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La Guerra dei Cent'Anni e la transizione in Francia: monarchia assoluta a repubblica, Appunti di Storia Moderna

La situazione politica e economica in Francia e Inghilterra durante la Guerra dei Cent'Anni (1337-1453), con una particolare attenzione alla critica alla gerarchia della Chiesa Cattolica e il desiderio di ritorno alla Chiesa primitiva. Viene inoltre analizzata la figura di Enrico IV di Francia e la sua lotta per il risanamento finanziario e la stabilizzazione politica, nonché la sua difesa della chiesa gallicana. Il testo conclude con la transizione dalla monarchia assoluta a repubblicana in Francia, con la prima Costituzione scritta e la proclamazione della prima Repubblica Francese.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 03/01/2022

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Scarica La Guerra dei Cent'Anni e la transizione in Francia: monarchia assoluta a repubblica e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Storia Moderna La storia moderna è un concetto storiografico, inteso come fase successiva all'età medievale e precedente l'era contemporanea. Riguarda un arco temporale di circa tre secoli, dalla seconda metà del XV secolo o dalla prima fase del XVI secolo alla fine del XVIII e inizi del XIX secolo. La datazione storiografica tradizionale e consolidata la fa iniziare con la scoperta delle Americhe del 1492 e finisce con il Consiglio di Vienna 1814- 1815. Tuttavia questa data è ormai considerata superata dagli storici, che hanno retrodato l'inizio della fase delle grandi scoperte geografiche fra il tardo trecento e primi decenni del quattrocento. Il protagonista dell'espansione europea, intesa al di fuori del mar Mediterraneo, è il Portogallo. Innanzitutto bisogna considerare come si trova l'Europa dal punto di vista politico, religioso e dal punto di vista economico quando Colombo scopre l'America. La nazione che comincia a portare e a sviluppare la necessità di andare fuori dall'Europa e di aumentare la sete di conoscenze, sia a livello geografico ma soprattutto a livello commerciale*. Il Portogallo vive una condizione particolare; esce, alla fine del trecento da una serie di guerre civili che hanno dilaniato completamente il regno e soprattutto esce da una pestilenza, chiamata Peste Nera del ‘300, che aveva decimato completamente la popolazione. Un altro aspetto da tenere in considerazione è che data la sua posizione geografica, ovvero, è il primo Paese che si affaccia sull’Atlantico, si sente la necessità di trovare nuove rotte commerciali. Questo significa cominciare ad aggirare tutta una serie di problemi legati al commercio in quello che viene definito il Levante (Oriente), che oggi possiamo identificare come la Turchia. Qui il problema principale è quello legato all'impero turco, ovvero, dal 1300 in avanti i Turchi hanno conquistato gran parte del Medio Oriente (Turchia) e parte dell'Europa Balcanica, di conseguenza i commerci hanno una specie di blocco. Ovviamente l’unica Repubblica che è autorizzata a commerciare con quest'impero è Venezia. Quindi, per i sovrani europei francesi, spagnoli e soprattutto portoghesi si comincia ad avvertire l'esigenza di trovare nuove rotte e soprattutto trovare nuove materie prime che possano dare inizio a nuove attività produttive. Un altro motivo che spinge il Portogallo, oltre il problema dell'impero turco, è quello di trovare nuove fonti di approvvigionamenti per trovare il mercato degli schiavi”. Quindi i portoghesi, oltre a cercare nuove rotte, cercano di rompere il monopolio arabo per mettere le mani sulla tratta degli schiavi, di conseguenza, espandendosi e accrescendo il suo potere economico e soprattutto politico. Questa fase di esplorazione, che comincia a concentrarsi su quelle che vengono definite le isole atlantiche (ovvero Canarie, Madera, le Azzorre) è caratterizzata dalle opere di due figure importanti: due navigatori genovesi, Lanzarotto Malocello e Niccoloso da Recco che inaugurano un modello di colonizzazione europea. In questa fase si cominciano ad avere i primi problemi: le isole sono scoperte e gli europei spagnoli ma soprattutto portoghesi si rendono conto che queste nuove scoperte non sono del tutto disabitate, bensì, entrano in contatto con tutta una serie di abitanti, nativi. Gli spagnoli e i portoghesi che sono militarmente e tecnologicamente più avanzati, avviano, oltre a un processo di colonizzazione, un processo di alterazione anche ecologica, cioè si conquista l'isola ma si inizia anche ad adattarla alla necessità europea, ovvero, avviare un processo di produzione agricola (canna da zucchero). Un altro fattore da tener presente, nel periodo tra 300 e 400, è lo sviluppo culturale e tecnologico. Ci sono sempre più mappe, strumenti a disposizione dei navigatori che permettono di portare la navigazione in acque sempre più estese. Si passa a navi sempre più robuste, più grosse, ed equipaggiate con una velatura composta e che possono fare dei viaggi sempre più lunghi, senza bisogno di rifornimenti e che possano resistere a quello che era il problema della navigazione atlantica, ovvero, la capacità di affrontare le 4 Quando parliamo di scoperte non si parla ancora di colonizzazione. Ci sono vari tipi di fasi: Scoperta, Colonizzazione che di pari passo con la fase della Conquista. In questa fase trecentesca non si parla ancora di colonizzazione ma parliamo di una fase in cui si cerca di esplorare e mappare un mondo sconosciuto, ovvero il mondo Atlantico. ? Quando parliamo di mercato degli schiavi, pensiamo a qualcosa che inizia con la scoperta delle Americhe. In realtà il commercio degli schiavi era esistente e anche molto sviluppato; questo commercio legava i regni africani con parte della penisola arabica. tempeste e intercettare i venti che potevano essere favorevoli o sfavorevoli. Quindi si comincia a sviluppare una marina sempre più efficace e sempre più potente. Gioca un ruolo fondamentale, nello sviluppo cartografico di questo periodo, la figura di Paolo dal Pozzo Toscanelli (1397-1482). È un geografo ed opera nella Firenze del pieno Rinascimento e comincia, attraverso uno studio filologico, a riscoprire la cultura classica e latina, ma soprattutto riscopre una mappa, estremamente importante, fino a quel momento ignorata: la mappa del geografo di età ellenistica Tolomeo di Alessandria (110-160 D.C.). Questa mappa era un tentativo di cominciare a disegnare il mondo non più in una dimensione relativa solamente all'Europa e all’Asia, ma si cominciava a tracciare l'ipotesi che ci potessero essere delle altre terre che potevano essere raggiunte attraverso dei calcoli matematici abbastanza precisi. Toscanelli, lavorando su questa mappa comincia ad elaborare tutta una serie di rotte che permettono ai vari navigatori di portare avanti dei progetti di navigazione transoceanica, questo significa, avere degli strumenti chiari per cominciare a vedere cosa effettivamente c'è in questo oceano Atlantico, che fino a quel momento era visto come estremamente pericoloso e pieno di insidie. Ovviamente, l'idea che inizia circolare e che comincia a diventare un elemento praticamente mitologico è quello delle famose ricchezze che ci possono essere in queste terre. Chi dà il decisivo impulso al Portogallo e chi decide che l'esplorazione è un cardine su cui impostare tutto il suo programma politico è la dinastia degli Aviz. Oltre al discorso del Portogallo di esplorare nuovi territori e trovare nuove rotte e commerci, l'espansione e la navigazione è legata anche a un discorso ideologico. Si comincia a portare avanti l’idea che la conquista e la scoperta devono essere collegate a un processo di assoggettamento e questo si deve collegare al fatto che in questo periodo il nemico principale sono i musulmani, che si sono ormai rinchiusi nel regno di Granada. Quindi, comincia ad emergere con veemenza tutta un'idea di crociate in cui la scoperta geografica deve permettere ai sovrani europei di conquistare nuovi territori e contemporaneamente assoggettarli alla loro religione cattolica. Giovanni | Aviz (1358-1433) si rende conto che il Portogallo è estremamente diviso da queste guerre civili, esce con le ossa rotte da una situazione di peste nera in cui il paese è indebolito sia a livello demografico che a livello di approvvigionamenti. Di conseguenza, proprio per la necessità di trovare nuovi materiali, la conquista si concentra, dal punto di vista del Portogallo, verso il Marocco. Mettere le mani sulle piazzeforti del mondo arabo e sul Marocco significa rafforzare, innanzitutto la presenza portoghese, inoltre si comincia a sviluppare l’idea di penetrare lentamente nei paesi dell’Africa del Nord dove si cerca di mettere le mani sul commercio degli schiavi. | portoghesi vogliono rafforzare i loro confini ma al tempo stesso vogliono smantellare questo commercio a loro vantaggio. Si iniziano a mettere le mani su una piazzaforte molto importante che è quella di Ceuta, punto fondamentale per il mondo islamico, e si apre definitivamente la colonizzazione delle isole dell'oceano Atlantico (Madera, le isole delle Azzorre, Capo verde), inoltre, si inizia a spingersi verso l'Africa subsahariana. L'idea dei portoghesi era quella sì mettere le mani sul mondo atlantico, ma anche quella di spostarsi verso l'India, sostanzialmente il loro obiettivo era quello di trovare un modo per circumnavigare l'Africa, evitando il bacino europeo, per poter arrivare direttamente in India. Perché l'India? Significherebbe mettere le mani su un mercato estremamente lucroso che è quello della seta, degli ori ma soprattutto materiali privilegiati come seta e delle spezie. Le varie spedizioni, ovviamente, permettono ai portoghesi, grazie all'apporto di queste tecniche geografiche e nautiche, di arrivare a doppiare il Capo di Buona Speranza grazie a Vasco da Gama che inizia anche ad aprire la rotta verso l'India. In questo momento, quindi, il Portogallo è quello che ha il predominio sui mari sia in virtù delle conoscenze acquisite in questi anni, sia in virtù che riesce a mettere le mani su una rotta estremamente ricca e lucrosa. Ovviamente, uno dei punti fondamentali di questo processo di espansione europea è quello che ovviamente i portoghesi devono fare i conti con le popolazioni native con cui entrano in contatto, ma al tempo stesso devono fare i conti con i mercanti arabi. Quindi loro, soprattutto per quanto riguarda l'Africa che verrà scoperta nel tardo 700, non riusciranno ad entrare mai Quindi, c'è un processo di assoggettamento culturale, materiale e religiosa in cui vengono considerati poco di meno che come delle bestie. Ovviamente, c'è uno stravolgimento anche a livello politico ed ammnistrativo. Gli spagnoli si rendono conto che possono e dovranno gestire una serie di territori vastissimi quindi cominciano a strutturare i loro territori sulla base di determinati sistemi ammnistrativi, soprattutto, cominciano