperto di metafore, bisogna riconoscere nell’altro la possibilità di stare alla pari e nel mondo, cambiare la propria condizione a partire dagli apprendimenti, la relazione educativa si fonda sulla conoscenza per questo motivo. Il principio di qualità che incide sull’autonomia e la partecipazione di una persona con difficoltà ci porta a pensare al concetto di inclusione che ci richiama ad una soluzione per tutti il più possibile universale ma questo non è necessariamente cosi dipende dalla funzionalità del contesto come in questo caso le istituzioni scolastiche. Il contrario di inclusione è esclusione, il contrario di esclusione ha a che fare con tre situazioni (processo): inserimento, integrazione ed inclusione, se non si ha la possibilità di entrare in un contesto sei escluso ma una volta entrato non necessariamente sei integrato, l'inserimento è indispensabile per l’evolvere di una situazione dove persona e contesto interagiscono per reciproco beneficio, quando due sistemi si adattano bene abbiamo l’integrazione. Integrazione però non è omologazione, ma è un reciproco adattamento dove l’altro non si annulla e soprattutto cominciano a verificarsi delle modifiche nei contesti di riferimento. Integrazione va intesa come integrità della persona, in questo senso l’individuo mantiene le persone che lo compongono, l’inclusione è una condizione che si conquista nel tempo, si imposta la qualità dell’integrazione per aprirsi all'universo dei bisogni di un gruppo classe o di un contesto frequentato da persone. Inclusione ha a che fare con le cose che si mischiano, si dotano di prospettive inedite, si espandono attraverso contesti, (educatori pari, vissuto, trasferibilità e inclusione in contesto). Educazione è la gestione delle differenze ovvero guidare le potenzialità di qualcuno che ha bisogno per poter apprendere e convivere in modo reciproco. Un altro elemento valutativo dell’integrazione che diventa inclusione ha a che fare con la trasferibilità educativa che è la capacità di apprendere in un dialogo interlocutorio ma trasferire in un altro contesto gli apprendimenti che hai ottenuto in precedenza, gli apprendimenti una volta prodotti sono utilizzabili ovunque, se questo non accade gli apprendimenti non sono stati prodotti bene, bisogna trovare gli elementi di una prassi integrativa da poter poi trasferire a persone che vivono la stessa difficoltà. La presenza di un deficit potrebbe segnare una condizione di disabilità, il deficit è sempre una costante, la disabilità dipende molto dall'impegno della persona ad intraprendere un processo di educazione per affrontare il suo limite ma anche dalla modificabilità e impegno dei contesti a considerare questa persona, quando un contesto non promuove soluzioni ad una persona con deficit, la rigidità del contesto diventa handicap ovvero una condizione di svantaggio/barriera/limite sociale o istituzionale per la persona data dall'ambiente circostante (convenzione ONU per la disabilità). Il meccanismo dei pregiudizi come può essere letto e con quale altro meccanismo si associa: Si collega al concetto che abbiamo nella testa abbiamo gli stereotipi che permettono i pregiudizi, il verificarsi delle relazioni umane sociali o istituzionali dei pregiudizi ci porta all'esclusione ma potrebbe al contrario se siamo in grado di elaborarli anche ad orientarci verso l’inclusione, la stereotipia è una rappresentazione mentale di una categoria o modello, una rigidità utile perché la testa si serve di queste conoscenze solidificate come meccanismo di difesa ma anche di controllo sulle categorie, meccanismo che di fronte ad una percezione negativa mi dice cosa fare. Una persona con disabilità mette in crisi il paradigma del successo e della salute (totalitarismo e capitalismo) che abbiamo in testa, essa diventa una persona che fa parte della categoria del superfluo perché “costa” alla società. L’educatore a prescindere dalla categoria deve vedere se il trattamento sociale o istituzionale verso la categoria oggetto di educazione produce o meno questa idea di scarto per poter intervenire e ribaltare questa percezione. Per dichiarare il superfluo si usano due tipi di criteri che vengono cristallizzati grazie alle categorie che ideamo: c’è l'elemento fisico e quello relazionale/culturale, criteri che danno via al fenomeno del razzismo, quello classico si serve del criterio fisico inventato della razza mentre quello del secondo criterio è evidente con lo stereotipo della donna e dell’uomo educatrici ad esempio, concezione che arriva dagli anni 50 dove la donna sta alla cura della casa e l’uomo va a guadagnarsi il pane con il lavoro, meccanismo anche riguardo alle altre categorie, diventa un meccanismo talmente distorto che si attribuisce alla categoria discriminata il motivo della stessa, logica del potere e subordinazione nei confronti della diversità. Bisogna rivisitare e sfatare tutti i pregiudizi e la loro natura che investono le persone con disabilità perché si propagano costantemente e sembrano naturali rispetto alla conoscenza popolare. Disabilità, modello italiano e profili: Per la disabilità l'elemento da tenere presente è il contesto perché crea degli svantaggi ovvero un handicap, se un bambino nasce con disabilità si occupano di lui il personale sanitario, dal punto di vista istituzionale si tiene conto il fatto che il deficit è considerato una patologia (non un malato da curare ma ha qualcosa che manca). Il bambino con deficit riceve le attenzioni del servizio sanitario nazionale perché il settore medico dovrebbe descrivere esattamente l’entità del deficit di cui il bambino è portatore, questo referto è oggetto di un gruppo di lavoro pluridisciplinare nel settore medico per produrre un referto che chiamiamo la diagnosi funzionale. Questo consulto da un’altra dimensione perché la collega con tutte le altre funzioni compromesse per via della presenza di un deficit, un referto collettivo per andare a capire le mancanze, descrive le conseguenze del deficit considerando globalmente il suo essere persona, la diagnosi funzionale come referto finale è il risultato di un equipe di lavoro guidata dalla figura del neuropsichiatra infantile, la neurologia è indispensabile perché rispetto alla mancanza che si ha, studia i nervi e le conseguenze collegate ad essi, occorre quindi capire se il deficit influenza o meno il rapporto con se stesso e le relazioni con gli altri (accettazione, impegno e aiuto) è una diagnosi di tipo funzionale perché descrive entità e funzioni compromesse. Il modello italiano ha fatto collaborare il settore medico-sanitario e quello educativo-pedagogico, se il deficit permane non è oggetto di terapia ma è soggetto dell'assenza pedagogico-educativa che deve fare due cose: la prima riguarda il singolo e la sua accettazione del deficit e l’altra è quella di andare oltre la diagnosi ovvero una descrizione che porta a misurarmi con i limiti im postati dal deficit. Il fatto che deficit non è condizione da trattare con la terapia non significa che la persona non possa ricevere questo per migliorare la sua condizione, la mancanza tuttavia non può essere recuperata, la condizione di