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Appunti di storia mediavale, Prof Berardo Pio (2020-21), Appunti di Storia Medievale

Appunti dettagliati delle lezioni di storia medievale del Prof Berardo Pio

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 07/03/2021

eleonora-gaglione
eleonora-gaglione 🇮🇹

4.5

(102)

15 documenti

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Scarica Appunti di storia mediavale, Prof Berardo Pio (2020-21) e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! STORIA MEDIEVALE 1 i, nuove entità dopo il crollo dell’impero romano d’Occidente. È frattura non netta ma si passa da un mondo mediterraneo con lingua e governo unici e si apre la via a un nuovo mondo. Visigoti, prima grande popolazione che crea dal nulla un regno a cavallo dei Pirenei e buona parte della penisola iberica. Altri protagonisti sono gli Ostrogoti in Italia e i Franchi. LEZ.2- registrazione Un filo rosso che unisce questo millennio- il mondo medievale nasce con la caduta del mondo romano, si cerca quindi un nuovo equilibrio, ricerca che caratterizza i secoli dell’alto medioevo. La cultura romana e quella germanica si fondano dando vita ai regni romano barbarici. Da questi secoli di ricerca di un nuovo equilibrio rinasce un impero medievale con Carlo Magno nell’800. Era convinto fosse una prosecuzione dell’impero romano. Nei secoli centrali si pone come autorità universale. Con la morte di Enrico II questa impalcatura crolla e lentamente l’impero si avvia a un’identificazione con regno tedesco. Con Federico Barbarossa questo impero aggiunge un aggettivo, cambia la denominazione- sacro romano impero. Preso poi atto della restrizione si chiamerà sacro romano impero della nazione tedesca. Parallelamente a questo percorso c’è un altro protagonista- il papato medievale, non è sempre uguale a sè stesso, conosce un’evoluzione che passerà ad essere un’organizzazione religiosa ad avere un ruolo politico di primo piano. Con Gregorio VII imporrà la linea politica che lo vuole superiore all’Impero, ci sarà il crollo di questo tentativo. Il papato sarà talmente debole da perdere Roma- trasferimento ad Avignone per 70 anni e una conseguente lacerazione, lo scisma d’occidente. Papato e impero entrano in crisi e cade l’idea di un mondo cristiano dominato da un’autorità unica. Ad aggravare la loro crisi saranno le pretese di nuovi protagonisti, in primo luogo le monarchie. L’impero ha una pretesa universali, i re delle monarchie si ritagliano invece un’area geografica vasta ma che non coincide con l’intera cristianità. Nascono le monarchie particolari e gli stati che oggi conosciamo- Francia, Inghilterra, Regni iberici che raggiungono difficilmente l’unità. Da questo deriva anche l’accentramento francese rispetto al policentrismo italiano. Anche la Germania ha vissuto un fenomeno di pluralità come l’Italia, la Francia avvia l’unificazione 6-700 anni prima. Studiare la storia ci fa capire fenomeni attuali, altro motivo importante dello studio storico è l’accertamento della verità storica tramite le fonti. I nuovi protagonisti delle monarchie rivendicano una visione diversa e non si ritengono soggetti alle autorità imperiali- l’imperatore e il papato non possono avanzare pretese sullo stato francese. Il sovrano francese mette dei confini rispetto a interferenze. Nell’Italia centro settentrionale avviene qualcosa di strano, mentre a sud si forma il Regno di Sicilia, una delle monarchie, qui abbiamo la nascita dei liberi comuni- si caratterizzano per l’autonomia e anche perché consentono a una fetta di popolazione molto ampia di partecipare alla vita politica. Questo è una grandissima novità nel Medioevo, rispetto anche ai secoli successivi. Il fenomeno sfocerà nelle signorie- si torna a una situazione dove un gruppo ristretto comanda una realtà territoriale. A Firenze si è calcolato che il 30% della popolazione avesse accesso all’attività pubblica, percentuale altissima. In Italia questo concetto del potere universale è contestato dalle esperienze comunali che sfociano nelle signorie e poi ai regni regionali (principati) che saranno protagonisti anche nell’età moderna. LE FONTI Lo storico lavora sulle fonti, soprattutto quelle scritte. Problema nel Medioevo è però la loro scarsità, soprattutto per l’alto medioevo. Le fonti scritte richiedono un supporto che per i secoli antichi era molto fragile, cfr. papiro. Nel Medioevo si ricorre alla pergamena come soluzione, è pelle conciata di animale, rappresenta un passo in avanti perché sopravvive per millenni. La carta arriverà da Oriente nell’anno 1000 attraverso gli arabi, si diffonde come supporto solo a partire dal 300, era anche molto più deperibile. Questa documentazione in pergamena è andata spesso dispersa. C’è un grosso problema di documentazione prodotta ma mai rinvenuta. Tra i più grandi conservatori di documenti c’è il papato. Le documentazioni civili sono scomparse. Non solo nel Medioevo sparivano i documenti, anche oggi può accadere. A questo processo di deperimento, gli studiosi cercano di sopperire con la pubblicazione critica. 2 squilibrio sociale. Si parla di popolazioni germaniche, prima si parlava di barbari- coloro che balbettano. È un termine che può apparire dispregiativo, perciò si è cercato di evitare questo termine sostituendolo con quello di germani ma in realtà queste popolazioni erano etnicamente composite. I romani quando hanno cercato di identificarli iniziano a nominarli ma queste tribù non si riconoscevano nel nome che gli davano. La mente umana ha bisogno di classificare le cose. C’è questo processo di etnogenesi- aggregazione e disgregazione di popolazioni etnicamente composite. Il termine germanico non è etnicamente corretto, si sta tornando alla definizione di barbari. Il mondo tedesco ha sempre rifiutato il termine “invasioni” ma usano “spostamenti”. LEZ 3 Unni > Gli unni cominciano a premere sempre più a ridosso delle popolazioni germaniche che sono stanziati nell’Europa slava, tra Polonia e pianure russe. Queste popolazioni, soprattutto quelle germaniche si spostano, ci sono però anche le popolazioni slave. Cercano rifugio verso il confine romano. Tra 401-406 attraversano il confine anche senza ottenere il parere favorevole dei romani. In quest’area si era stabilito un equilibrio tra i romani e loro ma questa situazione li porta ad oltrepassarlo. Odoacre era a capo di una tribù variopinta, si riconoscono sotto il suo comando, provengono da diverse tribù, si aggregano per la personalità del capo. Gli Unni arrivano a ridosso di queste popolazioni che si postano verso Occidente. La loro pressione è molto forte: o entravano nella confederazione degli unni o si cerca di allontanarsi, Attila sarà il loro capo principale. Gli Unni nella metà del 400 con Attila come loro sovrano, Attila =piccolo padre. Sono una popolazione di origine mongolica che provengono dalle steppe dell’Asia. Oggi sappiamo che queste popolazioni che vivevano nell’Asia centrale, forse perché le risorse per un aumento demografico non erano sufficiente, cominciano a spostarsi in tutte le direzioni, queste popolazioni attaccarono anche l’impero cinese- grande muraglia. Mettono in crisi anche l’impero indiano- queste popolazioni si muovono in tutte le direzioni, non hanno un obbiettivo, vivono soprattutto di razzie. La parte che arriva in Europa, gli unni premono sui germani. A capo di questa confederazione di popoli a metà del 400 c’è Attila al vertice di un’aggregazione di popoli. Un grande capo sa attirare le altre popolazioni. Al vertice di queste tribù spesso c’è un re ma è un capo eletto dai capi delle tribù, sotto il quale ci si pone in momenti particolarmente importanti come nel caso di una guerra che vuole un capo che guidi militarmente il popolo. Anche quando si devono spostare in un’altra area eleggono un capo, le fonti latine chiamano questo capo re. Se riesce nell’intento la sua fama si accresce e aggrega altre popolazioni. Introno al 450 Attila intraprende una spedizione di razzia in Occidente, si avvicina a Orleans in Francia, devasta il territorio finchè Ezio nel 451, aggregando un esercito romano al cui interno combattono i germani che avevano oltrepassato il confine, ci sono franchi, visigoti, burgundi che temevano Attila, con questa coalizione nel 451 Ezio sconfigge Attila nei Campi Catalaunici. Gli Unni possono tornare verso Oriente senza essere sterminati perché Ezio ha capito che solo la loro minaccia può tenere a bada i germani. Ezio lascia che questa minaccia rimanga in vita. Attila si ritira dalla Francia, devasta però l’Italia padana, viene convinto a ritirarsi dal basileus d’Oriente- l’imperatore d’Oriente gli fa delle concessioni per convincerlo a ritirarsi. Questi popoli non si spostano per conquistare territori, restano nomadi nella mentalità, cercano solo ricchezza economica da trasportare, per questo spesso riescono a trattare con queste popolazioni dandogli ricchezze. Nel 453 Attila muore e questo libera l’Occidente di questa pressione- la morte di un capo apre nelle famiglie unne una lotta per la successione. Con la sua morte questo insieme di tribù si scompone, gli unni tornano nelle pianure dell’Asia. Gli Unni hanno rappresentato un forte fattore di squilibrio. Siamo di fronte in ogni caso a popolazioni nomadiche, il loro arrivo nel territorio imperiale porterà il passaggio dal sistema nomadico a quello stanziale. I due gruppi principali sono Franchi e Goti. I visigoti si stanziano nella Francia DI Sud e nella penisola iberica, gli ostrogoti si stanzieranno in Italia e parte della Dalmazia. Molte popolazioni partono dall’area della Pannonia. Queste popolazioni sfruttano territori diversi. PENISOLA IBERICA- Gli Svevi si stanziano in Galizia- motivo per cui parte della Germania nel Medioevo era detta Svevia. Un altro gruppo, gli alani si stabiliscono in Portogallo, i vandali si stabiliscono in Spagna ma i 5 visigoti li spingeranno nell’Africa del nord. I vandali quando arrivano nella penisola iberica sono in realtà una delle popolazioni più tranquilla ma la durezza con cui sono trattati dai visigoti li farà incattivire e da qui deriverà lo stereotipo di “vandalo”. Assumeranno in Africa un atteggiamento persecutorio contro i cattolici, erano ariani guidati da Genserico. I vandali sono l’unica popolazione germanica a dotarsi di una flotta con la quale devastano le grandi isole del mediterraneo- Sardegna, Sicilia, saccheggiano la stessa Roma- sacco del 455. Tra i sovrani che li governarono va ricordato Genserico che li salva dai visigoti. Nel 533 Giustiniano avvierà una riconquista dell’Occidente e conquisterà le coste africane. ITALIA – in Italia arrivano gli ostrogoti, poi i longobardi. Saranno arrivati anche frammenti di altre tribù che però saranno inglobati nei longobardi. Solo i Franchi capiranno l’importanza della fusione per aumentare le loro risorse. L’Oriente non ha la forza di difendere l’occidente- spesso hanno il problema dei confini asiatici, terre da cui vengono le loro ricchezze. Si è diffuso il pregiudizio che chi sta a nord sia superiore, nel mondo medievale invece la visione era orizzontale: l’Oriente era ritenuto superiore. Per questo il potere temporale del papa sarà possibile solo con l’assenza del governo bizantino disinteressato, Bisanzio non ha interesse nei confronti dell’occidente, non può preoccuparsi dei problemi dell’occidenti. Non ha né la forza né l’interesse a difendere l’occidente. Spesso gli imperatori bizantini si limitano a riconoscere la situazione dell’occidente- cfr caso di Odoacre ma spinge poi Teodorico contro di lui perché voleva la Dalmazia.  I Goti Sono la compagine più importante, attaccheranno Bisanzio e poi l’Occidenti, nel III secolo erano tra mar Nero e Danubio, emerge poi la divisione tra ostrogoti (= goti dell’est) e visigoti (=goti dell’ovest)- distinzione che nasce in un momento particolare. Quando entrano in contatto col mondo greco e romano sono questi gruppi che si sente il bisogno di identificare, in realtà la popolazione gota è insieme di tribù. Sarebbe una popolazione unica- i re dovevano appartenere alla famiglia degli Amali. Già nel IV secolo sono divisi tra visigoti e ostrogoti. Stanziati sul Danubio premono verso l’impero bizantini, a sud ci sono le ricchezze, i bizantini non volendo impegnare la loro forza militare spesso fanno con loro degli accordi tramite dei riscatti che gli venivano pagati. Quando arriva su di loro la pressione degli Unni introno agli anni 70 si creano momenti di tensione: nel 378 un esercito di visigoti decide di razziare i territori dell’impero d’oriente. Non volevano conquistare il territorio ma solo fare razzia di beni preziosi. Valente l’imperatore cerca di opporsi a questo esercito che preme sull’are vicina a Costantinopoli, erano quindi un grosso problema. Valente è però sconfitto ad Adrianopoli, nella stessa battaglia l’imperatore muore, è quindi una sconfitta molto pesante. Dopo la vittoria continuano a razziare i territori e tornano poi al di sopra del Danubio. È uno dei momenti più critici tra goti (qui visigoti) e impero bizantini, anni dopo, Alarico, il capo dei visigoti dopo questi accordi ha ottenuto una carica imperiale nella gerarchia amministrativa romana, è magister militum per illiricum, comandante militare della zona dell’Illirico. Questo gli consente di approfittare di quei territori, i capi germanici si sentono appagati per la loro vanità da questi titoli. Alarico che si muove come ufficiale dell’esercito d’Oriente, si spinge verso nord ed entra in Italia, scende verso sud, arriva in Calabria, probabilmente fu indotto dai racconti di una terra particolarmente felice per la produzione. Sicilia e Africa all’epoca erano i granai dell’Europa. I Visigoti arrivano in Calabria, Alarico perde la vita e il popolo decide di tornare indietro. Quando viene meno il leader carismatico, queste popolazioni si sentono perse. Si stanziano nella Francia meridionale e nella pensiola iberica. I visigoti erano partiti dalla Pannonia, quando loro vanno via ci si metteranno gli ostrogoti: la Pannonia è base di tutte queste popolazioni. Prima devastano l’impero d’Oriente, poi con Alarico entrano in Italia e scendono verso sud. Nel 410 hanno saccheggiato Roma. Quando muore Alarico risalgono e si stanziano nella Francia meridionale e penisola iberica- fondano qui uno dei regni romano barbarici più importanti, con centro Tolosa. Sulla spinta dei franchi si sposteranno verso l’area spagnola. Da questo momento in poi quest’area diventa territorio governato dai visigoti: innanzitutto c’è il sequestro di molte terre dell’aristocrazia, affidate ai capi tribù, di 6 solito confiscavano un terzo dei beni- gli antichi possessori se la scampavano. Con i visigoti le conquiste arrivano fino ai due terzi. I visigoti sono i primi germani a redigere leggi: Lex romana Visigothorum promulgata nel 506, legge che riprende il diritto romano ma vale solo per i visigoti, i sottomessi mantengono il diritto romano. È un regno debole militarmente, molto lentamente trovano la strada della convivenza, i franchi iniziano a spingerli sempre più a sud- nel 509 c’è la battaglia di Vouillè, i goti vengono spinti sempre più a sud, manterranno solo la fascia costiera a sud grazie all’intervento di Teodorico che era in Italia. ora sono completamente spostati nella penisola iberica, i visigoti lentamente si convertiranno al cattolicesimo per avere una maggiore integrazione: l’arianesimo era un grosso problema per la convivenza perché si negava la natura divina di Cristo. In un mondo religioso questa differenza pesa. Nel 589 c’è una conversione solenne- c’è una conversione di massa, questo elimina delle diffidenze, c’è infatti poi una crescita culturale di questi popoli (es- Isidoro di Siviglia che è un goto, autore della prima enciclopedia medievale). Teodorico approfittando del suo aiuto si appropria lui di alcuni territori. L’influsso dei visigoti segnerà la demarcazione tra Francia del sud (lingua d’oc) e la Francia del nord- sono due mondi culturalmente diversi. Nel sud si svilupperà molto l’eresia catara molto diffusa che segna un’ulteriore grande differenza col nord. C’è una cultura profondamente diversa. Questa distinzione andrà avanti fino a quando la Francia del nord imporrà la sua autorità. C’è nei visigoti un’integrazione profonda con la popolazione romana preesistente, anche dal punto di vista linguistico. Si crea un modello simile a quello della stratificazione romana. Ciò che rimane di più tradizionalmente germanico è l’attività militare- per i germani l’uomo libero è il combattente. Altro elemento tradizionale che rimarrà è l’elezione dei capi: il capo dev’essere scelto secondo elezione del popolo in armi, il capo era eletto infatti nei momenti di debolezza. Questa integrazione andrà avanti fino al 711 quando un esercito di berberi, islamici, attraversano lo stretto di Gibilterra e conquistano la penisola iberica- inizia qui la dominazione araba della penisola, scompariranno i visigoti. I berberi erano guidati da Taric- cfr nome “Gilbilterra”. Gli alamanni si stanziano sul medio Reno. I burgundi sono pochi, occupano l’area alpina, sono i primi a raggiungere un’integrazione- sono protagonisti minori. INGHILTERRA- è la periferia del mondo cristiano in questo momento. Avrà poi un ruolo importante. All’inizio del 400, massima crisi dell’impero romano, nel 406 i Pitti, popolazione preesistente che vivevano in Scozia oltre al vallo di Adriano. Quando la struttura romana crolla, i Pitti cominciano a premere verso sud a danno della Britannia romana abitata dai celti ma romanizzata. Abbandonati dall’impero, queste popolazioni britanniche cercano aiuto nelle popolazioni continentali che vivevano che vivevano in Germania del nord- popolazioni chiamati Angli, Iuti, Sassoni- arrivano per aiutarli contro i Pitti ma saranno loro a prendere il sopravvento sui britanni che vengono spinti verso occidente, manterranno il controllo del Galles. Altri gruppi attraverseranno la Manica. La Gran Bretagna è oggi costituita da inglesi, scozzesi, irlandesi- sono il risultato di questo punto di partenza. I britanni, popolazione celtica romanizzata restano in Galles, a nord erano rimasti Scoti e Pitti, c’è poi quest’area più grande dell’Inghilterra colonizzata da Angli e Sassoni. C’è uno scontro tra due componenti umane in questo periodo: la popolazione latina e le nuove popolazioni che arrivano. I caratteri di questo contatto possono prendere vie diverse, può esserci un tentativo di integrazione più o meno pacifica ma anche una separazione ostile tra i dominatori e le popolazioni preesistenti. Tutte queste opzioni si sono verificati. Il mondo romano ha una concezione territoriale dello stato che esercita il suo potere su un territorio preciso, hanno poi una stratificazione sociale profonda (la classe dirigente ha i latifondi), aderisce poi al credo di Nicea (325- momento fondamentale) . la cultura barbarica ha una concezione personale del potere. Il potere si impone sulle famiglie, il potere del capo comanda gli altri uomini non un territorio. L’aspetto sociale più importante è l’aspetto tribale- sono organizzati in famiglie allargate ( fara per i longobardi- gruppo parentale armato in movimento, ossatura della popolazione germanica), l’uomo libero è colui che porta le armi. Altro aspetto notevole è l’aspetto religioso: i popoli germanici o sono politesiti (franchi, sassoni) la maggior parte di loro aderiscono alla 7 cattolica. Teodorico inizia a preoccuparsi perché teme che questo spinga l’aiuto dei latini a eliminare i goti. I bizantini perderanno l’Italia e questo è timore serio. Teo reagisce in maniera dura facendo perseguitare i cattolici facendo condannare a morte dei membri del Senato con accuse fasulle- vengono giustiziati Albino(capo del senato)e Boezio solo perché lo aveva difeso. Stessa cosa accade con Simmaco, altro senatore importante, il papa è accusato di aver avuto rapporti con bizantini per fare arrivare la loro armata in Italia. Morirà in carcere. Quella convivenza si spezza per questa ragione- si teme intervento diretto di Bisanzio in Italia a danno degli Ostrogoti. Teodorico muore nel 526, la reggenza del mondo goto finisce nelle mani di Amalasunta, figlia di Teo che governa per conto di Atalarico, suo figlio piccolo. Sposa il nuovo re Teodato- problema della donna al vertice dello stato. Nel 535 Giustiniano, imperatore d’oriente da avvio a riconquista> GUERRA GRECO- GOTICA mandando due eserciti. I goti si ritrovano soli a combattere contro i bizantini, i latini rimangono in disparte. I bizantini guidati da Narsete e Belisario hanno la meglio sugli Ostrogoti (non importa sapere i re dei goti- eletti nella speranza di contrastare i bizantini). Nel 554> Giustiniano promulga la Pragmatica Sanctio, l’Italia diventa provincia dell’Impero, i goti vengono praticamente sterminati e scompaiono come popolazione autonoma. L’Italia diventa bizantina, è però una regione in piena crisi- calo della popolazione legato a guerra e carestie. Giustiano muore nel 565, arriveranno poi in Italia i Longobardi. Il regno dei Franchi diventerà l’impero carolingio. Regno dei franchi orientali> tedeschi. L’abitante dell’Occidente in Oriente viene chiamato franco, perchè sono loro a prendere il sopravvento. In questo periodo quando si sfalda l’amministrazione romana (scompaiono i governatori provinciali, non c’è più quell’impalcatura istituzionale del governo centrale), a livello locale rimangono in piedi (come nel XI secolo) i vescovi, punti di riferimento dal punto di vista spirituale, lentamente comincia a diventare l’elemento attorno al quale si coagula chi vuole governare, in politica il vuoto non è ammesso e allora il vescovo comincia ad assumere funzioni di governo. Dopo la fine delle persecuzioni molti elementi diventano vescovi perché iniziano ad assumere un ruolo di rappresentanza delle esigenze della popolazione su un determinato territorio. I grandi possessori di beni cominciano a tornare bene alla Chiesa. Si era convinti che donando dei beni alla Chiesa si sarebbero alleviate le loro pene future- si crea nelle mani del vescovo un potere economico per la gestione di questi beni. 1/10  I Franchi Momento di transizione- età romano- barbarica. Le vicende dei franchi riguardano l’intera Europa- risulteranno come vincitori. La nostra civiltà è il risultato dell’incontro delle comunità barbariche e i latini. Il mondo romano in disfacimento era profondamente autocratico, non c’era nessuna concezione di libertà del popolo. Il mondo barbarico introduce un elemento di libertà, hanno una concezione del potere che si avvicina a quella repubblicana- la scelta del re è affidata ai capi tribù o assemblea del popolo in armi (decisione allargata). C’è qualcosa che viene dal basso e viene messo in circolazione in quella che sarà la mentalità europea. Siamo figli di quella civiltà. L’incontro ha prodotto risultati diversi a seconda delle zone. Definire tutti germani sarebbe inesatto, l’etichetta ‘barbaro’ sembrerebbe migliore per questo. I romani facevano un uso ridotto della cavalleria- non conoscevano le staffe. Intorno all’anno 1000 si crea l’aratro come oggi lo conosciamo- una lama ricurva. I Franchi arrivano a contatto col mondo romano per paura degli Unni, cercano rifugio e ricchezza e passano il confine del Reno, partono da territorio a cavallo tra Belgio e Francia e iniziano a conquistare terreno verso sud che lo strappano ad altre popolazione. Sconfitta dei visigoti> vedi data importante. I visigoti chiedono aiuto a Teodorico. Il momento originario dell’incontro franchi- romani è tra III- IV secolo: gruppi tribali variamente denominati si aggregano sulle coste settentrionali. Spinti dagli Unni si insinuano a ridosso del confine romano che viene travalicato. Nelle fonti i gruppi tribali vengono denominati con nomi che si sono persi- Ansivari, Brutteri, etc. c’è una grande fluidità in questo mondo, la stanzialità comporta un’identità maggiore, quando si è in movimento c’è più confusione, dalla fine del III secolo cominciano a essere definiti 10 nelle fonti latini come ‘franchi’. Questo nome può avere diverse origini: le teorie più antiche dicevano che franco in lingua germanica indica ‘libero’, è teoria abbandonata oggi, quando i franchi diventano la popolazione egemone, la parola assume il termine di ‘libero’. Le fonti germaniche dicono che l’origine può essere rintracciata nelle parole ‘wrang’- errante o ‘frakkr’- coraggioso, ci sono quindi diverse ipotesi in ballo, è urgenza della cultura latina identificare la popolazione. Il nome del popolo è determinato da una caratteristica prevalente che si attribuisce. I latini hanno bisogno di identificare. La miscela delle tribù si consolida quando arrivano a ridosso del confine e si fermano, da una parte hanno minaccia unna, dall’altra c’è minaccia romana, cominciano a diventare stanziali nell’area tra Veneto e Francia del nord. Vengono divisi tra Franchi Salii- area del Belgio, e Franchi Ripuarii- zona di Colonia. Quando si stabilizzano l’organizzazione diventa più forte e si individuano questi due gruppi. Il terzo stadio è quello dell’unificazione per formare un unico popolo- avviene alla fine del V secolo grazie al primo re importante conosciuto, Clodoveo. Hanno caratteristiche interessanti: le popolazioni germaniche arrivate per ultime sono arretrate. Ulfila è goto che si converte all’arianesimo. La caratteristica principale dei franchi è di essere capaci ad assorbire la cultura degli altri, base del mondo romanico abituato a mischiarsi continuamente, i franchi assorbono il mondo romano come una spugna, si convertono immediatamente al cristianesimo nella versione cattolica del concilio di Nicea. Questo già elimina un ostacolo per la fusione. La rete del governo sociale rimasta in piedi è solo quella delle diocesi quando l’impero crolla. Nelle tradizioni delle vite dei santi molto diffuse quando arriva una popolazione esterna è il vescovo a salvare la popolazione della devastazione, tutela le popolazioni latine- per questo la religione ha grande importanza. I Franchi non rappresentano una minaccia religiosa, la religione è fattore fondamentale. Oggi tendiamo a confinare il discorso religioso sul piano personale, al tempo non è un fatto privato ma pubblico, avere un buon rapporto con la rete dei vescovi rappresenta un grosso vantaggio per i Franchi. Per i Longobardi aver aderito all’arianesimo comporta una difficoltà. Dal punto di vista strutturale interno i Franchi non differiscono molto dalle altre popolazione, tutti gli uomini in grado di portare le armi sono nell’Esercito, gli uomini in armi fanno parte dell’Assemblea che prende le decisioni, la scelta di trasferirsi non viene presa da un leader ma dall’Assemblea. Ogni tribù ha un suo capo e tutti i capi eleggono un capo. Ogni tribù ha il suo capo e la sua Assemblea, quando le tribù che compongono il popolo devono spostarsi serve un comando unico, momenti in cui si sceglie