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Appunti di sociologia dei processi culturali, Dispense di Sociologia Dei Processi Culturali

Sbobbine + libri, per un esame completo con Parziale

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 26/10/2022

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isabella230220 🇮🇹

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17 documenti

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Scarica Appunti di sociologia dei processi culturali e più Dispense in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! Che cosa è la sociologia? È lo studio scientifico della società, nell’indagine indica il modo in cui essa viene costruita e funziona, e rivela le dinamiche di potere e il condizionamento sociale dell'agire umano. Proprio l'individuazione di tale condizionamento rende possibile la riflessività critica, precondizione per l'emancipazione dell'uomo. Essa nasce nell’Ottocento grazie al repentino mutamento sociale provocato dall'industrializzazione capitalistica. Naturalezza ed epoché: Il senso comune ci porta ad accettare il mondo per quello che è, facendoci sospendere il dubbio; ma cosa succede che "sospendiamo la sospensione del dubbio"? Scopriamo che la società e le sue istituzioni sono frutto di quel lavoro sociale di costruzione della realtà basato su tipizzazioni e routine. Le tipizzazioni sono schemi di classificazione mentale che non sorgono dalla teoria, ma dalla pratica concreta della vita ordinaria, fatta di interazioni e problemi da risolvere. Questi schemi producono una struttura di aspettative e ruoli sociali (esempio: il postino che bussa alla porta). In questo modo scopriamo che l'ovvio è in realtà un prodotto sociale; e per scoprire tutto ciò dobbiamo guardare la nostra vita quotidiana con lo sguardo del bambino. Immaginazione sociologica: è la capacità di riflettere su noi stessi e di scoprire il condizionamento sociale delle nostre azioni del nostro modo di pensare. È l'atteggiamento mentale che permette allo studioso di vedere oltre il proprio ambiente e la propria personalità, al fine di comprendere al meglio le strutture e le relazioni in una data società. (Writght Mills, 1959) Ma è dalla conquista più difficile di vedere noi stessi tra gli altri, un caso tra i casi, un mondo tra i mondi, che deriva quella apertura mentale senza la quale l'oggettività è autoincensamento e la tolleranza mistificazione (Geertz, 1988). Il carattere pervasivo della cultura: possiamo affermare che la cultura ha un carattere pervasivo poiché essa si esprime ovunque: nei sogni, nell'arte (sia in quella valutata socialmente come arte minore esempio "fumetti", sia nell'arte astratta esempio "pittura"), i vari tipi di arte e di cultura vengono classificati differentemente a seconda delle epoche storiche in base alla variazione diacronica (nel tempo) e di diatopica (nello spazio). Geertz invece da una nuova definizione di cultura molto più complessa: è il frutto delle interazioni sociali che si trasmettono storicamente, un sistema di concezioni ereditarie espresse in forme simboliche (esempio il linguaggio); queste concezioni poi vengono sviluppate e reinterpretate. Clifford Geertz e ha dato poi una nuova definizione di cultura "il frutto dell'interazione cruciale che si trasmette storicamente attraverso i simboli (linguaggio) per mezzo di cui gli uomini comunicano”. Quindi riassumendo, l'essere umano è un animale simbolico, produttore di cultura poiché è capace di attribuire significato alla realtà e di esprimersi in modo vario. Esempio: l'animale è una parte istintuale molto rilevante, mentre negli umani prevale la parte riflessiva, per questo possiamo affermare che il rapporto che si instaura tra gli uomini è mediato dalla cultura. Due usi nel linguaggio comune di cultura: In un primo caso si attribuisce alla persona colta che ha seguito un percorso di formazione individuale. In un secondo caso si fa riferimento ad un insieme di costumi, procedimenti tecnici e tradizioni come a una "cultura regionale” o se si pensa ad un'estensione territoriale "culture nazionali" o “sovranazionali”, attuando al contrario un procedimento restrittivo si parla di "cultura operaia" o "cultura giovanile”. La cultura come elevazione intellettuale fa astrazione dai costumi singolari, locali, condizionati dal contesto storico e ambientale di cui invece è tessuta la "stoffa" dell’altra. Le due concezioni oggi si trovano appaiate nei nostri discorsi quotidiani ma le parole hanno un peso poiché contengono storia. I significati che noi oggi troviamo accomunati in maniera non problematica sono in realtà il prodotto di un lungo processo storico per cui il termine "cultura" è stato elaborato come risposta all'emergere di nuovi problemi posti nell'ambito della civiltà occidentale. I due usi attuali di “cultura” si collocano in tappe diverse della stessa evoluzione storica questo concerne però che in molti paesi occidentali il termine “cultura” si sia esteso in diverse lingue romanze; in altre società quegli aspetti e oggetti che identifichiamo appartenenti alla cultura, in realtà possono non essere raggruppati nello stesso modo questo significa che in altre parti del mondo la parola cultura potrebbe incontrare difficoltà di traduzioni perché le forme linguistiche storia che inizia quando tra ottocento e novecento entrano in campo le varie scienze sociali, e si diffonde un nuovo modo di guardare all'uomo e alla società. Si afferma uno sguardo più neutro, è interessato a descrivere come la realtà sociale si caratterizza e come di conseguenza caratterizza le società umane. Questo nuovo orientamento risente dei grandi viaggi (imprese coloniali dai quali missionari e avventurieri ritornavano con resoconti e diari e di "altre" popolazioni ancora sconosciute che vivevano in condizioni primitive senza mai essere venuti a contatto con la nostra civiltà. La nuova concezione antropologica di cultura: Ma è proprio la diversità dei costumi e delle abitudini di vita particolari legate a una specifica località a formare il nuovo contenuto della nozione di cultura che dilata enormemente i propri confini dalla concezione umanistica di cultura all'enorme varietà dei costumi e delle abitudini locali. La cultura non si applica più all'individuo ma concerne una collettività il suo significato diviene descrittivo. La dilatazione dei confini e la centralità assunta dei costumi rappresentano anche la smentita da parte della scienza sociale nascente della pretesa dell'universalità e unitarietà della cultura così come era stata intesa dalla concezione umanistica. Si tratta di una sfida lanciata dalle scienze sociali che consiste nel pensare l'unità dell'umanità attraverso le diversità delle culture, ovvero attraverso abiti acquisiti piuttosto che razze biologicamente determinate. L'antropologia e la scienza sociale che ha cercato di fondare la propria autonomia sul concetto di cultura facendo di quest'ultima il proprio oggetto specifico di ricerca. Taylor è tra i fondatori dell'antropologia come scienza autonoma e a lui si deve la prima definizione del concetto antropologico di cultura che si considera ancora sinonimo di civiltà, questa definizione è tratta dall'opera primitive culture. In quest'opera si riconosce l'esistenza di una cultura primitiva trascurata della tradizione illuministica. Durkheim si dedicherà allo studio della religione totemica delle tribù americane australiane, anche per Taylor il problema era quello di rendere comprensibili fenomeni nuovi che agli occhi delle società o occidentali civilizzate potevano sembrare pure bizzarrie ovvero comportamenti irrazionali e credenze ingenue. Da questa prima definizione Tayloriana, di tipo descrittivo, si possono ricavare alcuni componenti della cultura e alcuni caratteri fondamentali. Le componenti principali della cultura sono tre: ciò che gli individui pensano, ciò che fanno, i materiali che producono. Ovvero la religione la morale e il diritto (quei complessi di norme e di credenze esplicite esplicite) i costumi tra parentesi le abitudini acquisite dall'essere umano per il fatto di vivere entro una data comunità gli artefatti "i prodotti oggettivato dal lavoro umano che comprendono gli oggetti di culto e quelli di uso quotidiano). Per gli antropologi quindi, la cultura è un insieme di usanze, abitudini, costumi e modi di pensare, insomma una totalità organica (società=cultura). Da un punto di vista sociologico: Per i sociologi invece cultura e società sono consensive, ma comunque due dimensioni separabili di cui però si possono esaminare le relazioni. Società = è l'insieme di ruoli e posizioni sociali, è il prodotto che sorge dall'interazione degli individui. Da queste interazioni nascono ruoli (posizione all'interno della società) e istituzioni; questi due elementi sono componenti fondamentali della società. cultura = è composta da schemi di azioni socialmente condivisi attraverso la comunicazione, che corrispondono norme valori credenze ecc ecc prodotte all'interno delle interazioni sociali. Per questo possiamo affermare che cultura e società coesistono ma non sono la stessa cosa; la cultura e il mezzo con cui l'uomo crea la società. LA DIMENSIONE PRE-ASSERTORIA DEL LINGUAGGIO : Gli asserti (affermazioni) sono insieme di concetti: dietro le nostre affermazioni si celano concetti che diamo spesso per scontato (sono ritagli dell’esperienza molteplice e infinita della realtà a noi esterna). ESPERIENZE DIVERSE=CULTURE DIVERSE L’esperienza naturalmente è solo in parte individuale poiché viene comunicata e condivisa nelle interazioni sociali, sedimentandosi in un linguaggio (prodotto culturale e sociale) da cui prende forma definitivamente la cultura più estesa. Naturalmente il concetto di cultura ha una storia, quindi il nostro attuale concetto scientifico di cultura deriva dalla vita quotidiana, dal contesto storico sociale in cui viviamo. I nostri giudizi sono sempre guidati dai pregiudizi appartenenti all’orizzonte storico-linguistico di cui siamo parte. Il concetto di cultura nasce in Francia con l’Illuminismo(1700) con il concetto di “civilisation” ovvero un processo di acquisizione di conoscenze pratiche e di perizia tecnica che modificano le condizioni materiali di una società. Anche Herder in Germania con il romanticismo ne parla; lui si pone contro l’etnocentrismo della cultura europea della fine del diciottesimo secolo e parla di più culture. Il concetto tedesco di “kultur” infatti richiama alle idee della cultura umanistica (il meglio che è stato prodotto), ma questo termine con il tempo diventa sempre più sinonimo di cultura tedesca. Invece in Francia con la diffusione della letteratura e della filosofia tedesca il termine civilisation viene ormai equiparato al concetto di cultura. LA CULTURA COME FENOMENO ESPLICATIVO DEI FENOMENI SOCIALI: Fino agli anni 80 del 900, al centro dell’interesse dei sociologi, le conseguenze materiali e le spiegazioni strutturali dei fenomeni sociali (fattori come la classe sociale il reddito gli aspetti demografici il lavoro erano considerati centrali nella spiegazione dei fenomeni sociali). Nell’ultimo decennio le spiegazioni di raggi che hanno fatto sempre più ricorso alla cultura come fattore esplicativo. Società in scala ridotta : L'immagine della cultura che emerge in definitiva è quella di una totalità sociale omogenea ed organica la quale al suo interno si differenzia da altre culture altrettanto omogenee e organiche. Se quest'immagine è stata così influente è perché l'antropologia fino alla metà degli anni 50 ha identificato il proprio oggetto di studio nelle popolazioni primitive privilegiando quella "società in scala ridotta" Hannerz ha riassunto i tipi di processi culturali che si svolgono all'interno, i modi in cui la cultura viene trasmessa e si sviluppa. In primo luogo si tratta una "società faccia a faccia" gli individui interagiscono sempre tra di loro frequentemente in un ambiente limitato geograficamente il flusso comunicativo e continuo poiché non è interrotto da barriere naturali e sociali in quanto la divisione del lavoro è scarsa e la critica reciproca sulle azioni comuni viene accolta costruttivamente. In secondo luogo tutti si conoscono a fondo fin dalla nascita e usano gli stessi linguaggi senza rilevanti innovazioni. Il corso degli eventi si ripete, E ogni generazione vede che la successiva si comporta come si comportava quando aveva la sua età arrivando a pensare e a ritenere giuste le stesse cose. Componenti della cultura: Secondo Richard Peterson "La cultura è costituita da quattro tipi di elementi: norme, valori, credenze e simboli espressivi" questa può essere completata alla definizione fornita dall'antropologo Melford Spiro. Dalla sua definizione risulta che nella cultura rientrano moltissimi aspetti della vita diversi tra di loro: le norme contenute nel codice civile, la credenza nella fine del mondo di un movimento religioso, una filosofia, una teoria scientifica, ma anche tutti gli oggetti materiali che veicolano e incorporano contenuti simbolici. Cultura materiale : Numerosi sociologi e antropologi mettono al centro dell'analisi della cultura di ogni società la cosiddetta cultura materiale poiché la moda, il consumo e le tecniche del corpo rientrano nella definizione sopraindicata.Con l'espressione “cultura materiale” si intende evidenziare gli aspetti visibili di una cultura (manufatti e utensili per la vita quotidiana). Tuttavia l'espressione impropria in quanto gli oggetti "materiali" veicolano significati "immateriali": rappresentano qualcosa che supera l'utilità pratica che l'oggetto stesso e riveste per l'individuo. Esempio: il chador ripara dal freddo e dal sole ma il tempo stesso indossarlo significa identificarsi con un valore è un obbligo religioso. Sarebbe quindi meglio dire che la cultura materiale e lo studio di una cultura a partire dai suoi elementi visibili. Sempre in questa definizione di cultura sono quindi prese in considerazioni quattro componenti di base che formano una cultura: valori, norme, credenze e simboli. 1) I valori : Nel linguaggio comune il termine "valore" è usato in due sensi diversi. Un primo uso il valore qualunque cosa (materiale o no) che si è ritenuto importante, che si desidera ottenere se ancora non la si possiede, o si teme di perdere sia già nostra. In un secondo uso comune del termine i valori (al plurale) indicano gli ideali a cui gli esseri umani aspirano e a cui si riferiscono quando devono formulare dei giudizi (la pace, l'onestà, l'onore, la dignità). Il linguaggio delle scienze sociali adotta un significato molto vicino a quest'ultimo: il valore indica il criterio della valutazione, ossia il principio generale in base al quale approviamo o dici approviamo un certo modo di agire, di pensare o anche di sentire. Ad esempio, quando diciamo dall'operare esclusivo di sentimenti interiorizzati. Il grado di interiorizzazione delle norme e quindi variabile: mentre i valori vengono appresi e interiorizzati assai presto nella vita di un individuo, le norme vengono apprese nel corso dell'intero ciclo vitale. Le norme si distinguono dalle massime di esperienza, da osservatore esterno è difficile distinguere un comportamento dovuto a una norma da uno dovuto all'esperienza. Esempio: se uno straniero vedesse i passanti che evitano un certo luogo difficilmente saprebbe dire se questo dipenda dall'esistenza di una norma o dal fatto che il luogo è pericoloso o da entrambe. E’ molto difficile distinguere i comportamenti regolari dai comportamenti regolati: se i soggetti si comportano in un certo modo per abitudine si tratterà di un comportamento regolare; ma se seguono un modello di comportamento che ritengono obbligatorio il comportamento oltre che regolare sarà anche regolato da una norma. Inoltre le abitudini quando sono violate non generano sentimenti di ansia o di vergogna, cosa che invece avviene nel caso della violazione di norme sociali. Ne consegue che il comportamento manifesto non ci può sempre rivelare l'esistenza di una norma e quindi per conoscere i sistemi normativi bisogna comprendere il significato delle regolarità sociali. Le norme possono nascere in qualsiasi ambito dell'attività umana e della vita sociale da cui emergano problemi che richiedono una soluzione da parte della società. Gli scienziati sociali hanno classificato questa varietà di norme sociali in alcuni tipi. John Searle ha distinto le norme costitutive dalle norme regolative. NORME COSTITUTIVE= costituiscono una pratica che non esiste, prima che le regole la pongono in essere. Esempio: il gioco della dama. NORME REGOLATIVE= regolano pratiche già esistenti. La maggioranza delle norme variano dal precetto religioso, che vieta di entrare in una moschea con le scarpe alla regola di etichetta che impone di togliersi il guanto per stringere la mano una persona. Inoltre si distinguono le norme anche in base al contenuto poiché vi possono essere molteplici tipi di norme almeno quanti sono i contesti sociali che regolano: sono norme della moda, delle buone maniere, norme della morale, della religione, del diritto, della tecnica. Tuttavia non si possono tracciare i confini analiticamente precisi tra questi tipi di norme perché sfumano facilmente l'una nell'altra. Esempio lavarsi le mani è una regola per il medico ma è anche una norma religiosa di purificazione. In base al grado di formalizzazione si possono riconoscere le norme statuite, da quelle abitudinarie:le prime vengono emanate da un’autorità a cui è riconosciuto il potere di emanare norme, in genere emesso in forma scritta, presuppongono un apparato per la loro applicazione e sono vincolanti a livello sociale; le seconde si sviluppano spontaneamente non sono formulate in forma scritta, non possiedono un apparato di applicazione delle sanzioni e sono ritenute meno vincolanti. A un massimo grado di formalizzazione troviamo le norme giuridiche: emanate dal potere legislativo, formulate in forma scritta, con un apparato giudiziario che le applica e istituzioni penali che amministrano le sanzioni. A livello minimo di formalizzazione troviamo le norme della morale quotidiana o dell'interazione sociale, chiamate da Goffman e "microrituali" , sono riconosciuti dai partecipanti all’interazione, ma in maniera implicita. Ad esempio: le regole della conversazione. Il grado di formalizzazione non è tuttavia sempre indicativo dell'importanza dell'influenza sociale delle norme. Il fatto che la morale quotidiana sia implicita e non preveda un apparato sanzionatorio, non la rende per questo meno influente. L'esclusione e l'emarginazione sociale che possono colpire chi infrange questa morale rappresentano punizioni altrettanto efficaci di sanzioni esplicite formali. 3) Le Credenze : indicano le convinzioni espresse da individui e gruppi, basate su dati di fatto o su atti di fede. Esse comprendono le proposizioni descrittive della realtà e costituiscono i modi in cui soggetti organizzano cognitivamente la propria esperienza. Mentre le norme stabiliscono che cosa si deve fare le credenze stabiliscono che cos'è la realtà: la natura, l'uomo e la società. Le prime affermano quello che la realtà deve essere, mentre le seconde quello che la realtà è. Esempio: I modi di classificare i rapporti di parentela o la credenza della reincarnazione.Sono quindi proposizioni descrittive attraverso le quali noi definiamo e classifichiamo il mondo. Vi è chi ha distinto tra credenze fattuali (cioè collegate a ciò che il soggetto crede essere un fatto ed hanno un significato univoche non possono cadere nella contraddittorietà es. credo che piova) e credenze rappresentazionali (cioè legate all'accettazione di una rappresentazione,possono ricevere tante interpretazioni personali e per questo cadere nella contraddittorietà es. credere a Babbo Natale); quindi le prime sono legate a una proposizione ed hanno un significato univoco, le seconde hanno un significato vago. Altri autori sono interessati a cogliere gli elementi di vaghezza e di indeterminatezza dei sistemi di credenza e a mettere in luce i meccanismi con cui questi si proteggono dalla contraddittorietà. Quanto detto ha importanti conseguenze metodologiche, in quanto mostra che lo studio dei sistemi di credenza deve sul piano della ricostruzione empirica, tenere conto che deboli rassomiglianze di famiglia possono sostenere un carico elevato di dissonanza. Le norme e le credenze a volte sono tra loro strettamente correlate, nel senso che le une implicano le altre.Esempio: la norma in Italia che vieta di sposare i cugini, implica la conoscenza su cosa sia un rapporto di parentela. 