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La Psicologia Sociale: Comportamento Umano e Influenze Sociali, Dispense di Psicologia Sociale

Una prospettiva unica sulla psicologia sociale, che esplora come i pensieri e le azioni delle persone sono influenzate dalle interazioni sociali. Il documento contrastizza i metodi usati dagli osservatori del comune senso e dai ricercatori psicologici sociali per studiare il comportamento sociale, e discute i processi cognitivi e sociali che influenzano il comportamento umano. Vengono anche esplorate tematiche come l'altruismo, l'empatia, la cooperazione e i dilemmi sociali.

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 11/10/2021

Valentinauniversità
Valentinauniversità 🇮🇹

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Scarica La Psicologia Sociale: Comportamento Umano e Influenze Sociali e più Dispense in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! PSICOLOGIA SOCIALE E DEI GRUPPI: LIBRO “PSICOLOGIA SOCIALE” COS'E’ LA PSICOLOGIA SOCIALE Quotidianamente siamo bombardati da tentativi di persuasione che possono assumere le forme di campagne pubblicitarie, messaggi politici, Amici e familiari. La psicologia sociale offre una prospettiva particolare sul comportamento umano, gli aspetti sociali del quale, i modi in cui i pensieri e le azioni delle persone sono influenzate dalle altre persone, possono essere potenti e sconcertanti. Lo scopo è capire come agiscono le persone e perché agiscono in un determinato modo. La psicologia sociale contemporanea è un prodotto della sua storia e della storia della società in cui si è sviluppata. DEFINIZIONE: idividui percepiscono Gli psicologi sociali sono interessati sia agli impliciti processi sociali e cognitivi, sia al comportamento manifesto > di interesse centrale è il modo in cui gli individui comprendono gli altri e interagiscono con loro. LO STUDIO SCIENTIFICO Gli psicologi sociali come gli altri scienziati acquisiscono nuove conoscenze in maniera sistematica > attraverso metodi scientifici, i quali fanno sì che ii dati acquisiti siano meno soggetti agli errori e alle distorsioni rispetto alle conoscenze derivanti dal senso comune. Il ricercatore scientifico e l'osservatore di senso comune condividono molti obiettivi, ma i metodi usati per conseguire questi obiettivi differiscono notevolmente: » _ Gli osservatori di senso comune formulano conclusioni sul comportamento sociale in modo casuale > basandosi sulle proprie e altrui esperienze > le conoscenze acquisite sono incoerenti o contraddittorie > Gli psicologi sociali studiano in maniera sistematica il comportamento sociale > cercano di evitare i pregiudizi e le distorsioni > le conclusioni sono scientifiche (non sono infallibili ma sono più solide e più resistenti alle critiche delle conoscenze basate sul senso comune, perché si fondono su metodi sistematici di acquisizione delle informazioni) > vengono trattate con la consapevolezza delle possibilità di errore. I PROCESSI SOCIALI E COGNITIVI Processi sociali > sono i modi in cui i nostri pensieri, sentimenti e le nostre azioni vengono influenzate dagli input provenienti dalle persone e dai gruppi che ci circondano. Processi cognitivi > sono i modi in cui i ricordi, le percezioni, i pensieri, le emozioni e le motivazioni influenzano la nostra comprensione del mondo e guidano le nostre azioni. | processi sociali e cognitivi sono intrecciati inestricabilmente tra loro. | processi sociali ci influenzano in due modi: 1. Quando gli altri non sono fisicamente presenti > in quanto siamo creature sociali anche quando siamo soli. Le nostre appartenenze di gruppo diventano parte di chi siamo e ci influenzano anche quando gli altri componenti del gruppo sono assenti. > Studiando un gruppo nell’individuo gli psicologi sociali esaminano come le persone siano influenzate dalle aspettative altrui, da quelle convinzioni, quegli atteggiamenti e quelle azioni che vengono considerati appropriati a loro In quanto membri di un determinato gruppo. 