un re supremo, figura carismatica capace di attrarre energie e molto esperto di arte militare. Ci sono numerosi capi, il comando unico è solo in situazioni straordinarie. La Gallia diventa il bacino di espansione naturale di questa popolazione. È territorio ricco con grande cultura. Entrare a contatto col mondo romano e superarne il confine comporta per loro un cambiamento epocale- diventano popolazione stanziaria, non c’è più intenzione di spostarsi, non possono tornare indietro. Sugli eventi> memorizzo quelli della sintesi nelle slides. Clodoveo diventa re dei Franchi nel V secolo, muore nel 511. È lui che viene scelto come re di tutte le tribù, forte di questa situa porta avanti una politica espansiva, conquista il regno gallo romano di Soissons, mondo che sta sprofondando, area conquistata quasi senza combattere perché non sono visti come minaccia pesante. La loro presenza è più ben vista di quella visigota. Tra V- VI secolo c’è espansione franca impressionante, vengono frenati gli Alamanni, Burgundi (avevano conquistato un’area centrale importante). Nel 507> battaglia di Vouillè, c’è sconfitta pesantissima dei visigoti che avevano rappresentato la conquista più importante del mondo romano (mezza Francia e penisola iberica), devono ora ritirarsi. Questa operazione consolida il potere di Clodoveo. Da questo momento i Franchi avranno sempre un re unico e non metteranno in discussione il potere dei successori di Clodoveo. Cosa che facilita l’espansione è la conversione di Clodoveo al cattolicesimo, c’è un problema di datazione: si legge nei manuali la data del 496 e poi impone la conversione a tutti. Le fonti sono però tutte ecclesiastiche, sono vescovi che hanno raccontato questi fatti e evidenziano il fatto che la conversione comporta l’espansione ed è questo che ne fa il re più potente. In questo modo C crea consenso e incontra meno ostacoli. Sulla data c’è però un grosso 11 problema. Non sappiamo una data precisa perché probabilmente non c’è stata questo evento epocale, la conversione sarà stata progressiva. Per alcuni è avvenuta nel 507- Clodoveo si sarebbe rivolte al figlio di sua moglie per la battaglia dei Visigoti, dice che si sarebbe convertito se Dio gli avesse dato la vittoria (aneddoto). La non ostilità dei Franchi rispetto ai cattolici ha facilitato l’integrazione tra due gruppi umani, aggiunge risorse intellettuali (vescovi) ed economiche. C’è una non ostilità che invece riscontriamo in altre occasioni. Clodoveo è capostipite della dinastia merovingia, il nonno di C si chiamava Meroveo, si richiama alla sua famiglia e fa diventare Meroveo qualcosa di importante, era semplicemente uno dei tanti capi franchi. Con Clodoveo si impone l’idea che il potere appartiene al re che rimarrà caratteristica del regno, il potere una volta morto il re è concepito come un possedimento, il potere non è qualcosa di pubblico ma di privato che appartiene al re. Nel mondo franco questa idea diventa una costante. Clodoveo è re carismatico che impone la sua presenza e alla sua morte ha creato una struttura che nessuno può mettere in discussione perché garantisce l’elite del mondo franco. A mano a mano che le conquiste procedevano le famiglie franche diventeranno proprietarie di latifondi su tutto il territorio europeo. I guelfi sono la famiglia dei duchi di Baviera, famiglia di origine austrasiana che aveva ottenuto latifondi in Europa, diventano i duchi di Borgogna e diventeranno duchi di Baviera. Clodoveo crea questa struttura e la impone nella mentalità del suo popolo e la fragilità dipenderà anche da questo fatto. Con i successori di C vengono assoggettati altri territori- Bavari vengono sconfitti, si fa un trattato in cui si impone la sottomissione della Baviera, viene occupata la Provenza che aveva mantenuto un forte legame con l’Italia. Fallisce invece l’espansione verso Oriente, popolazioni forti a livello militare- Sassoni e Frisoni, la germania del nord resta inconquistata. Ci vorranno 11 spedizioni. Inizialmente la conquista franca era abbastanza agile e incontrano grosse difficoltà quando si confrontano con le popolazioni barbariche fuori dal confine romano. Questa mentalità patrimoniale del potere si impone e il re lo tramanda ai figli- abbiamo una divisione del regno franco in regni minori (Austrasia e Neustria, successivamente si faranno altre divisioni- regno di Borgogna, Aquitania). C’è frammentazione che indebolisce il potere dei franchi. C’è difficoltà derivata da divisioni e dai conflitti in cui entrano i re. 2/10 (Conclusione Franchi) I Franchi sanno far tesoro dell’esperienza e della cultura del mondo romano sul quale vanno a sovrapporsi, l’unione precoce che creano è la loro forza. Anche i Burgundi seguono la loro strada ma erano popolo più povero e più piccolo. Formalmente resta sempre l’elezione del re anche se si sceglie il successore del re morto. La situazione di emergenza resta continua- i visigoti occupano territorio ma non raggiungono una stabilità, devono confrontarsi con franchi e vandali, la presenza di un capo è richiesta costantemente. È curioso nei Franchi l’abbandono dell’elezione del re e la concezione del potere patrimoniale- il potere passa di padre in figlio. Sono tante le situazioni in cui alla morte di un re c’è una divisione territoriale per la successione. C’è una continua tensione e divisione continua a livello di dinastia regnante. Le famiglie antiche danno re che cominciano a perdere importanza, sono deboli, spesso sono dei ragazzi, ci sono continue guerre e comincia a emergere il potere del maggiordomo- maestro di palazzo. È il capo di quel gruppo di persone che coadiuvavano il re, una sorta di capo di governo. Il maggiordomo inizialmente si curava della casa del re ma lentamente proprio perché è a contatto con il re assume questo ruolo, rappresenta un potere sociale molto forte. I re si dividono mentre le grandi famiglie cercano di mantenere tranquillità nel regno perché non vogliono spendere risorse per guerre interne. Ci si ritrova in condizione buffa- il regno diviso in tanti pezzi ma con un solo maggiordomo che favorisce gli interessi delle famiglie a mantenere unità a livello politico. L’ultimo re che ha avuto importanza è Dagoberto, morto nel 639. Si ritrova ad essere re di tutto il mondo franco, con la sua morte si accentua la frammentazione e l’indebolimento ed emergono i ‘re fannulloni’, avevano un maggiordomo di palazzo e loro non avevano nessun potere o perché piccoli o impediti. Questa debolezza porta alla perdita di territorio- zone dell’area germanica (Baviera) i cui popoli erano rimasti aldilà del regno, riacquistano la loro indipendenza, smettono 12 dell’esercito e quindi del popolo, solo dopo diventerà una circoscrizione amministrativa con confini ben precisi. Questi duchi avevano però spesso desiderio di autonomia, vogliono mantenere il loro potere. Non vogliono riconoscere un’autorità superiore quando non ce n’è bisogno. A un certo punto si teme una rivalsa bizantina, l’imperatore d’Oriente prima non si rende conto, immagina sia una razzia. Il problema per i bizantini è difendere il confine danubiano. In mano dei bizantini restano le aree costiere. Bisanzio non ha grandi interessi nel controllare l’Occidente ma si devono porre il problema- si sviluppa il timore di una loro rivalsa e si decide di eleggere un unico re> 584. Tra papa e Bisanzio i rapporti non sono mai tranquilli, il papa vede però in B l’autorità romana, anche questi rapporti possono aver impensierito i longobardi. Si torna a un’autorità centrale, dopo 10 anni di ‘anarchia ducale’ nel 584 si elegge un re. Tra 585 e 615 abbiamo tra i sovrani Autari e Agiulfo che potenziano il potere centrale, si crea in questa fase una struttura centrale di potere, si intravede Pavia come capitale e il re diventa una figura ineliminabile. Confiscano un terzo dei beni dei duchi. La confisca originaria aveva avvantaggiato molto i duchi, nel momento in cui si torna al re unico molti dei loro beni sono confiscati. In ogni area si crea un gruppo di fedeli che risponde direttamente al re. Con Autari e Agiulfo si afferma la potenza monarchica. Altro aspetto importante è la conversione dei longobardi al cattolicesimo, erano prima legati all’arianesimo. Questa situazione rappresenta un ostacolo tra nuovi arrivati e latini. I L arrivano quando l’arianesimo era quasi scomparso, loro avevano anche culti pagani. È grosso ostacolo di comunicazione con le popolazioni preesistenti. I Long non mostrano volontà di collaborazione- c’è separazione netta con i latini, non c’è all’inizio nessuna volontà di contatto, è separazione dura. È come fosse esercito accampato in territorio ostile. Ci sono anche problemi politici- dall’altre parte delle Alpi si sta affermando la potenza cattolica dei Franchi che si sono impossessati dell’area che oggi chiamiamo Francia. Dall’altra parte c’è minaccia bizantina, il papa comincia ad avere ruolo sui territori centrali. Tutto ciò è inasprito dalla differenza religiose. La cristianizzazione è mossa politica, l’arianesimo era versione semplificata del cristianesimo. Vediamo una tendenza di alcuni gruppi ad accogliere il cattolicesimo, la religione ufficiale della corte resterà a lungo quella ariana, è ostacolo difficile per il rapporto con il papato di Roma- Bisanzio dà un aiuto a Ravenna per resistere ai longobardi ma la difesa vera e propria è organizzata dal papa che rappresenta la difesa dei confini. I longobardi volevano fascia centrale ma non ci riescono per la resistenza. Il rapporto è sempre più duro. Questo determinerà la caduta del regno longobardo- alla fine anche i loro sovrani si convertono, lentamente si salda l’alleanza papa- Franchi, ormai però sono nemici del papato e per questo cadranno. Questa cristianizzazione dei longobardi vive battute d’arresto- editto del re Ariberto che abolisce l’arianesimo, provvedimento che lascia il tempo che trova, i longobardi sono tradizionalisti. Questa conversione sarà lentissima ma infruttuosa. Per il papato vanno eliminati a prescindere. Nel tentativo di rafforzamento del potere centrali ci sono altri due re importanti- Rotari e Grimoaldo che inseriscono altri elementi di territorialità, con Rotari abbiamo la certezza che Pavia è la capitale, avere capitale è elemento importante nella definizione del potere centrale. Uno dei grossi problemi dell’impero tedesco sarà l’assenza della capitale. Avere una capitale= avere un progetto politico. Il potere periferico è rappresentato dai duchi che devono comunque rinunciare a una loro autonomia. Questo indica la costituzione di un potere attorno al re che collabora con lui nell’attutare gli ordini, tutto questo a danno dei duchi che sono la vecchia ossatura del regno longobardo. La consacrazione di questo accentramento si ha con> Editto di Rotari 643 in cui si mette per iscritto le leggi, il diritto prima era trasmesso in forma orale e questo per il controllo era nocivo. Il diritto scritto rappresenta un passo avanti ed è influsso del mondo romano su quello germanico. Rotari fa mettere per iscritto in latino- è quella la lingua del diritto. La lingua barbara è orale, i goti avevano definito un alfabeto scritto. I longobardi no. Non è diritto dei romani che c’era già e riguardava il popolo sottomesso. È normativa che recupera la tradizione ma segnala l’accentramento. È insieme delle regole alle quali si devono attenere. Altro elemento importante è la consacrazione definitiva del potere regio centrale, quella legge deve essere osservata da tutti i longobardi, le popolazioni latine restao sotto il diritto romano. In questo momento di passaggio tra diritto orale e scritto vede l’introduzione di norme che non sono proprie dei longobardi, provengono o dal diritto romano o sono un’interpretazione diversa delle vecchie 15 norme longobarde. L’esempio più evidente che fa capire la trasformazione è il passaggio dalla faida al guidrigildo. La Faida si ritrova anche nella Bibbia, è la vendetta privata. Il diritto prevedeva la giustizia privata ma questo mina la società, il re vuole renderla invece più coesa. Le vendette tra famiglie indeboliva il tessuto sociale. Non si tratta solo di etica ma di necessità. Si passa al guidrigildo> composizione in denaro. Si fa un elenco di valori- quanto vale un braccio di una persona? 10 bisanzi. Sono sopravvissute le tabelle, tutto era monetizzato ed era valutata anche lo status della persona, la mano persa di un uomo libero ha diverso valore di quella di un servo. Chi crea un danno paga. Questo dal punto di vista sociale tranquillizza la situazione. La forza della cultura latina penetra anche il tradizionalismo longobardo, l’idea stessa della centralità della monarchia è lontana dalla tradizione longobarda. Si arriva a uno dei re più importanti> LIUTPRANDO 713- 744. Re che governa 30 anni, un uomo di governo che governa per molti anni ha avuto la possibilità di mostrare il suo valore, difficilmente si governa a lungo se si è incapaci, fa eccezione Federico III di Asburgo. Liutprando mise in atto le sue linee politiche, c’è con lui un rafforzamento della centralità e dell’identità longobarda, ogni tanto c’è tentativo di ribellione di un duca. Con lui c’è rafforzamento come popolo unitario da Ivrea a Spoleto e gli stessi nemici. Le esigenze di assorbire gli elementi culturali della popolazione sottomessa è sempre più forte anche perchè si rivelano vincenti. Nella stanzialità il diritto romano ci si rende conto che è migliore e prevede cose che i Longobardi essendo nomadi non conoscevano, non sapevano regolare la proprietà terriera. Per questo religione e diritto dei latini entrano nella loro cultura dato anche dal contatto costante della Chiesa romana. Il diritto della Chiesa governava molti aspetti della quotidianità (matrimonio) e questo porta al confronto con quello longobardo. Liutprando e la sua famiglia sono ormai convertiti ma il papa vede in loro una minaccia perché premono sui territori pontifici. Il mondo ecclesiastico è fondamentale nella vita culturale non solo delle elites. Dal punto di vista intellettuale la religione cattolica richiede una grande preparazione culturale. I longobardi capiscono l’importanza degli insediamenti ecclesiastici per il controllo sulla popolazione- Liutprando si dedica alla protezione delle chiese e dei grandi centro monastici, queste strutture diventano utili per il rafforzamento del potere regio, le loro proprietà vengono ingigantite dalle donazioni dei sovrani. L’intento è sempre quello della donazione pro anima, si dona sperando che Dio abbia pietà del laico, dietro però ci sono dei movimenti più concreti- nelle difficoltà quando è difficile mantenere la proprietà la si dona al monastero e così si mantiene stabile e protetta. Accadeva che i grossi proprietari si appropriavano dei beni del demanio, con il re forte che pretende la restituzione si donano al monastero che li restituisce in uso. Si mettono al sicuro proprietà acquisite in maniera dubbia. Quando arrivano i normanni è evidentissimo. Le scuole monastiche formano persone che poi il re userà nel governo. Liutprando capisce che con il papato deve raggiungere degli accordi, favorisce la conversione, ma sono passati 100 anni dall’editto dell’abbandono dell’arianesimo, significa che la professione ariana è ancora forte. Tutta questa politica di avvicinamento non avrà esito perché i longobardi militarmente cercheranno di far progredire le conquiste sui territori che erano bizantini e su cui sta nascendo il potere papale. I longobardi aggrediscono continuamente questi territori. I Longobardi aggrediscono i territori centrali e il papa, secondo il principio della donazione di Costantino, risponde. Una delle prime volte in cui il papa tira fuori questo documento è quando deve combattere i normanni e chiede aiuto ai bizantini. Liutprando vuole conquistare i territori bizantini, area di maggior tensione è Ravenna e area tra Lazio e Toscana. Papa Gregorio III chiede l’aiuto dei franchi, Liutprando temendo un loro intervento si ferma e i territori che sono conquistati (città di Sutri) – donazione di Sutri 728. Le fonti sono tutte vicine al mondo ecclesiastico, abbiamo una versione di parte della storia. ‘le battaglie le vincono gli storici non i generali’. Questo territorio conquistato viene dato al papa di Roma, questo è spia del processo che il papa sta trasformando un potere spirituale in reale. È il papa che sta difendendo questi territori non Bisanzio. Il re Astolfo prende di mira l’Esarcato di Ravenna e conquista il territorio mal difeso da Bisanzio. 16 08/10/20 (continuo longobardi) Una delle caratteristiche della loro politica è tentare di conquistare due territori sulla carta in mano ai bizantini- ci non momenti particolari in cui la loro azione ha avuto successo preoccupando l’Esarcato di Ravenna che continua ad avere ancora qualche contatto con Bisanzio che gli invia risorse e il ducato Laziale, la città di Roma che si organizza intorno alla figura del papa. 728- donazione di Sutri, Liutprando usa l’area settentrionale del Lazio (ducato laziale abbracciava anche la toscana meridionale), area in cui più preme l’esercito, i franchi intervengono con pressioni e Liutprando decide per salvaguardare l’equilibrio europeo è bene soprassedere e dona Sutri al papa, Sutri diventa uno dei primi insediamenti del papa sul territorio, in molti vedono qui la nascita del potere pontificio, ma è in realtà un processo lungo. Bisanzio invece non si preoccupa di quest’area, non intervengono per difendere il papato, non hanno interesse in questo. Altro momento principale inizia con la metà dell’VIII- Astolfo nel 751 conquista Ravenna, buona parte della Romagna è conquistata. Questo preoccupa ancora di più il papato perché si tratta della conquista di una città che aveva rappresentato l’ultimo centro di potere ‘romano’. La caduta di Ravenna simbolicamente è qualcosa di negativo, anche per i latini. Si consacra il fatto che i bizantini non sono in grado di difendere il territorio italiano. Secondo una linea politica che sta diventando tradizionale il papa chiede aiuto ai Franchi, ci sono momenti particolarmente importanti: 754 Stefano II si rivolge a Pipino il Breve chiedendo intervento militare. Pipino interviene, fa pressione sulle elites del mondo longobardo, molte famiglie provenivano dalle vecchie famiglie ducali che volevano indipendenza dal re, sono attratte dalla potenza franca che sta diventando egemone, c’è sempre nel Medioevo l’attrazione per il re vittorioso. Questo danneggia la monarchia longobarda e i franchi contano anche su questo, sono i maggiordomi di palazzo a tenere il potere dei Franchi, successivamente anche a fronte della campagna romagnola il papa chiede l’intervento militare franco, la novità sta nel fatto che la richiesta sta volta viene accolta pienamente- nel 773 intervengono in Italia- l’esercito varca le Alpi con Carlo Magno. Nel 774 la capitale di Pavia viene conquistata- il regno dei longobardi è finito dal punto di vista del potere reale, Carlo Magno assumerà il titolo di re dei longobardi- i due regni vivono nelle mani di un’unica persona. I Franchi non si trasferiscono in Italia, il mondo longobardo anche nella struttura statale si mantiene. Viene semplicemente eliminata la monarchia, il potere supremo finisce nelle mani di Carlo Magno, anche nella sua corte ritroviamo esponenti del mondo longobardo che non scompare- gli storici parlano di regno ‘franco longobardo’. Rimangono le grandi famiglie e il diritto longobardo, quello che cambia è il potere centrale. Non c’è una migrazione di popolo. L’interesse dei franchi era rimanere aldilà delle Alpi per controllare il potere che avevano acquisito. - il sistema feudale in realtà è funzionale, è modo per inviare nelle periferie uomini di cui si fida, il problema si pone quando gli uomini vogliono lasciare il potere ai figli. Il regno longobardo finisce formalmente nel 774  Pipinidi e Carolingi Pipinidi- dinastia dei maggiordomi. La carica di maggiordomo finisce nelle mani di una sola persona che è condiviso tra tutti i re, questi maggiordomi cominciano a esercitare il potere reale perché sono incapaci o troppo giovani, il potere monarchico si era di fatto annullato. La carica di capo di governo finisce nelle mani di una sola famiglia che si passa il potere che esercitano negli interessi delle elites del mondo franco che posseggono i grandi latifondi. Le truppe che formano l’esercito regio sono reclutate tra i grandi proprietari terrieri che sono l’ossatura della monarchia franca, i Pipinidi maggiordomi fanno i loro interessi. Le conquiste si stavano fermando a causa degli scontri interni, c’è bisogno di una tranquillità assicurata dai pipinidi maggiordomi. Carlo Martello fu rappresentante tipico della famiglia, proveniente dei grandi latifondisti, vittorioso a Poiters, soprannominato ‘piccolo Marte’, fa avanzare e riprende la conquista franca- ammessa la Turingia (Germania centrale), l’Alamannia (tra Svizzera del nord Germania sud), la 17 dell’est- Avari di origine mongolico. Con i Bavari il rapporto è più semplice per via delle origini comuni. Contro gli slavi ci furono diverse spedizioni armate fino all’812, molte popolazioni si inseriscono lungo i confini capendo la minaccia franca, alcune popolazioni da nomadi diventano stanziali e creano stati sedentari anche sull’influsso franco- nascono le prime monarchie slave. Situazione diversa in Spagna, nel mondo musulmano ci sono molte fratture, alcune anche religiose. Carlo Magno varca i Pirenei, crea una fascia cuscinetto- marca di Spagna, La Catalogna e la Navarra che diventeranno poi regni cristiani e frena queste incursioni. In una delle spedizioni si verifica il famoso episodio di Roncisvalle che da vita a narrazioni del romanzo cavalleresco, secondo la storia Carlo ritirandosi dalla Spagna, viene aggredito dai musulmani, a comandare la retroguardia era comandata da Orlando che perde la vita. L’attacco contro l’esercito franco fu portato da popolazioni basche non musulmani, popolazioni stanziate nei Paesi Bassi, non gradivano la presenza di Carlo Magno che attraversava su questo territorio. I Baschi annientarono la retroguardia. Carlo Magno organizza contrattacchi che lo portano a creare questa marca. Conquista nel 774 il regno longobardo a cui assicura l’autonomia, Carlo affiderà la corona del ‘regno militare’= dalla Toscana alla Romagna, area centrale a Pipino uno dei figli. L’esercito e le strutture amministrative restano controllati dai longobardi. Resta anche il loro diritto. Controllano anche il ducato di Spoleto, quello di Benevento resterà invece Longobardo fino al XII secolo, re Desiderio dopo la presa di Pavia si traferisce qui e rimane avamposto della resistenza. 9/10 (Continuo impero carolingio) Carlo Magno= riacquisto di un nuovo equilibrio europeo Nuovo organismo politico che per la prima volta rimette unità nell’Europa occidentale- si raggiunge un nuovo equilibrio.ci sono alcuni secoli di assestamento dopo lo shock dell’arrivo delle nuove popolazione, l’Europa si riorganizza fino a quando emergono i Franchi, nuovo punto di equilibrio. Oggi nella cultura occidentale c’è prevalenza della lingua inglese, l’Inghilterra ai tempi era area periferica rispetto al mondo carolingio. Si forma un nuovo impero territoriale superiore ai regni romano barbarici, questa nuova realtà dev’essere riorganizzata Innanzitutto Carlo distribuisce sul territorio una serie di conti in numero consistente- 200/300 conti, vengono create circoscrizioni amministrativa (circa le nostre regioni come estensioni) che vengono affidate a questi uomini da lui scelti che amministrano il territorio a suo nome, possiamo chiamarli comitati, contee saranno altre cose. I conti vengono inviati a governare questi comitati, alcuni personaggi importanti di cui si fida di più restano con il re- conti palatini, conti che vivono a palazzo e seguono il re, non hanno funzione di governo periferico ma fanno parte di un governo centrale. Gli affida comandi militari, comandano eserciti dislocati su quelle aree e hanno potere giudiziario- presiedevano i placiti (=tribunali), è il conte che decideva il verdetto. La pena era di tipo pecuniaria, la pena di morte era rarissima, quasi tutto si risolveva con un’ammenda e le multe finiscono nelle casse del conte, è gettito finanziario molto importante. Il conte non diventa il proprietario della contra, è il funzionario pubblico, alcuni territori li avrà anche in possesso feudale ma sono cose distinti- la contea è circoscrizione pubblica. Alcuni conti assumono il titolo di marchiones (simile a ‘marchese’)- questi marchesi sono governatori di circoscrizioni più ampie, gruppo di contee messe assieme, questo è fatto principalmente per scopi militari, spesso sono aree di confine importanti per la difese e zone strategiche (es. marca spagnola sui Pirenei che frena i musulmani). Qualora arrivasse un attacco sono questi i primi eserciti che reagiscono. Alcune marche mantengono il titolo di ducato, Spoleto è marca meridionale che coincide anche con una marca, è confine meridionale che Carlo non riesce a conquistare. A sud ci sono anche bizantini e arriveranno i musulmani. Si cerca un funzionario pubblico che abbia lì una capacità maggiore di intervento. Organizza una rete di vassi dominici- uomini di sua fiducia che si spostano a coppia per controllare l’operato di conti e marchesi e riferivano al re, vengono definiti occhi e orecchie dei re. Sono funzionari di provata fedeltà, accompagnano il re negli spostamenti normali, collaborano al governo centrale, a volte 20 vengono inviati a governare aree periferiche. Il concetto di istituzione nel Medioevo non era così rigido, i confini erano labili, potevano esserci aree melmose da controllare e lì il re mandava i vassi, uomini di cui si fida di più. Veniva poi creata una contea. Vassi= coloro che dipendono direttamente dal re. Non è una rete di organizzazione perfetta, ci sono smagliature determinate dalle circostanze. Ci sono zone che sfuggono al governo- zone immunitarie: aree affidate al governo di vescovi e abbati. Non tutti i vescovi godono di questi privilegi, sono vescovi molto importanti con ruolo di capofila di evangelizzazione. Il re così riconosce alcune figure della gerarchia ecclesiastica rendendoli immuni e autonomi. Questo avviene per un numero ampio di diocesi. È privilegio concesso dal re. Serve per il re per controllare un’area difficile. Questi abati difficilmente esercitano direttamente tutti i privilegi (potere militare, giudiziario), spesso vengono usati degli ufficiali definiti advocati nominati dal vescovo, esercitano il potere per conto loro. Il re esercita questo potere attraverso persone laiche. Questo avvicinava la figura del vescovo al re. Il re per non rendere troppo potenti questi funzionari periferici spesso favoriva la presenza politica di questi vescovi e abbati perché significava indebolire il conte. Bisogna non creare potentati troppo forti nelle periferie. Il