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La Riforma Cattolica e la Nascita delle Chiese Nazionali in Europa, Appunti di Storia Moderna

Della Cattività avignonese, del Grande Scisma e dell'emergente autorità del Concilio all'interno della Chiesa Universale. Vengono anche esplorate le forze sociali e militari che hanno contribuito alla espansione europea verso l'Africa e l'America, e il ruolo del Luteranesimo nella difesa della tradizione e l'adozione di nuove religioni. Inoltre, si analizza l'impatto culturale europeo in Giappone e l'ascesa del Calvinismo e la sua influenza sulla modernità politica.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 22/06/2022

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Scarica La Riforma Cattolica e la Nascita delle Chiese Nazionali in Europa e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA DELL’ETÀ DEL RINASCIMENTO LEZ.1 (14 febbraio) Lez. del primo modulo incentrate sul ‘500, mentre il corso monografico insiste anch’esso sui temi del ‘500. Più che cercare risposte, farsi delle domande. Gesuiti: Geronimo Nadal (collaboratore di Ignazio di Loyola) tentava di spiegare il ruolo della confessione come è il ruolo del confessore come il giudice (che giudica i vizi dell’anima, mansione di giudizio), il medico (cura dell’anima) e il papa ovvero come padre amorevolmente guida il figlio —> Il ruolo del docente come esaminatore è proprio questo. Rinascimento e riforma è un endiadi strettamente legata. Sono due fenomeni importantissimi per la storia moderna, spesso intesi come contrapposti ma in realtà uno collegato all’altro. Entrambi sviluppatisi all’alba della modernità. Ogni definizione è uno strumento, un utensile, per comprendere quell’oggetto, ogni strumento ha però una data di scadenza. “L’allegoria della pittura di Vermer (pittore del secolo d’oro olandese)” riscoperto a partire dal secondo dopo guerra, in questo quadro ha un soggetto femminile (musa della storia), lui dipinge il pittore che la ritrae, così come lo storico, che guarda il passato che si dota dello strumento adatto a lui per comprendere il passato, ogni riflessione che si farà quindi riguarda molto più noi nel presente che il passato, a partire da oggi, noi guardiamo al passato. Il nostro strumento è diverso, il nostro strumento differisce da quel del passato, molte cose possono rivelarsi quindi desuete, anacronistiche nella nostra epoca. Lo stesso termine “modernità” può essere criticata perchè lo stesso concetto traduce in primo luogo un punto di vista eurocentrico e maschilista. Tutti i fenomeni che si sviluppano riguardano praticamente solo la metà delle persone, riguardano gli uomini e poi anche solo una minima parte storicamente attiva, l’80% delle persone ne erano vittime di questi avvenimenti, erano fondamentalmente contadini. Un pastore dell’Abruzzo moderno era più simile ad un pastore greco che non ad un pastore della nostra epoca. Le sfere politica e religiosa quindi erano la parte attiva, la sfera dell’agire storico riguarda e coinvolge almeno per questi secoli (tra 5 e 800) una elites politica ed ecclesiastica. Con la stessa accezione di modernità è un’accezione tutt’altro che moderata, riflette una prospettiva che viene totalmente a cadere se noi soltanto cambiamo il soggetto di questo scambio, (come se nel quadro ci si sposta di qualche centimetro). Se si sposta per esempio l’attenzione su altre popolazioni nel globo. Lo stesso concetto di modernità per definire i 3 secoli, la funzione periodizzanti viene a cadere se per esempio ci si concentra su altre civiltà come quella indiana o cinese per esempio. Sarebbe quasi contraddittorio parlare di modernità per esempio guardando al Giappone dove a partire dal 600 si ricade in un periodo di pace ma di isolamento, che conclude con una stagnazione. Uno degli aspetti della modernità spesso sottolineati è lo sviluppo scientifico, ma se si guarda al Giappone, in virtù di una decisione politica/spirituale, abbiamo una società che si chiude in se stessa. C’è una riaffermazione politica e sociale di una classe guerriera, i samurai del 700/800 sono più tradizionalisti dei loro antenati del ‘500. Dove sta qui la modernità? L’affermazione di questo ceto borghese che è accompagnata da uno sviluppo tecnologico, nel dotarsi di strumenti per sostenere ambizioni e cambiamento. Tutte queste caratteristiche non si ritrovano come abbiamo visto in Giappone. Ha quindi senso parlare ancora di modernità? Anche la stessa nozione positiva negli ultimi tempi è andata in crisi, quando il sistema liberale e capitalistico e ha dato i primi segni di scricchiolio. Questo modello positivo può essere discusso. Tanto che il passaggio di modernità e contemporaneità (contemplando la caduta del modello socialista); con lo sviluppo del sistema americano che va a modificare anche il socialismo cinese si ha per esempio una nuova epoca di classicità, in cui si dipana un modello unico (americano) e quindi blocca quello che è il motore della storia (Francis Fukuyama). L’11 settembre il motore storico si rimette in moto, a causa di un avvenimento di M. Greengrass, La Cristianità in frantumi, le parte IV e V: simile a Tallon, molto approfondito, dominio assoluto dell’argomento M.P. Holt, The French Wars of Religion 1562-1629: volume agile, periodo intricato; è un’importante guida di questo periodo; dove prende il là l’alfabeto della modernità politica ecc…religione come fatto culturale, un filtro che guardava alla mondanità soltanto come terreno e laboratorio di un’eternità che si sarebbe vissuta dopo la morta, si ariafferma ancora di più un’attenzione verso modelli rituali, liguaggi delle folle anche interpretabili dall’analisi storica con un arricchimento generale. Notte di san Bartolomeo come un’analisi di laboratorio, per ricostruire la mentalità di coloro che hanno sbagliato. V. Lavenia, Dio in uniforme. Cappellani, catechesi cattolica e soldati in età moderna: B.J. Kaplan. Divided By Faith: Religious Conflict and the Practice of Toleration in Early Modern Europe: colui che meglio incarna la svolta culturalista del fatto religioso e il superamento di alcune categorie tradizionali come l’età del confessionale o l’età dei lumi ecc…non si sofferma sulla violenza ma sulla convivenza, parte dal fatto che le guerre di religione D. Diarmaid MacCulloch, Riforma. La divisione della casa comune europea (1490-1700), unicamente la parte II: manuale G. Murdock, P. Roberts, A. Spicer (eds.), Ritual and Violence: Natalie Zemon Davis and Early Modern France: G. Parker, The Dutch Revolt: G. Parker, La Guerra dei Trent'anni, Vita e Pensiero: A. Spagnoletti, Filippo II: C. Vivanti, Le guerre di religione nel Cinquecento + S. Tabacchi, La strage di san Bartolomeo. Una notte di sangue a Parigi. Le due letture indissolubili: propone una lettura guardando al conflitto francese, traduzione in italiano. Lo scritto degli eventi sulla notte di Bartolomeo, lettura gradevole. Fanatismo: legato alle guerre di religione, in questo periodo così intricato si viene a precisare alcune delle lettere fondamentali dell’alfabeto moderno, dal fanatismo, alle fazioni politiche che si affrontano, alla necessità di una costituzione, all’esigenza tipica della modernità di emancipare la sfera politica da quella religiosa. LEZ.4 (21 Febbraio) Definizioni, categorizzazioni e il tentativo di periodizzazione. Abbiamo riflettuto su che cosa sia la modernità, sul concetto storico di età moderna, di come sia stato costruito, inteso o come sia stato destrutturato, abbiamo visto i valori positivi, del significato di evoluzione che viene conferito alla modernità. Oggi invece riflettiamo su quali sono tradizionalmente gli elementi che caratterizzano i tre secoli che vengono definiti come modernità. Quali sono i punti salienti che si intrecciano continuamente in questi III secoli. Per poterli individuare dobbiamo notare le differenze tra l’età moderna e quello che c’era prima, sullo scarto che si è dovuto sottolineare tra questo periodo di cerniera che è il Rinascimento. Questa riflessione è importante e come sempre, questo paradigma, di rinascimento si è affermato, ha avuto un momento di gloria, laddove si è caricata proprio di aspirazioni idealistiche e di anche una sensibilità romantica. Si è ritenuto di ravvedere nel rinascimento, in questi anni, in questa cerniera, una delle epoche auree sia delle espressioni artistiche ma anche di una rinnovata visione dell’uomo che si rifletteva sugli interi processi, anche sul senso della religione. Il termine rinascimento viene definito a metà del XIX sec. Tra il 1845 e il 1860 in cui escono due opere fondamentali: • "Renaissance et Reforme” (francese): storico Jules Michelet • “Civiltà del rinascimento in italia” di Jacob Burckhardt (ideatore del concetto storico di rinascimento) Queste due opere giungono a definire, ad isolare un’epoca tra medioevo e modernità, non a caso, gli autori, pur influenzati dal dibattito idealistico in realtà segnalano una risposta della sensibilità romantica all’idealismo tedesco, ritrovano nell’arte, nei complotti del rinascimento in italia, una comune genesi dell’individuo moderno. Questa epoca viene però vista dalla lente del recupero degli antichi, dall’insegnamento dei classici, da una fiducia dell’uomo della sua azione nella natura, allo stesso modo se Michelet propone per la prima volta il termine di Reinassance lo riprende da un termine già utilizzato nel ‘400 per indicare la ripresa dei classici, in un ambito letterario, poi si amplia in tutto il resto. Colui che caratterizza il rinascimento nel migliore dei modi è Jacob, dove nel suo volume assai fortunato, viene a proporre una visione di un’intera civiltà; ecco che da un elemento artistico/letterario, il rinascimento diviene una descrizione di un’intera civiltà. Rappresenta un’evoluzione della relazione tra gli individui. Si viene a creare una svolta che a partire dal ritrovamento, dalla riconnessione con la cultura classica riavvia quel cammino progressivo dell’umanità. Ecco che i vari termini come medioevo/modernità, sono termini riempiti di significato, caricati di enfasi, con la contrapposizione tra uno e l’altro (scuro il medioevo e avvio verso il lume: la modernità). Quali sono le caratteristiche di questa civiltà rinascimentale secondo Jacob? Lo studioso indica i 4 grandi fenomeni in cui si articola questa civiltà rinascimentale. In che cosa consiste questa frattura tra l’uomo del medioevo e l’uomo moderno? Leggiamo alcune parti, notando la visione romantica e quasi idealistica di Jacob per descrivere la situazione: 1) Dobbiamo sottolineare alcuni termini; passa dalla riflessione dello stato al concetto di popolo (concetto profondamente ottocentesco); anzi, lo stesso Michelet parla di questo concetto di popolo, popolo latore di propri diritti ecc… a partire dalla riflessione politica intorno agli stati scivola sulla riflessione intorno all’individuo ma sottolineando la forza politica che è il popolo. Colloca il tempo storico (la modernità) e circoscrive la cornice di questa cornice, parlando degli italiani come gli iniziatori di questo concetto. Il medioevo di Jacob è coperto da un velo di ignoranza, di irrazionalità, identificata da lui come l’oscurantismo religioso, invece il rinascimento viene definito come un’epoca irreligiosa, amorale, infatti gli stessi complotti delle varie famiglie vengono caratterizzate da qualità soggettive come imposizione della modernità: l’individuo si afferma come soggetto individuale, al di fuori dei contesti collettivi in cui si ritrova ad operare, al di fuori dagli schemi tradizionali, alle origini della modernità c’è questo processo di rivendicazione da parte degli individui delle proprie caratteristiche che lo rendono singolare, particolare; quali sono questi individui secondo Jacob, innanzitutto Si passa da una concezione di guerra privatistica a pubblica: le guerre private non si possono più affermare (c’è il tribunale); la guerra avviene soltanto in una prospettiva pubblica, gli eserciti sono esclusivamente delle autorità politiche. A partire da questa definizione, ne discende un altro fenomeno caratteristico della modernità: 3) La costruzione di un sistema internazionale, di un’arena degli stati; in questa arena si svolgono i contenziosi, le guerre, in cui gli stati in questo sforzo di imporsi , di espandersi, si trovano a combattere, non solo attraverso la guerra ma anche con l’attività diplomatica. Una volta affermatosi lo Stato come unico attore, l’insieme di questi stati rappresenta un sistema politico in relazione tra di loro. All’interno di questa arena si viene a creare un sistema internazionale, inter-statuale di reciproco riconoscimento, in ottica conflittuale ma anche in ottica di una riflessione comune intorno ai vantaggi di una pace. Si sviluppa un sistema di equilibrio quindi, un sistema politico internazionale che è fatto per declinare la rivalità degli stati significa anche lo sviluppo di reti diplomatiche che diventano stabili, in modo da tenere la comunicazione fluida, continuativa, attraverso gli ambasciatori infatti, gli stati comunicano continuamente tra di loro. Non i tratta più di incontri tra cavalieri, per matrimoni dinastici ecc.. la comunicazione politica che si interpone si svolge su vincoli ordinari che sono quelli diplomatici. Sia chiaro, si tratta di una diplomazia che è ancora tesa al miglior svolgimento delle guerre più che alla pace, all’articolazione di alleanza e di contro alleanze, però il risultato di questa diplomazia, di queste reti politiche svilupperà un periodo di pace per esempio nella penisola italiana (dalla pace di Lodi, un quarantennio). In questo angolo europeo in cui si è venuto a creare il primo sistema politico, regionale, delimitato dapprima alla penisola italiana, a partire dalle guerre d’italia, si articola nel sistema politico internazionale prima su scala continentale (asse che cambia, da dinastico a religioso in cui emergono diversi principi) ma la costante di questo processo è l’allargamento di questo sistema internazionale, dal sistema politico italiano si passa alla Francia e poi all’imperatore, alla Castiglia, si crea uno spazio politico che poi con la riforma si trasforma in uno spazio confessionale, con poi l’irruzione in questa arena politica degli scandinavi e i russi e i turchi perchè lo stato per riconoscersi deve espandersi, deve allargare il proprio territorio. Un ulteriore gradino, laddove questo sistema internazionale non si limita solitamente allo spazio europeo; attraverso un altro processo si fa immediatamente globale. 4) La costruzione di reti globali, la proiezione di stati europei anche su scala globale, la costruzione di imperi coloniali, sorretti dalla rapacità ma anche da un’esigenza religiosa, di evangelizzazione che costituisce il principio ideologico legittimante di opere di conquista e colonizzazione. La scoperta dell’America, in cui si vede molto di questo passaggio da medioevo e rinascimento, attraverso questo suo protagonista che è Cristoforo Colombo, a partire dalla scoperta dell’America si costruiscono degli imperi che non insistono soltanto intorno al bacino mediterraneo ma si estendono su spazi inesplorati o lo spazio asiatico (nel caso del Portogallo). L’emergere di nuovi soggetti che mirano a contrastare l’espansione delle potenze lusitana e spagnola crea lo sviluppo di altri grandi imperi, francese e inglese per esempio, esercitando tutto il potere nell’intero mondo, attraverso la prima costruzione di reti globali —> il mondo per la prima volta viene avvolto da rotte (prima da viaggiatori, poi mercanti e poi burocrati e soldati); sviluppando le istituzioni della madrepatria che si replicano in contesti diversi. Questa prima globalizzazione che avviene nel XVI sec. consiste soprattutto nell’affermazione delle potenze europee su altri soggetti politici; ecco perchè la modernità è un termine strettamente europeo, tuttavia, le storie del mondo diventano interconnesse, c’è uno scambio di conoscenze da varie parte del mondo. Ovviamente inizialmente si tratta di affermazione del potere ma successivamente si parla anche di nuova comprensione delle società altrui, di conoscenze nuove (adattamento e conoscenza dell’altro). Tuttavia, pur in questo rapporto di iniziale assoggettamento da parte dei popoli europei, con un palese sbilanciamento verso di essi, il fenomeno principale è comunque lo scambio, c’è una connessione, in effetti una delle scuole storiografiche maggiormente in voga oggi, è proprio quello delle storie connesse. I vari fatti caratterizzano l’evoluzione globale delle popolazioni, l’evoluzione delle storie dei singoli europei. Questi costruttori di impero, i conquistatori, coloro che dopo aver aperto la strada affermano il potere, importando questo modello statuale europeo in altre società, agendo su individui totalmente differente —> Questi imperi globali, nel farsi globali, si trasformano, si ibridano, hanno la necessità di affermare la propria egemonia attraverso le proprie istituzioni ecc… portando alla precisazione di un diritto delle genti e poi di un diritto internazionale, che sono una conseguenza diretta dell’affermazione statale. Uno dei primi problemi degli spagnoli infatti è di definire chi sono quelle popolazioni escluse dal messaggio di cristo, gli Indios fanno parte di tutt’altra tradizione, sono uomini o meno? Una volta che si definiscono come uomini si parla quindi di diritti —> diritto naturale, articola il linguaggio in cui si sviluppa lo stato. Sono problemi che si dipanano durante tutta la modernità, tanto che uno degli avvenimenti che segna la fine della modernità avviene quando questi individui avocano a sé il diritto d’indipendenza, la nascita degli stati uniti, nata dalla cultura profondamente europea ma comunque priva del passato medievale, una nazione nuova, una nazione che non a caso si incarna nella sovranità del popolo. In questa prima globalizzazione anche l’affermazione dello stato si distorce, prende delle vie inedite. Infine, l’ultimo pilastro della modernità, che si intreccia con gli altri: 5) Un progresso tecnico e tecnologico che si sviluppa nell’articolazione graduale di un rapporto tra l’individuo e natura che si declina in una differente sensibilità, si afferma un rapporto empirico con la natura, con i vari fenomeni storici e da questo ne deriva anche una maggiore sensibilità verso l’osservazione e l’evoluzione della tecnica. La curiosità di spiegare i meccanismi del creato, declinati nel funzionamento del corpo umano, inteso come meccanismo, la ricerca medica (Andrea Vesalio ecc…) che cerca di ricostruire il corpo umano. Un naturalista svedese che fa parte di questa comunità scientifica, questo approccio empirico, la necessità di osservazione che ridiscute anche i dogmi religiosi si esercita nell’osservazione esterna verso gli studi della stessa terra (Galileo, Giordano Bruno ecc…); questo passaggio da un geocentrismo ad un eliocentrismo rappresenta è sorretto anche dall’avanzamento della tecnica (strumenti che possono aiutare l’uomo in queste ricerche). Alla fine di questo percorso di modernità vi è infatti un prodotto come l’enciclopedia, che è un tentativo di risistemazione dei saperi emancipandosi dalla visione religiosa, la sfasatura tra una cultura avvolta da Dio, dall’inspiegabile, invece ad un concetto di uomo, di natura, di rapporto tra costruzioni statali che Un’affermazione dei comuni, un potere delle città, si assiste un’altissima civiltà urbana ma nel contempo ad una grande frammentazione politica e ad un contraddittorio sviluppo di ogni città che però come tendenza uniforme puntano ad affermarsi sul territorio, ad affermarsi sul territorio. Gli interessi si proiettano sul controllo del contado, del territorio, spesso riuscendo a scalzare la nobiltà feudale, questi sono processi generali, con varie contraddizioni, diciamo comunque che nell’italia settentrionale c’è una grande frammentazione. Dall’altra parte, nell’italia meridionale si sviluppa l’unico grande regno, dotato di una corona regale che è il regno di Sicilia, che è stato scisso in due, un regno di Sicilia e uno di Napoli. In questi territori meridionali fiorisce e si cristallizza una ripartizione di poteri tipicamente feudale (tradizioni normanne e sveve). L’esistenza di articolare una gerarchia in chiave feudale è normale che si riverbera su una maggiore difficoltà sull’emersione di oligarchie patrizie urbane. Laddove l’autorità imperiale è stata limitata (centro nord e stato della chiesa) questo non accade. La figura del pontefice: Nel medioevo, subisce varie crisi: 1) Cattività avignonese (papa assente sul territorio per quasi 70 anni); in questo luogo di potere quindi, nell’area centrale c’è spazio perchè si affermino delle piccole signorie, delle famiglie dominanti sul territorio prendono il potere sulle città che però fanno nominalmente parte dello stato della chiesa. La cattività avignonese contribuisce quindi a questo particolarismo tipico della penisola italiana. 