2. Quando gli altri sono fisicamente presenti > essi dipendono da come interpretiamo quegli altri e le loro azioni > dipendono quindi dal modo di operare dei processi cognitivi. > Studiando l'individuo nel gruppo + i ricercatori giungono a capire sempre meglio come le persone siano influenzate dagli altri che sono fisicamente presenti. In tutti questi casi il modo in cui gli altri ci influenzano dipende da pensieri e sentimenti. Sia quando ci troviamo da soli, che quando siamo insieme agli altri i processi sociali e cognitivi agiscono insieme influenzando tutto ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo. COME GLI INDIVIDUI SI PERCEPISCONO, INFLUENZANO E PONGONO IN RECIPROCA RELAZIONE La psicologia sociale si occupa dell’influenza esercitata dai processi sociali e cognitivi sul modo in cui gli individui percepiscono gli altri, li influenzano e si pongono in relazione con loro. Questi processi ci aiutano a comprendere perché le persone si comportino in un certo modo e contribuiscono a risolvere problemi sociali importanti. | processi cognitivi e sociali producono il loro effetto sugli individui nel momento in cui questi percepiscono gli altri > questi processi plasmano tutte le forme di comportamento sociale e i problemi sociali che ne derivano > ad esempio: > Come mai molti matrimoni si concludono con il divorzio > Come i venditori porta a porta riescono a vendere i loro prodotti >. Dache cosa è scatenata la violenza etnica La psicologia sociale cerca quindi di comprendere perché in determinate situazioni sociali si agisca in un determinato modo. TENDENZE STORICHE E TEMATICHE ATTUALI DELLA PSICOLOGIA SOCIALE La psicologia sociale diventa una scienza empirica Alla fine del XIX secolo, poco dopo la nascita della psicologia scientifica, i ricercatori cominciano a interrogarsi su quale ruolo svolgessero le influenze sociali nel pensiero e nelle azioni umane. È fin dal tempo degli Antichi Greci che si studia la condizione umana > ma nella filosofia > ad esempio Platone parlava della “mente della folla” sostenendo che anche gli individui più saggi quando sono parte di una folla possono trasformarsi in una moltitudine disordinata e irrazionale. Tuttavia lo sviluppo della psicologia sociale come scienza si ha solo sul finire del XIX secolo quando nasce la scienza della psicologia > quando alcuni ricercatori cominciareono ad usare tecniche sperimentali per indagare i processi mentali come la sensazione, la memoria e il giudizio. Primi studi: > Lostudio pubblicato nel 1898 da Norman Triplett viene citato come la prima ricerca di psicologia sociale > studiava gli effetti del gruppo sulla prestazione Oggi possiamo dire che la presenza degli altri spesso potenzia la prestazione quando i contributi dei singoli individui sono facilmente identificabili, ma la riduce quando l'individuo si sente uno dei tanti. Come le espressioni facciali ed i movimenti del corpo segnalano sentimenti ed emozioni Come le persone si conformano alle influenze ambientali Come gli sperimentatori possono influenzare gli esiti degli Studi che conducono Lo psicologo William MacDougall sosteneva che tutto il comportamento sociale trae origine da tendenza istinti innati Ross affrontava affronta per la prima volta il tema del fatto che le persone sono fortemente influenzate dagli altri anche quando gli altri non sono fisicamente presenti. VVVYVV La psicologia sociale si scende da quella generale sulle cause del comportamento Per gran parte del ventesimo secolo la psicologia nordamericana fu dominata dal comportamentismo, ma gli psicologi sociali continuarono a riba l’importanza dell'influenza dei processi e sentimenti sul comportamento. Infatti da partire dal ventesimo secolo che la psicologia Nordamericana fu dominata dal comportamentismo (Watson e Skinner), ma la maggior parte degli psicologi sociali si oppose a questa concezione > Essi accettarono la tesi dei comportamenti secondo cui il fine ultimo della scienza e spiegare il comportamento, ma dimostrarono che è impossibile raggiungere questo obiettivo senza prendere in considerazione i pensieri e i sentimenti > Infatti le persone nutrono spesso opinioni divergenti sullo stesso oggetto e reagiscono in maniera diversa nei suoi confronti: questo si può spiegare solo attraverso le differenze individuali negli atteggiamenti, nei tratti della personalità, nelle identificazioni di gruppo, nelle emozioni. Quindi è vero che gli stimoli esterni influenzano il comportamento, ma l'effetto di qualsiasi stimolo dipende da come gli individui e gruppi interpretano. Un tratto distintivo della psicologia sociale fu proprio la convinzione che per comprendere il comportamento manifesto degli individui sia essenziale comprendere e misurare le loro percezioni, le loro opinioni ei loro sentimenti. ALTRUISMO E COOPERAZIONE In quanto esseri sociali agiamo spesso da soli 0 in gruppo con lo scopo di aiutare altre persone. Sia