disabilità invece si può migliorare grazie a degli ausili. La terapia va pensata come guarigione cosa che non può avvenire con la condizione del deficit, possono fare le nostre attività e beneficiarne ma questa è una inclusione, non gli riporta quello che manca, la diagnosi funzionale che mi serve per capire e descrivere i limiti è un documento che non mi dice nulla su come procedere per affrontare la condizione di una persona con deficit. Il profilo dinamico funzionale invece è il prodotto della collaborazione con il settore educativo- pedagogico, ha a che fare con la funzione come potenzialità che può essere sviluppata verso una persona con deficit, mi dice come procedere diversamente in base ai limiti descritti. La diagnosi è statica mentre il profilo è dinamico e si plasma nelle relazioni, nei bisogni e nella loro soddisfazione. Il bambino ha un’appartenenza della famiglia e quest’ultima può reagire in modi differenti, dobbiamo dare perciò supporto e considerazione, dal punto di vista educativo nulla è scontato e tutto deve essere oggetto con una scelta, i genitori si misurano quindi con una condizione che non avevano considerato, i genitori e specie la mamma vive la nascita di un bambino entrando nella situazione di lutto perché affronta una delusione rispetto a tutto ciò che aveva fantasticato. Il lutto è una condizione di perdita di una persona che fa parte delle nostre relazioni, partecipiamo ad una ritualità, l'elaborazione di questo fenomeno tante volte porta al lutto paranoico e tramite questo cerchiamo di attribuire colpe a chi magari non ne ha, si pensa magari ad elementi che non hanno riscontro con il reale (lancio del malocchio), situazione sensibile che può disgregare la coppia e anche il pensiero migliore del mondo, il lutto permane per tutta la vita. Bisogna calcolare persona e contesto e cioè avviare un processo che sostiene il bambino con deficit per cominciare ad affrontare se stesso e anche il contesto dentro cui si apre il processo di facilitazioni nel considerare la persona con deficit, prima o poi la mamma riesce a capire come prendersi cura di questo bambino e sono attività che coinvolgono tutto il contesto e diventano sempre più importanti perché investono anche altri contesti, istituzionali, informali e sociali nei quali ci si rapporta in modo educativo. In ogni contesto si possono avere le modalità di mediazioni per accettare e contribuire attivamente all’integrità della persona con deficit. Nel modello italiano sono questi gli elementi che fanno entrare il settore educativo-pedagogico perché quello medico che si ferma alla terapia si apre a qualcuno che tramite educazione trova soluzioni che potrebbero permettere alla persona con deficit di essere integro in un contesto che is modifica e che adatta le pratiche relazionali per permettere tutto questo. Perché si dice progettazione e non programmazione? La progettazione perchè la scuola parte dall’alunno e dal bisogno cosi come è descritto nei documenti e lo constata nella relazione. Viene stilato un piano educativo individuale che deve essere adattato anche in base alle indicazioni/programmi ministeriali, è uno strumento indispensabile per la scuola e per la frequenza dell’alunno disabile, descrive anche tutti gli aspetti educativi che bisogna considerare per produrre integrità verso l’alunno disabile, considera globalmente funzioni e cose umane, dovrebbe essere costruito prima che l’alunno entri, è destinato a verifica quantomeno quadrimestrale perché tiene conto degli sviluppi della persona da quando inizia la frequenza e anche durante (vedi MIUR). Il modello italiano con questi tre strumenti struttura molto bene il percorso, avvia dei processi, ma questa è una cornice in cui i vari professionisti devono stare bene, per rimanere cristallizzato che si perpetua e descrive relazione iniziale e finale, attraverso questo vanno segnati tutti gli elementi soggetti a cambiamento, bisogna avere un vivo interesse per la persona e il contesto, si registra anche la figura dell'insegnante di sostegno che opera per qualificare la situazione di integrità dell'alunno disabile e integrazione di contesto classe in situazione inclusiva. L’educabilità dipende dalla qualità del contesto di inserimento che permette autonomia e partecipazione rispetto agli apprendimenti. Ogni volta che si verifica questa situazione è possibile avere anche educatore di sostegno per favorire integrazione nella classe, due figure distinte che possono potenziare la funzionalità relazionale e didattica di una classe con un alunno disabile. Legge 104 del ’92 da imparare bene per tutto questo discorso. La disabilità ha strutturato questi passaggi ovvero il PEI e gli altri due per una pragmatica italiana, sono state fatte queste leggi partendo dalla disabilità e arrivando a tutte le altre categorie che si sono espanse a partire da questa (famiglia, educativo-scolastica e sanitaria). Il PEI viene scritto dal docente di sostegno ma fa solo una sintesi rispetto a quello che pensano le altre tre istituzioni. Perchè abbiamo bisogno di dire che il PEI è individualizzato? Perché varia a dipendenza delle esigenze del singolo, ci sono anche altri piani come il piano assistenziale che riguarda un’altra categoria di persone e lo troviamo negli interventi sociali più che scolastici, il PEI è individualizzato per la possibilità di avere anche una dimensione di apprendimento direttamente tra insegnante di sostegno e alunno in questione, c’è l'intento di tenere i disabili nella classe, l’eterocronia da crono che è tempo ci dice che non tutti apprendiamo con tempi e modalità uguali fortunatamente, malgrado ciò c’è anche un denominatore comune ovvero la classe non ha un tempo uniforme di risposta. Guardare “sinderlist”, gli apprendimenti sono differenziati, una logica inclusiva deve considerare questo fattore di soggettività nella tempistica dei singoli, il PEI considera che per alcuni i tempi potrebbero essere molto prolungati rispetto alla classe e deve riconoscere questo bisogno che favorisce anche i compagni non disabili. L’Eterocronia può investire anche la persona stessa quando non si ha voglia di fare certe cose, i BES sono i bisogni educativi speciali ma c’è un’altra categoria molto problematica che ha a che fare con disturbi specifici dell’apprendimento e si tratta di un disturbo che condiziona l'apprendimento, riguardo a questo ne esistono 4 tipi di disturbi scolastici (dislessia, discalculia, disortografia e disgrafia), sono disturbi evolutivi che potrebbero essere peggiorativi o migliorativi ma permangono, sono di natura neurologica che si intromette tra percezione ed espressività e sono soggetto di diagnosi, qui si mette invece il modello dei DSA (disturbi specifici di apprendimento) ed è una diagnosi non necessaria attraverso una equipe ma può essere prodotta da uno psicologo o psichiatra accreditato, una volta prodotta la diagnosi, la scuola deve avere il consenso della famiglia e dello studente per poter procedere (vedi legge 170 del 2010). Glossario pedagogia: - ICIDH 1980 = classificazione internazionale delle menomazioni, disabilità e svantaggi esistenziali, modello di tipo medico-sanitario