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La Riforma Protestante e le Guerre d'Italia (1455-1556), Appunti di Storia

Storia modernaStoria della ChiesaStoria del Medioevo

La corsa alla espansione territoriale e religiosa dei portoghesi, spagnoli e altri sovrani europei tra il 1455 e il 1556. Vengono trattati temi come la riforma protestante, le guerre d'italia tra spagna e francia, e la divisione dei possedimenti di carlo v. Una panoramica della politica europea del tardo medioevo.

Cosa imparerai

  • Che nazioni stavano cercando di espandersi territorialmente durante il tardo Medioevo?
  • Che teorie influenzarono i sovrani europei in merito alla riforma della Chiesa?
  • Quali eventi segnarono la fine della guerra di successione castigliana?
  • Come influenzò la Riforma Protestante le relazioni tra Spagna e Francia?
  • Che eventi segnarono la divisione dei possedimenti di Carlo V?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/12/2019

ylw
ylw 🇮🇹

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Scarica La Riforma Protestante e le Guerre d'Italia (1455-1556) e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Capitolo terzo 1) Le esplorazioni geografiche e la scoperta dell’America Le prime grandi novità nel campo della proiezione all’esterno dell’Europa vennero dal Portogallo, che all’inizio del 400 non era un paese urbanizzato. Era invece una terra di marinai, di pescatori, guidata da una nobiltà agguerrita e orientata alla reconquista. Esso dimostrò una straordinaria vitalità, una carica di violenza e capacità di espansione. Mise in piedi un impero sterminato, dal Brasile all’Indonesia, con basi commerciali ovunque, in Africa e Asia. La sua risorsa più originale era la politica, perché era uno Stato dotato di un governo più accentrato, più forte, più svincolato dai condizionamenti nobiliari di quello degli altri paesi occidentali. Il Portogallo era alla ricerca di 3 merci: oro, schiavi e spezie. L’oro mancava perché in Europa non se ne trovava più e l’Asia vendeva agli europei tessuti e spezie senza comprare nulla e voleva essere pagata in oro. L’unico oro che arrivava proveniva dall’Africa, dal Sudan. Le stesse carovane portavano anche donne e uomini neri che non essendo cristiani potevano essere venduti come schiavi. Una volta venduti, con una conversione potevano salvarsi l’anima ma rimanevano sempre schiavi, a differenza del mondo arabo-turco dove gli schiavi potevano essere persone di riguardo. Essi erano richiesi nelle due grandi penisole italiana e iberica, anche in agricoltura e nel remo della marina da guerra. La terza merce interessante erano le spezie, che arrivavano con le carovane sahariane in misura più ridotta. Delle spezie orientali gli arabi, gli egiziani e i veneziani avevano il monopolio, con prezzi alti. Tuttavia, sarebbe stato conveniente evitare l’intermediazione araba e le rotte della Serenissima e andare a prendere le spezie direttamente all’origine, cercando nuove strade (aggirare il Marocco e arrivare all’Africa nera). La spinta organizzativa più forte all’espansione portoghese avvenne grazie al principe Enrico, detto il Navigatore, alla cui corte si riunirono piloti, astronomi, matematici e cartografi. In questo periodo fu creata anche una piccola nave ossia la caravella. Le carte nautiche diventarono più affidabili, la bussola permetteva di indicare il Nord e l’astrolabio calcolava l’altezza del sole a mezzogiorno. L’altezza sull’orizzonte del sole a mezzogiorno permetteva di misurare la latitudine, mentre la longitudine si doveva calcolare con lo scarto di tempo fra la rilevazione del culminare del sole e il mezzogiorno del meridiano. nel 400 i portoghesi riuscirono a calcolare approssimativamenle rotte in direzione sud o nord molto meno invece verso est o ovest, campo in cui si affidavano all’istinto. In questo periodo le esplorazioni portoghesi avvenivano lungo la costa africana. Nel 300 erano state raggiunte le isole Canarie, Madera e Azzorre, mentre nella metà