gli ordinari atti di benevolenza, che gli straordinari atti di eroismo fanno parte, per gli psicologi sociali, del COMPORTAMENTO PROSOCIALE > qualsiasi comportamento diretto ad aiutare o beneficiare un’altra persona. Come per il comportamento aggressivo, è l'intenzione con cui l'azione viene compiuta (piuttosto che le sue conseguenze) a definire il comportamento come prosociale. L'altruismo e la cooperazione dipendono dall’interpretazione che gli individui danno delle situazioni sociali e delle influenze sociali che agiscono su di loro. L'ALTRUISMO> si riferisce al genuino desiderio di beneficiare gli altri senza cercare ricompense personali. Infatti non comporta alcun intenzionale guadagno o vantaggio personale, per questo alcuni sostengono che l’altruismo puro non esiste> che quando si aiuta qualcuno si è sempre, in un modo o nell'altro, guidati dall’EGOISMO> il desiderio di ottenere ricompense per sé. Quando si aiuta l’altruismo dipende dalle interpretazioni che le persone danno di una situazione, ma tali percezioni non si producono in un vuoto sociale le azioni degli altri spesso sono determinanti ai fini della nostra scelta di agire o di non agire. L’aiuto è necessario e meritato? La dispo à a prestare aiuto è fortemente condizionata dalla percezi ne e delle condizioni di isogno e dei meriti della persona propensi ad aiutare qualcuno quando non lo si ritiene responsabile del suo stato di bisogno. Accorgersi di uno stato di bisogno di solito è il primo anello della catena degli eventi che porta a prestare aiuto: >. L'AMBIENTE> un ambiente affollato o rumoroso riduce la probabilità di notare che qualcuno ha bisogno di essere aiutato > per questo è più probabile che le persone aiutino gli altri in tranquille aree rurali piuttosto che nelle grandi città >. FELICITA'> Alcuni individui sono maggiormente in grado di notare che qualcuno ha bisogno di aiuto. Chi si sente felice presta più attenzione a quanto lo circonda e ha maggiori probabilità di notare i bisogni degli altri rispetto a chi è triste > in quanto la l’attenzione delle persone di buon umore è rivolta all’esterno quindi sono maggiormente in sintonia con il bisogno di aiuto degli altri. Un pensiero positivo spesso si traduce in azioni positive. > GLI ALTRI> Anche dalle reazioni delle altre persone può dipendere se percepiamo meno uno stato di bisogno. A volte non si agisce a causa INIBIZIONE DA PUBBLICO il timore di apparire sciocchi agli occhi degli altri. Non è la pura presenza degli altri che facilita o inibisce l’azione ma è ciò che le azioni degli altri ci dicono della situazione Valutare il merito È più probabile che si aiuti qualcuno quando si pensa che l’aiuto sia meritato > i gruppi tipicamente sviluppano norme che dettano chi merita e chi non merita aiuto. La norma della RESPONSABILITA’ SOCIALE > suggerisce che chi è maggiormente in grado di prendersi cura di se stesso al dovere e l'obbligo di assistere altri che non sono in grado di fare altrettanto. Talvolta si considerano gli altri meritevoli di aiuto semplicemente perché hanno meno di noi. Nei rapporti affettivi profondi le norme dettano la condivisione comunitaria delle risorse sulla base dei bisogni di ognuno> questa norma è prevalente anche all’interno dei gruppi coesi. Soprattutto nelle culture individualistiche dell'Occidente il merito dipende anche delle attribuzioni che facciamo riguardo alla controllabilità: > Causa incontrollabile Se pensiamo che la persona si trova in una condizione di bisogno non per colpa sua siamo motivati ad aiutarla > Causa controllabile Se invece pensiamo che se la sia cercata riteniamo che non meriti aiuto e siamo meno propensi a offrirlo > Per questo si è più propensi ad aiutare una persona che è caduta sul marciapiede perché malata rispetto a una ubriaca. > Sta a me aiutare? Talvolta gli individui prestano aiuto perché le norme sociali, i cannoni personali e comportamenti altrui mostra mostrano loro che è appropriato aiutare. Però non tutte le norme promuovono la l'altruismo e la presenza di altri potenziali soccorritori talvolta diminuisce la pressione normativa ad aiutare. Anche quando il bisogno di aiuto viene riconosciuto non sempre il riconoscimento si traduce in azione: Esempio: il caso di Kitty Genovese > donna pugnalata per strada > almeno 38 persone d avevano udito le grida d'aiuto MA nessuna ha prestato soccorso. Quando l’aiuto non sembra necessario > LA DIFFUSIONE DI RESPINSABILITA' Gli studi di Darley e Latanè