2) Il grande scisma (si contrappone un papa avignonese e uno romano) 3) L’emersione di un’autorità all’interno della chiesa universale che mira a superare la figura papale, ovvero il Concilio, l’insieme di parroci e vescovi che fanno parte, che costituiscono i riferimenti periferici di quello che è la chiesa. Anche all’interno del conciliarismo vede alla fine trionfare l’autorità papale, ma una delle costanti è la contrapposizione, anche all’interno di una struttura come quella della chiesa, di una figura singolare, monocratica, di un’autorità sovrana; immaginare il tutto in chiave corporativa, da una parte c’è un singolo uomo che parla, che discute e si confronta con l’altra parte (Pontefice e concilio). ***Questa situazione si trova in tutte le potenze europee (cortes, parlamenti ecc…) questa contrapposizione che fa parte della tradizione giuridica classica (parlamento romano) che arriva fino all’età moderna. Si tratta questo, di uno degli elementi politici caratteristici di questo evolvere politico europeo.*** Tornando al pontefice; come risultato di questa crisi, anche nell’italia centrale c’è quindi un forte particolarismo, che si sviluppa anche nelle montagne, con vocazioni pastorali, con attività commerciali ecc… emergono queste signorie a partire da origine rurale che però, nel proprio sforzo di cercare fortuna abbracciano la vocazione militare (Abruzzo, Umbria, Lazio sono ancora luoghi a forte vocazione militare), necessaria per uscire dalla loro situazione. Si tratta di un forte momento di destabilizzazione, gran parte dei condottieri del ‘300/‘400 provengono dalle regioni centrali. Questa autorità politica dello stato della chiesa, copre tutti questi territori, però il dominio papale si esercita mediatamente, in maniera indiretta, perchè il potere diretto è riconosciuto nelle varie famiglie signorili di queste aree. Tutto questo si svolge comunque nell’ambito della chiesa. Attraverso questo esempio si può tentare di riempire quello che abbiamo detto ieri: lo stato che si deve rafforzare. Cosa succede quindi in questo periodo? Si vengono a costituire delle signorie maggiori che accorpano i diversi territori, a partire da un’esperienza comunale, urbana vengono a costituirsi degli stati territoriali, un momento di soggezione e conquista dei diversi antagonisti: pensiamo a quanto succede con le signorie dei Visconti, a partire dalla signoria milanese si afferma sulla geografia lombarda. Attraverso un’avventura militare che ambisce a farsi dominio dell’intera penisola, salvo poi sfaldarsi immediatamente dopo. Però a partire da un comune che si fa ducato che si proietta su un territorio più grande. Dall’altra parte abbiamo una situazione particolare, a Firenze si articola un governo della repubblica, un ceto politico attraverso uno sperimentalismo politico accelerato, i ceti si affermano e tramontano molto rapidamente, rivolte e rivoluzioni si succedono, comunque la repubblica fiorentina si afferma su altre esperienze. La repubblica fiorentina si proietta sulla zona politica toscana, entra in conflitto con altre esperienze, come Lucca oppure mira a inglobare con la vera nemesi dello sviluppo fiorentino che è la repubblica senese. Un movimento di aggregazione politica, di semplificazione politica che è assai accelerato dalla prima metà del XV sec. per poi entrare in una fase di stallo o equilibrio. A metà del XV sec. All’interno di questo panorama politico sono emerse fondamentalmente 5 potenze a vocazione regionale: - Ducato di Milano: dal 1450 intestato agli Sforza, un capitano di ventura marchigiano (fortunato) che abbatte lo sperimentalismo della repubblica ambrosiana. Alla fine Francesco Sforza è uno straniero a Milano, arriva con una compagnia di ventura molto forte e dotata di consiglieri politici che non insisteva su un territorio ma agiva su pagamento. Abbatte quindi la repubblica ambrosiana con favore dei milanesi stessi. C’è un deficit di legittimità politica, c’è sempre quindi un elemento che può essere contestato (da altri stati, con i vari pretendenti, ma anche all’interno, un duca che arriva e prende il potere si sovrappone alla struttura del territorio, in cui c’è come nel caso di Milano un grande centro, e si articola in varie e diverse realtà urbane importanti, Piacenza, Pavia, Lodi ecc.. tutte realtà in cui c’è un dominio patrizio in cui c’è l’autorità ducale che mira a diventare arbitro delle varie differenze comunali). Malgrado gli sforzi di mandare i propri delegati sui territori, per pacificazioni, negoziazioni, è un’opera che rimane non finita. - Repubblica di Firenze: lo sviluppo territoriale del dominio di un ceto di governo economico che però vive all’interno della realtà fiorentina che vive un continuo scontro, un avvicendarsi di vari ceti politici a metà del ‘400, tanto è vero che si arriva ad una signoria informale da parte della famiglia Medici. Cosimo de Medici che è l’iniziatore della dinastia (mercantile e bancaria) però che esercita il governo della città di Firenze all’intento delle istituzioni repubblicane, anzi, lui nemmeno mai assume una magistratura ufficialmente, dirige e nomina i magistrati, controlla le elezioni e i sorteggi delle magistrature, quindi c’è un’istituzione repubblicana la cui vita è direttamente controllata da un signore, Cosimo quindi è iniziatore di una dinastia e padre della repubblica; una situazione unica di una signoria informale, che ha delle caratteristiche, infatti, cercando di espandersi entra in conflitto con Milano per esempio, ma Cosimo appartiene ad un’altra generazione, porta all’italia uno sguardo empirico (incarnato in Macchiavelli), lui tenta di consolidare la repubblica attraverso attività diplomatiche, con la sua influenza, non con conquiste. Cosimo de medici territoriali viene portata innanzi, c’è il reciproco riconoscimento dell potenze, si sviluppa una rete diplomatica per facilitare la comunicazione politica, si inaugura un meccanismo che deve prevenire l’affermazione dell’uno sull’altro. Leggiamo Guicciardini (storico della perdita delle libertà d’italia): lui scrive a proposito del garante di questo equilibrio , Lorenzo il magnifico. In modo bilanciato, tra queste 5 potenze, questo è il sistema che regge questo prima sistema politico nazionale che si viene a creare all’intento dell’italia, in cui la comunicazione politica tra i stati viene resa fluida con l’istituzione di ambascerie permanenti, attraverso il lavoro diplomatico degli ambasciatori. l’esercizio di questo equilibrio diventa sempre più esasperato, perchè sono molti i motivi di fragilità, che sono dappertutto, a Milano, nello stato della chiesa (che rimane molto stabile comunque). La pace di lodi quindi isola l’italia, emarginando le potenze esterne: laddove si rompe questo equilibrio avviene il diluvio, le guerre d’italia, ma intanto si è creato questo concerto politico, un sistema di realtà statuali allacciate e interconnesse tra di loro. LEZ.6 (24 Febbraio) Nel nostro ultimo incontro abbiamo riflettuto sul sistema politico all’indomani della pace di Lodi del 1454. Uno spazio politico delimitato però particolareggiato e differente da contesto in contesto (regno, repubblica ecc…). Gli aragonesi di Napoli e quelli iberici e i re di Castiglia fa parte della stessa famiglia dei Trastámara (ramo cadetto della famiglia di Castiglia; affermandosi dal 1416 anche sulla corona d’Aragona e poi Napoli) —> dinastia che si installa saldamente nella Spagna e a Napoli. Un vincolo assai forte, eppure questa famiglia ha differenti rami. Dall’altra parte abbiamo sottolineato le forze e le fragilità dello Stato della Chiesa (giurisdizione dei pontefici che si manifesta in maniera indiretta); poi ci siamo soffermati sulle due repubbliche maggiori: di Firenze e di Venezia. Due città in cui è prevalente l’esperimento repubblicano a partire da esperienze di governo urbano, sono molto differenti ma che portano a Venezia un potere piuttosto stabile per esempio, conferisce alla politica veneziana una stabilità che in altri scenari europei non ci sono. Si viene a stabilire una visione di potere, una consapevolezza di potere della città, delle gerarchie di magistrature, di procedimenti di elezione di figure politiche attraverso i quali Venezia prima consolida il proprio Stato da Mar (Dalmazia, isole greche ed egee, isola di Cipro) per poi concentrarsi sulla Terraferma. La repubblica fiorentina invece è immersa in uno sperimentalismo governativo che assicura una straordinaria stabilità, dove emerge la signoria informale dei Medici, i più ricchi di questo ceto mercantile/bancario. Si stabiliscono in una condizione pseudo-principesca, facendo leva su tutta una fascinazione (quasi populistica) sui ceti più poveri: si fanno voce veicolando anche messaggi demagogici e la grandezza artistica di Firenze. Cosimo, Piero il gottoso e poi Lorenzo de Medici detengono il potere, ne controllano la selezione delle magistrature, sono al vertice di una rete clientelare e politica che ricopre le magistrature politiche. È interessante constatare come a partire dal governo della città, si proietti sul territorio. L’ultimo elemento è il Ducato di Milano (un’altra forma di governo): duca che si stabilisce su un territorio ricco e pieno di varie città importanti. Al vertice di questo stato, che si presenta assai frammentato, arriva Francesco Sforza che tenta di garantire il proprio ruolo come mediatore delle molteplici forze che si disputano il potere a livello periferico. A partire dalla Pace di Lodi si stabilisce un equilibrio di potenza, che mira a prevenire che un contendente prenda il sopravvento sugli altri. Non previene ovviamente le ambizioni di uno o dell’altro di farsi tanto forte da poter spaccare questa bilancia così costruita —> A qualsiasi tentativo espansionistico di uno, devono rispondere tutti gli altri, tornando ad una situazione di equilibrio. Vari personaggi comunque ambiscono ad ampliare il proprio potere, gli stessi veneziani perdono alcune terre e tendono a compensare queste terre rivolgendosi verso l’entroterra; volevano costruire l’intero Adriatico come il golfo di Venezia (per l’importanza dei commerci via mare). I Veneziani quindi puntano ai porti adriatici: Rimini, Ravenna e anche porti pugliesi e albanesi ecc… sono molteplici le minacce a questo equilibrio quindi. Lorenzo il Magnifico invece frenò i propri appetiti territoriali, anche perchè non era a capo dello stato, non ha mai assunto una carica magistratura, anche se governò la repubblica, i Medici intessero delle relazioni diplomatiche con varie potenze (Roma e Francia per esempio). Importanza del banco dei Medici. La Francia è il grande giocatore che pesa sui destini italiani, è anche il grande escluso da questo tipo di equilibrio posto con la Pace di Lodi. La Francia è il regno maggiormente prospero e popolato. Lo stesso Alfonso il Magnanimo arriva al potere in italia sconfiggendo gli Angiò, dall’altra parte i Visconti si erano legati agli Orleans. Questo sviluppo così particolare era stato permesso anche dal fatto che il regno già vicino era stato sconvolto da conflitti interni: guerra dei 100 anni e non di meno questa guerra si conclude con la dinastia dei Valois con la cacciata degli inglesi (a parte Calais). La data canonica che viene indicata come termine di questo conflitto è ancora una volta il 1453. Se la Francia è sopravvissuta a questa guerra i vari re francesi riescono ad avviare un periodo di fortissimo consolidamento del regno (Carlo VII e Luigi XI); decenni di pace permettono un accumulo di risorse attraverso le quali i francesi possano consolidare il proprio potere, arrivando a confini che pressoché sono simili a quelli odierni. I vari interessi economici (Firenze) e religiosi (verso Roma) in italia erano primari, gli orizzonti in Italia erano fondamentali. Tuttavia in questa bella stagione gli interessi francesi si esercitano, verso altri scenari: • Rafforzamento del regno • Verso l’esigenza di terminare il controllo sulla propria potente aristocrazia (contesa con il ducato di Borgogna) —> i duchi di Borgogna sono gerarchicamente sottoposti al Re, però nell’intricata fase della guerra dei Cent’anni erano riusciti a costruire una forte base di potere nel territorio sul confine con l’Impero, lo stesso ducato di Borgogna, si sviluppa, attraverso Carlo il Temerario, riesce a stabilire il controllo sulle Fiandre (regione prospera dell’Europa: fiorente civiltà mercantile). I duchi di Borgogna costituiscono un forte problema per il Re; erano ricchissimi, lo stesso Carlo il Temerario cerca di spingere verso una politica dinastica verso la Savoia, creando un disegno di potenza europea che però viene abbattuto: nel 1477 viene ucciso il Duca di Borgogna dalle picche elvetiche (minacciati) Con la morte di Carlo il temerario la Francia si spinge verso il nord e si riappropria del ducato di Borgogna. Malgrado tutto, pur tramontato il disegno di potenza borgognone, questo ducato rimane una delle regione più ricche e prospere, anche come luogo di cultura urbana e feudale: si sintetizza qui, il tramonto del Medioevo. Comunque sia, seppur colpita, riesce a sopravvivere. A partire dalla Borgogna prende il via la saga di Carlo V. Si tratta di uno strumento importante per il rafforzamento della monarchia, ma sentito dal popolo come una grave ingiustizia. Gli stati generali diventano il luogo dove emerge anche una corrente politica anche contraria a quella del re; per questo vanno spesso evitati e dal 1618 (Luigi XIII) infatti non vengono più convocati; solo nei momenti di crisi maggiore devono essere convocati e l’occasione successiva sarebbe stata con Luigi XVI con la convocazione del 1789. Si viene quindi a definire una sorta di costituzione immateriale, leggi fisse, consuetudini del regno che però descrivono i poteri del sovrano che però hanno dei limiti nei confronti delle altre parti del regno. Perchè il sovrano faccia sentire la propria voce militarmente, fiscalmente, ma deve anche portare il reprimere la nobiltà; importante quindi sostituire le guerre interne con dei procedimenti giudiziari, che portano la giustizia del re. Fondamentale la storia di un’istituzione parigina: il parlamento di Parigi. Si tratta di un tribunale, del vertice giudiziario della corona di Francia, è il tribunale di appello per la quale propendono tutti i giudizi finali. Si stabilisce anche un’importante dinamica sociale: accanto all’aristocrazia di spada, si crea un ceto togato (nobiltà di toga), che riconosce la propria preminenza sociale non nell’esercizio della spada, ma nell’esercizio della legge (cappa lunga, nera, diventa il riconoscimento di questi togati). Arriva a detenere una patente di nobiltà, una nobles de robe. Si crea all’interno di questo ceto togato, che articola questo corpo dello stato, un nucleo, un seme di un ceto burocratico, che si riconosce nella nobiltà, ma non nell’ideale aristocratico militare. È un importante veicolo di trasformazione sociale; perchè i vari parlamenti (il potere parte da un nucleo importante per poi accamparsi su tutti i territori circostanti); altri parlamenti regionali sorgono nelle regioni periferiche che si sono accorpati al regno di Francia in modo graduale. Differenza tra paesi di elezione (direttamente del sovrano) e paesi che si sono aggregati all’autorità monarchica; paesi in cui sono presenti dei parlamenti regionali. Questi parlamenti si trovano però a svolgere (nell’assenza di un mancato momento di interlocuzione) un’attività di rappresentanza attraverso un potere che riescono ad affermare: il potere di registrazione delle leggi. Le leggi vengono emanate dal re e dovrebbero essere eseguite dai parlamenti (come proprio braccio giudiziario), ma il parlamento, laddove vede che queste leggi non vadano bene, possono rifiutarsi di registrare le leggi. Parlamenti quindi come importanti attori di rappresentanza (es. successivi saranno la fronda parlamentare e la fronda nobiliare di Mazzarino). Laddove i parlamenti rifiutano la ricezione al sovrano della legge, cioè diventa un ostacolo, il sovrano può by-passare questa situazione attraverso un momento di altissima ritualità: il Lit de Justice dove il sovrano appare in parlamento come supremo magistrato imponendo con la propria presenza l’accettazione delle varie leggi all’interno del parlamento. È un momento di grande impressione dal punto di vista simbolico e cerimoniale, il sovrano che si veste di rosso che si riunisce al corpo dello stato e lo governa, diventando in quel momento il capo dei magistrati. Attraverso anche queste cerimonie, la Francia è il protagonista della storia europea. Lo scenario in cui si sarebbe affermata questa gloria poi sarà quello italiano. LEZ. 7 La peculiare condizione italiana è dettata dalla posizione geografica (conca mediterranea); fino agli anni ’80 del ‘500 svolge ancora un ruolo egemone per quanto riguarda gli scambi commerciali e di informazione. Nell’ultima lezione ci siamo soffermati sulla Francia del XV sec. —> assoluta protagonista delle dinamiche e degli sviluppi socio-istituzionali di tutta l’età moderna. All’interno di questo