del 400 il Capo Verde. Più difficile fu addentrarsi nel Golfo di Guinea dove i venti orientali costringevano ad una rotta contro vento, ma tale impresa fu realizzata e raggiunsero anche la foce del Congo. Tuttavia, si cercava anche la rotta per l’India e fu Bartolomeo Diaz a sperimentare il salto più importante: abbandonare le coste e navigare in oceano aperto. Dal Capo Verde puntò a Sud e ruotò verso est solo dopo aver superato la zona dei venti orientali. Passò al largo del Capo di Buona Speranza e fu certo di aver individuato l’estremità meridionale del continente. Vasco da Gama portò al termine l’impresa, raggiungendo l’Ocean Indiano. Sbarco a Calicut sulla costa sudoccidentale del continente indiano, dove prese spezie e massacrò i marinai musulmani che cercavano di contrastarlo. Pedro Alvares Cabral manovrò lungo una rotta più occidentale e scoprì il Brasile. Cos’ i marinai portoghesi riuscirono a creare rotte sicure per l’India. Negli anni Settanta, Cristoforo Colombo, un pilota genovese trasferitosi in Portogallo, aveva un’altra idea sulla rotta per arrivare in India. Riteneva che fosse più breve fare il giro di tutta la Terra, che non il giro dell’Africa. Non essendo riuscito a farsi ascoltare in quel paese, andò in Spagna, per farsi ricevere dalla Regina di Castiglia e farsi finanziare il viaggio. Colombo era deciso a cercare l’Occidente verso Occidente e procedette verso ovest. Fece vela sulle Azzorre su due caravelle e una nave d’appoggio, la Santa Maria. Nel 1492 lasciò le Azzorre e fece un salto verso ovest tenendosi a sud. Egli credette di essere giunto in Giappone, ma in realtà era giunto in America (1492). Colombo fece altri 3 viaggi, esplorando isole e coste dell’America centrale, cercando un passaggio verso ovest; tuttavia, egli suscitò diversi scandali e rivalità. Morì in disgrazia, dopo essere stato rispedito in Spagna, credendo di essere arrivato in Giappone. Tanti si gettarono nell’esplorazione della costa americana come il portoghese Ferdinando Magellano che realizzò la prima circumnavigazione del globo. Il problema che emerse, in seguito alle esplorazioni, fu di natura religiosa. Gli apostoli dovevano portare la Buona Novella a tutti i popoli del mondo per volontà di Dio. Le navi portoghesi avevano dei frati a bordo, incaricati di predicare il Vangelo e di riorganizzare la cristianità contro i musulmani infedeli. Si capì che i popoli con cui si entrava in contatto, almeno gli indigeni del Nuovo Mondo, non avevano ancora ricevuto l’Evangelizzazione; e ora toccava agli europei il compito di portare la Buona Novella in quei luoghi. In America c’erano delle vere e proprie civiltà con complessi sistemi politici, tuttavia, esse erano prive di cose familiari agli europei quali la ruota, la scrittura e il ferro. Uno di questi popoli, gli aztechi del Messico, faceva migliaia di sacrifici umani per tenere in vita gli dei; mentre gli Europei gettavano nel fuoco le persone che consideravano pericolose all’ordine divino. Gli abitati dell’America non erano mostri o infedeli che avevano rifiutato il Vangelo. Semplicemente, erano popoli civili ma inermi di fronte all’aggressività europea. 2) La distruzione e la colonizzazione dell’America (SPAGNA) Colombo rimase sorpreso dall’aspetto e dal carattere dei nativi americani, la schiavitù per lui era un destino migliore della loro disumana libertà. Schiavi ed oro erano gli incentivi dell’esplorazione. In pochi decenni i conquistadores, seguiti dai coloni, occuparono un intero continente, distruggendo imperi di milioni di abitanti. Nel 1455 i portoghesi avevano ottenuto dal Papa Niccolò V una Bolla che li autorizzava a impadronirsi delle terre che avrebbero scoperto e a trarre in schiavitù gli abitanti delle coste africane, per propagare la vera fede; 1479 - Spagna e Portogallo firmarono il Trattato di Alcáçovas, che pose fine alla guerra di successione castigliana e venivano cedute le Canarie agli spagnoli. 