ad emergere i ruoli di viceré e di governatori che sono, sostanzialmente, degli uomini appartenenti all'esercito a cui vengono dati appezzamenti enormi di terreno e che potranno gestire a modo loro. Sulla basse di quello che decidono loro, impongono le leggi, in teoria seguendo gli ordini del Re di Spagna ma in realtà lo fanno senza tener conto del rispetto delle popolazioni native. Un sistema che permetterà alla Spagna di diventare estremamente ricco è quello basato sulle encomienda de indios. Si tratta di un complesso sistema giuridico, ammnistrativo e politico che permette a questi amministratori di portare avanti un sistema di sfruttamento agricolo e di utilizzare la mano d'opera nativa. Ufficialmente, chi comanda questi amministratori è il re spagnolo che sulla base del successo riportato dagli eserciti distribuisce questi appezzamenti di terreno che vengono suddivisi in vari lotti. Quest'encomienda permette, appunto, di utilizzare gli indios come mano d'opera forzata e soprattutto una condizione fondamentale dell'encomienda è che gli indios, oltre a essere sfruttati e a perdere il diritto sulle loro terre native, devono essere forzatamente convertiti. In base agli ordini ricevuti da Madrid, questi indios dovevano indistintamente convertiti alla fede cattolica, imponendo così un'espansione anche religiosa. L'encomienda di fatto porta alla creazione di una classe di possidenti terrieri, un élite coloniale, che impone le sue leggi, senza alcun rispetto per gli indios anche se ufficialmente dovrebbero seguire gli ordini imposti da Madrid. Ciò non accade poiché all’interno di quest'amministrazione non vi è alcun tipo di controllo. Ovviamente, questo sterminio dei nativi in Europa non passa inosservato.“ In Spagna ci si rende conto che questo sterminio dei nativi comincia ad avere un effetto che ha una risonanza enorme, soprattutto nel mondo protestante si comincia ad accusare i sovrani, in particolare quello spagnolo, di essere un carnefice perché permette di sfruttare e uccidere questi nativi in modo indiscriminato. Da parte della corona spagnola si cerca di regolamentare questo uso delle encomienda, per due motivi molto semplici: * Il re temeva ci potessero essere dei contraccolpi a livello di mano d'opera, ® Temevachecon questo collasso microbico e con queste condizioni in cui erano relegati i nativi non ci fosse più forza lavoro disponibile. La corona, dunque, comincia a promulgare una serie di leggi che cercano di regolamentare l’uso delle encomienda, si cercava di limitare lo sfruttamento in modo più razionale. La distanza dal centro del potere e le colonie sudamericane è enorme, quindi tutte queste leggi (leggi di Burgos del 1512-13; Nuevas Leyes del 1542-43) vengono completamente ignorate. | proprietari terrieri fanno quello che vogliono su questa base di autonomia che poi sarà caratteristica del mondo delle colonie sia per le portoghesi che per quelle iberiche. L'unico, in Spagna, che comincia a prendere le difese in modo del tutto deciso dei nativi è un domenicano, Bartolomeo de Las Casas, che scrive una relazione fondamentale ‘’Destrucciòn de las Indias”, in cui espone al re questi effetti disastrosi delle encomienda. Lui sarà la prima voce che si alzerà in Spagna contro le condizioni disumane in cui sono tenuti gli Indios. Infatti, sia la classe politica, la corte e tutto il mondo religioso erano a favore dello sfruttamento dei nativi e di considerarli né più né meno che come delle bestie. Ovviamente però, per la Spagna questa mano d'opera a costo zero, gli permettere di rafforzarsi non solo dal punto di vista politico ma soprattutto dal punto di vista commerciale. Infatti, la Spagna esce da una fase di isolamento e riesce a mettere le mani su tutta una serie di materiali che ridisegnano tutta l'economia 4 Quando si parla di età globale, anche le comunicazioni tra una parte di questo mondo e l’Europa erano molto lente: un ordine inviato dal re spagnolo poteva essere recapitato dopo mesi e proprio questo permette a questa élite di non avere nessuna forma di controllo. europea. Comincia ad emergere un centro nevralgico del potere spagnolo che è il Porto di Siviglia, in questo momento la città ha un'espansione enorme e il numero dei galeoni aumenta in modo esponenziale. Inoltre, arrivano in Spagna metalli preziosi, legname, zucchero, ferro che permettono alla Spagna di avere un ruolo primario nel quadro economico europeo. Di fatto, la Spagna detiene il primato di colonie ma al tempo stesso può decidere il prezzo di queste merci e a chi poter venderle o meno, sempre alle sue condizioni. Questo commercio, infatti, non è univoco, ci sono sì delle importazioni molto forti ma si comincia anche ad esportare verso le colonie dei materiali preziosi che cominciano ad arricchire questa élite coloniale. La Spagna si rende conto che è necessario regolamentare questo commercio e iniziano a nascere delle strutture amministrative che saranno uno dei cardini dell’Impero. Uno di queste forme amministrative è la Casa de Contrataciòn. Corrisponderebbe al Ministero dell'Economia attuale. Qui si regolamentano che tipo di merci devono arrivare in Spagna, che tipo di merci esportare dalla Spagna verso le colonie e soprattutto nasce un regime di monopolio. La Spagna dice in modo molto chiaro ai suo avversari che da quel momento in poi deciderà lei chi far entrare nelle colonie, con chi trattare e che tipo di prezzi da stabilire. La Casa de Contrataciòn, dunque, è una sorta di borsa europea, in cui i prezzi vengono decisi dal sovrano e dai suoi amministratori. In tutto questo, il Portogallo comincia ad affacciarsi molto timidamente rispetto alla Spagna. Stabilisce la prima colonia nella baia di Rio de Janeiro e San Salvador. | primi tentativi sono abbastanza difficili, poiché i portoghesi incontrano l'ostilità dei nativi rispetto agli spagnoli. Alla fine del ‘500 la faccia delle Americhe, perlomeno la parte dell'America centrale e meridionale, è completamente cambiata. | due imperi principali, Maia e Aztechi, sono stati completamente annientati ma soprattutto è cambiato radicalmente il paesaggio. | portoghesi ma soprattutto gli spagnoli introducono un processo di europeizzazione forzato. Un esempio eclatante è la costruzione delle loro città, come Città del Messico. Gli spagnoli portano ad immagine e somiglianza le loro città, infatti, si impone una struttura basata sulla Plaza Mayor che è il centro politico e si segue tutta un struttura architettonica che ricalca per filo e per segno le città spagnole. Anche questo è un ordine che viene impartito dalla Spagna, in particolare da Filippo Il che è il primo ad imporre che le città di nuova fondazione e tutte le colonie spagnole devono essere fatte sulla pianta spagnola (p.e. Cuba somigli molto a Madrid). In questa fase, l'immigrazione aumenta di anno in anno, si ha sempre più un numero di coloni che decidono di trasferirsi per tutta una serie di motivi (carriera, terreni ricchi etc.). Il Nord America è una terra del tutto deserta, in cui non c'è nessuna forma di insediamento tranne qualche forma di villaggio. Il primo che comincia ad esplorare l'odierno Canada Atlantico è il navigatore italiano Giovanni Caboto che fra il 1497 ed il 1498 esplora le coste del Labrador e di Terranova per conto della Society of Merchant Adventures di Bristol. Una caratteristica dell'espansione inglese è che non c'è un supporto da parte della corona, a differenza delle espansioni portoghesi e spagnole, infatti, nel caso inglese si trattava soprattutto di privati che cercano di trovare delle nuove rotte commerciali. Il capitale è privato, e di conseguenza le esplorazioni continuano con finanziamenti ristretti ovviamente con molte difficoltà. L'isola di Terranova, in realtà, è una riscoperta. Di fatto, alla fine del XI secolo viene scoperta dai Vichinghi, che vi fondano un piccolo insediamento (odierna Anse-aux-Meadows). Gli storici si sono molto dibattuti sul motivo della ‘’fuga’’ dei nativi, uno dei motivi più plausibili è appunto l'ostilità dei nativi che li costrinsero ad abbandonare quell’insediamento. Gli inglesi sì trovano una nuova terra che ai loro occhi era completamente disabitata ma in realtà non fu cosi. La caratteristica di Terranova è appunto quella di essere una base per le principali spedizioni di pesca. Non si fonda su nessun tipo di insediamento permanente per una serie di motivi * Ilclima: infatti il clima che c'è in Canada è estremamente rigido e proprio per questo gli europei hanno difficoltà a di insediarsi permanentemente in quelle zone; * Gliscarsi profitti; * Agliocchidegli inglesi e dei francesi il Nord-America manca di quelle che sono le caratteristiche che i portoghesi e gli spagnoli avevano trovato precedentemente: tanti nativi e soprattutto tante ricchezze. Di conseguenza, ai loro occhi investire su questi territori che portavano davvero poco profitto era solo una perdita di tempo. Le cose per quanto riguarda l'Inghilterra cominciano a cambiare con l'ascesa al trono di Elisabetta I. Lei si rende conto che l'Inghilterra non ha i mezzi per fronteggiare la Spagna, non ha una marina e non ha le capacità tecniche per farlo, ma al tempo stesso si rende conto che bisogna cominciare ad erodere il predominio degli spagnoli che al momento dominano sull’Atlantico, promuovendo una politica di piraterie. La corona comincia ad ingaggiare una serie di corsari che dovevano indebolire il potere spagnolo attraverso una serie di scorrerie. | principali avventurieri/corsari sono: ® Sir Humphrey Gilbert (1539-1583); ®e RichardGrenville (1542-1591); ® Francis Drake (1540-1596); ® Walter Raleigh (1552-1618). Essi ricevono l'autorizzazione dalla regina inglese a compiere delle incursioni contro i galeoni spagnoli ma al tempo stesso alcuni di loro come Grenville e Raleigh, cominciano a portare avanti dei viaggi di esplorazione. Ovviamente in questo momento l'Inghilterra non riesce a canalizzare le risorse necessarie per mandare avanti questo processo, quindi, si hanno svariati tentativi isolati realizzati da questi corsari. Gli insediamenti in questione hanno pochissime persone che hanno talaltro grossissime difficoltà a ricevere i materiali e devono essere sostenuti continuamente dalla madre patria. Tutto questo porta a una serie di tentativi fallimentari. La prima colonia inglese nel Nord-America è l'isola di Roanoke in Virginia, un gruppo di 100 coloni vengono portati da Grenville, ma la colonia resisterà solo per cinque anni a causa della mancanza degli approvvigionamenti e ostilità dei nativi. Rispetto al Sud America gli inglesi hanno difficoltà ad andare verso il centro, poiché il clima in questo caso è contro di loro, trattandosi di un clima molto più rigido, inoltre, si tratta di popolazioni native molto più ostili e molto meno disposte a tollerare la presenza di popolazioni stranieri. Il terzo problema che poi sarebbe quello principale è che data la mancanza dei rifornimenti, partono sempre pochissimi coloni, di conseguenza, vivono sempre all’interno dell’insediamento avendo difficoltà a farlo progredire. Drake compie dei viaggi di esplorazione e scopre l'odierna California del Nord, Raleigh scopre la Virginia ed esplora la Guayana. Un altro elemento importante è che in questo momento la prima vera colonia degli inglesi è l'Irlanda, che per molti secoli rimane una vera e propria spina nel fianco poiché vi sono una serie di instabilità politiche e religiose. Dopo lo scisma americano il re aveva deciso di estendere la regione anche nell'Irlanda, in quel momento aveva provocato, però, una serie di ribellioni. In questo momento la corona inglese non riesce a svilupparsi poiché il suo pensiero principale era quello di risolvere la situazione irlandese, una volta che l'Inghilterra avrà sedato il problema dei cattolici irlandesi comincerà una prima fase di espansione. Questo però avverrà alla fine del ‘700. Anche in Francia, così come in Inghilterra, ci sono gli stessi problemi a portare avanti il processo di espansione, sostanzialmente perché si parla sempre di capitali privati. Le esplorazioni che vengono fatte (la più importante è quella fatta da Jacques Cartier fra il 1534 ed il 1541 lungo le coste del Canada orientale), non riescono ad avere il supporto necessario da parte della corona. Rimangono delle esplorazioni che non danno assolutamente inizio a un programma di migrazione, rispetto a quello successo nell'America Iberica. La presenza francese si limita a dei piccoli insediamenti sull’isola di Terranova che sono di tipo stagionale, infatti, si rimarrà sull’isola semplicemente durante l'estate. 