hanno provato che la passi quale aveva esercitato un'influenza determinante. dei vicini di Kitty fosse da attribuirsi alla presenza di altri osservatori, la Darley e Latanè hanno anche condotto uno studio a riguardo (partecipanti nelle cabine telefoniche) da cui conclusero che: La differenza sostanziale tra il soccorrere o il non soccorrere è prodotta dal numero dei partecipanti > quando sono presenti altre persone la responsabilità viene suddivisa, ciascuna persona sente meno la responsabilità di prestare aiuto, di quanto si sentirebbe se fosse sola. Ciò si basa sulla DIFFUSIONE DI RESPONSABILITA'> ovvero l'influenza della dimensione del gruppo sulla ispon prestare soccorso. Le persone che si trovano da sole di fronte a un'emergenza sentono che è loro precisa e personale responsabilità farsene carico, mentre quando ci sono molte altre persone in grado di aiutare il senso di responsabilità è ridotto. Quando le norme fanno del comportamento di aiuto la risposta appropriata Gli individui che detengono responsabilità di comando o che sono stati incaricati di aiutare sono di fatto quelli che prestano più spesso aiuto nelle situazioni di emergenza. Se una persona si precipita a offrire il suo aiuto è probabile che anche molte altre lo facciano > in quanto prendono a modello questa prima persona. È stato studiato che anche rendere noto che altre persone hanno donato del denaro fa sì che le persone siano più propense a fare lo stesso. Quindi il potere delle norme sociali nelle situazioni ambigue e il modo di agire delle altre persone (i modelli) esercita una forte influenza sul comportamento stesso degli altri. Spesso questi modelli sono stati prontamente influenzati da esempi personali, in particolare dei genitori> gli individui eroici spesso si identificano con un genitore che ha affermato, col suo esempio, l'importanza e il valore delle norme prosociali. Anche l'insegnamento religioso può svolgere un ruolo essenziale > infatti gli individui caratterizzati dalle impegno religioso sono più propensi a dedicare tempo e denaro ad aiutare chi si trova în condizioni di bisogno. Quando le norme fanno del comportamento di aiuto una risposta NON appropriata Le norme del gruppo dettano non solo chi deve essere aiutato, ma anche chi non deve esserlo. Per esempio la norma della privacy familiare rende le persone riluttanti a intervenire quando osservano episodi di violenza familiare indipendentemente dal grado di importanza. Lence Shotland e Margaret Straw fecero uno studio în cui finsero un'aggressione da parte di un uomo nei confronti di una donna di fronte a dei passanti maschi e femmine: > Metà dei passanti sentì la vittima dire “non ti conosco” > Il 65% dei passanti cercò di impedire l'aggressione » L'altra metà invece senti dire dalla vittima “non so perché ti ho sposato” > Solo il 19% intervenne Un altro studio ha mostrato un video senza audio di un uomo che aggredisce una donna > i due terzi dei partecipanti avevano presupposto che l'aggressore e la vittima fossero fidanzati, amanti o coniugi, sebbene non fosse specificato > in questo caso è evidente come la norma più saliente non sia la responsabilità sociale ma la privacy familiare ovvero che "quando sono affari di famiglia non bisogna intervenire”. PERCHE’ SI AIUTA? PADRONANZA E AFFILIZIONE COME MOTIVAZIONI DELL'’ALTRUISMO Perché si aiuta? Padronanza affiliazione come motivazioni dell'altruismo Quali sono le motivazioni fondamentali alla base dell' altruismo? La base biologica dell'altruismo: l'altruismo è nei nostri geni 1 principi dell' evoluzionismo ci dicono che alcune forme di altruismo, come l'aiuto reciproco o l'aiuto prestato ai parenti prossimi, sono il risultato di una selezione naturale perché accrescono la probabilità di sopravvivenza. Negli esseri umani, tuttavia i processi sociali e cognitivi mediano questo tipo di altruismo a base biologica. L'altruismo umano, o la sua mancanza, è puramente un prodotto della selezione naturale secondo alcuni> ma se così fosse vorrebbe dire che qualunque tipo di comportamento altruistico viola il principio della selezione naturale > in quanto sono dei comportamenti che riducono le probabilità di un organismo di riprodursi. Effettivamente alcuni scienziati evoluzionisti hanno sostenuto che l'evoluzione ha plasmato gli esseri umani, così come gli altri animali, rendendoli fondamentalmente e inalterabilmente egoisti. Ma questo non significa che i comportamenti di aiuto Non si possono