1493 -gli spagnoli ottennero la Bolla Inter Coetera da Papa Alessandro VI per sottomettere i popoli dell’America scoperta da Colombo. 1494-spagnoli e portoghesi firmarono il Trattato di Tordesillas per dividere il mondo lungo un meridiano (est ai portoghesi, ovest agli spagnoli) chiamato raya. Portoghesi e spagnoli sbarcavano, piantavano una croce e proclamavano agli indigeni, che non ne capivano nulla, la sovranità iberica. I portoghesi lasciavano sulle coste solo un presidio militare mentre gli spagnoli si insediavano, costruivano città e strutture amministrative. Le moralità del dominio iberico furono contestate dai domenicani, che seguendo San Tommaso, ritenevano il potere politico un ordinamento naturale, motivo per cui i regni pagani avevano lo stesso diritto a governare di quelli cristiani, la loro libertà era legittima. Il più famoso di questi domenicani fu Bartolomé de Las Casas (1474-1566). Egli era figlio di un membro della prima spedizione di Colombo. Divenne missionario e difensore degli indigeni americani, affermando che i conquistatori si macchiavano di genocidio. Inizialmente gli parve legittima la schiavitù degli africani e pose la tratta atlantica dei neri come rimedio, tuttavia, cambiò idea, definendo la schiavitù “disgustosa”. La corona cercava di proteggerli da lontano, senza scontentare i colonizzatori ma essi furono costretti a servire i bianchi lavorando in miniera e nei campi e morirono a milioni, soprattutto di malattie. Erano affidati dalla corona ai coloni, che potevano sfruttarli ma in teoria avrebbero dovuto prendersi cura di loro (encomienda). La 5)Tutti i credenti sono uguali ai preti: in tal modo aboliva il ruolo di intermediazione del clero: sacerdozio universale. 6)L’uomo religioso non dev’essere per forza celibe: non è scritto nelle Sacre Scritture. Esempio: i pastori possono avere figli. 7)Non ci sono Santi, l’unica iconoclastia è la Croce (simbolo del sacrificio di Cristo). Così Lutero risolveva i due problemi maggiori: il monopolio ecclesiastico e la corruzione della gerarchia. Nel 1517 fece conoscere il suo pensiero in un documento articolato nelle sue 95 tesi, affiggendole nella Chiesa di Wittenberg (non si sa se sia vero, però era prassi comune). La recente invenzione della stampa a caratteri mobili favoriva e divulgava il pensiero di Lutero. D’altra parte, anche i sovrani tedeschi trovarono conveniente adottare la nuova dottrina sia per impadronirsi dei beni della chiesa, sia per sottolineare l’autonomia dell’imperatore. Lutero attaccò la Chiesa (definendola la prostituta di Babilonia) nella pratica della vendita delle indulgenze. La Chiesa di Roma bandiva campagne di indulgenza mandando in giro predicatori che in cambio di denaro garantivano la riduzione del periodo in purgatorio delle anime dei loro cari defunti. I preti, soprattutto domenicani, erano specializzati in questa campagna Era stato Alberto di Hohenzollern, arcivescovo di Magdeburgo, fratello dell’elettore di Brandeburgo, a chiedere al Papa Leone X l’esclusiva della commercializzazione dell’indulgenza “leonina” perché aveva bisogno di denaro per diventare primate della Germania ed elettore dell’Impero (quando Carlo V non era ancora stato eletto); Lutero si reca anche a Roma e si rende conto che il Papa manda questa campagna con l’intento di dividere metà del ricavato con Hohenzollern e che l’altra metà l’avrebbe utilizzata per costruire la cupola di San Pietro (offrì l’indulgenza plenaria a tutti coloro che pagavano dopo essersi confessati). Lutero, leggendo San Paolo, si rende conto che non esiste la figura del Papa, era ben diversa la Chiesa di Cristo descritta nel Vangelo. Non c’è bisogno dell’intermediazione tra Dio e l’uomo. Mette in contraddizione tutti i sacramenti tranne: -Battesimo: serve ad entrare nella comunità dei fedeli ma non toglie il peccato originale, l’uomo è peccatore; -Eucarestia: non crede alla transustanziazione. È un modo per ricordare il sacrificio di Gesù. La predicazione luterana era violenta contro la Chiesa romana e le sue dottrine furono condannate a