4) I simboli : Il simbolo è definito come “qualsiasi segno”, sia convenzionale (segni matematici) che analogico ovvero capace di evocare una relazione tra un oggetto concreto e un’idea astratta. I simboli presentano un carattere inter soggettivo poiché sono condivisi da un gruppo sociale (a differenza dei segnali, che hanno una funzione informativa o dei marchi che hanno una funzione di riconoscimento) e fanno parte della dimensione implicita della cultura: rappresentano un sapere che gli individui sono in grado di esprimere, ma senza svilupparne i ragionamenti o le argomentazioni. Esempio: la croce è il simbolo della religione cristiana, ma non tutti sanno argomentare il criterio di tali associazioni. I simboli sono significanti associati a significati taciti. George Herbert Mead studiò la funzione sociale e comunicativa dei sistemi simbolici ed ha notato che tali simboli mettono in opera processi di identificazione, di riflessione e interpretazione, consentendo all'identità personale e alla mente di emergere come qualità specificamente umane, ecco perché costituiscono l’elemento caratteristico dell’intelligenza umana. Nell'antichità i miti costituivano sistemi simbolici complessi, e anche i riti di passaggio praticati nelle società pre letterate celebrano simbolicamente cambiamenti importanti nella vita della persona e della comunità. Nelle società moderne le componenti simboliche continuano a sussistere, anche se non nella forma dei miti e dei riti di passaggio. Come aveva già notato Simmel (1900), il denaro diventa la più adeguata espressione simbolica della modernità. IL POSTO DELLA CULTURA NELLA SOCIETA’ (pag 60-66) La cultura viene vista come insieme complesso di credenze, norme, valori e simboli che guidano l'azione degli individui e dei gruppi; il soggetto si orienta all’ambiente esterno attraverso la cultura, ma cultura e società non coincidono, sebbene siano strettamente interconnesse. La sociologia negli anni 70 del 900 comincia ad analizzare la cultura come processo e non più come sistema coerente di elementi; i sociologi si soffermano sulla capacità interpretativa dell’attore che decodifica i messaggi e li re interpreta. L’antropologia invece è più sensibile a questo nuovo approccio: che assimila i fenomeni sociali a testi e gli attori a lettori (come il ruolo attivo), influenza le riflessioni sociologiche: per questo parliamo di una convergenza tra antropologia e sociologia Da qui si propongono alcuni interrogativi sociologici sul tema della cultura: 1.COERENZA O INCOERENZA? La cultura viene intesa come un insieme in cui sono individuabili dei principi ordinatori e non un agglomerato di elementi tra loro sconnessi; come oggettivazione, prodotto dell'attività umana, consistente in un sistema coerente Es. il sistema religioso, il sistema giuridico o più in generale un sistema culturale di una società; in questo caso la cultura è concepita come un sistema coerente e compatto. Sorokin ritiene che la cultura sia un insieme molto coerente; nella sua tipologia dei “sovrasistemi culturali” presenti nella storia umana, ad esempio quello chiamato sensista, che definisce la cultura occidentale moderna, è caratterizzato da un unico principio organizzatore. una fiducia reciproca tra gli individui, specificando però, che non è la razionalità ne gli interessi a tenere unità la società ma la dimensione simbolica, proprio perché permette la condivisione e la comunicazione tra i membri. Per solidarietà sociale la scuola francese intende il modo in cui la società si tiene insieme attraverso la cooperazione: ne “La divisione del lavoro sociale” Durkheim distingue tra la solidarietà meccanica delle società meno differenziate e la solidarietà organica della società industriale moderna. Le società meccaniche : sono quelle più semplici in cui tutti fanno le stesse esperienze e così giungono ad interpretare il mondo nello stesso modo; valori, credenze e norme sono poche ma sono condivise da tutti; chi devia dal comportamento definito paga severamente (la punizione ha funzione di rafforzare l’appartenenza alla medesima comunità); in queste società l’individualismo è poco sviluppato e l’integrazione è garantita dal prevalere della coscienza collettiva. Le società organiche : sono quelle più complesse in cui prevale la specializzazione dei compiti e le regole impersonali del mercato. Il culto dell’individualità è considerato oggetto sacro della società moderna . Effervescenza collettiva : nella società moderna più persone riunite sviluppano una effervescenza collettiva (energia + passione ) : ovvero proiettano all’esterno credenze alle quali attribuiscono una forza superiore, che Durkheim chiama “forza della società “. La coscienza collettiva ha subito dei cambiamenti nel passaggio dalle società preindustriali a quelle industriali principalmente nella forma e nel contenuto : -vi è una trasformazione della forma in quanto più si sviluppa la divisione del lavoro più la coscienze collettiva diminuisce in volume e intensità. Divenendo più debole vaga meno capace di uniformare i comportamenti individuali (mancato controllo sociale). -vi è invece una trasformazione del contenuto della coscienza collettiva in quanto essa ha subito il processo di secolarizzazione, ossia meno definita da orientamenti religiosi accentuando i valori individualistici portando alla nascita di una nuova “religione laica”=culto dell’individuo. Il culto dell’individuo per quanto possa sembrare paradossale è dunque un sistema di valori e di credenze condiviso dalla collettività sociale. Per sottolineare il fatto che gli esseri umani non cooperano soltanto nelle loro attività ma anche in ciò che pensano, Durkheim usa il concetto di rappresentazioni collettive. Sono forme del pensiero cognitivo, credenze religiose, miti, norme, valori non sono semplicemente comunicabili e condivise tra i membri della stessa società, ma una volta istituite si pongono come oggettive, esterne al soggetto: esiste una coscienza collettiva superiore alle coscienze individuali. Le rappresentazioni collettive, si distinguono dalle rappresentazioni individuali, per il fatto che hanno caratteristiche sui generis, ciò significa che esiste una parte non del tutto cosciente (esterna alla coscienza individuale ) che si impone in maniera costrittiva e vincolante. I caratteri di esteriorità e obbligatorietà definiscono quelli che Durkheim chiama i fatti sociali. Per Durkheim l’oggetto della sociologia sono i fatti sociali ossia costrizioni esterne alla volontà dei singoli individui. Carattere cognitivo e morale della cultura : Funzione di norme e valori, schemi di classificazione regolano la vita individuale e collettiva: non è necessario che siano veri ma consentono la sopravvivenza della società. L’ordine sociale è dunque cognitivo e morale;Questi elementi appartengono alla cultura, sono frutto dell’azione degli individui, però questi ultimi non riescono a plasmarli a piacimento una volta che sono stati istituiti (es. noi non possiamo come singoli cambiare a piacimento la grammatica o il lessico della nostra lingua). I concetti e le credenze operano all’interno di contesti sociali da cui dipendono E sono il frutto di un'attività cooperativa: Se ne sottolinea il carattere istituzionale accostando le rappresentazioni collettive al linguaggio; si elabora l'idea nuova che le norme le categorie mentali hanno bisogno del sostegno dei rituali per diffondersi e mantenersi. Vi è cosi l'analisi del rapporto tra struttura sociale, forme associative e ordine concettuale. Ma Durkheim non è interessato ai processi di distorsione del pensiero ma al fatto che le credenze comuni di una società non contassero per il loro grado di verità ma per l’elemento ordinatore e regolativo del comportamento individuale. La cultura secondo la scuola Durkheimiana ha una sua propria essenza e non ha senso analizzare il significato soggettivo dato da ogni individuo. In questi termini se è vero che le rappresentazioni collettive costituiscono la cultura di una società allora è implicito che esse nel tempo abbiano assunto un’oggettività e un esteriorità rispetto all’individuo che ne fa uso e in parte le produce e modifica. La tradizione sociologica tedesca: Questa scuola si sviluppa tra la fine Ottocento e l’inizio degli anni Trenta del Novecento. Si tratta di un gruppo di intellettuali tedeschi legati al neokantismo e allo storicismo; tuttavia non si può Infatti la tesi weberiana si concentra sulla tendenza al calcolo razionale e sulla ricerca del profitto, tipica del capitalismo moderno, e su come sia stata favorita dal diffondersi dell'etica protestante. Quindi il lavoro di Webber è stato mettere in evidenzia i fattori culturali che hanno portato alla nascita del capitalismo, ciò non vuol dire che non consenta di isolare altri possibili cause di tipo economico e sociale e politico; infatti l'autore preciserà in seguito in maniera più chiara e rigorosa che vi è stato un possibile condizionamento reciproco dei fattori. N.B. Il capitalismo è un fenomeno macro: un effetto non voluto e sistemico derivante dalla combinazione e aggregazione di azioni individuali. Molti sono i fattori che hanno dato origine al capitalismo moderno come lo conosciamo noi (organizzazione specialistica, calcolabilità diffusa, mercato del lavoro razionale e libero, etc); lo sviluppo dell’impresa e del mercato è nato dalla formazione della borghesia perchè gli imprenditori di ceto medio credono nel lavoro non come mezzo per altri fini terreni, ma come principio di riconoscimento dei segni della salvezza (vocazione). L’etica protestante promuoveva il senso del dovere e la vocazione (professione/ chiamata) =centralità opere nel mondo = lavoro e azione imprenditoriale; NON desiderio di lusso, piacere, edonismo, ma parsimonia, sobrietà,“ascesi intramondana”: impegno deciso nel mondo (fare/produrre) ma senza godere dei suoi frutti (no agiatezza fine a se stessa, avversione alconsumo fine a se stesso). • la razionalizzazione è un processo storico e culturale. Che ha dato vita al capitalismo e più in generale alla modernità, ha portato nelle società una progressiva affermazione della ragione da parte dell’uomo dal punto di vista del pensiero e del modo di agire, per questo è costituito da una componente pratica e una teorica complementari: • Razionalismo pratico = propensione a raggiungere metodicamente un fine pratico mediante un calcolo più preciso dei mezzi adeguati. Un ragionamento che in nome di un obiettivo ricerca i mezzi migliori per raggiungere un fine e risolvere i problemi. La scienza e l’innovazione è il frutto del razionalismo pratico. • Razionalismo teorico = progressivo dominio teorico della realtà mediante concetti astratti sempre più precisi. Nel tempo gli uomini si sono basati su un linguaggio astratto e sull’utilizzo di concetti astratti e precisi, capaci di definire la realtà in maniera più profonda. Ha portato alla fine della magia e della religione, ma all’affermazione di una società laica, razionalizzata, dove la religione è secondaria. La religione : La religione magica è sostituita da una più razionale. Con l’ebraismo (religione universale) si afferma l’idea che le divinità non sono più mescolate con gli uomini: si afferma l’idea di un Dio trascendente diviso dal mondo degli uomini. Weber vede nelle religioni monoteiste l’affermazione della razionalizzazione, ovvero una religione legata alla vita mondana, privata e non più alla sfera pubblica. L’occidente da più senso alla vita mondana poiché nasce l’idea che esistono dei valori ai quali l’uomo deve adeguarsi ma può scegliere quali valori seguire. La religione diventa una scelta privata, cosi come i valori, e dunque il singolo individuo può decidere di credere, nonostante non sia giustificabile dalla ragione. La sfera pubblica pone al centro l’uomo, la scienza, la ragione, ma l’affermazione della ragione ha fatto scoprire il politeismo dei valori, per cui non esistono dei valori assoluti. L’uomo è libero di credere in dei valori, ma non esistono valori oggettivi che si impongono all’uomo. La razionalizzazione porta al disincantamento dell’uomo (non è possibile giustificare razionalmente un valore/ religione). Weber con lo studio della razionalizzazione ci propone una spiegazione esogena. (= spiegazione attraverso fattori culturali) del mutamento culturale, dunque l’uomo moderno ha mentalità diversa dall’uomo primitivo perché è cambiato il pensiero dell’uomo, che è diventato più razionalizzato. Mentre secondo la spiegazione endogena la cultura cambia internamente( il cambiamento interno è dato alla ragione). Le religioni veicolano l’immagini del mondo che plasmano la società, la quale può cambiare. Si basa su insieme di precetti, regole, su una spiegazione della giustizia e ingiustizia. La religione nasce per spiegare le ingiustizie sociali e fa si che i più poveri non si ribellano contro le classi dominanti. La religione è un fattore potente del cambiamento sociale, per questo va esaminata da vari punti di vista (credo, contenuti, conseguenze sociali, perché credono in una religione , istituzioni e organizzazione). Weber differenzia: • Chiesa = organizzazione stabile nel tempo con clero, presuppone l’appartenenza a se stessa per nascita. • Setta = movimento religioso minoritario, che non riesce ad imporsi in modo organizzativo, alla quale si aderisce su base volontaria; Weber effettua uno studio sulle sette negli USA, in cui si affermano sette differenti che hanno un impatto decisivo sulla vita sociale degli individui, in quanto in America non c’è una religione di stato, quindi l’esistenza di una setta implica che gli individui devono dimostrarsi persone credibili. Ecco perché appartenere a una setta nel tempo ha assunto il significato di dover essere affidabili e degni di fiducia, per questo l’appartenenza a una setta ha conseguenze sociali. Le religioni occidentali (monoteiste, teocentriche = hanno spinto l’uomo ad agire nel mondo in modo da realizzare il divino, dunque hanno contribuito allo sviluppo del capitalismo) hanno una concezione del mondo differente dalle regioni orientali che sono cosmocentriche, per cui dio è presente in tutto e l’uomo deve mettersi in contatto con esso, pongono al centro la conoscenza di dio e cercano di comprenderlo per questo l’uomo deve ritirarsi dal mondo terreno e mettersi in connessione con dio; la più grande paura è non riuscire a conoscere dio). La secolarizzazione: È un processo in cui la religione si riduce ad un fatto privato in cui vi è una separazione tra sfera politica e chiesa. La realtà complessiva è dunque vincolata dagli attori politici e dalle loro ideologie, ma si basa anche sull’affermazione della scienza. Negli ultimi anni c’è stato un processo che ha bloccato la secolarizzazione: la contro secolarizzazione o meglio post-secolarizzazione; Vi è quindi uno scenario in cui la secolarizzazione è presente e porta ad una società laica e individualista, ed emergono tre nuove forme di ritorno del religioso, che ci fanno notare come la cultura sia un processo: • la religione si personalizza nella società : viene assunta da alcuni gruppi solo per alcuni fattori propri della sfera personale. • la religione ritorna con l’appartenenza senza credenza, ovvero parte della popolazione sentendosi minacciata da un clima di incertezza e non avendo una capacità culturale sociale, si rifugia nella religione e questo comporta il fenomeno dell’appartenenza senza credenza, in quanto l’individuo continua ad essere laico. • La religione diventa una tradizione, un fatto culturale in cui mi identifico. Con lo sviluppo della sfera religiosa ne consegue lo sviluppo dei fondamentalismi, ovvero la rielaborazione della tradizione. Questa concezione è legata all’individualismo ed è portata avanti da gruppi semi-marginati: tale concezione è una reazione della post-secolarizzazione. George Simmel : Esponente della scuola tedesca, di famiglia ebraica e con educazione eclettica vive una vita difficile e non riesce a fare carriera se non tardi. È il più moderno dei sociologi perché riesce a cogliere i mutamenti della società e come l’individuo sorge da questa. Propone una sociologia formale che studia le relazioni sociali. La società che lui studia è astratta, ciò che esiste sono le relazioni che il sociologo deve studiare, perché a seconda delle diverse interazioni si instaurano diverse relazioni. La società è frutto delle associazioni sociali, che danno vita a un insieme di gruppi all’interno della società: • Gruppi primari, in cui le relazioni sono intime, basate su un affetto, su uno scambio paritario e sull’interscambiabilità dei ruoli (famiglia, amici). • Gruppi secondari, in cui le relazioni sono strumentali : vi è “l’insieme” per raggiungere un determinato obiettivo (gruppo di colleghi di lavoro). Simmel come Weber, non cade mai nella tesi deterministica del condizionamento sociale delle idee, per l’autore tra condizioni sociali e idee vi è un rapporto di causalità reciproca.Questa prospettiva teorica e metodologica che accomuna Simmel e Weber, ha conseguenze importanti sull'approccio nei confronti dell'analisi culturale. A-in primo luogo la distinzione tra cultura e società è di tipo analitico, riguarda il livello concettuale e non la realtà ontologica (la cultura non è un "oggetto" ontologicamente separato da altri, ma un concetto con cui classifichiamo i fenomeni). B-in secondo luogo le credenze e i valori sono una cultura collettiva, nel senso che si tratta di "concezioni del mondo" che non appartengono all’ambito privato, ma sono pubbliche. Filosofia del denaro : In una società tradizionale la ragione prevale sull’intelletto, l’individuo aveva pochi stimoli ma li viveva intensamente. Nella società moderne gli stimoli diventano tanti e l’individuo è in difficoltà, l’uomo metropolitano non può vivere più intensamente e quindi fa prevalere il calcolo freddo, ovvero l’intelletto. Simmel si sofferma principalmente sul carattere simbolico del denaro nella cultura moderna : si tratta di un processo di progressiva dematerializzazione che non ha altra realtà se non quella di simboleggiare le relazioni tra gli individui. Il denaro si è diffuso, ma ha cambiato natura: il denaro che in sé non ha valore che come mezzo di scambio, tende a trasformarsi in un valore in Il teorema di Thomas (elaborato da Park) = se gli uomini definiscono reali certe situazioni, esse saranno reali nelle loro conseguenze. Ciò vuol dire che non è il dato oggettivo che conta, ma l’interpretazione che diamo alla realtà, perché l’interpretazione può essere sbagliata ma le conseguenze saranno reali. Questo teorema ci dimostra: • L’importanza della cultura nel modo in cui l’individuo agisce. • La cultura è un processo di significati condivisi. • La società è in continua evoluzione. Ruolo dell’interpretazione: Per capire i processi di inserimento di conflitto degli immigrati diventava necessario considerare il ruolo di mediazione svolto dal sistema di atteggiamenti, prodotto dalla socializzazione a una specifica cultura, che ogni immigrato e ogni individuo porta con sé. La realtà sociale è dunque oggettiva ma modificabile dal soggetto che la interpreta e definisce secondo i propri schemi. In un volume "gli immigrati e l'America" Thomas mostra di aver assimilato la lezione dell'antropologia culturale quando imputa le differenze degli immigrati non a diversità biologiche innate ma lo specifico "patrimonio culturale" di cui ognuno è portatore, definito, antropologicamente come ” l'insieme di atteggiamenti e di valori che un gruppo immigrato porta con sé in America-tutti i suoi modi di sentire e le sue consuetudini”. Thomas accentua l'aspetto socialmente costruito di questo patrimonio che si forma all'interno della <<definizione della situazione>> ovvero attraverso l'insieme delle esperienze e degli influssi sociali i desideri degli individui vengono organizzati e la situazione socialmente definita. L’uomo marginale : Thomas delinea quella teoria dell’ "uomo marginale”: È colui che sperimenta un'incongruenza tra il sistema culturale della comunità da cui proviene e quello della società di arrivo, vivendola come una duplice perdita: di status, ossia di riconoscimento del suo gruppo, e di senso del proprio sé, ossia di riconoscimento del suo ruolo all'interno del gruppo. Thomas descrive la crisi che sopraggiunge quando il modello culturale con cui l'immigrato interpretava il mondo non funziona più come un sistema indiscusso di orientamento. Nel nuovo contesto sociale egli deve mettere in discussione tutto ciò che per gli altri è invece dato per scontato. La perdita è culturale, perché la sua cultura di appartenenza non è più adeguata e coerente con la cultura del paese di arrivo. La cultura forma anche le identità degli individui. Nel concetto di integrazione notiamo un ruolo di potere, dunque si dovrebbe parlare di illusione, ovvero capacità di creare coesione e dialogare. Per la prima volta viene messo in luce quel rapporto esistente tra identità e cultura, tra concezione di sé e forme del riconoscimento sociale. Questo percorso differenzia la posizione di Thomas dalla concezione dominante del melting pot, ossia di un modello di totale assimilazione culturale degli immigrati alla nuova situazione. Si fa strada invece l'idea che preservare le radici e la memoria possa essere un modo positivo di far fronte ai problemi di inserimento degli immigrati e di influire sui processi di riorganizzazione sociale. Middletown: l’antropologia sociale della vita contemporanea Robert e Helen Lynd davano l'avvio agli studi di comunità volgendo l'attenzione a una città americana di medie dimensioni che chiamarono appunto middletown. I Lynd non soltanto adottavano un metodo etnografico di studio basato sull'osservazione partecipante, ma accettavano l'assunto che la vita complessa, costituita da una molteplicità di istituzioni distinte una verità di associazioni volontarie tipiche della società americana, fosse riducibile agli stessi generi di attività principali riscontrabili in un villaggio arunta dell’Australia centrale. Questa convinzione si basava su due idee piuttosto ingenua: la prima idea era quella che una comunità media fosse rappresentativa della cultura americana nel suo complesso. la seconda idea era di poter affrontare la cultura di una società complessa organizzata industrializzata come quella degli Stati Uniti allo stesso modo della cultura degli arunta australiani o degli arapesh americani. Il risultato più interessante del loro studio e che le grandi trasformazioni intervenute a livello tecnico ed economico a Middletown, entro un arco di tempo piuttosto ampio, non si erano tradotte in un altrettanto imponente mutamento a livello culturale. Anzi la popolazione tendeva a resistere al nuovo ambiente accentuando il proprio conformismo. Ne emergeva un quadro di assenza di significato delle relazioni umane e sociali. Inoltre cercando la cultura tipica degli americani della loro epoca, scoprono il cambiamento che la città sta vivendo è dettato dai mezzi di comunicazione di massa, il quale si diffonde molto più rapidamente di un cambiamento culturale dei soggetti; sono portati a rinchiudersi nella sfera privata e si sviluppa un atteggiamento conformista e conservatore, nonostante l’innovazione tecnologica, notano una resistenza. La diversità culturale della vita urbana: Nell'ottica dei coniugi Lynd, gli studi di comunità avevano l'ambizione di provare l'unità della cultura americana nella sua globalità, altri autori, come Park, proseguirono quella forma di "micro sociologia urbana" tipica della scuola di Chicago, esplorarono le straordinaria diversità culturale della vita urbana americana, accentuando dunque gli aspetti conflittuali o segregati, le diversità di stili di vita, credenze e pratiche sociali che caratterizzavano specifici gruppi o spazi sociali del microcosmo urbano. LO STUDIO DI COHEN Cohen compie una ricerca su bande giovanili, egli mostra la centralità delle interazioni sociali in un gruppo per la formazione di una data subcultura e le dinamiche identitarie che producono la devianza; ciò dà vita ad una criminalità non specializzata, attraverso questi meccanismi sorge lo scontro tra identità, creando l’identità e differenziazione. La società moderna è costituita dalla frammentazione in più culture (pluralismo culturale), gruppi sociali diversi rispondono a sub- culture differenti oltre alle minoranze. “Città entro città” : Tra i maggiori esponenti troviamo Park, il quale è influenzato da Simmel; ed insieme studiano una città caratterizzata dalla stratificazione (meccanismo di Durkheim). = MICROSOCIOLOGIA URBANA Questi due sociologi esplorano la straordinaria diversità della vita urbana americana, la città che analizzano è molto differenziata, divisa in quartieri e zone diverse abitate da gruppi socio-culturali diversi (città nella città); e notano gli individui legati a gruppi sociali diversi si muovono in modo diversi (Park la rappresenta come uno zoo); inoltre Park constata che in questa città non vi è un centro, ma tante comunità diverse. Il passaggio dalla comunità alla società porta alla formazione di una metropoli differenziata e alla differenziazione dei quartieri. Park non abbandona il metodo etnografico e la prospettiva con cui l'antropologia aveva studiato i popoli "primitivi" ma intende applicarli all'investigazione dei costumi degli stili di vita che caratterizzano l'organizzazione locale della città ossia diversi quartieri e aree in cui l'ambiente urbano si articola considerandoli come "vicinati", ossia come reti di relazioni sociali con propri sentimenti, tradizioni e anche una propria storia. Il vicinato E la "è più piccola unità locale" nell'organizzazione sociale e politica della città, e perde gran parte dei caratteri di intimità e stabilità che possedeva in forma di società più semplici, in conseguenza della rapidità e facilità dei mezzi di comunicazione e di trasporto che consentono agli individui di spostarsi da una rete di relazioni a un'altra. Restano tuttavia gruppi di vicinato segmentati che riproducono stretti legami di intimità e di solidarietà ma che sono l'esito della nuova distribuzione sociale in base