discorso abbiamo fatto ricorso alla metafora corporativa legata alle istituzioni dello Stato, per sottolineare come si arriva alla percezione di un corpo mistico, è necessario dire come la rivoluzione francese sia un punto decisivo, di non ritorno, con il popolo che si fa nazione: la metafora corporativa che rifletteva un ordinamento dei poteri, che era anche religioso (divinamente costituito); le membra che diventano il popolo, che quindi si auto-governa. Quale vincolo religioso quindi rotola via. All’interno del processo rivoluzionario ci sono anche eventi più importanti, però senza dubbio la decapitazione di Luigi XVI costituisce un momento simbolico, un’epifania della modernità, un cambiamento radicale delle coordinate mentali in cui si erano svolte le dinamiche dei poteri. La Francia è la nazione più coesa, abbiamo visto; mostra come all’interno di una geografia composita europea la Francia prevalga, con dei campi estremamente fertili, permette al sovrano di essere più ricco di altri e di poter disporre (grazie all’accentramento statale) di maggiori uomini. All’interno di queste dinamiche si ridiscute anche il potere ai limiti di questo sovrano che costituisce il simbolo dell’unità mistica della Francia (cambiano le persone fisiche, ma non cambia la sostanza mistica della corona); tanto è vero che si parla di due corpi del re (fisico & mistico) —> al sovrano morto viene applicata una maschera, con le sue sembianze da vivo fino ai funerali (perchè il re non muore mai). Non vi è interruzione. Se la Francia è protagonista, oggi ci soffermiamo su un’altra protagonista di tutta l’età moderna, una protagonista a tratti sorprendente, perchè per tutto il medioevo, la penisola iberica era la frontiera dell’Europa. La Spagna che si sviluppa è quindi l’elemento di novità del primo XVI sec. La Spagna, la penisola iberica, i regni cristiani che sorgono nella penisola (sono 4: Portogallo, Castiglia, Aragona e Navarra) sono sorti in un’area geografica piuttosto racchiusa in un confronto secolare contro i discendenti degli arabi che li avevano conquistati. È quindi un fenomeno di riconquista cristiana: la Reconquista (termine romantico); comunque la penisola iberica prima era un’area di frontiera, non faceva parte di quello che poi è stato definito come Europa. Proprio grazie alla crociata, avendo completato questa fase secolare di reconquista si presentano coesi, militarmente agguerriti (società militarizzata) attraverso perdurare di *** crociata, dinamici, propensi a nuove conquiste. È difficile mettere un punto ad un’esperienza secolare, non avviene semplicemente con al conquista di Granada (1492) ma in realtà non finisce nulla, la lotta contro l’Islam non termina solo perchè si è giunti al mare, sarebbe continuata e avrebbe portato prima i castigliani e poi i portoghesi a trovare gli avversari della fede aldilà del mare. Il concetto di Crociata quindi si innesta su un’altra struttura tipica dell’età moderna: l’espansione globale. Non soltanto; sempre a Toledo nel 1480; una volta garantita la sicurezza, si dice come debba sorgere un tribunale in ogni città, come luogo in cui si risolvano i contenziosi, passando per la legge del re. Se le Audiencias sono i punti capillari dove si esercita la giustizia del re; viene creata anche la Cancelleria di Vaiadolillia (poi sdoppiata a Granada); un tribunale di suprema giustizia, superiore, si costituisce un tribunale di appello —> si crea una struttura gerarchica dello strumento della giustizia reale. Per stabilire questa giustizia è necessario che ci sia un codice di leggi, un corpus giuridico del regno: le costituzioni del *** costituiscono un codice uniforme di leggi, si stabilisce un corpus di leggi che costituisca il punto di riferimento per le leggi da applicare. Si riorganizza il territorio, il governo del territorio e un’apparato giudiziario del territorio. Allo stesso modo anche al centro del potere, il governo della nazione si razionalizza: la Castiglia era stata a lungo sommersa dai conflitti civili, è necessario ora sistemare questa situazione —> si stabilisce la formazione di un consiglio reale come organo politico ufficiale in cui si esercita il governo del regno, in cui il sovrano ascolta i propri consiglieri. Il consiglio reale è quindi un’istituzione ufficiale in cui trova spazio non soltanto i maggiori nobili del regno, ma almeno 1/3 devono esserci presenti gli Desperados —> si bilancia la mobilità feudale con una componente giudiziaria; un nuovo ceto che trova la propria legittimazione all’interno di studi accademici e all’interno dello stato. Necessaria la presenza di funzionari reali; l’università viene individuato come luogo di formazione di uomini e ufficiali dello stato. Un letterado è colui che può esibire un attestato da esibire. Sono coloro che trovano spazio anche nel supremo organo politico che è il consiglio reale; un ceto dove l’aspirazione di ascesa sociale si sviluppa all’interno dello Stato (più cresce lo stato più crescono loro). Questi giudici e giurisperiti ai quali viene riconosciuto un ruolo fondamentale all’interno del regno deve *** (min. 55) La nobiltà di spada è ancora ricchissima; è qui che la monarchia deve assecondare le sue pretese. La guerra diventa lo strumento necessari per assecondare questo tipo di nobiltà, non esiste la pace (esiste solo la pace interna derivata dalla pace esterna). Se non c’è guerra esterna ci sarà guerra interna: la guerra diventa una necessità sociale (es. guerre di religione francesi). In questo stato che si rafforza le materie sono multiple, a partire dal consiglio reale si creano altri consigli tematici: quello economico, quello territoriale —> si sviluppano a partire dal consiglio centrale, reale, come una sorta di ministero, non hanno un’autonomia giuridica, forniscono dei consigli ma la decisione finale rimane del sovrano, così si articola la grammatica di uno stato moderno. Le cortes di Toledo sono quindi un momento fondamentale per la creazione di uno Stato diverso rispetto a prima. Inizia qui la guerra di Granada (l’ultima fase della guerra di conquista): si riunifica il regno, l’ultima fase della guerra; è una crociata, ma una guerra di Stato. Importante questa religiosità militante, di come il regno di Castiglia trovi legittimità nel conflitto contro l’islam, che si nutre di uno spirito di intolleranza, ecco, la religiosità militante diviene il lievito ideologico della nazione; la prima giustificazione della corona, la prima giustificazione dello stato. Il re di Castiglia trae la propria forza dalla fedeltà a Roma, nel proprio essere spada e scudo della fede. Come strumento di uniformazione del territorio infatti il 1480 è anche il momento di formidabile creazione del tribunale di inquisizione. Isabella e Ferdinando si fanno dare da un papa (anche favorevole dai re di Castiglia) una bolla di fondazione di questo tribunale: si tratta di un tribunale ecclesiastico; dal punto di vista giuridico dipende da Roma, ma quando entra in funzione, questi giudici sono nominati dai sovrani. In primo luogo i perseguitati sono gli ebrei convertiti (marrani); ebrei che avevano svolto un ruolo importante durante il medioevo, sotto la pressione di questa retorica della crociata si erano dovuti convertire. Erano divenuti i “cristiani nuovi”, spesso accettavano la conversione per comodità sociale, per poi continuare a professare la propria religione: l’inquisizione processa questo gioco. Come mezzo di rafforzamento della corona a partire dal 1482 attacca anche quel capitale ebraico (sefardita) perchè gli eretici ancor prima di venire bruciati, la prima misura è la confisca e poi il sequestro di tutti i beni, incassati per 1/3 dalla corona e per il resto dal Sant’uffizio. Non è un tribunale teologico, gli inquisitori sono religiosi con una formazione giuridica, applicano i codici, non discutono con gli eretici. Il sant’Uffizio e l’inquisizione spagnola è l’unico organo in comune tra la corona di Castiglia e quella di Aragona; i due regni rimangono separati, hanno istituzioni diverse, sono uniti solo dinasticamente, le corone si sovrappongono sullo stesso capo, ma si tratta di due regni distinti. L’unico elemento comune ad entrambi i regni: l’inquisizione. Istituzione tanto comoda che a partire dal 1482 si sviluppa su tutto il territorio; questo tribunale diviene un organo di giustizia periferica, al centro questa struttura giudiziaria religiosa trova anche il proprio ambito perchè viene a crearsi accanto al re, un consiglio della suprema inquisizione (amministrata dall’inquisitore generale, nominato dal papa ma scelto dal sovrano). L’inquisizione si definisce come un organo reale, tanto importante è la propria funzione. Si trova la propria forza nella guerra di Granada (1480-1492); 12 anni di guerra che segnano una transizione da un modello militare, cavalleresco ecc… ad una conquista totale, vi era bisogno di una guerra che venisse protratta oltre le varie compagnie stagionali, dovevano rimanere in piedi tutto l’anno. Da un modello cavalleresco, si passa ad un nucleo di esercito reale, ovvero un esercito che è in piedi per tutto l’anno in cui i combattenti non combattono solo grazie al legame, ma grazie al salario mensile. Da cavalieri a soldati (stipendiati). Attraverso una campagna molto difficile (costi economici e sociali), in cui si trovano vari finanziamenti da tutte le parti (Chiesa, Aragona ecc…); si tratta della prima guerra moderna, ma anche l’ultima crociata (i guerrieri hanno l’indulgenza plenaria). La corona riesce a ricorrere acne alle strutture della chiesa (indulgenze) ‘er finanziare la guerra. Viene a cadere l’ultimo bastione musulmano di Spagna, si arrendono, anzi, accordano la propria resa, si viene ad ampliare un serbatoio di musulmani che però sono sovrani di re cattolici. Questi, nel giro di pochi anni (1501) venne sancito che dovevano essere convertiti forzatamente al cristianesimo (Moriscos), anche loro, “cristiani nuovi” —> allargamento delle prerogative del’Sant’uffizio. Per consacrare, per completare questa vittoria, questa uniformazione religiosa, dopo la caduta di Granada, i re cattolici decretano l’espulsione degli ebrei dalla commerciale. Così si viene a creare quella confederazione di stati di cui abbiamo parlato prima: vari porti commerciali, crociata in Grecia ecc… Da una parte si ha quindi una declinazione commerciale, dall’altra trova una declinazione politico militare, in un moto espansivo. Confederazione di Stati: ogni stato conserva la propria autonomia, ma il re è uno solo —> viceré: persone che fanno le veci del re nei differenti territori, è una pratica di governo a distanza, che poi si presta ad essere continuato, nel XVI sec. Dai sovrani di Castiglia e Aragona, quando saranno potenza mondiale. Proprio nelle rivendicazioni, la nuova unione dinastica, trova la via per potere agire, anche nel territorio italiano, questo equilibrio italiano si rompe, con la discesa di Carlo VIII di francia. La francia è consolidata e coesa e si è riappropriata di alcune rivendicazioni dinastiche di alcuni rami della monarchia collaterali. Questa rivendicazione dinastica si innesta anche su un’aspirazione crociata, vuole reimpadronirsi di Napoli (Angiò), come un trampolino per sfidare l’infedele: l’impero ottomano (che era giunto a minacciare Napoli, sul porto di Otranto). L’appello alla crociata è ancora molto importante. Carlo VIII taglia l’italia come se fosse burro, il sistema di equilibrio crolla. In primo luogo crolla il governo repubblicano fiorentino, Piero il fatuo non riesce a mantenere il governo, il semplice passaggio dei francesi, causa la caduta del governo mediceo e permette la presa al potere di Girolamo Savonarola. Lo stesso pontefice *** si affretta ad aprire le porte di Roma ai francesi e infine il regno di Napoli crolla. Le truppe di Carlo VIII arrivano a Napoli senza mai essere contrastate. Spesso si è attribuito questo collasso generale ad un deficit dell’organizzazione politico-militare (fattore in parte vero). I Francesi si presentavano con un esercito assai più grande rispetto agli altri del tempo; composto da una cavalleria pesante a seguito del Re. Poteva contare anche su una fanteria molto invidiata, la picchetterie svizzera, che avevano una tattica, una formazione, in grado di prevalere sulle cavallerie avversarie. Al contrario delle tradizioni medievali, qui è primaria la coesione, la formazione di questa fanteria: la “picchia” non può essere utilizzata da solo, se crolla la difesa generale, crolla tutto il sistema. I picchieri svizzeri avevano una fama giustificata di invincibilità e i re francesi riescono a stabilire degli accordi con questi mercenari, infine, l’esercito di Carlo VIII aveva un grosso carico di artiglieria (mobile) che erano in grado di rompere le difese murarie italiane (più alte che spesse). Anche la stessa rapidità della discesa in italia, provoca immediatamente una reazione, le stessa Lega Italica, si riattiva contro l’invasore francese e soprattutto i re aragonesi Ferdinando II e Ferrandino, che guidano gli eserciti, non possono fare altro che appellarsi ai loro cugini castigliani. Per recuperare il terreno perduto, appaiono per la prima volta quindi le truppe spagnole, due anni dopo la conquista di Granada. Anche l’esercito spagnolo è estremamente innovativo; i soldati spagnoli, i nobili spesso non disdegnano combattere a piedi, imitano l’istrice svizzero, adottano le picche con una combinazione combinata con i balestrieri e i portatori di spada (ognuno formava 1/3 della fanteria) —> combinazione tra diverse armi. Carlo VIII è costretto a ritirarsi lungo la penisola, il regno di Napoli viene restituito, grazie all’aiuto castigliano. Quando si ritrova a combattere contro la lega italica, riesce a rompere il muro, ma lascia dietro di sé, la sua artiglieria pesante, i cannoni, vengono quindi perduti. Dopo questo episodio si reagisce immediatamente: la tecnologia militare si sviluppa, l’arte dell’artiglieria e l’architettura militare reagisce (mura più basse, che si sviluppano più in spessore); le fortificazioni si adattano ai colpi dell’artiglieria, non più una difesa orizzontale, ma obliqua (un proiettile che si scaglia contro il muro, viene deviato e il colpo si attutisce; mura rinascimentali hanno scarpa e contro scarpa). **** Incide tutto anche sulla formazione degli stati: i monarchi devono rafforzare il loro stato, devono sviluppare degli eserciti più grandi, in grado di stare sul campo per più tempo —> Geoffrey Parker: “Rivoluzione militare”. Le guerre d’italia si trascinano per 60 anni (1494-1559; pace di Cateau-Cambresis). Luogo di conflitto fondamentalmente nella penisola e di ampliamento di un sistema internazionale dei poteri. Nel 1502 Luigi XII rilancia una nuova campagna conquistando il Ducato di Milano e poi conquista per metà il regno di Napoli (nel 1500 si era diviso tra francesi e re spagnoli, che decidono di spartirsi il regno; una spartizione del tutto artificiale). Una tassa e una dogana funzionante è fondamentale, quindi in chiave strategica era più importante di Napoli **** Gli spagnoli prevalgono questa volta: nel 1504 a Cerignola, in Puglia. Uno degli episodi centrali è la sfida di Barletta (Garigliano). Gli spagnoli prevalgono sullo slancio dell’aristocrazia francesi. A Cerignolia, per esempio, arriva la cavalleria francese, mentre gli spagnoli erano a piedi; si mettono al riparo, quando la cavalleria attacca, prima deve scontrarsi con gli archibugieri e poi contro la roccia e del canale di scolo, cadono nel buco e i picchieri non fanno altro che eseguire una sorta di mattanza. Una battaglia di 40 minuti. La più grande aristocrazia francese in 40 minuti cade, giace in un buco esangue. Qui cade definitivamente il superamento della cavalleria sul campo di battaglia. A Garigliano gli spagnoli distruggono quello che rimane dell’esercito francese, grazie al comandante Salvo da Cordoba, che assicura ad Isabella e Fernando un nuovo regno. Si stabilisce una divisione quindi, a Napoli gli spagnoli e Nel Ducato di Milano, i francesi. In questo quadro emergono anche le volontà delle altre potenze italiane: • Venezia era sempre riuscita a mantenersi in una posizione di vantaggio, conquistò Ravenna e i porti pugliesi, la potenze veneziana diviene preminente • Tutti gli altri si mettono contro Venezia —> Ad Agnadello (1509) i veneziani vengono distrutti, ciò che non crolla è il mito della *****, Venezia riesce a sopravvivere, ad assorbire il colpo, riesce a riconquistare la terraferma e infine ad allearsi con i francesi. • Dopo la guerra del 1512 Venezia ne esce praticamente con la propria terraferma intatta. In questo squilibrio, a partire dal 1527, Andrea Gritti, divenuto doge, consolida una politica di lungo corso, di neutralità in ambito italiano. Venezia, facendo sua la lezione della guerra di Cambrais, si toglie dallo scenario italiano, limita il proprio intervento nello scenario italiano fino alle guerre napoleoniche. Lo scenario politico veneziano sarebbe stato solo nel levante, in una lunga difesa dello stato da mar. Il papato, era sottoposto a molteplici elementi contrastanti. Lo stato della chiesa era forse il più instabile, era una monarchia elettiva e ogni papa che veniva eletto ambiva a consolidare il proprio casato, ogni pontefice tentava di stabilire una propria dinastia. Lo stesso Borgia, cerca di garantire un ducato, un pezzo di territorio al proprio figlio. Alla caduta di Alessandro VI e quindi alla caduta di suo figlio, Giulio II cerca di garantire il proprio potere (della rovere) in zone come quelle di Urbino ecc… lo stesso Leone X, fa lo stesso. Ungheria, la Polonia, l’Inghilterra che si rifà sotto, con Enrico VIII, il cui regno è importante come un segno di passaggio, dall’atto di supremazia, ai nuovi fasti militari del medioevo. A varie riprese gli inglesi tentano di intervenire in Francia, ma anche contro Carlo V. Il sistema politico, si fa su scala continentale e soprattutto si articola intorno alle aspirazioni di due diverse dinastie: Valois e Asburgo. • Carlo V in virtù di un’eredità straordinariamente fortunata, concentra su di sé la corona di Castiglia (con i territori del nuovo mondo), la corona di Aragona (isole mediterranee, regno di Napoli), ***, Sacro Romano Impero. A partire da questo titolo, i suoi consiglieri sviluppano un sistema di rafforzamento dell’autorità imperiale, facendo emergere la figura di Carlo V come unico principe cristiano e cattolico dalla forza immensa in Europa; destinato a far rivivere la sovranità europea. Carlo matura con il tempo, nel 1530, mette un punto, costituisce un apice in questo disegno di stabilire la propria autorità; non si tratta semplicemente di un ambizione di potere, ma anche un’aspirazione morale e religiosa. Sentiva queste dignità come un fardello da portare, è fortissimo il senso di responsabilità (anche i suoi figli), a tratti quindi triste e fortemente limitato dalle sostanze: per stabilire un potere del genere, mettere ordine nella casa natale di ogni impero in Italia e poi arrestare