Roma nella Bolla exsurge Domine (1520), della quale Lutero bruciò il testo sulla piazza di Wittenberg. Il principe che si convertì alla Riforma fu l’elettore di Sassonia, di cui Lutero era suddito e coglieva l’occasione per sottolineare la sua autonomia. Anche gli altri principi erano favorevoli a proteggere un tedesco dalle minacce del papa romano e dal nuovo imperatore. Carlo V era impegnato in una difficile partita internazionale contro i francesi, i turchi e voleva la pace in Germania. Per questo, nel 1521 convocò Lutero alla Dieta di Worms nella quale furono convocati i rappresentati politici e religiosi dell’Impero cristiano chiamati a pronunciarsi in materia di fede. A Lutero fu chiesto di abiurare ma lui non accettò. Gli era stato rilasciato un salvacondotto e riuscì a ripartire ma l’anno seguente fu rapito dall’elettore di Sassonia e qui scrisse i suoi trattati più importanti e cominciò la traduzione della Bibbia in volgare. La Germania fu attraversata da un movimento riformatore. Attraverso le predicazioni di Lutero, la popolazione percepiva messaggi di rivoluzione politica e sociale come ad esempio la rivoluzione sociale che esplose fra i contadini nel 1524 e il 1525, sotto la guida di un agostiniano amico di Lutero: Thomas Muntzer, diventato poi radicale che voleva fondare una comunità di santi. le leghe di contadini e di povera gente, guidate dai pastori anabattisti, cioè ribattezzatori, spazzarono la Germania, il Tirolo e la Svizzera. Furono attaccati dai principi cattolici e luterani ed uccisi. Si rifugiarono nella città di Munster dove rovesciarono il vescovo e fondarono una sorta di anarchia comunista nel 1535. Lutero aveva sconfessato questi discepoli rivoluzionari e intolleranti. Stava dalla parte del potere istituito da Dio e chiese che i ribelli fossero massacrati. Era convinto che la rivoluzione sociale fosse opera del diavolo, per far fallire la sua riforma. La riforma di Lutero rifiutava la via dell’eresia radicale e prendeva un canale politico, coinvolgendo anche i principi tedeschi, che cominciarono a negoziare e a ottenere dall’imperatore diritti alla libertà religiosa. E quando questi diritti furono minacciati, si unirono per firmare una protesta nel 1529. Per questo furono definiti protestanti. 4) La Controriforma Le idee di riforma, così, iniziarono a prendere piede anche fuori dal territorio tedesco. L’Italia era preda della guerra fra i diversi stati. Nel 1527 Roma fu conquistata dalle truppe imperiali (Sacco di Roma), ciò fece risuonare l’allarme e le idee riformatrici cominciarono a essere prese sul serio negli anni Trenta. Gli eretici italiani rimasero piccoli gruppi di individui che non ebbero grande appoggio. A metà degli anni Trenta, col pontificato di Paolo III Farnese i consigli di Riforma furono presi in considerazione; uno di questi consigli, de emendanda ecclesia (1537), diventò famoso perché per la prima volta un documento ufficiale riconosceva gli abusi della concessione di benefici. 5) L’inflazione. Lo sviluppo demografico ed economico. A partire dalla fine del Quattrocento i prezzi crebbero in tutta Europa. Tra Otto e Novecento si è parlato di “rivoluzione dei prezzi” e se ne dava una spiegazione monetaristica: affluiva metallo prezioso dall’America, circolava più moneta e di conseguenza i prezzi salivano. Nella prima metà del Cinquecento arrivava soprattutto oro; la seconda metà fu l’epoca dell’argento; che veniva scaricato a Siviglia dove crescevano i prezzi delle derrate più richieste: grano, olio, vino (e di conseguenza tutti gli altri prezzi). Oggi la spiegazione monetaristica non convince più, la moneta corrente faceva da base per tutti i conti e determinava la salita dei prezzi; l’inflazione era dovuta all’aumento di domanda. La popolazione cresceva più della produzione, quindi la domanda più dell’offerta. Con l’aumento della popolazione aumentava la domanda di grano (che regnava sull’economia). Si introduceva qualche produzione nuova per sfamare la gente nei momenti più