all'etnia, la classe sociale, all'occupazione professionale. Anche se non utilizza ancora il termine "subcultura" , che verrà coniato all’interno di questa scuola solo più tardi, Park ne anticipa i tratti salienti, descrive infatti la differenziazione culturale dei sobborghi a carattere occupazionale su base etnica come altrettante varianti sul bordo subordinate della più ampia cultura metropolitana, come "città entro la città" le cui rispettive popolazioni che nel risultato di un processo selettivo. I nuovi processi di trasmissione culturale : I principali risultati di questa scuola sono: -L’analisi della differenziazione sociale e culturale -Lo studio della nascita dell’opinione pubblica attraverso le comunicazioni di massa e della individualizzazione -La scoperta della prevalenza delle relazioni secondarie (indirette, online o a distanza) su quelle primarie (dirette, faccia a faccia). -La cultura come insiemi di significati che forgia l’identità. -La scoperta dei mezzi moderni di trasporto urbano e le nuove forme di comunicazione. Di conseguenza la pubblica opinione sostituisce il pettegolezzo che nel villaggio rappresentava il principale strumento di circolazione dell'informazione. Park identifica i tratti salienti della complessità culturale delle condizioni di vita urbane nella moltiplicazione degli stimoli che bombardano individuo e nella plurali azione dei contatti e delle forme associative in cui ognuno è coinvolto contemporaneamente. Costruzione sociale del sé e della mente: Negli stessi anni in cui i sociologi come Park e LINGUAGGIO Attraverso il linguaggio entriamo a far parte della società, apprendiamo il modo d’agire e di pensare della società stessa; ma contemporaneamente apprendiamo la nostra unicità nella nostra individualità. Esempio: in una società primitiva l’io è maggiormente integrato nella società e quindi c’è minore individualizzazione; nella società attuale prevale invece la nostra identità. Come ci ricorda Mead, la nostra individualità emerge proprio perché siamo inseriti sin dalla nascita in gruppi sociali, e non perché siamo atomi che successivamente si aggregano. Identità risponde a 3 funzioni: Allocativa = identità è frutto dei ruoli che apprendiamo, perciò l’identità è sempre sociale e svolge una funzione allocativa, cioè mi colloca nella società e stabilisce un confine tra noi e gli altri (tale confine può essere sia simbolico, che territoriale). Integrativa = a livello personale attraverso l’identità costruiamo unità della nostra biografia, congiungiamo il passato con il presente e prospettiamo il futuro in prospettiva del presente. (coerenza biografica). Selettiva = identità ci fornisce criteri di giudizio, le preferenze e le scelte concrete. L’IDENTITA’ COLLETTIVA L’identità collettiva è quella propria di un gruppo, essa è selettiva, integrativa e allocativa, e si basa su confini territoriali e simbolici. Quando un gruppo cerca di assolutizzare un aspetto, cerca di eliminare le contraddizioni; la costruzione di un’identità collettiva diventa omologazione che dà forza e unità, ma allo stesso tempo cerca di eliminare tutte le peculiarità (inizialmente questa omologazione non aveva un’accezione negativa, ma era una costruzione sociale che serviva per creare unità). Nella costruzione dell’identità collettiva la tradizione gioca un ruolo portante: possiamo affermare che l'esaltazione di un’identità collettiva è sempre basata sulla volontà di “fermare la storia”, di fotografarla in un dato momento, inventando un punto d'inizio, e negando le identità altre, ossia tutto ciò che è diverso da quell’artefatto identitario che si intende affermare. Vi è quindi una costruzione sociale di identità; inoltre l’identità collettiva può produrre l’idea di normalità e anormalità e dunque coloro che non seguono la normalità sono definiti devianti (=stigmi). Gli individui che vivono questa marginalità possono: • Accettare la marginalità, vivendola in maniera personale. • Attuare un processo di subalternità, colonizzazione della mente: ovvero la cultura dominante stabilisce che i criteri della normalità siano quelli stabiliti da loro e quindi i marginali interiorizzano la propria marginalità. • Ma può sorgere un’azione politica per il riconoscimento; come ad esempio la lotta contro l'apartheid negli Usa ed in Sud America, il movimento femminista ecc... I FLUSSI MIGRATORI Nella società attuale (multiculturale) per via dell’intensificazione dei processi migratori abbiamo a che fare con l’incontro tra etnie con culture, idee e religioni differenti; tuttavia l’idea dell’assimilazione (impongo la mia cultura) abbiamo visto con Park e Thomas non funziona. Un immigrato può integrarsi nel nuovo paese parlando la lingua del posto, pur mantenendo le proprie origini, la propria cultura e la propria etnia. Riguardo il tema della cultura, delle etnie e delle origini in Francia ed in Inghilterra sono stati elaborati vari modelli: · Da una parte abbiamo il modello assimilazionista inglese (la persona deve assimilare la mia cultura), mentre… · Dall’altra parte abbiamo il multiculturalismo francese: in cui tutte le etnie coesistono, senza che l’una prevale sull’altra. Negli ultimi trent’anni però vi è una consapevolezza che sia il modello assimilazionista che quello pluralista non funzionano; c’è bisogno di una comunicazione interculturale: bisogna considerare che la cultura è un processo che si modifica ed in continuo cambiamento. Multiculturalismo= vi è un pluralismo culturale nel campo religioso, sessuale, culinario ecc… LE DIVERSITA’ CULTURALI Attraverso questo discorso sull’identità abbiamo capito che le culture sono un processo in continuo cambiamento, ma bisogna stabilire delle regole per determinare l’identità propria (libertà di espressione, di parola) e rispettare tutte le identità. Diversità culturali = capacità dell’uomo di essere creativo e libero. Gli individui sono esseri storico-sociali capaci di rigenerarsi; ma questa libertà deve garantire le diversità culturali (sempre non vanno contro la convivenza civile). Ma questa tipologia di orientamento culturale ultimamente viene affiancata da un clima di incertezza culturale in l’individuo si chiude in un’identità basata sulla cultura in cui è nato (statico e oggettivo). Ma la cultura è una continua oscillazione tra “io mi identifico in un gruppo” e “l’individuazione”: ma se noi riusciamo a riconoscere la natura processale di una cultura, ecco che la complessità culturale in cui ci troviamo riesce a farci apprezzare le differenze culturali SENZA MAI ASSOLUTIZZARLE. Ogni cultura è storia sedimentata di culture precedenti, ma è un processo in continua evoluzione caratterizzato da una continua influenza da parte delle altre culture. Esempio: il Kebab è un prodotto arabo, eppure ci sono degli adattamenti che non sono propriamente arabi, ma sono rivisitati a seconda del Paese in cui lo si mangia. GLOBALIZZAZIONE La globalizzazione può portare a due possibili atteggiamenti: • Chiusure identitarie e frantumazione delle culture: una moltiplicazione delle culture. • Omologazione culturale che distrugge le differenze. In realtà questi due fenomeni sono compresenti in quanto da un lato porta ad un’omologazione, ma dall’altro negli ultimi anni le culture locali si stanno moltiplicando. RIASSUMENDO… Abbiamo detto che la cultura è un insieme di significati sociali condivisi che rimandano a credenze e valori, ed ha, quindi, una dimensione tacita e una esplicita. Inoltre abbiamo parlato di identità perché la scuola di Chicago evidenzia il rapporto che c’è tra cultura e identità. L’identità è un prodotto della cultura, è il modo in cui l’individuo percepisce sé stesso, rielaborazione soggettiva. La personalità invece è il carattere dell’individuo (frutto della rielaborazione). La cultura plasma la personalità. Abbiamo anche detto però che in una società differenziata, come quella attuale, la cultura si frammenta in sub-culture e si parla di identità differenziata simbolicamente (=differenziazione simbolica, come il frutto della differenziazione sociale e culturale). **Con questo argomento abbiamo concluso la parte della sociologia dei processi culturali che riguarda le scuole classiche. VI. LO STUDIO DELLA CULTURA: I PRINCIPALI PARADIGMI DEL XX SECOLO (e oltre) A CONFRONTO Nelle scienze sociali coesistono dei paradigmi teorici concorrenti. Paradigma teorico è un insieme di assunti e di teorie che condividono un certo modo di guardare e studiare la società. Mentre nelle scienze naturali, in un determinato periodo, vi è una condivisione di un unico paradigma; nelle scienze sociali più paradigmi convivono perché i processi sociali sono così complessi che richiedono più prospettive. Tali paradigmi rappresentano una ricchezza e al tempo stesso sono un riflesso della complessità del mondo sociale; da questa osservazione capiamo che lo stesso problema può essere considerato da diverse prospettive (ossia da diversi punti di mediazione), ciò vale anche per la sociologia, in particolare per quella disciplina chiamata sociologia della cultura (o dei processi culturali) che si interroga sul rapporto tra società e cultura (definendo quest’ultima una “cassetta degli attrezzi”) FUNZIONALISMO E’ il primo paradigma che affronteremo: il funzionalismo sociologico = prospettiva che parte dall’idea che la società sia un sistema e che le attività svolte al suo interno svolgono una funzione utile alla società stessa. (idea già presente in Durkheim). Il funzionalismo: • in antropologia, risente dell’idea di antropologi (in particolare Malinowski e Radcliffe-Brown) secondo i quali ogni attività culturale ha una funzione, che serve all’uomo per la coesione sociale e per sopravvivere. • in sociologia, risente di questa idea antropologica ma sposta la sua attenzione dall’idea di cultura come strumento di sopravvivenza all’idea che la società sia un sistema che svolge delle funzioni utili al sistema stesso, per mantenerlo in equilibrio. IL CARATTERE NORMATIVO DELLA CULTURA Il funzionalismo sociologico si sviluppa in America con Talcott Parsons e mette insieme diversi autori come Weber e Durkheim. Con Parsons si mette al centro dell'attenzione il carattere normativo della cultura: la cultura viene ora definita come un insieme dei modelli di comportamento che la comunità sociale ritiene validi, su cui dunque esiste un consenso sociale e una condivisione; questo aspetto della cultura fornisce gli individui i criteri in base ai quali orientare il proprio comportamento. Affinchè la cultura posso svolgere questa funzione regolativa (di “bussola” del comportamento), è però necessario che abbia un certo grado di coerenza e di organizzazione: è necessario quindi che si fondi su un sistema di valori. LA SOCIETA’ Parsons studia la società come un sistema suddiviso al suo interno in vari sottosistemi: in cui il compito di mantenere unita la società è affidato allo stato, il quale attraverso la scuola veicola un’educazione morale (dare credenze comuni per creare coesione). Parsons afferma che la società è un sistema che si divide in: • Sistema politico: serve a stabilire gli obiettivi della collettività. • Sistema economico: serve a trasformare le risorse naturali per sopravvivere. • Sistema culturale: stabilisce le norme e i valori condivisi. • Sistema giuridico: stabilisce le regole di interazione. Sistema politico ed economico (stabiliscono le norme giuridiche) devono essere coordinati, così come il sistema culturale e quello politico (stabiliscono i valori), per garantire la sopravvivenza della società. Poi Parsons analizza i vari sottosistemi suddividendolo in altri sottosistemi e così via… INDIVIDUO E SOCIETA’ Ma quando analizza l’individuo in relazione alla società, effettua un altro tipo di analisi: un’analisi sistemica del rapporto tra individuo e società attraverso 4 sottosistemi: • Organismo: deve svolgere una serie di funzioni che rende possibile l’adattamento dell’uomo all’ambiente, ha molta energia ma poche informazioni (se non quelle genetiche). • Personalità: è la psiche dell’individuo che fornisce informazioni al nostro organismo; questo è un sistema che fornisce informazioni ma ha meno energia dell’organismo. • Sistema sociale: emerge dalla personalità e dall’interazione con gli altri, crea i singoli ruoli e ciò rende possibile una maggiore informazione, ma ha meno energia. • Sistema culturale: insieme di valori che emergono dai ruoli e che forniscono motivazioni agli individui, perciò ha ancora maggiori informazioni ma ancora meno energia. TEORIA CIBERNETICA Parsons è influenzato dalla teoria della cibernetica: questa stabilisce che le parti di un sistema dispongono in gradi diversi di energia e di informazione, la società è vista come un sistema suddiviso in sotto sistemi. I sotto sistemi dotati di più informazioni e meno energia controllano quelli dotati di più energia e meno informazioni; la cultura quindi controlla il sistema sociale, questi due contro la personalità e l’organismo (l’organismo è controllato da tutti gli altri sotto sistemi) CULTURA E SOCIETA’ Per Parsons da un lato la cultura è il riflesso della società, ma dall’altro dà molto peso alla cultura, come funzione latente di motivazioni. Parsons ha un approccio normativo e conservatore, dove la cultura ha una funzione prescritta rispetto la società (è una delle critiche che hanno attribuito a Parsons). Secondo Parsons, studiare la cultura consente di capire come una società è organizzata: solo in questo senso possiamo parlare di concezione della cultura come il riflesso della società. Per comprendere meglio il rapporto tra società e cultura esaminato da Parsons dobbiamo parlare di socializzazione. Essa può essere esaminata a livello: · Macro: processo comunicativo e sociale che rende possibile alla società di rigenerarsi e riprodursi nel tempo attraverso la trasmissione di valori e credenze da una generazione ad un’altra. · Micro: il singolo individuo deve apprendere come vivere e gradualmente si socializza, apprendiamo la nostra autonomia rispetto all’ambiente sociale in cui viviamo, l’autostima e il benessere psicofisico. Gli studi classici sulla socializzazione (Durkheim e Parsons) hanno enfatizzato una visione che poneva in contrapposizione individuo e società. Altri autori invece propongono una visione processuale nello studio della socializzazione: individuo e società non sono entità distinte in contrapposizione tra loro, ma sono strettamente interconnesse. La socializzazione è un processo che accompagna tutto il corso di vita dell'individui: spesso sono consapevoli di tale processo e agiscono in modo attivo ma sono anche spettatori che vengono coinvolti a loro insaputa. A tal proposito la consapevolezza delle interazioni con gli altri richiede una certa maturità psichica dell'individuo: nei primi anni di vita il soggetto è plasmabile dagli altri, crescendo diviene più autonomo e meno influenzabile , Più capace di influenzare gli altri. Gli studi sulla socializzazione si sono concentrati soprattutto sull'infanzia e sull'adolescenza che rappresentano le fasi più importanti e delicati dello sviluppo cognitivo e morale dell'individuo in cui vengono acquisiti modelli comportamentali e valori rappresentati dalla generazione dei genitori. Berger e Luckman hanno proposto di distinguere tra socializzazione primaria e secondaria proprio per illustrare meglio questi passaggi. Socializzazione primaria : quando si fa riferimento ai processi di acquisizione delle competenze di base (si apprendono durante l’infanzia) Socializzazione secondaria : in cui si apprendono ruoli specializzati, legati principalmente alla scuola, al mondo del lavoro e all'acquisizione piena della cittadinanza. Ma numerosi studi hanno sostenuto che nella società moderna non è più sufficiente concentrarsi sullo sviluppo del bambino e dell'adolescente perché la socializzazione è un processo continuo che non si può dire mai definitivamente compiuto. Vi sono due paradigmi diversi su come studiare la SOCIALIZZAZIONE: • Socializzazione come condizionamento sociale (approccio tipico di Durkheim e Parsons): secondo questo approccio la socializzazione è un processo “top-down” che va dalla società verso l’individuo= la società influenza la società (valori, interiorizzazione e meccanismi di controllo sociale incidono sull’azione) ma questo non spiega il mutamento/ conflitto, ma come gli individui riescono a rendere possibile la cooperazione. · Socializzazione come interazione: è una pratica di apprendimento sociale, una costruzione identitaria come frutto di socializzazione, ma sempre negoziabile sulla base delle interazioni. Questo paradigma riesce a spiegare meglio il condizionamento sociale. La differenza è che l’approccio del condizionamento la socializzazione è un processo verticale che va dalla società all’individuo, la società plasma l’individuo, il quale agisce in base a valori e norme che la società gli trasferisce; quando ci sono problemi con questo trasferimento sorge una devianza/ patologia (socializzazione non è avvenuta); il pubblico è indistinto. L’idea di socializzazione per l’interazione è invece caratterizzata da rapporti di potere nel traferire concetti rispetto ad altri, da negoziazione; la socializzazione è un apprendimento sociale; i pubblici sono differenziati per sub-culture che interpretano i messaggi in maniera diversa (maggiore interazione), ciò può rendere possibile un cambiamento culturale e sociale. Il processo di apprendimento culturale attraverso la socializzazione avviene da una generazione all'altra, garantendo così la continuità del sistema dei valori della società: la socializzazione è considerata centrale in molte società rispetto all'ingresso del ragazzo nel mondo adulto in quanto viene celebrato pubblicamente con dei riti di passaggio.questi presentano un alto grado di obbligatorietà e istituzionalizzazione nelle società tribali che mirano all'accettazione del nuovo status dell'individuo. Nelle nostre società questi rituali sono diventati sempre meno importanti meno obbligatori e meno diffusi (rimangono validi debutto feste di laurea l'addio al celibato) questo declino è da mettere in relazione con l'affievolirsi della tradizione nelle società moderne e con la specifica condizione assunta dalla gioventù di fondamentale incertezza di ruoli e di moratoria psicosociale. Erikson riguardo a ciò evidenziava l'uscita dell’adolescenza come entrata in una fase post adolescenziale caratterizzata da una dimensione di incertezza delle scelte sia rispetto alla sfera privata sia rispetto all'iter scolastico all'inserimento nel mondo del lavoro.nelle nostre società i riti di passaggio sono indeterminati e privatizzati, la crescita della differenziazione sociale ha comportato l'istituzionalizzazione di specifiche agenzie di socializzazione: la famiglia e la scuola (a fianco ad esse vi sono altri gruppi e organizzazioni che svolgono una funzione importante nella socializzazione). La socializzazione nelle società moderne è quindi un processo molteplice e continuo ma che solleva una serie di problemi proprio sull'efficacia della trasmissione culturale che dovrebbe garantire: il primo problema è legato ai conflitti di socializzazione (tra gli elementi di fondo acquisiti durante la socializzazione primaria e quanto appreso nella socializzazione secondaria possono sorgere conflitti). Il secondo problema ha a che fare con l'erosione delle tradizionali strutture Mead nel testo “Mente, Sé e società” tratta il tema dell’identità ed afferma che l’individuo nasce in una famiglia, all’interno della quale apprende diversi significati, ma tuttavia ha la possibilità di negare questi significati dati: dall’IO= disposizione spontanea all’azione, è la capacità del soggetto di rispondere agli altri ma l’identità è formata anche da un ME. ME= Complesso di atteggiamenti organizzati di altri che l'individuo assume, cioè quelle idee su sé stesso che l'individuo impara dagli altri (è una rappresentazione del mondo in cui un soggetto comprende come viene visto dagli altri) La società come specchio. SE’= Come insieme di io e me, l’identità sorge dal rapporto di interazione dell’individuo con l’ambiente. La socializzazione, quindi, avviene attraverso l'apprendimento e l'apprendimento come avviene attraverso il gioco questo (si impara giocando), questo fa parte della dimensione simbolica dell’uomo. Il gioco è quindi un’attività di formazione del sé attraverso il riconoscimento dell’ “altro generalizzato”. L’altro generalizzato completo è la società. Esempio: il bambino passa dall’idea di “non devo buttare la minestra per terra perché sennò mamma si arrabbia”, all’idea di “non bisogna buttare per terra la minestra perché non si fa”. MEAD: L’ALTRO GENERALIZZATO Il bambino ritrovandosi ad agire in cerchie sociali sempre più ampie giunge a sviluppare l'astrazione: in altri termini il bambino generalizza i ruoli e gli atteggiamenti di genitori e familiari. I valori, le norme e le conoscenze che il bambino ha ricevuto dai genitori vengono rafforzate e sostituite dagli altri, assumendo quindi una generalità sempre più ampia fino a guardare l'intera società. La generalizzazione avviene attraverso l’interazione con altri gruppi e altre persone. SOCIALIZZAZIONE E SVILUPPO MORALE A tal proposito molti sociologi individuano tre tipi (o fasi) di pensiero diversi: • Pre-convenzionale: proprio del bambino piccolo e dei primitivi del mondo della natura, in cui la società non è ancora molto presente.; singole attese di comportamento e il ragionamento è basato su stimolo-risposta. (punizione/ ricompensa) • Convenzionale= attraverso l’alto generalizzato l’individuo impara le convenzioni e i ruoli di una società e si immedesima nei ruoli della società, ma non riesce a prenderne le distanze per un’autorità oggettiva. L’individuo nella società segue le proprie credenze senza metterle in discussione e considera le altre società inferiori. • Post-convenzionale= pensiero attraverso il quale l’individuo pone al centro la sua autonomia rispetto al sistema sociale in cui vive, accetta le credenze a cui è stato abituato ma riconosce la loro relatività; dunque sviluppa dei criteri astratti. Questo pensiero è tipico della modernità, soprattutto dei gruppi con una capacità critica più sviluppata (poiché si basano su un pensiero più astratto) e tendono ad andare oltre la particolarità in nome di principi trans-culturali. Riassumendo… La società tende a riprodursi, sopravvivendo ai singoli individui: ricambio generazionale attraverso trasmissione di norme, valori, credenze e simboli. Ma tale trasmissione non è lineare, piuttosto è interattiva, si fonda cioè su interpretazione, rielaborazione, dunque tradizione. Siamo partiti dal funzionalismo che si sofferma poi sulla socializzazione come condizionamento (Durkheim e Parsons), poi abbiamo visto una prospettiva alternativa: quella dell’interazionismo. MARXISMO Un’altra prospettiva alternativa al funzionalismo è il marxismo, che ha esaminato il rapporto tra società e cultura. Il rapporto fra società e cultura per Marx è un rapporto abbastanza lineare che vede la cultura riflettere la società. La società si fonda sul rapporto di produzione (o socio-economico) i quali fattori producono la cultura (base della struttura della società) e la sovrastruttura (politica, scienza, religione…). In una data epoca le idee dominanti sono l’espressione ideale dei rapporti materiali dominanti: sono