la minaccia dei Turchi, comporta un dispiego di energie, forze e sostanze immenso. Il sistema politico europeo di questo periodo si articola sulla rivalità franco- asburgica, ma si tratta solo di un capitolo, di questo sforzo imperiale. La minaccia turca, che si fa sempre più presente, preme sull’Europa, dove i possedimenti imperiali del levante cadono uno ad uno. Solimano il Magnifico è l’artefice di questa forza, dagli anni ’20 spingendo la loro minacce sempre più vicino, stabilendo la forza e il controllo in Algeri, una città che in questo periodo cresce a dismisura (con 10-15mila cristiani schiavi). Si drenano le risorse del nemico, derubando ricchezze e rapendo le persone, rendendole schiave, motori effettivi delle galere (navi) che servivano poi. Se si articola questa minaccia ottomana lungo le coste dell’Adriatico, dall’altra parte Solimano il Magnifico articola il proprio potere verso l’Europa centrale; conquistando Belgrado e dilagare nella pianura danubiana, addirittura facendo da contro altare nella famosa vittoria imperiale di Pavia, dove si distrugge l’esercito francese, che difendendosi, cerca degli accordi con i turchi (Empia Alleanza). Nel 1526 c’è la battaglia di Moatz, dove i turchi abbattono la forza di un regno europeo perdurato centinaia di anni. La morte di Luigi II Jagellone sul campo di battaglia, con i turchi che arrivano a Buda (nel cuore dell’Europa centrale). Nel 1529 c’è un’ulteriore spallata al cuore dell’Europa, contro Vienna; questa minaccia così forte avrebbe giocato un ruolo decisivo anche nella fortuna di Lutero, che in quel periodo sta scuotendo le sorti dell’Impero. Se Carlo deve arginare gli ottomani e nel 1530 riesce a riunire tutti i suoi domini contro i turchi, il comune e naturale nemico della cristianità, però, anche quella pace germanica che serve a Carlo per piegare le forze ottomane, viene pagata da Carlo, dà fiato e tempo e modo al luteranesimo di articolarsi in un sistema di stati imperiali di confessione luterana. L’anno del 1530, nella dieta di Augusta, è l’anno in cui Carlo costringe i Luterani a presentare una confessione di fede: **** È l’anno in cui Melantone precisa la confessione di Augusta: il patrimonio dottrinario dei luterani, che si differenzia da quello cattolico. Prende avvio una nuova stagione della politica europea; definita come confessionale. Il corpo cristiano si frammenta, vengono a sorgere all’interno della cristianità, diverse chiese e confessioni. Carlo si articola verso una difesa dell’Impero, ma è costretto ad intervenire anche per salvaguardare i propri possedimenti in Italia. Tunisi è molto vicina alla Sicilia; i corsari guidati da Barbarossa potevano attaccare la Sicilia e gli snodi commerciali di quell’area del mediterraneo; rendeva insicura la vita di pescatori e villaggi mercantili di tutto il mediterraneo. Carlo riesce, grazie al denaro dell’altra parte del mondo, a radunare un esercito, riconquistando Tunisi, stabilendo un regno feudatario, in modo da tappare la minaccia. Ma se Tunisi costituiva una minaccia, la minaccia corsara da Algeri torna ad essere molto grossa. Carlo questa volta viene sconfitto ad Algeri, tradito dal mare (tempeste e venti). Lo stesso Carlo corre il rischio di essere fatto prigioniero, anche in altre riprese; Carlo si espone spesso. Il terzo grande scoglio sul quale alla fine si infrange il sogno imperiale è stabilire l’egemonia in Germania e fare rientrare la confessione luterana. Il regno di Carlo si sovrappone praticamente all’ascesa e alla formazione del luteranesimo, che costituisce un problema di ordine politico (gli stati imperiali che sorgono all’interno dei confini dell’impero si rafforzano) DIGRESSIONE SUL SACRO ROMANO IMPERO Il sacro romano impero è un anti-stato, l’autorità imperiale è simbolica, è superiore, ma si esercita mediatamente sui popoli. Si tratta di uno spazio molto ampio ed eterogeneo; il nucleo centrale rimane però l’area germanica, dove sorgono una miriade di diverse entità statuali, semi-autonome, che si articolano in una diversa autonomia sociale. Al di sotto dell’imperatore, che richiama la propria autorità suprema, ci sono i 7 principi elettori (4 laici, 3 ecclesiastici); al di sotto di questi 7 elettori ci sono principi laici ed ecclesiastici (Duca di Baviera e di Borgogna ecc…) e al di sotto ci sono città autonome e al di sotto ci sono feudi autonomi. In pratica è vero che politicamente**** Risiede una linea di contemporaneità con la creazione della Germania (Brandeburgo-Prussia). Si apre una gara, quindi all’interno dell’impero germanico e il luteranesimo gioca un ruolo fondamentale: • Difendere la propria tradizione da quella imperiale • Adozione del luteranesimo da parte di alcuni principi serve a mettere le mani sulle ricchezze della chiesa. A partire dal luteranesimo si sviluppano delle chiese territoriali, sottoposte ad un’autorità secolare, non ecclesiastica, quindi rispondono al principe, non al papa. Carlo quindi deve sfidare Lutero e viene sconfitto, malgrado tenti di pacificare, in una prima fase, i principi luterani. Nel 1547 Carlo V raccoglie una delle vittorie più importanti del suo regno, a Mulbherg (ritratto di Tiziano), ma non vince la pace, subito dopo è costretto a fare nuove concessioni, è costretto a fuggire da Innsbruck. Ad ogni vittoria, fa da contro altare una scarsità dei mezzi e delle sostanze. L’esercito imperiale, dopo Mulbergh si disfa, non ci sono soldi e non ha elaborato sistemi fiscali e finanziari per sostenere le proprie illimitate ambizioni. Tanto è vero che Carlo fallisce, nel 1553 tenta di portare il colpo finale ai re francesi, Enrico II continua a saldare l’alleanza con i sultani ottomani ma si allea anche con i principi tedeschi. Carlo V tenta di penetrare a Parigi, ma vede un inverno bruttissimo. Il suo disegno è tramontato, ad Algeri, Barbarossa prospera; i principi tedeschi si sono ritagliati uno spazio autonomo, il regno francese continua a resistere e Carlo V si rende conto che questa ambizione, questo sogno (regno di pace e giustizia) è fallito e alla fine abdica. È il primo imperatore che abdica, Carlo tenta di lasciare la propria eredità al figlio Filippo, però non riesce, perchè la sua stessa famiglia lo tradisce. Il fratello Ferdinando reclama per sé la dignità imperiale. Per abdicazione, l’impero di Carlo V si suddivide in due differenti rami della casata asburgica: da una parte Filippo II che eredita la Spagna (Castiglia, Aragona, territori italiani, ducato di Milano dal 1535 e quello che resta della Borgogna, LEZ.10 (14 Marzo) Quali sono state le propulsioni, le spinte che hanno originato questa espansione oceanica dei regni iberici, cosa spinse il regno di Portogallo ad indirizzarsi verso queste campagne di conquista oceaniche. Possiamo individuare 3 cause: • Motivo strumentale: una rivoluzione tecnica e tecnologica che si sviluppa all’inizio del XV sec. Si tratta di strumenti che permisero ai naviganti di orientarsi molto meglio nelle loro navigazioni, utilizzando ad esempio le costellazioni. Quello che era originariamente una cosa molto difficile, ora diventa più fattibile, ma la grande innovazione tecnologica è la nascita di un’imbarcazione, con un più ampio carenaggio (più provviste, più spazio) e uno scafo più basso (si può navigare più vicino alle coste), l’imbarcazione è la “caravella”. La sinergia di queste due novità tecnologiche (caravella e nuovi strumenti), creano quelle condizioni strumentali che spiegano come mai gli europei possono iniziare a viaggiare per mare. Ora rimane da capire come mai? Perchè si mettono in viaggio per mare? Perchè proprio nella penisola iberica? Si fa riferimento al periodo di reconquista, in questo percorso di spinta verso sud per la riconquista di territori, maturano tutta una serie di spinte crociate nelle menti e nelle idee dei portoghesi e i spagnoli. Oltre a ciò, le spinte religiose si collegano anche a delle spinte economiche. Cosa legittimava questi portoghesi a espandersi? Quale era lo strumento giuridico che potevano usare per sostenere queste conquiste? Avevano bisogno di avere una copertura giuridica e istituzionale alle spalle. Lo vediamo con la prima tappa. —> La conquista di Ceuta (1415) nell’odierno Marocco. Lo strumento utilizzato per avere una legittimazione è molto semplicemente una “bolla di crociata”, che in effetti nascono in un altro contesto, inizialmente servivano a legittimare i cristiani diretti in terra santa. Ma l’evoluzione giuridica di questo strumento passa a diventare uno strumento che si poteva utilizzare per attaccare e dichiarare guerra a tutti i popoli musulmani. In una prima fase quindi i portoghesi utilizzano queste bolle di crociata; erano utili però solo fino a che queste popolazioni soggiogate erano musulmane. Oltre un certo punto però, oltre la costa orientale dell’Africa iniziano a incontrare delle popolazioni di fede pagana, non riconducibili a una delle tre religioni rivelate. Questo è un problema, non si può più utilizzare la “bolla di crociata”; allora i portoghesi si rifanno ad una teoria del diritto canonico medievale, che si chiama “Potestà papale indiretta sugli infedeli”, uno strumento che garantisce a un qualsiasi principe cristiano (con la garanzia papale) di conquistare e privare di ogni territorio qualsiasi pagano che avesse incontrato sul cammino, non serve più essere musulmani quindi, anche i pagani potevano rientrare nell’ottica di conquista portoghese. Tuttavia questo, pone un altro problema: qui vediamo le finalità economiche che si congiungono con quelle religiose. Anche la “potestà papale” non poteva garantire il fatto di porre a schiavitù questi popoli, quindi è necessario fare un salto in avanti. Vediamo crearsi una vera e propria alleanza ideologica tra il Portogallo e il pontefice, una comunanza di intenti che trova la sua sanzione nel 1452, quando Papa Nicolò V con la bolla *** concede in perpetuo al re di Portogallo di conquistare, soggiogare e schiavizzare qualsiasi infedele incontri sul suo cammino. Ci troviamo quindi in una nuova fase di quello che è stata questa espansione portoghese, ci troviamo in una fase in cui gli ideali della reconquista si trovano ora a sgonfiarsi di fronte a motivazioni economiche più imminenti, vengono ad affiancarsi ed essere sempre più subordinate e finalità economiche. Questo aiuta a capire come mai nel 1497-98 ci troviamo Vasco da Gama pronto a fare qualcosa di assolutamente ardito, ossia a spingersi lontano dalla costa per provare a risalire e doppiare il Capo di Buona speranza, prova a rifare sostanzialmente quello che non riuscì a fare Bartolomeo Dias dieci anni prima (1497). Perchè nel 1487 e un decennio dopo, degli esploratori portoghesi si fossero spinti così a sud; perchè evidentemente le motivazioni economiche subentrano alle motivazioni religiose, quindi, l’idea di raggiungere direttamente la fonte di quei beni di lusso che arrivavano già in Europa da secoli, ma che erano sottoposti all’intermediazione degli Ottomani e in seguito da quella veneziana, diventa per i portoghesi un’idea reale, si interessano a raggiungere la fonte di quella merce così preziosa per i popoli europei (tessuti, spezie come garofano, noce moscata ecc…). Noi vediamo arrivare Vasco da Gama verso sud, per poi riallargarsi e rientrare verso la costa per poi risalire lungo il canale del Mozambico, dove c’è un punto di approdo, qui Vasco da Gama si ferma, nei territori del signore di Malindi, qui vediamo nascere una sorta di filo-conduttore di tutta l’espansione dei portoghesi. I portoghesi sono molto abili a sfruttare le debolezze e le frizioni esistenti all’interno delle società locali in cui arrivano, sono abili ad allearsi a danno di altri signori rivali, ottenendo in cambio delle concessioni, di tipo economico ma poi anche di tipo territoriale; già nel momento in cui arriva a Malindi, si vede allearsi contro il signore di Kelua. I portoghesi aiutano il signore di Malindi contro il rivale e ottengono concessioni come la consegna di un suo uomo che aiuti Vasco da Gama fino al suo arrivo nelle Indie. Con l’aiuto di questo navigatore africano questi riescono a raggiungere Calicut. I portoghesi si convincono di poter imporre anche ai potentati indiani la propria forza e qui si trovano di fronte ad un’altra situazione, sulla terra ferma i portoghesi sono corretti a scendere a patti, questo Stato da india sarà caratterizzato da questa ambivalenza (aggressività sui mari e scesa a compromessi sulla terraferma). Incontro e scontro tra due diverse culture e come i vari protagonisti gestiscono questa situazione. Questo shock culturale da parte degli europei che viaggiano ai confini del loro mondo, noi lo ritroviamo in maniera costante, anche quando gli europei arrivano in Giappone (anni ’40 del XVI sec.), tende a fare suoi i meccanismi e gli schemi giapponesi, quando vede delle pratiche clericali tende a trasferirle su quello che lui conosceva, il suono delle campane, equivaleva a quelle che si sentivano nelle chiese; lo scintoismo e il buddismo vengono accumulati in una sola religione, Jorge Alvarez, quando scopre che questi venerano i cani, lui li assimila a dei della religione cristiana, adattandoli al proprio linguaggio, alla propria cultura. Questa capacità dei cristiani e in particolare modo dei missionari gesuitici, di adattare il cristianesimo, questa capacità di adattamento sarebbe stata la chiave dell’evangelizzazione cattolica del XVI sec. Laddove affiancandosi ai conquistadores, il cristianesimo sarebbe penetrato con forza, in Cina e per un periodo anche in Giappone (alcuni Daymio, per avere alcune armi, si sarebbero adattati al cristianesimo). Per riannodare i fili di ciò che stavamo dicendo per quanto riguarda il diverso rapporto tra mare e terra, un esempio chiarificatore è la battaglia di Diu che si svolge nel Golfo Persico, che era un’area strategica per i portoghesi, che chiudendo questa area, monopolizzarla, rappresentava una grande conquista. Contro i portoghesi si schierò una vasta alleanza anti-portoghese, i portoghesi sono inferiori, ma la loro potenza sul mare si rivela tale da non lasciare dubbi sulla loro vittoria. I portoghesi in questo modo riescono a chiudere il Golfo Persico agli altri intermediari. La grande fortuna portoghese sul mare però deve fare i conti con. La necessità di compromessi sulla terra ferma. Ogni quadratino sulla cartina è un singolo punto dell’impero portoghese, non caratterizzato da una continuità territoriale: conquistano Malacca, le isole delle Spezia, Goa, Ormus, fino in Cina. Sono singoli avamposti che permettono grande potenza (economica) all’impero portoghese. Sono questi gli anni della nascita dell’impero portoghese nel 1514 che stabilisce la non possono essere messi alla corda, possono essere condottai l’uno dietro l’altro. Da lì, non sorgono le condizioni per l’invenzione della ruota. Quindi, quello che noi vediamo, circa questa globalità, gli spagnoli riescono a conquistare immensi territori nel continente americano, ma riescono anche a chiudere, a creare le condizioni di una circolarità con la conquista delle Filippine (Filippo II) nel 1571 viene fondata Manila, riuscendo a far nascere la creazione di una effettiva unitarietà nelle reti globali che permette al commercio di essere globale all’interno del panorama internazionale, perchè si viene a creare una seconda rotta da Manila al Giappone e da lì fino al Messico. Dal Messico poi ritornare in Europa attraverso l’oceano atlantico creando una vera e propria cerniera globale. Si traduce quindi il motto “dell’impero dove non tramonta mai il sole”. LEZ. 11 (15 Marzo) Crociata come struttura del cristianesimo, un antagonismo che è necessario alla costruzione del Cristianesimo. Che siano proprio prima il Portogallo e poi la Castiglia a compiere il salto verso gli oceani, risiede proprio nella necessità di continuare la lotta contro l’islam, di rivendicare questa vittoria contro i musulmani. Motore propulsore, perchè questa lotta contro il nemico della fede, valichi i mari. Questo processo come sappiamo è iniziato proprio in Africa. Il sogno di chiudere in una morsa l’Islam collegandosi con gli altri popoli cristiani, che nella cultura del tempo stavano al di là dei musulmani. Questa ricerca di un alleato, è alla base di una serie di collegamenti con le società di quel periodo (Shiva confusa con la Madonna da Vasco da Gama) —> necessità di una ricerca di alleanza. In questa sottolineatura, delle necessità religiose dell’esplorazione si trova in parallelo con le volontà di evangelizzazione. Cristoforo Colombo che sbarca a Santo Domingo che dietro di sé ha il frate con la croce, perchè questa esplorazione è giustificata, come necessità di espandere la voce della vera fede cristiana e combattere l’autentico nemico. Cristoforo Colombo era un personaggio animato da forti sentimenti cristiani, utilizza Marco Polo come guida, ma poi a Siviglia (con i suoi diari) si denota come Cristoforo Colombo lo glossa con una fitta trama di citazioni bibliche, si vede come un eroe crociato che avrebbe portato al termine del millennio, una nuova rotta, che avrebbe portato alla conquista di Gerusalemme, una città terrena ma anche metafisica. Anche la scoperta del’America nasce quindi da un’esigenza di crociata. C’è l’attesa di qualcosa differente, che è tradotto in questo immaginario cristiano, nell’Apocalisse. Cristoforo Colombo amplia gli orizzonti del globo, ma anche in questo caso, la successiva esplorazione, prima delle Antille e poi del Nord America. Gli esploratori sono anche degli evangelizzatori, il motore è sempre quello; si declina anche l’appetito famelico di questi soldati per loro. Il loro rifiuto nei confronti di queste civiltà, che dovevano essere distrutte e poi assimilate all’interno della cultura cristiana. Man mano che gli Spagnoli costruiscono questo impero, aggiungendo parti all’impero, dall’altra parte si costruiscono le basi di una chiesa che costituisce le basi di queste impero, che assimili queste popolazioni al cristianesimo: una chiesa americana che sta sotto l’egida della Corona. Questa prospettiva religiosa va sottolineata perchè poi caratterizzerà lo sviluppo di questi paesi. I conquistadores non sono altro che gli eredi dei soldati che quotidianamente combattevano la crociata, animati da questo profondo spirito combattivo, che li porta anche a sfidare una fede fatalistica: abbiamo visto come Cortes quando entra a Tenocticlan, il gruppo suo era composto da 400 uomini e conquistano una città di 400mila persone. Sembra una sproporzione numerica incredibile, ma fu così, fu utilizzato questo gap Cultural-tecnologico tra le due civiltà, i Conquistadores sembravano dei marziani agli occhi degli Aztechi. Portavano una tipo di guerra inoltre estranea alla civiltà messicana pre-colombiana, una guerra di sterminio, miravano ad uccidere, laddove nelle civiltà messicane, queste guerre non si facevano. Cortes fa leva su questi elementi di forza e lo avrebbe fatto ancora di più Francisco Pizarro 20 anni dopo, un’avventura ancora più