vescovo non ha una famiglia, non pretende di lasciare un patrimonio al figlio, normalmente non è un problema nevralgico. I conti cominciano a pretendere l’ereditarietà, si radicano nel territorio e vogliono avere poteri maggiori. I sovrani carolingi concederanno sempre maggiori privilegi ai vescovi, penseranno di affidare il potere del conte al vescovo, creando una figura poi molto diffusa, il potere comitale era affidato al vescovo che diventava un ufficiale pubblico. Il Italia ci sono fenomeni più complicati: es il vescovo di Bologna può riscuotere le imposte che entravano dalla porta di S Pietro. Questo è fatto per ingraziarsi il vescovo e per minare il potere del conte. In genere i regni romano barbarici difficilmente trovavano una capitale, il re anche quando c’era si spostava continuamente, Carlo Magno è affascinato da quest’idea classica- decide nel 794 di fare di Aquisgrana la sua residenza privilegiata, diventa la sede privilegiata del suo governo anche se continuerà a muoversi, fa costruire qui il palazzo regio che imita il palazzo Laterano. Si rinunciano a spetti di nomadismo che rimanevano nella mentalità. Ad Aquisgrana fa costruire la cappella palatina ispirata a S Vitale di Ravenna- idea di far confluire in questa capitale tutte le cose migliori, vengono fatti arrivare gli uomini più acculturati. Viene abolita la carica di maestro di palazzo attraverso la quale i Pipinidi avevano raggiunto il potere, vuole creare un governo centrale che aiuti il re nella gestione degli affari pubblici. Spesso nella storia amministrativa questa specializzazione dei poteri è un passo in avanti, non ci sono più i consiglieri, ognuno riceve un incarico per diventare competente in qualcosa: arcicappellano, camerario che amministra i beni, l’apocrisario per la cancelleria, il coppiere per vitto e bevande, siniscalco, etc. si sta formando un governo centrale con determinate competenze. Altro aspetto importante è il recupero culturale, Carlo Magno è un analfabeta, non ha interessi ad avere una formazione personale però si rende conto di quanto sia importante avere dei collaboratori acculturati che sappiamo leggere e scrivere, la scrittura mette in contatto l’uomo con il sapere, avere cultura è parametro centrale. Alcuino di York viene richiamato- scuola palatina. Incontriamo in questa corte i grandi intellettuali, Carlo Magno va a pescare intellettuali da tutte le parti, York non fa parte del suo impero- questo uomo di cultura è chiamato per dirigere questa scuola. I visigoti mantengono la loro religione politeista pagando una tassa, non c’era persecuzione. Ci sono molti contatti tra mondo iberico e franco- il poeta Teodulfo viene dalla penisola iberica. Il longobardo Paolo Diacono racconta la Historia Longobardorum. Diversi uomini finiscono col creare questo centro culturale importantissimo, Carlo conosce l’importanza degli insediamenti religiosi, le scuole sono solo quelle spesso le diocesi, Carlo favorisce il ruolo delle istituzioni ecclesiastici donando fondi ai grandi centri monastici che vengono sostenuti per il loro ruolo culturale (Corbie, Bobbio, York). Questi centri hanno avuto importanza culturale non solo nel Medioevo- se conosciamo i classici dell’antichità è perché in quest’epoca sono stati copiati, hanno ruolo di mezzo. La riscoperta di un libro può fare una rivoluzione, nel Medioevo ci troviamo spesso davanti a casi di questo genere. L’Università nasce dalla riscoperta del diritto romano e perché c’è gente che si mette a studiarlo. La 21 riscoperta di Aristotele e la sua traduzione in latino è riscoperta che consente al laico di dire che la politica non è compito degli ecclesiastici e dai giudici. La riscoperta di un libro può dare vita a grandi o piccole rivoluzioni. La riscoperta del diritto ha ruolo nello sviluppo di questa società. c’è necessità di semplificazione: i capitolari prendono come argomento un settore della vita e racchiudono le norme che lo riguardano e sono apposta per regolare l’attività delle scuole: arti del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia, musica), distinzione propria del mondo classico. Isidoro di Siviglia ci tramanda questa distinzione che viene recuperata nel mondo carolingio e diventa struttura portante delle scuole. In questi centri si insegna e si recuperano opere copiandole. È nei monasteri che si salvano le opere. Altro aspetto della rinascita culturale è l’adozione di una scrittura unica, prima della stampa i libri erano scritti a mano e la scrittura da posto a posto cambia. Ci sono moltissimi modi di scrivere. Carlo riesce ad imporre un’unica forma di scrittura ben leggibile in tutte le aree del suo regno e anche altrove- scrittura carolina. Abbiamo scritti con questa scrittura anche a Benevento. È tra le poche che non crea difficoltà di lettura. Questo aiuta la ripresa culturale. Cominciano a emergere le lingue volgari, il latino è la lingua ecclesiastica ma a livello di comunicazione quotidiana prendono piene le lingue neolatine. Tendiamo a vedere la loro nascita nel giuramento di Stasburgo, ma già nell’813 abbiamo un concilio (assemblea degli ecclesiastici) vescovile di Tours- si stabilisce che i chierici devono predicare nella ‘rustica romana lingua’. Viene riconosciuto l’utilizzo della lingua volgare- è passaggio significativo, significa che chi prega deve farsi capire da chi ascolta. Emerge nel campo culturale il ruolo di Carlo come riformatore, lo strumento per fare questo sono i capitolari: norme che regolano i singoli settori, alcuni regolano le strutture ecclesiastiche. Chi aveva beni per metterli al riparo li dona al monastero che glieli restituisce in uso, questo crea nell’Europa una serie di insediamenti privati, il re concede privilegi agli ecclesiastici così li usa come strumenti di potere, molti beni erano però usurpati dall’amministrazione pubblica. Quando un conte vuole mettere le mani su un bene del demanio, quando teme che un re più forte possa rivendicarlo, crea un monastero privato, gli dona questo bene perché sa che difficilmente il re lo andrà a prelevare, i suoi discendenti potranno nominare l’abate e mantiene il potere sull’istituzione. Queste strutture sfuggiranno di mano al re, nei capitolari leggiamo che le diocesi erano divise in pievi: circoscrizioni più piccole. È il re che disciplina questa materia, Carlo interviene su una materia ecclesiastica, il papa poi spezzerà questo legame solo dall’XI secolo quando il papa diventa davvero il capo della Chiesa, il papa al tempo riesce a incidere poco, nel mondo carolingio è il re a decidere come organizzare le strutture- è il re che nomina dei vescovi. Il papa dovrà spezzare il legame tra potere ecclesiastico e laico. Ognuno ha il diritto a essere giudicato secondo le sue leggi- personalità del diritto, con Carlo su questo non c’è passo avanti Nell’economia abbiamo una serie di capitolari che riformano la gestione dei beni: stabilisce la differenza tra la proprietà privata (concezione del diritto romano, il bene è mio e ne faccio quello che voglio) e il possesso feudale (rimane di proprietà del re, il feudo è concesso in uso dal potere regio) questa differenza ha dei riflessi ancora oggi. > Separazione tra terre allodiali e terre beneficiarie. Il feudo non passa in proprietà a chi lo riceve, Carlo cerca di definire bene questa situazione consapevole che chi riceve il bene cercherà di tenerlo, cerca di garantire il servizio dell’individuo. Invece in alcune aree soprattutto in Italia sopravvive la piccola proprietà terriera- terre allodiali. Il feudo non è una concessione di proprietà ma di possesso, Carlo su questo fu rigido: quando il feudatario muore il bene torna al re. Questo viene regolato in un capitolare. C’è poi altro capitolare- Capitulare de villisi in cui regola la gestione dei grandi latifondi, il re possiede grandi latifondi su tutto il territorio, c’è il rischio com’era accaduto ai merovingi che possano essere usurpati, li deve affidare a qualcuno che può gestire male quei beni, da questi beni arrivavano molte ricchezze e cerca di tutelarli: spiega esattamente come gestire questi beni reali. Ci sono provvedimenti contro l’usura, per calmierare i prezzi dei generi alimentari- il rischio è che le classi sociali più basse non possano accedere al cibo e scatenare un problema di ordine pubblico. Stabilisce dei prezzi massimi, non c’è prelievo fiscale sul reddito, ci sono dei dazi su determinati servizi- es. attraversamento di un corso d’acqua, vendere delle 22 lungo e non ci saranno contese. Prende una seconda moglie, si risposa con Giuditta, esponente di grande famiglia di origine sassone legata alla vecchia aristocrazia austrasiana, l’influenza della moglie farà cambiare radicalmente la linea politica di Ludovico, vengono messi da parte i nuovi consiglieri della Francia meridionale. Con il ritorno della vecchia mentalità franca la separazione deve essere rivista- ci vuole divisione quasi in parti uguali, vecchia concezione franca della divisione netta. Questo è dovuto anche al fatto che la fine della politica espansiva aveva bloccato anche la crescita di queste famiglie che investivano negli eserciti. Riprendono il sopravvento con questo matrimonio. Il blocco degli eserciti sui territori li fa dipendere ancora di più dai personaggi che li avevano arruolati, se l’esercito resta stanziale dipende da chi gli dà la paga ovvero i latifondisti. Si rafforza il legame latifondista- esercito indebolendo il potere regio centrale. Si hanno tante piccole potenze militare con il re in difficoltà che dipende dalla fiducia dei grandi del regno. Assistiamo a una fase chiamata di ri-germanizzazione (rimitalizzazione)- nuovo sopravvento dell’elemento militare rispetto a quello ecclesiastico. Nell’850 Ludovico muore- il re non ha più il monopolio del comando militare, inizia la frantumazione del mondo carolingio da parte di persone che hanno potere economico e militare. Altro problema è figlio avuto da Giuditta- Carlo il Calvo, rappresenta un problema per gli altri fratelli. La morte di Pipino aveva liberato un posto, a corte Carlo godeva di posizione di vantaggio, ha potuto imbastire i rapporti migliori con questa nuova elite. L’impero viene diviso: Ludovico tiene territori all’est del fiume Reno, territori mai romanizzati (territorio vasto e compatto), Carlo ottiene Aquitania e tutto il territorio dei franchi occidentali (Francia attuale), Lotario ottiene territorio molto allungato- dai Pa. Bassi fino a Italia centrale, apparentemente sono territori più ricchi però è territorio difficile da difendere e non ha unità, aree molto diverse tra di loro difficili da governare- Trattato di Verdun 843. Lotario si ritrova in difficoltà anche se ha titolo imperiale, i fratelli si allenano contro di lui. 841- battaglia di Fontenoy Lotario viene sconfitto. Questa vittoria rafforza il legame dei due fratelli più piccoli- giuramento dell’842 di Strasburgo: documento importante per la storia linguistica, prendiamo atto di due lingue principale, quello tedesco e francese, i capi dell’esercito recitano nella lingua dei loro dirimpettai. Ci saranno poi ulteriori frammentazioni, Lotario muore nell’855 e il territorio viene ulteriormente frammentato. A Ludovico II viene affidato il regno italico, Ludovico II è personaggio interessante, si ritrova a governare l’Italia centro settentrionale e a gestire problemi, governando l’Italia si ritrova a fare i conti con la presenza musulmana nel meridione. I musulmani mettono piede anche in Calabria e Puglia, si creano regni che minacciano di conquistare territori- es. emirato a Bari. È grosso problema per Ludovico II. Il papa chiede l’intervento di Ludovico II. Ludovico ottenne successo- riesce a conquistare Bari catturando questo principe musulmano, limita le loro incursione- il pericolo della conquista dello stivale viene scongiurato. Grazie alle spedizioni di successo (è dio che ti fa vincere nel Medioevo) aiuta anche a controllare le forze centrifughe dell’aristocrazia. In Italia nasceranno tanti principati, per questo resterà frazionata rispetto alla Francia. È lui che dopo la morte di Lotario (855) ottiene il titolo imperiale e si presenta come il protettore del papa. Carlo, altro figlio prende la Provenza e il bacino del Rodano. Da Lotario deriva il nome di Lotaringia- Lorenza 15/10/20  L’impero bizantino Il mondo bizantino e musulmano sono gli altri due grandi protagonisti. Con l’avvento dei barbari in Occidente abbiamo altri due protagonisti. L’Europa cristiana raggiunge una specie di unitarietà, dall’altra parte abbiamo l’impero romano d’Oriente che ha una sua continuità, si accentuerà l’elemento greco, anche nella religione abbiamo differenze. Il mondo musulmano si impadronisce di altro bacino. Questi tre protagonisti si scontrano. (approfondisco sul manuale). Punto di partenza è l’imperatore Giustiniano (527-565). Giustino aveva avviato una campagna di esclusione degli ariani a Bisanzio, questo innesca la reazione di Teodorico, i goti cominciano a diffidare dei latini. Con Giustiniano abbiamo imperatore che governa a lungo, uno dei grandi imperatori della storia. Mette ordine nel diritto romano, si rende conto che dalla grande tradizione giuridica romana (ha rappresentato uno dei 25 punti più avanzati), c’era una mole enorme di materiale- problema dell’affastellamento delle leggi che si sovrappongono. Giustiniano elimina quello che non serve più: tra 529.534 affida a una commissione di giuristi questo compito e si rendono pubbliche 4 opere del Corpus Iuris civilis: le istituzioni (manuali di scuola), codice (raccoglieva norme del passato da mantenere in vigore), Novelle (norme imperiali pubblicate successivamente), Digesto (grande antologia in cui vengono raccolti dei pareri dei giuristi del passato su una determinata legge, pareri dei giuristi). Questa riorganizzazione imposta da Giustiniano con la Pragmatica sanctio è spostata anche in Italia. l’intera collana prende il nome di Corpus iuris civilis, nome cinquecentesco all’epoca della stampa. Glossatori: giuristi bolognesi che riprendono a studiare il diritto romano, da lì nascerà l’Università nell’ XI secolo (1088). Gli studi bolognesi si differenziano dagli altri per la continuità, ci sono state esperienze precedenti ma sono finite. La scuola di Irnerio non finisce con lui. L’operazione di G è importante perché mette ordine in un diritto che era diventato ingestibile. G è importante anche per le campagne militare, non vuole limitarsi alla parte orientale, la situazione in occidente inizia a essere stabile, lui fa campagne che porteranno a riconquista. Nel 523 inizia nell’Africa settentrionale una campagna contro i Vandali, cuore del loro regno era nell’area di Cartagine, area strategica per il controllo del Mediterraneo. Fa crollare il regno vandalo. Dopo avvia una campagna di riconquista dell’area spagnola, nel 535 avvia la guerra contro i goti che andrà avanti per venti anni e avrà esito positivo. Vengono riconquistate alcune fasce costiere e la penisola italiana- obiettivo era il controllo del Mediterraneo, non si preoccupa delle aree interne. Si ricompone un’idea di impero che va aldilà del mondo greco. Questo mondo è accerchiato da nemici molto forti- sul confine danubiano si minaccia il territorio greco, ci sono gli Avari (popolazione ampia e militarizzata, danno la spinta ai Longobardi per andare in Italia), i Longobardi, tribù slave e soprattutto c’è problema sul confine orientale- impero persiano dei sassanidi simile a quello bizantino nelle strutture. I regni romano germanici devono ancora radicarsi nel territorio, l’impero sassanide no. Per questo Bisanzio volge molte risorse per difendere il confine orientale. Giustiano ha ottenuto risultati importanti, lo sforzo bellico è grosso peso per le finanze dello stato. Tra i successori di G merita di essere ricordato Eraclio (610-641) che respinge gli Avari e riesce a fermare l’avanzata dei persiani che minacciavano l’Anatolia, li sconfigge pesantemente- i persiani entreranno in crisi fatale. L’Italia è stata persa. L’impegno bizantino è rivolto a difendere il confine balcanico e quello persiano, l’impero bizantino è ormai greco, la lingua latina non è più usata. La mentalità è diversa da quella occidentale, sotto Eraclio emerge ancora di più il peso finanziario delle imprese militari. L’impero viene diviso in aree amministrative chiamate themi, ogni parte è affidata a uno stratega che in questo contesto di pericolo oltre a capacità militari assume anche quelle organizzative. Si avvicina all’idea che Carlo Magno aveva delle marche che avevano scopo di difesa (commistione tra potere civile e militare). Mentalità bizantina: tutto quello che viene da Oriente è superiore. Anche dal punto di vista religioso si apre frattura incolmabile, il mondo greco era diverso da quello latino, emergono differenze nel modo di interpretare i religiosi- in Occidente si sta rafforzando la figura del vescovo di Roma che in teoria è indipendente. A Bisanzio l’imperatore pretende di controllare le strutture religiose anche su aspetti tipici della fede- esempio è la questione dell’iconoclastia (è giusto o no rappresentare dio con le immagini) che è questione puramente religiosa, in questo periodo sta dilagando l’islam che è nuova minaccia per Bisanzio (conquista dell’Egitto). È la nuova minaccia che viene dall’oriente dopo i persiani. È minaccia che procede con le armi ma incontra la non ostilità delle popolazioni perché la fiscalità era aumentata e si era creato dissenso. Le popolazioni periferiche non vedono nessun ritorno di quella fiscalità. Si sentono abbandonate e trovano più conveniente vivere sotto i musulmani che consentivano di mantenere la religione pagando una tassa. Arma che l’islam stava usando contro Bisanzio- accusa di paganesimo perché adoravano le immagini di Dio e non Dio. Per evitare questa propaganda l’imperatore vieta il culto delle immagini, nel 726 Leone III ordina la distruzione di tutte le immagini sacre. C’è un ordine tassativo da estendere a tutta la comunità cristiana, parla anche ai cristiani occidentali. Andrà avanti questo fenomeno detto iconoclastia che crea frizione con l’occidente che non sente questo problema, non si capisce perché debba essere l’imperatore a decidere di questioni religiose. I bizantini non devono occuparsi di questioni spirituali. Ci sono due sfere distinte, una 26 spirituale e una temporale. Questo crea un solco incolmabile con Bisanzio, l’iconoclastia va avanti per cento anni fino a quando Teodora dichiara legittimo nell’843 il culto delle immagini. La Chiesa di Roma si oppone a questo ordine, il papa di Roma sta difendendo la sfera spirituale ma anche il suo potere sul territorio laziale su un’area che dovrebbe ubbidire a Bisanzio, anche con questi distinguo cerca di allontanarsi da Bisanzio, il papa sostiene rivolte come quelle dell’Esarcato di Ravenna- non accetta l’imposizione, il papa sostiene questa rivolta. Ha capito che Bisanzio dovrà abbandonare questi territori che potevano andare nelle sue mani. Bisanzio reagisce sequestrando i beni nei territori di sua competenza. Sottrae alla giurisdizione di Roma l’Illiria e la Sicilia, regioni che vengono sottoposte al governo spirituale del patriarca di Costantinopoli. Questa parte della cristianità viene aggregata a Costantinopoli. È scontro duro tra queste due realtà e Bisanzio si allontana dall’occidente. Giustiniano aveva affidato all’esarca di Ravenna il governo civile e militare, stessa cosa in Sicilia. Quando arrivano però i longobardi in Italia Bisanzio non riesce e a difendere la penisola e i territori bizantini si trovano in vuoto di potere, emergono forze locali che si raggruppano sotto il papa. Nell’esarcato e nel Lazio le popolazioni organizzano la difesa contro i Longobardi legandosi al patriarca di Ravenna e al papa- soprattutto i milites: ceto sociale che ha capacità economica per combattere, il cavaliere necessità di avere armature costose e cavallo. In assenza di potere bizantino si rafforzano queste realtà locali. In cambio della fedeltà il papa gli riconosce terre. Il potere del papa nasce in questo modo: diventando l’unico referente per le forze locali, crea intorno a sé un consenso molto ampio. I bizantini vogliono mantenere il controllo della Sicilia- una sorta di porta aerea sul Mediterraneo. Cercano di mantenere quelle due penisole di Puglia e Calabria, qui c’è a lungo la presenza bizantina- ultimo presidio di Bari cade nel 1071 (conquista normanna). Questi territori sono minacciati dai musulmani che cercano di conquistarli- 827 primo sbarco dei musulmani a Marsala (Sicilia), nel 902 conquistano tutta l’isola, c’è stata grande difesa dei bizantini. I musulmani attaccano anche Calabria e altre zone. Il ducato di Venezia era territorio bizantino, area di Venezia formalmente legata a Bisanzio ma di fatto già indipendente, il duca che comanda dovrebbe rispondere a Bisanzio ma si disinteressa di quest’area, così inizia a nascere autonomia (cosa simile al papa) che poi porterà a grande sviluppo di Venezia. Molte aree, anche Amalfi, sono solo formalmente dipendenti da Bisanzio.  L’impero islamico La religione musulmana raggiunge espansione considerevole. Ancora oggi ci sono due correnti: sciiti e sunniti, divisone ferocissima nel corso del Medioevo. Divisione che nasce col IV califfo (successore del profeta), Alì, genero di Maometto, viene assassinato. Arabia nel V VI secolo è territorio quasi completamente desertico, la popolazione si concentra lungo le coste, le attività erano l’allevamento, agricoltura, soprattutto commercio. La Mecca era centro urbano a vocazione commerciale. Aldilà dei centri le popolazioni sono tribù di nomadi, quest’area era rimasta periferica rispetto al mondo romano. In questo territorio nasce la predicazione di Maometto che porta all’unione religiosa e politica tra le tribù e le popolazioni dei centri, i califfi conquistano poi territori molto ampi. Maometto muore nel 632. In trent’anni conquistano moltissimi territori, anche tutto il medio oriente governato dai bizantini, anche buona parte dell’Egitto, cadono Antiochia, Gerusalemme e Alessandria- tre sedi con il titolo di patriarcato cristiano. Emergono nel mondo cristiano cinque figure tra cui i vescovi di queste sedi. Perdono ruolo di guida della cristianità. Rimangono in piedi Roma e Costantinopoli, non c’è più una pentarchia. 711- attraversamento di Gibilterra, conquistano la penisola iberica. Con l’avvento della dinastia degli Abbassi la conquista si ferma. Islam vuol dire sottomissione, nel senso di abbandono nelle mani di Dio, è dio unico Allah. Il passo in avanti di Maometto è l’accettazione del dio unico. C’è influenza notevole del mondo ebraico. I credenti sono detti muslimin. È dio unico che comincia a predicare, non è invenzione di Maometto ma era presente già in alcune tribù. Maometto inizia a predicare l’esistenza di questo dio unico, ha contrasti anche con la sua tribù dei Qurays dominante a La Mecca, è costretto ad abbandonare La Mecca, si trasferisce a Medina, centro più piccolo. Questo spostamento viene riportato col termine egira- 622. A Medina riacquista indipendenza in questa sua predicazione. Si considera l’ultimo di una serie dei profeti che parte da Abramo, recupera profeti 27 franchi erano molto pesanti, non potevano essere ovunque. Questo territorio viene aggredito senza che ci sia un potere centrale che li contrasti. Il potere si giustifica se si dà risposta a una minaccia- gli ultimi carolingi non riescono a far fronte, nascerà una nuova dinastia di quei signori che difendono quell’area. Rispondono a un’esigenza dei signori locali. I carolingi non riescono a dare questa risposta, perde il senso che siano loro a governare. La loro risposta è una resa- nel 911 il re dei franchi occidentali Carlo il Semplice riconosce a Rollone, capo normanno il governo di un’area del nord che sarà chiamata Normandia. Diventano così una popolazione stabile. Rollone e i suoi discendenti faranno loro da argine a nuovi attacchi dalla penisola scandinava. Con lui nasce una dinastia di duchi di Normandia che nel 1066 ha tra gli esponenti Guglielmo il Conquistatore che conquista il regno di Inghilterra, diventa re di Inghilterra e duca di Normandia. L’Inghilterra era stata riunificata sotto un re ma era in grossa difficoltà per le bande vichinghe. I normanni che arrivano in Inghilterra sono francesizzati. Ad Hastings sconfigge l’esercito degli anglo sassoni. Questo porterà alla presenza di un re d’Inghilterra che è anche però vassallo del re di Francia- questo è all’origine di una serie di guerre tra Francia e Inghilterra che porterà alla guerra dei 100 anni il cui esito sarà la formazione di Francia e Inghilterra. Guglielmo si porta dietro un elite francese. Si sentiranno padroni anche della Francia, la guerra dei 100 anni allontanerà queste due realtà. Guglielmo importa il regime feudale. Altro movimento interessante è verso la Russia: c’è una grande espansione verso le grandi pianure di queste popolazione perché risalgono i fiumi con le loro navi. Siamo in una realtà istituzionalmente meno organizzata, su quest’area i vichinghi istaurano una sorta di colonia, si fondano con le popolazioni slave presenti e creano dei principati territoriali. In lingua slava queste popolazioni sono dette Rus- rematori. Questi principati sono entità fondate dai vichinghi- vareghi. È dall’unione culturale tra queste bande del nord e le popolazioni slave che nasceranno i principati che porteranno alla nascita della Russia. Su quest’area vivono popolazioni slave difficilmente ricordate dalla storia. Nel mondo slavo abbiamo una prevalenza etnica slava ma anche altre componenti, pochi germani ma resta su quest’area di pianure (dall’area tedesca fino alle pianure russe) c’erano ancora popolazioni mongoliche che arrivavano da Oriente. Tra questi emergono Avari, Bulgari, Magiari che sono di origine mongolica. Questi tribù si aggregano e separano tra loro. Sotto influsso del mondo germanico tra VIII E IX secolo emergono anche qui le prime esperienze di governo territoriale: Serbia, Croazia, Boemia a sud e Polonia a nord. La Boemia vede una popolazione slava ma viene poi incorporata nel regno tedesco. La situazione slava è molto variopinta. Il mondo carolingio è colpito da popolazioni del nord e dagli slavi. Tra gli slavi ci sono anche popolazioni di origine ugro- finnica. Tra queste la più importante è quella dei Magiari o Ungheresi. Si muovevano tra le pianure russe, vanno poi a stanziarsi in Pannonia, area nel cuore dell’Europa da cui sono passati tutti i popoli germani. Daranno il nome a questo territorio, qui creano un’entità territoriale che sopravvivrà nei secoli. Lo fanno sotto la guida del principe Arpad. Da quest’area cominciano a devastare tutti i territori occidentali e rappresentano un grosso problema. Arrivano anche nella Spagna musulmana. La risposta contro di loro rafforzerà un nuovo potere: la Germania nelle mani dei duchi di Sassonia con Ottone I organizzano un esercito che ferma gli ungheresi molto veloci. Ottone I nel 955 li sconfigge a Lechfeld. Qui l’esercito ungherese viene sconfitto, la vittoria di Ottone è importantissima, Ottone si presenterà poi come difensore del territorio e si consolida l’importanza di questa dinastia- governa chi dà risposte alle minacce. Cosa che non vediamo in Italia- entravano dal Friuli devastando la pianura padana e non c’è un re capace di fermarli. Per questo motivo non si afferma una dinastia regia, nessun duca si mostrerà capace di imporsi. I tedeschi tenderanno poi ad allargarsi verso il mondo slavo- spinta verso i territori orientali. Ottone I ottiene vittorie sul fronte orientale, gli ungheresi da qui si calmeranno, otterranno un riconoscimento da Ottone III del regno di Ungheria. Un discendente di Arpad, Vaik il popolo ungherese si converte, assumerà il nome di Stefano, è proclamato santo da Gregorio VII. 20/10/20 30 Il mondo carolingio entra in crisi per ragioni interne ma la crisi interna è accelerata da pressioni esterne. Si nota una dinamica simile da quella vissuta dal mondo romano (crisi intera+ popolazioni barbariche). I normanni, vichinghi premono da nord, da est le popolazioni di etnia slava, dal mediterraneo la pressione musulmana che crea difficoltà dal punto di vista quotidiano. Quando viene devastata la Normandia dietro c’è sofferenza e perdita di valori economici, c’è mondo culturale che va in frantumi. La pressione è diversa da quella delle popolazioni barbariche perché è legata alla razzia nel caso dei musulmani. Il mondo carolingio si ristruttura e acquista forze grazie al frazionamento. Il mondo carolingio prende atto delle sue differenze e si divide, grazie a questo mette freno alla pressione dall’esterno.  