critici: mais, patate, fagioli provenienti dall’America, il riso dall’Asia. Erano in atto tutti i processi per la costruzione dello Stato moderno, eserciti, artiglierie, navi, corti e palazzi. La guerra costava molto, gli Stati si indebitavano, i banchieri concedevano prestiti a tassi elevati. Le comunità feudali dovevano pagare tasse al re. L’aumento dei prezzi è stato l’indice di uno sviluppo generale, cresceva tutto: popolazione, domanda, mercato. L’aumento dei prezzi ha fatto arricchire chi faceva fruttare il denaro (produttori di grano, mercanti, proprietari terrieri) e ha impoverito i ceti a reddito fisso (salariati, braccianti) e la grande nobiltà terriera che dava la terra in affitto, ma non investiva sui terreni e di conseguenza aveva sempre meno da guadagnare. I contadini polacchi diventavano servi della gleba, vincolati a una terra che dovevano coltivare senza salario. I contadini inglesi venivano espulsi dalla terra per far posto alle pecore. La politica si mescolava agli affari: i genovesi furono nel Cinquecento i finanziatori degli spagnoli, erano una repubblica oligarchica di banchieri e mercanti. Gli olandesi diventarono nel primo Seicento gli assicuratori più competitivi del commercio marittimo, un’altra repubblica oligarchica di banchieri e mercanti, legati allo sviluppo della rete commerciale. La corsa al grano sarà dannosa perché si tende ad oscurare il bestiame, meno concime ed eccessivo sfruttamento del terreno che porta ad una resa inferiore della terra, quindi meno produzione di grano e aumento dei prezzi (più è raro un bene, più alto è il suo prezzo). Questa crisi si rifletterà anche nel XVII secolo, periodo di stagnazione: si interrompe la crescita demografica, gravano le guerre e la pestilenza (la peste descritta da Manzoni). Capitolo Quarto 11) La fragilità politica dell’Italia In Italia risultava difficile rafforzare le istituzioni politiche a causa delle ribellioni (di feudatari e signorotti locali) e della difficoltà di rafforzare il dominio patrimoniale e ingrandirlo (con alleanze matrimoniali o con la guerra). L’Italia era il paese più colto e raffinato d’Europa ma anche facile preda dei vicini (fin dalla fine del Quattrocento): Francia, Austria e Spagna. Di questa fragilità fu testimone Niccolò Machiavelli (1469-127). Vi erano 5 potenze regionali principali: Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli. (vi erano anche staterelli minori o famiglie feudali formati per contrastare il rafforzamento dei sistemi politici o imporsi.) Nella parte centro-nord erano presenti città sovrane e le altre loro suddite (che avevano perso la loro libertà in quanto tali ed erano state sottomessi alle città sovrane). Non c’erano veri eserciti permanenti e la guerra si faceva con milizie professioniste prese in affitto, ma compagnie di ventura, fedeli solo a chi le pagava. Anche i progetti politici si facevano di volta in volta, poiché mancavano solidità dinastiche e gli interessi e le alleanze cambiavano. Venezia, Roma e Firenze escludevano alleanze matrimoniali durevoli e legittime (non essendo patrimoni di dinastie), essendo repubbliche, così si lasciava il campo libero soltanto all’opzione militare. -Venezia: era una repubblica oligarchica; con una classe dirigente compatta e un’opinione condivisa sull’assetto istituzionale. Non aveva dinastie familiari a complottare contro la repubblica e non erano capaci di imparentarsi con le famiglie regnanti portando Venezia in dote; -Firenze: la famiglia d e Medici aveva avviato la trasformazione in principato, controllava il potere, i meccanismi elettorali e le leve della finanza; era una famiglia come le altre e la capacità di scambio matrimoniale era ancora limitata; -Milano: era più avanti nella costruzione dello Stato principesco; era uno Stato ricco in cui il potere era detenuto dagli S forza, famiglia di ex militari di ventura. Di fatto comandava un membro della famiglia: Ludovico il Moro. -Regno di Napoli: vi si dovette reprimere la “congiura dei