5 Non si trattava di pirati. | corsari ricevevano un permesso ufficiale della corona per poter far delle azioni contro altre corone. Hus questa autorità non è assoluta e va contrastata in quanto Dio è l’unico che legittimamente può rappresentare la Chiesa e i suoi fedeli. Ovviamente si scaglia sulla Chiesa affermando la necessità della riforma del clero, questo significa che quest’ultimo deve essere riformato dal punto di vista teologico ma soprattutto dal punto di vista spirituale, quindi ci devono essere tutta una serie di riforme che impediscano la vendita delle cariche ecclesiastiche e la corruzione in generale di tutta l'istituzione. Prima di arrivare a parlare della figura emblematica di Lutero si deve pure considerare il contesto storico, geopolitico e culturale in cui si sviluppano queste idee. Il Quattrocento oltre ad essere un periodo di grande difficoltà, considerando la conquista della caduta di Costantinopoli, la scoperta dell'America bisogna tener ben a vista il contesto storico e filosofico in cui comincia ad emergere una corrente di pensiero che sarà particolarmente importante soprattutto nella Penisola Italiana. Esso è l'Umanesimo e il suo sviluppo permette a tutta una serie di letterati di uscire da un lungo periodo di “letargo medievale” in cui sono sempre sostanzialmente valse delle idee secondo le quali il mondo classico (storia e filosofia soprattutto greca) era da non considerare. La base in cui si sviluppa questo movimento intellettuale, che avrà anche delle implicazioni politiche e religiose, è la Penisola Italiana e in particolare il centro Italia (Toscana, l'odierna Emilia Romagna e parte dello stato di Milano). L’idea che caratterizza questo movimento culturale è quello di recuperare la filosofia greca e romana che fino a quel momento era stato completamente ignorato, soprattutto la produzione dei testi che era retaggio semplicemente degli ordini monastici (circestensi e francescani). Di conseguenza la cultura e la formazione dei chierici erano panaggio esclusivo della Chiesa Cattolica e questo, ovviamente, rappresentava una forma di potere in mano allo stato pontificio. Questo movimento, oltre al recupero della tradizione classica, comincia ad invitare tutta una serie di intellettuali a riscoprire il messaggio celato dietro quelle opere. Facendo questo significava riscoprire anche il latino e il greco che in quel momento erano in mano all'élite clericale, di conseguenza, si comincia a trasferire l’idea di questo dominio culturale fuori dal mondo della chiesa. Sostanzialmente gli intellettuali, Petrarca etc., comincia a mettere in dubbio che la cultura non deve essere un qualcosa di appannaggio della Chiesa bensì deve essere fatta circolare liberamente e soprattutto si deve iniziare a recuperare questo mondo su cui poco si sapeva e che era stato ignorato fino a quel momento. Ovviamente lo studio del greco e del latino significava anche sviluppare delle tecniche che permettono di recuperare questi testi e di saperli analizzare. | testi che fino a quel momento erano stati prodotti erano delle copie prodotte dagli amanuensi che avevano permesso la trasmissione di questi testi ma che in realtà non aveva permesso il loro studio dettagliato anche perché non si conosceva bene l'origine di questi documenti. Proprio da qui si cominciano a gettare le basi per lo studio della filologia cioè una lettura critica e ovviamente molto dettagliata di tutti questi testi, quindi si enfatizza soprattutto cosa dicevano questi personaggi del mondo greco-romano. Uno degli autori che viene recuperato è Platone poiché quest’ultimo parla di libertà politica, democrazia e di un contesto che fino a quel momento era stato completamente ignorato da gran parte della popolazione. Di conseguenza si comincia a mettere le idee platoniche al centro poiché per primo lui ha espresso il concetto di democrazia condivisa: la base democratica deve essere sostanzialmente allargata, non può parlare di politica e lasciare esclusivamente nelle mani del re, del pontefice o dell'imperatore e questo implica una partecipazione sempre più ampia dei cittadini. Infatti l'idea dei pensatori umanisti era proprio quello di rendere questi testi accessibili a tutti per poter favorire un dibattito culturale e politico, essendoci la necessità di iniziare a contestare le due autorità che avevano fino a quel momento dominato la vita politica e religiosa. Uno dei maggiori intellettuali dell'Umanesimo che comincia ad affermare la necessità di studiare in modo molto più approfondito ed è di fortissimo impatto nella Penisola Italiana è Angelo Ambrogini, detto il Pol no (1454-1494). Lui dice che sostanzialmente ci deve essere sì uno studio letterario del testo, molto approfondito ma soprattutto bisogna cominciare a capire in che contesto storico i documenti sono stati prodotti. Questa è una cosa che per chi adesso fa storia è abbastanza scontato, all'epoca però non era così poiché si trattava di porsi degli interrogativi e domandarsi il perché un determinato trattato sulla metafisica o politico è stato prodotto e soprattutto quale sarebbe stato il suo fine. Non ci si limita a copiare il testo e farlo circolare ma si comincia a fare uno studio del documento per cercare di capire il motivo per il quale è stato prodotto e soprattutto perché l'avevano scritto in quel particolare momento e particolare luogo. Ovviamente questo particolare metodo di ricerca intellettuale comincia anche a minare tutta una serie di privilegi che aveva avuto la Chiesa Cattolica fino a quel momento. La cultura era totalmente nelle mani della Chiesa e soprattutto degli ordini monastici che avevano avuto la libertà di produrre dei testi senza nessun tipo di confronto. Questa nuova lettura scientifica e questa capacità di indagine che viene promossa dagli umanisti e che conosce un grande successo, comincia anche a minare il monopolio della Chiesa perché si cominciano ad esaminare tutta una serie di documenti su cui la Chiesa si era basata per rafforzare la sua egemonia. Uno dei filologi estremamente importanti che gioca un ruolo principale e che comincia ad attaccare le fondamenta del Papato è Lorenzo Valla (1405-/07-1457). Attraverso uno studio durato moltissimi anni mette in dubbio un documento che per molti anni è stato ritenuto fondamentale per lo sviluppo e per il potere del papato, il documento in questione è La donazione di Costantino. Valla afferma che questa donazione, in base a cui la Chiesa romana diceva che il papato ovvero quelli che sono definiti gli stati pontifici erano territori donati volontariamente da Costantino, non era in realtà del periodo romano ma è un documento redatto secoli dopo. Lui comincia a dire che quest’ultimo è un falso e quindi tutto questo apre tutto un processo sulla struttura su cui si basa il Papato; sostanzialmente lui dice che questa donazione oltre che a dimostrare di essere un falso, ha permesso alla chiesa di avanzare delle pretese non solo in campo spirituale ma anche in campo politico su cui poi ha sviluppato la sua egemonia. L'attacco di Valla comincia a creare delle fratture e delle crepe poiché si comincia a mettere in evidenza che tutto quello su cui la chiesa ha sviluppato il suo potere in realtà è stato fatto su delle fondamenta abbastanza discutibili”. Oltre a tutto questo bisogna considerare che cosa comincia a favorire il pensiero protestante. Si tratta di un'invenzione che sostanzialmente ha una portata storica, che sarebbe l’invenzione della stampa ovvero dei caratteri mobili di Gutenberg. Quest'invenzione sconvolge molto più della scoperta delle Americhe la società europea poiché permette ad ampi strati della popolazione di poter leggere e di poter erodere questo primato culturale in mano della Chiesa e soprattutto degli ordini mendicanti. L'umanesimo e tutti i suoi autori riescono a far circolare le loro idee e riescono ad essere apprezzati non solo per la validità dei loro pensieri ma soprattutto per quest’invenzione che rivoluziona tutta la società europea. Ufficialmente l'inventore della stampa è il tipografo tedesco Johannes Gutenberg (1400-1468). Nel 1445 inventa i caratteri mobili e questo significa che si possono produrre dei testi molto più duraturi e ovviamente dei testi che possono essere fatti circolare in quantità molto più numerose. Questo significa che l’idea della cultura possono essere conosciuti sempre molto di più e da molte più persone, chi sapeva leggere faceva parte dell’élite di corte, politica. Questo è quello che viene definito una rivoluzione copernicana poiché comincia a sconvolgere una società che fino a quel momento aveva avuto una visione della cultura molto dogmatica e strutturata. Ovviamente uno dei testi che conosce un grandissimo successo e che favorirà la diffusione delle teorie di Lutero è la Bibbia. Quest'ultima è il testo che viene fatto circolare e stampare e che conosce un grandissimo successo a livello di pubblico, con l'invenzione di Gutenberg cresce in modo esponenziale e raggiunge un sacco di persone in tantissimi paesi e questo significa che quello che prima era di retaggio di poche persone, adesso diventa sempre più popolare. ? C'è sempre un attacco contro la materialità della Chiesa. Un elemento comune a tutti questi movimenti riformatori è quello di proporre una spiritualità. L'aspetto