secondo cui la disabilità dipendeva da condizioni di salute. - ICIDH-2 1999 = rivisitazione della prima classificazione, fornisce info su disabilità correlando condizioni di salute al funzionamento del soggetto sul piano personale e sociale. - ICIDH 2001= seconda rivisitazione della classifica e pubblicazione ICF. - ICF = classificazione internazionale delle funzioni, disabilità e salute. - ICD-10 = fornisce diagnosi e classifica le condizioni di salute in quanto tali. = UNESCO = organizzazione nazioni unite per educazione, scienza e cultura. - SEN = special educational needs (BES), modificare il modo di concepire il sistema di istruzione scolastica per favorirne una più ampia dei bisogni educativi degli alunni. - Dichiarazione di Salamanca = 1994, definizione di scuola inclusiva, sviluppo di una pedagogia centrata sul singolo bambino rispondendo in modo flessibile alle esigenze, le differenze sono una risorsa. - DSM-4 = manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali - CFTMEA = classificazione francese dei disturbi mentali dell’infanzia e dell'adolescenza - NIMH = national institute of mental health - ASD = disturbi dello spettro autistico - TEACCH = trattamento ed educazione per autismo e relative difficolta comunicative dei bimbi - SPELL = strutture positive di empatia e abilità sociali - DEAL = comunicazione assistita o facilitata - ABA = applied behavior analysis, realizzare intervento nell'ambiente di vita = AAMD = Associazione americana per ritardo mentale - PEG = gastroscopia endoscopica percutanea per l'alimentazione entrale - TC = trauma cranico e TCE = trauma cranico-encefalico con alterazione - SIGU = gruppo di lavoro di genetica clinica - MEN = malattia emolitica del neonato - LIS = lingua italiana dei segni - DSA = disturbo specifico dell’apprendimento - PEI = piano educativo individualizzato - ASL = alternanza tra scuola e lavoro - TIC = tecnologie dell’informazione e della comunicazione - MIUR = linee guida per integrazione scolastica di alunni con disabilità - BES = bisogni educativi speciali - BPS = sfera bio-psico-sociale della persona con disabilità - EFA = education for all, istruzione di base di qualità per tutti - EASNIE = agenzia europea per i bisogni educativi speciali e l'istruzione inclusiva - DIN = disability Italian network, rete di collaboratori che ha portato ICF in Italia - ARS = agenzia regionale sanità - CCM = centro controllo malattie - SVAMDI = scheda di valutazione multidimensionale disabilità, definire gravità persona in esame, da qui derivano anche tutti i PEI anche per adulti RIASSUNTI LIBRI: 1 libro: Educazione speciale, dalla teoria all’azione: * Deficit—> carenza, difetto, lacuna, in medicina anomalia o danno a strutture e funzioni anatomiche e psicologiche, permanente o transitorio, l'OMS lo definisce menomazione. * Handicap—> svantaggio, provenienza dalla corsa dei cavalli in cui si facevano scommesse e si puntavano svantaggi, condizione conseguente ad una menomazione o disabilità. Problema educativo quando la persona con deficit non è adeguatamente supportata ma che si risolve facendo interventi specifici, varie discipline interpretano un loro significato di questo termine. Ultimi 30 anni sforzo per ridefinire il concetto di salute perché l'handicap è un problema sociale e culturale, l'OMS ha pubblicato una prima classificazione delle menomazioni negli anni 80 che è stat rivista poi due volte e distingueva tre livelli: = menomazione: perdita/anomalia a carico di una struttura o funzione sia a livello anatomico che psicologico. = disabilità: limitazione o perdita (dovuta a menomazione) della capacità di compiere attività di base in modo oggettivamente normale per l'essere umano. © handicap: condizione di svantaggio che limita o impedisce il compiere di un ruolo sociale tenendo conto del soggetto e della sua relativa storia. La seconda classificazione ha raggruppato quelli che sono gli stati funzionali associati alle condizioni di salute e da qui deriva la necessita di vedere l'handicap come espressione di tanti fattori e interpretabile solo da tanti punti di vista con l’integrazione di un unico approccio della dimensione bio, individuale e sociale. AI posto di questo termine si usa disabilità ovvero il risultato di una complessa relazione tra salute dell’individuo e fattori personali e ambientali delle circostanze. Il processo in base al quale la condizione di salute si può tradurre in disabilità dipende da azioni e caratteristiche sociali e ambientali sul funzionamento globale del soggetto in contesto di vita. Deficit o menomazione se presi singolarmente non riescono a causare una condizione di disabilità, bisogna guardare anche le modalità di relazione con salute e fattori ambientali e personali. Dove ci sono deficit tramite educazione è possibile promuovere percorsi di sviluppo a migliorare la qualità di funzionamento della persona, riducendo l'impatto degli ostacoli che rallentano l'evoluzione. Corpus teoretico: diritto per tutti ad una educazione, disturbo è parte costitutiva della natura umana, handicap e deficit sono diversi, handicap come problema educativo chiede risposte in tutti gli ambiti e miglioramento qualità indipendentemente dalla tipologia del deficit. Un deficit è irreversibile mentre un handicap è la conseguenza dall'impatto con l’ambiente e suo essere considerato come un prodotto sociale (emarginazione, svantaggio) del deficit. Pedagogia speciale—> disciplina che si occupa di educare persone in situazione di disabilita sensoriale, motoria, intellettiva e psichica, necessità di approccio educativo-riabilitativo. Handicap: resistenza (forza contraria di azione educativa) alla riduzione di asimmetria (mancata attuazione disposizioni soggetto) tra essere (struttura ontologica, persona) e dovere essere/(compito etico e personalità) /potere essere (realizzarsi, cambiamento). L'handicap è l'ostacolo che la persona incontra mentre l'educazione è quel processo in atto che riduce l’asimmetria tra essere e dovere, questo richiede progettazione pedagogica e azioni mirate ed è il superamento dell'handicap che consente di ridurre il rischio di disabilità. La qualità di vita di una persona dipende dalle reti primarie e dalle relazioni con gli altri. L'intervento educativo speciale è una prevenzione rispetto al rischio che provoca il deficit nell'evoluzione umana. Secondo l’ICF la disabilità si configura come un problema dell'intera società a cui è affidato il compito di adottare soluzioni che migliorano la qualità di vita della persona. A livello europeo c’è stato un cambio di paradigma nei confronti della disabilità, ad esempio si è sostituito il termine handicappato con persona con bisogni educativi speciali e quindi meno etichettante. Un bambino ha un bisogno educativo speciale quando il suo funzionamento nell’apprendimento e nello sviluppo incontra qualche difficoltà, necessita educazione speciale. Normalità e specialità non vanno intesi come modi di essere ma esprimono due diverse situazioni di bisogno, quindi ogni persona nel suo percorso per varie cause può trovarsi ad avere bisogni speciali. Due tipi di handicap: 1. Connaturato—> deficit, espressione di forme e modi con cui difficoltà interferiscono con sviluppo. 