sanguinaria e spettacolare, perchè lui si ritrova ancora con meno uomini, circa 300 uomini. Quando incontrano la prima città, si tratta di 300 uomini, profondamente provati da tutto il viaggio. *** Erano davvero uomini, come inserire all’interno del piano della storia come salvazione dell’uomo, queste civiltà, che fino ad allora non rientravano. Nei conquistadores c’è anche un*** quando si sarebbe discusso sullo statuto degli Indios, erano solo uomini e allora come li inseriamo nel discorso biblico? Come si fa? Si tende di inserirli in un discorso biblico scritturale, ma questi dubbi, per i conquistadores in America si tramutavano con la violenza. Si utilizzano come strumenti per raggiungere la conquista capillare del territorio, gli spagnoli si sostituiscono a questi imperi, tanto è vero che Tenocticlan diventò poi città del Messico, la capitale di quello che sarebbe stato poi il Vice-regno del Messico. Questa riorganizzazione del territorio è sia amministrativo-politico che amministrativo-religiosa. Ma anche lo sfruttamento degli Indios avrebbe seguito le istituzioni spagnoli, infatti questi uomini potevano essere forza lavoro, i conquistadores diventano encomenderos (depositari di centinaia di Indios, con il dovere di evangelizzarli ma utilizzandoli come forza lavoro). De Las Casas aveva già denunciato la “distruzione delle indie”, gli europei erano latori di virus e malattie che avrebbero ucciso molti uomini (4/5 della popolazione americana viene distrutta dalle malattie —> 1° genocidio della storia). Questa catastrofe porta anche ad un crollo culturale da parte delle popolazioni indigene, si vive praticamente il tempo dell’apocalisse. La “visione dei vinti”, coloro che vivono dalla parte americana vivono questo crollo di tutta la loro cultura. A partire da questo “repulisti” le strutture di potere riescono a porre solide radici, nel territorio ma anche nelle menti di coloro che ci abitano. In Messico si hanno i primi culti cristiani messicani (la Vergine di Guadalupe). Si assimilano le popolazioni americane in una visione imperiale, c’è bisogno, quando si inizia a scavare nelle miniere c’è bisogno di persone più resistenti, qui i portoghesi importano gli schiavi neri dell’Africa (più resistenti rispetto ai nativi americani). Si saldano quindi dei nuovi vincoli, per sfruttare il nuovo territorio c’è bisogno di un altro filo conduttore, quel collegamento con l’Africa —> mercato triangolare. A partire dagli anni ’40 in Messico si scopre questa miniera: Zacatecas e pochi anni dopo si scopre questa montagna di argento a Potosì, uno dei luoghi più importanti dalla quale secondo Marx si sviluppò l’accumulo della ricchezza*** .un frate, studiando come implementare la produzione di argento, scopre un procedimento di purificazione assai innovativo: le pietre vengono messe in delle pozze con il mercurio e l’argento purificato si deposita sul fondo delle pozze per poi fonderle e creare lingotti; serviva però il mercurio. In Spagna si scoprono le miniere di Almader (la più grande miniera di mercurio) —> il re in Spagna a partire dagli anni ’60 la condanna comune per ogni malvivente era il lavoro forzato proprio in queste miniere di mercurio. Il mercurio viaggia da Siviglia verso le Americhe, portato verso il potosì. Ciò significa che Filippo II riesce per due volte l’anno a vedere nel porto di Siviglia montagne di argento mai viste prima. Siviglia deteneva il monopolio del traffico con le indie. Questa ricchezza permette a Filippo II di sviluppare una politica che il padre non poteva nemmeno immaginare. Filippo II eredità dal 1556 gran parte dei territori di Carlo: Sardegna, Sicilia, Napoli, Milano, Fiandre spagnole e il regno di Castiglia e Aragona. Grazie a questo denaro riesce a schiacciare la Francia, a vincere la sfida con il regno di Francia. Non a caso la pace di Cateau-Cambresis segna il dominio spagnolo (in italia) ma anche la supremazia spagnola in Europa. Una supremazia, vista come un impero, Filippo II non è mai stato imperatore, ma di fatto il suo Criticando il paradigma interpretativo si propone una definizione di “sistema imperiale”, ovvero, tutti questi stati, comunque integrano un comune sistema e al centro, Filippo II riesce a bilanciare gli interessi generali con gli interessi dei singoli stati. Negli ultimi anni, dinnanzi alla frantumazione del concetto di Stato (il XXI secolo ha dimostrato come lo Stato non è forte e invadente, non è detto debba essere il centro della vita politica) è emersa una nuova interpretazione: “monarchia policentrica”. È vero che Madrid è la capitale ma gli interessi superiori delle altre zone, temperano e moderano il potere centrale di Madrid. In questa situazione (con un centro assai debole, con un fulcro debole) risiede anche la sottolineatura dei limiti della monarchia. *** Nel ‘500 sorge un nuovo modello repubblicano: province unite (Olanda la provincia più importante). Limiti della monarchia spagnola che vengono palesati nella ribellione delle province unite dal 1566 fino al 1648 (con una tregua di 12 anni tra il 1598 e il 1609) si sviluppa una guerra lunga ottanta anni in Olanda, nel confine tra Belgio, Olanda e Lussemburgo, costituisce per il governo spagnolo una sorta di ulcera, che drena uomini, risorse ecc… che fa naufragare il desiderio di supremazia europea e globale. Intorno a questo conflitto si vanno riorganizzando altre nazioni che si propongono alternativamente al predominio spagnolo, eppure la ribellione delle fiandre si infiamma ancora una volta dall’intersezione di un motivo religioso e un motivo politico. Da Filippo II infatti la questione religiosa si fa rigida, da una parte si hanno i riformati e all’opposto i cattolici: nelle Fiandre (una delle regioni più ricche d’Europa), i centri urbani si propongono come degli empori commerciali europei, i punti di distribuzione delle più differenti merci. Anversa è il grande porto di un continente europeo che si è dilatato; da Anversa arrivano i tessuti inglesi e la lana spagnola, le sete vicentine, le aringhe nordiche, il rame e ferro scandinavi e i cavalli dalla Polonia, si tratta di un HUB commerciale, una linea di connessione europea (da sud a nord). Ecco perchè era stato importante per Carlo V che anche questa frazione della sua unità finisse nelle mani del figlio Filippo II. Filippo II raccoglie l’eredità di Carlo V (fino al 1559 vive lì), solo dopo prende la propria base in Spagna. Le fiandre sono un dominio a distanza, sempre più un dominio straniero (di un sovrano non presente e cattolico) di una regione in cui tra l’altro prospera la riforma. Contro il disegno di Filippo II di incrementare il proprio potere attraverso l’inquisizione spagnola, nel 1566 si ribellano gli stati di Fiandra (tutti), il Wanderier (anno delle meraviglie) in cui la nobiltà fiamminga si ribella al Re. Dall’alto parte, intorno a questa ribellione si innesta una rivolta urbana iconoclasta contro i simboli del cattolicesimo, gli aristocratici che si sono sentiti messi da parte e questa base popolare che si ribella contro il cattolicesimo attaccando e distruggendo varie chiese. La reazione di Filippo II innesta una serie di meccanismi allagasse della modernità politica, manda un esercito nelle fiandre (a cui capo non viene messo un membro della dinastia reale), Filippo non capiva come mai ci fu questa situazione. Manda 6000 soldati a capo del più grande generale dell’epoca: il Duca d’Alba —> da Milano alle fiandre si instaurano lì, questa traversata che costituisce l’arteria principale dell’impero spagnolo, è il nesso tra le fiandre e l’Italia, si stabilisce il primo esercito stanziale europeo. Fondamentale la forza militare nella costruzione degli stati. In tutta questa guerra, nelle Fiandre vi è un esercito spagnolo permanente che deve essere mantenuto, pagato. La soluzione estrema adottata da Filippo II non fa altro che peggiorare la situazione; il duca d’alba schiaccia la rivolta uccidendo il capo della rivolta fiamminga (amici e colleghi tra i funzionari di Carlo V) —> il soffocamento della ribellione quindi non fa altro che rinfocolare la ribellione. L’ultimo capo della rivolta (il più furbo) Guglielmo d’Orange dal 1568 capeggia una rivolta. Questa figura è importantissima, amico d’infanzia di Filippo II e pupillo di Carlo V. Si fa latore degli interessi di quel popolo. Inizia una ribellione in cui da una parte c’è lo Statholder d’Olanda (Guglielmo d’Orange) e al contempo si accavalla il motivo religioso. L’esercito spagnolo è invincibile, in questa fase non ha rivali in Europa, con Guglielmo che viene sconfitto più volte, però, come riesce a prevalere la ribellione fiamminga? Attaccando e mettendo in dubbio gli interessi economici di Filippo II. Negli stessi mesi, alcuni pirati riescono a occupare la piazzaforte di Brille, un avamposto di Anversa, i “pezzenti” del mare bloccano l’accesso ad Anversa quindi. Una così piccola piazzaforte gioca un ruolo così importante e mostra la forza dei ribelli. A partire da lì Guglielmo d’Orange riesce a farsi amici gran parte delle regioni limitrofe ai possedimenti spagnoli, riuscendo ad agglutinare 7 province (gli odierni paesi bassi) e minacciando Anversa iniziano a drenare i commerci verso un’altra città che i ribelli detenevano saldamente: Amsterdam. Il consolidamento di queste 7 province ribelli passa da una parte attraverso la minaccia delle rotte commerciali e dall’altra di una costruzione di una linea fortificata. Quella che era una ribellione generalizzata diviene una sorta di guerra di trincea che si combatte lungo una frontiera. Da una parte le 7 province unite e dall’altra i Paesi Bassi spagnoli. Questo consolidamento di un fronte permette che i ribelli olandesi sono riusciti a creare un limes, un confine. All’interno di questi confini può tornare la pace e sfruttando il fatto che si minacciano le linee mercantili su Anversa si può ristabilire un commercio: si stabilisce una repubblica a forte vocazione commerciale. Filippo II esaurisce le risorse, nel 1575 oberato dai debiti deve dichiarare banca- rotta (in realtà è un’operazione di contabilità) —> i prestiti vengono trasformati in**** Questo manda in rovina tutta una serie di banchieri ma per mesi e mesi coloro che stanno combattendo nelle Fiandre, sono in crisi, c’è un ammutinamento di questi soldati spagnoli che poi saccheggiano la stessa Anversa.*** scappano gli ebrei portoghesi, i commercianti fiamminghi, i banchieri tedeschi ecc… e si rifugiano nella città che invece era stata creata dai ribelli: Amsterdam. Si viene a creare quello che è il Giardino d’Olanda, cioè un giardino racchiuso, florido, tra delle mura (governato da un leone). Le stesse carote diventano un simbolo politico (erano bianche e poi arancioni). All’interno di questo giardino può quindi fiorire una repubblica a vocazione commerciale. Nel 1580 le province rivendicano la loro autonomia, attraverso un’abiura, rinnegando il sovrano come tiranno. Ecco l’organismo rappresentativo che diviene il meccanismo principale della guida del territorio, rinnegando il sovrano legittimo, dichiarandolo decaduto dalla sua corona. Si entra in una fase di acceso sperimentalismo, di norma gli stati generali sono l’interlocutore del sorsano, non sono l’organismo che detiene il potere. Dal 1580 al 1588 si sperimentano varie vie, fino a quando nel 1588 le 7 province unite si dichiarano repubblicane: nasce una nuova repubblica, che non più viene governata da un monarca, ma all’interno dei queli*** Amsterdam che ormai è il nuovo polo commerciale, la regione d’Olanda detiene il massimo potere: si sviluppa anche un governo repubblicano, vengono scelti degli avvocati dello stato: il Gran Pensionario (capo del governo repubblicano). Da una parte si sviluppa una pratica repubblicana ma è anche fortissima un’istanza monarchica perchè gli Orange detengono un grandissimo prestigio. Avrebbero appunto reclamato un’autorità semi monarchica. Gli Orange sarebbero poi divenuti re d’Inghilterra e poi d’Olanda. In chiusura, al riparo del giardino di Olanda, gli olandesi riescono a proporsi, a sfidare la supremazia iberica sulle rotte globali: nel 1609 viene fondata la Da quello stesso processo di acquisizione di proprietà ecclesiastiche, il movimento delle enclosures si sviluppò moltissimo, creando la Gentry: lo zoccolo più ampio dell’aristocrazia inglese, un ceto che detiene un titolo nobiliare però non è sufficientemente ricco per darsi un modello di vita aristocratico. Sono coloro che governano il territorio nella periferia del governo ma devono darsi al commercio per sviluppare la propria ricchezza. In questo ceto di medi possidenti annida lo spirito calvinista, trovando nella house of commons il luogo per potere esprimere la propria opinione politica. La House of Commons assume sempre di più un ruolo di rappresentanza del paese. La stessa Elisabetta I, convoca il Parlamento pochissimo, da grande regina, interpreta questa coscienza calvinista nel divenire il capo di**** In questo senso l’Inghilterra finanzia i ribelli olandesi dando anche dei sicuri porti per minacciare gli spagnoli. Non soltanto, i mercanti avventurieri, che con un investimento di denaro tentano di piazzare merci nel mercato, un’attività di mercato che non disdegna la guerra di corsa. Di questa fase fondamentale, affidata ai lupi di mare, il più celebre corsaro di Elisabetta I è Francis Drake. Era riuscito a contrabbandare schiavi, a depredare alcune piazzeforti caraibiche e tra il 1567 e il 1580 intraprende un grandioso e azzardata spedizione di attacco alle grandi linee commerciali spagnole, parte da Playmouth, attacca le piazzaforte portoghesi sull’africa e per la seconda volta dopo Magellano riesce a doppiare il continente americano più a sud scoprendo il capo Horn; vedendo dall’altra parte l’impero spagnolo (dove non erano mai sorte significative minacce per i traffici spagnoli) attaccando il porto di Cagnao, risalendo poi la costa pacifica del continente americano. Il cuore dei rifornimenti argentiferi della Spagna era la Bolivia;*** gli inglesi riescono a rubare un bottino di 25.000 pesos. Tanto grande che le navi di Drake, per rimanere stabili devono sostituire le zavorre con i lingotti d’argento. Drake si rifugia nella Baia California (un territorio selvaggio) e a partire da lì, essendo riuscito a seminare i propri inseguitori, doppia di nuovo il Pacifico e rispunta ancora a Manila per riattaccare dall’altra parte del mondo. Poi sulla via di ritorno riattacca alcune roccaforti portoghesi, diventando uno dei marinai inglesi più importanti mostrando la fragilità all’interno dell’impero spagnolo. È tale la minaccia inglese che Filippo II tenta una conquista dell’Inghilterra. *** Nel 1600 si fonda una compagnia delle indie orientali inglese: una compagnia totalmente privata; la stessa regina investe come privata. Nel ‘600 sarebbe stata accanto agli olandesi, avrebbe tentato di penetrare nel dominio portoghese. Nel 1650 il capo dello Stato, Oliver Cromwell avrebbe emanato un primo atto di navigazione, c’è bisogno di fare un passo indietro. l’Inghilterra vive comunque un antagonismo con Filippo II, cercando di colpire le arterie della sua ricchezza. Dopo Elisabetta I sale al trono Giacomo I (di Scozia), è un riformato ma ha molta meno dimestichezza con il potere in Inghilterra, soprattutto tende ad emanciparsi dal controllo parlamentare, cercando di imporre la propria autorità, Giacomo I riesce a consolidare la situazione ma Carlo I entra in una sostanziale scontro con il proprio paese che trovava la voce nei rappresentanti della House of Commons. I sovrani inglesi si trovavano privati di importanti meccanismi di stato; l’Inghilterra non aveva un esercito (il primo strumento regio per stabilire la forza e giustificare il potere del sovrano); il sovrano non si rifiuta di convocare i Parlamenti, si affida soprattutto alla leva fiscale indiretta per trarre nuove risorse. Quando si tratta di domare una ribellione, pur di non concedere la convocazione del parlamento, il re va incontro ad una disastrosa sconfitta. Carlo I era re d’Inghilterra ma anche di Scozia, non esisteva ancora un UK. I sovrani Stuart cercano di importare anche in Scozia (struttura presbiteriana, alleata degli stessi puritani inglesi che non attende altro che tentare di governare il regno) la stessa struttura anglicana inglese. Il re è costretto nel 1642 il Long Parliament che non si sarebbe chiuso fino a 10 anni dopo; appena viene convocato il Parlamento, subito si innesta il conflitto tra le rappresentanze parlamentari e il Re. Il re tenta di arrestare i capi della rappresentanza parlamentare che riescono a sfuggire; aprendo così la guerra civile; ***che si sviluppa su quale delle due istituzioni è chiamata ad assumere la guida politica del regno. Dall’altra parte vi è anche un conflitto sociale. Un sovrano con un’aristocrazia tradizionalista oppure questa generi che gestiva la vita politica rurale, che era un ceto medio accomodante. In ultimo vi è anche un conflitto religioso, tra i fedeli attorniati al re di un anglicanesimo (pericolosamente vicino al cattolicesimo) che preoccupa i puritani. Oliver Cromwell è un piccolo nobilotto di campagna membro del parlamento che si stente interprete della volontà divina. Emerge come comandante della cavalleria inglese, che egli stesso modifica in: un’armata di nuovo modello (nuove uniforme, rivoluzionaria perchè si sente della giustizia divina), laboratorio di eccezionali esperimenti egualitari. Questa battaglia viene vinta dal parlamento; in seguito a queste vicende, sempre di più il paese ha preso coscienza che l’ordinamento monarchico non è più possibile. Lo stesso Cromwell costruisce una nuova istanza, decide di abbattere la monarchia e quello stesso parlamento (con il Rump Parliament) procedendo a processo e alla decapitazione del Re. Si dota di un ordinamento repubblicano, il Commonwealth, il governo dei comuni. L’Apice di questa parabola *** In questa fase si arriva all’atto di navigazione nel 1652, in questa inghilterra repubblicana, affermando che tutte le merci che transitano prima devono essere smerciate in Inghilterra: un atto di politica mercantilista (tenere le risorse all’interno dei confini del regno), però è un attacco diretto per questa supremazia degli olandesi. Si inizia a stabilire quindi da subito un forte conflitto tra inglesi e olandesi; due paesi che spesso avevano intrecciato la loro storia. Nel frattempo si ritorna all’opzione tradizionale con la salita al trono di Carlo II dal 1660 al 1688, con un breve periodo di restaurazione stuart. Tentano di nuovo di rafforzare le istanze monarchiche, ma il parlamento è troppo forte; tentano di consolidare un ruolo commerciale sotto l’Inghilterra con altri 4 atti di navigazione. La flotta olandese in questo periodo è più forte di quella inglese e l’autorità monarchica di Giacomo II diventa sempre più debole. Il parlamento di nuovo, in aperta contrapposizione con il Re, chiama il cognato, lo Statholder d’Olanda Guglielmo d’Orange Nassau che depone Giacomo II. Guglielmo d’Orange