baroni” (1486) appoggiata dal Papa, il quale avrebbe preferito che si insediasse una dinastia francese al posto degli aragonesi (dato che Aragona era unita a Castiglia). -Stato della Chiesa: la Vera particolarità dell’Italia era lo Stato della Chiesa che attraversava una crisi di identità. Roma non riusciva ad assumere l’interesse della cristianità a causa dell’esperienza dello Scisma d’Occidente e quindi il suo obiettivo era di rafforzarsi come dominio territoriale italiano. I papi, dunque, cercarono di assicurare il potere della propria famiglia sulla Chiesa e sull’Italia. Il dominio universalistico italiano sulla cristianità si sarebbe potuto imporre solo se Roma dominasse un suo stato italiano. Altrimenti sarebbero prevalsi i concili e gli interessi delle potenze. Tuttavia, i papi venivano eletti in tarda età e regnavano per poco tempo, non riuscendo a difficoltà per difendere la cristianità dal conflitto religioso e dai turchi. Il re di Francia trovò un inatteso alleato in Clemente VII de Medici, che aderì alla Lega di Cognac (Seconda Lega Santa) che coinvolse anche Firenze, Venezia, Milano, Genova e persino l’Inghilterra, tutte contrarie a un eccessivo consolidamento dell’Impero. (l’obiettivo di Clemente VII era di far diventare Roma la protagonista dell’unificazione dell’Italia che doveva nascere da un equilibrio internazionale). I soldati imperiali, i lanzichenecchi, giunsero in Italia e vi trovarono le bande nere, una compagnia di ventura, capeggiata da un altro de Medici, che fu ucciso in battaglia. Molti dei soldati tedeschi erano luterani, nel 1527 si abbatterono su Roma e la saccheggiarono. Clemente VII accettò di incoronare a Bologna Carlo V imperatore d’Italia. Nel 1556 Carlo V abdica e divide Germania e Spagna: al fratello Ferdinando I restavano i possedimenti austriaci, a cui si aggiungevano Boemia e Ungheria; al figlio Filippo II restò la Spagna col dominio dell’Italia, dei Paesi Bassi e con il nuovo impero coloniale. Carlo aveva fronteggiato nemici forti, la Francia e i turchi; la prima sconfitta a Pavia nel 1525; nel 1526 i turchi avevano battuto l’Ungheria nella battaglia di Mohàcs. Soprattutto l’Imperatore aveva dovuto tener testa in Germania a una frattura fra le diverse comunità, molto grave perché fondata su una completa e profonda riforma religiosa, la Riforma protestante. Quando Carlo V abdicò lo fece perché dovette rinunciare al sogno che aveva ispirato la sua missione politica: quello di tenere insieme la comunità cristiana e assicurarle la pace. 7) Le guerre di religione e le prime prove di pacificazione Per più di un secolo l’Europa fu lacerata in maniera insanabile in un conflitto che diventò guerra civile e per decenni sembrò impossibile accettare l’esistenza dell’altro. Si pensò solo a convertirlo, a sottometterlo o ad annientarlo. Tuttavia, le forme di pacificazione arrivarono (seppur fragili), determinando una crescita della cultura politica europea. Fu perciò necessario finire col tollerare in qualche modo l’esistenza dell’altro, imparare a convivere, a condividere gli stessi spazi, trovare linguaggi comuni. Ma ci volle molto tempo. Si sperimentarono tre modelli di pacificazione: 1)tedesco – spartizione territoriale e il principe decide per i suoi sudditi (Pace di Augusta); 2)inglese – costruzione di un quadro istituzionale sufficiente (Stato e re). Nacque qui una nuova religione l’Anglicanesimo; 3)francese – convivenza e tolleranza (Editto di Nantes, 1598). Tutte queste materie furono oggetto di negoziazione e riconoscimento reciproco come dividere il territorio; ossia chi includere e chi escludere dai territori. Germania (La Riforma dei principi) Negli anni ‘20 la Riforma aveva provocato una grande rivoluzione sociale con la guerra dei contadini (1524-25). Ma Lutero si schierò dalla parte dei signori, per la difesa dell’ordine e questa scelta fu determinante per il futuro, perché la Riforma cessò, salvo eccezioni, di essere una risorsa per il conflitto sociale e rassicurò le classi