2. Indotto—> condizioni esterne, modi con cui contesto di vita e relazioni incidono negativamente sullo sviluppo, possibili forme di resistenze. Essendo sempre un problema che riguarda l'educazione ci sono due diversi campi di azione per l'educazione speciale: una correlata alle difficoltà che provengono dal deficit e l’altra correlata a quelle provenienti dall'ambiente. La sola analisi del deficit senza aspetti educativi è una pura azione riabilitativa e cosi si finisce nel pregiudizio, la forma mentis del pedagogista deve essere quella di promuovere globalmente la persona affinché diventi personalità. Passaggi: prendere atto del danno, valutare il bisogno educativo in base a età e richieste ambiente, osservare modalità di funzionamento nelle aree di sviluppo, individuare capacità già presenti, ipotizzare possibili percorsi su cui programmare per poi passare all’intervento dell’azione vera e propria. In scienze dell'educazione il termine postura indica uno specifico atteggiamento di interiorità, modo con cui educatore si pone interiormente nei confronti dell’educando, nella relazione la postura dell’educatore è lo sfondo di senso in cui l’educando coglie l’intenzionalità dell'educatore. La postura si collega alla rappresentazione che l'educatore ha della disabilità, talvolta l'altro è concepito in maniera disfunzionale all’agire educativo (compassione, pietà, svuotamento significato, debolezza..), le configurazioni della postura derivano dall’azione con cui le strutture di senso si organizzano in forme culturali. Tipi di pregiudizio: il “quasi uomo” indica una postura che comunica all’altro la sua inferiorità e dipendenza, la sua umanità viene percepita come incompleta, “l’eterno bambino” indica una postura che parte da una percezione dell'altro come figura immobile senza sbocchi di adultità, bisogna pensarlo invece come adulto, “l'identità speciale” indica una postura che percepisce la disabilità dell'altro come un problema che la fa essere speciale, “l’ugualitario” indica una postura che nel considerare l’altro pensa che sia uguale a tutti, non si accoglie il limite dell'altro perché lo si considera uguale a tutti. In generale la postura corretta sarebbe quella di riconoscere nell'altro nonostante la specialità dei bisogni la medesima umanità. L'epistemologia è la teoria generale che si occupa dei problemi della conoscenza e del sapere e della validità scientifica, si effettua un esame critico di oggetto, metodo e risultati per accertare il valore obiettivo. * Educazione speciale —> modalità per intercettare limite umano nello sviluppo e cambiamento, disciplina che studia modi per far perseguire obiettivi a persone con dei limi * Metodo —> insieme di operazioni ordinate che guidano una attività, la metodologia si colloca invece prima della fase della ricerca. Ogni ricerca nasce e si sviluppa dentro un paradigma scientifico. * Paradigma —> modello per conoscere e operare nella realtà, le premesse che definiscono il paradigma sono: ontologiche, epistemologiche, metodologiche, etiche e politiche. Il ricercatore deve riconoscere la complessità e il valore della ricerca evitando cosi ogni semplificazione, ci sono alcuni problemi: errore di fatto (percezione), errore logico (incoerenza), nuova ignoranza, cecità della ragione, no controllo. La pedagogia speciale vuole costruire una problematizzazione con dialogo interdisciplinare per offrire strumenti concettuali che risolvono i singoli problemi educativi. Le figure cui è affidato questo compito (istituzionale) sono il medico specialista, il neuropsichiatra infantile, lo psicologo e l'assistente sociale. Il rapporto tra operatore e famiglia si gioca tra due diverse condizioni esperte, per chi ricopre questi ruoli fondamentale è assumere il punto di vista dell'altro (empatia). * Sapere esperto —> concepire in un'ottica evolutiva i problemi della persona con disabilità (condivisione e collaborazione importanti). * Paradigma biopsicosociale —> analisi di situazione, contesti e relazioni, spiegazione sistemica del funzionamento umano, universale, correla approcci diversi con logica interattiva, fattori del funzionamento in base a equivalenze, sguardo della persona in relazione al contesto. L’ICF consiste nell’analisi del funzionamento umano attraverso i vari saperi che se ne occupano, il problema della disabilità è multidirezionale (diversi punti di vista) e multidimensionale (aspetti del problema), è una guida per descrivere il funzionamento del sistema, modificando dove necessario e intervenendo sulla persona e il contesto di vita. Si tende alla promozione della qualità di vita della persona con interventi mirati per il miglioramento delle performance partendo dai limiti stessi della persona. Il modello del funzionamento consente di riconoscere nella disabilità una continuità tra malattia e salute, la disabilità è intesa quindi come un modo di funzionare della persona in un determinato contesto di vita, si mira a creare quindi delle condizioni affinché laddove vi sia un deficit, il funzionamento globale della persona non comprometta la qualità di vita della stessa. * Fattori qualità di vita —> autonomia della persona, produttività del contributo, integrazione comunitaria e partecipazione della persona, soddisfacimento bisogni e successiva realizzazione. Analisi: 1) Condizioni di salute —> indicare possibili patologie o disturbi presenti, caratteristiche del deficit, conoscenza del funzionamento e dello sviluppo umano, interventi preventivi dei disturbi, neurofisiologia e neuropsicologia. - Metodi: sviluppo di abilità e sostituzione di comportamenti disfunzionali, creazione ambiente stimolante, progetti prevedibili in base ai bisogni del bambino e rinforzi regolari, coinvolgimento genitori, trattamento difficoltà comunicative, programmi specifici per ridurre le difficoltà sociali, metodo per assistere o facilitare la comunicazione, approccio della teoria della mente (riconoscere stati mentali altrui), attività ludica e il gioco di drammatizzazione, ma in un insieme di azioni educative per stabilire un incontro con il soggetto e l'ambiente circostante, sintonizzarsi empaticamente con il linguaggio del soggetto, saper stare accanto, collaborazione con altre figure, organizzazione del lavoro, valutare abilità, punti di forza e debolezze del soggetto, rete di interventi qualificati, obiettivi che favoriscono l'adattamento, avere per ogni soggetto un progetto educativo individualizzato (PEI). 