diventa re d’Inghilterra. Si tratta della gloriosa rivoluzione perchè non porta al versamento del minimo sangue. Però, c’è una deposizione di una dinastia; con questo forte intreccio di storie. La gloriosa rivoluzione completa il ciclo di sperimentalismo politico inglese, perchè il Parlamento fa firmare il Bill of Rights in cui si stabiliscono fondamentali limiti all’autorità monarchica. Il triennale act garantisce anche il fatto che il parlamento debba essere chiamato ogni 3 anni. Il sovrano è detentore del potere esecutivo ma è limitato dalla guida dei rappresentanti del regno: King & Country —> l’insieme della nazione. Nel giro di pochi anni poi questa potenza avrebbe distrutto, violato il giardino olandese, inserendosi e consolidarsi nell’oceano indiano, penetrando nel territorio, con una multinazionale di traffico che avrebbe creato una potenza economica fortissima: predominio dei mari che avrebbe trovato modo di stabilire la propria influenza anche sui popoli impedendo che altri popoli europei prendessero il sopravvento sul continente perseguendo una politica che da una parte garantisse che non ci fosse un autore assoluto, ma che dall’altra avrebbe permesso l’egemonia commerciale inglese. Età delle rivolte • Rivolta catalana del 1640, che inizia perchè la volontà di Olivares di mantenere un manipolo di truppe castigliane sul suolo catalano crea dei ovvi problemi in quella zona. Sesgadors che con le loro falci vanno ad uccidere i castigliani. Catalogna che chiede aiuto alla Francia • Rivolta di Palermo del 1647: problemi tra l’autorità e la popolazione sulle gabelle; rivolte sedate in breve termine • Rivolta di Napoli (di Masaniello): sintomo di una complessa dialettica che coinvolge la popolazione, i baroni e il viceré. Nel 1648 Napoli viene liberata dalla rivolta riportando la città sotto il volere del viceré • Una non-rivolta: perchè non abbiamo una rivolta a Milano? Non si ha una rivolta del tipo Masaniello ecc… Milano continua ad essere una posizione chiave per la comunicazione e il trasporto di merci tra la Castiglia, l’italia e poi le fiandre. Milano rimane una posizione che va difesa, va tutelata, il potere spagnolo si comporta in maniera differente, cerca di dialogare, di arrivare a patti con l’aristocrazia del senato milanese, Milano è troppo importante, non si può perdere. Declino della quantità di argento C’è un calo della presenza di metalli preziosi che arrivano dal Sudamerica che provoca una crisi importante. — • — • — • — • — • — • — Valencia, porto del Grau —> immagine chiave dei Moriscos che abbandonano la monarchia nel 1609, producendo una crisi sociale ed economica a causa del ruolo che fino a quel tempo ebbero i Moriscos. Il ‘600 spagnolo si può definire come il secolo degli arbitristas, che cercavano di presentare per iscritto i problemi della monarchia spagnola, per esempio De Monacada che mostra come la Spagna si stia comportando in maniera opposta rispetto alle altre potenze europee vendendo la materia prima e comprando prodotti manifatturieri (chi li produceva in Spagna erano i Moriscos che vennero espulsi). Tra queste nuove potenze emergenti, che diventano concorrenti e poi surclassano le potenze mediterranee troviamo la Svezia e le Province Unite. Il Baltico è il punto chiave su cui si gioca la partita della guerra dei trent’anni. Le fortune della Svezia iniziano quando Sigismondo Vasa prende il potere a fine ’500, Carlo IX lo sconfigge e sale al trono nel 1609. La sua espansione mira alle zone di Polonia ecc… Gustavo Adolfo riesce ad imporre la supremazia svedese sul baltico, la potenza svedese è sia militare che commerciale, ma da dove deriva? • Presenza di estesi giacimenti di ferro, rame e zolfo che iniziano ad essere sfruttati sia come beni che possono essere esportati grazie alla mediazione dei mercanti *** e diventano materia prima per la costruzione di un armamento di più alto livello (nuova flotta ed esercito consistente) L’altra potenza chiave è l’Olanda (province unite) che sostituisce l’impero portoghese nel mondo, quali sono le origini di questa potenza? • Posizione geografica della regione Olanda, in una delle aree nevralgiche dell’Europa del Nord (Amsterdam passa da 30000 abitanti a 200.000 abitanti a fine ‘600 ereditando la posizione egemonica di Anversa) • Pesca di aringhe: si dà impulso alla cantieristica, si crea una flotta nuova (grande capacità di carico) Nel Baltico, gli olandesi portano le spezie orientali, manufatti meridionali, per poi tornare ad Amsterdam con i cereali polacchi (collegamento con Svezia). Lo sviluppo delle province unite va di pari passo con lo sviluppo della potenza svedese. Attraverso l’arte si mostra come Amsterdam sia il punto nevralgico delle Province Unite e una nuova potenza mondiale: • Viene raffigurato uno dei grandi mercati di Amsterdam: mostra come ci si trovi in un centro globalizzato. • Un altro quadro: natura morta (The Drinking Horn) mostra alcuni oggetti provenienti da varie parti del mondo (aragosta, tappeto asiatico, diamanti dal pacifico ecc…). • Un altro quadro: celebrazione dei vascelli olandesi, flotta capace di soverchiare il mondo intero La cartina mostra come i viaggi olandesi raggiungano praticamente tutto il mondo, superando la presenza dei portoghesi. ***Gli olandesi conquistano l’entro terra e attraverso la schiavitù producono loro stessi i prodotti. Fungono poi da intermediari in alcune zone. Oltre alla proiezione globale ci si sofferma sulla capacità interna di riuscire a lavorare queste materie all’interno del paese, per esempio lavorando zucchero e tabacco in Olanda. Presenza e creazione di modelli bancari che agevolano i pagamenti all’interno e all’esterno. Relativa libertà religiosa di cui gode questa regione nel ‘600. — • — • — • — • — • — Impero spagnolo e impero olandese —> indice chiave di questo cambiamento Guerra dei 30 anni Guerra su scala internazionale (europea): il conflitto principale dura dal 1618 al 1648, ma all’interno ci sono varie fasi, che avvengono nel mantovano, nei Pirenei, nelle Fiandre, nel Baltico. Una guerra che parte per un chiaro fattore decisivo ma che poi si allarga, con vari attori che entrano nel conflitto per poi riproporre la battaglia in altre zone. Il conflitto coinvolge tutte le grandi potenze europee e questo permette di ribadire il concetto di una crisi che comprende il mediterraneo ma non in altre zone: gli interessi si sono spostati in altre zone europee. Dal punto di vista confessionale è l’ultimo conflitto che vede ancora fazioni opposte. Come inizia? *** 1619 muore l’imperatore, la situazione si aggrava. Solitamente i 7 elettori erano riusciti a far si che questi elettori fossero sempre stati cattolici, per far sì che l’imperatore fosse cattolico. La situazione della Boemi mette paura, può darsi che ci sia una maggioranza protestante. La dieta imperiale che elegge il duca di Stiria come Ferdinando II, lo fa pochi giorni dopo che fu deposto dal re di Boemia, i ceti boemi sostituirono Ferdinando con Federico V (un calvinista) —> l’imperatore Ferdinando II chiese subito aiuto alla Spagna e alla Lega Cattolica tedesca. - 1620 primo grande scontro —> “Battaglia della montagna bianca”: Vittoria di Ferdinando II • in Boemia vengono espulsi i protestanti (nobiltà, capi rivolta ecc…) - Nel frattempo entrano in conflitto la Francia di Richelieu (cercando di conquistare la Valtellina) e la Danimarca (che tenta di intervenire nell’area germanica ma che viene fermato da Wallenstein). - Il conflitto si estende, abbiamo nuove potenze e nuovi spazi - Nel 1627 muore Vincenzo II Gonzaga senza eredi, l’unico successore conosciuto è Carlo duca di Nevers (francese) —> subito gli Asburgo intervengono, iniziando un nuovo scontro conosciuto come la “fase mantovana” terminata nel 1631 conclude con Mantova e il Monferrato rimangono a Carlo di Sebbene l’ammiraglio De Coligny fa una fine orribile (defenestrato e ucciso dai due Enrico). Un rito dell’annientamento dell’avversario in cui si riunisce quel bisogno di unificazione attraverso l’annientamento. Tuttavia, questo omicidio così efferato, assieme a tutti gli altri, si traduce in un rafforzamento del fronte ugonotto e dell’emersione di un cattolicesimo moderato, quello dei politique, che facevano prevalere un discorso politico e non confessionale. Da parte di giuristi e teologi riformati*** si precisa una teoria monarchica: una discussione dei limiti dell’autorità sovrana. Tuttavia la corona di francia, priva di questa forza centripeta, continua il suo decadimento. Nella generazione successiva, sarà Enrico III a macchiarsi di un altro crimine (nel 1588) indignando anche l’opinione cattolica. Durante gli stati generali, un momento assai significativo, emerge una lega cattolica fanatica, il suo capo, Enrico di Guisa. Se però lui e suo fratello sembrano oscurare la figura di Enrico III, la sua reazione, quella del re, ancora una volta violando le norme, approfitta della presenza dei fratelli guisa per assassinarlo. In questo assassinio dei capi cattolici si replica ciò che successe nella notte di San Bartolomeo, ma quello che succede è che la lega cattolica diventa una forza in contrasto con il re e proprio in questo ambito si sviluppa la maggiore teoria di resistenza alla monarchia (monarcomachi): quando un re non compie i suoi doveri per il bene del popolo, il sovrano può essere ucciso. Con l’assassinio di Enrico III (da parte di un fanatico cattolico) ha fine la dinastia dei Valois; ora la situazione è ancora più difficile, perchè l’erede al trono è un riformato. Non può esistere un re riformato in Francia, per il partito ultra cattolico non può esistere e infatti si apre l’altra fase delle guerre di religione dove interviene anche Alessandro Farnese. Enrico IV compie il gesto più politico di tutti, si converte al cattolicesimo. Per unificare il regno, mostra come ci si può anche convertire. Si sancisce l’unificazione di Francia. L’editto di Nantes costituisce un’occasione importante per la tolleranza europea; è un editto di tolleranza, dato che viene riconosciuta la libertà di espressione e di culto degli ugonotti e riconosce anche più di cento piazzeforti ugonotte (lungo la versante atlantica). Questa concessione è stata fatta per recuperare la francia: ora al di sopra di tutto non c’è la chiesa, ma la corona, proposta come unificatore nazionale (essere membri di un regno e riconoscersi in un sovrano). Enrico IV con questo gesto immette la Francia nel camino della costruzione dello Stato. d’altra parte Enrico IV riprende i fili spezzati della storia della Francia. *** Enrico pensa quindi di combattere con il nemico tradizionale: la Spagna. Enrico IV però viene assassinato nel 1610, ma la sua morte non ferma i disegni di rafforzamento della monarchia. Questi disegni vengono ripresi da Luigi XIII che parteciperà alla guerra dei 30 anni in chiave anti-spagnola. Il proprio primo ministro Richelieu muove le fila, finanzia la coalizione protestante in chiave anti-asburgica, tuttavia all’interno del regno, per rafforzare la monarchia, tende ad indebolire la stessa fazione ugonotta. Mentre finanzia gli svedesi, colpisce ed epura e disarma la fazione ugonotta, attaccando la fortezza di La Rochelle. La guerra dei trent’anni quindi vede il ritorno sul palcoscenico delle potenze della Francia. La Spagna viene battuta nella battaglia di *** con il capitano Dialcondè. Si ripropone infatti il problema della nobiltà, che vuole riprendere più spazio. Dopo la morte di Luigi XIII si ricrea una situazione di difficoltà, perchè Luigi XIV è piccolo, quindi governano la madre Anna d’austria e dal suo consigliere Mazzarino (concentrato di corruzione). Mazzarino tenta di ridare spazio alla nobiltà, a ribellarsi alle operazioni fiscali di Mazzarino, è in primis il Parlamento di Parigi. Questi parlamenti, queste corti sovrane, durante la vacanza del re assume il ruolo vicario come garante degli interessi del regno contro i soprusi della monarchia —> si arriva alla “Fronda parlamentare” (genere letterario, le mazzarinate). Mazzarino è costretto all’esilio, ma in continuazione, la sollevazione contro la monarchia avviene da parte dell’aristocrazia. Si crea un’opzione aristocratica con la “Fronda Nobiliare”. Conflitti efferati e cruenti ma la corona alla fine ne esce vinta. Il grande problema della monarchia è quindi quello di dotarsi di abbastanza denaro per riscuotere un crescente denaro con le tasse, è quindi necessaria la costruzione di un apparato burocratico. *** Nel 1605 aveva creato la Paulette, una nuova tassa. In cambio di denaro, si potevano trasmettere le cariche pubbliche ereditariamente. In questo frangente è una misura che trasforma radicalmente il panorama sociale —> si viene a stabilire una nobiltà di toga, con una consapevolezza cetuale, con la visione di un futuro che però rivendica se stesso con il servizio allo stato. Una nobiltà di toga che si rivendica come alternativa dell’aristocrazia della spada. L’alternativa all’aristocrazia di spada è naturalmente fedele alla monarchia, loro sono commissari, intendenti o giudici dello stato, si viene a creare un corpo coeso di burocrati, che a differenza di quelli spagnoli (che non hanno una coscienza cetuale, perchè erano religiosi, non vi era una prospettiva di questo genere) creano una coscienza cetuale e diventano la vera struttura fondamentale dello stato. La presa di potere di Luigi XIV, non si affida più ad un ministro ma decide di guidare egli stesso lo stato e di completare questa opera di rafforzamento del regno e quindi della monarchia. Tutto ciò riassunto in un altro celebre motto “lo stato sono io” —> la volontà monarchica arriva e ordina lo stato, attraverso questo corpo di ufficiali, di intendenti, che costituiscono una sorta di prefetti, che diventano la voce diretta del sovrano sul territorio. Soprattuto procede anche all’eliminazione degli elementi che avevano contribuito a destabilizzare llo stato francese nel secolo precedente, da una parte si arriva al 1683 con l’abrogazione dell’editto di Nantes (con l’editto di Fontainebleu), Luigi XIV torna a sancire che la francia era cattolica, a chi non sta bene la conversione può quindi emigrare (soprattutto la Prussia e verso la Russia), poiché un altro motto dell’epoca “un re, ***una legge”. Eliminato l’elemento di instabilità ugonotto, si spinge poi verso quell’altro elemento di instabilità della monarchia, ovvero l’aristocrazia (Libro: il dovere della rivolta), come si disarma l’aristocrazia?*** Facendo dissipare gli enormi matrimoni nell’etichetta di corte (creazione di Versaille come proscenio della grandezza monarchica). L’esistenza aristocratica si ordina sulla vita del sovrano, che diviene l’oggetto di venerazione su cui tutto lo stato e tutta la monarchia si ordina. L’aristocrazia che viene costretta a stare a Versaille, a spendere a Versaille ecc… l’ambizione dell’aristocrazia degli eredi di Condè non è più quella di governare, ma servire il re. Il Re, che è il protagonista di un dramma della monarchia, percui i nobili assistono ad un ruolo di preminenza *** Tutto tende verso Luigi XIV che *** introduzione per affrancarsi anche il ruolo degli stati generali, di tasse indirette (la taglia, che era diretta, ingiusta che però doveva essere votata in parlamento): la tassa sul sale, la gabella, sarà poi anche il motivo di altre rivolte. Grazie a questo maggiore introito finanziario (con una politica mercantilistica) e ad imitazione del procedimento in Olanda e inghilterra si ha anche una compagnia delle indie francesi (molto diversa rispetto alle altre) perchè è una compagnia a stragrande *** statale che comunque porta i francesi ad affacciarsi anche loro nell’oceano indiano e nelle Americhe (in Canada, nel missisippi, sub-continente indiano ecc…). La città di Condicherie diventa una roccaforte in India dell’impero francese. Tutto questo per cosa? Luigi XIV riesce a concludere un periodo di grande travaglio con un assolutismo (alternativa dello stato moderno alla repubblica ecc..). Luigi XIV sogna e insegue la gloria, il rafforzamento dello stato serve a restituire il ruolo primaziale della francia nelle vicende europee. Infatti il regno di Luigi XIV è costellato da continue guerre, che grazie a nuovi introiti e razionalizzazioni da parte dei ministri, vengono portate Accanto alle principali potenze europee emerge uno stato relativamente nuovo che è l’affermazione dello Stato di Prussia. Lo stato prussiano si forma a partire da un nucleo principale: l’elettorato di Brandeburgo, con una dinastia degli Hohenzollern. Lo stesso Alberto di Hohenzollern diventa *** da una parte abbiamo il granducato di Brandeburgo e dall’altra lo stato prussiano. Tuttavia si tratta di uno stato estremamente frammentato che sembra piuttosto debole, tuttavia riesce (anche schierandosi dal lato riformato) a uscire vincitore dalla pace di Westfalia, permettendo un potenziamento statale, attraverso il rafforzamento dell’esercito (che diventerà la potenza principale del XIX secolo). Si può assistere ad un’affermazione dell’assolutismo che non vede più il monarca come centro assieme alla corte; nella Prussia, il fondamento dello stato è l’esercito, lo sviluppo politico statuale verte, si svolge attorno al rafforzamento delle armi come principale strumento di espansione territoriale. Si tratta di un processo che si svolge lungo un secolo e più. La forza prussiana culmina infatti con Federico II il Grande, ma sarebbe poi proseguita con la sconfitta dell’avversario francese (Guerra franco-prussiana) del 1870, con la nascita di un secondo Reich. Prima dobbiamo concentrarci sul principio della disciplina, a metà del XVII sec. È curioso perchè potrebbe sembrare un elemento di fragilità, ma i principi elettori del Brandeburgo si convertono al calvinismo pur mantenendo uno stato luterano; in un’epoca confessionale c’è una differenza tra *** Questa adesione al calvinismo porta ad uno stile di vita assai frugale e una messa a rendita dei territori che sono detenuti dal principe e tra l’altro ospita in gruppi consistenti gli ugonotti francesi. A partire da questa messa a frutto, il principe non ha bisogno come gli altri sovrani europei di farsi votare le tassazioni dagli altri *** Piuttosto che dedicarsi alle corti **** in questo ambito gli ugonotti francesi trovano il proprio impiego e proprio la perseveranza tipicamente calvinista, fa prendere a questo esercito cristiano una grande efficacia. l’esercito prussiano viene curato molto da tutti i sovrani e principalmente da Federico Guglielmo I che decide di creare i corpi d'elites e di aumentare il numero effettivo. Per quanto riguarda i corpi d’élite si fa riferimento ad una prestanza fisica elevata e ad una tecnica sopraffina, dal continuo esercizio, dal continuo addestramento; questo continuo addestramento (marce, esercitazioni, il ripetersi di movimenti prefissati). Per quanto riguarda l’ampliamento della base numerica: il Canton Sistem —> l’intero territorio prussiano viene suddiviso in circoscrizioni in cui era imposta la leva obbligatoria. Chi lavora