dirigenti. Numerosi principi tedeschi si convertirono alla Riforma e alla nuova fede, compreso Alberto di Hohenzollern. Secondo Lutero le Chiese dovevano rimanere sotto il controllo politico anziché lasciare che andassero ognuna per la sua strada. Sulla terra, qualunque potere voluto da Dio doveva essere lasciato alla politica, mentre la Chiesa visibile non era la città di Dio, ma un’istituzione terrena. La Riforma si diffondeva rapidamente favorita dalla stampa e divenne la “Riforma dei principi”, alcuni dei quali si accinsero a consolidare la loro posizione nell’Impero e all’interno dei loro territori attraverso un’alleanza difensiva contro l’imperatore. La minoranza evangelica, definita “protestante” rifiutò di sottomettersi all’imperatore, impegnato in quegli anni nelle guerre italiane. Il fratello di Carlo V, Ferdinando, futuro imperatore della Germania concesse già nel 1526 la libertà di adottare la Riforma ai principi e alle città tedesche. Ma tre anni dopo revocò questa sua decisione, considerando un obiettivo politico primario la riconciliazione religiosa dei suoi sudditi e suscitando la protesta dei membri luterani della Dieta. Così nell’Impero si formarono due partiti religiosi: cattolico - a favore di Carlo V; protestante - organizzato nella Lega di Smalcalda (1531). Passarono 15 anni di pace in cui l’imperatore, i politici erasmiani e una parte della curia romana lavoravano alla ricomposizione delle divergenze sulla grazia divina e alla convocazione di un concilio capace di riformare la Chiesa. Nei primi anni 40, in Germania scoppiò una guerra fra l’imperatore e la Lega di Smalcalda in cui, i protestanti sostenuti dalla Francia, nonostante sconfitti, riuscirono a tenere testa all’imperatore, che prima di ammettere il fallimento e di abdicare, concesse la pace di Augusta nel 1555. Con questa pace si riconosceva che a ogni regnante toccasse e spettasse di determinare la religione dei suoi sudditi. Il principio della spartizione territoriale fu il cuius regio, eius religio (la religione è di chi governa). Negli anni seguenti il protestantesimo continuò a svilupparsi, mentre il calvinismo conquistò il Palatinato. Francia Nei decenni in cui in Germania si sperimentava la pace di Augusta e la separazione territoriale, in Francia scoppiava la guerra civile, una violentissima guerra di religione interna tra cattolici e protestanti. Trattandosi di un regno unitario, la proposta era alta: conquistare tutto il paese o farlo a pezzi. Ad aggravare la situazione fu la morte in un torneo del re Enrico II, poi la successiva debolezza della corona col passaggio sul trono dei suoi 3 figli: Francesco II, Carlo IX ed Enrico III, tutti senza eredi e sotto il controllo della madre Caterina de Medici, nipote di Piero de Medici, signore di Firenze. Fin dallo scoppiò del conflitto (battaglia di Dreux, 1562) prevalse la soluzione che alla fine dopo le guerre di religione sarebbe prevalsa. Francesco II sotto l’influenza, Francesco di Guisa e Carlo, cardinale di Lorena (parenti della moglie Maria Stuart), membri di una delle casate più potenti, aumentò le persecuzioni verso gli ugonotti (ossia i calvinisti francesi). Convinta che la monarchia dovesse essere al di sopra dei partiti, quando assunse la reggenza per il figlio minore Carlo IX, Caterina de Medici, tentò invano una mediazione tra i due partiti, quello cattolico e quello degli ugonotti (come si chiamavano i calvinisti francesi) che concesse nel 1562 una limitata libertà di culto: concesse loro infatti il diritto di poter esercitare il loro culto nelle case private e pubblicamente solo in alcune città. Ma nessuna delle due parti accettò. Tali concessioni, segnarono l’inizio di numerosi massacri che arrivarono a minacciare l’unità del paese stesso. Sia la grande nobiltà protestante che quella cattolica usarono la questione religiosa per cercare di rinegoziare il processo di costruzione dello Stato e si organizzarono delle “leghe” (a Parigi), forme di autogoverno quasi repubblicano per