2) Ritardo mentale: problema dello sviluppo intellettivo generale del soggetto, riguarda la psicopatologia, alterazione del funzionamento intellettivo rispetto all'età anagrafica, l'intelligenza capacità generica di utilizzare tutti gli elementi di pensiero per risolvere i problemi. La diagnosi viene fatta tramite test di quoziente d'intelligenza, la competenza sociale è legata alle capacità intellettive, creare situazioni nelle quali il soggetto possa avere esperienze significative. = Eziologia: prima del concepimento (alterazioni nelle cellule), durante la gravidanza (infettive, tossiche e genetiche), durante il parto (esogene, lesioni dirette e indirette), dopo la nascita (ambientali e socioculturali, traumi, livello socioeconomico, carenza di stimoli), vengono poi aggiunti anche disturbi psichici, comportamentali e anomalie neurologiche. = Classificazioni: stessi modelli internazionali usati per l'autismo, per ICD è incompleto sviluppo e compromissione abilità che contribuiscono a intelligenza, per DSM è funzionamento al di sotto della media accompagnato da limitazioni adattive, il quadro clinico dispone livelli da lieve a gravissimo a seconda del QI. = Intervento: difficoltà in assimilazione ed elaborazione degli stimoli percettivi e delle esperienze, difficoltà in movimento e linguaggio, difficoltà di attenzione, situazioni di egocentrismo. Il lavoro deve considerare entità del disturbo, situazione specifica e contemporanea presenza di vari deficit e situazioni invalidanti, la proposta deve essere legata all'esperienza, conoscere la storia di vita del soggetto, saper analizzare le modalità di funzionamento intellettivo, deve essere incentrato sullo sviluppo delle competenze adattative, si deve sviluppare su vari livelli (cognitivo, emotivo, relazionale, di autonomia personale e partecipazione sociale), favorire nel soggetto consapevolezza dei propri processi cognitivi e coinvolgerlo nell'auto valutazione dell'esperienza. Falsa credenza di considerarli bambini quando anche loro crescono vedere il soggetto come una persona che può e deve diventa adulta, valutare dei percorsi di educazione sessuale. 3) Paralisi cerebrale infantile: turbamento persistente ma mutabile dello sviluppo della postura e del movimento dovuta ad alterazioni delle funzioni cerebrali (pre, peri o post), il più evidente è il ritardo motorio, la paralisi a diverse manifestazioni cliniche come spasticità e ipotonia e il danno è precoce. = Eziologia: dovuta a fattori morbosi, fattori agenti prima (malformazioni congenite del sistema nervoso), alla nascita (traumi, parto, travaglio.) e dopo la nascita (disturbi e malattie infettive), tra le cause bisogna considerare prematurità e immaturità (peso neonato). = Clinica: presentano dei segnali nel comportamento (riflessi, scarsa iniziativa, crisi), i segnali più gravi sono mancanza di controllo posturale e mancata riflessologia, la diagnosi è possibile solo all’8 mese, indispensabile individuarla prima possibile. = Classi ne: la PCI si manifesta in spas tà (resistenza ad allungamento muscoli con cedimento ipertono) può essere tetraplegia, emiplegia, diplegia e doppia emiplegia, il tono muscolare risulta variabile, l’atetosi difficoltà del movimento si assiste a movimenti incontrollati, involontari, lenti e irregolari e l’atassia È una difficoltà del movimento e della coordinazione muscolare può essere cinetica statica e locomotoria. Poi c'è la PCI di tipo misto e ad essa possono associarsi oltre il disturbo motorio anche alterazioni sensoriali, di linguaggio, intellettive e affettive inoltre possono esserci anche delle crisi epilettiche. = Trattamento: può essere medica o riabilitativa, la prima prevede l'impiego di farmaci con lo scopo di ridurre episodi che aggravano la condizione, nei casi più gravi sarà accompagnata dalla riabilitativa, essa è importante per considerare il bambino nella sua interezza e partecipe del processo, la fisioterapia può correggere le condizioni della sindrome E risulta per il bambino un esercizio delle funzioni adattative. Il metodo locomotorio invece si articola in due possibilità: schema del rotolamento riflesso e schema dello stracciamento riflesso, un sistema attraverso cui controllare postura e movimenti anche mediante stimoli. = Intervento: la terapia deve concorrere allo sviluppo integrale della personalità, gli esiti hanno ripercussioni sulla crescita psicologica, procedere con un insieme di interventi, coinvolgere i genitori per poter aiutare il figlio, fare in modo che tutti soggetti siano consapevoli, promuovere l'integrazione in ambienti sociali stimolanti, individuare risorse e potenzialità da attivare per il percorso evolutivo, gli ambiti principali sono: (1) educare al mangiare e all'esperienza del nutrimento (energia per organismo, vitalità), alimentazione attiva in casi di gravi deficit, attivare la muscolatura, proporre in modo graduale i cibi. (2) educare al parlare che permette di considerarsi alla pari grazie al dominio della parola, si offrono inizialmente le basi tra cui possibilità di esprimersi da soli, la corretta respirazione, possibilità di osservazione, correzioni nelle problematiche dell’udito. (3) educare all’esperienza e alle sensazioni per la prima conoscenza del sé e dell'ambiente, proposta di azione guidata, favorire tutti movimenti possibili al bambino con PCI, offrire occasione e possibilità con stimoli adatti alle capacità del bambino per esplorare l'ambiente. (4) condizione di poter seguire il programma scolastico normale, per la scrittura è da valutare quanto il movimento è compromesso E di conseguenza avviare percorsi con ausili. | fattori contestuali risultano decisivi a determinare il livello di partecipazione sociale del soggetto. 4) Lesioni cerebrali di origine traumatica: qualsiasi trauma cranici che coinvolge il capo e quindi il cervello, alterazioni delle strutture nervose dell'encefalo causate da impatti che generano perdita di coscienza o altri disturbi, si usano categorie di lieve, moderato e grave (Glasgow -12) o si valuta la lunghezza del coma. = Patogenesi: il trauma può avvenire sulla testa immobile (non per forza edema o coma) o in caso di accelerazione (emorragie e lacerazioni). = Manifestazioni cliniche: tre categorie di lesioni (dirette, secondarie e post-traumatiche). Le lesioni dirette avvengono direttamente all'impatto e sono: commozione (arresto transitorio attività cerebrale, perdo coscienza pochi minuti), contusione (piccole emorragie e morte di alcune cellule, amnesia e possibile morte, disturbi permanenti), lacerazione (meningi della corteccia), ematomi (raggruppamenti di sangue che comprime strutture nervose, intervallo lucido e poi coma), fratture (teca cranica, lineare, basilare e affondata) e paralisi dei nervi (Compressione o lesione nervo olfattivo, ottico oculomotore e facciale). Le lesioni secondarie sono alterazioni successive a disturbi o infezioni e sono: ipertensione endocranica (volume e pressione elevati delle componenti del cranio), edema (+ componente acquosa del tessuto e rigonfiamento), ischemia-anossia (- circolo sangue in vasi), Igroma (raccolta ematica del liquor), brain-swelling (+ volume sangue e dilatazione vasi) e disturbi metabolici (alterazioni ipofisi e tronco). Le lesioni post-traumatiche sono esiti che possono manifestarsi in vari disturbi delle funzioni, crisi epilettiche o disturbi della personalità. = Intervento: si interviene sulla salvaguardia della vita, la riabilitazione e il reinserimento sociale, attraversa tre fasi in cui è importante il contenimento degli handicap, fornire delle stimolazioni, ambiente idoneo al risveglio, i familiari devono essere coinvolti, rispettare i tempi del soggetto, cambiamenti nelle modalità relazionali del soggetto, quasi sempre inconsapevole, difficoltà cognitive, motorie, comportamentali e psichiche, il confronto con la nuova realtà risulta spesso difficile da accettare, si cerca di ottenere una soddisfacente integrazione del soggetto nel suo contesto di vita, la riabilitazione deve invece mirare il più possibile al recupero delle funzioni lese, ricostruzione del senso di identità personale. 