le idee della classe dominante (le idee dominanti e più diffuse sono quelle più legate agli interessi della classe dominante). Qual è il rapporto tra significati culturali e realtà sociale? La concezione materialistica della cultura non implica che la sovrastruttura culturale sia un prodotto amorfo determinato dalla struttura economica, ma è molto importante la dimensione culturale, la quale incide sull’identità e quindi sulla società, implica quindi “che la religione, i valori, l'arte, le idee, le leggi e la cultura in generale sono prodotti dalla realtà materiale”. I significati culturali sono dunque una sovrastruttura che significa in qualche modo riflettere infrastruttura materiale, ciò che gli uomini producono nel loro sforzo di trasformare il mondo per adattarlo ai propri bisogni. In verità molti studiosi marxisti hanno dato grande rilevanza allo studio della cultura a partire da Antonio Gramsci che si pone la questione degli intellettuali e dell'organizzazione della cultura. Marx afferma: Gli uomini agiscono insieme e nel mentre producono la loro individualità; gli individui si trovano in un sistema economico che li vincola, quindi il pensiero è condizionato fortemente dal sistema socio-economico; l’essere in una struttura socio-economica determina la nostra coscienza e la nostra identità. Marx si pone in una posizione mediana tra scuola francese, si pone a metà strada tra l’idea della scuola francese secondo la quale gli individui sono attori passivi e la cultura li influenza in maniera inconscia, e l’idea tedesca, secondo la quale la cultura è frutto di significati propri degli individui. Marx dunque sostiene che gli individui sono influenzati dalla struttura socio-economica, ma tuttavia agendo con gli altri, la loro condizione li porta ad alienarsi e, data la molteplicità della società, a prendere in parte consapevolezza dei propri diritti e agire modificando la società. Quindi il pensiero individuale è influenzato dal processo sociale, ma l’individuo, in nome della contraddizione delle società, può riprodurre o modificare la società. L’approccio Marxiano in sociologia ci porta a ragionare sul rapporto tra pensiero e società: questo è un tema centrale della sociologia della conoscenza e che richiede anche l’analisi del rapporto tra potere, cultura e società. (subculture e stratificazione sociale) PROSPETTIVA DI PARETO Per Pareto la cultura non è frutto della società, ma è il prodotto della psicologia individuale; l’individuo è un animale che vive di impulsi, sentimenti e stati affettivi (che lui chiama residui psicologici) ma poiché noi siamo animali culturali abbiamo bisogno di legittimare tali sentimenti attraverso credenze e valori (derivazioni): la cultura non è altro che una giustificazione collettiva che gli individui si danno dei loro stati affettivi, impulsivi e sentimentali Esempio: la credenza in un’entità sovrannaturale è una razionalizzazione di istinto di conservazione (persistenza degli aggregati), oppure la credenza nell’autorità (di un re, del papà etc…) è il riflesso dell’istinto umano alla socialità che presuppone gerarchia e bisogno di uniformità. MODELLO INDIVIDUALISTA-STRUMENTALE Tale modello è legato alla teoria delle scelte razionali, elaborata da economisti, è un approccio individualista che analizza gli individui come soggetti economici che ragionano calcolando costi e benefici. (=homo economicus) Per questo approccio, quindi, la società è un insieme di individui in relazione, mentre la cultura è uno strumento che serve agli individui per perseguire i propri interessi materiali. Esempio: La mutilazione genitale come risultato dell’azione strategica degli uomini che così possono controllare le mogli (in un contesto in cui vige la poligamia) vs nascita di figli fuori dal matrimonio in seguito adulterio e conviene anche alle donne per ottenere un buon marito, in un contesto di privazione ed emarginazione femminile. PROSPETTIVA STRUTTURALISTA (Levi Straus, Alexander) Questo modello riprende l'idea di Weber, secondo cui la cultura influenza la società (ricorda il funzionalismo). Questo modello si concentra nell’idea che la cultura è una struttura narrativa, una narrazione sovra-individuale (cultura collettiva) e l’insieme di queste producono il sistema istituzionale, economico, politico… (in questo vi è un richiamo alle rappresentazioni collettive di cui parla Durkheim) Vi è una struttura profonda del pensiero umano produce la cultura, la quale può assumere diverse forme e dare vita a diverse società: vi sono diverse società perché ci sono diverse culture. Secondo Alexander e Levi Strauss la cultura è una struttura profonda del pensiero umano: è il modo in cui funziona la mente a creare la struttura. CULTURA (freccia) SOCIETA’ VII. SENSO COMUNE E COSTRUZIONE DELLA SOCIETA’ In questa parte del corso ci occuperemo del rapporto tra potere e cultura, ma più in particolare andremo a riprendere le differenze fondamentali tra Scuola francese e Scuola tedesca per poter La memoria di ciascuno è stimolata e sorretta dai rapporti che intrattiene con altre persone, all'interno di reti di relazione più ampie ma è interamente una costruzione finale; la memoria è dunque un insieme dinamico, la cui coerenza è parziale, ricostruita di volta in volta, formata da un sedimento oggettivato nello spazio dell’esperienza accumulata da un gruppo, all'esterno degli individui. TEMPO, SPAZIO E PERSONA Gli studiosi della scuola francese ci insegnano che la concezione del tempo, dello spazio e della persona cambiano di società in società; anche quelle che sembrano categorie universali cambiano di contenuto a seconda della società. Durkheim per quanto riguarda la categoria del tempo opera una distinzione molto importante tra questa categoria il sentimento personale del tempo, ossia i nostri stati soggettivi di coscienza. Il tempo sociale è un tempo di vita misurabile (in una successione di anni, settimane, mesi…), noi possiamo concepire il tempo soltanto a condizione di distinguere in esso momenti diversi. In particolare Norbert Elias arricchisce l'analisi Durheimiana non tralasciando la distinzione tra tempo sociale e tempo vissuto, affermando che il tempo esatto è il tempo standardizzato calcolato con strumenti sempre più precisi di misurazione. Quindi il tempo sociale ed il tempo vissuto sono due cose diverse, eppure si influenzano reciprocamente. Anche le forme di pensiero sono prodotti storico-sociali: pensiero più astratto degli Europei vs pensiero più concreto dei cinesi. LUCKMAN E BERGER L’approccio di Luckman e Berger (sviluppatosi negli anni 60/70) tende ad unire l’approccio tedesco con quello francese: secondo loro la socializzazione è il processo attraverso il quel l’individuo diventa membro della società; dura tutta la vita e si basa sul linguaggio (prodotto e produttore della società) La costruzione della società avviene attraverso 3 fasi compresenti nella realtà: 1. Esteriorizzazione = processo di attribuzioni di significati concretamente durante le interazioni. L’uomo nasce come l’animale più debole, ma grazie alla cultura è capace di ovviare a tale debolezza. L’esteriorizzazione è vista come la produzione di significati che accompagnano la prassi (trasformazione della natura). 2. Oggettivazione = sedimentazione dei valori e concetti stabili, ovvero una cultura sedimentata, sviluppa un mondo sociale. I modelli di comportamento diventano così istituzioni. 3. Interiorizzazione = quando l’oggettivazione viene insegnata, avviene la socializzazione, che genera una società che viene interiorizzata. Inoltre Luckman e Berger affermano che la società sorge quando si aggiunge “un terzo” all’interazione duale e soprattutto quando si forma una nuova generazione: la socializzazione. Questi due sociologi distinguono due tipologie di socializzazione: Primaria: è caratterizzata dalle competenze di base che si acquisiscono in famiglia nei primi anni di vita; impariamo i ruoli, a comunicare il senso comune. Secondaria: attraverso la scuola, si basa su ruoli più specifici, ma le conoscenze più deboli vengono messe in discussione più facilmente; si può mettere in discussione la socializzazione primaria e dunque avviene una negoziazione. Essa si basa sull’emotività. Molte volte però accade che la socializzazione secondaria può mettere in discussione quella primaria, e gli individui cercano di “negoziare” questo aspetto e di far coincidere le due tipologie. Ma molto spesso può accadere che la socializzazione secondaria mette talmente in discussione quella primaria, tanto da generare una sorta di ri-socializzazione e di ristrutturazione (la conversione dell’identità e la messa in discussione della socializzazione primaria). VIII. POTERE E CULTURA: LA IDEOLOGIA Riassumendo… Il modello di Parsons = la società veicola i valori e l’individuo li interiorizza, di conseguenza l’individuo avrà un certo tipo di comportamento. Il modello di Luckman e Berger = l’individuo è influenzato dalla società e avrà un comportamento a seconda del gruppo a cui appartiene, perciò i comportamenti dipendono dall’identità sociale del gruppo. Dunque il rapporto tra identità e società è indiretto perché il nostro agire dipende dai valori che rimandano a credenze proprie della nostra identità. La realtà è quindi definita attraverso il linguaggio, il quale nasconde un modo di categorizzare e interpretare il mondo e ci porta a focalizzare e omettere alcuni aspetti della realtà. La classe dominante ha più potere nell’interpretazione della realtà (es. i gruppi sociali dietro i media) e dunque deve legittimare quest’ordine sociale. IDEOLOGIA E POTERE Il concetto di potere e quello di ideologie sono sempre stati strettamente legati, il potere è un concetto chiave della sociologia e indica la capacità da parte di un individuo o di un gruppo di far valere i propri desideri e interessi anche di fronte alla resistenza altrui. L'ideologia invece è un tipo possibile di giustificazione del potere su cui chi detiene il potere può cercare di fondare la propria legittimità. IDEOLOGIA Potremmo affermare che l’ideologia è il rapporto tra cultura e potere, che spesso ha una concezione negativa. Ma in realtà quando vi è un periodo storico in cui si afferma che è “l’era della fine delle ideologie”: è proprio in quel momento che vi è un’ideologia più forte, dominante e determinata. Uno dei primi a parlare di ideologia è stato De Tracy (tra il ‘700 e ‘800) che da una prima definizione di ideologia: “essa è la scienza che studia la produzione delle idee”, il concetto di ideologia quindi rimandava allo studio delle idee. Ma in realtà vi è una seconda definizione più appropriata del termine ideologia ed è proprio quella di Toynbee: questo storico inglese afferma che esistono vari tipi di ideologie (sono il prodotto della società moderna), ad esempio il nazionalismo, il comunismo ed il liberalismo, che sono delle rappresentazioni della realtà laica che vengono riprese in una visione cristiana e laicizzano, tutto questo avviene per legittimare un’organizzazione che dà senso alla realtà attraverso la scienza; quindi l’ideologia è prodotto tipico della società moderna. L’ideologia è quindi un sistema, con un buon grado di coerenza interna, che da una spiegazione sulla realtà sociale e legittima le istituzioni politiche ed economiche vigenti, opponendosi al tradizionalismo religioso e giustificando l’ordine politico ed economico in nome della scienza. (es. il fascismo ed il nazismo) L’ideologia è una secolarizzazione del sistema culturale che legittima l’ordine sociale; ma è molto importante non confondere il concetto di ideologia con quello di cultura: la cultura è l’insieme dei significati socialmente condivisi di una società che rimandano a norme, valori, credenze e simboli; l’ideologia, invece, è un sotto-insieme del sistema culturale che rimanda a quei significati direttamente volti a legittimare l’ordine sociale. I criteri che consentono l'individuazione di un’ideologia sono: a) una visione del mondo con un alto grado di coerenza interna. b) prodotta esplicitamente da gruppi di intellettuali, ma diffusa a più ampi strati della popolazione. c) che ha la funzione di legittimare o giustificare i rapporti di potere presenti in un gruppo sociale o in un’intera società. d) a partire non da fonti ultraterrene, ma richiamandosi all’autorità scientifica *PICCOLA RIFLESSIONE* Negare l'ideologia non potrebbe essere ideologico? Pensiamo a chi ponendosi di volta in volta come un nuovo attore professa l'inesistenza delle categorie politiche (destra, sinistra…) sostenendo una posizione pragmatica che sia giusta, vera e obiettiva per tutti. Forse tale attore non sta accettando il senso comune? Ed il senso comune è neutrale? O forse tale attore sociale sta riflettendo la visione dominante/l’ideologia nella sua epoca? 5 ACCEZIONI ATTRIBUITE ALL’IDEOLOGIA Tale concetto ha subito vari cambiamenti, possiamo noi identificare cinque accezioni diverse di ideologie. 1.L’IDEOLOGIA COME DIFETTO DELLA RAGIONE In questa prima accezione l’ideologia è scollegata dalla realtà, è un modo di pensare errato. Tale accezione deriva dalla fine del ‘700, dagli illuministi che credono che esista una sola ragione, per cui l’uomo deve abbattere tradizioni (religiose e non), le superstizioni e basarsi sul modo corretto di pensare: unico e razionale. Gli illuministi quindi definiscono ideologica la posizione della chiesa, che con la sua tradizione religiosa vuole ingannare il popolo, dominandolo. Gli illuministi, quindi riprendono il modo di pensare di Bacone (MOLTO IMPORTANTE: Bacone non è un illuminista, ma gli illuministi riprendono da lui il modo di pensare). Bacone afferma che il pensiero umano deve essere pulito dagli “idola”: ovvero pregiudizi. Tali pregiudizi ostacolano un giudizio corretto e neutrale sulla realtà. Gli illuministi riprendono questa idea di Bacone ed utilizzano il concetto di ideologia come un pensiero distorto della realtà. dominante), ma è sbagliato pensare all’ideologia come falso pensiero in sé e anche come errore psicologico. Tutti gli individui hanno una visione implicita del mondo e agiscono in funzione di questa, la quale deriva dal gruppo sociale a cui appartiene l’individuo, ogni individuo ha una diversa percezione del mondo. Lo studioso deve individuare i diversi punti di vista per giungere ad una sintesi. L’ideologia fa parte dell’uomo, ma l’ideologia della società è quella della classe dominante, alla quale si oppone sempre un’altra posizione. L’utopia è ideologia giudicata falsa dalla classe dominante, ma in realtà è una contro-ideologia che vuole mettere in discussione l’ideologia della società. La società è differenziata in gruppi, i quali hanno una visione implicita del mondo, e il nostro modo di agire è influenzato da ideologie paradigmatiche; dato che esistono rapporti di potere tra i gruppi sociali, la classe dominante e quella che la contrasta elaborano ideologie organiche, perciò cercano di elaborare una visione esplicita dalla loro visione del mondo implicita e creano un’ideologia sistematica. Successivamente l’ideologia. Sistematica della classe dominante diventerà l’ideologia dominante. Questa ideologia è filtrata diversamente a seconda dei gruppi sociali, i quali accetteranno questa ideologia in modo differente. Lez 19/11 TEMA DELL’IDEOLOGIA : RAPPORTO TRA CULTURA E POTERE Vi sono diverse accezioni di ideologia che hanno in comune tra di loro vari aspetti: Mannheim, che risente fortemente dell’influenza del marxismo, afferma che l’ideologia è “prospettiva del mondo” in senso che ogni individuo sviluppa una visione in base al suo gruppo sociale di appartenenza; il gruppo sociale più importante è la classe sociale perché classi sociali diverse hanno visioni del mondo differenti. Egli individua anche altri collettivi che possono influenzare la concezione del mondo di un individuo : in una stessa epoca vi sono mondi paralleli perché esistono generazioni diverse, che hanno sguardi diversi sul mondo. Inoltre egli attua un analisi precisa dell’ideologia mettendo in evidenzia come le varie prospettive sul mondo non siano tutte allo stesso livello, piuttosto ce né una che domina sulle altre: quella della classe sociale dominante, che riesce a fare dell’ideologia lo strumento di legittimazione di un determinato ordine economico, sociale e politico. Mannheim crede nella scienza come strumento per decostruire questa ideologia e per rilevare, attraverso una ricerca empirica, le diverse visioni del mondo che sono presenti in una società complessa (approccio relazionista = in relazione al punto di osservazione da cui guarda un individuo in base al suo gruppo di appartenenza). E crede anche, che gli intellettuali (gruppo specifico) avendo un rapporto meno immediato con gli interessi materiali e avendo strumenti culturali sofisticati possano fare una sintesi per giungere a una visione del mondo condivisa. Infatti per Mannheim l’intellettuale non deve smascherare l’inganno, bensì comprendere le differenti ideologie, i differenti punti di vista, per poi giungere, grazie alla sua peculiare condizione sociale (distacco dalle attività concrete, posizione per certi versi marginali e non collegata a una specifica classe), a una visione sintetica. Nel 1829 Mannheim si concentra nella sua opera “ideologia e utopia” in cui afferma che l’ideologia ha una funzione conservatrice proposta dalle classi dominanti, secondo l’autore l’ideologia è il paradigma del pensiero, in quanto chi fa parte dell’ideologia dominante non è in grado di accorgersi delle altre e non pone in esse una sensibilità. Allo stesso modo, quando l’ideologia dominante funziona, anche gli altri gruppi sociali tendono ad accettare l’ideologia imposta. Però se ciò che dice Mannheim è vero, quindi gruppi sociali diversi hanno visioni diverse, allora c’è una classe sociale che propone una contro-ideologia alternativa, in quanto l’ideologia dominante ha sempre degli avversari, in genere c’è una classe media ascendente che vuole contrastare il potere politico ed economico della classe dominante e cerca quindi di sistematizzare la sua ideologia proponendone una alternativa. Mannheim parla anche di utopia che è definita così dalla classe dominante per screditare le altre visioni, utopia ovvero qualcosa che non ha luogo per questo non esiste al momento ma può realizzarsi. Yuxin, predice una situazione molto simile a quella attuale, egli afferma che la dittatura perfetta avrà le sembianze di una democrazia “una prigione senza amore nella quale i prigionieri non sogneranno mai di fuggire” (significa accettando in maniera acritica un imposizione senza cercare alternativa) e continua affermando che grazie al al consumo e al divertimento gli schiavi ameranno la loro schiavitù. N.B Yuxin afferma che può crearsi un ideologia che fa finta di accettare il dissenso e tende a soffocarlo. A tal proposito è questo il motivo per cui Mannheim afferma che accanto ad una ideologia c’è sempre un utopia, quest’ultima apre nuovi orizzonti e mette in discussione il senso comune che è stato impregnato dall’ideologia dominante, l’utopia serve a creare un alternativa e quindi un conflitto sano che può portare al cambiamento positivo. Qui l’autore vuole dire che riconosce la dimensione simbolico-culturale dell’utopia. rendendola umana per vivere meglio nel mondo, ma è anche allineato e distrutto dai sistemi economici che in cambio di profitto trasforma gli uomini in strumenti. E la natura umana è annientata perché l’uomo è anche homo sapiens, ovvero produttore di significato e vuole conoscere il mondo. Però sistema capitalistico tende a distinguere gli uomini che rappresentano la mente e gli uomini che rappresentano il corpo per creare una classe sociale strumentale, creando così una distinzione tra corpo e mente; Gramsci controbatte affermando che anche in un lavoro artigianale vi è sia la manualità che l’intellettualità. Gli uomini si possono ribellare, però rischiano la vita, inoltre non si ribellano perché vi è l’ideologia che tende a legittimare infatti il capitalismo funziona perché riesce a trasformare l’idea di profitto in senso comune. L’idea di una contro-ideologia all’interno delle classi subalterne è difficile che si formi se non è organizzata perché siamo immersi nel senso comune. Il senso comune da una parte contiene alcuni significati dell’ideologia dominante e da un altra contiene altri elementi quali rappresentano visioni tradizionaliste de passato (folclore, tradizione, religioni) che fanno in modo che le classi subalterni non riescano a creare una contro-ideologia differente dall’ideologia imposta dalle classi dominanti del passato. In sintesi Gli individui nella loro vita ordinaria sono legati a folklore, tradizioni, visioni religiose, e ideologia dominante: diversi strati di significato che sedimentatesi nel tempo impediscono ai gruppi dominanti di prendere coscienza della loro condizione di subalternità. La classe operaia, se vuole uscire dalla sua condizione sociale di subalternità, deve dar vita a un processo egemonico, e dunque a un blocco storico nuovo (contadini e operai e ideologia comunista) attraverso l’intellettuale organico che è il partito. Gramsci non crede esista solo un tipo di intellettuale, che possa prendere consapevolezza e far prendere consapevolezza e capace di creare una sintesi delle ideologie alternative, ma afferma che esistono diversi intellettuali, quali persone che hanno una posizione agiata all’interno della società (insegnante, avvocato, ecc.) ma non sono i grandi imprenditori, ma un gruppo sociale che viene dal passato. Gli intellettuali dunque possono essere: tradizionali (un ceto a sé stante che in realtà viene dalla classe dominante del passato), poi ci sono gli intellettuali organici al capitale ( intellettuali che veicolano l’ideologia dominante). Secondo Gramsci la classe subalterna per ribellarsi e affermare un idea deve istituire nuovi intellettuali organici al mondo dei lavoratori (non al capitale, anzi che lo contrastino), e creare blocchi sociali unendo più classi tra le quali sono condivise diverse idee; per questo Gramsci crede nella creazione di un partito comunista di intellettuali al servizio di contadini, che sappiano veicolare i valori borghesi. Gramsci ci fa vedere come i conflitti sociali si alimentano dal conflitto ideologico e di quanto l’ideologia si affermi se diventa egemonica trasformandosi in senso comune e orienta le persone. N.B. il neoliberismo è l’ideologia dominante che legittima l’ordine sociale. Tenendo conto di tutte e 5 le prospettive dell’ideologia si evidenzia che l’ideologia è una visione del mondo che da un lato giustifica il sistema di potere e inganna, perché produce la violenza simbolica (Bourdieu),ovvero impongono una visione del mondo che appare giusta e corretta (l’operaio è perdente perché pensa con le stesse categorie mentali del padrone) e dall’altra fornisce un’identità, una memoria collettiva, apre un orizzonte e da vita ad un’idea emancipatrice, ciò significa che produce un identità collettive, integra la società, fornisce dei principi di giustificazione che in linea di principio rendono possibile paradossalmente la loro messa in discussione e la nascita di contro-ideologie: l’utopia. L’ideologia è come un libro che apre al lettore un mondo, da una parte quel libro è stato scritto da un autore che ha interessi d’altra parte può essere reinterpretata dal lettore in modo nuovo. Ecco perché vi è un collegamento tra l’emancipazione dell’ideologia e l’educazione : l’ideologia da una parte inganna dall’altra propone i presupposti per l’emancipazione. In questi termini la cultura è un’arma nelle mani dei più potenti, ma quando se ne appropriano tutti diventa un’arma della critica nei confronti del mondo, ed è un arma che rende possibile mettersi sullo stesso livello e proporre una nuova prospettiva dominante differente da quella proposta della critica. Lez 22/11 LA SCUOLA DI FRANCOFORTE La scuola di Francoforte continua sulla linea della prospettiva tedesca sviluppando ulteriormente, e tratta il tema dell’ideologia e del rapporto tra potere e cultura. È inoltre una delle maggiori scuole che ha elaborato concetti di base che fanno parte del linguaggio ordinario. Con la scuola di Francoforte si intende un gruppo di intellettuali di matrice filosofica e sociologica che si riuniscono intorno all’istituto per la ricerca sociale di Francoforte (fondato nel 1923), e provano a unire la riflessione teorica, tipica della filosofia tedesca e dello storicismo, alla ricerca sociale. Questa scuola è formata da studiosi che hanno una formazione marxiana ed integrano Marx ad altri autori, si rifanno anche a Kant, Weber, Simmel e Freud. Studiosi che vivono il periodo del nazifascismo, sono dell'alta borghesia che si pongono l'obiettivo dello studio della società. La scuola di Francoforte ha una lunga tradizione : si forma negli anni 20, si sviluppa negli anni 30 trasferendosi successivamente in altri paesi d’Europa fino a giungere negli stati uniti; nel secondo dopoguerra venne ricostruita e mantenuta nel corso del tempo dai suoi eredi. Ma questa scuola affrontò delle difficoltà in quanto i suoi componenti erano di origine ebraica e per questo furono fortemente perseguitati a causa dell’avvento del regime fascista nel 1933. Tra di loro vi fu qualcuno che non riuscì a fuggire, come ad esempio Benjamin uno dei più anziani del gruppo, che in procinto di essere catturato in Spagna, per non cadere nelle mani dei nazisti si avvelenò. Fortunatamente gli altri esponenti della scuola giunsero negli Stati Uniti portando una grande innovazione. I MAGGIORI ESPONENTI ● Benjamin che, nonostante fosse il più anziano del gruppo, per certi versi è il più innovativo. Affronterà questioni importanti ● Adorno, tra i fondatori, famoso per il suo studio sulla personalità autoritaria. ● Max Horkheimer che fu uno dei primi direttori della scuola, darà inizio allo studio dell'unione tra Freud e la società ● Herbert Marcuse uno dei maggiori intellettuali che fu un leader nel “68 in America e il più seguito dagli studenti americani poiché affronta diversi temi come l’eros, la civiltà, l’uomo e la dimensione di esso. ● Erich Fromm, psicoanalista e sociologo che ebbe un grande successo editoriale con il best seller “avere o essere ?”