verificare-> | moderni teorici evoluzionisti pensano che la sopravvivenza si attui a livello del gene e non del portatore del gene > alcuni comportamenti altruistici possono aumentare le probabilità che determinati geni sopravvivono. ci sono due modi în cui l’altruismo, apparentemente votato al sacrificio di se, potrebbe assicurare la sopravvivenza dei get >. L'altruismo a volte comporta un beneficio per chi aiuta oltre che per chi ha aiutato > quando un comportamento altruistico viene ripiegato con un comportamento analogo chi aiuta ha una migliore possibilità di sopravvivenza > Aiutare i parenti stretti può essere come aiutare se stessi > i geni hanno una migliore possibilità di sopravvivenza anche se non lo ha ogni singolo individuo che ne è portatore La spiegazione evoluzionistica dell’altruismo ha dimostrato che prestare aiuto a un'altra persona non contraddice necessariamente la teoria della selezione naturale e ha indicato alcuni possibili comportamenti che potrebbero promuovere forme di altruismo a base genetica. Negli esseri umani il comportamento è molto meno il risultato di un impulso genetico diretto, è molto di più il risultato di processi ereditari ma flessibili che guidano il nostro comportamento in ambienti diversificati e mutevoli. > L'altruismo negli esseri umani tende a essere più il risultato di una predisposizione, di una motivazione naturalmente selezionata che può essere attivata, influenzata da processi sociali o cognitivi Due motivazioni sono alla base delle forme di comportamento sociale: » Il desiderio di padronanza e di ricompense concrete > Il desiderio di affiliazione agli altri Altruismo e padronanza: le ricompense i costi personali dell’altruismo Il compito di aiuto può essere motivato dalle ricompense che si pensa di ottenere, oppure scoraggiato dai costi e dai rischi în cui si pensa di incorrere. Queste ricompense, questi costi possono essere emozionali > talvolta si aiutano gli altri in quanto ciò permette di alleviare la propria angoscia per le loro sofferenze. impense e costi dell’altruismo > Il desiderio di aiutare dipende spesso dalle percezioni delle conseguenze che avrà la prestazione di aiuto, ossia dei suoi benefici dei suoi costi potenziali. Alcuni studi hanno portato a formulare 11 ricompense materiali sociali o personali che si possono ottenere grazie al comportamento e ti aiuto, e 9 punizioni materiali e sociali o personali che è possibile evitare se si se si presta aiuto. Le ricompense sono spesso concrete. Le potenziali conseguenze dell'altruismo possono anche bloccare sul nascere gli atti di generosità > iltempo perso, la fatica, l'imbarazzo, il denaro speso, la disapprovazione sociale, un pericolo fisico e le capacità del potenziale soccorritore incidono sui costi che prestare aiuto comporta. L'importanza della percezione che si ha delle proprie capacità di soccorso può spiegare quanto emerso dagli studi di Eagly e Crowleyd che gli uomini tendono a prestare aiuto più delle donne. Questa conclusione si basa su una meta-analisi della letteratura di ricerca> gli uomini percepivano se stessi come maggiormente in grado di prestare aiuto. Le differenze del genere nei comportamenti di aiuto, probabilmente, riflettono i tipi di prestazione di aiuto che i ricercatori hanno scelto di studiare > altre ricerche Infatti dimostrano che chiunque, maschio o femmina, consideri se stesso indipendente, forte e dominante può avere la sicurezza necessaria per prestare soccorso nelle situazioni di emergenza. Le ricompense emozionali dell’altruismo > Aiutare gli altri è già una ricompensa di per se stessa. tutti. Alcuni sono tentati di usufruire senza contribuirvi în alcun modo. La migliore strategia individuale è quella di cercare di trarre dalla situazione il maggiore vantaggio possibile nella speranza che tutti gli altri componenti del gruppo siano cittadini migliori di noi > lo svantaggio sta nel fatto che se tutti seguono questo corso d'azione nessuno darà il suo contributo e nessuno beneficerà del bene pubblico, quindi tutti alla fine saranno in condizioni peggiori di quanto avrebbero potuto essere. Il comportamento nei dilemmi soci La maggior parte delle persone, del tutto razionalmente, ma spesso con effetti disastrosi persegue i propri interessi personali + quasi tutti gli individui di fronte a un dilemma relativo alle risorse prendono la medesima decisione: sfruttare il più possibile le risorse in questione, anche se così facendo questa viene rapidamente