del denaro deve essere totalmente eliminato. Si sviluppano, ovviamente delle stamperie/tipografie che avranno un ruolo cruciale e anche in questo caso la Penisola Italiana è uno dei fulcri di questo rinnovamento culturale e in particolare lo è la stamperia di Aldo Manuzio (1447-1516) a Venezia. Questa stamperia nel giro di pochissimo tempo stampa e distribuisce tantissimi testi che vengono venduti dall'Inghilterra alla Francia, dalla Germania al Portogallo e da qui si vede proprio come questa riforma culturale nel giro di poco tempo si sviluppi a macchia d'olio. Da qui si comincia ad entrare nei veri problemi che ha la Chiesa. Uno dei motivi che alimenta tutti i pensatori umanisti è appunto lo stato in cui si trovava la Chiesa alla fine del quattrocento che è particolarmente evidente durante il pontificato di Alessandro VI (Rodrigo Borgia), 1492-1503. Questo perché il suo pontificato è particolarmente criticato dai riformatori poiché caratterizzato da un forte nepotismo: tutte le cariche più importanti della Chiesa vengono distribuite a tutti i membri della sua famiglia e a potenti famiglie nobiliari fiorentine, napoletane, e romane (Borghese, Caetani, Carafa, etc.). Sostanzialmente il potere della chiesa viene gestito in maniera molto personale senza la possibilità di intrusione da parte di esterni. Altra caratteristica del suo papato è quella di avere in primis lui un grandissimo numero di mogli illegittime e da qui si capisce bene che rappresenta un forte punto di contrasto e di critica agli occhi dei riformatori, in quanto il Papa è il capo della Chiesa e non può permettersi di avere mogli o figli illegittimi ma soprattutto la critica che viene mossa da tutti è quella sullo stato di corruzione. Sostanzialmente le cariche vengono vendute al miglior offerente, c'è un commercio dei sacramenti che sarà uno dei punti su cui Lutero sarà molto critico. Di conseguenza, vi è una corruzione diffusissima non solo all’interno del mondo romano ma in tutte le varie diocesi. Il concubinato è un'altra piaga che affligge la Chiesa e lo stesso Papa non lo può risolvere poiché lui stesso ne è vittima e beneficiario. Uno dei punti su cui gli umanisti si scaglieranno è l'ignoranza del clero di quel momento, ci si rende conto che tutte queste cariche non sanno leggere né il greco né il latino e questo è un punto di grossa critica perché si mina alle fondamenta della conoscenza, non si conosce bene la Bibbia e di conseguenza si è esposti a tutta una serie di errori dottrinali e teologici. Chi comincia a mettere in evidenza sul piano pratico tutti questi problemi e che comincia a porre una serie di critiche forti al papato è Erasmo da Rotterdam (1466/69-1536), un pensatore olandese. In tutti i testi che produce non dichiara mai l’essere non cristiano, soprattutto ne L’elogio della follia, ma semplicemente critica il modo in cui viene amministrata la Chiesa, di conseguenza il suo attacco personale non è contro il credo ma contro la gerarchia cattolica e la sua amministrazione. Il testo che influenza molto Lutero e che ha una forte risonanza sulla sua formazione critica e culturale in questo periodo è, come detto prima, L’elogio della follia. Grazie all'invenzione di Gutenberg il testo conosce una diffusione enorme e ovviamente viene bollato eretico e proibito dalla Chiesa cattolica anche perché in questo momento l'attenzione della Chiesa è rivolta al mettere sotto controllo tutti i testi che vengono prodotti perché ci si rende conto che l'invenzione di Gutenberg rappresenta un vantaggio ma al tempo stesso una minaccia per l'istituzione religiosa, poiché più si riesce ad avere accesso a determinati testi come quello di Erasmo da Rotterdam, più gente si rende conto dei problemi che caratterizzano il papato e la chiesa di quel periodo. Un'altra critica che Erasmo porta avanti è proprio questa sulla conoscenza teologica e filologica. Dice che la Bibbia come è stata prodotta fino a quel momento non va bene poiché ci sono tutta una serie di interpretazioni sbagliate, legate al fatto che non si conosceva il latino e soprattutto non si conosceva bene il greco. Lui propugna un'analisi dei primi testi evangelici delle prime Bibbie che permette di riscriverla completamente e soprattutto di togliere tutti quegli errori che hanno caratterizzato la formazione del clero. Agli occhi di Erasmo una nuova Bibbia significa avere uno strumento molto utile per riformare tutto il clero che come già detto in quel momento era fortemente ignorante sia perché dal punto di vista linguistico non consce sia perché ha utilizzato un testo che era pieno di errori dal punto di vista teologico e spirituale. L'impatto della predicazione di Lutero, che non si aspettava tutta questa risonanza, è devastante anche a livello politico, soprattutto in Germania, poiché permette ai vari principi delle monarchie di avanzare dei diritti fino a quel momento non rivendicati. Il pensiero di Lutero ovviamente provoca degli sconquassi. Si cominciano a vedere nelle immagini di Dio e delle Chiese dei semplici orpelli artistici, infatti, una delle prime reazioni dei seguaci di Lutero, che ha una presa fortissima non solamente sugli intellettuali e all’interno del suo ordine ma anche su persone comuni, è la distruzione delle chiese, delle reliquie e soprattutto i principi del Sacro Romano Impero si rendono conto che possono mettere le mani, grazie a questo principio di libertà e di rottura con Roma, su delle ricchezze che prima erano obbligatoriamente destinate al Papa. Da qui cominciano tutta una serie di rivolte a macchia d'olio e una tra le più famose sono quelle dei contadini del Baden che fra il 1524 ed il 1525 rivendicano l'autonomia. La condizione agricola era sempre una condizione di estrema povertà e sostanzialmente non si era mai usciti dal Medioevo. | contadini erano obbligati a dare i frutti del loro lavoro al loro signore locale, ai vescovi e ai vari cardinali. Si comincia a rivendicare questa autonomia fiscale e si inizia a vedere in quello che aveva affermato Lutero un pretesto per avanzare una serie di rivolte e di cominciare a contrastare l'ordine prestabilito. Emergono queste rivolte e il pensiero di Lutero, considerando che sono passati neanche 10 anni dal momento in cui affigge le 95 tesi, comincia ad essere ripreso e rielaborato da tutta una serie di suoi seguaci che successivamente Lutero sconfessa anche perché non si rende conto della portata globale che aveva avuto e di conseguenza il suo pensiero viene travisato in quanto lui voleva semplicemente un rinnovamento spirituale e non vuole assolutamente la nascita di tutte queste ribellioni, infatti le condanna. Una di queste forme radicali che si vengono a creare in questo momento è il gruppo radicalizzato degli anabattisti (non credono nel Battesimo) guidati dal Thomas Miintzer (1488-1525), ex-seguace di Lutero. Lui riprende il pensiero di Lutero ma lo amplifica e lo radicalizza, infatti comincia a predicare nelle campagne tedesche tutta una serie di teorie sull’avvento di Cristo e soprattutto si scaglia contro l'autorità prestabilita, cioè non solo contro la Chiesa ma anche contro i principi che reggevano i vari territori del Sacro Romano Impero. Ovviamente Lutero di fronte a questo massacro e rivolte sanguinose prende la parte dei principi poiché lui ritiene che il rinnovamento deve essere prettamente spirituale e di conseguenza non deve riguardare anche la politica. Nel 1525 pubblica Contro le empie e scellerate bande dei contadini, in cui incita ad uccidere i rivoltosi e nello stesso anno quasi 50.000 contadini e anabattisti vengono massacrati nella battaglia di Frankenhausen dall'esercito dei principi elettori tedeschi. Tutte queste rivolte e soprattutto quelle dei contadini daranno vita a tutta una serie di scontri che tormenteranno l'Europa fino alla fine del 1600. Il capo supremo del Sacro Romano Impero è ovviamente il re spagnolo Carlo V (1500-1558; primo re dell'impero globale). Quest'ultimo che ha una serie grattacapi si rende conto che queste rivolte cominciano a minare l’unità politica e religiosa di tutta l'Europa centrale, di conseguenza si vede la necessità di sviluppare degli accordi con tutti questi principi protestanti. Lui sostanzialmente non critica Lutero ma lo appoggia però rendendosi conto nello stesso momento che l’intransigenza di Lutero può essere molto pericolosa non riferendosi al monaco in sé ma soprattutto ai suoi seguaci che hanno dato il via a tutte questi scontri e questo lo dichiarerà nella Dieta di Worms del 1521. Quindi, si cerca di cominciare, attraverso queste Diete”, di trovare un accordo per uscire da questa situazione di crisi che sta diventando sempre più grave. Il termine protestante comincia ad emergere nella Dieta di Augusta del 1530 in cui cinque principi elettori e quattordici città rifiutano di aderire agli ordini di Carlo V, che sostiene che bisognava ritrattare le tesi di Lutero e di conseguenza scrivono una ® Le Diete sono dei concili plenari in cui questi principi tedeschi si riunivano puntualmente per discutere questioni politiche, religiose ed economiche con l’imperatore. lettera di protesta, venendo così chiamati Protestanti. Sostanzialmente questi principi accolgono il pensiero di Lutero e ne fanno il loro modello non soltanto di rinnovamento spirituale ma anche politico. Anche da parte della Chiesa di Roma ci sono tutta una serie di cardinali che cercano di mediare per evitare che dalla situazione si possa sviluppare un contagio. L'idea da parte di Roma che le idee di Lutero si sviluppino a macchia d'olio non soltanto in Germania ma in tutta Europa non è accettabile poiché andrebbero a minare l’unità apparente del mondo cattolico, già divisa precedentemente dallo Scisma d'Oriente. Un cardinale che ha un ruolo molto fondamentale e che cerca di trovare un accordo è Gasparo Contarini (1483-1542). Lui ammette alcune delle verità e delle validità delle teorie di Lutero, soprattutto quelle sulla necessità di riformare il clero e di studiare di più il greco e il latino, ma non ammette l’idea cardine del monaco, ovvero che il rapporto tra Dio e il fedele deve essere diretto, ribadendo l’esigenza di mantenere una struttura ecclesiastica forte. Tutti i tentativi falliscono però e dal 15311 principi Protestanti aderiscono alla Lega di Smalcalda” contro le ingerenze di Carlo V. Carlo V e papa Paolo III iniziarono pertanto a radunare un esercito, mentre i membri della Lega acuivano le loro divisioni, incapaci di unirsi in un progetto di difesa comune come avevano originariamente previsto. Nonostante l'imprevista defezione delle truppe papali, Carlo entrò in Germania alla testa delle sue truppe nel 1546 e, dopo aver sottomesso Ulma e il Ducato del Wiirttemberg e sconfitto l'Elettore Palatino, si spinse fino in Sassonia alla ricerca dello scontro con Giovanni Federico; lo scontro decisivo si svolse a Mihlberg il 24 aprile 1547, dove l'imperatore sbaragliò l'esercito sassone e catturò