5) Malattie degenerative: non è mai solo un problema medico, la realtà della malattia è capace di invadere tutti i campi di percezione e pensiero, la distrofia muscolare è un insieme di varie malattie genetiche che causano danni alla muscolatura. Quella di Duchenne (DMD) è una malattia neuromuscolare ereditaria, quella di Becker ha lo stesso difetto ma con decorso più lieve. = Manifestazioni: lo sviluppo è normale fino al 2 anno poi compaiono disturbi delle capacità motorie assieme a depressione per la condizione, manca la distrofia che rende stabile la membrana muscolare, si crea un vuoto nel muscolo per la morte della cellula, mano a mano si strangola il tessuto finche le cellule non siano morte, tra i 20 e i 30 anni si può morire a causa delle sempre più elevate complicazioni, si hanno poi cardiopatia e deterioramento intellettivo. La variante Becker ha un decorso diverso, si stanno sperimentando terapie geniche, attraverso la terapia si possono aumentare le capacità funzionali. = Intervento: effettuare valutazioni mediche e psicologiche regolari, prevedere lo sviluppo di nuove capacità per compensare le perdite, ampliare l'ottica e la prospettiva di vita, aiuto nell’elaborare le perdite trovando altri significati, va recuperato il valore della persona, collaborazione tra scuola e famiglia è fondamentale. 6) Disabilità uditive e visive: conquista del diritto all'istruzione grazie all'ONU, difficile conoscenza delle cause biopsicosociali, per chi si occupa di persone con questa disabilità occorrono delle competenze specifiche in vari ambiti (medici, pedagogici, psicologici, legislativi, territoriali), analizzare le ricadute sui processi di apprendimento e sulle altre complesse variabili, conoscenze di base della psicologia dello sviluppo con disabilità sensoriale. 6.1 Deficit uditivo: sordità è carenza patologica nel sentire, si riduce l'imput acustico utilizzabile, collegare sordità e lesione, saper identificare i bisogni e conoscere le classificazioni ovvero (dove lesione, gravità danno, cause, periodo di insorgenza, epoca di sviluppo capacità). = Eziologia: cause ereditarie o acquisita durante la gravidanza, infezioni, traumi, cause tossicologiche (sordità congenita), in caso avvengano dopo la nascita si dicono acquisite. Per la riuscita dell’intervento educativo bisogna considerare tutte le sfere che fanno parte del soggetto, le cause ereditarie sono dovute ad anomalie genetiche che includono anche altre alterazioni dello sviluppo ma ci sono anche cause ambientali. = Caratteristiche: le sordità ereditarie sono affezioni isolate che si manifestano senza disturbi neurologici, la sordità autonomia recessiva (gene presente su tutti e due i cromosomi della coppia omozigote), la sordità autonomia dominante si manifesta quando è responsabile solo un gene patologico con una probabilità del 50%, la sordità legata al sesso è legata ad uno dei due cromosomi della madre e colpisce solo i maschi con probabilità al 25%. Le cause di sordità infantile possono avvenire prima “pre”(compromissione di sviluppo organi e feto, infezioni tipo rosolia e toxoplasmosi), durante “peri”(asfissia e ittero dove momento respirazione è insufficiente, danni a nuclei dorsali o ventrali, l’ittero riguarda il fattore Rh, danni cocleari) e dopo “post”(orecchioni, morbillo, traumi, principali infezioni, farmaci) la nascita. Poi ci sono sordità lieve dove c’è un difetto nella percezione della parola e media dove provoca risposte discontinue e suoni percepiti come meno intensi e c'è disturbo dell'ambiente, per la sordità in età adulta si tratta della causa di invecchiamento che genera isolamento e depressione negli anziani, ausili protesi, ci sono poi infiammazioni all'orecchio medio, patologie dell'orecchio interno e malattia di mèniere per una alterazione dell’assorbimento di liquidi labirintici. = Intervento: sentire è fenomeno multisensoriale, udire è fenomeno psicologico in presenza di suoni e ascoltare è attività mentale di coinvolgimento emotivo e partecipazione, interpretare i suoni e dare significato, l’allenamento acustico è importante per la rieducazione linguistica. Mantenersi aggiornati rispetto all'evoluzione tecnologica e informatica per il lavoro educativo, la LIS non è per forza risolutiva perché più importanti le interazioni comunicative, educatore è facilitatore degli scambi comunicativi, il compito educativo si estende anche all'ambiente di vita e ai contesti di apprendimento, competenze progettuali e di mediazione, educare all'ascolto significa intervenire sui processi mentali dell'interesse e della motivazione. = Prospettive sviluppo: la genetica ha maturato certezze scientifiche circa il campo della prevenzione, si possono migliorare il kit di analisi, esistono processi plastici nel cervello e si è dimostrato che aumentando le stimolazioni ambientali migliora anche lo sviluppo cerebrale, grazie alle dinamiche ristrutturazione si può mirare all'obiettivo del miglioramento dell’ascolto. 6.2 Deficit visivo: le disabilità visive si distinguono in due grandi categorie quali cecità e ipofisine cui sottostano altri deficit, | parametri per la distinzione sono due: acutezza visiva (dettagli e nitidezza, fissa centro) e campo visivo (spazio, mono o bi oculare), per l’ipovisione ci sono i gravi, i medio-gravi e i lievi. = Conseguenze: | rimanenti organi iniziano a funzionare in mancanza della vista 8tatto, udito e olfatto), non sempre però si raggiunge completezza percettiva, cambiano anche i tempi di percezione, l'esplorazione tattile da luogo ad immagini mentali sempre più ricche, nonostante gli svantaggi il tatto dispone di vantaggi che la vista non riesce a valutare (temperatura, consistenza, misurazioni..), udito e olfatto hanno in comune la bassa selettività, l'udito consente di accedere a molte info ma bisogna razionalizzarle, l'olfatto poi risente delle alterazioni periodiche di malattia. = Caratteri: a differenza del cieco l’ipovedente va adeguatamente stimolato e riabilitato, capire quanto e cosa vede una persona perché cambia anche in base alle circostanze, protocollo di osservazione dell'allievo, ricordarsi di annotare le distanze e le condizioni in cui il bambino svolge le sue attività, valutazione di scrittura e lettura ma anche di tutti gli ambiti in cui il bambino utilizza le sue anche ridotte capacità visive. = Progetti: operare per una progettazione che consideri autonomia e indipendenza, intervenire anche e soprattutto sul contesto familiare, la conquista dello status parte dalle esperienze domestiche e dall’incoraggiamento, mediazione educativa e rinforzo competenze genitoriali, l'educatore quindi ha un ruolo di supporto anche nelle decisioni, è necessario il rispetto reciproco nella competenza di osservazione ed educazione di entrambi i soggetti coinvolti. Educazione speciale e DSA: | disturbi dell'apprendimento comprendono lettura, calcolo, espressione scritta e apprendimento, la diagnosi viene effettuata quando i risultati di ognuno dei campi risultano insufficienti età, istruzione e livello di intelligenza, presenza di una discrepanza tra potenziale di apprendimento e basso livello di prestazione, casi di un bambino down e una alunna con disturbo della lettura. Per entrambi i casi si è iniziato ad analizzare le difficoltà e individuare successivamente i bisogni educativi speciali, si è proceduto con azioni educative mirate di didattica speciale, il lavoro educativo procede alla luce della teoria ma si misura sul campo. 