esaurita. Ciò è particolarmente vero quando non è possibile valutare con precisione la portata della risorsa, oppure quando questa è difficile da suddividere > credere che gli altri perseguano il loro tornaconto personale oppure osservarli mentre effettivamente lo fanno fornisce dei modelli di egoismo che inducono uno sfruttamento ancora più egoistico della risorsa. Anche se ci si rende conto che questa si sta esaurendo l’interesse personale di solito ha partita vinta anche nei dilemmi concernenti i beni pubblici > l'avidità sembra essere la ragione principale per cui la maggior parte delle persone non contribuisce al bene comune. Soluzioni strutturali ai dilemmi sociali Il comportamento egoistico e così prevalente all’interno dei dilemmi sociali che spesso le soluzioni strutturali devono essere imposte. Le ricompense individuali vengono modificate: » Un dilemma concemente beni pubblici porta all’imposizione delle tasse > Un dilemma concemente l'esaurimento delle risorse porta a determinare delle quote preventive Le soluzioni strutturali possono fare crescere altrettanti problemi di quanti ne cercano di risolvere: 1. Esse richiedono un'autorità che sia în grado di imporle > Ma solo quando una risorsa vitale minaccia di esaurirsi le persone sentono l'esigenza di un qualche tipo di autorità che regola il loro comportamento 2. Le soluzioni strutturali suscitano spesso una notevole resistenza 3. Quando alle soluzioni strutturali viene opposta resistenza si rende necessaria una burocrazia che controlli l'adempimento delle nuove norme e non è possibile garantire che queste vengano rispettate, ameno che le persone non accettino di buon grado le limitazioni al loro comportamento 4. Le soluzioni strutturali appaiono inadeguate a fare fronte a molti dei dilemmi globali più difficili La reazione degli individui e dilemmi sociali è contrassegnata da differenze culturali e di genere: > È lecito aspettarsi di trovare più Cooperazione da parte delle donne e di chi appartiene a culture interdipendenti e quindi più orientate al gruppo. » Alcuni individui si comportano în maniera disinteressata nei dilemmi concementi le risorse> gli individui che in genere preferiscono cooperare fanno durare più a lungo le risorse comuni rispetto a coloro che amano competere ci sono condizioni in presenza delle quali gli individui tendono ad agire per il bene del gruppo anziché per le loro finalità egoistiche? Risolvere i dilemmi sociali: identificazione e cooperazione sociale 1 partecipanti ai dilemmi sociali manifestano una notevole dose di altruismo, di cooperazione > accettando di ridurre il proprio consumo di risorse contribuendo economicamente a risorse che anche altri utilizzano. Il fattore che fa la differenza è l'identificazione con il gruppo come aspetto essenziale dell'identità sociale e dell'individuo > gli individui si identificano con i gruppi di solito hanno luogo 3 cambiamenti La priorità assoluta viene data a ciò che è meglio per il gruppo > contribuire al bene comune e altri comportamenti prosociali che possono sembrare insensati o ingenui da un punto di vista individuale, appaiono leali e degni di fiducia, generosi dalla prospettiva del gruppo 2. Quando ilgruppo pensa e opera come un tutt'uno gli individui tendono maggiormente a dare per scontato che anche gli altri componenti contribuiranno allo sforzo di gruppo, anziché ostacolarlo. Agire come ci si aspetta che gli altri agiscono permette all'intero gruppo di condividere i frutti della cooperazione. 3. Una volta interiorizzate le norme della cooperazione diventano salienti e le norme del gruppo finiscono per guidare l’azione individuale. La norma dell'impegno può avere un effetto di tale portata che gli individui che promettono di cooperare durante la discussione di gruppo in seguito tengono fede alla loro promessa, anche se sanno che il loro comportamento non contribuirà a risolvere efficacemente il dilemma. Coloro che si identificano intensamente con il proprio gruppo sono anche più disposti ad accettare le norme e le soluzioni imposte dalle autorità > i forti legami che intrattengono con le comunità di appartenenza producono rispetto per quelle autorità. La condivisione di un'identità di gruppo genera comportamenti cooperativi in presenza di dilemmi sociali. Esistono diversi fattori che possono incoraggiare i potenti effetti dei sentimenti di appartenenza ad un gruppo per accrescere l'interesse per il bene di tutti, anziché per quello