lo stesso Elettore, ottenendone la sottomissione. Questo segnò simbolicamente la fine della Lega. Ovviamente Carlo V ha il vantaggio di godere di un esercito numerosissimo e riesce a sconfiggere i vari principi ribelli ma questo non significa che le idee di Lutero riescano ad essere eliminate. Le sue idee hanno fatto presa su tantissime persone. Da qui inizia ad emergere una fortissima frattura non solamente tra la Chiesa di Roma e la Chiesa tedesca, ma anche una frattura politica fra i principi che aderiscono alle idee del monaco e i principi che invece rimangono fedeli a Carlo V. Si arriva a un momento fondamentale che è quello della Pace di Augusta del 1555 che cerca di trovare un compromesso politico e religioso a tutto quello che era successo fino a quel momento. Il 25 settembre 1555 Ferdinando d'Asburgo stipulò un trattato con i principi protestanti facenti parte della Lega di Smalcalda, chiamata Pace di Augusta, detta anche pace di religione. Questa pace sanciva ufficialmente la divisione di fatto della Germania tra cattolici e luterani, e prevedeva principalmente l'obbligo per i sudditi di seguire la confessione religiosa del proprio sovrano e ciò comportò, quindi, l'istituzione del principio “cuius regio eius religio” (cioè "Di chi è la regione, di lui si segua la religione"). Questa decisione ha un impatto fortissimo. Nelle aree protestanti in cui i principi possono imporre la religione riformata i sudditi sono tenuti ad obbedire e ovviamente chi non accetta è costretto ad emigrare. Di conseguenza, in questo periodo, in Europa si verificano tutta una serie di migrazioni che vengono definite dagli storici confessionali, in cui ci sono degli spostamenti consistenti di popolazioni. Le idee di Lutero hanno ridisegnato completamente la mappa politica, teologica e religiosa dell'Europa di quel periodo. Ovviamente le idee di Lutero vengono riprese dai suoi seguaci ma in molti casi vengono messe anche all'estremo perché sostanzialmente Lutero ha creato una frattura in cui si possono inserire tutte le maggiori persone che studiavano teologia in quel momento. Quindi, le sue idee vengono recepite, studiate ma tutta una serie di pensatori di quel periodo cominciano a mettere in evidenza la nascita di nuove correnti ancora più radicali che propongono non solo una riforma teologica e spirituale ma anche politica. L'Europa dal punto di vista religioso non è più unita, infatti, tutta l'area Germanica e la penisola scandinava recepiscono in modo diverso le idee di Lutero e si frattura così l’unità del Sacro Romano Impero che rappresentava un vantaggio per il re spagnolo Carlo V. ? Si tratta di un'unione militare e politica dei vari principi protestanti, che avevano rifiutato di obbedire a Carlo V entrano in aperto contrasto militare con l'imperatore, formando di conseguenza una lega militare. Uno dei momenti fondamentali di rottura delle idee di Lutero riguarda principalmente il re Enrico VIII. Lui leggendo una delle prime copie della Bibbia prodotta da Lutero si rende conto che le idee non tanto quelle teologiche quanto quelle che riguardavano l’aspetto dell’indipendenza economica. Inizialmente il re Enrico VIII (1491-1547), della dinastia Tudor, si oppone alle idee di Lutero, e per questo motivo ottenne nel 1521 da papa Leone X il titolo di Defensor Fidei, ossia "Difensore della fede". Cambia però rapidamente idea, quando il papato gli nega il permesso di divorziare da Caterina d'Aragona, da cui non può avere un erede maschio e soprattutto quando si rende conto di quest'aspetto fondamentale (indipendenza economica). La struttura di Roma e le tasse che non devono più essere pagate a quest’ultima gli permettono di mettere le mani sui monasteri, motivo poi per il quale dà avvio alla riforma anglicana. Durante il regno di Enrico VIII l'Inghilterra è un paese sostanzialmente molto indebitato con un deficit enorme. Enrico VIII sostanzialmente provoca la frattura con la Chiesa di Roma, provocando la famosa breccia anglicana per morivi prevalentemente economici. Autonominandosi capo della Chiesa d'Inghilterra, seguito solo dall'arcivescovo di Canterbury, significa avere un potere maggiore e significa poter mettere le mani su tutta una serie di ricchezze che gli permettono di incamerarle e di ridistribuirle. Quindi, quello che ha in mente Enrico VIII, sostanzialmente non è una riforma soltanto teologica ma soprattutto politica per poter risanare le casse dello stato inglese che in quel periodo era estremamente povero. Nel 1534 promulga l’Act of Supremacy, proclamandosi unica autorità della chiesa in Inghilterra e così si comincia a sviluppare una Chiesa totalmente indipendente da quella romana. Ovviamente, la sua idea è quella di mettere le mani su queste proprietà estremamente ricche che gli permette anche di creare una nuova classe di imprenditori che gli saranno fedeli. L’Act of Supremacy ha un impatto sì a livello spirituale ma soprattutto a livello politico, in quanto si viene a creare una classe di proprietari terrieri che saranno legati a doppio filo con la monarchia inglese poiché sostanzialmente è stato il re a permettergli di incamerare questi terreni diventando in questo modo estremamente ricchi. Questo Act of Supremacy provoca una frattura fortissima con quella che sarà per molto tempo una spina nel fianco dell'Inghilterra, ovvero, l'Irlanda. Infatti, quest'ultima decide di non aderire alla chiesa anglicana e rimane fedele alla fede di Roma andando a creare in questo modo una frattura politica che porta a un conflitto che dura fino al 1998, in cui un ristretto gruppo di persone i protestanti vogliono imporre il loro credo. Gli effetti delle predicazioni di Lutero sono anche arrivati all'Europa continentale. Uno dei personaggi che estremizza il pensiero di Lutero al massimo e che propone una serie di teocrazie è il teologo svizzero Ulrich Zwingli (1484-1531). Promosse importanti riforme religiose nel suo Paese, sul modello della Riforma di Martin Lutero. La sua proposta di riforma del cristianesimo ottenne prima il supporto della popolazione e delle autorità di Zurigo e Ginevra (centri paradisiaci per i pensatori riformati), coinvolgendo successivamente altri cinque cantoni svizzeri, mentre i rimanenti cinque rimasero fedeli alla Chiesa cattolica. In queste due città si forma l’idea di una teocrazia, sostanzialmente, le idee di Lutero vengono riprese ma amplificate in senso negativo. Si forma una classe politica che gestisce tutto l'aspetto della sfera politica e religiosa in cui non vi si trova più alcuna differenza. Altro pensatore fondamentale che introduce e che estremizza le idee di Lutero è il predicatore francese Giovanni Calvino (1509-1564). Calvino è stato, con Lutero, il massimo riformatore religioso del cristianesimo protestante europeo degli anni venti e trenta del Cinquecento. Dal suo nome è stato coniato il termine "calvinismo" per indicare il movimento e la tradizione teologica e culturale scaturita dal suo pensiero e che, per molti versi, si distingue dal luteranesimo. Il pensiero di Calvino è espresso soprattutto nell'opera Istituzione della religione cristiana, completata nel 1559. Lui introduce un concetto che verrà utilizzato da tutte le chiese protestanti e che verrà utilizzato soprattutto dai puritani inglesi, ovvero, il concetto di Predestinazione. Tutti possono condurre una vita sana dal punto di vista morale, etico e religioso ma sostanzialmente nessuno di noi saprà quando sarà salvato poiché è solo Dio a decidere nel momento della morte. Quindi, tutti i buoni cristiani, e da qui emergono contrasti con Il forte potere di cui gode il re s'inserisce in un contesto in cui la cultura e la lingua inglesi diventano sempre più forti, poiché sempre più persone cominciano a parlare una lingua volgare inglese, aumentando in questo modo il tasso di alfabetizzazione, che è molto più veloce rispetto ad altri paesi europei. Secondo l’umanista Thomas More (1478-1535), agli inizi del Cinquecento oltre il 50% degli inglesi sa leggere e scrivere. Quindi tutta questa massa di persone sa recepire e comprendere gli ordini che vengono emanati da Westminster e di conseguenza è sempre più facile gestire la situazione a livello politico. Questa crescente diffusione della lingua inglese porta alla nascita di un sentimento della nazione inglese come unica. Emerge, dunque, una forma di xenofobia contro gli stranieri. In Inghilterra, con l'avvento del Regno Tudor e con questo passaggio a livello linguistico, comincia ad emergere un sentimento sempre più di odio nei confronti degli stranieri e di conseguenza emerge un sentimento di eccezionalismo inglese. Si comincia ad esaltare tutto ciò che è inglese. Un visitatore italiano in Inghilterra nel 1500 dichiara che «gli inglesi amano moltissimi se stessi e qualsiasi cosa loro appartenga; alla vista di un bello straniero dicono che sembra un inglese». Il carattere composito della monarchia crea però non pochi problemi. La Scozia in questo momento mantiene un Parlamento autonomo quindi le sue decisioni vengono prese in modo diretto e riguardano solo la Scozia. Il principato del Galles viene annesso al Regno d'Inghilterra fra il 1535 ed il 1542. L'Irlanda, che è sottoposta al dominio inglese dal 1171, rimane in larga parte sotto il controllo dei clan gaelici. Un altro motivo da considerare è che si registra una crescita demografica. Si esce dal periodo della Peste nera e dunque c'è la necessità di riempire le città che si erano svuotate. In Inghilterra si passa da 2,75 milioni nel 1545 a 4,10 milioni nel 1601. In Galles e Scozia si passa da 500,000 nel 1485 a 900,000 nel 1600. In Irlanda si passa da 1.000,000 nel 1500 a 2.000,000 nel 1641. Ovviamente tutti questi motivi comportano il fatto che ci sono tutta una serie di problemi da risolvere. In questo momento l'Inghilterra non avendo la possibilità di accedere ai mercati, trovati grazie alle scoperte geografiche, sostanzialmente deve cambiare il tipo di produzione agricola. Questo però ha delle conseguenze negative. Per tutto il Cinquecento l'Inghilterra è afflitta da: inflazione disoccupazione aumento dei prezzi speculazione immobiliare povertà vagabondaggi Il sistema agricolo viene modificato a favore dei grossi proprietari terrieri e così facendo si afferma una forte speculazione terriera che danneggia i piccoli possidenti che vengono progressivamente inglobati in grosse proprietà o cacciati. | prezzi delle derrate agricole vengono alzati e di conseguenza il numero delle persone che possono permetterselo diminuisce, quindi si provocano anche tutta una serie di carestie e di problemi annessi. Se le campagne cominciano a cambiare ovviamente c'è una migrazione interna molto forte che fa emergere tutta una serie di centri urbani che saranno quelli tipici dell'Inghilterra durante l'età moderna. Uno dei più famosi è ovviamente Londra. Quest'ultima per tutto il Cinquecento e il Seicento, ha una crescita demografica che è unica. Si tratta