. ● Jürgen Habermas uno dei massimi sociologi viventi che fu un erede di questa scuola è la porto avanti Trattano il tema del capitalismo e come si sta modificando e con la direzione di Durkheim Studiando la sociologia applicando il metodo della psicoanalisi di Freud Ciò che accomuna questa scuola è l’idea che la società vada studiata come una totalità, questi studiosi si oppongono all’approccio positivista che si sofferma sui singoli fatti in quanto ritengono questi ultimi privi di senso (idea ripresa da uno studioso marxista Lucash). Sono studiosi tipici dell’Europa centrale, esprimono in pieno la cultura tedesca e la caratterizzano sulla base dell’analisi della società concreta unendo la filosofia con la ricerca empirica. Partono dal presupposto che la ricerca empirica deve essere al servizio di un sapere emancipatorio, capace di aumentare la conoscenza dell’uomo rendendolo un individuo caratterizzato da una razionalità emancipatrice, libera dallo sfruttamento e dal dominio,libertà possibile attraverso lo sfruttamento della ragione. Questi studiosi analizzano nei particolari l’economia capitalista mettendo in evidenza come il capitalismo e I suoi aspetti negativi porti al totalitarismo. Furono coloro che vissero il dramma del nazismo e del fascismo interrogandosi sul perché si sia arrivati fin lì. Giungono alla conclusione che il nazismo e il fascismo non sono alternative al capitalismo, ma sono la diretta conseguenza dello sviluppo intensivo del capitalismo che va ogni volta in crisi producendo scontri che portano così al nazismo e fascismo. A chi bisogna parlare? Alla classe operaia? Che riprende la stessa idea borghese che deriva dal capitalismo che tende a sviluppare una personalità autoritaria, una meccanizzazione che va alla ricerca di certezze e pone regole rigide all’altro senza conoscerlo. E lo studiano osservando il capitalismo Mettono in evidenza questa società amministrata anche quando mantiene una democrazia formale che però non è tale dal punto di vista sostantivo. Markhouse uno dei principali intellettuali di questa scuola, è uno uno quegli ebrei che riesce a scappare e proseguire l'attività accademica negli stati uniti d'america E diventa uno dei principali emblemi di questa scuola È un uomo di libertà che punta ad una critica della società capitalista per individuare attraverso un sapere critico una via d'uscita che faccia leva sulle conquiste della modernità Nel 1941 Razione ed evoluzione mette in relazione 2 tipi di ragione: ● Ragione strumentale ● Ragione critica che sviluppa a pieno le conoscenze umane al fine di garantire un bene comune Nel “55 scrisse un'opera: Eros e civiltà mette in evidenza come la civiltà si sia imposta distruggendo l’eros ed è per questo che viene meno la capacità creativa e artistica dell’uomo. Mettendo insieme Marx e Freud uno studio fondato sulla personalità dell'individuo Riprende l'analisi freudiana, un essere che si muove tra amore e morte pulsioni che ci fanno vivere dentro una società che ci chiude in gabbia con la sua modalità borghese, la società per Freud è qualcosa di positivo per l'insieme degli individui ma negativo per la singolarità dell'essere Per Markusen invece è un animale che ha bisogno della società la cerca, un minimo di controllo serve nella società un coordinamento il problema è quando il potere va oltre quando vuole controllare del tutto l'individuo è quella repressione che va combattuta Si ferma sul dominio sociale sull'individuo e sul eros Nel “36 Benjamin notò il dominio della tecnica e la fine della cultura attraverso cui l’uomo si realizza, e afferma in un opera, che l’arte si è sempre caratterizzata nella storia per essere un evento unico, ma che con il sopravvento della tecnica è stato reso possibile riprodurre l’arte e quel momento perde l'aura di unicità e originalità. Questi studiosi affermano quindi che si produce una semi-cultura, ovvero una cultura che vale di meno e pecca di originalità perché manca l’esperienza originaria. Vi è una forma di cultura che nasce nella società industriale quale “cultura documentata” in cui i prodotti culturali sono eseguiti e mostrati a un pubblico di spettatori tramite cinema, televisione letteratura musica etc.. La cultura diviene massificata : distruggendo da un lato la cultura aristocratica (alta) dall’altro anche la cultura popolare, tutto viene omologato e standardizzato. La cultura diviene un prodotto da acquistare per prestigio. Vi è un altra ricerca che pone un indizio di come la società contemporanea a capitalismo avanzato si basi sull’esaltazione della tecnica, la mercificazione e il denaro: Lowenthal condusse a proposito, uno studio sulla cultura Americana notando come ciò che viene esaltato nelle riviste popolari è l’inventore e l’imprenditore di conseguenza vi era un esaltazione di queste figure che premiava l’economia capitalista basata sull’impresa. Poi il continuo sviluppo del capitalismo diede vita ad una società diversa, portando le riviste popolari a concentrarsi sui personaggi quali:l’attrice, la diva o l’atleta, ovvero persone legate al consumo. Questo segna il passaggio del capitalismo che ha reso l’uomo un consumatore passivo incapace del senso critico. Quindi il capitalismo con l’esaltazione della tecnica produce una cultura di massa spazzando via quella popolare riducendo tutto a semi-cultura. Chiamata veloce nei momenti della società dello Stato con la forza, con la violenza, abiti Stalingrado, Internet cresce, il grande capita di acquistare pressione fa il paio con un caso come creazione borghese all’autorità. Che sia già in famiglia, dove ci si siede al rispetto della verità, del fatto e famiglia. Ad assumere il ruolo di capo indiscusso che bisogna bisogna vedere. Cosa fa la famiglia borghese attraverso il rispetto nei confronti della virgola i valori. Pericoli, valore dell’onore. Della disciplina. Uffici, si muore, il riscatto dell’umanità si umile, non andare o seguire binario, che la società piatto. E faccio, come dire? Ah sì, che la società sia impostato quello che voglio, che aveva un principio di realtà, sentire la realtà così come è organizzata. La forza della potenza creatrice e liberatrice nelle masse influisce sulla capacità dell’individuo di essere un animale creativo con cui lavoro, espressione di uno sforzo fisico o intellettivo e l’uomo apprezza il lavoro. Un vero lavoro artistico, intellettuale, anche mantenere vivo esprime. La sola natura di produzione della società. Ebbene, questa creatività sta forza liberatrice. Essi desiderio su su amore per la conoscenza, dire immediato Stato costretto. Voglio una cassa sociale, se succede la classe. Cui lavorano appunto tale. In questo sistema ormai. E. Principio di piacere.de adesso una persona di secondo livello non è una riflessione che serva la Federazione, quella pressione, quel di più, sarebbe invece combattere quella riflessione che si riesce ad esercitare, anche perché molti individui dire, siedono, devono educati. L’Italia ha bisogno di altre agenzie di socializzazione, ad esempio la scuola, la scuola per la postura semplicistica, un rapporto basato sono la verità, insegnate Siri uscenti dal puntate. Cosa punta a sapere nozionistico di azioni su conoscenze imparate a memoria, che sembra semplicemente riprodurre il rapporto di potere tra chi sa chi non sa, ma come dire, è una semplice erudizione, non è qualcosa che per vedere effettivamente con l’intellettualità. La capacità di codificare a comprendere completi, questo questo potere, diciamo comprendere come apprezzarsi, come? Culo. Obiezione, sciare simile a quella delle agenzie? Un esercito? Allora sanzioni per eserciti così via, quindi lo Stato borghese dei disciplina consumo attraverso la famiglia, perché verso la Francia, come per esempio la scuola stessa, la scuola, questa è la scuola di amici, parlano di connessa con la cura conservatrice, la scura, e cioè che a veicolare smettere ma lui? I valori del carisma religioso, di un modo integrale, diffusione cristiana come nero, timore e non come amore. E lo ha trasmesso i valori tradizionalisti casata sulla gerarchia, sugli specchi si muore sull esaltazione della pace della nazione contro le altre nazioni. Quindi rispetto anche lì dell’Agenzia. Sappiamo tutti la stessa nazione, quindi non vi dico non e si può sfruttare che mi dico massimo dello straniero, qualcun altro e con una forte spinta a conformismo, a quello ha chiuso conformismo questo concerto. Quello che diceva quello che diceva gli stessi anche loro, quando parlavamo insieme, stereotipato, no pensiero. Sto arrivando, giro fatto di pregiudizi perché ci socializzato di ordine. Ascheri disse che Dio, Sicurezza, certezza importa a quale c’era palazzo di status della famiglia, vuol dire. Tu, ma tu sei la società moderna come tutti. Un meccanizzati dove tutto è prodotto in automatico all’interno del sistema che mercifica ogni aspetto della vita. Follia per bene. Che cosa avviene? Avviene cambiamento antropologico. Lo stordimento, orologi quell’uomo in direzione Roma, produttore, consumatore, produttore, massino sul lavoro passivo, è un prezzo che mi ha ragione. Abbiamo già, abbiamo già detto e c’è un cambiamento troppo logico che consiste nel fatto che l’uno perde la sua coscienza ferisce. La coscienza infelice che lo lotteria, tempo che passate a cui sento invece una coscienza felice. Ma attenzione a queste parole, intendere racchiuse, che coscienza infelice e per coscienza felice, l’uomo va sempre no? Avuto una coscienza infelice, che senso era un uomo che non si accontentava del quotidiano? Non si accontenta, resistente. C’era sempre questo spingere l’uomo. Niente ha a cercare di migliorare la vita di tutti i giorni. Per esempio, a vivere già a soddisfare i bisogni, desideri immediati, sempre aperto all’idea di qualcosa di diverso, no alla, cioè, quindi c’è sempre accompagna una sorta di insoddisfazione che può però quella nostalgia di fondo a quell infelicità. Conoscenza che infelice, io no, papà è un essere mazzo gli si da sempre qualcos’altro, no, come quando noi diciamo che Stufo, questa routine sempre lo stesso. La vogliamo che quella spinta, se volete, che ci porta in centro a chiuse agli Diana, io potremmo dire per esempio anche. No, trascendenza, no, il credere in una spiritualità, in una religiosità eccetera. Anche qui è una richiesta dell’uomo che va oltre resistente, che fa la ricerca di qualcos’altro, dell eternità, di una Convenzione con Dio. Anche quella è una sfida, no rispetto alla pari e dolori della vita. Portava terreno, la vita terrena. Tempo, vediamo politico di un mondo più giusto, ideale di una di una vita improntata all’arte e uscì, possiamo esprimere al meglio. Ecco, l’uomo va sempre in quanto animale culturale l’ha sempre avuto questa coscienza infelice, non ha fatta, raggiungeva di di di di soddisfarli. Sono ricercava e di livello superiore, può essere desiderate, però nel nostro studioso non apparirebbe che fanno. Pronto alla fine diciamo dei nostri spiega anche quando soffiamo soffiamo perché spesso non siete la stessa della nostra sofferenza. Sul fatto che non miriamo distacchi nostri dischi. Questo desiderio erotico, sentimentale, questo mistero politico. Prossimi sei arrivato vegetazione, oggi sentiamo come diciamo su strano, perché? Perché parola? Felice che, per quanto inizialmente possa sembrare negativo, una stronza. Grazie per creare. Stessa revolver e lui ritornerà. Ebbene, ora ti sia raggiunto un sistema così complesso, soddisfare tutti i bisogni reali. Si domandò, sistema moderno capitalistico basato sulla carriera di montano, sulla produzione continua fino a sessista? Cioè diventato un sistema così. Sì, non svolgere solo la funzione economica. Buongiorno, la funzione tale da. La produzione fine a se stessa, l’individuo schiacciata sulla sua dimensione economica è un individuo che perde la sua coscienza infelice per quella spinta a farlo, ad andare oltre. Quella spinta ideale? E l’uomo che diventa rientra fruttarismo passivo, ecco così furba sistema capitalistico Whatsapp, quello del 900 avanzato non sistema che porta passività di un sistema che trasforma cronologicamente dopo giallo di canoscenza. Invece va felice che vuol dire? Semplice, allora a questo punto? uno dire dovremmo dire una coscienza Uno dire, dovremmo dire una coscienza. Io? Vieni Giovanni sistema questo che giorno individuo living una finta felicità. Vediamo che cosa. Che cosa diceva? Per cui si dice innovazione che con logica. Mattino della scienza, filo di figli. E l’accumulazione. Sì, c’è un meccanismo di basissima carinissimo. faccio ha raggiunto un livello tale da liberare il tempo di spiegare allora Faccio ha raggiunto un livello tale da liberare il tempo di litigare allora. E lo sappiamo, no? Che cosa ha fatto così? Assassino, pezzo di proprio. A La lenza. Vero? Io te. La vostra dizione, le contraddizioni, perché? Per vivere e sopravvivere. Quindi libera per riduce quello che Max, che avrebbe la dipendenza dell’uomo dal mondo della necessità di lavorare perché sto fatto? Non riesco a capire, giunse per ripararlo e avere una casa o no per per produrre ricavi soddisfatti, sogni di no e poi anche. Soddisfa? Però se sentissero realizzato Più mi soddisfa? Sono infatti liberata dalla tecnologia, oggi in parte fanno il nostro lavoro, quello che facevamo noi in passato si libera tempo e dice qualche mese, se si libera tempo potenzialmente si libera tempo per l’individuo per diventare essere. Fuga. Uomo di piacere. Prende la mente il sopravvento sul principio di realtà, sto sulla costruzione. Bene, tutti abbiamo che bene però. Le contraddizioni che l’innovazione tecnologica, mentre libera il tempo. l'attività che faceva L’attività che faceva l’università allo stesso tempo, nel liberare questo tempo ce lo fa occupare un’attività fittizia. Ciò che fa sera. Tende a coprire le diverse sfere, la vita. Cioè? Lo spazio alla mercificazione di attività che soddisfano i nostri istinti immediati. Allora ecco che faccia l’economia del direttore. Abbiamo qui perché libero lavoriamo di mega, abbiamo il fine settimana. Sono usciti, possiamo avvertirci? Però. Discoteca fatto. Tutto il resto. Quello che noi rispondiamo di tempo normale grazie all’azione Prologic. In realtà mentono per respirare. Realizzarci, ma d’azione ma diventate info per consumare altri prodotti che capitalismo ci propina conindustria nel divertente. Con lindus, con altri? Sì. Allora che cosa avviene? E. Programma una società, siamo nel 60 consumista dove ciò che conta, quanto tu sia capace di consumare insieme, dunque solo. Consumo sulla soddisfazione in negano bisogno attraverso merci. Non riusciamo più a trovare una modalità di realizzazione, di espressione, di socialità, le amicizie che non passi attraverso diversi. Ecco l’uomo, la dimensione. Lo può consumare? Rischiato, cazzo, ora tu così. E c’è la soddisfazione immediata. Lavoro una settimana ancora arriva il fine settimana che faccio, vado in discoteca ubriaco? Cerco di apprezzare quello zero, la frustrazione di 5 giorni dove sono stato un pezzo dell’ingaggio, di un divertimento fine a se stesso e sempre all’interno di un meccanismo. icon frazione consuma crepa è tutto lì è tutto notiziato divertimento Icon frizione consumano, consumano, crepa, è tutto lì. È tutto notiziato, divertimento, indotto, schemi. Ou? Ci ha. Perché ho tirato? Famiglie di operai. Al centro commerciale. Centri commerciali, Senti cominciato ad acquistare anche quando non serve. Vuoi venire qua? Siamo in un sistema che la direzione direzione prova ma chiuse. Ci arriva acquisto di cuore delle tendenze che oggi rileviamo come dire radicalizzato, certi mai visti. Quindi c’era soddisfazione. In Italia, però, la coscienza felice che cos’è la coscienza parlata? Lo ci accontentiamo, si lavoriamo sodo, si lavora, non mi va bene, io no, poi magari mi diverto perché ciò giusto per fuori gruzzoletto per comprare l’ultimo tipo di nome dell’ultimo tipo di modello di TV per rabbia. Ottimo servizio di servizio, tutto diventa come dire, legato al consumo, del quale c’è un sistema di profitto che fine se non. Solo lavoratori. Un tempo nella bene, prendi, sta uscendo, va anche il bene culturale, diventa un bene di Stato. Fermerà verso di tutto bene la sua funzione di fondo. Dire meno, perciò è più una cultura. La cultura di versata e semi cultura. OK. Questo proposito. Fa fa bene, mi. È una delle sue opere che è. l'opera L’opera. All’epoca delle riprese, riproducibilità tecnica? Cosa dice? Ci sarai innovazione tecnologica è stata. C’è anche latte. C’è la parte importante, la cucina più alto. Visto ridotta da qualcosa di massificate di riproducibile. L’opera parte all’epoca la riproducibilità. Possibile riprodurre la loro parte come atto pubblico creativo del grande artista del genio? Aveva una funzione, una funzione innanzitutto religiosa, aveva un avrà? Laura parla di annua bene, che cos’è Lauro al gas? No, non è quella parte religiosa sacra. E se no, la mamma di vista, il quadro no. Annalisa, qualcosa di. Chi unico? La Divina Commedia di unico in quell’ora. Ma tutta la grazia dei primitivi, una funzione sacra, religiosa, culturale. Va bene dove vamente con l’innovazione, col progresso nei secoli, che la società capitalistica moderna instaura, si perde perché tutto riprodotto nelle cose. la divina commedia oggi sono milioni di cose si perde l'unicità si prende le unicità non sono il prodotto insieme cambia la fruizione un tempo quello spettacolo si vede solo a teatro oggi lo puoi guardare in tv La Divina Commedia, oggi sono milioni di copie, si perde l’unicità, si prende le unicità, non sono il prodotto insieme. Cambia la fruizione. Un tempo quello spettacolo si vede solo a teatro. Oggi lo puoi guardare in TV. Fare si prende la posizione unica. Che modifica per l’esperienza dello tra il chi ha prodotto l’opera d’arte fruitore. No? Tutto è riprodotto in sede. Tutto viene diminuito, quindi questa parte, anche in questo caso anche la diventa qualcosa di meccanico? Dice i reggini. Nazisti, fascisti, che cosa hanno fatto? Si sono sentiti il latte, la politica. In nazismo, che cos’è il nazismo? Si basano molto sulla dimensione estetica. No, era bitrate. ma quella cosa non proprio grazie ma no hitler Ma quella cosa non proprio grazie, ma no. Hitler che alzò il braccio della massa coordinate, era un’opera d’arte, non c’è previsto. Word, liberismo del latte di ripreso dai regimi nazisti e fascisti. Innovativa per esaltare il genio contro il popolo ignorante e dall’altro terroristi zare tutto e rendere. Eros, reprimere sapere critico l’impostazione critica che la può donare. Riducendolo a mero meccanismo irrigidito di riproduzione di una volontà di potenza. Scusi Così mi sono spiegato perché proprio bene, mi crede. Che servivano la rivoluzione, per esempio, bolscevico, comunista, perché credeva che l’arte potessi diventare un qualcosa grazie alla riproducibilità tecnica di cui poteva finire anche lui poteva fruire anche le masse, quindi un’altra per tutti. Ci prendiamo questo di buono della riproducibilità delle contraddizioni, la riproducibilità. Prendi tutto a disposizione di tutti. Ancora? Però occorre la contraddizione perché questa produzione democratica? Il soprano dal fatto che si perde la fascia. Ridotta a pura merce di consumo. e tu prendi un caffe Riproducibilita tecnica vedo qualcosa che ho già visto e perdo il significato dell’opera. Pizza, prendendo tutto se stesso, siamo tutti passati, compriamo tutti quella cosa delle quali a se stessa, eccetera, ci rende non solo diciamo più stupidi o potenzialmente meno intelligenti, capaci di intelligere il modo di comprenderlo. Buonasera diretta con qualcosa che ci possa stare. Ciao, servivano? Si rivela come la cultura stessa abbia assunto la natura antidemocratica. Perché non prende possibile vaccinazione? Elevazione vuol dire può dire di tutti e basta che potete portare un poco sufficientemente informato per sapere. Contro le ditte contro la gerarchia, ma semplice la gelatina battuta. In superficie solo superficiale, non si può, grazie resta e c’è questa massa uniforme critica. Probabilmente la passa manipolare. Posso capire il primo capo? Ah, se quello che ha avuto con i regimi ed è quello che vi consiglio su ciclicamente, può avvenire con un sistema capitalistico. di sovrapproduzione Tutto viene stardadizzato Di sovrapproduzione. Fede. Scudi interessante? La scuola di Francoforte Lowenthal Allo studio per capire come cambia. Appunto, però che fosse viva lui. Come cambio i punti di riferimento della società e loro sanno cosa