individuale: > La comunicazione tra i componenti del gruppo > quando ai membri di un gruppo viene consentito di discutere un dilemma, prima di prendere delle decisioni, la cooperazione ne risulta rafforzata. > L'eguaglianza delle opportunità e degli esiti tra i componenti del gruppo > se tutti i componenti di un gruppo usano la stessa quantità di una risorsa, quel livello di consumo diventa una norma per il gruppo e il suo insieme. L’ineguaglianza dell'utilizzo delle risorse riduce le certezze riguardo ai comportamenti altrui > inibisce le pressioni a conformarsi alle norme del gruppo, diminuisce il senso di efficacia dell’azione individuale ed induce le persone a chiedersi se vengano sfruttate. La diseguaglianza è uno degli ostacoli principali alla soluzione degli attuali problemi di inquinamento e di esaurimento delle risorse su scala globale. > L'accessibilità delle norme del gruppo > richiamare con forza alla mente di tutti l’importanza di agire nell'interesse del gruppo dà alla norma la migliore opportunità di guidare il comportamento. > II nessotra gli sforzi individuali e il bene del gruppo > se si ricevono feedback che dimostrino l'efficacia delle loro azioni gli individui risparmiano di più le risorse. Credere che i loro sforzi producono una differenza, fa sentire bene le persone, da loro un senso di controllo psicologico e rende anche più probabile che agiscono sulla base dei loro atteggiamenti e delle norme indipendentemente dai costi. Il comportamento che beneficia gli altri può quindi essere motivato dal fatto che gli individui giungono a preoccuparsi e del benessere del gruppo nel suo insieme > l’identificazione di gruppo può dettare componenti di aiuto nei confronti di un qualunque membro di un gruppo a prescindere dalle dimensioni del gruppo stesso. Promuovere empatia per un singolo altro membro di gruppo può indurre a destinare più risorse all’individuo con cui si empatizza, sottraendoli al gruppo del suo insieme. L'altruismo del tutto distinto dell’identificazione di gruppo, che è necessaria per risolvere i dilemmi sociali l'identificazione di gruppo, può anche rendere saliente la nostra comune umanità > l'identificazione di gruppo motiva l’aiuto nei confronti di gruppi astratti comeii poveri, gli affamati ecc. Usare l'identificazione con un gruppo per motivare l'altruismo e la cooperazione non è una soluzione perfetta né sempre praticabile > l’identificazione cognitiva ed emozionale con un gruppo spesso si accompagna al rifiuto nei confronti degli altri. Inoltre quando proviamo sentimenti di empatia per coloro che consideriamo diversi da noi possiamo arrivare a escluderli moralmente + ponendoli al di fuori della portata delle norme e dei canoni morali che potrebbero incoraggiare i comportamenti di aiuto. IL RUOLO DELL’ELABORAZIONE SUPERFICIALE O SISTEMATICA NEL COMPORTAMENTO DI AIUTO E NELLA COOPERAZIONE ifluenza dell’elaborazione Quando norme e desideri sono in conflitto, prima di decidere se prestare o meno il proprio aiuto si possono considerare superficialmente i vari fattori, oppure riflettere su di essi in maniera approfondita. Le norme e le emozioni possono giocare un ruolo in questo processo> perché le emozioni intense impediscono una elaborazione approfondita, quando però si giunge a prestare aiuto sulla base di una decisione immediata può diventare un impegno duraturo. Talvolta decidere se prestare aiuto o meno è relativamente facile, ma più spesso stabilire che cosa sia meglio fare genera dei conflitti. Prestazione di aiuto spontanea: ELABORAZIONE SUPERFICIALE > nelle situazioni di emergenza l'adrenalina cresce vertiginosamente, le sofferenze degli altri ci fanno provare provare angoscia-> dolore empatia, tristezza e senso di colpa possono motivare l’azione. Le emozioni forti tuttavia limitando la nostra capacità di riflettere con attenzione > questa combinazione di attivazione fisiologica, emozioni e situazioni che si giocano in pochi secondi di solito inducono le persone a reagire alle emergenze in maniera rapida e impulsiva > quando l'attivazione fisiologica è elevata e il tempo per riflettere limitato le persone agiscono sulla base delle motivazioni e delle norme più accessi Prestazione di aiuto pianificata: ELABORAZIONE SISTEMATICA > Una riflessione approfondita può persino capovolgere una decisione iniziale impulsiva. Una delle forme più tipiche di prestazione di aiuto pianificato è il volontariato > questo tipo di aiuto riflette il fatto che