Trasformazioni del mondo carolingio Le difficoltà arrivano dall’esterno, vengono superate a meno che non ci sia un problema interna. La risposta del mondo carolingio è la ristrutturazione secondo monarchie, così può dare una risposta più immediata. L’esempio migliore e più forte della costruzione di una monarchia è dato dalla Francia. L’ultimo personaggio di rilievo fu Carlo il Grosso che aveva riunificato il dominio carolingio ma nel 887 una sorta di colpo di stato tedesco annullano il suo sforzo- era stato deposto come re dei franchi orientali, nel 88 viene deposto anche come re dei franchi occidentali perché incapace di dare risposta. L’ultimo esponente carolingio non sa dare risposta, il mondo carolingio si sta frammentando in una serie di potentati che raggiungono prima un’autonomia di fatto poi l’indipendenza, i principi acquisiscono poteri che competevano al governo centrale diventando autonomo. La debolezza degli ultimi carolingi è interna- questa gente era stata mandata dal re ma col passare delle generazioni governano nel proprio interesse. A forza di governare nel proprio interesse questi personaggi si staccano dal governo centrale. All’inizio il legame re-ufficiale tiene insieme il territorio, col passare del tempo questo legame si spezza e si formano forze centrifughe. Diventa difficile per il re rispondere alle minacce interna- solo con soldati arruolati nei suoi territori. Carlo il Semplice aveva messo teoricamente di nuovo insieme il territorio ma non ha la forza per rispondere all’emergenza, la difesa dei territori è affidata a questi principi che vivono sul territorio che sono direttamente interessati. Sono i conti di Parigi a dare la prima risposta efficace. Parigi è assediata dai Normanni, non è la metropoli di oggi, è centro amministrativo di una certa importanza, è punto dove si concentra la difesa. L’impegno alla difesa da parte loro è costante, aggregano le altre forze signorili. Il conte di Parigi diventa riferimento. Nel X sec a partire dalla deposizione di Carlo il Grosso i conti di Parigi prendono il sopravvento- deposto lui scelgono Oddone conte di Parigi. Carlo il Semplice riprende il sopravvento, i conti di Parigi hanno forza ma non la discendenza che possono vantare i carolingi, nei decenni c’è alternarsi continuo tra robertingi e carolingi. Carlo il Semplice concede ai normanni la Normandia nel 911, nomina Rollone capo della Normandia- risposta debole, Rollone crea questo stato cuscinetto e sarà lui a respingere le altre bande normanne ma è comunque cessione di un territorio ricco e importante. I conti di Parigi li respingevano militarmente. Alla fine di questo processo nel 987 viene eletto un discendente dei duchi di Parigi- Ugo Capeto che riesce a organizzare la difesa, si fa portatore degli interessi dei vasti principati territoriali. Darà avvio a dinastia capetingia che costruirà la Francia. Cartina- 1180-1223 > solo area blu è governata dai re. La zona in Rosso è affidata al conte d’Angiò che mette le mani su più di metà della Francia. È diventato anche re d’Inghilterra, il re non poteva respingerlo in alcun modo. I capetingi partendo dalla situazione critica riescono a eliminare questi potentati e riappropriarsi della Francia. Con Filippo Augusto i territori del governo centrale aumentano. È dopo la guerra dei 100 che nasce realmente la Francia- inglesi estromessi. Quando Ugo Capeto diventa re controlla pochi territori, ci sono grandi principi che lo sostengono, è il potere del re che deriva dalla loro scelta non il contrario. Il re dando una risposta alle invasioni è legittimato a prendere il potere. In Italia accade il contrario, ci sono principi territoriali forti apparentemente, all’inizio abbiamo un re, Berengario del Friuli che deve contenere la corona con Guido, duca di Spoleto. In Italia a nord l’area padana si riconosce a Berengario, i potentati del centro si stringono attorno a Spoleto. Sono 31 poteri solo nominali, nessuno dei due riesci a imporsi, nemmeno rispetto agli altri signori, in Italia c’è assenza di un potere forte. Questa situazione di debolezza porta a un cambio continuo di monarchi. Ci sarà Ugo di Provenza che però non viene riconosciuto al centro.  Germania È insieme di circoscrizioni territoriali. Ducati, la particolarità è che hanno componente etnica molto evidente: Sassonia, Svevia, Baviera, Lotaringia. I ducati sono fondati su persistenze etniche. C’è una coerenza interna nei territori molto forte, i capi avevano una grande autonomia perché si basano su un’identità molto forte. Si susseguono dei principi che non sono mai in grado di prendere il sopravvento sugli altri. Ci riesce il duca di Sassonia per una circostanza particolare che avvicina la sua esperienza a quella dei capetingi. Ottone I di Sassonia dopo la morte di Enrico sale al trono. Ottone I deve affrontare la pressione di slavi, ungheresi, devastazioni evidenti. Ottone dà la risposta- battaglia di Lekfeld, sconfitta dei Magiari. A nord vengono fermati gli slavi con ripetuti scontri, è il mondo tedesco che inizierà a premere verso Oriente. Ottone si presenta come colui che è riuscito a dare una risposta, questo gli dà grande forza e può imporsi politicamente. Col matrimonio con Adelaide mette le mani anche sul regno di Italia e vuole per questo il titolo di imperatore che l’ottiene. Si consolida così la prima dinastia tedesca dei duchi di Sassonia. Chi prendeva il titolo di re d’Italia prendeva anche quello di imperatore, ma era titolo formale. Queste nuove invasioni hanno aspetti diversi alle prima invasioni barbariche- le forze che attaccano il mondo carolingio sono ridotte, quasi mai sono elementi di popoli, è solo l’elemento militare che fa razzie e poi rientra nelle zone d’origine. È primo atteggiamento dei barbari col mondo romano e bizantino, per questo li pagano direttamente. Qui sono attacchi militari per depredare il territorio. Le città subiscono danni enormi. La presenza normanna porta a due mutamenti interessanti: in Inghilterra nel 1066 con Guglielmo il conquistatore nasce un regno unito, la conquista dell’Inghilterra parte dalla Normandia. I normanni che vanno in Inghilterra sono francesizzati. C’è stato assorbimento della lingua e dei costumi francesi che vengono portati in Inghilterra, Guglielmo porta anche il feudalesimo francese. È il mondo carolingio che viene trasportato in Inghilterra. Stessa cosa avviene in Italia meridionale, alla fine le bande mercenarie normanne si affermano- portano in Italia meridionale lingua e cultura francese. La mentalità monarchica che si afferma in Italia è tipica francese. L’Italia meridionale è estremamente frammentata, musulmani in Sicilia, bizantini in Calabria, e eredi dei principati normanni, è sopravvissuto il principato longobardo di Benevento, le città costiere hanno anche indipendenza. Tutto questo favoriva il pontefice che teneva spesso le fila di questa politica. In questo contesto frammentato si viveva in uno stato di guerra continuo. In questa situazione arrivano le bande dei normanni, molti vengono arruolati come mercenari dai principi. Si rendono conto dell’inconsistenza politica di questo territorio, capiscono che si possono mettere in proprio- iniziano a nascere i primi principati normanni. Si creano due grossi potentati: ducato di Puglia nelle mani degli Altavilla, avendo grosse capacità militari conquistano la fascia adriatica. Sul fronte campano la famiglia dei Trengori fanno la stessa cosa- principato di Capua. Gli Altavilla riescono a strappare la Sicilia ai musulmani e si imporranno anche sul principato di Capua. Ruggero II di Altavilla nel 1030 conquista la Sicilia e crea il Regno di Sicilia unendo i territori. Da questo momento avremo come protagonista fondamentale il regno di Sicilia, a sud si compatta il territorio sotto un governo unitario, una vera e propria monarchia. Il processo dell’Italia meridionale è lo stesso seguito da Inghilterra e Francia. Questi confini resteranno identici fino al 1860. Nel 1554 muore Ruggero e il potere passa al figlio- significa che il potere è consolidato. A sud in Italia e in Inghilterra si creano regni che trovano la loro identità nei normanni che sono però francesizzati. La pressione musulmana e quella da Oriente non avranno lo stesso esito di penetrazione nel mondo carolingio. Gli Ungari con Arpad si stanziano in Pannonia e avviano incursioni stagionali, la 32 temporale- Gelasio non voleva intervento dei poteri temporali ma questo accade fino al concilio di Sutri. I primi a capire la gravità sono gli imperatori che vogliono migliorare i costumi del clero che rendono gli ecclesiastici meno affidabili per la gestione di quei poteri temporali. Una riforma imperiale messa in campo all’interno della Chiesa per evitare che lo facciano gli imperatori – si va verso il rafforzamento del potere papale: 1059 Niccolò II emana un decreto sull’elezione del pontefice, per la prima volta si dice come dev’essere eletto, prima era eletto come gli altri vescovi. Si dice che l’elezione può avvenire anche fuori da Roma ma devono essere i cardinali ad eleggerlo. Il gruppo dei cardinali a cui è affidata l’elezione sono tre: i cardinali preti che sono 7 (chiese delle dicoesi diRoma)- differenza con altri vescovi che sono eletti dai preti della città (è clero locale che elegge il suo pastore), i cardinali preti e i cardinali diaconi. Si vuole riservare l’elezione del papa per gli ecclesiastici. 23/10/20 (…Conflitto papato impero) Enrico III interviene con il concilio di Sutri per deporre tre papi che rappresentavano le famiglie, fa eleggere una figura di grande spessore culturale di cui si fida. Questo comporta l’intervento pesante dell’impero, autorità superiore alle locali- rischio che il papato venga incatenato alla volontà dell’imperatore. Il pontefice è in situazione subordinata all’imperatore. Nel momento della frammentazione carolingia anche i pontefici si erano slacciati dalla sua autorità. In assenza del potere centrale però erano i potentati locali che influiscono sul papato, il papa è sottoposto ai signori del Lazio. L’intervento del 1043 sottolinea una nuova percezione del papato> non è uno dei tanti vescovi, l’intervento imperiale dà il senso di questa importanza maggiore di Roma, consapevolezza propria anche del mondo ecclesiastico, il clero che gravita attorno alla sede di Roma che inizia a diventare simbolo della cristianità occidentale. Nel frattempo si acuiscono le differenze con l’Oriente (iconoclastia). 325- si definisce il credo di Nicea, in un passo della dichiarazione di fede si dice che lo Spirito Santo procede dal padre al figlio, secondo i bizantini questo è fuorviante: procede solo dal padre. C’è una questione di fede su cui si scontrano- si andrà verso il Grande Scisma. Roma si afferma come sede privilegiata del mondo cristiano, fino a quel momento Bisanzio era stato un contraltare forte, quando viene meno questo avversario Roma riesce a costruire il suo potere. Nel giro di pochi anni Roma si afferma- teorie secondo cui il successore di Pietro è capo della Chiesa, egli rappresenta il capo della Chiesa che è il papa, non ha più una dignità maggiore ma dev’essere vertice della struttura. Questo può non piacere all’imperatore- il papa deve essere autonomo rispetto alle famiglie locali che mercificano tutto anche le cariche. La qualità del clero si abbassa- tre papi contemporaneamente. Adesso si cercano figure degne, è ruolo che va guadagnato, non è scontata l’accettazione. 1059- si stabilisce come debba essere eletto il papa e chi debba partecipare all’elezione (Decretum in electione pape), il popolo non aveva più influenza, nemmeno l’imperatore. Si vuole tenere staccata la sede pontificia dai poteri temporali. Si vuole anche combattere i vizi della Chiesa- da questi decenni il papa pretende di controllare il potere temporale, si ribalta tutto. Il partito riformatore interno alla Chiesa che ha come capo il monaco Ildebrando di Soana ha la meglio, egli stesso è eletto papa. Questo è grosso salto in avanti delle idee riformatrici- è eletto a furor di popolo non dai cardinali (Gregorio VII). Gregorio VII è una svolta- la sua linea diventa non solo teorica ma anche politica. Gregorio vieta le investiture (1074)- l’investitura è la concessione di un beneficio (es denaro, potere di governare una città), Gregorio ha capito che deve spezzare i legami con il potere laico. A livello locale il prete non può accettare benefici dal signore locale ma a livello superiore l’imperatore non controlla più il clero con benefici. Per l’imperatore l’ecclesiastico deve essere capace perché se ne serve per funzioni di governo. Gregorio capisce che non è solo problema morale ma anche politico. La reazione del clero tedesco e dell’imperatore sarà molto forte e ostile. Nel 1075 viene prodotto un documento che prende il nome di Dictatus papae- non è documento ufficiale, si trova nel registro del papa. In questo registro troviamo questo elenco di affermazioni, utile per capire l’ideologia del pontefice e della curia romana. Capiamo 35 cosa pensasse il papa perché è nella sua documentazione. Con questo documento il papa non solo si pone al vertice della cristianità ma dice anche che l’autorità temporale (l’imperatore non si reputava laico- ha ricevuto il potere da Dio, per questo periodo il termine ‘laico’ è fuorviante). Questo documento dice che l’autorità dei pricinipi deve essere subordinata al papa- è questa mentalità che lo porta a fare azioni contro l’imperatore. Enrico IV reagisce- convoca nel 1075 un concilio a confine tra mondo tedesco e italiano, viene deposto Gregorio che a sua volta scomunica l’imperatore e scioglie i sudditi dal giuramento di fedeltà. Lo scomunicato è condannato alla dannazione perché non può accedere ai sacramenti- l’imperatore è posto al di fuori della comunità cristiana. I sudditi che gli hanno giurato fedeltà vengono considerati liberi da quel giuramento. Nel medioevo tutto si basava sul rapporto personale, sciogliere i sudditi dal giuramento è arma potente. Le prime scomuniche hanno impatto molto forte, quelle dopo verranno trascurati. È la prima volta che un imperatore venga scomunicato. Un vescovo che chiede a G con che autorità lo ha fatto, cita Gelasio ed elenca altri imperatori che nessuno conosce che sono stati scomunicati. Mette in difficoltà l’imperatore con i sudditi- Enrico è in situazione difficile perché i principi tedeschi si sono ribellati. Gregorio lascia Roma per la Germania, i principi tedeschi si ribellano agevolati dalla scomunica. I principi aspettano il pontefice, probabilmente verrà eletto un altro re- Enrico è in seria difficoltà, invece di combattere i principi, scende in Italia, va’ in contro al pontefice per evitare il suo arrivo- nel castello di Canossa lo intercetta, l’imperatore chiede perdono in ginocchio mostrando di essere un buon fedele, chiede che gli venga tolta la scomunica, di fronte a quella scena non può rifiutare- il perdono è la parte più complicata della religione cristiana, il papa non può non perdonarlo. Quando lo perdona il suo viaggio in Germania non ha più senso. Lo scomunicato nella comunità è una sorta di appestato. Gregorio torna a Roma, Enrico va’ a sconfiggere i principi e riesce a riportare il suo potere. Canossa rappresenta una grande vittoria politica dell’imperatore. I tedeschi sanno di non potersi più fidare dei pontefici. Il Dicatus papae 1075 è uno dei documenti più importante dell’Occidente, alcune cose riguardano la sfera spirituale altre quella temporale: 2 (vedi numero slide)- il Pontefice deve essere l’unico chiamato universale: si intende che è l’unico a poter rivendicare il potere su tutti i cristiani, l’imperatore ha stessa pretesa di avere potere universale, l’imperatore però non governa tutto il mondo cristiano. 3- solo il papa può deporre o reinsediare i vescovi, prima il papa non poteva intervenire sull’episcopato, adesso in qualunque concilio il suo legato ha maggiori poteri, all’epoca sono i vescovi i nodi principali della rete ecclesiastica. Il vescovo diventa inferiore rispetto all’autorità pontificia. 8- solo il papa può usare le insegne imperiali: l’imperatore è nominato perché è il papa a consegnargli il potere. 12- al papa è concesso deporre gli imperatori. 13- gli è permesso trasferire i vescovi secondo necessità, cade anche questo tabù: il vescovo è lo sposo della sua Chiesa, in teoria non può cambiare chiesa, questo significa favorire le carriere di chi è legato a lui. 18- ogni sua decisione non può essere riformata da nessuno, lui invece può modificare una deposizione presa da un imperatore. 19- non può essere giudicato da alcuno, principio che evolverà in maniera pericolosa, si pretende l’infallibilità del pontefice. 27- può sciogliere dalla fedeltà i sudditi dei principi iniqui. Queste cose verranno realmente fatta. Nel 1080 a Bressanone vescovi tedeschi e lombardi depongono Gregorio e lo sostituiscono con il patriarca di Ravenna- Clemente III. È un tedesco diventato arcivescovo di Ravenna, diocesi importante per l’imperatore, gli è molto fedele. Quest’uomo diventa il papa dell’imperatore contro quello dei riformatori, si apre quello che è definito ‘Sisma’. Il vertice della cristianità si scinde. Si passa all’azione armata- Enrico scende in Iatlia, insedia a Roma Clemente, Gregorio è in grande difficoltà. Alla fine Gregorio ottiene l’aiuto dei normanni, a sud la loro presenza si sta consolidando (Viscardo capo degli Altavilla, controlla buona parte del sud), entrano a Roma a difesa di Gregorio. Devastano la città al punto che Gregorio diventa così inviso ai romani che deve andarsene, nell’anno successivo morirà a Salerno. Lo scontro è feroce. Rimane in piedi il conflitto fino al 1022. Scontro feroce tra potere spirituale e temporale ma il problema della commistione resta ancora. 36 LOTTA PER LE INVESTITURE: Si creano due partiti, lo scontro è sia armato che polemico, il mondo intellettuale si spezza in due, si producono scritti di diversa natura a sostegno di una parte o dell’altra- questo fa capire la profondità dello scontro e ci lascia molte testimonianze. Vengono prodotti scritti che manifestano una ripresa del diritto romano che era stato abbandonato, si torna al diritto romano come punto di riferimento ideologico per difendere l’autorità dell’imperatore (citazioni del Digesto- Lex regia de imperio: origine del potere sta nel popolo che lo delega all’imperatore)- nella lotta per le investiture ritorna attuale il Digesto. Da questo confitto nel 1122 si esce con il concordato di Worms: in Germania l’imperatore concede le investiture (cosa che Gregoria aveva vietato), dopo la decisione dell’imperatore, il clero elegge il vescovo, non sceglie il vescovo ma influenza fortemente. In Italia e in Borgogna prima i canonici scelgono il vescovo e poi l’imperatore se vuole gli delega del potere. Vediamo continuare la tradizione che però scema in Italia e in Borgogna. L’IMPERO: Lo chiamiamo ‘tedesco’ ma si chiamava ‘impero romano’, così si autodefiniva. In questa realtà dove ci sono forze centrifughe molto forti l’accentramento non riesce perché ci sono spinte all’autonomia. I principi hanno un potere importane nell’elezione dell’imperatore, vogliono una maggiore autonomia sul loro territorio, non si affermerà mai una dinastia nel mondo tedesco. In Francia abbiamo i capetingi. È costituito da tre regni: la Borgogna di ascendenza carolingia, è territorio estremamente diviso su cui avrà gioco facile la dinastia dei capetingi, alla fine sarà aggregata al regno francese. Altro territorio è l’Italia settentrionale dove c’è l’affermazione dei comuni, territori che si organizzano fuori dal controllo dell’imperatore. Il territorio principale è la Germania ma anche qui l’imperatore ha problemi per la tendenza dei principati che mirano all’autonomia. Altra questione importante è il rapporto col mondo slavo che diventa zona di espansione tedesca, c’è sempre maggior spinta verso oriente. Spesso è espansione gestita dai principati locali, in questo modo i principi accrescono la loro autorità e le loro risorse, questo comporta una germanizzazione di quest’area. Nascono regni satelliti al mondo tedesco (Polonia, Moravia, Ungheria). Si susseguono tre dinastie al vertice dell’impero, la prima è quella di Sassonia di Ottone I, alla sua morte sale il figlio Ottone II ricordato per una grande spedizione nell’Italia meridionale contro i musulmani- operazione propagandistica. Subentra la dinastia di Franconia a cui appartiene Enrico IV. L’estinzione di questa famiglia con il conflitto guelfi (sostenitori dei duchi di Baviera) contro ghibellini (duchi di Svevia- Hoestaufenn)- scontro molto forte. I comuni approfittano di questo scontro. 27/10/20 (registrazione)  Il fenomeno comunale Fenomeno molto studiato, la storia è sempre contemporanea perché la ricostruiamo secondo il nostro modo di pensare attuale. Il fenomeno comunale è interessante perché il comune è esigenza di partecipazione alla vita pubblica di una vasta percentuale di popolazione. La partecipazione contrapposta al potere assoluto può essere esaltante se letto da un cittadino che vive in un regime democratico, ha meno importanza nel caso contrario. L’evoluzione finale del sistema comunale porta all’affermazione dei regimi signorili- tirannici, nell’ottica democratica è un passo indietro rispetto alla partecipazione precedente. Durante il fascismo si è rivolta l’attenzione al regime signorile. È la sensibilità dello studioso che riscrive la storia in funzione dei suoi interessi. Questo fenomeno è esaltato nella seconda metà dell’800- storia dei comuni era la storia della libertà italiana, diventa antesignano del periodo democratico. Non era la democrazia come la intendiamo oggi ma la possibilità per vasti strati di partecipare direttamente alla vita pubblica è qualcosa di completamente diverso rispetto alle altre aree europee dove si affermano le monarchie. Partecipano all’amministratore anche strati sociali non ritenuti forti come gli artigiani. Nella tradizione italiana c’è un’attenzione benevola nei confroni dei comuni, mentre in quella francese e tedesca c’è volontà di smontare il fenomeno per evidenziare che 37 studiosi dicono che non basta. È comunque spia importante assieme ad altre funzioni di governo. (non devo ricordare tutte le date). Il comune nasce quando una parte consistente della popolazione si accorda ed elegge dei magistrati per governare la città. Altro aspetto importante è la crisi dei poteri ufficiali che consentono la nascita dei comuni. questa ricerca dell’autonomia poi raggiunta è resa possibile dal fatto che il potere dell’imperatore e quello del pontefice sono entrati in crisi. C’è crisi precedente della lotta per le investiture ma c’è poi crisi più profonda: nel 1125 muore Enrico V ultimo esponente della dinastia di Franconia (imperatore è scelto in modo elettivo ma controllato dall’imperatore precedente), quando una famiglia perde la possibilità di rivendicare il titolo questo meccanismo entra in crisi. I principi tedeschi devono scegliere un imperatore, sono divise in due partiti: guelfi e ghibellini che si scontrano. La Germania entra in vortice di guerre continue, avranno problemi da risolvere aldilà delle Alpi, non possono preoccuparsi dell’Italia. è questo il periodo in cui le città iniziano a colmare il vuoto di potere. Anche il Papato attraversa momento difficile: 1130 c’è scisma, vengono eletti due papi Innocenzo II e Anacleto II, due esponenti delle due famiglie che lottano per il potere cittadino. La popolazione romana si ribella a questa situazione e passa alla costituzione del comune. C’è poi un solo papa ma allontanato da Roma, il governo viene preso dal gruppo che costituisce il comune nel 1143. Questo rende Roma un caso eccezionale perché qui abbiamo una dichiarazione esplicita di nascita del comune dopo una rivolta. Roma ha degli esempi precisi di comuni, non devono inventare nulla. Nel 1152 i tedeschi risolvono i problemi con Federico Barbarossa, capo dei ghibellini, sposa Giuditta di Baviera (guelfi). L’elezione di Federico sembra essere un momento di tregua. Si incontra con il pontefice e nel 1153 fa accordo con lui: incoronazione imperiale, in cambio gli chiede un intervento militare contro il comune di Roma che non è più governata dal papa. Gli chiede anche un intervento contro i normanni- a sud Ruggero II è incoronato re di Sicilia che ormai è protagonista, prima il sud era frammentato. (ascolto ultimi venti minuti) 29/10/20 (Continuo Comuni…) Il mondo cittadino risente di crescita demografica ed economica, dalla morte di Enrico V gli imperatori tedeschi non si preoccuperanno dell’Italia. loro abbandonano il controllo della città che ha esigenza di governo ancora più grande, si dà amministrazione autonoma. Con l’elezione di Federico Barbarossa rivendica l’autorità dell’impero a danno dei comuni che si sono abituati all’autonomia, il momento di svolta- grande assemblea della dieta di Roncaglia (dieta= assemblea in tedesco) nel 1158, chiede indietro i diritti della corona- si promulga documento Consistutio de regalibus in cui si elencano i diritti che chiede indietro, questo documento ci fa capire anche i poteri esercitati dai