fanno, studio. Sui contenuti delle principali riviste statunitensi che tratterò riviste popolari. Purtroppo delle biografie che poi diciamo di personaggi famosi, no riviste popolari che parlano diritto di rimanerci. E cosa scopro io? Poi gli 800, inizio 900. Io penso oggi fossi. Imprenditore di successo. Ho inventori, scienziati. Invece di 40, 50 di riviste popolari, comincia a parlare di altri. Insieme del ciclo di scrivere lo sport. Questo è il segno dei tempi, sono società incentrata sulla protezione, sul lavoro, sull’auto imprenditorialità, dove si esaltava di inventore, lo scienziato imprenditore. Si passa società di consumatori, passi, devo salti divisi. Chissà chi riesce a vivere senza prepara nemmeno per lavorare. Qualcuno gli attrezzi? Gli eroi moderni. Sono questi più legati al mondo dei consumi, al mondo culturale. pro cosenza questa questo moltiplicato per spiegare il passaggio alla cultura semi cultura per affermazione Però, cos’è questo? Moltiplicato per spiegare il passaggio alla cultura semi cultura per affermazione dell’industria culturale, era critica mia, torna, fa alla musica popolare. Alla musica popolare che era Messina, poco popolare dell’epoca. Il popolare dedicato alla musica jazz, pensato quello che oggi viene venduta, la musica ricercata no, lo vedremo poi. Quest'anno parleremo di ficazione sociale, cultura e di subcultura. Non sono ricercati d’italia no Jazz e la riproduzione di qualcosa che già esistente Impostazioni fondo tra squali fanno poco. Firenze come? La cultura, partito democratico, informazioni. La rottura, dove praticamente una volta che livella tutto. Una cultura dove l’irrazionale. Ritorna una società internazionalizzate, cose tutto è controllato, tutto personalizzato in base una ragione strumentale per una ragione critica razionale diventa la compensazione per uscire la personalità. Siamo pezzi del meccanismo della nostra vita . Tutto. Segnata. Tuoi occhi, visto che la serie di sera fare. Però, una cosa che non ci fa proprio bene, perché quindi c’è un sistema che produce, vedeva presente tutti che era lato, è tutto lì. E buono. In questo. In questa realtà. Arrivati ci rifugiavano direzionale. Siamo Siamo convinti individualista di consumatori chiusi se stessi, allora viviamo di espedienti. Se non funziona secondo la razionalità non ci dà soddisfazione ci rifugiamo direzionale allora cosa facciamo siamo insoddisfatti frustrati il consumismo ci può parlarci fine settimana Se non funziona secondo la razionalità non ci dà soddisfazione. Ci rifugiamo direzionale, allora cosa facciamo? Siamo insoddisfatti, frustrati, il consumismo ci può parlarci? Fine settimana e durante il resto del giorno, durante il resto dei giorni ci affidiamo all’ Oroscopo. Soggetti. Sono tradizionalista della ragione, si affidano moderno con il razionale, spiega piu forte di essere come va? Non sono sovrapposte nella collocazione giusta, cioè questa settimana non va bene, perché? Oppure ciò fiducia stranissima, perché loro spedisce un ricorso, l’irrazionale in una società fortemente razionalizzata, per carità, dove noi? Incapace di pensare il mondo, altrimenti. E avevano contro ideologia. Diciamo così, siamo consumatori, passi. Quindi si crea quella che possiamo dire una anestesia della ragione umana. Ora. Ho provato di questo prova fa. Buongiorno. Le coordinate teoriche della scuola di Francoforte. Ci vediamo informare. Sulle, sulla capolista vogliamo capirci. Che facciamo, non mi ci informo? Può dare meno, più attraverso quotidiana, al massimo in mezzo oggi ritenuto un po’ piu approfonditi, approfondimento è proprio la TVE fino a qualche decennio fa era ritenuta troppo generale. Qualche pubblica? So che si sta verificando questo tipo uno specializzato. Gigi di rebus 24. Come dire, scriviamo lire circa rispetto ai giornalisti che danno le reti tradizionali. Ciao. Che cosa facciamo nel quotidiano? Generazione informazioni. Quando quelle. Cerco te e basta. Era. Informazioni sono ufficiali di queste informazioni, come vengono costruite? Sì, sì. Giornata pubblica, io leggo libero, io leggo il giornale, Io è quello di sesto, OK. Questi doni sono alcuni riportero le stesse informazioni di portare sul cartaceo rete edizioni come sezione informazioni. Beh, voglio vedere sensazionalistiche cercavo. Veloce, le informazioni informazioni su pubblica 13 classe prova di analizzare queste informazioni, queste news. La stessa forza si vede più travolta. Minuto due minuti, tempo di cottura, 30 secondi. Cosa fa vendere? Quindi devono acquisire consumatori lettori. So i giornali e sottostare le regole, piattaforme digitali, di avere informazioni sensazionalistiche, semplici. D’accordo il pubblico di massa, qualche segmentato in sottogruppi no li informazione, dove intrattenimento e informazione sono mescolate. Dovevo prendere qualcosa di coppia, mangiato i fruibile. Semplici non chiede la formazione del soggetto secondo i suoi desideri immediati la sua precedente che voglio sapere, Dimmi subito, già poco detto. Non sono astronauta, ha pensato. Se avete questo tipo di informazioni, non informazione. Tu diventa dispersivo. No, non ti fa capire, non ti do raggiunto. Io non va tutto sapere anche nei dibattiti che ci facciamo, come si fa? Basso, quindi noi crede di poter prendere posizione su qualsiasi cosa senza averla studiata. Dove rimozione vostre opinioni, come dire della nazionale basata su pregiudizi del nostro vivere più vero, che ho sentito dire su quello che ci passa per la testa. Eppure selvaggia unisce l’orario opinioni e dice dove, dove? Dove tira il vento e la politica protezione piuttosto buona. Ori, il meccanismo di piattaforme digitali legato a fare profitto, amici, cattive informazioni e cattiva informazione. Produce cattivo politico, è un sistema. Ma tutto viene depennato verso il basso e quello che viene. Viene così una società civile solida, consapevole capacità di codificare, decodificare la capolista. Ecco questo senso oggi la democrazia. In piedi. Qualsiasi informazione non sanno andare. Sì. Facendo credere che intanto li sta facendo quello che il popolo questo è il populismo e populista, informato il corpo come massa distinta, i tanti che votano tutti uguale. Vivono tutte di tutte, senza formazione. Stati Uniti. Soggetti che. Grazie, grazie. Se non fossimo. Certo, qualsiasi cosa. Posso dare le donne? Se. Forse si. Ma solo. Su come direbbe sera. So che mi sono spiegato. Indotti. Sì. Qui non c’è il digitale. Sopra di forza. Passa. Quale? Simulazione su di noi media i social media integrale con i mezzi di comunicazione di massa che sono integrate. Crossmedialità, lo spirito in realtà la vita, informazioni legate al sistema ridotto e quindi viene però informazione e la formazione. E nemmeno il Sava della democrazia individui diventare protagonisti del proprio destino. All’inizio questo turista politico culturale. Spiego però come sta cambiando la società, come lasciamo che si trova sul processo culturale culturale che si formano. Siri cultura, non si forma un cittadino passivo della coscienza infelice se arriva la coscienza felice. Io serviva l’anestesia delle regioni. Rete, arriva una contraddizione tra una società che può produrre ricchezza generalizzata, non si sforza di ridistribuire, di creare condizioni di prosperità che. Lo show in cui vada si vendono copie di riviste popolari come chi come Tv Sorrisi e canzoni, dove noi cerchiamo le nostre nuove divinità. Il resto dove si sono purezza, il resto è visto un qualcosa di. Superficiali di seconda vano persona che vuoi amare i bambini che muoiono. Le frontiere. Ora sarebbe di persone che sono appena un Negro. Sono come lui. Sono condizione. E potrebbe. La nostra emulazione per vivo per quell’altro e per quello per quell attore così. Utilizzata? La produzione del tutto in culo la vita di storia, il nostro desiderio, se consumatori onnipotenti di essere persone. Ex infatti in situazioni di simo queste. Sì. L’elemento irrazionale moto in mare, nelle persone alla stazione est a terra diretta, non più un mero arredi. Quella volta l’oggetto del nostro fastidio diventa il nostro risentimento. Rispetto a proprio favore. Risentimento, ammirazione, frustrazione si garanzia. Terzo elemento che ci ricorda che non si passava più lenti perché la società della società. Diciamo che non funziona, problemi ingiusto. Si risucchiata ancora più giù e quindi vogliamo eliminare in alcuni casi i soggetti che hanno meno consapevolezza. Rimozione? Di qui ti spiego il bullismo, razzismo. Distragga dalla squadra colpo. Come si sviluppano approccio? Perché logico? Avvia gli studi storici di storia, le comunicazioni. Un grazie discipline. Seguo. Il concetto di fruizione culturale. Semplicemente. Sul messaggio dopo la comunicazione esattoriali, grandi agenzie, industrie culturali. Spazza. E la pubblico di massa basso. Ringrazio la Comunità. Dopo che esistono? Frammentata cultura. Eccetera eccetera. No, il culo. Felice, loro, differenti che incidono sulla capacità di decodificare, quindi di interpretare i passaggi. Si comincia per la distruzione culturale. Il sistema quindi? Dissente di studi culturali, da quello una stronza. No, ascolta. Prospettive? Sono l’approccio, metti evidenza come il pubblico lasvegas non era cazzate passivo. Direzione comunicazione di massa. Palle cazzo muoio delle pubblicazioni. I social informale a questo posto. Ho fatto solo colpo, succede. Stato lo studio di un passo falso sulla. Sulle scelte delle trovate sulla. Tu studio. Devi stata l’unica fini. Questa la comunicazione. Che Tina. Adesso queste, ma vi saluto. Per vista? Sono. Non si muove semplicemente in base a disposizione, onesti comunicazione di massa. Ascoltare? Rete quello che. Sono, fa, si e apparvero i processi interpretativi basate anche sulle. Un po cosa, cosa devo fare adesso? Tiro. Prezzi? Individui. Questo di Stato. Pressato, il messaggio che va culturale. Messaggio. Formazione? Messaggio. Pensiamo alle persone che scorsino un programma televisivo di politica. Il messaggio privato. E piume. Sì, si fa. Come si può che le persone non sono esperti di politica? Ti do il passivo disinformato, scontato, che brava. Ci sono una storia, si specializza, sono più appassionato. Ieri. Quando amici conoscete, siamo. Ora il suo videos. O sei? L’altro giorno usa bimbo però. Il vaccino gli immigrati per bizantini, diceva. Proprio. Cazzo, scrivo. Ciao, c’è lo Stato che. Perché? Iniziale. Detto, non funziona rollare informative perché nativo che devo proprio il. Sono questa cosa. Non solo, cioè l’opinione che può. Una competizione elettorale in realtà scaricato, maturo, io opinioni diverse. Per la pubblicazione faccio. Primo. Quella. E cosa? Sono. Punto di riflessione. Ho vissuti successiva. Non c’è evidenza il ruolo della pozione. Sono stupidi invece. C’è stato che soggetti. Classi. Sara oggi. Ciao. 0. Molto che la formazione io individuo cioè? Niente più versatile, troppo venire. Lezione, comunicazione di massa, tempo oggi anche le società. Cosa del messaggio in base? Riproverò. Quello appunto che vi dicevo come Jobs. Sotto delle aspettative, cioè? Insieme di lettura previsto nel Lazio, ha fatto cioè una persona, un libro, un messaggio pubblicitario, un messaggio dal programma di politica visivo di politico. INDUSTRIA CULTURALE Questi studiosi coniano il termine di “industria culturale”, intendono dire che esiste un sotto sistema economico, che produce cultura in sede producendo così prodotti standardizzati. La Scuola di Francoforte mette in evidenza come la tecnica fagociti la ragione, attraverso la standardizzazione della cultura. Criticano la nuova musica e in particolare Adorno sottolinea Questo concerne che non può essere la rivoluzione politica a risolvere i problemi, inoltre la classe operaia si è imborghesita ed ha assunto l’identità di consumatore non di lavoratore che vuole la propria creatività, nel senso che pretende il salario per poter spendere come gli altri. A questo punto vi è bisogno della conoscenza, perché attraverso la conoscenza gli studiosi possono aumentare la riflessività collettiva portando gli individui a sfruttare al meglio la tecnologia e dar vita a un cambiamento radicale. La scuola di Francoforte afferma anche che sono i soggetti più esterni al sistema quelli non fagocitati dall’accumulazione del profitto. Lo studio dell’industria culturale, della massificazione e passivizzazione del consumatore è stato un tipo di studio proveniente anche da altre scuole, già intorno alla metà degli anni 50 altri studiosi affermano che bisogna porre attenzione perché il consumatore non è poi cosi passivo e inoltre si suddivide in gruppi, e si caratterizzano per essere comunità interpretative ovvero che sanno interpretare i messaggi che derivano dall’industria culturale. CULTURA POPOLARE NELLE SUE DIVERSE ACCEZIONI Tuttavia è ingenuo pensare ad un consumatore libero, il messaggio condiziona e orienta il consumatore più delle intenzioni degli autori che lo hanno creato. La scuola di Francoforte parla di società capitalistica come società amministrata in quanto la tecnica amministra i soggetti e il sapere sociologico viene piegato agli interessi d’impresa, per quanto questo esista non è tutto deterministico perché bisogna considerare il consumatore che possiede una sua storia e rielabora ciò che gli viene offerto sulla base della classe sociale d’appartenenza e della sub-cultura. In base alla posizione critica nei confronti della scuola c’è l’idea che qualsiasi prodotto culturale sia una sorta di testo che media tra il produttore e il consumatore, e che il consumatore (o fruitore) di un prodotto abbia un minimo di margine nella sua interpretazione. A questo punto è necessario dire che la società complessa è in parte caratterizzata da omologazione e cultura di massa ma non c’è solo questo, vi è anche un pluralismo culturale che risponde alla stratificazione sociale, ovvero considerando la nostra società ancora divisa da classi e ceti sociali generazioni e generi si giunge alla conclusione che esistono quindi più subculture. Si può dire che anche oggi esiste in parte una cultura popolare : riguardo a ciò vi sono diverse posizioni. -Da una parte c’è chi intende per cultura popolare come un insieme di costumi e tradizioni, saperi legati ai mestieri, tipica di comunità locali contrapposta alla cultura aristocratica. -negli stati uniti d’America spesso hanno una idea di cultura popolare legata a quella dell’uomo ordinario e quindi Cultura popolare come insieme delle conoscenze proprie dell’uomo comune = cultura in quanto tale pubblica, di cui si appropria ognuno di noi (concezione anglosassone) . -in Europa si sono sviluppati nel 900 degli studi sulla cultura popolare come specifica di una determinata classe sociale ovvero quelle subalterne(classi sociali economicamente sfruttate e politicamente dominante). Lez 29/11 LE INTERPRETAZIONI DELLA CULTURA POPOLARE Altri studiosi europei degli anni 60-70 del 900 mettono in evidenza legame tra stratificazione sociale e cultura la cultura non è qualcosa di omogeneo ma una cultura può corrispondere ad una nazione ma non c'è un legame stretto tra stato e cultura o cultura e popolo, ci sono delle stratificazioni culturali della società Qual’è il legame tra stratificazione sociale e cultura? è sempre stato così? Riprendendo le basi della sociologia classica, la scuola francese di Durkheim che dice che la società è una realtà unica, distinta dalla natura e dalle psiche degli individui che la compongono, riprende Spencer Durkheim dice che si passa nella storia da società più semplici a società più complesse e c’è Esiste un meccanismo universale che coinvolge tutte le società, la differenziazione con l'aumento della differenziazione del lavoro sociale. La società si differenzia perché gli uomini tendono a socializzare che è indicatore che esiste qualcosa al di fuori dell'essere umano, qualcosa che tende all'ordine sociale, e i simboli che sono rappresentazioni collettive che appartengono alla società. Intanto gli uomini con le loro conoscenza cambiano la società, lo sviluppo tecnologico, nel momento in cui l'uomo con la produzione tecnologica riesce a produrre di più, aumenta la produzione che serve di base nella società ma ci si specializza anche, lo sviluppo sociale, possiamo già cogliere dai ragionamenti di Marx e Durkheim che già le società primitive (coltivatori) erano relativamente complesse con una gerarchia una stratificazione sociale, ci sono rapporti di potere, con culture abbastanza diverse Anche l'analisi di Zimuel quando parla di passaggio tra società comunitarie, relazioni primarie e le relazioni sociali sono circolari, quando le relazioni si aprono capisce che esistono mondi culturali differenti però anche qui quando parla di cerchie parallele ci mostra che esistono culture diverse all'interno della stessa società Se seguiamo Marx la differenziazione culturale aumenta la differenziazione sociale Altri studiosi nel 90 non condividono ciò, pensano che la differenziazione sociale fosse più presente nelle società antiche e non in quelle capitalistiche come la TV che ha aiutato a sviluppare una lingua unica sui mille dialetti → Processo di omologazione, per certi versi detto dalla scuola di francoforte Da sempre le società sono differenziate socialmente e lo stato ha portato alla omologazione nazionale, ma ci sono processi dietro La stratificazione sociale si associa ad una stratificazione sociale che però è composta da parti che cercano l'omologazione sociale Stratificazione ● La cultura dominante, di matrice borghese, una cultura alta di studiosi, definita alta da parametri ● le culture operaie, la cultura popolare tipica delle classi subalterne che può resistere e avere una visione alternativa rispetto a quella borghese. ● La cultura popolare delle working class e quindi come cultura operaia, porta anch’essa a diverse accezioni : - vi è un approccio che vede nella cultura popolare/operaia la cultura genuina, di persone che non sono irrigidite dallo stile di vita borghese legata alla creatività dell’uomo : la cultura operaia è la vera cultura perché mostra la vera natura dell’uomo. Questa interpretazione risente del pregiudizio tra cultura vera e cultura falsa. Questa Idea di cultura vera parte dal presupposto che alcune culture siano vere e altre false. - vi è una posizione opposta che cede che la cultura operaia sia finta e mera e goffa imitazione della cultura alta. Questi Approcci sviliscono la cultura popolare, considerandola folklore, cattiva imitazione della cultura alta, e caratterizzata dall’assenza di competenze e istruzione formale. Questa accezione parte dal presupposto che la cultura borghese è la più diffusa e di conseguenza quella che tutti vogliono imitare e chi non ha le risorse la imita in maniera goffa. - La cultura popolare e borghese sono paritetiche da un punto di vista sociologico, Gramsci afferma che la cultura operaia è comunque espressione di un gruppo sociale sfruttato che esprime un malessere che porta a dinamiche di potere tra le classi sociali. E ci sono scontri su idee e modi di vivere delle diverse culture delle classi. Cultura alta non significa migliore e cultura popolare stupida, perché in periodi della storia elementi della cultura popolare prendono successo e arrivano fino alla classe alta e viceversa: Ex la box, origine alta arriva in basso Valzer era delle classi basse rimodernato diventa ballo della classe alta Ciò accade perché entrano dinamiche del conflitto sociale, imitazione per migliorarsi nel caso della classe bassa mentre l'elite che si crea una cerchia sociale chiusa che rifiuta tutti gli altri In ogni società esistono mediatori culturali che cercano di mediare tra le due differenze, le classi medie ex diffusione delle serie TV che riprendo Meccanismi di romanzi antichi omologando libri elevati e rendendolo basilari per tutti, un processo di democratizzazione In queste dinamiche può nascere delle innovazioni culturali, dove le classi popolari imitano le classi alte non c'è solo questo come dice Gramsh quel folclore di ricerca di arrivare a quello status quo ci si cerca di avvicinare il più possibile, voglio ma non posso, che dimostra che le persone vogliono rinnegare le loro origini e stanno male se le altre persone non lo accettano Ex Freddy Mercury Fa sì che all’interno all’interno di ogni gruppo sociale si sviluppi una subcultura che è in parte differente dalla cultura dominante veicolata dalla ideologia dominante. All’interno di ogni gruppo sociale si sviluppano un determinati gruppo di credenze, valori ecc che sono le subculture. Facciamo riferimento alla scuola sociale di Birmingham, è in realtà un insieme di studiosi dell’università di Birmingham che nel 1964, fondano il centro di studio culturali e danno vita ai Cultural Studies Questo centro è un dipartimento dell'università, dove un gruppo di sociologi si riunisce, prende corpo da studiosi che nello studio delle classi sociali e le disuguaglianze sociali si era reso conto che la disuguaglianza culturale era un altro elemento divisionale. Riprendo Marx e lo rielaborando agli studi culturali, L’approccio marxiano dice che la società si fonda su una infrastruttura dati da rapporti RIVALUTAZIONE DELLA CULTURA POPOLARE non vi sono culture più autentiche le altre. Però la cultura popolare vive tra l’accettare criteri di assimilazione della cultura dominante, e quindi assoggettamento (colonizzazione dell’immaginario e del pensiero), e la reazione, ad esempio una reazione di folklore “io valgo” a difesa del dominio sociale. Per capire l'ambivalenza della cultura popolare vi è una ricerca di Grignon e Passeron che attuano uno studio sulla cultura popolare degli operai francesi e nel 1939 pubblicano un'opera in cui notano che molti operai francesi nel fine settimana si dedicano al bricolage. Rispetto a questo si può dire che da una parte questi operai non escono mai dalla dimensione lavorativa perché non hanno le risorse per fare altro, sono alienati dal lavoro. E la cultura popolare attraverso il bricolage mette in evidenza questo ma contemporaneamente queste persone sfruttano le loro competenze manuali per fare qualcosa di creativo che non fanno durante la settimana, e finalmente le loro competenze li rimettono in gioco attraverso questo lavoro della modellistica. Da una parte sono assoggettati ma dall’altra resistono riappropriandosi della loro umanità. IL NEOMARXISMO : DA GRAMSCI A RAYMOND WILLIAMS -CULTURAL STUDIES- Di questi temi si occupò in particolare un’altra scuola sociologica, la scuola degli studi culturali (Cultural Studies), la scuola di Birmingham è chiamata così perché mette insieme studiosi che si riuniscono al centro degli studi culturali contemporanei (CCCS) fondata nel 1964, è un centro che studia i processi culturali recuperando Marx e Gramsci. Rielaborandoli comincia a notare che la cultura moderna inizia a diventare frammentata e c'è uno scontro tra la cultura e le subculture Riprendono la scuola di Francoforte ma gli individui non sono concepiti come bandiere sventolare dai mass media anzi i soggetti interpretano I messaggi e questo dipende dalla loro situazione sociale Questa analisi aveva già avuto inizio da un approccio sociologico in alcune analisi della scuola di Chicago resta a parla di cultura come processo e fonte di identità, però predomina una cultura coesa che teneva unita la società, qualche studioso invece si sofferma sulle subcultura, Coen studia le bande giovanili di criminali seguendo un filone di studio studiando i criminali, i devianti della società, intervistandoli scopre che queste bande non sono formate solo da persone mal-socializzati che la cultura è unione e che le bande giovanili sono differente bande degli adulti sono specializzate invece quelle giovanili sono una fonte di socializzazione adolescenziale perché scopre che creano queste bande perché c'è il gusto nel fare del male senza un'organizzazione dietro ma si vive alla giornata, SI CREANO SUBCULTURE DEVIANTI che sono frutto di dinamiche identitarie, nascono da razzi che vivono in condizione di forte deprivazione sociale e vengono allevati sin da piccoli che li rende marginali, si sentono diversi dagli altri e non riescono a mettersi in pari con la società ad un certo punto accettano ciò e rigettato la cultura dominante come errata, un attore attivo non passivo, e creano una banda dove confermano il loro essere in coesione con altri individui come loro Il crimine è visto come un modo, come un atto di conferma all’interno della società Parlano di subcultura, ma in Europa 10 anni dopo con la formazione del centro di studi culturali e riprendono gli studi degli anni 50 e 60 inglesi si trova questo centro di studi sociologici che si concentra sulle subculture e definendolo non più semplicemente come un fenomeno di devianza si fa un altro passo in avanti Questi studiosi sono i primi a parlare di sub-cultura e gli esponenti maggiori Stuart hall e Raymond Williams, quest’ultimo è uno studioso di lettere critico letterario afferma che è importante studiare le condizioni materiali che influenzano la cultura. società —> cultura (la società influenza la cultura ). Egli tende a mettere in evidenza due aspetti 1) è vero che la cultura dominante è espressione della classe sociale dominante, però la cultura può fornire le armi della critica. In questo riprende Gramsci rispetto all’idea di egemonia culturale e organizzazione sociale : le idee servono alla classe dominante per reprimere e fare egemonia influendo sul senso comune. Ma ciò che aggiunge Williams è che le classi sociali svantaggiate elaborano una propria cultura che resiste. 