i campi? Gli stessi soldati possono tornare a casa per curare i campi. Si tratta di un servizio costante che però si concilia con la vita quotidiana del tempo. *** Risponde anche ad una profonda trasformazione sociale: a partire dall’esercito inocula l’intera società, laddove l’ufficiale prussiano è il responsabile di questa macchina. Una compenetrazione tra sfera militare e civile, laddove i burocrati usano un vestito nero ***, che raggiunge il suo culmine nel ***. Un’uniforme militare che ora è diventata la divisa principale; in realtà è un passaggio del costume che rispecchia la trasformazione mentale di uno stato. I prussiani non avevano una vera e propria corte, si trattava di una caserma praticamente. Guerra dei 7 anni Prima guerra autenticamente su scala globale. Federico II, all’interno di una politica che è diventata dinastica, persegue una politica strategica (non dinasticamente); la Slesia infatti, la regione di carbone e di ferro, rispecchia il volere di Federico II di impossessarsi di questa regione. Federico infatti durante la guerra di successione polacca riesce a strappare questa regione agli Asburgo. Immediatamente dopo però, si ha una rimescolano delle alleanze europee. Gli stati cercano di affermarsi con delle regioni, economicamente favorevoli. Questo nuovo modo di fare porta i tradizionali nemici dell’Europa ad allearsi insieme: la Prussia si allea con l’Inghilterra (che cerca equilibrio europeo), mentre dall’altra parte Federico II sa che per guadagnare spazio nella nazione germanica, deve scontrarsi contro gli Asburgo e i francesi. Proprio questa consapevolezza porta al cosiddetto rovesciamento delle alleanze. Gran parte della politica europea si era svolta all’interno del naturale conflitto franco-asburgico. In questo momento invece la Francia si allea con Vienna contro la nuova potenza Prussiana. La Francia con Luigi XIV aveva promosso una politica coloniale. *** Mentre in Europa si combatte questa battaglia, in america e nelle indie si combatte una battaglia essenziale per il futuro di queste zone. Si vede un consolidamento inglese in America ma in India i Francesi alla fine vengono espulsi dal sub- continente indiano. In America gli inglesi hanno vinto, hanno conquistato Quebec, le colonie sono sopravvissute*** LEZ.17 (29 Marzo) Lezione sul ‘700 Il momento dove noi storici possiamo comprendere quel passaggio nell’età moderna, la quale si realizza proprio nel lungo ‘700. Definizione dell’età dei lumi: questo è il secolo ricordato con questo nome. Il movimento dei lumi è un movimento che si sviluppa a partire dai primi anni del ‘700 e che termina nel 1789. LEZ.20 (21 Aprile) LEZIONE SU DOMANDE - Il protagonista o la figura principale di questo dominio spagnolo è la figura del soldato spagnolo, malgrado la potenza spagnola sia emersa come unita, anche in fase carolina l’elemento spagnolo di questa compagine ben più ampia diventa sempre più centrale perchè esprime quella potenza militare in grado di mantenere sul campo quella egemonia. Il fante spagnolo che domina (dalla battaglia di Cerignola, del Garigliano nel 1504) eredita due delle specialità principi del campo di battaglia: vi è una preminenza della fanteria (balestre e poi archibugi), si viene a creare (già con Consalvo di Cordova) un’unità militare integrata, ovvero non formata da un’unica specialità (picchieri svizzeri ecc…); il tersio: una picca (meno lunga di quella svizzera), accanto a questo riccio vi sono delle bandas (maniche di archibugieri, poi detti moschettieri), il terzo elemento erano degli spadaccini con uno scudo piccolo che al momento del contatto potevano attaccare l’avversario sui lati oppure quando due quadrati di picche si cozzavano, si scivolava sotto e si tagliavano i tendini e le gambe dei picchieri avversari. Già a partire dagli anni ’20 questi spadaccini scompaiono. Vi è un aspetto. 1538: i 4 terzios —> primo esercito fisso, che proviene dai territori spagnoli (4 territori). Durante il XVI sec. Il livello di questi soldati viene assicurato dal fatto che viene a delinearsi un sistema pratico di addestramento: le matricole vengono fatti stanziare inizialmente e poi in unità operative sempre in compagnia di veterani (la ferma era di almeno 5 anni) - LA GRANDE PAURA: avvenimento storico - Bancarotta del ragno: in realtà è qualcosa di tragico non per tutti, una serie di uffici centrali che amministrano non soltanto il sacro e il perdono e la salvezza, ma attraverso queste amministrazioni spirituali si articolano anche nel governo del diritto del territorio e anche del diritto fiscale dei vari territori. Si organizza una dataria, cioè un ufficio centrale che organizza le finanze del papato e confluiscono come un cuore verso Roma. Il prelievo fiscale è necessario proprio per la costruzione di questo potere. La fiscalità religiosa cristiana si fonda: • Sull’organizzazione del prelievo necessario per sostenere la chiesa, grazie al prelievo della DECIMA (la decima parte del raccolto lo devono devolvere alla Chiesa), si tratta di una norma presente nelle scritture (dai riformati quindi non venne osteggiata, solo riorganizzata). In una frazione più o meno trascurabile doveva confluire verso i centri superiori (fino a Roma). • La maggior parte delle ricchezze risiedevano in questa amministrazione del sacro, nel farsi il clero cattolico intermediario tra il mondo. Nell’amministrare e governare il senso della morte delle genti. Poiché la devozione e l’attaccamento ad una verità religiosa deriva innanzitutto dalla paura per la morte, dalla necessità che c’è qualcosa d’altro e soprattutto considerare che non sia un continuo infernale, con tutto questo la chiesa, venendo anche incontro alla contraddittorietà della vita di ognuno, aveva introdotto uno spazio intermedio tra inferno e paradiso, seppur non avesse valenza nelle sacre scritture. Una condanna a tempo, una condanna mediata, poteva essere accelerata attraverso le opere di fede, l’elemosina attraverso la constatazione concreta di essere un buon cristiano attraverso le buone opere. Il papa ha le chiavi del purgatorio, quindi una pena che poteva essere scontata e abbreviata, attraverso buone opere, si apprestavano ad essere monetizzate —> qui si innesta lo scandalo che poi darà il via alla reazione di Lutero: la DOTTRINA DELLE INDULGENZE In realtà inizia con le crociate, coloro che indossavano la crociò che compivano questo pellegrinaggio armato gli veniva riconosciuta la remissione dei peccati. Perchè soltanto coloro che questi soldati possono vedersi riconosciuta la remissione dei peccati? Tutti gli altri che devono attendere ai loro doveri nei confronti della famiglia o del proprio lavoro. Perchè devono essere esclusi se non possono andare di persona; allora basta dare un’elemosina di crociata, partecipare attraverso preghiere e dare un contributo pratico nella campagna militare. A partire da questo desiderio di partecipazione ad un’impresa santa, da questo bisogno di indulgenza per i propri peccati viene ad essere elaborata una potente macchina fiscale, le indulgenze. Costituisce il riflesso a questa preferenza all’amministrazione del sacro e anche alla sua fiscalizzazione. Quindi la struttura papale era assai potente e soprattutto le crisi erano periodiche, sfidava e sovrapponeva l’autorità dei sovrani territoriali. Una volta affermato il potere papale si prestava ad essere anche invasivo nelle amministrazioni territoriali, perchè se Roma diventa una metropoli ecclesiastica a partire da qui si riesce ad inserire e nominare vescovi, prelati, chierici con cura d’anime in tutto il territorio, basta una bolla papale firmata a Roma per una chiesa in Norvegia, in Inghilterra ecc… questo tentativo di centralizzazione del governo ecclesiastico veniva armato con minacce spirituali poiché se quel beneficio non viene intestato a Roma, cade la scomunica ecclesiastica, cade un interdetto su un intero territorio, che può impedire la sacralizzazione della vita quotidiana (i 7 sacramenti), significa che i bambini non possono battezzarsi, i morti non possono essere seppelliti ecc… Questo potere papale così concreto andava accompagnato da questa supremazia spirituale, è naturale che tale potere, organizzazione causi crisi proprio per varie gelosie, rivalità in senso anti-centralistico e soprattutto in senso nazionale. Con il potere romano si allarga la costituzione del sacro, si radica culturalmente nella filosofia e produce anche diritto, un diritto ecclesiastico, CANONICO che governa il rapporto tra uomini e dio attraverso l’amministrazione della chiesa. A partire dalla base scritturale, la chiesa si fonda sulle sacre scritture e offre un modello, come si governa il cristianesimo, a partire da questo modello, si è dotata di una consuetudine giuridica, che ha affiancato l’autorità delle scritture, attraverso soprattutto la produzione di interventi legali, teologici dottrinali dei papi. Tutto questo è il patrimonio su cui si fonda il potere papale, la cristianità cattolica romana: vi è la base scritturale e poi si costruisce come una cattedrale gotica, i pinnacoli del potere romano. Potere romano che però diventa oppressivo per le nazioni, i sovrani e per i medesimi teologi. La crisi del grande scisma d’occidente è proprio questo, subito dopo vi è una seconda crisi, ecclesiastica, la crisi conciliare, laddove a prevalere sarebbe stata l’istanza monocratica del pontefice; ma emerse un’istanza repubblicana, ad organizzare vi è l’assemblea di vescovi, proprio il CONCILIO. Proprio quando stava per vincere, ci sarebbe stata poi la riaffermazione del potente pontefice ecc… anche questa dialettica tra istanze proto-repubblicane e monarchiche ripercorre i binari di una storia politica occidentale. La più potente organizzazione europea avrebbe anche affrontato questi dilemmi organizzativi, già nel ‘400 comincia a tremare l’edificio ecclesiastico, proprio in epoca del grande scisma, si sovrappongono le rivolte di Wycliff e Jan Hus e avrebbero portato alla creazione di una chiesa nazionale boema (sotto le due specie). Il clero amministra una magia, una trasformazione sacrale (corpo e pane) e dà da mangiare il corpo di cristo. Abbiamo detto dell’importanza dei sacramenti perchè scandiscono la vita quotidiana. Accanto all’eucarestia si sarebbe creato il sacramento della CONFESSIONE che a partire dalla controriforma sarebbe divenuta una confessione auricolare (privata) dove il prete concede l’eucarestia a colui che è stato perdonato. Ci sono poi sacramenti anagrafici: il battesimo e il matrimonio —> il battesimo, non soltanto cancella il peccato originale e concede diritti pari che definisce coloro che sono depositari di diritti cristiani. Il battesimo è quello che separa e offre l’unica frontiera tra chi è cristiano e chi non lo è, tra cristiani e coloro che invece non hanno ricevuto la buona novella e sono esclusi dall’universo dei diritti di vita (ebrei e musulmani). Tanto è vero che musulmani ed ebrei vivono in questa Europa ma per elargizione del potere politico, in territori di confine come la spagna e la Castiglia, gli ebrei che esistono nel ‘400, esistono come ebrei terreni, è il sovrano che garantisce diritti di sussistenza perchè gli ebrei nel mondo cristiano non sono depositari di diritti fondamentali. Questo messaggio cristiano, nel suo farsi secolo, nel suo perfezionarsi, diventa AMMINISTRAZIONE, importante perchè è la prima sensazione, una delle prime esperienze del cristiano di allora, anche uno dei primi momenti di crisi. Tutto questo portava in se un’altra delle rigide separazioni, tra principi secolari e clero, uomini che vivono nel mondo e uomini che amministrano questa devozione, questo sentimento, questa necessità di sacralizzare dio nel mondo. In questa ripartizione entra anche un’altra crisi che Lutero avrebbe trovato. Il mondo laicale tanto in trasformazione proprio in questo lungo ‘400 che è tanto fervido di attività, in seguito agli orrori della peste nera ecc… l’immagine della morte è primaria, a differenza nostra, la morte è ricacciata ai margini. Prima tutto questo era comune e doveva essere amministrato, c’è questa onnipresenza della morte, nei memento mori ecc… questo ‘400 però, dall’altra parte, momento in cui la società si differenza, dove si viene a creare un forte tessuto urbano che si emancipa dal tessuto agricolo trovando anche un’esperienza di gratificazione nel mondo: banchieri, commercianti ecc —> si differenzia la società laicale. Questa laicità vuole far parte della sacralità, tuttavia questo sentimento religioso è esclusivo primariamente del clero, di una scelta di vita, di perfezione e anche di mitrando l’esperienza di cristo, di un cristo uomo. È un’immagine assai potente, la riflessione sull’immagine di cristo permette ad un mondo laicale di vivere intensamente la religione cercando una via parallela a quella clericale. Spinge anche ad un successivo, ad una progressiva sottolineatura ed interiorizzazione del messaggio religioso. Ad identificarla come una norma morale e non una manifestazione sociale laddove le manifestazioni tradizionali spingevano per manifestazioni pubbliche del sentimento religioso, ad una sorta di politeismo temperato dove attorno alla trinità si affianca la madonna, la vergine (primo intercessore dei fedeli) e poi attorno una pletora di santi a cui rivolgersi per avere una grazia che spesso si facilità con digiuni, pellegrinaggi, processioni, sacrifici, i voti ecc… limitazione di cristo invece riconcentra l’attenzione sulla figura di cristo e quindi porta sempre di più a vedere queste manifestazioni come delle incrostazioni, come opere vuote anzi ipocrite. Si avverte da parte del mondo laicale una tensione per ritornare al più autentico messaggio cristiano, tale tensione viene ad essere intercettato dall’umanesimo come movimento. A partire dal ‘400 si analizzano anche le sacre scritture. Questo metodo filologico che era stato introdotto in italia che aveva permesso anche grazie all’apporto dei manoscritti greci, una riscoperta della cultura classica, della civiltà della parola classica, naturalmente si presta ad essere dirottata, questa riflessione di riscoprire l’autenticità del messaggio cristiano quindi lo studio delle sacre scritture. Ne è un esempio Lorenzo Valla con la sua confutazione della Donazione di Costantino, a partire da una critica strettamente filologica viene ad essere contestato lo stesso papa, ma soprattutto, a partire dalla prova della falsificazione, la filologia si muove ad esercitare la propria critica sullo stesso testo delle sacre scritture nella sua versione tradizionale: la “Vulgata”, che era stata consegnata da una tradizione manoscritta a diventata la versione ufficiale della chiesa. L’arrivo dei manoscritti greci all’epoca dell’avanzata ottomana porta ad un ritorno della lettura delle sacre scritture in lingua originale (anche in greco) e a ritradurre e annotare i vistosi errori di traduzione della “Vulgata”, sulla quale si era fondato l’intero immaginario cattolico per quasi 1000 anni. Per fare un esempio: statua di Mosè —> raffigurato con le corna, ma è un errore di traduzione, quando scende dal monte, aveva la testa illuminata dal sole e san Girolamo interpreta male il greco intendendo che avesse 2 corna, consegnando l’immagine falsa di Mosè con le corna Qui si dimostra quale era la difficile posizione della vulgata, altrettanti passaggi sono contestati, riguardo alcuni dogmi della fede che diventano essenziali. Si fa strada una filologia biblica, che interpretata da una nuova classe di intellettuali, che non si formano nelle università classiche medievali bensì si formano nello studio delle lingue classiche: il latino (ciceroniano) e il greco, come una scienza fondamentale per avvicinarsi al messaggio autentico delle sacre scritture, anche ad una conoscenza dell’ebraico. Il dibattito sulle sacre scritture emerso da una nuova compagine culturale che si avvale di una rivoluzionaria invenzione che è la STAMPA. A partire dal ‘400 questo dibattito teologico esce dagli ambienti curiali, da una circolazione ristretta che non poteva fare altro che riflettersi su quegli ambienti, invece con la stampa si facilitò non soltanto la circolazione, ma anche in virtù del maggiore volume si riflette anche verso il basso. I libri costano di meno, girano di più —> facilmente accessibili. Di questa necessaria riscoperta delle sacre scritture, di questa epoca di critica umanistica alla chiesa cattolica romana, il protagonista è ERASMO da Rotterdam che possiamo vedere come una prima figura di intellettuale moderno. Il movimento umanista si fa maggiormente cristiano, si mette alla ricerca di antichi codici scritturali perchè questo rinascimento della cultura classica diventi anche un rinascimento cristiano. È un movimento comune di critica anche interno alla chiesa. Contemporaneamente ad Erasmo in Spagna Cisneros fonda una nuova università dove si dà un obiettivo: la Bibbia poliglotta. Forma una commissione che dura 20 anni. Si apre un pubblico sempre più ampio, si fa sentire la voce di questo strano intellettuale, ancora una volta un olandese (figlio di un prete, figlio del peccato e delle contraddizioni di questo clero) che interpreta tutta questa esigenza di rinnovamento. La sua opera prende come avvio tutta una serie di incrostazioni, anche soltanto del linguaggio. Il primo scritto importante è l’Antibarbarorum …. In cui si caglia contro il latino curiale, barbaro e si rifà per un’eleganza retorica, per una pulizia retorica del linguaggio anche una chiarezza espositiva del linguaggio. Erasmo interpreta un genere latino, la satira, Erasmo critica i mali del tempo attraverso la sagacia, il sarcasmo, l’ironia e la risata. Il recupero di questi stilemi della classicità e di un messaggio cristiano evangelico si dirige in primo luogo verso il sapere classico, quando nel ‘500 Erasmo pubblica gli “ADAGIA” che è la sua prima opera a stampa di grande diffusione che permette di rendere popolare il. Sapere di Erasmo. (Quadro di Pietr Brughel). Questi proverbi, queste massime, che hanno assunto un valore di saggezza comune, sono occasioni per Erasmo per proporre al mondo la propria visione, nei commenti, Erasmo trasmette la propria opinione, tenta di imporre la propria visione, di un cristianesimo bonario, di una profonda fiducia, di un ottimismo nelle possibilità dell’uomo di migliorare, nell’interiorizzazione del messaggio cristiano come norma morale che lo spinge ad avere anche posizioni ireniche (“dulce bellum inespertis” dove lui rifletta quanto la natura della guerra derivi dalle bestie e sia lontana dall’uomo, poiché per lui c’è solo una guerra per Erasmo, “il pugnale del soldato cristiano”, l’unica guerra combattuta è quella interiore del cristiano contro il peccato, il manuale che ogni cristiano dovrebbe avere). Una delle opere assolute di Durer che perfeziona l’arte della xilografia, non un’opera di arte unica ma un’opera riproducibile, il segno della trasformazione, il segno di come la stampa rappresenti una rivoluzione. Dure dalla xilografia