comuni. Nel concreto si elencano gli iura reaglie- diritti che rivendica, sostanzialmente sono: l’imposizione e la riscossione dei dazi- Barbarossa deve finanziare i suoi progetti che volevano riportare l’autorità sul territorio italiano e riprendere il controllo della Germania, lui è risultato vincitore da un compromesso ma la Germania è ancora divisa, gli servono molte risorse. I comuni erano subentrati al potere centrale nella riscossione dei tributi. È colpo durissimo per i comuni. Altro elemento che in realtà è in altra disposizione- Barbarossa rivendica il diritto di amministrare la giustizia, altro potere sottratto alle città, anche qui c’è tornaconto economico- buona parte delle controversie si risolvevano con pagamento. Alla città viene tolta un’entrata. Rivendica il controllo delle vie di comunicazioni terrestri e fluviali, l’emissione di monete (il suo valore è dettato dalla quantità di metallo prezioso), la chiamata alle armi e il diritto a costruire fortificazioni; erano tutti elementi che le città avevano fatto propri. La città era diventata protagonista della sua difesa. L’imperatore rivendica il diritto di muovere guerra e di promuovere leghe intercittadine, le città non possono far guerra come vogliono loro, rivendica il divieto di alienare le terre feudali senza l’espresso beneplacito imperiale- il processo di conquista del contado passa anche 40 attraverso atti di compravendita con i detentori dei diritti feudali, l’imperatore vuole annullare questi contratti. Il controllo del distretto aveva garantito la forza del comune., l’imperatore capisce questo e cerca di spezzare questo controllo annullando tutto ciò che è stato fatto. Queste disposizioni avrebbero significato la fine dell’esperienza comunale italiana venendo meno l’autonomia. Le città non si adeguano, si oppongono all’imperatore, prima pensano sia solo una dichiarazione d’intenti, erano da cinquant’anni che non si ricevevano ordini dagli imperatori. Si ribellano alle armate dell’imperatore. Ci furono 6 spedizioni in Italia, la città aveva creato delle associazioni di quartiere per creare una difesa, l’impero forse ha sottovalutato questo. Si arriva allo scontro armato che si verifica quando Barbarossa rivendica la sua autorità imperiale. La prima spedizione è nel 1154-55- l’imperatore scende in Italia per essere incoronato re d’Italia e imperatore, rispetto alla realtà comunale questa spedizione non cambia le cose. Nel 1158 c’era stata dieta di Roncaglia ma è la seconda spedizione che cambia le cose- 1160-62. Nel 1160 viene distrutta Crema, uno dei comuni minori, è segnale per le città, attacca poi dopo la città più importante- assedio di Milano nel 1162, distrugge le fortificazioni. Spera che abbattendo il capo della rivolta, le altre città si sarebbero adeguate. Non è lotta contro la tirannia, questi comuni che stavano crescendo mancando un governo centrale arrivavano spesso a scontri tra loro, molte città lombarde vogliono andare oltre ai confini delle diocesi, molti comuni temono Milano- Como e Cremona si rivolgono all’imperatore chiedendo giustizia contro i milanesi. Non è guerra comuni VS impero. Sanno che con un grande imperatore conviene sottomettersi. Chiedono protezione contro Milano. Quando Milano si arrende, altre città pagano per poter partecipare alla distruzione delle mura milanesi- la realtà era più complessa, non è guerra italiani VS tedeschi. Combattevano anche esuli normanni che non avevano accettato l’unificazione di Ruggero, finiscono nell’armata di Barbarossa. La guerra non si ferma perché le città lombarde e venete invece di essere intimorite temono su cosa possa fare, consolidano i propositi di ribellione, capiscono che da sole non possono reggere- cominciano a rafforzare le alleanze intercittadine che Barbarossa aveva vietato in Roncaglia, se si mettono insieme la loro forza aumenta. L’anno dopo deve ritornare in Italia perché si è costituita la lega veronese- alleanza di città venete che intendono difendersi. Nel 63 si trova davanti a realtà in subbuglio. La lega ingloberà le città lombarde- ricostruiscono Milano e riorganizzano la difesa. C’è quarta discesa di Barbarossa- 1166.67 dopo che ha riorganizzato l’attacco. La lega veronese fonda la città di Alessandria, area dove non c’erano centri urbani molto ricca per produzione agricola, c’è costruzione di città ex novo, uno dei maggiori affronti alle disposizioni dell’imperatore. Il nome discende dal pontefice attuale. Alessandro III è oppositore di Barbarossa, sostiene i comuni con Guglielmo d’Altavilla, figlio di Ruggero- i normanni sostengono i comuni perché temono anche attacco al sud. L’esercito imperiale non riuscirà a prendere Alessandria nonostante la sua struttura costruita velocemente fosse debole, nonostante questa debolezza l’imperatore non ha la meglio. Barbarossa non riesce a conquistarla. L’anno dopo a Legnano l’imperatore è sconfitto dalla lega- battaglia di Legnano 1176. Si pensava che sul campo l’imperatore avesse la meglio, l’esercito comunale aveva enorme fanteria, l’imperatore per lo spostamento prediligeva la cavalleria. È una sconfitta ‘di mentalità’- i tedeschi devono rendersi conto che le cose stavano cambiando, non basta essere cavalieri per fare la guerra, anche l’esercito imperiale può essere sconfitto. Lo stesso Federico cade da cavallo e scompare per tre giorni- sconfitta dura a livello psicologico. Barbarossa sa leggere bene la realtà, capisce che quella rivolta non può essere piegata con le armi. Cerca allora un compromesso, si incontra con i rappresentanti della lega lombarda a Venezia nel 1177- tregua di sei anni. A Costanza si accorda con i comuni- nel 1183 si incontrano a Costanza (in svizzera, città imperiale) e viene stipulata la pace cercando un compromesso. Barbarossa ha un problema economico, nell’accordo i comuni pagano all’imperatore una cifra come risarcimento dei danni di guerra, è buffo perché la guerra è stata fatta in Italia- i commerci ne avevano risentito tantissimo. Barbarossa riceve il denaro, in cambio inquadra le città nell’impalcatura istituzionale dell’impero, prevede anche alle città autonome, gli riconosce quei diritti che prima rivendicava per sé. I magistrati eletti dai comuni, consoli, dovevano giurare fedeltà all’imperatore. Non cambiava nulla 41 rispetto al passato- i comuni continuano a esercitare le prerogative che volevano, semplicemente devono pagare e lo fanno volentieri, incassavano moltissime risorse. L’imperatore riconosce la validità delle consuetudini- norme che regolano la vita cittadina che le città si erano date. Suo figlio Enrico sposa la principessa normanna Costanza d’Altavilla nel 1183- segna il passaggio di quel regno nelle mani dell’imperatore. Dalla loro unione nasce Federico II di Svevia, il matrimonio avviene a Milano, città che era considerata centro della ribellione. Matrimonio suggella la pace raggiunta prima. Costanza è figlia di Ruggero II, per questioni dinastiche diventa erede al trono. I tedeschi metteranno le mani sull’Italia meridionale. In mezzo si ritroverà il papato sempre ostile ai tedeschi. Enrico metterà le mani su tutta l’Italia. il fenomeno comunale da questo momento si fortifica, nelle restanti parti d’Europa l’autorità delle città non si afferma per i poteri centrali- si trasformano in vere e proprie città stato, c’è solo riconoscimento formale dell’imperatore che poi scomparirà. Rispetto al resto di Europa c’è controllo del territorio circostante e indipendenza pressochè completa- due punti che differenziano il fenomeno italiano Ogni realtà comunale è realtà a parte, si assomigliano solo alla fine. Ci sono però aspetti che troviamo in tutti i comuni- la magistratura più importante sono i consoli, il numero non è fisso e non è uguale per tutte le città (Bologna ad es. ne ha 5 poi 8). Come tutte le istituzioni comunali sono in corso d’opera, lentamente il processo si perfezione, alla fine la magistratura è ovunque di due consoli. Alla fine tutti i comuni avranno due consoli. Erano scelti nel parlamento, anche la durata del loro mandato varia dalle diverse città. Alla fine si arriva a omogeneità- un anno di mandato. I magistrati del re esercitano il potere fino a quando vuole il re, nelle città il potere della cittadinanza si distingue anche per questo, è modo per controllare queste figure. Quando una magistratura scadeva, venivano controllati dalla sindacatura che ne davano un giudizio, se si capiva che avevano causato un danno, i consoli dovevano pagare. La sindacatura è magistratura peculiare dei comuni. Altra istituzione tipica è l’assemblea (parlamento) fatta dai capi famiglia che hanno interesse a difendere la città. Lentamente si fa spazio la presenza dei consigli, uno maggiore e minore che lentamente esautorano l’assemblea dei cittadini. Possono essere convocati più facilmente, dentro ci sono persone con maggiore dimestichezza, è modo di riconoscere le famiglie più importanti- inizia a formarsi un’oligarchia cittadina. Con la pace di Costanza, passando l’emergenza, iniziano a notarsi delle differenze: tutte le città hanno estromesso il vescovo, è processo lento. Si nota che in quasi tutte le città sono stati costruiti edifici pubblici di solito di fronte alla cattedrale, diventano la sede del potere cittadino- questo è segno che la realtà comunale è diventata irreversibile. Iniziano ad esserci sedi del potere laico. Iniziano a svulupparsi gli statuti 30/10 (registrazione) Comune podestarile: all’inizio nel comune abbiamo due consoli che restano in carica per un anno- vertice della prima fase. Dopo la pace di Costanza quando viene meno il pericolo della vittoria dell’imperatore, all’interno del comune riemergono delle divisioni interni per la conquista del potere e questo porta a un cambio di magistratura- dalle testimonianze sappiamo che è situazione descritta male, si sceglie un podestà esterno non coinvolto nelle divisioni, in realtà i primi podestà sono di origine cittadina, a volte sono affiancati dai consoli. È un sistema complesso e in trasformazione. L’introduzione del podestà che alla fine diventa una figura unica, magistratura che governa con più velocità. Se al vertice ci sono due persone spesso rappresentano istanze diverse, sono portati a confrontarsi- rallentano la decisione. Questo può essere un problema per il controllo del contado- il podestà è figura più operativa introdotta per portare a conclusione questo processo di conquista del distretto. Si nota dopo la pace di C con l’introduzione di queste figure spesso a capo degli eserciti che viene completata la conquista del territorio che apparteneva alla diocesi cittadina presa a modello anche come istituzione civile, questo semplifica molto- c’è confine che limita gli attriti con le città limitrofe. Questo è motivo 42 Consistenza demografica: abbiamo città in Europa molto grandi che sono Milano, Firenze e Parigi di circa 100000 abitanti, la peste del ‘300 porterà via un terzo della popolazione europea, solo intorno al 1500 si tornerà a questi livelli. Sotto abbiamo città di Venezia e Genova, le chiamiamo repubbliche marinare perché gestivano i commerci di circa 90- 100 000 abitanti. Sotto abbiamo Gand, Bruges con 60- 70 000. Londra, Colonia, Barcellona, Bologna, Pisa, Padova, Roma, Napoli avevano circa 30-50 000 abitanti. All’epoca la maggior parte delle città avevano circa 10 000 abitanti, costituivano il corpo grosso del fenomeno comunale. Si arriva a queste cifre perché c’è un grande afflusso delle campagne verso la città. In Germania era diffuso il detto ‘l’aria delle città rende liberi’: il contadino sottoposto ai vincoli si sposta in città ma deve trovare un’occupazione. Ci sono realtà molto vivaci in tutte le aree europee ma l’autonomia di governo c’è solo in Italia. in Europa alcune città esercitano dei poteri ma sotto concessione. Una città con la Francia non potrebbe mai difendere il suo territorio con una guerra. Sopra ci sono gli statuti del re. Le autonomie in Europa sono concesse. Abbiamo rari esempi di tentativi di fare come gli italiani, di conquistare con la forza l’indipendenza, finiscono tutti male. Il più famoso è a Laon nel 1111 in Francia, signoria ecclesiastica, si raccoglie del denaro e si acquista la sua autonomia dal vescovo. Subito dopo il vescovo cambia idea, capisce che può avere problemi con la monarchia che gli aveva concesso di governare quel territorio, il diritto non può essere ceduto. Riacquista il potere e il vescovo viene ucciso- uccisione di un ecclesiastico è molto grave. Il re rimette a posto le cose con la forza, nel 1128 gli concede di governare in autonomia pagando le tasse alla monarchia e rispettando le sue leggi. (non facciamo le crociate- salto sul manuale).  Le signorie Il comune passa da un sistema repubblicano- magistrature elette, ogni città aveva sistemi diversi spesso ingarbugliati, c’è rotazione delle cariche (se uno faceva una carica non poteva farne un altro). A volte si va contro gli statuti ed è segno che si sta andando verso le signorie- Dante parlando di Cesena dice che vive tra tirannia e stato franco, individua la realtà di una città comunale con un podestà che lo era da sei anni contro lo statuto, doveva rimanere un anno solo, è evidente che sta imponendo la sua signoria. Basi del comune con sistema repubblicano: elettività, rotazione delle cariche, scadenze e sindacatura- alla fine del mandato l’operato veniva verificato. Il fenomeno signorile va in altra direzione- all’interno delle città cominciano a venire meno le magistrature, si impone un uomo politico forte definito signore, dalle fonti è detto tiranno- persona che acquisisce sul potere. Bartolo, un giurista, dice che il tiranno è colui che non ha diritto di governare, se c’è autorità che gli riconosce il governo e se governa nell’interesse proprio si è un tiranno. se si conquista il potere in modo illecito si è tiranno, capirlo è fondamentale per classificare le sue azioni. Questo mondo cittadino diventa sempre più complesso, c’è crescita demografica e economica ma si ingarbuglia anche quella politica- frattura del ceto dirigente, divisioni che con i legami clientelari trascinano tutta la fascia cittadina, arriva poi il popolo che pretende di partecipare- lotta di carattere sociale. Da questa situazione si arriva all’affermazione di un signore che può provenire da una fazione sociale o politica. A Milano saranno le fazioni nobiliare a imporre il signore. La situazione cambia da città in città- in buona parte di esse però notiamo la presenza di un signore, non un magistrato eletto ma una persona che ha la forza per imporsi. Spesso il signore prende il potere lasciando intatto il guscio istituzionale, restano le cariche ma il governo reale è nelle mani di uno che non esercita nessuna magistratura. Esempio classico è Cosimo de Medici a Firenze- diventa padrona della città senza essere un magistrato. Scompare lentamente il regime repubblicano, resistono un po’ più a lungo in centro. Spesso la figura si afferma facendo leva sul consenso popolare. 10/11/20 45 (3 domande sull’istituzionale+ 1 domanda sulla parte monografica) (Continuo Le Signorie) La signoria fa parte dell’evoluzione del sistema comunale. Venendo meno il pericolo esterno della pressione imperiale, viene meno anche la solidarietà nel mondo comunale- i comuni si dividono all’interno in parti politiche che spezzano in due l’aristocrazia, frattura che si riversa su tutta la società- le famiglie avevano con la rete clientelare un collegamento con la società, ci si schierava da una parte o dall’altra a seconda dei legami. C’è altra frattura- il popolo che vuole partecipare di più inizia a pretendere cose a danno del gruppo dirigente- frattura tra i magnati (vecchia aristocrazia cittadina) e i nuovi ceti emergenti. Da questi dissidi e da queste turbolenze che spesso si risolvevano con esilio di inter gruppi o in modo armato- es Bologna: i Lambertazzi sono costretti ad allontanarsi, circa 2000 persone. Questo indebolisce il tessuto cittadino e favorisce l’ascesa dei signori- persone che accentrano il potere e trasformano un’organizzazione repubblicana basata sull’elezione delle magistrature, c’è bisogno di un’autorità capace di difendere gli interessi. Questa evoluzione comincia a diventare evidente (governo di una sola persona)- la storiografia definisce il regime signorile quello che molte fonti definiscono regime tirannico- fine della partecipazione che caratterizza la prima metà del XIII secolo. Quest’evoluzione è evidente a partire dalla seconda metà del 200, prima si parla di criptosignorie: primo affermarsi di questo nuovo regime. Il regime signorile si afferma più rapidamente nell’Italia settentrionale, incontra difficoltà al centro. Ogni città trova delle etichette diverse per definire le due parti che sono parti della vecchia aristocrazia urbana composta dai: milites, iudices, mercanti e banchier- persone eminenti. Questa frattura assume dei connotati politici in momenti particolari- alcune città si schierano con Federico II altre col papato durante la crisi del potere svevo in Italia. ora importa il fatto che sono lotte per il potere in ambito cittadino. La soluzione di queste dispute è nella maggior parte dei casi la signoria che esercita il potere a favore della parte più forte. Esempio più classico è Milano, vera metropoli del momento: qui si affermano prima i Della Torre di parte guelfa, solo più tardi ci sono i ghibellini con i Visconti. Entrambe rappresentano degli interessi cittadini. Anche a Ferrara l’affermazione della signoria segue le stesse tappe- gli Este sono di parte guelfa, tradizionalmente si pensa che tutti i tiranni siano all’inizio ghibellini alleati di Fede II, in realtà no. La ragione non è di schieramento ma sta nelle condizioni di ingovernabilità in cui stanno cadendo le realtà cittadine, questo favorisce la presa del poter di un uomo forte. Il signore racchiude i poteri delle magistrature cittadine, spesso assumono le cariche più importanti della magistratura, a una certa esercitano il potere a prescindere della carica. I signori spesso non si accontentando del distretto cittadino ma cercano di andare oltre- molte signorie dal 300 esercitano egemonia su aree regionali. Alcuni signori particolarmente forti come Milano, vanno oltre il limite diocesano, nascono dei veri e propri stati sovra cittadini, realtà che possiamo definire regionale. Si stabilizza quadro con 5 protagonisti: Firenze, Venezia, Roma, Napoli, Milano- quadro politico che arriverà fino alla metà dell’800. Un esempio di questa costruzione è rappresentata dall’affermazione dei Visconti a Milano, non perseguono una politica di espansione ma stanno dando voce alla necessità di Milano di allargarsi, prendono il potere in tutta l’area lombarda e gradualmente conquistano Genova, Bresca, Canton Ticino, Piemonte orientale. Avanzano ancora- l’espansione dei Visconti non segue spesso una logica, nel 1387 prendono signorie di area veneto che erano entrate in crisi (data indicativa) - espansione disordinata ma continua. I Visconti si estendono in buona parte del Veneto, sul finire del secolo si sono impossessati anche di aree centrali (Pisa, Siena, Perugia, Bologna- qui i Pepoli erano in crisi e vendono Bologna ai Visconti). La realtà fiorentina l’unica che si poteva opporre si ritrova circondata dai Visconti. Le grandi alleati di Firenze, Perugia e Bologna sono finite nelle mani di Milano, per questo si pone il problema della sua indipendenza. La forza di Firenze è economica e finanziaria, erano banchieri delle grandi monarchie, non ha bisogno di territori per mantenere l’economia ma deve mantenere il controllo sulla città. Iniziano a pensare a un allargamento in Toscana- il ducato di Toscana 46 sarà governato da Firenze, lo costruiscono come risposta alla minaccia milanese. i milanesi sono visti come tiranni assoluti che minano la loro libertà. La stessa preoccupazione riguarda Venezia la cui ricchezza si basa sui commerci marittimi, non hanno bisogno di un grande stato ma di un’indipendenza, i Visconti arrivano a Mestre e hanno stesso problema dei fiorentini- Venezia apre guerra contro i Visconti, Firenze è alleata- guerra che dura più di 100 anni, il confine Milano- Venezia si sposta continuamente. Questa guerra impedisce a Milano di impossessarsi di tutto il nord. La crescita dell’autorità dei Visconti è consacrata nel 1395 con la concessione del titolo ducale da parte dell’imperatore Venceslao a Gian Galeazzo. Gian Galeazzo porta al massimo l’espansione, crea uno stato regionale molto ampio non pari a quello delle monarchie ma paragonabile al regno di Sicilia. Gian G rappresenta una speranza, Petrarca guarda ai Visconti come coloro che possono ridare un’unione italiana e dare un ruolo all’Italia nel panorama europeo. È potere che nasce con la forza delle armi, l’acquisizione del titolo ducale non aggiunge molto, è riconoscimento formale- Gian G diventa un principe dell’impero ma il suo potere deriva dalle armi. Paga per il riconoscimento. Quando Gian G muore nel 1402 c’è una regressione del potere visconteo. I suoi figli non sono all’altezza, questo tentativo di espansione muore con lui. Nel 1447 finiscono i Visconti- Filippo Maria muore senza eredi, Milano cerca di recuperare la vita cittadina, il patriziato delle antiche famiglie promulgano un regime repubblicano- Repubblica Ambrosiana, si devono affidare a un capitano di ventura- Francesco Sforza che farà valere la forza delle armi, si imporrà come nuovo signore di Milano. Sforza era anche genero del defunto Visconti. È esempio del capitano di ventura che si trasforma in signore, è capostipite della nuova famiglia dei Visconti. Esempio simile è Braccio da Montone di Perugia che nel 1416 si impadronisce della città, crea uno stato signorile a cavallo tra Umbria e Abruzzo. Mentre lo stato degli Sforza sopravvive ai suoi fondatori, il potere di Braccio finisce con la sua morte. Abbiamo altre esperienze signorili: Gonzaga a Mantova, Este a Ferrara. La situazione è più ingarbugliata in Romagna e Marche, c’è ascesa di tante signorie che solo raramente raggruppano più città. Alla fine sopravvivono quelle realtà in cui il potere viene preso da alcune famiglie. Esempio classico è Venezia: si decide di escludere alcune famiglie dal potere, ci si chiude rispetto alle novità: la famiglie che hanno governato fino ad adesso manterranno il potere ma si escludono le famiglie che si arricchiscono e arrivano dopo, si forma così un elite ereditaria (serrata del maggior consiglio del 1297), il Maggior Consiglio è organo principale, il potere esecutivo è nelle mani del doge ma il maggior consiglio lo assiste, ci possono entrare solo le famiglie che hanno avuto un esponente dentro questo organo. Qualcosa di simile avviene a Genova con chiusura dei ceti emergenti. Caratteristica del comune era invece stata questa: consentire la partecipazione, a un certo punto questa possibilità viene negata. Tutte le realtà repubblicane che si riformano in senso oligarchico sono sopravvissute, quelle che hanno mantenuto la partecipazione sono fallite- Firenze dove si afferma il potere dei Medici e l’accesso al potere ad ampi strati della popolazione diventerà solo una chimera. Questi signori si affermano soprattutto perché riescono a condensare su di loro un consenso molto ampio, rappresentano gli interessi di un’ampia fascia di popolazione, l’autorità si mantiene grazie al consenso- i Visconti fanno gli interessi della popolazione milanese, l’espansione porta ricchezza alla gente. C’è interesse comune tra il signore e buona parte della città. Spesso i signori difendono il bene comune, si dice più di quel che facessero i magistrati. Salutati di Firenze accusa i Visconti di togliere la libertà, la risposta del cancelliere dei Visconti è dura: dice che sono i fiorentini i veri tiranni. Quando c’è rafforzamento di questo potere c’è anche ereditarietà- il potere passa dal padre al figlio. 1454: Pace di Lodi, tutte le realtà dell’Italia per volere di Lorenzo il Magnifico si fermano le ostilità. L’affermazione del regime signorile è garantita dal consenso. Notiamo poi un mutamento della politica signorile- chi si era affermato col consenso inizia a esercitare un regime dispotico, non riescono più a garantire la pace che era l’obiettivo della comunità urbana, per questa aveva anche rinunciato alla 47 Un sovrano che segna una svolta è Filippo II Augusto (1180- 1223) - si appoggia alle forze cittadine contro le forze feudali e incontra il primo grande ostacolo all’affermazione centrale: i Plantageneti, famiglia feudataria di metà della Francia che si ritrovano ad essere i re d’Inghilterra- signore feudale che governa metà della Freancia ed è anche sovrano. I Plantageneti sono i Conti d’Angiò, padroni della metà occidentale. È signore autonomo in quanto re d’Inghilterra, Filippo cerca di risolvere il problema approfittando della questione feudale: Giovanni Senzaterra è accusato di aver fatto soprusi, viene chiamato nella corte francese a rispondere in tribunale ma essendo re d’Inghilterra non si presenta. Lo dichiara colpevole e Filippo comincia a sequestrare i suoi territori. Ricorre quindi al giudizio senza ricorrere alle armi- ci sarà poi campagna militare che strapperà a Giovanni molti territori. Momento fondamentale è battaglia di Bouvines nel 1214 dove l’esercito francese sconfigge quello del re inglese che conserva sul territorio francese solo l’area di Bordeaux. Il re di Francia ha come alleato Federico II che sarà re di Germania, con gli inglesi c’è Ottone IV. Con la vittoria si risolvono anche questioni del mondo tedesco. Con la battaglia si affermano i Capetingi a danno dei Plantageneti. I territori a est della cartina erano considerati dell’impero e non francese. Filippo Augusto aumenta molto i territori reali, i feudi del re d’Inghilterra vengono ridimensionati. All’Inghilterra rimane solo la Guascogna, area importante dal punto di vista economico grazie al porto di Bordeaux, da qui partivano i famosi vini francesi per l’Inghilterra, bevanda più importante del Medioevo. C’è superamento della frammentazione signorile, questo da impulso al commercio perché vengono meno molti dazi dei signori che rallentavano molto. La monarchia facilita lo spostamento delle merci, motivo per cui la borghesia la sostiene. Viene eliminato il pericolo inglese, emergono nelle fonti gli organi di governo specializzati del re (consiglio del re, camera dei conti- questioni finanziarie, parlamento- diventerà i cosiddetti ‘Stati generali’). Su tutto il territorio vediamo una rete dei burocrati controllati dal re, questo avviene perché il re è in grado di pagarli perché ha acquisto risorse. Al posto dei prevosti troviamo i balivi e i senescalchi a capo di circoscrizioni stabili, vengono create provincie. Luigi IX il Santo, governa dal 1226 al 1270, periodo importante perché si verificano fenomeni decisivi: conquista delle regioni meridionali. Approfitta della situazione religiosa che si era qui creata, si era diffusa a tutti gli strati sociali l’eresia catara. Le eresie nel Medioevo erano molte ma quella catara si diffonde in modo capillare in tutti gli stati: dalle elite di governo al popolo. Nelle aree del sud moltissime persone si ritrovano in questo credo. Il problema fondamentale per la religione tradizionale è che ci sono due principi della stessa importanza: bene e male. Nel cristianesimo c’è una figura che rappresenta il male ma non ha la stessa importanza di Dio, è essere inferiore, nell’eresia ci snon questi due principi, i catari rispondono al principio del bene mentre gli altri sono destinati alla dannazione (idea manichea). Innocenzo III aveva bandito una crociata (focalizzarsi su lui, Bonifacio VIII, Gregorio VII). La corte capetingia approfitta della crociata per conquistare quest’area, eresia diffusa soprattutto a Tolosa. Con questo espediente si conquista la Francia del sud. Carlo d’Angiò, fratello di Luigi che governava solo la corte d’Angiò- feudi prima dei plantageneti. Carlo ha ottenuto il governo d’Angiò, sposa Beatrice di Provenza, quarta figlia del conte di Provenza che governa tutta quella regione. Carlo diventa così anche conte di Provenza, la corte francese inizia a espandersi. (diritto longobardo- divisione tra i figli, diritto francese- tutto al primo figlio). La forza del re di Francia la troviamo affermata in un’opera di un commento giuridico: ‘il re di Fr nel suo regno è principe e sovrano, non riconosce nessuna autorità’. Nessuno può intervenire nel regno di Francia- è la prima volta che troviamo affermata questa indipendenza rispetto ai poteri universali. Con Luigi procede il rafforzamento dle potere centrale, si mettono le mani su aree nuove soprattutto in meridione (Tolosa- Provenza). L’appellativo il santo è per il suo fervore religioso- muore in crociata. Nel 1255-56 Carlo d’Angiò parte per l’italia, si scontra con Manfredi e diventa re di Sicilia, aveva un’ambizione unica- la conquista del sud Italia è solo primo passo per conquista mediterranea. Ci sarà crociata da lui appoggiata per la terra santa, prima rimette ordine in Tunisia. 