di una delle città più grosse d'Europa e presenta una crescita demografica esponenziale che stravolge il suo tessuto sociale, proprio perché arrivano sempre più emigranti dalle campagne. Nel 1534, Enrico VII decide di promuovere la famosa Breccia anglicana e da questo momento la carica di suprema autorità della Chiesa inglese viene passata nelle sue mani; sotto di lui c'è l'arcivescovo di Canterbury e c'è tutta una serie di problemi legati al fatto che non tutti i sudditi di punto in bianco acconsentono di passare al sistema anglicano. C'è una forte resistenza soprattutto nelle campagne, dove si concentrano questi proprietari terrieri, che vogliono rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica. Si tratta di un tipo di riforma che non è soltanto religiosa perché se il re è l'autorità suprema della chiesa che della monarchia, si tratta di avere una doppia fedeltà. Quindi agli occhi del re si tratta di estendere una riforma non è soltanto politica ma anche teologica. Il re quando decide di promuovere la Breccia, mette le mani su tutta una serie di possedimenti estremamente ricchi, quindi la preoccupazione dei re dopo Enrico VIII è quella di estendere si la Chiesa Anglicana, ma anche il modo in cui redistribuire queste ricchezze per farle incamerare alla Chiesa Anglicana. Si decide che si deve stampare un unico testo omogeneo per tutti i fedeli alla corona e quindi alla Chiesa. Il successore di Enrico VIII, Edoardo VI (1537-1553), introduce il Book of Common Prayer, il testo della liturgia anglicana, elaborato per la prima volta nel 1549. Da qui il re comincia a strutturare la Chiesa anglicana su tutta una serie di chiese locali che devono avere il sostegno della comunità. La riforma Anglicana viene però interrotta dalla salita al trono della regina Maria I Tudor (1516-1558) nel 1553. Lei decide di non voler aderire alla chiesa anglicana e quindi di far ritornare l'Inghilterra indietro. Per. lei l'Inghilterra deve riornare ad essere un paese cattolico e quindi comincia tutta una serie di persecuzioni contro tutti quelli che avevano sostenuto la riforma anglicana e soprattutto contro quelli che avevano lavorato fianco a fianco con Enrico VIII. Questa decisione di Maria | è dettata non solo dalla sua forte fede cattolica ma è dettata anche da motivi geopolitici. Infatti lei si sposa con Filippo Il che in questo momento è il re del più grande impero dal punto di vista geografico, quindi agli occhi della regina mantenere l'Inghilterra nella schiera cattolica significa mantenere un Paese che può avere la possibilità di stringere legami commerciali con la Spagna. In Scozia, invece, l'introduzione delle idee protestanti ha un grosso successo. Si tratta sostanzialmente delle idee di Calvino che vengono recepite da ampi strati della popolazione e soprattutto il Parlamento scozzese, sulla base della sua volontà autonoma, decide di stabilire che la nuova chiesa ufficiale che si adotterà in Scozia non è più la Chiesa anglicana ma la Chiesa presbiteriana. Si tratta di un tipo di chiesa governata a livello locale da un ristretto gruppo di persone, chiamati presbiteri. La particolarità della Riforma Protestante per come viene introdotta in Scozia sta nel fatto che la vita pubblica e la vita quotidiana vanno di pari passi, quindi c'è un controllo molto forte del Parlamento ma soprattutto di queste di queste chiese locali. Nel 1560 John Knox (1513-1572) convince il parlamento scozzese ad adottare il Protestantesimo come religione di stato, e ad abolire l'autorità papale in tutta la Scozia. Il processo di anglicizzazione è stato molto frammentato ma chi lo riprende con forza e chi decide che l'Inghilterra in questo momento sarà il Paese principale e il punto di riferimento per tutti i protestanti europei è Elisabetta I. Infatti, uno dei cardini del suo governo è l'estensione forzata della Chiesa Anglicana, si rende conto che per pacificare tutto il regno deve essere introdotta con forza. Per Elisabetta | quest'idea del protestantesimo è la base sulla quale si deve sviluppare la nazione inglese, quella che le permetterà di uscire da questa fase di isolamento europeo. Elisabetta | si rende conto che per portare avanti il suo programma non ci deve essere soltanto un processo politico ma deve essere un processo di rafforzamento che tocca tutti i punti della società. Un punto su cui lei insiste molto è quello di implementare con forza la riforma nella università cattoliche (Cambridge, Oxford, etc.). Da questo momento essendo la religione anglicana quella di stato, i nuovi studenti dovranno aderire alla Chiesa anglicana chiedendo in questo modo un giuramento forzato. Inoltre emerge anche un discorso di repressione forzata del cattolicesimo. Questo significa che tutti i vari re cattolici vengono identificati, schedati, allontanati e quelli che rifiutano di aderire alla chiesa anglicana vengono giustiziati. Fra il 1577 ed il 1603 ben 123 preti vengono giustiziati. In questo momento la decisione di Enrico VIII ma soprattutto l'ascesa di Elisabetta | viene vista con fortissimo odio e con fortissima volontà di eliminarla da parte delle maggiori potenze cattoliche. In questo momento la potenza cattolica per eccellenza è la Spagna, impegnata in un programma di governo delle sue colonie e di evangelizzazione mondiale, e ovviamente il Papato. Dunque si arriva a un momento di rottura definitiva che rompe qualunque accordo diplomatico. Ci si rende conto che in questo momento l'Inghilterra non potrà mai più tornare sotto la sfera cattolica e sotto il controllo di Roma e di conseguenza nel 1570 Pio V (1504-1572) scomunica la regina tramite la bolla Regnans in Excelsis. Questo permette al re di Spagna di elaborare un progetto di invasione. La strategia per conquistare l'Inghilterra raggiunge il suo apice fra il 1587 ed il 1588, quando Filippo Il organizza una grossa spedizione navale (più di 130 vascelli) soprannominata Invencible Armada per conquistare l'isola. Lo scopo era quello di bloccare la marina inglese e di bloccare i rifornimenti che venivano dall'Europa e di conseguenza cominciare ad invadere l'Irlanda Cattolica che l'Inghilterra. Questo progetto che avrebbe rafforzato il papato e la corona spagnola fallisce. Una parte della flotta viene distrutta da una tempesta mentre l’altra parte è stata distrutta dalla flotta inglese, inoltre un altro motivo per cui quest’invasione non riesce è che ci sono tutta una serie di problemi di coordinamento con i vari capitani spagnoli. Sostanzialmente questo tentativo di portare un colpo letale alla corona inglese fallisce. Questo ovviamente rafforza sempre di più Elisabetta I. La regina si rende conto che nonostante il fallimento dell'Invencible Armada, il pericolo maggiore da cui può arrivare un'invasione via nave è l'Irlanda. Quest'ultima è già stata conquistata dall'Inghilterra già nel XII e ufficialmente il re d'Inghilterra è anche re d'Irlanda. Di fatto, la dominazione inglese nel corso dei secoli sostanzialmente è sempre stata fallimentare. L'Irlanda che gli storici hanno definito la prima colonia inglese, non ha dato mai i risultati sperati. Questo perché nel 1500 il controllo inglese rimane ristretto alla zona di Dublino, chiamata the Pale. Tutto il resto della zona rimane legata a delle forme di autogoverno di tutta una serie di gruppi politici. In questo momento in Irlanda ci sono due gruppi maggioritari che esercitano un'influenza a livello politico, religioso ed economico: * i “nativi” Gaelici, discendenti originari dei Celti, Cattolici. (O'Neill, O'Connor, etc.). * gli Anglo-Normanni, discendenti dei conquistatori inglesi in età medievale. Anche loro Cattolici. Entrambi ufficialmente dovrebbero rispettare il re inglese e dargli obbedienza ma nel caso dei gruppi gaelici hanno un tale potere nelle zone in cui dominano che si formano delle aree di autogoverno. Sono particolarmente intransigenti e non vogliono aderire alla riforma anglicana non solamente dal punto di vista religioso, in quanto aderire alla riforma anglicana significherebbe perdere tutta una serie di prerogative, di status quo che li lederebbe. Gli Anglo-Normanni mantengono invece un atteggiamento più pacifico nei confronti del re, però anche loro hanno deciso di rimanere fedeli alla chiesa di Roma. Quindi per il re e per le regine che si trovano in questo momento ad affrontare tutta una serie di ingenti spese, L'Irlanda rimane veramente la spina nel fianco. C'è da considerare che in questo momento il sentimento di forte anglicizzazione e di forte superiorità culturale, morale e ideologica si scontra in modo particolare con queste aree gaeliche. Quasi tutti i pensatori di corte, i vari scrittori rinascimentali inglesi prendono queste aree gaeliche di mira perché sono visti come dei barbari e dei rozzi; si tratta di persone che hanno lingue e culture diverse quindi devono essere o eliminate o devono essere convertite forzatamente sia dal punto di vista religioso che culturale. Quindi si portano avanti tutta una serie di programmi che prevedono l'eliminazione del gaelico e l'assimilazione di queste persone sotto la sfera inglese. Un ulteriore problema è che l'Inghilterra in questo momento sviluppa un sistema giuridico, uno dei cardini della società, che è quello della common law. In queste aree gaeliche nessuno dei clan decide di rispettare i criteri di questa legge. Nella stragrande maggioranza dei casi si continua ad usare il sistema delle leggi antiche, il brehon. Si tratta di una serie di leggi orali che non sono codificate. L'Irlanda comincia ad essere vista come una frontiera in cui la corona deve mandare non solamente dei soldati ma deve portare avanti un programma economico ma soprattutto culturale in cui questa parte del paese deve essere ricondotta sotto la sfera della regina. Agli occhi degli inglesi protestanti la conquista dell'Irlanda e degli irlandesi diventa una missione necessaria per motivi politici ma anche morali ed intellettuali. Fra i protestanti inglesi emerge un senso molto forte di superiorità, che sarà poi tipico dell'impero inglese. Questo senso di superiorità viene associato ad un protestantesimo militante, in cui c'è una forte componente di razzismo. Quello che gli inglesi cominceranno a fare in Irlando, lo applicheranno poi in Australia, in Sud-Africa, in India e su tutta una serie di altri posti che saranno caratteristici dell'impero inglese. Dal punto di vista intellettuale ci sono tutta una serie di pensatori che cominciano a mettere in evidenza il concetto che il barbaro corrisponde all’irlandese. Un esempio che verrà utilizzato quando gli inglesi cominceranno ad Scarso supporto del parlamento alla sua politica estera. Progressivo aumento dei prezzi. Insufficienti introiti statali. Inizio della guerra dei Trent'anni (1618-1648). Per appoggiare la politica estera, occorreva molto danaro, che solo il Parlamento avrebbe potuto concedere; ma il Parlamento, finalmente convocato (1621), negò l'appoggio