2) La cultura secondo Williams è un modo di stare al mondo,cultura come a «whole way of life» e come processo di negoziazione e conflitto di significati, espressione dei rapporti di potere tra gruppi sociali. Inoltre afferma che l’approccio marxiano è importante ma non va frainteso : la struttura socio-economica condiziona quella culturale al punto tale che un sistema capitalistico dà vita a una cultura capitalistica. Tuttavia la struttura socio economica non è che determina in maniera rigida e meccanica la cultura ma produce una sovrasta che ha un minimo di autonomia. N.B. ciò che ha creato l'omogeneità culturale all’interno di una nazione è la diffusione generalizzata di una lingua trasmessa da istituzioni predisposte allo scopo (scuole e università), codificata per esigenze di comunicazione impersonale e tecnologica. Il prefisso sub può indicare che all’interno di una società esistono delle sottoculture e delle culture più specifiche e quindi questo senso in generale potremmo parlare di subculture dei giovani subculture della cultura operaia ecc Subculture questa è una definizione può significare anche una cultura che nasce all'interno delle classi e dei ceti più svantaggiati Cultura come cultura delle classi subalterne sono più definizioni in parte diverse sovrappongono solo in piccola parte perché portano anche studi differenti esistono politiche possono applicare entrambe le accezioni di sottocultura questo della scuola di Birmingham il caso della scuola di birmingham Ascolta fone molto l’accento sulla situazione tra losco dall’approccio e interno le subculture delle sub culture tipiche delle classi subalterne come subcultura che danno vita in questo caso specifico a controculture per rispondere alla domanda di prima che quindi in generale della scuola filmica non sono che alcuni sub culture possono configurarsi come controculture dov'è la differenza a differenza e quando la subcultura alla potenza tale che mette in discussione la cultura dominante e non la vuole anche cambiare cioè ha una relazione tra virgolette politica cioè di cambiamento sociale ho scritto semplicemente a se stante anche i Uno le maggiori esponenti questa scuola beh ma lui dice guardate la cultura è fondamentale per capire anche gli atti di fenomeni sociali fenomeni politici sono mici così secondo video si dice guardate ma metti di d’enza un rapporto rapporto diretto dico che esiste una società cultura quando parlo di struttura e sovrastruttura sto dicendo semplicemente che la struttura determina la sovrastruttura borsa sta dicendo errate condizioni storiche sociali riducono come dire vincolano in parte le possibilità culturali cioè certe culture possono nascere nel nuovo contesto storico sociale e non in un altro quindi la struttura socio economica influisce condiziona la nascita di alcuni fenomeni culturali ma non è che determina in maniera meccanica Windows come se dicesse quindi le condizioni sociali ed economiche le condizioni più materiali di una società di un gruppo eccetera suono cose della sovrastruttura culturale ma la sovrascrittura Condiziona ma non determina le Questi giovani sono critici verso il capitalismo, perché produce sfruttamento e divisione sociale, però sono anche affascinanti da esso, sono nel periodo del Boom economico, una parte di giovani non seguono la strada dei genitori e nemmeno la strada borghese, criticano il capitalismo ma vogliono vivere come i figli dell’alta borghesia però non hanno i mezzi per fare ciò allora si ribellano Non lo posso avere allora creo una mia subcultura: es i punch tutto viene stravolto tutto deve fare spettacolo e contrastare il capitalismo anche se lo desidero. Forme espressive creative e allora questi studiosi ci spiegano come nascono queste subculture di figli di operai che non vogliono andare a lavoro in fabbrica come i genitori e nemmeno seguire la strada borghese Il tema fondamentale è che queste subculture sono culture ribelli che non sono fini a se stesse ma sono egemoniche, possono ribellarsi all'egemonia dominante Stuart Hall e Williams studiano le sub culture come la scuola di Chicago che invece intendevano la sub cultura come deviante rispetto a quella generale, invece gli studiosi della scuola di Birmingham che classi sociali diverse hanno sub culture diverse ed esaminano le sub culture dei giovani figli degli operai degli anni 50 notando come sono a metà tra le due culture(borghese e tradizionale) perché nascono durante il boom economico sviluppando una cultura anti autoritaria da una parte orgogliosi dell’appartenenza alla classe operaia ma allo stesso tempo non vogliono avere lo stesso destino dei genitori, ma non hanno le risorse quindi danno vita ad una sub cultura inventandosi un proprio mondo. Spesso però le sub culture sono state riassorbite dal sistema mediatico e trasformate in mode, e quindi da un ruolo di resistenza nei confronti della cultura di massa divengono la cultura di massa. (Differenza con la scuola di Chicago ) Quindi lo scopo della scuola di Birmingham è affermare che non vi è solo la cultura di massa ma che vi sono delle Subculture che rappresentano la resistenza nei confronti della cultura di massa, ciò significa che è un cambiamento culturale c'è stato:i cultural Studies vogliono mettere in evidenza la creatività della sub cultura e la capacità di resistenza alla cultura dominante. Stuart Hall segue le orme di Williams e si occupa in particolare del consumo mediale e del ruolo ideologico dei media ma la cosa importante è che entrambi riconoscono l’importanza della cultura popolare nonostante provengano da un ambiente di origine operaia ed entrano a far parte della borghesia. La loro storia sociale li porta ad avvicinarsi alla teoria gramsciana che si diventa nostro a livello di parte di noi stessi sotto forma di abitudini Bourdieu: sociologo francese del 900. la sociologia è studio di relazione sociali, fenomeni sociali esistono in quanto relazione. riprende Durkheim anche se riprende anche Weber e Marx; il sociale ha una doppia esistenza, esiste al livello soggettivo e oggettivo. unisce gli approcci tra costruttivismo e strutturalismo. esistono relazioni a noi esterne: relazioni oggettive. società come insieme che si suddivide in tanti campi. Società come insieme di relazioni oggettive esterne all'individuo. regole stabilite da chi ha una posizione di potere in quel campo. il sociale ha un'altra dimensione: interiorizzazione. Il sociale viene fatto nostro, non solo della nostra mente ma anche del corpo, nel nostro modo di essere. regole incorporate sotto forma di → habitus: individuale, sociale, insieme delle strutture sociali che interiorizziamo o il nostro modo di vedere il mondo, i nostri gusti e preferenze sono il risultato di un principio di fondo un sistema di disposizioni. Fine lezione 03/12 Lez 10/12 Burdie non si occupa di subculture ma dei processi culturali e il rapporto di stratificazione sociale e cultura Riprende la scuola di Durkheim e jntegra ciò in un quadro teorico più ampio che tiene conto anche della analisi sociologica di Weber. Per molti Burdie traduce socialmente Marx, da inizi ad una linea sociale nuova sviluppando la scuola di Durkheim con Wber e Marx. Se è vero che la La sociolo PLURALISMO CULTURALE Riassumendo… Abbiamo già citato questo argomento con Durkheim, precisamente quando parla del passaggio dalla solidarietà meccanica a quella organica; ma anche con Simmel: “la società è un insieme di relazioni sociali” e vi è il passaggio da una posizione in cui l’individuo è immerso in cerchie sociali concentriche (una dentro l’altra= matrioska) ad una posizione dell’individuo che frequenta cerchie sociali che diventano parallele: tutto ciò rafforza la differenziazione dell’identità. Durkheim e Simmel hanno colto due caratteristiche fondamentali della nuova complessità sociale: la prima riguarda l’aumento del numero e della varietà degli elementi del sistema, mentre la seconda riguarda la moltiplicazione della relazioni di interdipendenza tra questi stessi elementi. Quindi due analisi (quella di Durkheim e quella di Simmel) che possono sembrare differenti, ma che in realtà, in parte, sono complementari: che mostrano il pluralismo culturale nella società contemporanea. Il termine pluralismo identifica due aspetti caratteristici della cultura moderna: ▪ La coesistenza di diversi sistemi simbolici, i quali sono solo scarsamente correlati l’uno dall'altro. ▪ La specifica situazione dell'individuo che di fronte alla pluralità delle opzioni e portato ad un livello impensabile in epoche precedenti, a riflettere e a pensare che la scelta tra valori diversi o contraddittori sia un aspetto irrinunciabile della propria e dell'altrui libertà. LA POSIZIONE DI GELLNER E DEGLI APPROCCI MARXISTI Sul rapporto che esiste tra differenziazione culturale e pluralismo culturale c’è un dibattito che vede due posizioni: da una parte Gellner e dall’altra i sostenitori degli approcci marxisti. · Gellner afferma che gli studiosi “danno troppo peso al pluralismo culturale nella società contemporanea” perché in realtà il pluralismo era più forte nel mondo antico e nel Medioevo: in cui vi erano caste e ceti separati tra loro, c’era la cultura alta (tipica dei gruppi sociali più avvantaggiati), quella media (tipica della classe media) e la cultura bassa (formata dai gruppi con minori risorse culturali). Anzi, con la formazione dello Stato moderno, “lo Stato Nazione” ha creato una cultura più unica e nazionale: vi è un’omologazione della lingua, ma anche con l’introduzione dei media si tende ad una omologazione (tanto che ad oggi la differenziazione culturale esiste, ma è meno evidente del passato). OMOGENEITA’ CULTURALE CRITICA AI TEORICI MARXISTI I moderni stati-nazione hanno preteso di difendere o di rianimare una cultura già esistente che è spesso un invenzione perché essi nascono dall’amnesia delle loro differenze. · Approcci marxisti: tendono a mettere in evidenza come il capitalismo abbia portato alla formazione di classi sociali (gruppi caratterizzati da condizioni materiali differenti in base al rapporto che hanno con il processo di produzione), e quindi di conseguenza c’è stata una maggiore differenziazione, non soltanto sociale, ma anche culturale. Riassumendo la differenziazione sociale si accentua con il capitalismo formando vere e proprie classi sociali. In realtà rispetto a queste due condizioni dobbiamo tener conto di un aspetto: la stratificazione culturale c’è sempre stata (es. anche tra contadini poveri e quelli ricchi), quindi anche questa differenza tra cultura alta e cultura bassa c’è sempre stata. Ma in realtà quello che affermavano gli studiosi Marxiani è qualcosa di diverso: nelle società pre-capitalistiche è vero che esistevano ceti diversi, ma erano ceti che comunicavano poco tra loro (tutti vivevano nel proprio mondo); con il capitalismo tutte le classi abitano nello stesso mondo: la classe operaia ed i proprietari cooperano e comunicano nello stesso mondo. Ovviamente però ci sono delle condizioni materiali che accentuano le differenze, e c’è rispetto ad una cultura complessiva che viene condivisa vi è una frammentazione in subculture che variano in base al gruppo sociale di appartenenza. Quindi se effettuiamo una riflessione di questo tipo, il pluralismo culturale è maggiormente presente nelle società capitalistiche. Nel parlare della stratificazione culturale, possiamo andare ad analizzare le differenze tra cultura alta e bassa. L'esistenza di una cultura alta e di una cultura bassa è legata alla stratificazione sociale: ciò che è alto o basso è definito sulla base dei rapporti di forza (economici e soprattutto simbolici) tra le classi. Vi è un rapporto di forza, egemonico, tra le classi che porta a far sì che tutti gli individui condividano le stesse gerarchie, pur esprimendo ognuno la propria cultura. I MEDIATORI CULTURALI Il conflitto sociale tra gruppi sociali differenti è molto evidente, ma nella vita quotidiana vi è una maggiore comunicazione (qualità presente nell’era moderna ed in quella contemporanea), quindi è più “normale” che degli elementi della cultura alta diventino propri della cultura bassa, e viceversa. Esempio: inizialmente la lettura di Dante era riservata alla cultura alta, ma poi in seguito le opere di Dante venivano diffuse anche nelle chiese, diffondendosi così nel ceto medio-basso. Il passaggio da “alto a basso e viceversa” può dipendere: o dalla democratizzazione (dall’alto verso il basso= processo di imitazione), o dall’invenzione della cultura alta (ad esempio: quando la cultura bassa si appropria di un qualcosa di appartenente a quella alta, quest’ultima crea degli stratagemmi per conservare la propria esclusività= creazione di un elitè) in questo senso si afferma che l’innovazione culturale può scaturire per ri-appropriazione di una cultura alta. In tutto questo contesto vi sono i mediatori culturali: ovvero quei soggetti di estrazione sociale media, che frequentano più ambienti, che nel prendere gli elementi propriamente propri della cultura (alta o bassa) fanno conoscere una cultura in tutta la sua pienezza Es. i cantastorie. I mediatori, oggi, possono anche essere i media (che svolgono la funzione di livellare la cultura) esaltano il meticciato culturale, la cultura come processo ed inoltre esaltano soprattutto l’idea che ciò che è alto può divenire basso e viceversa. CULTURA E STRATIFICAZIOE SOCIALE IN MARX Le società complesse sono caratterizzate da una struttura sistematica di disuguaglianze sociali ed economiche. Marx si interessa in particolare delle disuguaglianze sociali nell’ambito economico ed afferma che le disuguaglianze sociali non sono casuali, ma sono strutturate: dipendono dal fatto che la società si basa su un determinato sistema di stratificazione sociale, in cui ci sono gruppi diversi in base al rapporto con il potere e con l’economia; poiché alla base vi è una sovrastruttura economica che fa sì che alcuni abbiano potere su altri. Anche se Marx non ha mai definito in maniera precisa il concetto di classe, le classi sociali sono al centro di tutta la sua opera. Esse hanno un fondamento eminentemente economico. Nel caso del capitalismo abbiamo una struttura di classe: dei gruppi sociali che non sono chiusi, ma che crea la possibilità di elevare il proprio status. Ma Marx quindi non parla di una struttura piramidale, ma parla di un rapporto di relazione tra classi: ovviamente la società è stratificata, ma nel mondo del capitalismo tutti sono accomunati “da uno stesso destino” = tutti vivono del proprio valore. CULTURA E STRATIFICAZIONE IN WEBER Weber ha un’idea di società più multidimensionale: nella società capitalistica, la società è stratificata per classi economiche, per ceti e per partiti. Vi è una differenza nelle classi economiche tra chi è proprietario dei mezzi di produzione e chi detiene la forza lavoro, ma bisogna tener conto che il capitalismo dà vita ad una classe media di lavoratori non manuali: essa ha un accesso al mercato del lavoro più privilegiato in funzione di credenziali educative (oggi diremo: la laurea).Per Weber il luogo privilegiato entro cui si costituiscono le classi non è all'interno dei rapporti di produzione, ma è all'interno del mercato; quella di Weber si presenta più come un’estensione che una confutazione delle analisi marxiana: vi è una distinzione tra proprietari e non proprietari , creditori e debitori e venditori e compratori. Ma oltre alle classi economiche (operai e datori di lavoro), vi è una distinzione anche tra produttore e consumatore, o tra creditori e consumatori: in sostanza Weber afferma che non vi è solo la differenza tra chi detiene i mezzi di produzione e chi non li detiene, ma anche tra tantissime altre classi sociali. Secondo Weber esistono i ceti: gruppi di status; una classe sociale per avere potere deve diventare un ceto: una classe prende potere quando persone che effettuano uno stesso mestiere condividono anche gli stessi stili di vita e la cultura (norme, valori, simboli e credenze). ** Weber effettua questa operazione perché non si sofferma sui rapporti di produzione, mentre Marx tenta di capire come funziona il capitalismo (quali sono i rapporti di sfruttamento). Weber inoltre evidenzia come la stratificazione sociale agisca anche su altre dimensioni come il partito ed il ceto. I partiti sono organizzazioni burocratiche specializzate formate da specialisti politici che in base ad una cultura generalista cercano di prendere ed amministrare il potere dello Stato. Il ceto è un gruppo caratterizzato da un livello di prestigio derivante dalla cultura condivisa; è una sorta di classe sociale che diventa una comunità (ma più chiusa); molto spesso però accade che gruppi di status differenti danno vita a dei meccanismi di chiusura sociale (soprattutto il ceto alto), il ceto si regge sulla cultura condivisa= cultura (ma anche subcultura) che si basa sull’appartenenza religione, sull’appartenenza al territorio, sulle stesse usanze, ma anche dal livello di istruzione (persone che condividono una formazione). Lo stesso livello di prestigio dipende dal fatto che “quel determinato ceto” è caratterizzato da una medesima condotta di vita. (Weber sta introducendo il tema degli stili di vita e delle subculture senza rendersene conto.) In una medesima classe sociale possono coesistere più ceti: es. i lavoratori autonomi possono formare una classe economica, ma essere divisi in ceti differenti; in genere però una classe quando diventa ceto dà vita ad una forma di chiusura sociale: fa in modo che individui esterni a questa classe non possono accedervi. Quando una classe sociale diventa ceto, è molto più difficile entrarvi dentro: per questo il ceto dominante riesce a detenere il potere. Weber nota che in questo conflitto tra ceti, notando che nella società fluida (in cui si può cambiare classe), esistono delle pratiche che fungono da barriera ed afferma che persone appartenenti a ceto diverso non mangiano insieme e non possono sposarsi (connubium e commensalità). Esempio: ad oggi vi è una forte barriera che fa tendere persone con lo stesso grado di istruzione a sposarsi tra loro, a differenza della generazione passata in cui gli individui si sposavano tra loro indifferentemente dal grado di istruzione. L’amore romantico esiste ma in condivisione di interessi e obiettivi comuni. Weber afferma che il livello di prestigio determina il ceto e deriva da una condotta di vita che dipende da una serie di fattori: nelle società medievali poteva dipendere dall’appartenenza ad un mestiere, ma nella società capitalistica la condotta di vita è data dell’educazione formale (il titolo di studio). I ceti più alti non si basano solo sull’educazione formale, ma anche su una cultura più implicita (la cultura alta) che viene condivisa al di fuori degli ambienti scolastici, in ambienti che sono frequentati solo da persone appartenenti allo stesso ceto. Infine possiamo affermare che il punto di partenza della ricerca di Weber consiste nell’identificazione empirica di una configurazione culturale radicalmente nuova, formata da un insieme di valori etici che orientano la condotta di vita, e che chiama spirito del capitalismo. AFFINITA’ ELETTIVE Abbiamo già affermato che i ceti si distinguono per alcune pratiche, Weber mette in evidenza come ceti differenti siano caratterizzati dal fatto che tra di loto comunicano, ma non condividono le stesse pratiche (commensalità ed il matrimonio). In società complesse come la nostra, persone di classi differenti possono anche sposarsi tra loro, ma è molto difficile che persone appartenenti a due ceti diversi si sposino. VEDI SUL LIBRO L’ANTROPOLOGO GUDI… Weber ci fa capir come in classi e ceti diversi possono avere condotte di vita diverse che risentono di visioni del mondo; in particolare in sociologia delle religioni egli nota come nella medesima società la stessa religione può essere interpretata in maniera diversa a seconda di gruppi sociali. A seconda dei gruppi sociali, possiamo avere orientamenti al mondo differenti, a partire dalla prima forma culturale di orientamento al mondo (la religione). Per questo Weber a proposito delle religioni afferma: esiste una affinità elettiva, di corrispondenza, tra un gruppo sociale e suo orientamento religioso. Affinità elettiva vuol dire che Weber, a differenza dell’approccio marxiano (gruppi sociali diversi hanno visioni del mondo diverse), ma afferma che esiste una relazione tra le condizioni materiali e l’orientamento religioso di un gruppo sociale. Tale orientamento religioso, una volta che viene creato e condiviso di generazione in generazione, a sua volta forgia le identità e le influenza: definisce il gruppo stesso. Affinità elettiva = quel rapporto di reciproca influenza tra l’orientamento religioso che in qualche modo riflette le condizioni materiali di un gruppo ed il fatto che il gruppo assume la propria identità anche grazie a quell’orientamento religioso. Esempio: In sociologia delle religioni Weber dimostra come gli strati intellettuali delle società asiatiche abbiano un orientamento religioso mistico (rapporto col mondo astratto), mentre gli strati guerrieri (rapporto col mondo pragmatico) sono portati a credere nel