50 Filippo IV il Bello- terzo sovrano importante. Regna tra fine del 2 e inizio del 300, è il sovrano che raggiunte apice del rafforzamento del potere regio. C’erano stati problemi dinastici- recupero della metà occidentale della Francia, il re d’Inghilterra ricontrollava territori estesi e lui risolve con la guerra che inizia nel 1295- nota come piccola guerra dei cent’anni. C’è veloce riconquista dei territori inglesi ma Filippo non riesce a mettere le mani sulle Fiandre, area importante economicamente legata all’Inghilterra, qui si lavoravano le lane prodotte in Inghilterra. Le Fiandre sostenute dalla motivazione economica riescono a bloccare Filippo. Importante è il passaggio ideologico promosso da Filippo- il re di Francia si sente indipendente, Filippo farà passo ulteriore: il re di FR non è sottoposto a nessuno. Questo si vede in due circostanze che lo porteranno a scontrarsi con Bonifacio VIII, colui che più di tutti rivendica il potere temporale e spirituale del papa. È impegnato in guerra contro gli inglesi- ha bisogno di risorse e decide di appropriarsi dei beni del clero, prima c’era una piccola imposta, la decima, sui beni che finiva a Roma- Filippo confisca queste tasse, Bonifacio lo scomunica. (stessa cosa di Edoardo d’Inghilterra che non reagisce). Filippo reagisce accusando il papa, appoggia i suoi avversari come i Colonna. Giunge a convocare il papa a Parigi per rispondere alle accuse, non solo non gli riconosce autorità ma vorrebbe sottometterlo. Viene arrestato il vescovo giudicato da un tribunale regio, il papa reagisce promulgando la bolla Unam Sanctam nel 1302- vicenda che si conclude con lo schiaffo di Anagni. Luigi lascia il regno al figlio maggiore Luigi X che muore poco dopo, la corona passa a Filippo V un ragazzo, muore senza lasciare eredi- potere nel terzo figlio Carlo IV che morirà, non ci sono più eredi. Sarà Edoardo III a volere la corona d’Inghilterra. In realtà non sono inglesi VS francesi ma è stesso mondo, sua madre è figlia di Filippo IV. C’è ad ogni generazione un matrimonio tra Plantageneti e Capetingi. L’aristocrazia gli oppone Carlo di Valois. 12/11 Guerra dei Cent’Anni- 1337-1453. Francia e Inghilterra rappresentano un mondo unico, molte famiglie aristocratiche inglesi hanno nomi francesi, si sono spostati in Inghilterra dopo la conquista di Guglielmo, poi con la dinastia con i conti d’Angiò- si pesca continumanete negli elementi della dinastia francese, la stessa famiglia regnante è francese collegata con quella dei Capetingi. Questo mondo che sembra unitario- i Plantageneti dopo l’estinzione del ramo principale vogliono il trono francese, a seguito della guerra prendono le distanze. Scoppia la guerra nel 1337, buona parte del mondo francese si riorganizza attorno al ramo cadetto dei Valois, Carlo di Valois si scontra con Edoardo. La guerra vede tre fasi, la prima è la più cruenta, sconti più famosi: Crecy, Poiters 1356- i francesi sono ancora legati alla cavalleria pesante feudale, gli inglesi a quella leggera- battaglie importanti per le innovazioni militari. La cavalleria pesante ha effetto dirompente ma è difficilmente manovrabile. Si evolve la tecnica militare, alla fine della guerra saranno introdotte le armi da fuoco. Cambierà anche l’utilizzo di gruppi di mercenari, prima usati in modo episodico, ora diventeranno la parte fondamentale. Gli inglesi sbarcano in Normandia che controllano, attraversano i domini francesi, arrivati in Aquitania si rimbarcavano. I francesi sono pesantemente sconfitti. Questo porta allo stipulo di una pace- tregua a Bretigny: Edoardo rinuncia al trono ma ottiene terre e denaro, può comportarsi da sovrano in quella zona francese che già controllava. La Francia è in posizione di debolezza. La guerra dopo 15 anni riprende- il re Carlo V riorganizza le sue forze per prepararsi a una nuova pretesa inglese. Alla morte di Carlo sale il figlio Carlo VI con problemi di sanità mentale, questa condizione lo rendeva incapace di governare- la corte si spacca, nascono due partiti: armagnacchi (Armagnac è contea del sud) fazione capeggiata da duca di Orleans, altra fazione col duco di Borgogna conosciuta come duchi di borgognone. Questo porta a spaccatura, non si combattono gli inglesi in modo unitario, i borgognoni addirittura a volte favorirono le truppe inglesi. Questo porta a successo militare inglese: scontro a Azincourt nel 1415. Si arriva alla fase conclusiva che cambia la situazione, si apre con il trattato di Troyes: Carlo a fronte della debolezza francese, non avendo più forze, riconosce la vittoria e cede la corona a Enrico V di Lancaster (la dinastia inglese si è divisa in due rami), Enrico V alla morte di Carlo sarebbe diventato re di 51 Francia. A questa situazione i francesi cercano di opporsi, soprattutto il Delfino- in Fr il figlio primogenito portava questo titolo perché aveva il Delfinato, regione della Borgogna. Carlo VII vuole opporsi ma non ha una grande forza, vive il dramma della divisione interna. Nel 1429 compare Giovanna d’Arco- le donne non si occupavano apertamente di politica e di questioni militari, lei si presenta alla corte del Delfino, sostiene di avere avuto da Cristo l’incarico di salvare la Francia, convince Carlo che gli affida un esercito con cui riesce a riscuotere dei successi evidenti: liberazione di Orleans, città a ridosso di Parigi- gli inglesi l’avevano presa ma erano stati circondati dai francesi circondati a loro volta da altro esercito inglese. Giovanna libera quella città. Questo la fa diventare un’eroina, l’anno successivo nel 1430 venne catturata dagli inglesi, venne arsa sul rogo accusata di eresia- per l’epoca una ragazza che dice di aver parlato con Dio appare blasfema. La Chiesa è sempre stata attenta a controllare la veridicità delle visioni. Giovanna ha comunque ridato una speranza a Carlo e all’esercito, Carlo si dimostrerà poi più deciso – Carlo raggiunge un accordo con la casa di Borgogna, i francesi tornano a fare scontro unico contro gli inglesi, le guerre hanno compattato lo spirito di identità. Ha cementato lo spirito nazionale. Gli eserciti di Carlo senza grandi scontri- nella guerra le aristocrazie militari si erano dissanguate, le generazioni mature erano cadute moltissime, alla fine della guerra la componente dei mercenari aumenta, c’erano molti più denari, le casse francesi e inglesi erano però rimaste vuote. L’esercito francese lentamente recupera molto terreno occupato dagli inglesi- riconquistano due terzi. Si ricorda la battaglia di Castillon- ultimo scontro militare di un certo rilievo, le truppe francesi entrano a Bordeaux città che era sempre nelle mani inglesi. Non ci sarà mai un trattato, gli inglesi dopo la battaglia rimarranno solo a Calais, posto che gli consentiva di controllare la Manica, rimarrà nelle mani inglesi fino alla metà del ‘500. PLANTAGENETI I fenomeni di accentramento del potere non riguardano solo la Francia, l’Inghilterra era stata conquistata dai duchi di Normandia, dinastia che si estingue con Enrico I ma sua figlia Matilde sposa il conte d’Angiò da cui nasce Enrico II- i conti d’Angiò sono conosciuti come plantageneti, avevano come simbolo la ginestra ‘genè’. Enrico II aveva sposato Eleonora D’Aquitania che gli porta un vasto territorio francese. Nelle mani della nuova dinastia si forma un territorio immenso in Francia, i Capetingi controllavano direttamente un territorio più piccolo. Alla fine della situazione dinastica esce vittorioso Enrico II Plantageneto, conte d’Angiò che diventa re d’Inghilterra, aveva vinto una vera e propria guerra civile. La monarchia si era indebolita, Enrico lo capisce e prevede un rafforzamento del potere centrale che porta l’Inghilterra in posizione simile a quella francese. Pianifica il recupero dei castelli demaniali distribuiti in tutta l’Inghilterra, ceduti ai grandi feudatari. Enrico torna ad avere una rete di fortificazioni su tutto il territorio aumentando il controllo, istituisce un rapporto con baroni ed ecclesiastici coinvolgendoli nelle grandi decisioni, i ceti eminenti stavano attenti alle imposizioni fiscali- volevano una parola quando c’era nuova leva fiscale. Il re coinvolge i ceti che detengono potere, questo rende la dinastia regnante più solida. Si realizza anche il processo di rafforzamento del potere centrale e delle periferie- abbiamo organi centrali inglesi con compiti e sedi definite (oggi li chiameremmo ministeri), questa è la curia regis. Allo tesso tempo abbiamo una rete di funzionari che aiutano il re nella gestione delle province, c’è rafforzamento di Londra come capitale. Stesso processo francese. In Inghilterra gli ufficiali sono chiamati sceriffi. Il re usa anche giudici itineranti a coppia che amministrano la giustizia del re. Lo sceriffo è rappresentante del re nella provincia. In questo contesto c’è l’emanazione della Magna Charta Libertatum. Questo processo di rafforzamento finisce col danneggiare i baroni, ci si appella alla giustizia del re contro quella dei baroni. C’è opposizoone baronale che sfocia nel compromesso della Magna Charta. Riccardo cuor di Leone fu un disastro nel governo, andava in giro come un qualunque cavaliere in Francia. È ricordato come un grande cavaliere che andò in crociata. Fu catturato dal duca d’Austria e si dovette pagare molto per liberarlo, con lui però i baroni avevano ripreso dei privilegi. Alla sua morte quando con Giovanni Senza terra si tenda di evitarli i baroni si oppongono. È documento che 52 dell’Italia centro settentrionale. Riorganizza anche il potere a sud: promulga nel 1231 le costituzioni di Melfi. 17/11/20 1245- Fede II scomunicato dal papa, in Italia meridionale il suo potere non fu messo in discussione (cancelliere Pier delle Vigne). 1247- incendio della cittadina di Vittoria, cittadina costruita per gestire l’assedio di Parma voluta da Fede II, questo fu smacco propagandistico. Nel 1249 c’è sconfitta a Fossalta, Enzo che governava l’Italia è imprigionato. La sua cattura fu un altro grave colpo per l’impero. Nel 1250 Federico II muore. Nell’Italia settentrionale viene meno il controllo imperiale, alcune signorie rimanevano legate al partito imperiale che però si ritorva senza guida. Nel regno di Sicilia alla morte di Fede II il primogenito ed erede è Corrado IV che però muore nel 1254, egli aveva ereditato il titolo di re di Germania, era destinato ad essere imperatore e re di Sicilia ma sopravvive pochissimo. Non riesce a porsi come capo del ghibellinismo. Acquisisce sempre più potere un figlio naturale di Federico che è Manfredi, all’inizio si presenta come rappresentante di Corrado con cui non aveva buoni rapporti. Corrado aveva lasciato un figlio piccolo, Corradino lasciato nelle mani della madre e del secondo marito perché ossa aspirare all’impero. Ora però è troppo piccolo. Corrado IV in Italia non si era imposto, cosa che riesce a Manfredi che all’inizia si presenta come suo tutore. Il re di Germania è regno elettivo, quello siciliano è ereditario- doveva passare a Corradino. Manfredi si fa incoronare re di Sicilia ed esercita il potere. Lui è importante perché si presenta alle forze del ghibellinismo nell’Italia centro settentrionale- i capi delle signorie ghibelline erano rimaste senza punto di riferimento. Manfredi interviene militarmente a sostenere le fazioni- è famosa la battaglia di Montaperti (1260), segna la rivincita delle forze ghibelline in Toscana, c’è sconfitta pesante dei guelfi, il capo dei guelfi fiorentini era Farinata. Firenze era ganglo del potere guelfo. la città passa in mano ai ghibellini. Manfredi sostiene le fazioni ghibelline. Dopo Montaperti sembra che sia in grado di prendere il sopravvento nell’Italia dei comuni. Il papato si ritrova davanti a problema tradizionale- Italia del nord e del sud potevano essere governate dalla stessa persona, cosa che creerebbe una pressione sui domini pontifici. Il papato si batteva contro Manfredi. Nel 1265 Clemente IV cerca un campione che si possa battere contro Manfredi e coaguli insieme i partiti guelfi, la scelta del pontefice cade su Carlo d’Angiò- fratello di Luigi IX il Santo (capetingi)- la contea d’Angiò era regione importantissima della Francia del sud. Carlo ha dei feudi che gli garantiscono delle risorse economiche con cui può tentare di sconfiggere Manfredi. Il papato aveva problema del non avere un esercito a disposizione e dei comandanti. Carlo scende in Italia e nel 1266 si scontra con Manfredi a Benevento, c’è brutto risvolto per le truppe Sveve, Manfredi viene ucciso in battaglia. Il re avrebbe dovuto evitare, non è un cavaliere, poteva ritirarsi. Carlo d’Angiò incoronato re di Sicilia a Roma dal pontefice già prima, ora lo diventa a tutti gli effetti. Corradino decide di tentare l’avventura, parte dal mondo tedesco doveva viveva protetto, con pochi cavalieri entra in Italia, raccoglie contingenti schierati da parte ghibellina (Pisa soprattutto, avversaria di Firenze guelfa)- 1268 battaglia di Tagliacozzo contro Carlo, Corradino è sconfitto e costretto alla fuga, riesce a raggiungere il litorale laziale dove verrà catturato, è condannato a morte. Il regno di Sicilia verrà governato dalla dinastia degli angioini, ramo cadetto del regno francese. Compaiono aspetti di cattivo governo, Carlo non mirava alla Sicilia ma voleva impero mediterraneo. Nel 1204 una crociata che doveva liberare Gerusalemme c’era stata conquista di Bisanzio- fine regno bizantino. Il Mediterraneo era quindi in situazione precaria e Carlo vuole riconquistare terreno in Grecia e Gerusalemme. Aveva però bisogno di risorse: francesizzazione delle strutture feudali, eccessiva fiscalizzazione, trasferimento della capitale da Palermo (capitale sia con normanni che con gli Svevi) a Napoli. I siciliani si ribellano al regno angioino- rivolta del Vespro del 1282 che si risolve con la cacciata 55 dai francesi dall’isola. In realtà dietro ci sono i bizantini che temono la politica egemonica di Carlo e sostengono economicamente la rivolta e Pietro III d’Aragona che sta cercando di portare avanti un progetto simile a quello di Carlo, guarda però di più al Mediterraneo occidentali. Catalani e aragonesi erano diventati grandi commercianti- voleva le grandi isole (Sardegna e Sicilia). La rivolta non scoppia in modo spontaneo. Pietro interviene subito con la sua flotta. Quando inizia la rivolta parte con l’esercito, da soli i siciliani non avrebbero resistito. Per gli angioini diventa impossibile tentare una rivalsa, cedono il governo sulla Sicilia a Pietro III, aveva sposato la figlia di Manfredi, è visto come rappresentante del potere ghibellino. Non si arresta però alla Sicilia- inizia guerra molto sanguinosa, gli aragonesi cercano di conquistare Calabria e Campania. Nel 1302- pace di Caltabellotta mediata da Bonifacio VIII, la Sicilia è riconosciuta a Pietro (re di Trinacria), alla sua morte sarebbe stata riconsegnata agli angioini, cosa che non avviene. Si ferma la fase più cruenta. Questo però ostacola il progetto di Carlo, non potrà portare avanti il tentativo di fare impero mediterraneo. Gli angioini governeranno l’Italia del sud continentale fino agli anni 40 del 400.1440- dopo una guerra Alfonso d’Aragona conquista Napoli e tutti il regno.  La crisi dei poteri universali: il declino dell’impero L’Imperatore pensa di essere il sovrano di tutto il mondo cristiano quando invece governa solo alcuni territori, è in concorrenza con il papato che stava elaborando una dottrina parallela ma antitetico- l’unico sovrano spirituale e temporale sul mondo cristiano è il papa. Questo modo di pensare entra in crisi molto profonda già con Fede II, si concluderà come scomparsa dell’impero come protagonista della politica. È argomento trascurato nel manuale. Protagonisti del Medioevo sono papato e impero, quando entrano in cirisi entrano nuovi protagonisti: città e monarchie. CARTINA slide: decenni finali del Medioevo- ogni colore è unità politico- territoriale che in teoria dipende dall’imperatore ma in realtà è indipendente. All’inizio la Germania era divisa in 4 macro ducati etnici, la frammentazione del mondo tedesco ha inciso molto sul protagonismo di quest’area. Ci sono comunque grandi principati- Austria degli Asburgo, Boemia. Il territorio imperiale sarà frammentato tra moltissimi protagonisti. La costruzione del potere centrale non trova applicazione in Germania che rimarrà frammentata per tutta l’età moderna. Conosce unità solo dopo la metà dell’800. L’Imperatore rappresenta un potere che non riesce a farsi rispettare. Passerà agli Asburgo. Il sogno dell’impero universale è infranto. Punto di partenza della crisi è governo di Fede II- per risolvere i problemi dell’Italia del nord trascura le questioni tedesche. È portato a concedere sempre maggiore autonomia ai principi territoriali a danno del demanio dell’impero. Fede non si oppone perché non vuole problemi in Germania, non vuole che i principi lo ostacolino e se ne debba occupare distogliendolo dall’Italia. i principi hanno interesse a perseguire la loro autonomia. La situa diventa delicata con la scomunica di Fede- molti principi (gli Svevi sono radicati in Svizzera, andando verso nord il loro potere è più debole) del nord se ne approfittano. Nel 1246 eleggono un anti re nella figura di Enrico Raspe, langravio di Turingia. Viene contrapposto a Fede II ma non gli creerà grandi problemi, concedendo privilegi ai principi non avrà problemi. Alla morte di questo Enrico i principi dissenzienti invece di cercare una riappacificazione con l’imperatore eleggono un nuovo anti re, principe del nord- Guglielmo d’Olanda. Già a seguito della scomunica il suo potere si logora. Quando Fede muore aumentano i principi che riconoscono l’autorità di Guglielmo, alla morte di Corrado è riconosciuto come re romano. Guglielmo d’Olanda è un piccolo conte, non è paragonabile a un imperatore. Ha poche risorse economiche. I principi scelgono queste figure per fare i loro interessi, non ostacolano il processo di emancipazione. La situa precipita alla morte di Guglielmo, si riuniscono per eleggere il successore, il collegio si dividono- voti pari tra Riccardo di Cornovaglia e Alfonso X di Castiglia. Nessuno dei due ha una base di potere efficiente. È periodo conosciuto come Grande Interregno. Sono tutti re fittizi. È fatto iniziare o dalla scomunica di Fede o dalla sua morte o da quella di Corrado. I 7 principi si riuniscono una prima volta, sono 4, eleggono Riccardo, i 4 assenti si riuniscono una seconda volta ed eleggono Alfonso. I principi elettori hanno interessa a rallentare l’affermazione del potere centrale- o eleggono più re o eleggono chi non ha potere. Al momento della 56 doppia elezione non c’è una norma per l’elezione- per tradizione si era affermata una curia di 7 principi- vedi slide. Boemia è regno slavo incorporato nel mondo tedesco, il suo re partecipava alle elezioni ma non poteva essere eletto. Sono sempre questi 7, non è norma ma tradizione. Si dividono 4 contro 4 perché il re di Boemia vota due volte. Questo stato caotico garantisce il potere territoriale dei principi. Questa situazione non faceva comodo a tutti come le grandi città tedesche come Amburgo e Brema che avevano fatto fortuna controllando i commerci sul Baltico. Questa ricchezza commerciale ha bisogno di sicurezza e protezione, la frammentazione danneggia le realtà borghesi. Rodolfo d’Asburgo è esponente di una famiglia di piccoli conti di montagna, non è personaggio particolarmente potente ma comunque tedesco- non è minaccia per gli altri principi. Rodolfo d’Asburgo (1273- 1291) è in grado di capire questo mondo. Non è un imperatore, non è incoronato dal pontefice. È debole ma molto intelligente, sa che deve accrescere il potere della sua famiglia e mettere le mani su territori importanti. Capisce che il ruolo universale dell’imperatore non riesce ad esercitarlo, gli imperatori iniziano a disinteressarsi delle questioni italiane (rimprovero di Dante), deve trovare un compromesso con il papato, essendo disinteressato all’Italia il papa non lo teme. Rodolfo restituisce alcuni territori italiani al papa (la Romagna, Bologna, contea di Beltimoro sono attribuite al papa). Rodolfo così ottiene in cambio la promessa di essere incoronato imperatore, cosa che non verrà mai realizzata perché non riesce a scendere in Italia. suo figlio diventerà marchese d’Austria- feudi molto compatti di cui si appropria. Da questo momento gli Asburgo creano la base per il loro potere, per questo riescono a diventare protagonisti del mondo tedesco. Tenterà anche di assicurare la successione dinastica del regno di Germania, doveva infatti guadagnarsi il consenso dei principi e tenta di fare riconoscere l’ereditarietà del titolo, in questo sarà fallimentare (opposizione dei principi che eleggevano il re di Germania e del pontefice). Altro problema non risolto è il rapporto tra il sovrano e i principi, vorrebbe controllare le entrate fiscali, i territori e l’arruolamento ma non riuscirà perché questi ormai hanno acquisito un’indipendenza. I principi scelgono poi come re il conte Adolfo di Nassau (1292-1298) che non ha base territoriale adeguata. Si scontra con Bonifacio VIII. La situazione degenera per i conflitti continui, i principi si ribellano e appoggiano Alberto d’Asburgo figlio di Rodolfo che viene riconosciuto come re di Germania- c’è scontro don Adolfo che perde la vita in battaglia di Gollheim. Alberto viene confermato come re di Germania. Bonifacio si schiera anche contro di lui, gli rimprovera l’elezione illegale solo perché i tedeschi non hanno chiesto autorizzazione a questo papa che voleva mettere becco dappertutto. Bonifacio capisce anche però che questo re debole può essere usato come una sua pedina, si riavvicina perché vuole un alleato contro Filippo IV il Bello. Si arriva a dichiarazione di Alberto- promissio di Norimberga: è grande vittoria del papato sull’impero, Alberto in cambio della promessa dell’incoronazione imperiale accoglie tutte le richieste del papa. Alberto riconosce la supremazia del pontefice. Nessun imperatore si era piegato fino a questo punto. Bonifacio morirà nel 1303 senza averlo incoronato. Si arriva poi all’elezione di Enrico VII. Nel 1308. C’erano tre pretendenti- Carlo di Valois, Federico il Bello d’Asburgo e lui, propendono per lui perché è candidato meno forte. Fede il Bello è titolare di uno dei principati più forti. Vuole riportare la pace sull’area italiana, entra a Milano dai Visconti (ghibellini) i guelfi Della Torre erano stati espulsi- impone alla città di ridare i beni ai Della Torre, vuole pacificare la situazione in Italia. 19/11/20 Il comportamento dei principi elettori mira a conservare questa autonomia- scelgono re a volte insignificanti. Enrico VII come Rodolfo cerca di aumentare i suoi territori, si appropria del principato slavo della Boemia, era slavo ma era stato inglobato nel mondo tedesco da molto tempo- il re di Boemia era uno dei principi elettori. Attribuisce questo territorio a suo figlio Giovanni, i Lussemburgo da adesso saranno anche re di Boemia, territorio vastissimo, uno degli stati tedeschi più importanti, è anche molto compatto per la forte identità etnica. Nel 1313 Enrico nel pieno della sua campagna italiana, si era fatto incoronare e stava preparando la spedizione contro d’Angiò- riferimento dei partiti 57 Imperatori Asburgo- non da ricordare (Alberto II, Federico detto il Bello, Massimiliano I, Carlo V che rilancerà il ruolo dell’impero. Gli Asburgo manterranno il titolo imperiale. Il titolo resta in piedi fino all’età napoleonica.  La teocrazia papale Gregorio VII- il papa deve esercitare la pienezza dei poteri, questa mentalità è indicata col termine teocrazia che attribuisce l’esercizio dell’autorità temporale alla gerarchia ecclesiastica, etichetta che denota l’idea secondo la quale il potere viene da Dio. La mentalità dell’imperatore non è molto diversa, ritiene di svolgere un ruolo sacro, il suo potere è convinto venga da dio, è forma di teocrazia anche quella. Il pontefice rappresenta il vicario di Cristo. Innocenzo III- gli viene affidata la protezione di Federico II, con lui per la prima volta il papa si presenta come il vicario di Cristo sulla terra, prima si proclamava solo come successore di Pietro. In quanto tale è al vertice della struttura ecclesiastica, stessa cosa anche con l’idea precedente ma può intervenire anche secondo Innocenzo negli affari privati dei singoli e negli affari pubblici per ratione peccati- il papa per questo può intervenire su tutte le vicende. Il papa afferma la possibilità di intervenire sul potere reale. L’azione di Innocenzo si rifà a queste idee. Quando muore Enrico VI e l’impero è vacante ne approfitta per ergersi ad arbitro nella contesa del successore e favorisce Ottone, non vuole che Germania e Palermo siano nelle mani di una sola persona, attribuisce così il trono siciliano a Barbarossa. Recupera i domini del centro, consacra Ottone imperatore e si fa promettere che non avrebbe ostacolato il recupero dei territori della curia papale. Federico si reca poi in Germania dove recupera consenso, scalza Ottone ma ormai Innocenzo sarà morto. Nel 1215 convoca il quarto concilio lateranense- importante perché si prendono decisioni su molte questioni. 