avrebbe creato l’”Acquaforte” —> trasposizione iconografica del pugnale erasmiano (cavaliere è il cristiano), si riprende un’immagine di San Paolo per cui il cristiano è protetto dall’armatura della fede e dall’armatura dalla preghiera e dalla lancia della*** in cui può camminare nel mondo del diavolo, pura sapendo che il suo destino è la morte; il cristiano cammina in avanti, certo delle sue regole che cristo ha tracciato la sua strada. In questo cammino di moralizzazione emerge tutta la portata critica di Erasmo verso i digiuni, le penitenze, le elemosine dettate dall’ipocrisia di avere uno sconto sugli anni del purgatorio. Tutti questi aspetti vengono messi alla berlina da Erasmo come aspetti deteriori che non si trovano nelle sacre scritture e nelle lettere palline. Naturale quest’interesse per Paolo di Tarso, colui che costruisce la chiesa, che tratteggia un modello di cristianità evangelica, apostolica, colui che dà forma al cristianesimo, amministra, con le lettere ai romani ecc… insegna come si dovevano governare le prime comunità dei cristiani, è il creatore dell’edificio ecclesiastico. Se si leggono queste lettere si nota l’enorme distanza da quello che era la chiesa medievale e in effetti, Erasmo, come grande pensatore avrebbe sviluppato la propria critica verso il mondo e l’ipocrisia del tempo, con opere estremamente attuali come “L’elogio della follia”, in cui facendo ricorso all’ironia Erasmo mette alla berlina tutta la follia del proprio tempo, la crudeltà dei propri tempi. L’”Encomio more” è un opera tanto geniale da essere molto avanti rispetto ai suoi tempi. Un’altra opera “La querella packs” un’altra volta un utilizzo sarcastico in cui propone tutto il suo programma di pace, vivere il cristianesimo cercando la moderazione, la concordia, un cristianesimo tutto interiore che alla fine verrà a diventare una filosofia cristiana. Una propensione che potremmo dire all’intellettualizzazione del messaggio cristiano e al suo renderlo un’arma morale —> un cristianesimo purificato, che diventa norma interiore molto distante dalle esigenze in questo farsi più avanzato e moderno (Erasmo parla di regni, ducati, città imperiali indipendenti che organizzavano il governo autonomo del territorio e riconoscevano come autorità superiore quella dell’imperatore. Il sacro romano impero occupa sostanzialmente l’intera Europa centrale, ma ormai, si identifica, si sovrappone quasi interamente al territorio tedesco, germanico, anzi, si aumento lo stesso sentimento nazionale germanico. I tedeschi riscoprono le proprie autonome origini, che sono differenti e che si intrecciano soltanto con la tradizione romana. È sensibile a questa trasformazione, il fatto che nel 1501, l’imperatore è costretto dai propri stati a cambiare la denominazione del Sacro romano impero al quale si aggiungerà la specificazione della “nazione germanica”. In questa specificità, in questo ossimoro (l’impero è sovranazionale) si rivelano le contraddizioni e ele difficoltà della costruzione imperiale, che era latrice di un elemento di importante fragilità (condiviso con il papa), ovvero, il ruolo di imperatore è un titolo ELETTIVO; cui partecipa un seggio elettorale estremamente ristretto e velettò, che costituisce la crema di questa gerarchia nobiliare e imperiale: sono 4 principi laici (palatino, Sassonia, Brandeburgo e Boemia), 3 principi elettori ecclesiastici —> questi principi elettori si suddividono il territorio imperiale e costituiscono soltanto il gradino più alto di una gerarchia dei poteri autonomi all’interno dell’impero, in cui esso è organizzato. Il duca di Baviera o il duca d’austria non erano principi elettori ma erano molto importanti. Al di sotto di questi principi laici e religiosi, vi è un pulviscolo di città libere e imperiali (l’equivalente dell’italia dei comuni). Queste città libere imperiali sono tutti poteri indipendenti e autonomi all’interno di una compagine imperiale. Al di sotto ancora vi era una fitta rete di micro territori feudali, il lascito della necessità di compensare i cavalieri da parte dell’imperatore. È evidente che tale costruzione si trovasse nel XVI sec. Sottoposta a varie pressioni: da una parte i principi territoriali che tendevano a rafforzare la propria resa sul territorio, a costruire propri eserciti, a rafforzare la struttura burocratica ecc… per sorreggere la trasformazione di queste costruzioni politiche in stati autonomi. All’interno della geografia imperiale si afferma un’istanza statuale autonoma nei confronti dell’imperatore. Dall’altra parte sono gli stessi imperatori a percorrere una via contrapposta a quella degli stati, ovvero, l’impero che tende a farsi stato, in pratica si tratta del comune percorso della costruzione e consolidamento delle strutture statuali —> percorso destinato a scontrarsi. Un importante tentativo fu percorso dal nonno di Carlo V (Massimiliano I) che nella dieta imperiale del 1495 tentò di varare una riforma dell’impero. La dieta è uno dei momenti fondamentali, è l’assemblea dei diversi stati imperiali, i reichstag. L’imperatore nella dieta si confronta con i propri seggi, la dieta equivale ad una sorta di parlamento in cui si confronta l’imperatore con le rappresentanze politiche del territorio; sono l’occasione politica in cui vengono a galla le diverse tensioni che compongono l’impero. Quando Massimiliano I tenta di varare la propria riforma imperiale vuole: • Porre una tassazione comune appannaggio dell’imperatore, a beneficio delle tasche dell’imperatore • Da una parte dichiara la pace perpetua all’interno degli stati e dall’altra parte istituisce un tribunale superiore imperiale, ovvero tenta di affermare, di stabilizzare la propria legge e quindi trasformare la stessa dieta imperiale come occasione di riunione, tenta di stabilire che fosse un organo. • Viene creata una cancelleria come governo superiore Questa riforma tanto ambiziosa che puntava a abbattere tutti questi particolarismi feudali e percorrere una strada per un’unione, per l’affermazione di una superiore istanza statuale. Questo obiettivo è destinato a naufragare, perchè quella stessa strada era percorsa in maniera parallela da ogni singolo principe su scala territoriale. Su questo contesto per l’appunto l’Elettore di Sassonia sposta la propria capitale a Wittenberg, dotata quindi di un governo, di una chiesa, di un’università. Era dunque la capitale di uno stato “moderno”. In questa esigenza di difesa delle proprie prerogative il principe elettore di Sassonia, di allargamento dell’organo statuale si sarebbe spiegato anche il successo della riforma di Lutero che riscuote immediatamente nel ceto politico. Il prelievo fiscale e il privilegio fiscale del pontefice come sappiamo si estendeva anche sui territori tedeschi. Questa autorità pontificia romana veniva vissuta come straniera e predatoria, poiché drenava le forze della nazione, il frutto della devozione della nazione verso la ricchezza della curia. Ecco che rivendicazioni proto-nazionali si accavallavano, con l’esigenza di modernizzazione e e riforma dell’edificio ecclesiastico. Proprio queste diete imperiali a partire dal ‘400 sono occasioni in cui gli stati imperiali ribadiscono delle lagnanze della nazione del germanica. La vicenda di Lutero si innesta quindi in tensioni politiche, religiose e riguardo l’istituzione ecclesiastica. In questo contesto si sviluppa la vicenda del monaco Lutero. Fino almeno al 1519-20 la storia dell’affermazione della riforma è una storia del dilemma personale di Lutero. Lutero, è un personaggio il cui spirito, esigenze e drammatici interrogativi risultano assai meno moderni rispetto a quelle di Erasmo. Al contrario Lutero è latore di una sensibilità religiosa, di una spiritualità medievale. Il mondo e la sua sensibilità è immersa nel senso del peccato e nella paura della dannazione; era un mondo governato dalle devozioni tradizionali, che pure però andava organizzandosi in senso modernizzante. Lutero è figlio di un benestante lavoratore del settore carbonifero (la regione Sassonia era ricca di giacimenti carboniferi); è stato inviato a studiare presso i “fratelli della vita comune” ovvero l’espressione della DEVOTIO MODERNA, di questa aspirazione ad organizzare verso una via verso la salvazione che non rinunciasse al secolo, alla vita mondana. Se questa esperienza puntava ad essere più moderna, così come i suoi studi in diritto, proprio la sua profonda spiritualità avevano condotto il giovane Lutero a rinunciare al mondo, a prendere i voti in monacato. Laddove Erasmo parte figlio di un prete e cerca di allontanarsi, invece l’esperienza religiosa di Lutero inizia con un tentativo di raggiungere la propria salvezza attraverso la scelta di dedicarsi all’orazione e agli studi, poiché Lutero era ossessionato dal destino della propria anima, di come al dirà del peccato potesse costruirsi un percorso di salvezza dopo la morte. Tutta questa via tradizionale per guadagnare la salvezza, per rasserenare, per venire incontro al sentimento di angoscia, si rivela vano. Si sente costantemente turbato. Proprio in questo contesto, Lutero inizia a percorrere *** (48.22) evangelici. La via per trovare una risposta torna ad essere la fonte primaria del cristianesimo, nelle sacre scritture apprende il greco attraverso il “Novum instrumentum” di Erasmo (che svecchia il testo della vulgata, ambisce a formare la voce evangelica). Lutero infatti arriva a Wittenberg come docente di teologia che immediatamente interpreta attraverso dei corsi di teologia (sacre scritture del fondamento della teologia). All’interno di questi corsi tra il 1512 e 13 dà una serie di lezioni sulle lettere di San Paolo. Proprio in questo momento, Lutero fa stampare per i propri studenti una delle pagine del testo della lettere ai romani con interlinea doppio, con testo romano, latino (erasmiano), il testo greco, la vulgata a fronte.*** Qualsiasi scelta faccia Lutero è contraddistinta dal peccato, dall’ipocrisia. L’unico sentimento grazie al quale il cristiano può salvarsi è grazie al*** Il principio cardine della costruzione luterana è formulata ancora prima del 1517. Lutero si incarica come messaggero di una nuova e autentica riflessione della*** Il dramma personale del monaco si trasforma nell’epopea del riformatore Martin Lutero. L’occasione cardine è la celeberrima vendita di indulgenze. Il nuovo principe elettore a causa di indebitamenti cercò il permesso di poter bandire La terza muraglia da abbattere (pag. 139) —> il potere papale ha bisogno di essere abbattuto poiché nel il pontefice si concentra tutte le ragioni di vizio, di peccato, delle devianze dall’originale insegnamento scritturale. In queste pagine Lutero abbatte uno dei pilastri della costruzione medievale, a partire da un dettame teologico, si candida ad avere immediate ripercussioni rivoluzionarie nella vita di ognuno abbattendo e candidandosi a riformare le riforme del vivere religioso. LEZ. 24 (3 Maggio) I dilemmi di Lutero, questa angoscia per il destino della propria anima non riusciva a colmarsi con le scelte tradizionali. Non serviva neanche lo studio della teologia, l’unica via per placare questa angoscia è nella fonte diretta delle sacre scritture dove egli trova conforto. San Paolo modella questo schema di chiesa apostolica, di chiesa originale che si riflette sul messaggio cristiano, richiamando la dottrina della sola fede. Questo aggettivo “sola” si ritrovava nella tradizione di Erasmo, questa esclusività della fede che era stata sottolineata attraverso il movimento umanistico. Questa scoperta lo porta a rivelarsi al mondo. In primo luogo attraverso un dibattito che aspirava ad essere teologico, utilizzando il tema delle indulgenze come ariete per contestare il primato papale, l’intera struttura gerarchica papale e i vizi di cui è investita. Lutero in questo è realmente uomo del suo tempo, in queste molteplici tensioni che scuotevano la società Lutero si faceva latore di queste posizioni, in poco tempo lui diventa protagonista della storia europea. Questo successo è avvenuto grazie allo sviluppo della stampa; immediatamente le riflessioni di Lutero vengono diffuse e incontrano il pubblico e riscuotono successo proiettandolo quasi incredibilmente al centro della scena religiosa e politica. Lui interpreta questa improvvisa fama e tutti gli ostacoli che si levano come un segno del suo ruolo nella storia, come una missione che Cristo stesso gli ha dato, di portare questa rivelazione, di contribuire alla necessaria riforma, allo sforzo di tornare allo sforzo originale della chiesa e del messaggio cristiano. Tanto più sono difficili le prove che gli si presentano Lutero è chiamato necessariamente da una parte a recitare il suo pensiero, a declinare una dottrina e una precisa proposta teologica, dall’altra, dal fuoco di questo dibatto teologico che si apre che riverbera immediatamente nella società tedesca, il linguaggio è chiamato a chiarire il proprio messaggio, con parole perentorie, ad acuire egli stesso lo scontro, ad aprire e rendere più netta la frattura che si apriva, che dopo il dibattito di Lipsia diventa definitiva. Il suo stesso avversario: Johannes Eck, un teologo in vista nella Germania del tempo. Nel dibattito, in questo scontro, l’avversario di Lutero lo porta al di fuori del campo dei confini dell’ortodossia, con Lutero che se ne avvede e non si tira indietro, anzi, sostiene che quindi la dottrina della chiesa era sbagliata, tanto la sua forze era incrollabile in questo punto. Lutero rimbalza nella società del tempo come Eroe Germanico (immagine del 1520) che bastona frate domenicano scolastico, un altro frate Okay, un altro frate di San Tommaso e Aristotele —> tutta la cultura tradizionale scolastica che viene abbattuta. Si avvia prima presso le facoltà teologiche dell’Europa centrale un dibattito sull’ortodossia e il processo alle dottrine di Lutero che abbiamo visto aggiornarsi e radicalizzarsi attraverso la continua pubblicazione di pamphlet. Anche a Roma inizia a crearsi questo dibattito legato soprattutto alla preparazione del processo di eresia nei confronti di Lutero. In questo senso importante è anche la situazione legata alla successione imperiale, che distrae le attenzioni del papato. Nella politica di equilibrio perseguita dai pontefici tra le differenti proposte di potere tra Asburgo e Valois per Leone X un candidato vilito poteva essere una figura tedesca per togliere potere agli Asburgo. Quale candidato migliore, il principe elettore di Sassonia Federico il Saggio. All’elezione imperiale, il candidato papale sembrava proprio essere il principe di Lutero, che viveva nello stesso castello la cui chiesa era stata il luogo dell’affissione delle tesi di Lutero. Egli ambiva a diventare imperatore che mirava a consolidare e aumentare il prestigio del proprio stato e della propria università. Mentre perdurava questa negoziazione egli cercava di proteggere e difendere questa star, tentare di cucire e tenere insieme i lembi di una frattura che il dibattito teologico contemporaneo stava approfondendo. Per questo il processo inquisitoriale per Lutero durerà per 3 anni, perchè sensibile al momento di profonda trasformazione politica. Però in realtà alla fine del 1517 Carlo, anche grazie al ritiro dell’elettore di Sassonia (che pretende credito, protezione da Carlo). Il dispositivo di inquisizione tarda quindi ad arrivare e nel momento club, Lutero ha già molti protettori, già aveva provvisto ad abbattere il potere di quella chiesa cattolica, la riforma viene pensata e precisata nel 1520 (laddove a Roma si concludeva il processo ai libri) rendendo questa dottrina una dottrina rivoluzionaria. Qui abbiamo visto definirsi il Sola fede, sola scrittura e la dottrina del sacerdozio universale. Con un’immagine estremamente efficace: l’abbattimento delle muraglie, in un periodo in cui in Germania ancora si faticava a raggiungere la pace imperiale, era un’immagine diretta. Gran parte del suo successo è dovuto alle sue capacità di scrittura, il suo stile è popolare e chiaro e scrive in tedesco (prima di tutto) perchè i cristiani devono parlare nella propria lingua, si deve utilizzare la lingua del popolo, laddove questo scritto solleva immediato processo naturalmente piovono critiche ovunque Lutero è chiamato ulteriormente a precisare il proprio pensiero con il II dei grandi scritti riformatori: “La cattività babilonese ecc….”. Lutero affronta e precisa che cosa intende lui per chiesa autenticamente cristiana, rifiutando tutto quello che è la chiesa cattolica romana. Se prendiamo questo scritto: Questa chiesa apostolica è stata resa prigioniera dal peccato, da questa babilonia del peccato e un esempio è proprio la dottrina sacramentale: sono soltanto 3 i sacramenti che si ritrovano nelle sacre scritture, la stessa cena non è quella trasformazione magica, questa cena va compiuta sotto entrambe le specie (pane e vino). Tutti gli altri sacramenti ovvero: estrema unzione, unzione preti, cresima sono inventate dal clero per garantire la propria posizione, il matrimonio stesso è un contratto terreno benedetto dalla chiesa, ma non esso stesso un sacramento. Il matrimonio è lo stato naturale di uomini e donne, non è contemplato il celibato ecclesiastico perchè non esiste clero privilegiato. Lutero approfondisce questo crepaccio con la chiesa cattolica, abbatte uno dei pilastri della società, del potere del tempo, terreno, non soltanto una dottrina per la salvazione dell’anima, Lutero afferma che tutto quello che esisteva della chiesa cattolica era sbagliato, già nell’autunno del 1520 aveva chiamato il papa come “Anticristo”, lui tiene incatenata la chiesa (cattività babilonese della chiesa). Alla fine dell’estate del 1520 si era arrivati alla conclusione della bolla contro Lutero, gli veniva dato un breve termine per ritrattare le sue tesi e quella medesima bolla nell’ottobre viene a conoscenza di Lutero. Il primo consigliere di Federico il Saggio: Spalatino (umanista) appoggiava e proteggeva Lutero. Lutero porta con la sua chiarezza del linguaggio lo scontro su un piano di autentica rottura. Lutero reagisce alla scomunica con l’ultimo degli scritti riformatori del 1520. Lutero tratta proprio della “Libertà del Cristiano”: In realtà con i discorsi di Spalatino e del principe elettore Lutero introduce la libertà del cristiano con una lettera a Leone X. Gli chiede di porsi a capo di questa profonda rivoluzione della chiesa (di rinunciare ad essere papa) ed è chiaro come suoni: un’aperta provocazione. In questo testo si tratteggia il nucleo letterario della teologia riformata, all’interno di un contesto politico travagliato. Se lo scritto alla nobiltà era apparso prima in tedesco, la cattività babilonese esce prima in latino, invece la libertà del cristiano esce in tedesco. Questo utilizzo della polemica pubblica: leone X praticamente si vede recapitato una lettera aperta, che gli giunge a stampa, con un carico rivoluzionario, dopo che in Germania i monaci iniziavano a
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