finanziario e per la prima volta reclamò il diritto di determinare la politica estera. Sciolto quindi il Parlamento, Giacomo | tentò invano di perseguire una politica filospagnola, permettendo che il figlio Carlo si recasse col duca di Buckingham a Madrid (1623) per trattare il proprio matrimonio con l'infanta di Spagna. Fallito il tentativo, lasciò sempre più gli affari di Stato nelle mani del figlio e del duca. Carlo I divenne re d'Inghilterra, Scozia e Irlanda alla morte del re Giacomo I, nel 1625. Sostenitore, come il padre, del diritto divino dei re, fu impegnato nella prima fase del suo regno in una dura lotta di potere contro il Parlamento che gli si oppose risolutamente, temendo le sue aspirazioni assolutistiche, soprattutto nel tentativo di riscuotere le tasse senza il suo assenso. Questo porterà alla prima Rivoluzione inglese. Fra il 1625 ed il 1628 ricorre all'aiuto del suo “preferito” George Villiers (1592-1628), duca di Buckingham. Continua richiesta di soldi per finanziare spedizioni militari a sostegno degli ugonotti di La Rochelle, e i principi protestanti in Germania. Fra il 1625 ed il 1630 tutte le operazioni di sostegno ai protestanti europei falliscono. In Conclusione, Dopo la riforma anglicana di Enrico VIII, l'Inghilterra entra in un periodo di profondi cambiamenti politici e religiosi. Dalla metà del cinquecento fino ai primi del seicento l’isola è travagliata dagli scontri interni fra protestanti e cattolici, e dalle ribellioni gaeliche in Irlanda. A livello internazionale l'Inghilterra vive due fasi: una fase militante, sotto Elisabetta I, in cui emerge come il principale paese anti- Cattolico e una fase di mediazione, sotto Giacomo I, in cui si cercano di stabilire degli accordi con le principali monarchie Cattoliche LEZIONE DI STORIA MODERNA 15 OTTOBRE Bisogna vedere come la Chiesa cattolica reagisce e soprattutto attraverso quali misure e in che modo e soprattutto come si sviluppa questo concetto di cattolico nell'Europa di questo periodo. Il termine più moderno per indicare questo passaggio e questo periodo è Riforma Cattolica, più comunemente conosciuta come Controriforma. Lutero affigge le sue tesi nel 1517 e dal momento di questa fissione a quello che succede dopo corrisponde uno sconvolgimento eclatante che riguarda tutti gli ambiti della vita quotidiana: politica, pensiero religioso e anche economia. La Chiesa Cattolica, intesa precisamente come Papato e come massima autorità e curia Romana, in questo periodo ha una forte influenza geopolitica anche considerando che i discorsi di Lutero avevano minato le basi su cui si fondava. In questo momento il Papa e tutti i suoi collaboratori cominciano a rendersi conto che la frattura di Lutero è ormai insanabile. La reazione ufficiale che Roma porta avanti però è molto tarda, infatti una delle vie per risolvere il problema protestante sarebbe stata la convocazione di un concilio ecumenico ovvero il Concilio di Trento che rappresenterebbe il primo tentativo ufficiale di riformare la chiesa e soprattutto di controbattere gli insegnamenti di Lutero per negarli. Quest'ultimo si apre con un certo ritardo, infatti viene convocato solamente nel 1545, questo avviene perché in quel momento la penisola italiana è devastata da una serie di guerre che vengono combattute dalla Francia e dalla Spagna e il Papato ne cade direttamente in mezzo. C'è da considerare che nel 1527 Roma viene invasa dai Lanzichenecchi e viene occupata per quasi un anno. Quindi in questo contesto estremamente difficile e frammentato è difficile organizzare una riforma organizzata, soprattutto perché il Concilio è un momento in cui tutti gli esponenti della chiesa cattolica si riuniscono in una riunione straordinaria plenaria dove si comincia ad elaborare una strategia di rinnovamento che richiede tanto tempo e soprattutto molta organizzazione. Ovviamente uno dei problemi per organizzare un concilio, in quello che è il contesto europeo, è soprattutto la situazione politica presente che rende praticamente impossibile la convocazione, in quanto molto frammentata e frastagliata, infatti soprattutto la penisola italiana si trova divisa in piccole monarchie e non presenta un'’uniformità politica e religiosa. Un altro problema di questo concilio che dovrebbe essere plenario è che vede soprattutto la partecipazione esclusiva dei membri della Chiesa cattolica italiani, quindi sostanzialmente il programma di riforma che il Papa vuole portare avanti viene visto, in realtà, come una necessità soltanto nella penisola italiana. Infatti, vi sono pochissimi membri del clero straniero, soprattutto nella prima fase, in cui sono presenti solo due vescovi spagnoli, un inglese, un francese, e un tedesco. Questo dà bene l’idea di come questa decisione di reagire alle idee di Lutero in realtà non riesce a far presa sulle altre chiese nazionali. Una delle caratteristiche del Concilio di Trento è proprio la sua durata. infatti viene aperto nel 1545 a verrà chiuso soltanto nel 1563, di conseguenza in questo lasso di tempo vi saranno tutta una serie di problemi organizzativi, economici e politici che non permetteranno al papato di attuare una strategia uniforme. Di conseguenza all’interno del Concilio stesso si creano tutta una serie di fazioni interne ognuno delle quali cerca di portare avanti le proprie idee e di scavalcare quelle degli altri. Per esempio il Papa, Paolo III (1468-1549), vede nel Concilio un modo per restaurare l'autorità della chiesa, e lanciare la lotta contro gli eretici. Questo agli occhi di chi lo indice, quindi la suprema autorità della Chiesa cattolica, il Concilio ha un solo obiettivo ovvero non di riformare una chiesa ma di lanciare un messaggio forte e definitivo che sostanzialmente dice che tutti gli insegnamenti di Lutero e dei suoi seguaci non hanno alcuna validità teologica, spirituale e politica. Sostanzialmente la Chiesa cattolica è unica e l'autorità è quella papale che rimane infallibile e incontestabile. Questo, appunto, sarà un punto su cui la fazione romana insisterà parecchio. Agli occhi dei sovrani, invece che sono persone più pratiche e che in questo momento si muovono su una scacchiera mondiale soprattutto i sovrani spagnoli del 500 che si susseguono si rendono conto che un fenomeno come la riforma protestante mina alla base non soltanto l’unità religiosa ma anche quella politica. In questo momento pensiero politico e pensiero religioso vanno di pari passo soprattutto nel caso della Spagna cinquecentesca che diventa il bastione del cattolicesimo ortodosso: non vi è alcuna distinzione tra aspetto politico e aspetto religioso. Si deve rispettare l'autorità del Papa ma al tempo stesso si deve rispettare la Chiesa ufficiale che è quella cattolica. Nel caso della Spagna, però, c'è da considerare il contesto in cui si trova in quanto uscita da lunghe guerre con i mori e quindi sente la necessità di ribadire la sua ortodossia cattolica. Agli occhi però dei vari imperatori e sovrani e nel caso di Carlo V ci si rende conto che quello che è successo in Germania richiede un atteggiamento molto prudente e molto meno intransigente rispetto a quello propugnato da Roma. Soprattutto lui si rende conto che per cercare un accordo con questi principi protestanti il concilio dovrebbe elaborare una specie di compromesso di linee teologiche che permetta ai protestanti di trovare un accordo con la chiesa di Roma. Ovviamente il contesto in cui si svolge in concilio è estremamente difficile e rischioso, proprio per questo la scelta della città di Trento non è casuale. Il concilio non viene svolto né a Bologna né a Roma poiché Trento è una città di confini, vicina al Sacro Romano Impero dove si è cominciata a sviluppare la Riforma e tutti gli insegnamenti di Lutero, quindi viene scelta apposta per dare un messaggio forte e chiaro. Ovviamente tutte le fasi del Concilio sono interrotte da queste guerre (Guerre d’Italia 1494-1559) che dilaniano la Penisola Italiana. | due eserciti in campo sono quello francese e quello spagnolo che cercano di imporre il proprio dominio sulla penisola italiana. Questa guerra si divide in più fasi, cominciando prima della Riforma di Lutero e si conclude invece nel 1559. Essa al di là del dominio geopolitico interessa ai sovrani perché gli permetterebbe di mettere le mani sulle città italiane, soprattutto quelle toscane che sono le più ricche. Quindi il Concilio si svolge sostanzialmente in tre fasi: ® Laprima dal 1545 al 1549 ® La seconda dal maggio del 1551 all'aprile del 1552 ® Laterza dal gennaio del 1562 al dicembre del 1563 La terza fase è quella in cui vengono letteralmente elaborati tutta una serie di principi e di riforme. Nella prima fase, quella più lunga, sostanzialmente non si riesce mai ad elaborare un testo unico o un programma di riforma che possa liberamente contrastare quello che Lutero ha avanzato durante le sue predicazioni. Ovviamente ognuna di queste fazioni cerca di portare l'acqua al proprio mulino. La fazione dominante, ovviamente, è quella legata al Papa che afferma che non ci deve essere alcun tipo di cambiamento, ma con essa ci sono anche tutta una serie di fazioni proveniente dalla Spagna e dalla Germania che vedono nel Concilio un modo per riaffermare l'autonomia della propria chiesa. Infatti la Chiesa inglese ancor prima della riforma anglicana aveva già avanzato delle pretese di autonomia. Agli occhi dei prelati che si recano a Trento, vedono in questo Concilio l'opportunità per ribadire il carattere nazionale della loro chiesa, questo significa che riconoscono la crisi della Chiesa e del Papa ma avanzano una serie di pretese che permettono loro di gestire la propria chiesa a modo loro. Questo rappresenta già un motivo di frizione all'interno dei vari vescovi partecipanti al Concilio. Un gruppo molto importante è quello legato al mondo spagnolo. Infatti, loro affermano che i vescovi spagnoli sono stati ordinati da Dio (punto di grosso contrasto) e quindi la loro autorità discende direttamente da Dio. Di conseguenza il Papa, anche in questo caso ha pochissimo potere sul controllo delle loro azioni proprio perché questi vescovi spagnoli affermano di aver un'investitura divina e quindi il loro punto di vista è incontestabile. Da parte di chi viene dalla Germania, che sono quelli sostanzialmente in prima linea e hanno avuto i maggiori problemi, si cerca di arrivare a un compromesso e cercano di mediare sul concetto di giustificazione per sola fede per arrivare ad un compromesso con i Luterani. Tutte queste posizioni sono considerate assolutamente negate e inutili da parte della fazione filocuriale che sono quelli che renderanno grande Roma durante il Barocco e quindi si rendono conto che cedere anche di un minimo a queste richieste significa aprire una frattura che ai loro occhi sarebbe insanabile e che soprattutto romperebbe le loro prerogative. Si arriva a un momento fondamentale, infatti, il Concilio nel 1563 si chiude dopo una lunghissima