20/11/20 Concilio lateranense perché svolto in San Giovanni Laterano, Innocenzo III diede disposizioni molto importanti. Prende disposizione contro gli eretici, soprattutto catari disposti nella Francia meridionale, chiama gli eserciti nel sud determinando una svolta nella Francia- da questo momento si procede a un’unificazione più compatta. Altra eresia colpita è quella valdese, diffusa soprattutto sulle vallate alpine, puntava alla povertà delle origini della Chiesa. Viene ribadita la superiorità papale sulle altre sedi- Costantinopoli (1054- nascita della chiesa ortodossa che Roma non ha mai considerati). Vengono uniformate le regole degli ordini religiosi sull’esempio dei cistercensi. Nasce in questo periodo il movimento francescano che sarà a cavallo tra ortodossia e eresia. Il papa capisce che può creare problemi, vuole regolamentare gli ordini. I cistercensi sono branca di ordinazione benedettina che risente di una forte crisi, all’interno nascono ordini rinnovati come i cistercensi. I benedettini tradizionalmente erano comunità che vivevano fuori dal mondo urbano, gestivano i territori, sono legate al mondo contadino ma ora la società era cambiata. I nuovi ordini cominciano ad essere consapevoli dell’importanza delle città- nasceranno grandi ordini: francescani e domenicani che si insinuano nella città. Viene concesso agli ebrei la possibilità di prestare del denaro ottenendone in cambio un interesse, nella mentalità cristiana tradizionale il prestito doveva servire solo per essere d’aiuto, cosa che minava la struttura economica. Si cerca di tenere fuori il mondo cristiano dal prestito con interesse, questa possibilità viene riconosciuta agli ebrei proprio perché non erano cristiani. Innocenzo III riesce a gestire la successione imperiale di Enrico VI, per alcuni è padre di stati pontifici- crea e organizza i domini pontifici dividendoli in vicariati governati da una persona da lui scelta. Crea una struttura su cui nascerà lo stato pontificio. Dopo Innocenzo i papi si schierano con le città contro l’imperatore. Clemente IV e i papi francesi si espongono contro gli Hoestawfenn e favoriscono d’Angiò. Dopo una serie di papi francesi, viene scelto Gian Gaetano Orsini, un papa romano che governa per pochissimo, Dante lo ricorda come nepotista. Papa col nome di Niccolò III, governa per poco tempo. In realtà è papa importante che fa a progredire la compagine imperiale- nel 1278 ottenne dal re dei 60 romani Rodolfo la consegna della Romagna e di Bologna, il pontefice espande il suo governo in quest’area in cambio di una possibile incoronazione imperiale. Fece riparare il palazzo laterano, costruisce la scala santa. Inizia a costruire a ridosso di San Pietro un palazzo che diventeranno poi la sede. Questo perché gli Orsini controllavano questa zona. Le grandi famiglie controllavano interi quartieri, la città aveva perso la sua unitarietà. Vietò agli stranieri di ricoprire cariche civili a Roma, gli Angioini diventano il riferimento dei ghibellini. Buona parte delle città del nord hanno podestà inviati da Carlo, questo avviene anche a Roma- il senatore era lo stesso Carlo che governava Roma tramite un barone. Il suo potere si era espanso, Niccolò III cerca di limitare questo potere- vuole recuperare il controllo di Roma. Niccolò limita la penetrazione angioina- manda un nipote a governare la Romagna. L’obiettivo è recuperare un controllo diretto. Accetterà la posizione dei francescani rispetto alla povertà, si stava creando nel loro mondo un problema per quel che riguarda il possedere i beni. Mettevano in difficoltà il mondo cristiano e la chiesa che possedeva bene. Niccolò trova un compromesso dicendo che tutti i beni dei francescani sono di proprietà della Chiesa. Niccolò III è papa trascurato. Alla sua morte è eletto Girolamo Masci, governerà per poco, fu generale dei francescani- papa con il nome di Niccolò IV, è molto legato ai Colonna, altra famiglia romana molto legata l mondo francescano. Ci sarà poi un conclave che durerà due anni per la frazione tra Colonna e Orsini. Viene eletto poi un eremita Pietro del Morrone- Celestino V. viene scelto per la sua forte vocazione, ci fu pressione di Carlo II d’Angiò. Rinuncerà al papato dopo pochi mesi. Al suo posto viene eletto Bonifacio VIII (1294- 1303) la sua famiglia è originaria di Anagni, non è paragonabile a Colonna o Orsini, sa che il suo potere deve derivare da un appoggio sul territorio, pensa di poterlo ottenere elevando la sua famiglia come i Colonna- Orsini. Mette le mani su tutti i territori che non avevano dominatore. Fa politica di accrescimento patrimoniale cosa che lo mette in concorrenza con le famiglie romane soprattutto i Colonna. Entra in conflitto con loro. Bonifacio depone i due cardinali Colonna, gesto gravissimo, i beni della famiglia vengono confiscati, il papa indice una crociata contro di loro, le loro roccaforti verranno conquistate, viene distrutta la Palestrina. I Colonna vengono messi fuori gioco, si apre però anche il conflitto col re di Francia Filippo IV il Bello. Bonifacio si scaglia contro di lui con la bolla Clericis laicos nel 1296- re che aveva tassato i beni della chiesa per la guerra contro l’Inghilterra. Mette le mani sulle decime, tasse che dovevano andare a Roma. I re lo avevano già fatto ma chiedendo il permesso, si apre uno scontro che verrà riappacificato ma riesploderà quando Bonifacio vedrà uno dei suoi vescovi nominato da lui stesso (da Bonifacio la designazione del vescovo in quasi tutte le diocesi è scelto dal pontefice) - il vescovo di Pamiers viene arrestato e giudicato davanti a un tribunale regio non ecclesiastico. Si apre lo scontro che raggiunge il massimo nel 1302 quando B pubblica la bolla Unam Sanctam che rivendica il potere spirituale e temporale del papa. Si rivendica il fatto che ci sia una sola Santa Chiesa e non c’è salvezza al di fuori di lei- per l’uomo del Medioevo è cosa fondamentale. Si dice che la Chiesa ha un solo corpo e un solo capo cioè il papa- dice inoltre che non c’è differenza tra Cristo e il suo vicario, il papa. Cristo e il suo vicario sono la stessa cosa. Menziona due spade del potere nelle mani degli apostoli, una spirituale e una temporale, Cristo non le rifiuta ma disse che erano sufficienti nel Vangelo. Entrambe le spade sono a servizio della Chiesa. La Chiesa esercita direttamente il potere spirituale e delega quello temporale ai re che lo esercitano in suo favore. Il potere temporale è comunque subalterno rispetto a quello spirituale, è il papa a decidere chi lo esercita e può giudicarlo. “Se dunque il potere terreno devia, sarà giudicato dall’autorità spirituale”. All’interno del potere spirituale chi sbaglia in un rango inferiore è giudicato da chi è superiore ma se il pontefice sbaglia non lo può giudicare nessuno, solo Dio. Non si rivendica l’infallibilità del papa ma il fatto che non possa essere giudicato. Il papa si afferma ormai come il detentore del potere supremo, quello spirituale lo detiene direttamente, su quello temporale interviene per giudicarlo. Queste non sono parole morte, B interverrà in tutte le aree. Bonifacio si scontra con Filippo il Bello per motivi di natura pratica ma dietro c’è uno scontro di ideologia molto forte, contro il papa c’è l’ideologia delle monarchie che si stanno rafforzando. È uno scontro che non riguarda attacchi militari ma aspetti economici- Filippo verrà 61 scomunicato due volte, le istituzioni ecclesiastiche francesi si trovano a dover decidere se ubbidire al re o al pontefice, è problema lacerante da cui Filippo pensa di uscire con delle operazioni a volte eclatanti. Filippo è punto di riferimento dei Colonna, dei francescani rispetto a un pontefice così attaccato alle richezze, degli aragonesi che contestano Bonifacio. Filippo impiega operazioni eclatanti: pretende di giudicare il pontefice, lo convoca per essere giudicato in tribunale, affida questa operazione a Guillome de Nogarè, ministro del re inviato a Roma. È una provocazione e propaganda politica, vuole che questo atto sia eclatante- vuol dire che si sente in diritto di giudicare il papa. I papi lasciano Roma d’estate per andare ad Anagni, Yon era accompagnato da tre cavalieri. Si incontra con esponenti dell’aristocrazia laziale, i Colonna e le famiglie che controllavano la parte interna del Lazio e sono in difficoltà perché il papa cercava di accaparrarsi tutti i territori, Guilomme mette insieme un piccolo esercito di cavalieri con cui riesce a catturare il pontefice- 7 settembre 1303. Guillome disse al papa di recarsi a Parigi per rispondere alle sue colpe, Sciarra Colonna chiede la restituzione dei beni e di consegnarsi nelle mani della famiglia. B non poteva accettare. Secondo tanti racconti che circolavano sulla vicenda si parla di uno schiaffo del Colonna che probabilmente non c’è mai stato. L’unico cronista presente, un inglese che lo racconta per esperienza dice che Sciarra si sarebbe avventato contro il papa, fra i due si sarebbe frapposto Guillom de Nogarè. Il papa rimase per tre giorni nelle loro mani, i cittadini di Anagni concittadini di B ne approfittano per appropriarsi dei beni. Dopodichè gli uomini più fedeli a B riuscirono a costringere Guillome e Sciarra ad allontanarsi. Il 10 ottobre B morirà a Roma dopo essere stato nelle mani dei Colonna. Si apre per la Chiesa un periodo terribile di crisi. Con B il papato raggiunge il massimo potere, B cerca di riportare la pace tra Francia e Inghilterra- non concepisce come i due regni cristiani possano combattere. Condanna il re di Germania che si schiera tra le due quando doveva portare pace. Interviene nell’accordo a sud tra aragonesi. Interviene anche a Firenze. La sede del papato verrà poi spostata da Avignone- 70 anni di lontananza, c’era problema di governare i territori del centro Italia da così lontano. C’è poi ritorno a Roma ed elezione contemporanea di due papi, questo scisma andrà avanti per 40 anni. La cristianità si dividerà tra i sostenitori di un papa e dall’altro, chi sta dalla parte sbagliata è condannato alla dannazione eterna- non c’è salvezza al di fuori della chiesa legittima. Si vive nel dubbio di aver ricevuto dei sacrifici che non valgono. Per l’uomo medievale è dramma lacerante. 24/11/20 (Continuo Crisi del papato…) Bonifacio VIII- 1294-1303. per lui il papa detiene la pienezza dei poteri, quello spirituale esercitato direttamente, quello temporale delegato ai principi terreni ma con il papa che giudica e può sostituirli. Questa mentalità che con B si trasforma in azione politica, ha come documento importante la bolla Unam Sanctam. È un’ideologia politica costruita a corte, non è pensiero solo di B ma viene costruito negli anni. Viene sostenuto da grandi intellettuali dell’epoca. in questo momento molti intellettuali sostengono che il papa abbia la pienezza dei poteri, il problema è difficile capire chi pensasse cosa- c’era a Roma un gruppo di intellettauli che discutono di queste cose e ne esce una teoria, è pensiero della curia pontificia che elabora la teroai della plenitudi potestatis. Bonifacio muore e dopo di lui viene eletto un domenicano- Benedetto XI che governa per solo un anno. Spesso nelle difficoltà i cardinali sceglievano una figura molto anziana- questo consentiva di rilanciare il problema a tempi migliori, non creava un potere, spesso un anziano non può incidere sulle scelte e il collegio cardinalizio resta potente. Alla morte di Bonifacio VIII è collegio molto diviso, alcuni avevano aumentato il proprio potere, altri cardinali erano lontani da questa teoria, magari perché legati ai Colonna o ai re francesi. Si creano due partiti con netta frattura, ed era difficile fare una scelta- per questo si sceglie un anziano. Alla sua morte si apre un nuovo conclave a Perugia (il conclave si apriva nella città in cui il papa moriva), fu molto lungo per la difficioltà a mettere d’accordo i due partiti. Solo con Carlo d’Angiò, re di Napoli si esce da questa situazione- gli angioini esercitano un’egemonia su tutto il centro Italia, anche sul papa. 62 Con alleanza e operazioni militari rimette le mani su buona pare dell’Italia pontificia, richiamato ad Avignone la sua situazione precipiterà. LA GUERRA DEGLI OTTO SANTI Nel contesto di governo di una realtà lontana c’è un allontanamento continuo della realtà italiana rispetto al papato, i papi francesi hanno interesse a riscuotere le imposte in Italia, inviano persone in Italia per premiarli. Tutto questo crea una frattura sempre più evidente, questo porterà a uno scontro militare negli anni 70 del 300. La restaurazione di Albornos è fallita, le famiglie e le autonomie comunali riprendono potere. Il papa aveva riniziato a mandare dei vicari pontifici che vanno in Italia per riscuotere le imposte e esercitare un potere tirannico che non garantiva gli interessi delle comunità locali. Questi cardinali mostrano anche ostilità per la Repubblica di Firenze, tradizionalmente alleata del papa ma con il trasferimento ad Avignone emergono delle distanze. Tutta la politica pontifica sembra andare in direzione opposta anche rispetto all’alleato tradizionale. Si arriva a uno scontro armato perché alcuni legati pontifici sembrano avere intenzioni bellicose non solo sui territori pontifici per recuperarli ma hanno pretese anche su territori esterni di normale influenza fiorentina. I legati pontifici che agiscono da Bologna o Perugia avanzano pretese su Arezzo, Siena, Pistoia. Queste pretese potrebbero essere anche solo delle chiacchere ma Firenze in ogni caso comincia a preoccuparsi. C’è presenza continua di compagnie di ventura che stravolgono i territori italiani, bande che devastano i territori e mandano in crisi anche l’economia fiorentina, i pontefici non agivano contro di loro e questo crea dei dissapori. La goccia che fece traboccare il vaso fu la carestia del 1374, ci fu una produzione agricola molto ridotta e si aveva bisogno di derrate alimentari. Firenze chiede al legato che risiede a Bologna di acquistare il grano romagnolo, la Romagna ne aveva risentito meno. Il legato però si oppose. Firenze prende questo diniego come una dichiarazione di guerra, si scatena un conflitto col nome ‘guerra degli otto santi’. Si scombinano tutti gli equilibri. Firenze si allea con Bernabò Visconti, signore di Milano che era nemica tradizionale di Firenze. F non avrà mai buoni rapporti con i Visconti ma ora il nemico principale è il papato. Si crea una magistratura a cui si affidano poteri straordinari, la repubblica si adattava velocemente alla situazione. Viene chiamata ‘degli otto di guerra’- si occupa del conflitto. La reazione del pontefice è molto dura, scomunica questi otto, si iniziano a chiamare ironicamente per questo ‘otto santi’. Firenze per mezzo del cancelliere Coluccio Salutati, un grande umanista, porta avanti una campagna per evitare l’isolamento di Firenze- capisce che per combattere contro la potenza pontificia servono più alleati possibili. Scrive lettere a tutte le città pontificie e ottiene con la sua retorica (fa riferimento alla libertas Italiae rispetto ai francesi) la sollevazione di 80 città che si ribellano, tutte tranne Cesena. La guerra si trascina per alcuni anni, ci sono episodi militari ma è soprattutto scontro diplomatico. Ci sono pochi episodi militari- assedio di Ascoli, il papa fa intervenire l’esercito napoletano suo alleato. Si crea ad Ascoli una situazione strana dal punto di vista militare che dura 9 mesi. Alla fine l’esercito napoletano si ritira. È episodio più eclatante di scontro. Papa Gregorio XI capisce che per recuperare i territori italiani deve tornare a Roma cosa che fa nel 1377. 26/11 Uno dei problemi più importanti nel corso del 300 per la Chiesa è la possibilità di governare correttamente le circoscrizioni italiane. Uno degli aspetti più deleteri era il fiscalismo pontificio- venivano inviati vicari che si incaricavano solo delle imposte. Lo spostamento ad Avignone segna ribaltamento economico- la città di Roma ha meno entrate che erano legate ai pellegrini, entrate collegate al fatto che lì c’era la sede pontificia, anche l’università di Bologna perde prestigio che lo acquistano le università francesi soprattutto per la teologia. Si inverte un flusso, le decime che prima andavano a Roma ora vanno ad Avignone. Altro problema è che questi vicari in Italia erano spesso ignoranti della situazione politica e sociale italiana, non conoscevano spesso la lingua, si comportavano in modo troppo autoritario. Firenze era preoccupata da questi segnali come la pressione pontificia sulle 65 realtà a ridosso dell’Appennino, stava perdendo il papato come ‘mucca da mungere’, avevano fatto la fortuna gestendo le loro fortune tramite la banca. Aumenta ora la concorrenza dei banchieri che al servizio del papa gestivano le finanze pontificie, questo è l’aspetto principale che fa degenerare i rapporti Firenze- papato. Questo porta a scontro molto duro (guerra Otto santi) con pochi scontri militari ma che necessita dell’arruolamento- necessità di spendere ulteriore denaro. Episodio più importante è assedio di Ascoli Piceno. Il papa decide poi di tornare a Roma, capisce che la sua presenza possa invertire la tendenza alla rivolta- più di ottanta città si erano sollevate. I legati pontifici erano stati cacciati e non arrivavano più le tasse. I governatori non riescono a governare e veniva meno anche il gettito fiscale- Gregorio XI decide di rientrare a Roma, non sappiamo se sia decisione temporanea o meno, molti papi avevano cambiato idea, Luigi d’Angiò (esponente di ramo cadetto di capetingi) si oppone fortemente, ma il papa è convinto e nel dicembre del 1377 torna a Roma. Subito dopo, mentre il papa sta ritornando accade uno degli episodi più terribili della storia del papato e del Medioevo- eccidio di Cesena 1377. Cesena è unica città pontificia che non si era ribellata. La guerra dal pontefice era combattuta mandato mercenari, il papa approfitta di questa situazione che sta impensierendo la Francia. Intorno al 1366 diversi gruppi di mercenari di origine bretone e inglese si erano diretti verso i territori pontifici per conto del pontefice, comandati da Roberto di Ginevra. Erano essenzialmente rivolte contro Bologna, obiettivo principale, è forse principale alleata di Firenze. Il papa manda truppe contro la città emiliana, a Bologna aveva preso il sopravvento un partito che voleva una pace col pontefice, comandato da Giovanni da Legnano che è inviato per contrattare con il pontefice, è bravo oratore. Dice che non tutta la città si è ribellata ma solo una fazione. Lui arriva ad Avignone con gli ambasciatori fiorentini, si cerca di uscire da questa situazione onerosa. Il papa non riceve i fiorentini ma solo Giovanni solo perché è un grande giurista. Giovanni riesce a suscitare la benevolenza del papa che ordina ai mercenari che stanno devastando la Romagna di spostarsi, di lasciare Bologna. I mercenari si spostano a Cesena alleata del papa. La presenza di un esercito su un territorio porta a dei momenti di rottura in genere. Per Cesena si parla della confisca di alcune derrate alimentari prese per sfamare le truppe, dovevano essere pagate ma questo non accade. Questo suscita uno screzio, un gruppo di mercenari bretoni nella città viene aggredito dai cesenati, chiudono le mura e si preparano a difendere la città. Interviene il cardinale Roberto di Ginevra che promette il perdono ai cesenati, chiede a loro di lasciare le armi e riaprire le porte. Aprono le porte, i bretoni entrano e massacrano tutta la popolazione presente. Si distruggono anche gli archivi, non abbiamo quasi nessuna documentazione precedente a questo evento. I cesenati vengono massacrati. Cesena improvvisamente diventa una città morta, la sede vescovile viene spostata perché è ridotta a poche persone. Questo fatto aprirà la via alla dinastia Malatestiana che ricreeranno da zero la città. Questo episodio molto duro servì da deterrente alle città che si erano ribellate. C’era una situazione economica molto pesante e un’operazione così dura fa sì che le città inizino a chiedere una pace con il pontefice- Bologna nel 77 conclude una pace. Subito dopo vengono aperte delle trattative a Sarzana (confine tra Liguria e Toscana) nel 1378, si riuniscono la delegazione del pontefice e le città alleate di Firenze, si apre una trattativa per la pace segno che le due mosse (ritorno del papa- eccidio di Cesena) cominciavano a dare i frutti. La pace definitiva con Firenze (ultima a raggiungerla) verrà firmata a Tivoli nel 1378 quando Gregorio XI è morto, è stato eletto altro papa. Si apre altro problema per la Chiesa- Scisma d’Occidente con i due papi. Questo episodio nasconde molti fenomeni importanti di natura economica, i legami di Firenze e la Chies vengono meno- non gestiscono più in modo esclusivo le finanze della chiesa. Ci fa capire che il governo se esercitato a distanza, il territorio si allontana dal governo. Molte voci avevano chiesto al papa di tornare in Italia (Petrarca, Caterina da Siena, giuristi)- il rientro del papa era chiesto a gran voce per il caos nell’Italia centrale. Grande Scisma- Il papa è tornato a Roma, riprende in mano la situazione ma il 27 marzo del 1378 Gregorio muore. Soprattutto i francesi pensavano che questa partenza fosse una questione episodica, pensavano che una volta risolta la situazione tornasse- 4 o 5 cardinali erano infatti rimasti ad Avignone. 66 Alla morte si apre il conclave (dopo 10 giorni nella città dove era morto si doveva aprire il conclave). Viene aperto in situazione problematica- si riuniscono nel palazzo vaticano, la popolazione chiede un papa romano o almeno italiano, su questo ci sono moltissime testimonianze perché da questo episodio nascerà lo Scisma. Emerge con chiarezza questo accorrere della cittadinanza romana attorno al palazzo vaticano che volevano un papa italiano perché temono il ritorno ad Avignone, hanno paura per i loro interessi. Roma aveva perso tantissime entrate che dipendevano dalla sede pontificia. Alla morte di Gregorio ben 14 cardinale su 23 vengono dalla Langue d’oc, a Roma non saranno presenti tutti ma quelli che c’erano erano tutti francesi tranne un italiano e uno spagnolo. Questo collegio cardinalizio era diviso in due fazioni (faccio attenzione al manuale- sembra che si eleggano due papi, uno per la delegazione italiana, una frnacese ma non è vero) la divisione è tra francesi del nord e del sud, hanno però come obiettivo di far tornare il papa ad Avignone e su questo trovano un accordo che risente della pressione popolare. Si sceglie un personaggio italiano- Bartolomeo arcivescovo di Bari che i francesi considerano come una pedina, per 13 anni aveva vissuto ad Avignone- era il vice camerario (incarico nelle finanze), doveva la sua carriera ai cardinali francesi. Si elegge quindi Bartolomeo col nome di Urbano VI. Ci fu all’inizio un’opposizione dei cardinali italiani che erano 4, vengono tutti scartati, uno era anziano e si pensava si eleggesse lui perché sarebbe durato poco. C’era anche un cardinale milanese, i milanesi erano nemici del papato, c’è un cardinale fiorentino ma Firenze non aveva ancora fatto pace e c’era poi un cardinale di nome Giacomo Orsini romano, si oppone sempre a quello proposto dai francesi, viene escluso perché ritenuto troppo giovane. I cardinali italiani vengono quindi tutti esclusi, i cardinali francesi vogliono un papa italiano ma che sia una loro pedina- viene eletto Bartolomeo con una seconda elezione. Avvenuta l’elezione, la folla invade l’ala destinata al conclave. Una volta scelto il pontefice si dice si sia sparsa la voce che fosse stato eletto l’arcivescovo di Bari- i romani pensano sia stato eletto Jaques de Bar che ritirava le imposte, molto odiato dai romani che però non avevano capito. I cardinali scappano e dicono che era eletto il cardinale di Roma che andava bene alla folla. Molti scappano addirittura fuori Roma tra cui anche Giacomo- avevano paura perché non avevano accontentato i romani, sapevano che non volevano Bartolomeo, Urbano VI. Dopo l’elezione in realtà non è disposto a cedere alle pressioni francesi, non torna ad Avignone e prende provvedimenti molto duri contro i costumi indecenti del clero- rimanda nelle diocesi tutti gli ecclesiastici presenti a Roma, stavano lì solo per avere benefici dal papato. Lo stesso Bartolomeo per 13 stette ad Avignone. Sa che è un problema di carattere morale perché non vengono amministrati i sacramenti da chi dovrebbe farlo. Esercita in questo molta durezza, mostra un carattere che i francesi non immaginavano. Con la stessa durezza tratta anche Giovanna d’Angiò di Napoli- rimprovera che non ha mandato subito messaggio di augurio. Il re di Napoli veniva investito dal pontefice, era in rapporto di subordinazione. Altro personaggio trattato duramente era il discendente di Bonifacio VIII che aveva cercato in assenza del papato di mantenere governabile l’area centrale, Urbano dice che si è arricchito con questa magistratura. Urbano diventa nel giro di due mesi un problema per i cardinali francesi, lo hanno eletto due volte e poi sono scappati. Urbano viene incoronato a Roma, tutti i cardinali gli prestano ossequio (cerimonia di intronizzazione). I cardinali non erano obbligati a tornare, lo fanno per mostrare ossequio, confermano così le loro intenzioni. I cardinali si allontano da Roma per la calura estiva e si ritrovano a Fondi, località dove decidono di deporre il papa sostenendo di non aver mai eletto in modo corretto Urbano perché la scelta era dettata dalla forza (il diritto diceva che si annullava tutto se qualcosa era stato deciso con la forza). Sostengono di aver ceduto alla violenza dei romani. Procedono all’elezione di un nuovo papa, eleggono Clemente VII (Roberto di Ginevra) che aveva partecipato all’eccidio di Cesena. Da questo momento, siamo nel settembre del 1378, quel papato che aveva rivendicato l’universalità si ritrova ad avere due papi che si ritengono legittimamente eletti, questo indebolisce molto il papato. Nessuno pensava che questa divisione durasse molto ma andrà avanti per 40 anni, (1378-1417). Le nazioni europee dovranno schierarsi. Ci sono soluzione proposte che avrebbero dovuto risolvere subito: 1) via facti, cioè ricorrere alla forza, sul territorio laziale (uno a Fondi, l’altro a Roma) 67 centrale di questo processo, quello che viene prima di Gregorio è vista come fase preparatorio, ciò che viene dopo è descritto come una conseguenza.