difendere il cattolicesimo e per contestare il potere dei re e dei Grandi. Nacque anche un pensiero politico che cominciava a porre il problema del consenso, della legittimità dei partiti, del patto fra re e popolo e perfino il diritto al tirannicidio (uccisione del re qualora si ribellasse alla volontà divina). L’episodio considerato il più crudele avvenne il 23-24 agosto del 1572, notte di San Bartolomeo. I nobili protestanti erano giunti a Parigi per festeggiare il matrimonio della sorella del re (Carlo IX; dunque la figlia di Caterina de Medici) con il calvinista Enrico di Borbone, re di Navarra. [Caterina favorì il matrimonio fiduciosa che l’alleanza dinastica potesse consolidare la pace tra i due schieramenti]. Per evitare un ulteriore rafforzamento del partito cattolico estremista e quello protestante, Caterina, con l’assenso di Carlo IX e l’approvazione del Papa san Pio V, ordinò il massacro degli ugonotti che furono colti nel sonno dal popolo della capitale. La frattura divenne sempre più insanabile e la Francia finì con l’essere lacerata da una guerra civile generalizzata, chiamata dei 3 Enrichi per il nome dei suoi protagonisti: -Ugonotti, guidati da Enrico di Borbone, re di Navarra; -Cattolici, che obbedivano al duca Enrico di Guisa; -Re della monarchia, Enrico III, che succedeva al fratello Carlo IX morto improvvisamente. Nel conflitto il Guisa ed Enrico III (1°tirannicidio) persero la vita. Il successore di Enrico III fu Enrico IV (Enrico di Borbone), che abbandonò il protestantesimo. Capo della fazione calvinista, ci mise cinque anni per conquistare e pacificare il suo regno con: armi, politica, elargizioni di denaro, riconoscimenti di privilegi e convertendosi al cattolicesimo. Governando con equilibrio un paese stremato, si costruì la fama di buon re per i suoi sudditi. Eppure, anche lui fu assassinato da un cattolico fanatico(2°tirannicidio). La convivenza religiosa fu ufficializzata nel 1 598 con l’Editto di Nantes (promulgato da Enrico IV): concesse ai protestanti la libertà di coscienza e quella di culto in molte città, tranne Parigi. Ai protestanti furono riconosciuti i diritti giuridici, ai loro pastori gli stessi privilegi del clero cattolico. Inghilterra L’altro paese in cui si diffuse la Riforma protestante fu l’Inghilterra. Essa fu accompagnata da un avvenimento che mutò il quadro istituzionale. La rottura di Enrico VIII Tudor con Roma avvenne per motivi politici e dinastici, poiché il papa Clemente VII non voleva concedergli il divorzio (per non far irritare l’imperatore Carlo V) da Caterina D’Aragona, zia dell’imperatore Carlo V, che non gli aveva dato un erede maschio, ma Maria Tudor, per sposare Anna Bolena, cortigiana e luterana. Enrico VIII fu rivale di Carlo V all’elezione imperiale, poi suo alleato contro la Francia, ma dopo la battaglia di Pavia (1525), era passato all’alleanza francese contro un imperatore troppo potente. Enrico VIII celebrò comunque le sue nuove nozze. Fu così che, con l’atto di supremazia, approvato nel 1534 dal Parlamento, la Chiesa d’Inghilterra fu separata da quella di Roma e sottoposta al re. Nasceva così la chiesa anglicana scismatica, non ereticale, non più cattolica e non ancora protestante. I poteri papali sul clero inglese vennero trasferiti all’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer, e il re venne dichiarato capo supremo della Chiesa. La separazione da Roma era avvenuta in funzione di un rafforzamento, anche dal punto di vista finanziario, del potere del sovrano, impegnato nelle guerre contro la Francia. La vendita dei beni (a poco prezzo) dei conventi favorì la formazione di un ceto nobiliare di piccoli e medi proprietari terrieri, la gentry. Ad Enrico VIII succedettero i suoi tre figli di 3 diverse mogli: -Edoardo VI - orientamento calvinista; pubblicazione del libro comune di preghiera e l’atto di uniformità che si limitava a sanzioni finanziarie per i dissenzienti; (INIZIO RIFRMA ANGLICANA)
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