ci sia una decisione iniziale di aiutare, sia le decisioni di continuare a operare come volontario sulla base di una riflessione approfondita > quando prestano ripetutamente aiuto agli altri le persone arrivano a considerarsi generose e altruiste questa auto-percezione rende più probabile ulteriori comportamenti altruistici. > Ripetute prestazioni di aiuto creano percezione di autoefficacia > ovvero la gratificante sensazione che le proprie azioni siano efficaci e significative. > L'’autoefficacia rende più probabile che gli atteggiamenti e le norme importanti dell'altruismo si traducono in concreti interventi di aiuto. Il volontariato può essere motivato da svariati obiettivi + studi hanno identificato sei distinte motivazio Esperienze, valori personali associati a un interesse umanitario per gli altri Acquisire consapevolezza e nuove conoscenze ed abilità Socializzare con amici e guadagnare l'approvazione Ottenere vantaggi per la propria carriera Contribuire a risolvere i problemi personali Migliorare l'autostima e la crescita personale SURANO Queste motivazioni includono interessi egoistici, ma anche l'altruismo gioco ruolo importante nelle attività di volontariato. Molti volontari sono motivate da un genuino interesse umanitario per gli altri e dalla opportunità di fare qualcosa di valido per loro. AIDS e altruismo > quando si aiuta persone in situazioni estreme. Queste forme di assistenza comportano di solito, per chi presta aiuto, un notevole dispendio di tempo e di denaro e soprattutto tutta una serie di problemi e di costi emoti: Snyder, Omoto, Penner e Finkelstein hanno condotto una vasta inchiesta sui volontari attivi sul fronte dell'AIDS. Secondo loro le ragioni variano da individuo a individuo > alcune motivazioni possono giocare un ruolo più importante quando inizialmente si decide di dare una mano, mentre alte pesano di più nella scelta di continuare a impegnarsi. » Snyder e Omoto sostengono che i volontari che fondano il proprio intervento su desideri apparentemente egoistici di autostima e di crescita personale-> tendono maggiormente rimanere in servizio nel corso di un anno, rispetto a coloro che erano spinti da motivazioni apparentemente umanitarie. >. Penner e Finkenlstein invece invece hanno riscontrato che le motivazioni altruistiche erano un più forte fattore determinante nella durata del servizio, sebbene questo fosse più vero dei maschi e delle femmine. Le persone aiutano per molte ragioni e per soddisfare vari bisogni. | volontari impiegati in nazioni che corrispondono alle loro motivazioni individuali traggono maggiormente soddisfazione, maggiore piacere dal servizio prestato ed è più probabile che continuino a prestare loro aiuto sul lungo periodo. Le differenze di personalità nei comportamenti di aiuto Trai fattori di personalità associati alle altruismo e alla cooperazione vi sono le differenze nella capacità empatica > il grado di interesse provato per il benessere altrui nonché nel senso di autoefficacia o nella fiducia che le proprie azioni saranno coronate dal successo. Ci sono scarse evidenze della presenza di differenze di personalità costanti nell’altruismo >è più l’importanza dei fattori contestuali, come la diffusione di responsabilità o la percezione di quanto la vittima meriti l’aiuto. Recentemente sono state identificate delle costanti che ricorrono nei tipi di persone che tendono maggiormente a prestare aiuto > queste costanti pongono în risalto l’importanza dei tipi di motivazione e di modalità di elaborazione. Variabili della personalità che si associano ad un maggiore altruismo: 1. La tendenza empatizzare con gli altri, a preoccuparsi del loro benessere > le persone caratterizzate da reazioni empatiche più intense tendono a essere più toccate emotivamente dalle sofferenze altrui > pertanto sono più motivati ad aiutare su piccola o su grande scala. 2. L’autoefficacia > la fiducia nel fatto che le proprie azioni avranno un buon esito 3. La disponibilità a cooperare în presenza di dilemmi sociali > individui preferiscono cooperare mentre altri affrontano i problemi da una prospettiva individualistica, cercando di massimizzare le proprie ricompense personali senza soffermarsi a considerare quelli che saranno gli esiti altrui. Altri ancora adottano un comportamento competitivo, evidentemente considerando i dilemmi come opportunità per vincere più di quanto non facciano gli altri giocatori.
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