1. Caso Down: 12 anni, deficit nella scrittura strumentale utilizza minuscolo gran grafia incerta così come orientamento delle lettere nello spazio, scarso sviluppo della motricità fine, motivo di frustrazione. Una valutazione della scrittura deve considerare sia la componente motoria sia quella gnoseologica, ci sono sia componenti prassiche che linguistiche, una delle difficoltà è anche la coordinazione oculo-manuale, esistono significative correlazioni tra sviluppo motorio, sviluppo intellettivo e performance scolastiche, le abilità senso-motorie influenzano le funzioni cognitive, carenza degli aspetti neuro-motori nel movimento, funzione della convergenza visiva, esercizi di movimento, miglioramento della pressione con esercizi di sensib tattile, potenziare concentrazione e attenzione visiva. 4. Valutazione disabilità con ICF: Con l’ICF si propone un modello delle componenti della salute che definiscono il quadro di una persona attraverso una logica positiva. * Sanità —> stato completo di benessere fisico, mentale e sociale, diritto fondamentale di individuo, ICF permette i determinanti della salute. L’ICF definisce i concetti di funzionamento e disabilità che comprendono sia aspetti anatomici che attività partecipative della persona nel contesto sociale. La classificazione ics si può usare come valutazione per selezionare i target adatti ai tipi di disabilità, gli scopi valutativi sono: definire gravità, identificare bisogni educativi e programmare interventi mirati. Elementi per determinare una condizione in base a ICF: l’attività è svolgimento di un compito/azione, mentre la partecipazione è il coinvolgimento in una situazione, queste due si declinano in 9 aree di vita (domini): * 1. Apprendimento e applicazione conoscenza: conoscenze acquisite, problem solving, decisioni. . Compiti e richieste generali: eseguire compiti, routine, emozioni e comportamento. . Comunicazione: linguaggio, segni e simboli, ricezione e produzione messaggi, conversazione. . Mobilità: corpo e manifestazioni, utilizzo mezzi di trasporto. . Cura della propria persona: igiene, salute e bisogni primari della persona. . Vita domestica: adempimento compiti, procurarsi beni, pulizia casa, pasti e aiuto famiglia. . Interazioni e relazioni: semplici e complesse, modo contestuale e socialmente adeguato. . Principali aree della vita: azioni di impegno nei contesti di istruzione, lavoro e svago. . Comunità sociale e civica: impegno fuori famiglia, sport, ricreazione, associazioni. Altri concetti importanti sono: la capacità che è abilità di individuo nell'eseguire un compito, potenzialità che dipende da condizione fisica e mentale e apprendimento e le performance che sono sempre condizionate dal contesto ambientale e relazionale, grazie a ICF si riesce a definire il comportamento e da quale dominio deriva. Il contesto comprende sia fattori ambientali (influenza partecipazione individuo) che personali (età, genere, razza, motivazione, storia). * 5 macrocategorie ambientali: prodotti e tecnologia (prodotti, strumenti e farmaci), ambiente naturale e cambiamenti effettuati da uomo (elementi animati e non, parti modificate, caratt. popolazione), relazioni e sostegno sociale (persone e animali, sostegno, protezione), atteggiamenti (conseguenze di costumi, valori, norme), servizi, sistemi e politiche (opportunità settori, servizi pubblici o privati, sistemi organizzativi, governo operazioni). Questi fattori possono essere facilitatori o barriere rispetto alle singole attività di un soggetto, le capacità di un alunno dipendono quindi da integrità o compromissione delle funzioni e strutture del corpo e dall’apprendimento ma anche del tipo di contesto in cui egli esegue attività quotidiane. L’ICF è strutturato con delle componenti che a loro volta si suddividono in ulteriori livelli che descrivono anche le strutture anatomiche e il funzionamento del corpo, per capirlo bisogna distinguere le componenti principali della classificazione, successivamente grazie a dei qualificatori si valuta il grado di compromissione in cui si trova l’individuo. L'approccio è di tipo qualitativo quindi si utilizza una scala nominale, si deve fare riferimento anche ad una normalità ideale, le valutazioni sono esposte alla soggettività dell'osservatore. Le cause che entrano in gioco nelle difficoltà di agire di un alunno sono: apprendimento carente/incompleto, menomazioni anatomiche/funzionali, deficit di integrazione o stimoli. l’ICF può sostenere e migliorare la professionalità dei docenti grazie ad un approccio multidimensionale. OCONOAOBSONE 5. Il profilo di funzionamento: L’ICF e il PEI si basano anche sul percorso tracciato dall’evidence based education, nel PEI vengono definite le prestazioni del servizio sanitario, integrazione e misure economiche, la valutazione del funzionamento permette un monitoraggio degli obiettivi durante il percorso. Il PEI individua strumenti e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento nelle varie dimensioni educative. Il profilo viene individuato solo a seguito della valutazione delle componenti del funzionamento dell'individuo, devono essere presenti anche elementi di performance, capacità e fattori ambientali, i qualificatori esprimono sia l'intensità sia la frequenza di una difficoltà, la valutazione dei fattori ambientali è importante per orientare gli interventi, il questionario peri genitori ha 5 gradi valutativi in scala, aiuta i genitori a confrontarsi con la situazione di vita del figlio. Il profilo di funzionamento comprende la sfera bio psico sociale e le strategie di intervento, questo profilo dovrebbe permettere di cogliere i bisogni per definire gli obiettivi rispetto all’alunno, l'approccio deve sempre essere coerente, è uno strumento di lavoro per insegnanti, l'elaborazione dei dati osservati avviene attraverso un tris di colori ospedalieri, identificare sostegni e barriere per potenziarli o rimuoverle. È possibile estrarre dalle valutazioni tre indicatori generali sulla situazione dell'alunno: livello complessivo di funzionamento, indice di inclusione (appartenenza, accoglienza, clima), indice di sostegno sociale (rete di relazioni), offrono un quadro sintetico per la programmazione educativa. 