(interpretazione sabagliata, gli storici francesi ci sono però ancora legati) 2) Ovidio Capitani si chiede se esiste davvero un’età gregoriana. È davvero processo portato avanti da uno solo? Evidenzia che c’è una pluralità di interventi riformatori anche diversi. Gregorio ha testo fondamentale nel Dictatus papae. È un grande programma politico, ma si chiede se tutto quello che è avvenuto prima accade in funzione di questo. Dacunto aiuta a capire che in realtà stavano accadendo tante cose e la riforma della Chiesa è un insieme di riforme e parte per impulso dell’imperatore, il primo a rendersi conto che era necessaria una riforma, nasce quindi in ambito imperiale e non può essere vista come un movimento contro l’imperatore. Non è quindi un fenomeno unitario. C’è almeno una riforma precedente voluta dai chierici vicini all’imperatore. (ASCOLTO). Tutto è visto in funzione anti imperiale ma nei primi decenni è l’imperatore a interpretare questa esigenza di riforma. Il rapporto tra imperatore e vescovi, chiamatai da lui ‘i miei vescovi’- i vescovi sono personaggi che conoscono il territorio e hanno forza di rappresentatività. C’è rapporto tra re e i vescovi- ad esempio per i merovingi, introducono i vescovi nelle posizioni di potere e riescono a sviluppare un’unione tra i nuovi arrivati franchi e il mondo cristiano. Questa tendenza è mantenuta da Carlo Magno- il rapporto con la gerarchia ecclesiastica serve ai vescovi per rafforzarsi ma anche al re per avere uno strumento in più di governo, rapporto che si rafforza in età ottoniana (imperatori della casa di Sassonia). In tanti casi ai vescovi è affidata la possibilità di governo di interi distretti- categoria dei vescovi- conti che governano dei territori. Aldilà delle Alpi erano molti gli ecclesiastici inquagrati in questa struttura. Il vescovo non mettendo su famiglia non è un pericolo perché non mira ad arricchirsi per essa e non tramanda il potere. Questo serviva ai re anche per sfuggire al provincialismo. In Germania l’imperatore ffida tantissime funzioni ai vescovi, in Italia un po’ meno- es il vescovo di Bologna ottiene dal re la possibilità di riscuotere i dazi, è un beneficio che portava entrate al vescovo ma dal punto di vista del potere è poca cosa. Il vescovo rischia di essere isolato nel suo territorio, il legame con la corona evita questo, li sprovincializza e li porta in un livello più alto di quello locale. I vescovi hanno un collegamento con l’impero. Gli elementi negativi di questo rapporto che esplodono successivamente- il vescovo sarà più legato a un laico che al pontefice, questo all’inizio non veniva rilevato perché la preminenza del pontefice prima dell’XI secolo è solo formale. Il vertice della gerarchia ecclesiastica non è così sentito nell’alto medioevo. Questo problema emerge solo quando il papa pretende realmente di essere al vertice della gerarchia, all’inizio questo però non era un problema avvertito perché il papa non ha forza per governare gli ecclesiastici di tutta Europa. Il papato era vittima delle pretese delle famiglie romane. Verso la metà del XI secolo emerge una nuova sensibilità all’interno della corte di Enrico III (1039-1056), è imperatore della dinastia di Franconia. È difficile che un’interpretazione storica riesca a dare un senso a tutto. La sensibilità contro la simonia- acquisto delle cariche- emerge presso la corte di Enrico III. Se uno ha acquistato la carica, la sua figura di governo è indebolita, è meno affidabile e meno capace visto che non ha ottenuto l’incarico per meriti. Il rischio è la patrimonializzazione dei beni ecclesiastici da parte dei vescovi. Il vescovo aveva una funzione religiosa e spirituale ma in età franca a questo ruolo si aggiunge anche la gestione del potere da parte della corona, questo comporta un potere economico- le chiese hanno accumulato beni. Il proprietario terriero più grande è quasi sempre il vescovo. La gestione di questo patrimonio è importante, emerge il tentativo degli ecclesiastici di trasferire questo bene pubblico in privato. È un rischio ancora più grave laddove il vescovo inizia ad avere un legame con una donna e inizia ad avere una famiglia. A quel punto la tentazione di strappare i beni aumenta, non c’era la dinastizzazione dei beni ecclesiastici ma i vescovi comincia ad avere una famiglia propria che diventa destinataria dei beni- fenomeno della clericalizzazione della ricchezza. È problema che riguarda tutti i livelli non solo i vescovi, anche il prete riceveva donazioni. Di qui nasce la polemica contro la simonia, uno che paga per avere un incarico lo fa perché pensa di fare un investimento e che recupererà il 70 denaro. Chi paga la carica lo fa perché vuole mettere le mani su quel patrimonio economico. Questa polemica nasce all’interno della corte di Enrico III, sono gli ecclesiastici vicini a lui a sollevare il problema, è problema morale ma anche di governo perché i vescovi dovevano fare gli interessi della comunità non i propri. Questa sensibilità si diffonderà in tanti ambienti ma nasce nella corte imperiale, ci sono però aree dove questa sensibilità non viene recepita- segno che proviene dall’alto. In ogni caso non nasce in funzione della riforma gregoriana, non nasce a Roma. Dacunto smentisce che sia nata nei territori della Lorena- sarebbe qui emersa perché gli ecclesiastici di Enrico provenivano da lì. Solo nella seconda metà dell’XI secolo questo si trasformerà in un’avversione contro i laici che vogliono intervenire nella riforma ecclesiastica e quindi ci si scaglia contro l’imperatore, ma questo avviene in un secondo momento. Il papa a seconda del momento storico ha poteri diversi, quello che pretende di avere potere sia spirituale che temporale è solo dopo la riforma di Gregorio VII. In questo primo momento di riforma non si prevede l’esclusione dei laici dal governo della Chiesa, tutto è in linea con una retsaurazione dell’ordinamento carolingio- Enrico interverrà quando ci saranno tre pontefici. Tutto si traduce in un richiamo alle regole già presenti, acquisire una carica con denaro era sempre stato vietato, i chierici a lui vicini richiamano al rispetto delle regole. L’imperatore medievale è molto vicino alla Chiesa, Enrico III ha dato un esempio di governo- la riforma di Gregorio trasformerà la chiesa in quello che l’imperatore aveva sperato. L’imperatore mobilita le migliori intelligenze intellettuali e spirituali per conferire maggiore efficienza al sistema. In questo contesto si colloca il concilio di Sutri- 20 dicembre 1046, è convocato dall’imperatore. C’è commistione completa delle faccende temporali e spirituali. L’imperatore convoca un sinodo per risolvere un problema legato alla conflittualità endemica di Roma. A Roma c’era una grande aristocrazia che si è appropiata anche delle strutture di difesa e combatte pe rla gestione del potere al suo interno, questo determina la presenza di 3 persone che pretendevano di essere eletti come papi. C’è una rivolta dei Crescenzi, papa all’epoca era Benedetto IX (i conti di Tuscolo erano avversi ai Crescenzi, i Tuscolo hanno la meglio. Benedetto era esponente dei Tuscolo e diventa papa nel 1033, i Crescenzi però lo costringono a lasciare Roma- eleggono un loro esponente Silvestro III che verrà deposto dopo tre mesi perché torneranno i Tuscolo. Ogni fazione preferisce un pontefice. Nell’aprile del ’45 quando Benedetto IX era in crisi, vende la carica a Giovanni Graziano- papa Gregorio VI. Cambierà poi idea perché pretenderà di essere ancora papa. Questa è situazione di estrema difficoltà- 3 papi contemporaneamente. Il problema della simonia era diventato normale, il papa pensava di poter vendere la carica. In questa situazione interviene Enrico III che ha una grande sensibilità religiosa, è preoccupato per la situazione dal punto di vista religioso ma sa anche che la struttura di governo si basa sulla correttezza di gestione del potere da parte degli ecclesiastici. Scende in Italia per essere incoronato re d’Italia e imperatore, convoca un sinodo a Pavia (ecclesiastici che viaggiano con lui+ quelli lombardi)- da qui emerge una condanna alla simonia. Subito dopo convoca un altro sinodo a Sutri nel 1046- convoca qui i tre presunti pontefici, si presenta solo Gregorio VII convito di avere l’appoggio dell’imperatore per avere la meglio, aveva comprato la carica e Enrico quindi non lo appoggiava. Viene condannato e deposto per simonia. Al suo posto Enrico fa eleggere un tedesco della sua corte come Clemente II, lo incoronerà imperatore il giorno di Natale (non dire notte). Clemente II muore nel 1047 poco dopo, verrà eletto il vescovo di Bressanone con lo stesso sistema, era di nuovo legato alla corte imperiale, è nominato papa col nome di Damaso II, anche lui vive poco e viene scelto Leone IX sempre voluto da Enrico. Leone proveniente da area tedesca governa fino al 1054. L’imperatore interviene in quanto patricius romanorum, titolo attribuito all’imperatore da Carlo Magno- aveva parere privilegiato nell’elezione del pontefice. Aveva la facoltà di designare la figura del pontefice, Enrico si appella a questo principio. Un’altra incrostazione della storiografia che va eliminata- si dice che sono le esigenze del monachesimo cluniacense a spingere alla riforma ecclesiastica, quando invece è stata la corte imperiale. Anche il 71 monachesimo invece guardava alla corte imperiale, molti abati di Cluny infatti li troviamo vicini a Enrico. Pier Damiani è un personaggio interessante di questo fenomeno, era romagnolo (1007-1072), è monaco dell’eremo di Fonte Avellana di cui diventerà priore. Scrive molte opere ponendosi il problema dell’intervento laico nelle questioni religiose, si chiese se fosse corretto l’intervento dell’imperatore- emerge necessità di sganciarsi dalle interferenze del mondo laico anche quando sono dettate dai buoni fini. è fatto cardinale di Ostia (uno dei principali), rinuncia però alla carica perché sente vocazione eremitica ma resterà consigliere di pontefici. (FINE INTRODUZIONE MANUALE) (I CAP) Il momento centrale di questa riforma è rappresentato dal papato di Leone IX. Si cerca una riforma soprattutto nei comportamenti degli ecclesiastici. Leone è parente dell’imperatore che lo sceglie come papa in quanto patrizio dei romani. È persona di grande tempra morale, quando arriva in Italia và in contro al monaco Ildebrando di Soana che gli suggerisce di non accontentarsi della nomina imperiale e di farsi eleggere secondo la procedura canonica. Il papa è vescovo di Roma, la sua elezione nell’alto medioevo è confusa, speso interviene il clero locale e anche il popolo e reparti armati delle famiglie aristocratiche che intervenivano sempre. Il popolo era legato alle famiglie con le clientele. La sua elezione non ha una procedura specifica. All’inizio il papa non esercita un grande potere e ci si disinteressava di questa nomina. La prcedura canonica iniziava a indirizzarsi verso la scelta fatta dagli ecclesiastici che poi veniva comunicata al popolo. Questa era procedura normale. Leone ritiene valido il consiglio, non basta la nomina dell’imperatore. Ildebrando proveniva dall’ala riformatrice ma c’è una distorsione, l’esigenza di riforma non nasce con l’intenzione di escludere l’imperatore. Sono gli interventi riformatori di Enrico che prendono il sopravvento con Leone IX. Successivamente l’impero a forza di interessarsi della gestione corretta della chiesa e di prestare i suoi uomini per questo, fornirà anche un modello di riferimento: la chiesa assumerà un’organizzazione verticistica che è quella dell’imperatore Enrico, non solo detta dei pricinipi morali per la riforma ma offrirà anche il modello dell’impero. Alla fine Gregorio dirà che il suo potere è universale, stessa cosa che diceva l’imperatore. La chiesa con Gregorio VII si appropria del modello dell’impero. Ora è esigenza di riforma morale, con Gregorio è riforma politica- il papa rivendicherà anche il potere temporale nelle sue mani. L’esigenza della riforma morale non viene recepita dalla chiesa, attraversa infatti tutta la sua storia e porterà al distacco dei protestanti. Con Leone IX, uomo di Enrico III, notiamo l’avvento di una nuova classe dirigente ai vertici del papato, Leone è sostenuto da persone che provengono dalla corte imperiale, c’è anche Ildebrando (un autoctono esponente del clero romano, è nominato economo della Chiesa- monaco che diventa un ministro delle finanze). Un esponente del partito riformatore romano avrà un ruolo importante nel governo per scelta del papa, l’obiettivo del gruppo è la lotta alla simonia. Simonia e concubinato danno avvio alle esigenze di riforma. Si arriverà alla deposizione di vescovi e cardinali sostituiti da persone che provengono dall’area imperiale- avvento di una nuova classe dirigente legata all’area imperiale tra cui anche Pier Damiani. 1/12  Le nuove regole del gioco Lotta per le investiture- lotta tra papato e impero che porta alla rivoluzione della Chiesa. Si sono perse alcune particolarità del fenomeno, la riforma della chiesa non è tutto ciò che fa la chiesa in previsione del pontificato di Gregorio. Sappiamo in realtà che la riforma di Gregorio che si esplica con l’emarginazione dell’impero e subordinazione di questo, all’inizio non è così. Sappiamo che è la corte imperiale a promuovere la riforma- Enrico III ha a cuore le questioni religiose, si sente in dovere di riformare i costumi della chiesa (questione di Sutri- deposizione di tre pontefici). Le riforme dei costumi incidono su due aspetti: la simonia e il concubinato (nicolaismo). È riforma voluta dall’impero- sono gli ecclesiastici attorno a Enrico a promuovere un rinnovamento. Questa riforma che inizia sorretta 72 esercitare il ministero. C’è quindi una normativa che vieta il matrimonio e una situazione che di fatto lo consentiva. Il problema esplode nell’XI quando il papa pretende di essere il capo della chiesa, pretende di imporre il celibato a tutta la chiesa. Il problema del concubinato è che in alcune aree era molto diffuso, in altre no, non c’era unitarietà. Il papa decide per una direzione. È questione giuridica ma anche propagandistica. Si vuole che il sacerdote non viva da solo ma con altri canonici così che si controllino a vicenda. Leone IX ribadisce con i sinodi del ’49 e del ’50 (il sinodo raduna gli ecclesiastici disponibili, è limitato a un’area) ribadisce il divieto per i sacerdoti di congiungersi con le mogli, si deve comunque praticare l’astinenza. Il rapporto sessuale non è tollerato a prescindere. C’è un'altra disposizione: divieto di partecipare alle liturgie officiate da chierici concubinari. Il motivo è una necessità pratica: dedicarsi esclusivamente alla comunità dei fedeli senza distrazioni. C’è poi un discorso di carattere religioso: necessità di garantire la purezza cultuale. Una motivazione che emerge con Gregorio è il problema dell’uso sacrilego dei beni ecclesiastici che sono sacri e inalienabili. Nicolaismo e simonia sono i problemi principali su cui si focalizzano i riformatori Il celibato è uno degli aspetti in cui si differenziano la chiesa cattolica da quella greca ortodossa che ammette il matrimonio del clero. La lontananza dalla moglie è obbligatoria solo per i monaci. La chiesa greca è rimasta sulla linea direttrice propria anche del cristianesimo occidentale dove la convivenza con una donna non creava problemi all’opinione comune. Nel 1054 questi due mondi arrivano a separarsi definitivamente- Scisma d’oriente. La cristianità ortodossa non si sente più legata a quella occidentale e imbocca la sua strada. Ortodosso= giusta dottrina. Cattolico= universale. Questa scissione si verifica nel momento centrale della riforma, a questa scissione contribuiscono diversi aspetti, il celibato non è preponderante. Ci sono motivi più profondi, il principale è un problema gerarchico: si prende atto di una gerarchia vista in due modi diversi, a Roma il papa vuole imporsi come i vertici e i greci non approvano perché la chiesa greca qui è subordinata al basileus, imperatore. Il papa da sempre è stato influenzato dall’imperatore, l’oriente resta su questa linea politica, in Occidente invece il papa vuole ribaltare la situazione. Ad Oriente il patriarca ha una competenza soprattutto dottrinale anche se gli imperatori intervenivano pesantemente (es- iconoclastia). Per gli ortodossi non c’è un papa, il patriarca resta subordinato all’imperatore, ancora oggi si parla di cesaropapismo, termine che porta fuori strada perché non c’è un papa. L’Occidente con la riforma dell’XI distinguerà il ruolo del pontefice da quello dell’imperatore che verrà estromesso dalle questioni spirituali. Siamo portati a sottolineare gli aspetti dottrinali nello Scisma, l’unica importante differenza dottrinale riguarda la questione del Filioque: il patriarca Michele Cerulario aveva tentato un compromesso convocando un concilio a Bari (ancora dei bizantini), vuole riunire ecclesiastici romani per risolvere la questione del filioque: nell’Occidente nel clero si dice che lo spirito procede dal padre e dal figlio, in Oriente si dice che procede solo dal padre. Questo diventa un punto di scontro che non viene sanato in quel momento. Per questa ragione il nuovo papa Vittore II scomunica Michele Cerulario. Viene percepita come una rottura momentanea, non si pensava a una separazione duratura. i bizantini non sono disposti ad accogliere la supremazia del papa. 1059- decreto sull’elezione del papa. Porterà all’esclusione dell’imperatore dalla scelta del pontefice. Muore Leone, viene scelto come papa in accordo con Enrico III, Vittore II. Governa la cheis aper pochi anni ma è importante perché conferma questa tendenza del papa scelto dall’imperatore. Sono anni fondamentali. Nell’ottobre del 56 muore Enrico III. Il trono viene dato a Enrico IV che ha solo 4 anni, è affidato al pontefice che però muore- scompaiono i protagonisti della politica. Quando muore un papa vengono valutate le capacità della persona che deve sostituirlo, quando viene insediato è già al pieno delle sue capacità. Nelle monarchie invece il passaggio di potere non è così scontato, al trono può salire una persona non capace. Diventa papa un tedesco, Stefano IX. 03/12> ASCOLTO REGISTRAZIONE 75 04/12/20 Con Barbarossa si può parlare di sacro romano impero dal 1157, prima è solo impero romano. Sigismondo di Lussemburgo per la prima volta si parla di sacro romano impero della nazione germanica. Titolo che resterà fino al 1806 quando l’imperatore diventa di Austria.  Gregorio VII, Enrico IV Il volume sul finale è confusionario, si concentra sul periodo iniziale della lotta per le investiture. Momenti principali sono la riforma imperiale e quella gregoriana, con Gregorio e Enrico IV scoppia il conflitto. Il manuale inquadra i caratteri generali Dictatus papae- il disegno politico che contiene veniva attuato da Gregorio e dal partito riformatore romano. È momento di apertura della grande crisi tra Gregorio VII e Enrico IV che conosce momenti drammatixi: nella notte di Natale del 1075 un aristocratico romano Cencio esponente della grande aristocrazia romana di parte imperiale entra nella chiesa dove il papa sta celebrando la messa e lo aggredisce. Il papa per un momento resta prigioniero di questo violento. È indice del clima del periodo. La volontà di escludere l’aristocrazia romana nell’elezione del pontefice ha una reazione violenta. Si ricorre da parte di Enrico alla soluzione militare. Nel 1076 Enrico, che ha grande presa sull’episcopato tedesco e sull’Italia del nord, convoca un sinodo a Worms di vescovi tedeschi e lombardi che depone il papa eletto irregolarmente perché tratta i vescovi come servi e non riconosce il ruolo dell’imperatore, era presente anche Ugo Candido. Nel Medioevo si parla spesso della ‘parte più sana’ che non è la maggioranza, quella prevalente, il concetto di rappresentatività era diverso all’epoca. adesso è idendificata con la parte imperiale. In questa circostanza Gregorio è deposto perché accusato di elezione irregolare (non rispetto del decreto), emerge la sua politica accentratrice che vuole portare il papato al vertice, i tedeschi mirano a una guida collegiale della chiesa. L’imperatore fa vedere che la scelta è venuta dal basso, invita i romani ad allontanare Ildebrando- non lo chiama nemmeno col nome scelto come papa. Gregorio reagisce a questa deposizione voluta dai vescovi italiani e tedeschi convocando un sinodo quaresimale: scomunica i vescovi presenti a Worms e scomunica anche Enrico IV- evento mai verificato prima. Decisione che non ha nessun precedente storico. (ore 11.36, ascolta alcuni minuti) I vescovi tedeschi non sono poi tutti allineati sull’idea di Enrico che si ritrova isolato, si verifica un fatto che rischia di far precipitare la situazione: i principi tedeschi convocano un’assemblea per scegliere un nuovo re, la sua posizione essendo scomunicato è molto debole, i principi della Sassonia che hanno subito una repressione non lo vogliono più. Riunione rinviata a gennaio del ’77 si pensa di farla presiedere da Gregorio. Se il papa fosse arrivato in Germania avrebbe avvallato l’elezione di un nuovo re. Enrico decide di andargli incontro, incontra Gregorio a Canossa (gennaio 1077) nel castello di Matilde che governa terriori di circoscrizione imperiale. Ci sono qui anche i grandi feudatari del regno italiano come Adelaide di Susa e l’abate Ugo di Cluny, padrino dall’imperatore. È figura che si trova in grande disagio perché impero e papato stanno andando in due direzioni diversa. È importante analizzare i comportamenti dell’imperatore che si mostra come penitente, per Dacunto è trovata teatrale. Enrico si trasforma in penitente che si umilia, non vuole grazia politica ma il perdono. Gregorio vorrebbe non arrivare al perdono ma rischia di fare la figura del tracotante e di apparire come un tiranno, non poteva non concedere il perdono e deve revocare la scomunica. Il problema che ancora oggi si pone è : la revoca della scomunica implica direttamente la reintegrazione dei poteri imperiali. Gregorio cerca di minimizzare questa assoluzione che comporta il rientro dell’imperatore nella comunità della chiesa ma dal punto di vista politica resta un re deposto, questa spiegazione però Gregorio la darà solo dopo quando si riaprirà il conflitto. Di certo il perdono a Canossa è questione molto contorta. I Sassoni si comportano come se a Canossa non fosse successo nulla- 76 scelgono Rodolfo di Svevia come re. Gregorio continua a pensare di andare in Germania perché vuole mostrarsi come vero arbitro della situazione, teme anche un colpo di mano da parte dei sostenitori di Enrico. Chiede una scorta per andare in Germania che non arriverà, decide poi di tornare a Roma. Il conflitto va avanti perché Enrico militarmente sconfigge i suoi avversari che non hanno ottenuto l’appoggio di Gregorio. Nel 1080 Gregorio rinnova la scomunica contro Enrico dopo il rinnovo della condanna della simonia- Enrico per lui aveva congiurato con alcuni vescovi contro il papa, aveva continuato a fare ordinazioni simoniache (l’imperatore non doveva intervenire). Aveva inoltre impedito l’incontro convocato dal papa per risolvere la questione tedesca. Si riconosce quindi la legittimità di Rodolfo Interessanti sono le lettere che Gregorio invia a Ermanno di Metz, a confine tra area francese e tedesca, era sostenitore di Enrico, chiede a Gregorio su quali principi si è permesso di scomunicare il re di Germania. Abbiamo due lettere, una dopo la prima scomunica, l’altra dopo la seconda. Tra i riferimenti più seri c’è quello a papa Zaccaria che aveva deposto il re dei Franchi e a Ambrogio che aveva scomunicato Teodosio. Altra ragione di Gregorio è il potere di sciogliere e legate concesso da cristo a Pietro ‘quello che voi scioglierete sarà sciolto nel regno dei cieli’. Il potere del papa non può essere messo in discussione perché deriva da Cristo, quello imperiale deriva dalla superbia umana. Nella seconda lettera Gregorio ripete le stesse cose, aggiunge il riferimento alla lettera che Gelasio aveva mandato all’imperatore Anastasio- anche qui ne da una lettura travisata: il potere regio deve essere sottomesso all’autorità dei sacerdoti, a maggior ragione a quella del papa. La risposta di Enrico IV non ancora imperatore è altrettanto dura- vescovi si riuniscono a Bressanone, dichiarano deposto Gregorio VII in quanto è un falso monaco soprannominato papa. Lo accusano anche di aver acquistato la carica di diacono, cerca di ritorcergli contro l’accusa di simonia, è accusato anche di aver ucciso i quattro papi precedenti che governarono poco. Convocano con lo stesso gruppo di vescovi un sinodo a Worms- viene eletto un nuovo papa: Guiberto, Clemente III. Clemente III è un importante anti papa perché resta per trent’anni, spesso durano poco. È la vera espressione della lotta di Enrico IV. Sarà presente in maniera attiva. Clemente ha grande consenso in Italia, arriva a Roma e la città viene assediata. Alla fine Gregorio è costretto a rinchiudersi a Castel Sant’Angelo, Clemente viene intronizzato. Enrico IV viene incoronato imperatore da Clemente. I tedeschi vogliono catturare Gregorio, intervengono i normanni di Roberto il Guiscardo che saccheggiano Roma- liberano Gregorio VII e lo portano a Salerno. Gregorio però è isolato, morirà a Salerno. Roma resta nelle mani di Clemente III. C’è una sconfitta durissima per Gregorio. Muore Gregorio e si apre una crisi dura per il papato romano. Roma è nelle mani della parte imperiale, Clemente è saldamente sul trono di Pietro. La partita sembra chiusa a favore dell’impero. In realtà il partito riformatore riuscirà a risollevarsi e ad avere la meglio. I cardinali vicini a Gregorio ci meyttono un anno a eleggere il successore di Gregorio, questo dice molto della difficoltà- eleggono Desiderio, abate di Montecassino che impiegherà molto ad accettare. Accetta poi la nomina, prende il nome di Vittore III (Vittore II fu uno dei papi della riforma prima della rottura con l’impero). Morì però subito. Allora un gruppo di cardinali superstiti accogliendo le indicazioni di Vittore decide di eleggere Urbano II nel 1088, è pontefice importante, predicazione prima crociata. Urbano riorganizza il papato romano. Consolida il rapporto con i normanni perché sono il sostegno militare della riforma della chiesa. Nel 1089 si convoca un sinodo a Melfi: il papa rilancia l’azione riformatrice, torna a condannare la simonia, il nicolaismo e la subordinazione dei laici. Riprende quindi l’azione riformatrice, Urbano riuscirà a rientrare a Roma e a costringere Clemente a lasciarla. Nel 1095 è in grado di convocare un concilio a Piacenza perché ha riconquistato parte dei territori, il papato ha riconquistato sicurezze nell’Italia centro settentrionale. si comincia ad attenuare il furore della prima età gregoriana perché si deve venire fuori dallo scontro. Si decide che le ordinazioni fatte dai simoniaci sono prive di validità ma solo se l’ordinato conosceva la condizione di chi gli conferiva l’ordinazione. Se il sacerdote non sa che il 77
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