destino, rivelando un atteggiamento irrazionale proprio come i ceti contadini particolarmente orientati a credere nella magia (analogia con le classi popolari di oggi e il loro spiccato orientamento a fede religiosa, spesso connotata da superstizione: contadini e classi popolari si connotano per insicurezza economica e sociale, oltre che per bassa istruzione). Gli strati borghesi (commercianti, artigiani, imprenditori), data la loro organizzazione metodica, sono maggiormente orientati a religioni profetiche, come il cristianesimo (centralità persona) ed in particolare la sua variante protestante (atteggiamento attivo nei confronti del mondo). Weber con questo esempio ci vuole far capire che la stratificazione sociale presuppone una stratificazione culturale. L’affinità elettiva è quella in cui la condizione materiale da un’impronta alla visione religiosa. Sul concetto di affinità elettiva c’è un piccolo avvicinamento tra tra Weber e alcune posizioni neomarxiste. SUBCULTURA Weber introduce il tema di subcultura, concetto sviluppato in sociologia nel 1900, il prefisso “sub” vuole indicare una subalterna alla cultura dominante. Merton comincia a mettere in evidenza che non è vero che esiste una cultura unica che motiva i soggetti, ma nota che oltre alla cultura più diffusa esistono già culture esistenti. Negli anni 60 e 70 del Novecento prende forma il concetto di subcultura: si mette in evidenza come in una società complessa la cultura più diffusa in realtà è, da un lato interpretata in maniera diversa a seconda dei gruppi sociali, dall’altro esiste una vera e propria subcultura. All’interno di una vera e propria cultura generale (debole) esistono culture che condividono qualcosa della cultura generale, ma poi hanno un proprio sistema di norme, credenze, valori e simboli: esistono le subculture. Con il concetto di subcultura possiamo intendere due cose differenti: · Intendere subcultura come una cultura locale: una parte della cultura generale che si divide in sotto-culture differenti. Vi è qualche criterio che definisce tale subcultura identificabile. · Subcultura può anche indicare la subalternità: espressione di una cultura tipica delle classi più svantaggiate, economicamente, culturalmente, socialmente… Ma tale subcultura non dipende solo da condizioni materiali, ma anche dai processi di contrasto identitario. Anche la lingua, con le sue forme dialettali, intonazioni, accenti può divenire uno strumento per definire una data cultura come differente da quella diffusa/dominante. Per questo la lingua è un marcatore identitario molto importante. Il concetto di subcultura va usato tenendo presente le relazioni di potere tra gruppi sociali: le differenze di cultura possono divenire «marcatori» che legittimano un determinato complessive del capitale. Riprendendo il tema del rapporto tra stratificazione sociale e stratificazione culturale bisogna tenere conto dell’atto che anche se l’autore riprende da Marx innova la sua tesi influenzato da diversi autori. Introduciamo tema di prospettiva di Bourdieu, filosofo francese contemporaneo : 1. Esperienza che facciamo influisce sul modo di pensare. Essere determina la coscienza. Concetto di habitus, l’esperienza permette di consolidare un sistema di disposizioni che ci porta a classificare il mondo in un certo modo. La sociologia per Bourdieu non studia gli individui o i gruppi sociali, ma le relazioni sociali (approccio relazionale), al fine di evitare l’errore in ordine all’idea di scambiare fenomeni sociali per cose; la sua intenzione è parlare di relazioni. I fenomeni sociali sono il frutto di relazioni sociali di conseguenza la società è l’insieme di relazioni sociali. Dimostra un approccio post-strutturalista nel senso che vuole applicare un approccio che non sia ne completamente strutturalista ne completamente costruttivista. Vuole evitare lo strutturalismo perché è quell’approccio sociologico secondo il quale la società è una struttura e quest’ultima condiziona il modo di agire e pensare degli individui, e vuole evitare l’approccio costruttivista perchè è quello secondo il quale la realtà è una costruzuione di individui che cominciano tra di loro, scambiano significati costruendo istituzioni. Il suo approccio invece tiene conto del rapporto dialettico tra individuo e società (influenza di Marx). Bourdieu intende analizzare la società come un insieme di relazioni tra agenti, l’idea di individuo come attore sociale è un idea troppo cosciente, l’attore quindi diventa un agente, ovvero colui che agisce sulla base di abitudini e tradizioni (per inerzia), e interagendo con altri agenti da vita a relazioni sociali. A tal proposito la società è il frutto della relazione tra la storia incorporata dei soggetti, ovvero i soggetti agenti nascono in una famiglia e incorporano cultura di quella famiglia che li condiziona; quindi la società, che è una storia, viene assimilata dagli agenti. Inoltre si sofferma sulla relazione tra storia incorporata degli agenti e il modo in cui la storia sociale diventa esterna e si oggettivizza nei campi in cui gli agenti agiscono. In questi termini specifica che la società si distingue in vari campi: artistico, religioso, economico ecc. Adopera il concetto di campo partendo dal presupposto che, con questo concetto è possibile immaginare la società con reti in cui ogni agente ricopre una posizione (es. come scacchiera, pedine-agenti). La sua idea di campo si rifa al campo magnetico basato su elementi che si influenzano tra di loro, cosi è per Bourdieu la società: ogni campo ha le sue regole e la sua posta in gioco. Nel campo chi ha la posizione più avvantaggiata stabilisce le regole, gli altri le accettano e cercano di modificarle con le risorse che hanno a disposizione. Quando gli agenti entrano nel campo agiscono in parte in base alle risorse che hanno (posizione sociale) e in parte sulla base delle loro disposizioni alle azioni (es. abitudini, modi di pensare). Gli agenti per avere successo devono saper giocare bene, significa imparare il senso pratico di quel campo (e non astratto);più si diventa centrali nel campo più è migliore la nostra posizione. Ma i modi di pensare possono essere non adatti all’acquisizione della posta in gioco, ecco perché bisogna studiare le relazioni tra agenti, con il loro modo di pensare e di fare (habitus) e la posizione di un agente nei confronti degli altri agenti (rapporto relazione e conflitto). C’è un Rapporto dialettico tra habitus e campo perché gli individui che agiscono in un campo per avere successo devono imparare le regole di quel gioco, regole stabilite da altri che hanno una posizione dominante nel campo, quindi per avere successo devo modificare lentamente il mio habitus per allinearlo a quello del campo. Quindi il campo può modificare l’habitus dell’agente. Allo stesso tempo gli agenti relazionandosi in base ai rapporti di forza, impongono anche il loro habitus nel campo, quindi anche il campo modifica le regole in funzione dell’habitus e delle relazioni fra gli agenti; partita sempre aperta. Bourdieu Analizza le relazioni tra la storia “incorporata” di agenti e la relazione storia “oggettivata” nelle istituzioni. Il “fatto sociale” che per l’autore in questione si traduce in “relazioni sociali” ha una doppia esistenza: strutture esterne e storia incorporata; allo stesso tempo è fatto dell’interiorizzazione delle strutture ovvero la formazione dell’habitus. La differenza tra Bourdieu e Parsons sta nel fatto che Bourdieu parla di incorporazione delle strutture sociali e di conflitto, la cultura non è qualcosa che sta in alto o astratto e che si apprende passivamente , ma è qualcosa di pratico è incorporato infatti l’habitus è il frutto di questa incorporazione. Egli riprende e sviluppa il pensiero Marxiano in quanto afferma che i modi di pensare degli agenti risentono della loro condizione materiale dell'ambiente in cui nascono e quindi risentono di svantaggi e vantaggi materiali ma spiega anche come questo condizionamento opera e di come è possibile modificare tutto ciò attraverso l’habitus. Concetto di HABITUS = termine che riprende da Tommaso d’Aquino; viene da habeo “avere” e non è una cosa esterna ma un principio di fondo che caratterizza ogni individuo, che dà coerenza ai nostri atteggiamenti nei confronti degli altri. In base alla socializzazione e all’ambiente familiare sviluppiamo nel corso della nostra vita un habitus, ovvero un sistema durevole e trasferibile tra persone; Un sistema che mette insieme schemi mentali, di percezione, di valutazione e di azione, è un prodotto che viene dal sociale che si istituisce nei corpi: habitus (modo di fare + azione) è struttura sociale che si struttura nel mio corpo rielaborata da me, assume quindi la sua soggettività= Struttura strutturata e strutturante. L’habitus è individuale, ma individui che condividono la stessa condizione sociale possono avere habitus simile. L’habitus si può modificare perché è flessibile e si adatta a nuovi campi, deriva inoltre da un insieme di regolarità oggettive dipendenti dalla posizione sociale, in cui si trova l’agente e dunque dalla sua collocazione nel sistema di relazioni sociali. L’habitus è sociale perché ha interagito con altri individui e con l’ambiente, ma anche individuale perché connesso a specifica esperienza del singolo. Noi siamo legati all’habitus ma possiamo trovarci in un campo nuovo dove il nostro habitus non è più adatto= si verifica l’Isteresi dell’habitus = quando habitus non è più adatto al mondo. Bourdie parla spesso di spazio sociale affermando che la società è un insieme di campi, di relazioni, di conflitto e cooperazione tra posizioni sociali, lo spazio sociale segna delle differenze relazionali. Ricostruisce gli spazi sociali dal punto di vista sociale attraverso inchieste ed indagini: famoso è il suo studio nella “Critica sociale del gusto” opera di B. del 1979 dove egli elabora delle statistiche ufficiali sull’alimentazione, edifici e consumi dei francesi del suo tempo e attua delle indagini portando avanti due inchieste : una a Parigi e una in una città provinciale; ricostruisce consumi e stili di vita dei francesi che risentono della stratificazione sociale, infatti mette in evidenzia che esistono stili di vita diversa in base alla stratificazione sociale. Dimostra ciò empiricamente e statisticamente. Studio di bourdieu : intervista centinaia di persone e in base alle risposte sulle preferenze analizza le relazioni tra le variabili e ricostruisce lo spazio. Si accorge che lo spazio sociale si distingue in capitale economico e culturale, ciò significa che le persone si differenziano per l'ammontare delle risorse economiche e culturali. Bourdieu non nota solo la collocazione sociale ma come a seconda della collocazione sociale si associano dei consumi culturali. Inoltre secondo Bourdieu anche a livello culturale le classi sociali dominanti cercavano di affermare i propri interessi di classe e diversamente da Marx concentra la propria analisi e non sulle dottrine o le ideologie esplicite ma sui gusti che considera come vere proprie pratiche culturali, ossia come comportamenti che incorporano la cultura della società, in quanto attraverso essi si manifestano concretamente e pragmaticamente valori etici e giudizi estetici.e attraverso i gusti, ossia le preferenze di consumo, che nelle società capitalistiche contemporanea si combatte quotidianamente una lotta da parte delle classi superiori per distinguersi dalle altre e per affermare il proprio sistema di classificazione sociale.il gusto trasforma le cose e gli oggetti di consumo in segni distinti e distintivi, innalzando le differenze fisiche tra oggetti al livello simbolico delle distinzioni. Il gusto è dunque una vera e propria arma sociale. Il capitale culturale è risultato meno strettamente legato all'eredità familiare di quanto fosse ipotizzabile in base ai risultati di Bourdieu, coinvolgimenti indifferente forme di attività culturali mostrano di essere fortemente correlate tra di loro e di costituire elementi di una cultura di status.il possesso di capitale culturale è strettamente correlato con il rendimento in materie come l'inglese, la storia, gli studi sociali e anche se in misura minore anche con la matematica che richiede l'acquisizione di abilità specifiche nell'ambito della scuola. Numerose ricerche hanno analizzato il rapporto tra i gusti e la stratificazione sociale.Di maggio e Useem mettono in luce l'esistenza di una forte relazione tra frequentazione delle manifestazioni artistiche stratificazione sociale. Peterson e Simkus utilizzando una classificazione dei gruppi occupazionali in grado di tenere conto del capitale culturale di ogni occupazione, mostrano che i gusti musicali hanno una netta impronta di classe: mentre i gruppi occupazionali di livello superiore preferiscono la musica classica quelli collocati in basso alla gerarchia sociale preferiscono la musica country. DIVERSIFICAZIONE DI CLASSE NEI CONSUMI 3 frazioni di classi nella sua epoca : Commercianti - spendono in alimenti buoni, bassa spesa in cultura, media vestiti Liberi professionisti - molto spesa in abiti, poco cucina, media cultura Le indagini sociologiche dagli anni 50 fino ad oggi mostrano che esiste ancora una relazione significativa tra condizione sociale e i consumi culturali e gli stili di vita. Negli stati uniti d’America alcuni risultati di alcune ricerche non contraddicono gli studi di bourdieu: Chinoy nota che la società americana è una società individualista che ha un valore diffuso (successo professionale e competizione), ma tuttavia il modo in cui si concretizza questo valore risente della condizione sociale dell’individuo. A tal proposito diversi studiosi hanno evidenziato come la classe media e la classe alta fruiscono più intensamente della cultura, sia quella giudicata «alta» sia quella ritenuta «bassa» . Ricapitolando lo studio di Chinoy mostra come da un lato vi è un valore diffuso (successo personale) ma che la condizione sociale influenza gli stili di vita e ciò permette che classi sociali diverse diano vita ad espressioni culturali diverse e pratiche e consumi culturali differenti e quindi le disuguaglianze materiali si riflettono in disuguaglianze culturali. A tutto ciò si può aggiungere che se è vero che negli ultimi 50 anni non c’è più un identità forte come quella operaia che si sentiva appartenente ad una collettività in contrapposizione ad un altra, in realtà allora le differenze di classe assumono una nuova forma divenendo stili di vita differenti. Allora ecco che professionisti e imprenditori danno peso al successo personale e gli operai non danno più peso alla contrapposizione della borghesia e si imborghesiscono a loro volta dando vita a consumi e pratiche culturali differenti da quelli delle classi medio alte. Diversi studi hanno notato che le scassi più alte tendono di più a dare peso all’autonomia individuale e le classi svantaggiate (sub alterne) più all’affiliazione (far parte di un gruppo). PETERSON - CLASSE MEDIA ONNIVORA Un’altra differenza messa in evidenzia da Peterson negli anni 90 è in ordine a come si possa dare una spiegazione del mutamento culturale che tenga insieme le dinamiche di omologazione con quelle di incontro e ibridazione tra culture differenti (pluralismo culturale) e con il persistere delle differenze sociali. Afferma che vi è una <<classe media onnivora>> : nota che, nella società individualista e neoliberista americana, la classe media non è più legata esclusivamente e necessariamente ad una cultura aristocratica (cultura alta che si oppone a quella pop), ma al contrario diventa onnivora ovvero è portata a consumare prodotti culturali differenti tra di loro; dalla cultura di massa alla cultura aulica musicale con prodotti culturali pop. Combinano in maniera diversa e creativa i prodotti. Quest’aspetto in una società americana più “giovane” rispetto a quella europea, in quanto ha meno tradizioni, si radica con più facilità; nonostante ciò è presente anche in Europa e Bourdieu mette appunto in evidenzia come questa piccola borghesia si diffonda velocemente e che si caratterizza per i pochi mezzi a disposizione. Essa però non è solo all’insegna dell’imitazione ma crea anche nuove forme di consumo onnivore. Quindi Peterson mette in evidenzia sia il pluralismo sia le differenze sociali; Nel caso dell’America la differenza di fondo è che mentre le classi medio alte sono onnivore, quelle basse non hanno le risorse ne i mezzi per poter consumare come quelle medio alte, quindi sono legate alla cultura pop, ovvero consumi culturali che secondo la gerarchia sociale sono ritenuti inferiori. Questo studio di Peterson per quanto in parte sia innovativo chiama in causa ancora una volta il rapporto tra consumi culturali e disuguaglianze sociali, ovvero il fatto che le classi medio alte possano essere onnivore mentre quelle basse sono costrette a un certo tipo di consumo (Bourdieu direbbe che lo fanno naturalmente perché è il loro habitus). BASIL BERNSTEIN Questo rapporto però si ritrova in una teoria precedente (anni 60-70) del socio-linguista Basil Bernstein che elabora la teoria dei codici : classi sociali differenti hanno codici differenti, le disuguaglianze materiai/ i rapporti sociali di potere danno vita a modalità espressive differenti. Il codice è l’uso sociale della lingua che porta a un insieme di regole generali (meta regole) che organizzano i consumi culturali e gli stili di vita ,orientano inoltre la conoscenza e l’apprendimento. Si sofferma in particolare sulla differenza tra codice elaborato e codice ristretto : le classi medio alte sanno usare sia il codice elaborato che quello ristretto ma prediligono quello elaborato (basato su una maggiore ricchezza lessicale, una struttura sintattica complessa e una forma di linguaggio che spinge ad un pensiero più astratto e generalizzato) invece quelle basse caratterizzate da lavori manuali, sviluppano maggiormente un codice ristretto perché fanno un minore uso del linguaggio elaborato in quanto possiedono meno ricchezza lessicale e una struttura sintattica più semplice, non per questo il codice è inferiore anzi è più fluido e adatto alle situazioni materiali di quelle classi. L’autore quindi afferma che chi vive situazione di svantaggio materiale sviluppa un tipo di linguaggio e codice che deve far fronte a quello svantaggio ed essere funzionale ad esso (il codice deve far fronte al contesto d’azione). Tutto ciò però non fa altro che alimentare disuguaglianze di classe in classe. RONALD INGLEHART Un aspetto importante in una società che diviene individualizzata ma dove persistono disuguaglianze sociali, è stato il cambiamento messo in evidenzia da Ronald Inglehart. L’autore parla di rivoluzione silenziosa ovvero di un cambiamento culturale avvenuto lentamente nel tempo di cui gli individui non si sono accorti ma che è rilevante : il passaggio (a partire dal secondo dopo guerra) da una cultura materialista ad una post- materialista; nei suoi studi empirici elaborando dati di ricerca nota che le generazioni adulte degli anni 50 tendevano a esprimere una cultura materialista che dava peso al successo personale, all’affermazione economica e alla mobilità sociale (benessere materiale),invece le nuove generazioni già dagli anni 60 tendono a dar meno peso a queste cose, aumenta l’importanza alla cultura post materialista che rielabora la forma di materialismo dando importanza “all’essere” e quindi a questioni attinenti alla qualità della vita (es. mi voglio affermare economicamente ma voglio anche godermi ciò che la vita ha da offrirmi). In particolare McClelland mostrato che l'aspirazione al successo non coinvolge allo stesso modo tutti gli strati sociali e che quelli situati a livello più bassi della stratificazione sociale sono meno motivati in questa direzione di quelli superiori. In particolare ci si preoccupa del benessere e la cura del corpo, che diventa affermazione della propria identità (la persona non è più vista solo per il pensiero ma anche sul lato estetico- diventano una cosa unica) ed espressione di se stessi. Si sviluppa anche una sensibilità ambientale, nel senso che bisogna avere un rapporto equilibrato con l’ambiente, altrimenti esso si rivolterà contro di noi (es. pandemia) ; l’uomo non è più padrone della terra. Ma ciò che interessa sottolineare è che sembra essersi verificato un rovesciamento nel rapporto tra orientamenti di valore e stratificazione sociale risulta infatti che i valori post materialisti e sono penetrati nelle classi sociali medio alte, in particolare in alcune categorie a elevato capitale culturale e economico (studenti dirigenti e funzionari pubblici) Inglehart suggerisce che sia all'opera una dinamica generazionale dovuta alla peculiarità di generazioni nuove entrate sulla scena a partire dal secondo dopo guerra e cresciuto in un periodo di pace e di benessere. Tra gli elementi caratteristici delle nuove generazioni a partire dai anni 60 c’è stata anche l’affermazione di un orientamento tendenzialmente universalista dove l’universalismo è nato dal fatto che l’individuo non sentendosi più appartenente ad una specifica tradizione ricerca principi etici trasversali ad una tradizione, vi è la convinzione che tutti gli individui hanno diritti universali uguali per tutti. Quindi vi è l’idea dell’appartenenza ad un unico genere, questo orientamento universalista aveva una declinazione anche politica come la Beat Generation che si oppone alla cultura materialista, meno legata all’ordine estetico e politico (beat= battuto) come forma di post- materialismo. LE DIVERSE GENERAZIONI In tutto il 900 è possibile riscontrare stili di vita differenti legati a generazioni differenti : Le generazioni della prima guerra mondiale -> è molto tradizionalista, ha l’idea della nazione e della difesa della patria o almeno la accetta. La stessa cosa fece la generazione successiva, quella che si è trovata nel pieno del nazi-fascismo. La generazione del secondo dopoguerra -> i baby boomers ovvero quelli nati dopo la seconda guerra mondiale, chiamati così perché ritorna il benessere e le nascite annuali aumentano, permettono il cambiamento della società a livello strutturale ed esprimono una nuova cultura; ed è con loro che si prende consapevolezza delle fratture generazionali di come una generazione non segue e orme dei genitori ma si scontra (“viene ammazzato il padre” scontro generazionale Svevo). La generazione dei baby boomers è una sorta di ponte in quanto da una parte pone al centro l’idea di cambiamento contro l’autorità e dall’altra mantiene l’idea acquisitiva del successo professionale. Insieme alla generazione dei baby boomers si colloca anche quella del beat generation già sopra citata. La generazione precedente alla beat generation (secondo dopoguerra)-> in America vi erano forme di teppismo, una cultura distruttiva. Poi vi fu la Generazione di mezzo “generazione x” ->coloro nati tra il 1965 e il 1980, una generazione che crede meno nella parte partecipazione politica facendo prendere forma alla cultura post- materialista già avviata dai baby boomers. Si cade in un individualismo acquisitivo fino ad un certo punto, in quanto si da maggiore peso alla qualità della vita. Questa concezione accompagnerà anche la generazione dei millenium (generazione Y) fino ad arrivare ai nativi digitali (generazione Z).
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