6. Costruire PEI su base ICF: Il PEI è redatto sulla base della collaborazione e partecipazione tra docenti e genitori, esso deve tenere conto della certificazione della disabilità e del profilo di funzionamento, è uno strumento di programmazione individualizzata della lattica, è uno strumento di conoscenza dell'alunno, una traccia del percorso, un documento che impegna tutti gli attori, garantisce la continuità, sostiene l'inclusione, monitorare gli obiettivi prefissati, progettazione educativa. Una prima parte è dedicata alla conoscenza dell'alunno mentre nella seconda parte vengono stilati gli obiettivi. Successivamente si indicano le strategie didattiche E la modalità di verifica, infine deve essere approvato da tutte le parti in causa, si deve anche tenere in considerazione sia il percorso compiuto sia eventuali suggerimenti per il progetto di vita. 7. Pianificare interventi su base ICF: La capacità dipende da strutture e funzioni del corpo implicate in una determinata attività, capacità e performance non sono coincidenti, questo dipende infatti da strategie e supporti messi in atto, le possibilità abilitative diventano ulteriori se oltre a capacità funzionali si prendono in considerazione le capacità dell'area quotidiana. Ci si riferisce per accompagnare persone disabili anche alla teoria della zona di sviluppo prossimale di Vygotskij, il sostegno si esaurisce sempre di più tanto quanto l'alunno diventa capace. A volte ci vuole anche la consulenza di professionisti esterni alla scuola che aiutino gli insegnanti, tramite l'osservazione del funzionamento nel contesto scolastico si mette a fuoco l'idoneità dell'ambiente rispetto ai bisogni educativi degli alunni disabili, creare le condizioni di coinvolgimento nelle relazioni per disabili. L'analisi di capacità e performance sono riportate in uno schema a ragnatela del profilo di funzionamento che comprende quindi tutti i domini della persona, il centro della ragnatela rappresenta la problematicità e gravità dei vari elementi, il funzionamento del bambino può essere compreso solo nel contesto del sistema familiare, una volta individuate le attività con cui l'allievo trova difficoltà si parte dall'esplorazione di cause e condizioni cui esse derivano, verificare se nelle aree in cui vi sono performance deficitaria non lo siano anche le capacità. Prima di redigere il PEI sono necessarie dietro funziona e profilo dinamico funzionale in cui si descrivono compromissioni e impatto su apprendimenti e sviluppo, differenziare handicap indotti e connaturati permette di sapere come intervenire poiché uno dipende dal contesto e l'altro dal deficit funzionali. Conclusione: l’ICF ha un importante ruolo per quanto riguarda la riqualificazione di insegnanti e figure di sostegno, non offre solo strumenti o procedure max specializzazioni e saperi clinici inerenti alla disabilità, valorizza l'inclusione non solo di persone disabili ma anche di qualsiasi allievo con bisogni educativi speciali, offre inoltre un cambio di paradigma per quanto riguarda l'influenza del contesto sociale e ambientale, il sapere esperto dato dall'ICF permette la costruzione di una scuola inclusiva e di qualità. 8 libro: Verso l'autonomia, percorsi educativi per ragazzi con disabilità intellettiva: Attenzione maggiore verso l’età adulta di persone disabili, l’AIPD è nato come un corso educativo per l'autonomia di adolescenti down, questo metodo è stato sperimentato anche verso ragazzi con altre disabilità intellettive. L'autonomia è completa quando il bambino diventa adulto e cittadino, soggetto e oggetto di diritti, capace di lavorare e avere rapporti paritari con gli altri. incontra invece sia difficoltà dovute al deficit stesso sia dovute all'ambiente ambivalente circostante, anche l'atteggiamento protettivo e di assistenza da parte degli insegnanti non aiuta ad acquisire autonomia. L'autonomia è fondamentale per l'inserimento sociale e lavorativo, per procedere è necessario chiedersi quali sono le competenze per essere indipendenti fuori casa e successivamente i propri bisogni, obiettivi in cinque aree: comunicazione (esprimere desideri e pensieri), orientamento (punti riferimento, strade, attenzione e osservazione), comportamento stradale (segnali, prevenzione pericoli), uso del denaro (acquisti autonomi, capire valore di scambio, tagli) e servizi e mezzi di trasporto (distinguere negozi e vari servizi con le loro regole e sistemi). Autonomia significa anche riconoscersi come grande, saper fare e saper essere, abilità e percezioni, motivazione e protagonismo, riconoscere e favorire il cambiamento di condizione. Il corso propone delle attività di gruppo per eseguire l'acquisizione delle competenze nelle varie aree, il percorso tieni conto di piccoli obiettivi, il corso si struttura in incontri pomeridiani tempo libero da circa tre ore. Per ogni gruppo ci sono tre o quattro operatori, autonomia vuol dire anche imparare a collaborare perché fa parte dell'esperienza, per ogni ragazzo sono previsti tre anni di frequenza, le attività sono incentrate sulle aree, per quest'esperienza è stato creato un “club dei ragazzi”. | punti centrali della metodologia sono: motivazione delle attività, relazioni vere basate sulla fiducia, coinvolgimento attivo dei ragazzi nella gestione, protagonismo, assunzione di responsabilità, ruoli centrali, consapevolezza e autovalutazione, riconoscimento attraverso linguaggio, azioni e contesti, mantenere il focus sulla realtà, obiettivi individualizzati, strategie che partono dalle risorse dei ragazzi, ogni abilità viene considerata in ottica dell'obiettivo finale, fornire strumenti facilitanti. Staff: coordinatore, educatori e volontari, rapporti diretti con le famiglie, età per condividere spirito di banda, incontri periodici per programmare e verificare l'andamento del corso per i ragazzi. Elementi: collegialità, progettualità, elasticità, ricerca e aggiornamento e creatività, i volontari vengono formati tenendo conto delle aree di capacità e autonomia dei ragazzi in diverse situazioni. Il progetto deve essere condiviso con i genitori per dare continuità nella vita dei ragazzi, coinvolgerli per aiutarli a capire come educare i loro figli e cambiare atteggiamento di sguardo nei loro confronti, ci sono incontri e scambi costanti, vengono poi fornite relazioni globali sui progressi dei figli. Gli aiuti o consigli per i genitori sono: affidare incarichi piuttosto che chiedere aiuto, preferire una paga settimanale da far gestire ai figli, lasciare loro la preparazione e la scelta dei vestiti, gestione degli spazi o tenere in ordine la casa, opportunità per uscire e fare acquisti da soli, gestione di tempo e impegni, cellulare come strumento di comunicazione, buone abitudini da avere prima di uscire. Ogni anno del corso ha una propria progettazione e significatività, si inizia con la conoscenza del progetto, della famiglia e del ragazzo disabile, poi si traccia un primo profilo e l’organizzazione dei gruppi, si definiscono i primi obiettivi, non tutti alla fine raggiungeranno gli stessi livelli di autonomia perché dipende dalle loro caratteristiche personali, si tengono documentazioni e verbali dell'esperienza, l'affettività e sessualità fanno parte del diritto e dell'identità di questi ragazzi, libertà ma sempre con attenzione ai contesti e situazioni in cui esprimerla, incontri legati al tema.
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