gestazione e una fase estremamente controversa e si arriva finalmente a definire i punti cardine di questa riforma cattolica che agli occhi dei vescovi e del Papa sarebbe quella che permetterà di contrastare Lutero. | punti su cui ci si concentra sono sostanzialmente teologici, ovvero: ne ecclesiastica; tutto quello che Lutero aveva detto, ovvero che non ci deve essere nessun tipo di intermediazione tra il fedele e Dio e quindi tutta la struttura della Chiesa è un qualcosa di estremamente inutile, si ribadisce che tutta questa struttura ecclesiastica è indispensabile. Quindi si vuole mantenere lo status quo senza alcun tipo di critica. * l’insostituibilità del clero, contro la libera predicazione sostenuta da Lutero; si mantiene una struttura in base alla quale solo alcune persone (vescovi, cardinali etc.) sono deputati a insegnare gli insegnamenti della Chiesa. ® Ilvalore delle opere di carità; agli occhi della Chiesa Cattolica Romana questo è una fonte di reddito quindi l'insegnamento di Lutero anche in questo caso non può essere accettato come valido e reale. ® Ilculto deisantie delle reliquie; in qualsiasi chiesa del cinquecento si vede che c'è un trionfo di reliquie e immagini di Santi. Anche questo rientrava sì in un discorso teologico ma anche in un discorso di beni che la Chiesa incamerava dai fedeli e dai pellegrini. Per Roma questo è una spagnolo che è molto più ortodosso rispetto a quello della Penisola Italiana, dove il Cattolicesimo assume più uno spirito di crociata militante in cui non ci possono essere deviazioni e in cui tutta la comunità deve essere cattolica e deve seguire tutti i precetti di quella chiesa. Ovviamente, l'Inquisizione soprattutto nella Penisola Italiana si rende conto che durante il periodo del Rinascimento emergono tutta una serie di idee scientifiche che portano ad intaccare l’unità del mondo cattolico e soprattutto la visione che si ha dell'universo Cattolico. Uno dei più famosi processi dell’Inquisizione è quello che riguarda Gallileo Galilei che aveva aderito alla teoria eliocentrica. Quest'ultimo è costretto ad andare davanti al Tribunale e dovrà ritrattare. Un altro personaggio molto importate che verrà processato è anche Giordano Bruno. Tutto questo dà bene l’idea del grado di aggressività di questo Tribunale, che ovviamente agisce su tutti gli aspetti della società e non ammette alcun tipo di errore portando avanti comunque un programma totalmente ortodosso. Se da una parte emergono le strutture repressive e i Tribunale dell’Inquisizione è una tra queste, dall'altro il Concilio di Trento porta avanti l’idea che la Chiesa di Roma, per espandersi, deve estendere anche il suo raggio d'azione. Quindi soprattutto nel mondo del clero regolare nascono tutta una serie di ordini che sono imbevuti del concetto di riforma cattolica e permettono alla Chiesa di espandersi progressivamente. Questo processo di espansione è collegato anche al processo delle scoperte geografiche, quindi rendendosi conto che l'Europa si sta allargando e che si viene in contatto con nuove popolazioni nascono tutta una serie di ordini missionari. Uno di questi che racchiude in sé i principi della Chiesa cattolica e di riforma è l'ordine dei Gesuiti. Quest'ordine viene fondato nel 1540 e il compito del suo fondatore è proprio quello di espandere il messaggio evangelico e di espanderlo attraverso un'azione missionaria mirata ma al tempo stesso molto militante. Significa che bisogna portare avanti una serie di missioni non solo nei Paesi appena scoperti ma anche nelle varie parti d’Italia e di tutta l'Europa. È l’unico ordine che tiene un forte rapporto con il Papa e molto gerarchizzato. Inoltre, agli occhi del proprio fondatore, Ignazio Loyola, i Gesuiti sono tenuti a rendere conto direttamente al Papa e di conseguenza sono considerati come una sorta di esercito personale della Controriforma. Questo non significa che gli altri ordini non sono impegnati in delle missioni, ma quello che contraddistingue i Gesuiti è proprio questa capacità di operare su un quadro mondiale e europeo. Ovviamente, emerge un senso devozionale quindi si porta avanti un discorso di missioni ma anche un forte spiccato senso di assistenza verso i poveri portando avanti un grande senso e messaggio evangelico. Nel caso dei Gesuiti emerge uno spiccato senso per la cerimonialità, cioè, dopo il Concilio di Trento che ha ribadito l'immunità del Papa questi ordini religiosi e in particolar modo i Gesuiti aumentano questa caratteristica, infatti, in tutte le chiese che vengono costruite si enfatizza sempre l'aspetto del culto. Questo è un aspetto che deve colpire il fedele e al tempo stesso mettere in risalto la grandezza della Chiesa Cattolica. Un altro aspetto da tenere in considerazione è l'aspetto educativo. In questo caso i Gesuiti sono quelli che recepiscono al meglio questo insegnamento. Essi si rendono conto che le critiche di Lutero e dei pensatori protestanti hanno effettivamente un riscontro, infatti agli occhi dei Gesuiti per diventare un missionario bisogna seguire un corso di formazione estremamente lungo e complesso ma che soprattutto è caratterizzato da tutta una serie di procedimenti pedagogici e soprattutto spirituali. Loro avanzano un manuale su come diventare un gesuita, chiamato Ratio Studiorum. Quest'ultimo può essere anche considerato anche un testo che ha influenzato le varie teorie pedagogiche. Questo testo, fondamentale per chi voleva entrare nei Gesuiti, prescriveva tutta una serie di esercizi spirituali, teologici che dovevano essere fatti quotidianamente di cui lo studente doveva rendere conto al suo maestro. Ratio Studiorum viene pubblicato in tantissimi Paesi, permette ai Gesuiti di formare tutta una serie di collegi a livello europeo molti fori. Infatti la loro capacità educativa è dimostrata dal numero di collegi fondati: da 35 nel 1556 a 800 collegi sparsi in tutto il mondo alla fine del Settecento. Nessun altro ordine riesce ad avere la capacità di operare a livello globale come i Gesui A livello di zelo missionario i Gesuiti guidano un'intensa attività sia extraeuropea, che interna. C'è forte attenzione per la predicazione nelle campagne, infatti, essi sono i primi che si rendono conto che l'ignoranza da combattere non è soltanto in Sud America con le varie popolazioni native, ma soprattutto all'interno delle campagne definite “Indie interne”, significa che vengono selezionati dei missionari per andare a predicare nelle campagne italiane proprio perché ci si rende conto che questa ignoranza era sì all'esterno del mondo cattolico ma soprattutto anche al suo interno. Si cercano di combattere tutta una serie di aspetti di predicazione, di cultura popolare, di superstizione che sono molti forti nel 500. Questi cambiamenti hanno anche dei personaggi che cominciano ad emergere non soltanto all'interno del clero regolare, ma anche una serie di personaggi molto importanti che vengono da famiglie nobiliare che sentono la necessità di portare avanti questa riforma. Uno dei personaggi più importanti è il vescovo di Milano Carlo Borromeo (1538-1584). Lui ha partecipato all'ultima fase del Concilio di Trento e si rende conto che nella sua diocesi è necessario portare avanti tutta una serie di riforme radicali. Convoca una serie di concili provinciali per monitorare lo stato della sua diocesi. In quel momento lo stato di Milano e della sua diocesi era molto esteso, arrivando addirittura fino ai confini con la Svizzera. Anche lui come i Gesuiti si rende conto che è necessario portare avanti una serie di seminari che vengono ad operare in determinate aree: un seminario per chi opera all’interno delle campagne milanesi, uno per quelli che operano all'interno della città di Milano e un altro che forma i missionari che operano ai confini con la Svizzera. Quindi per Borromeo è necessario formare un clero che possa operare a seconda delle aree e a seconda delle situazioni. Nel caso della curia papale ci si rende conto che bisogna rafforzarsi non solo a livello spirituale e teologico ma bisogna portare avanti un processo di espansione politica diplomatica. Vengono fondate le nunziature‘° (predecessori delle ambasciate). Sostanzialmente il nunzio è un diplomatico cattolico del 500 che agisce nei principali centri europei ed è tenuto ad informare regolarmente Roma su quello che succede in queste città. Lo sviluppo delle nunziature infatti permette a Roma di tenersi sempre in contatto con le principali città europee. Questo è uno strumento fondamentale che rafforza il papato e gli permette di sviluppare una diplomazia di primo ordine e queste gli permettono di rimanere informata non solo su quello che succede in Italia ma anche su quelle che sono le città capofila delle espansioni europee. Questo permette, inoltre, al papato di avere un ruolo di primo piano anche nelle varie crisi dinastiche e su tutti i problemi presenti in quel periodo. Ovviamente ci sono tutta una serie di aspetti contraddittori; se nella Penisola Italiana gli effetti del Concilio di Trento cominciano a farsi sentire e ad essere recepiti, in Francia questo non succede perché quando finisce il Concilio, la Francia comincia già ad essere divisa e comincia ad intraprendere delle guerre di religione che dilaniano lo stato. Il pericolo protestante, infatti si era già diffuso a macchia d'olio ma soprattutto c'era una fortissima resistenza da parte della chiesa francese. Quest'ultima, un po’ sulla falsa riga di quella inglese, aveva già sviluppato, durante il 300, delle tendenze autonome attraverso un raggruppamento di leggi e di dottrine, che venivano raggruppate in quella che viene chiamata Chiesa Gallicana. Secondo questa dottrina la chiesa francese era autonoma da quella di Roma soprattutto per quanto riguarda l’indizione di tasse e a livello di nomina dei vescovi. Un altro fattore che rallenta la ricezione dei decreti tridentini sono le sanguinose guerre di religione fra cattolici e protestanti avvenute fra il 1562 ed il 1598. Questo è un punto di contrasto che impediscono alle idee emerse da Trento di penetrare in Francia. Ovviamente, il Concilio di Trento quando finisce coincide con il momento in cui la fase di espansione è al massimo livello tanto che la Spagna è diventato il potere imperiale per eccellenza e il suo impero ha raggiunto un'estensione territoriale enorme (dalle Filippine al Sud America). Questa necessità di convertire queste popolazioni pagane era già avvenuta in età medievale quindi molto prima del Concilio 1° La nunziatura apostolica è il nome tradizionalmente attribuito alla missione diplomatica della Santa Sede presso uno Stato, alla quale è preposto il nunzio apostolico. Il compito ufficiale della nunziatura non si limita ai rapporti retti dal diritto internazionale, con la Santa Sede e lo Stato accreditatario, ma esso si estende altresì alle relazioni - rette dal diritto canonico - tra la Sede Apostolica e le gerarchie cattoliche locali. di Trento. Quindi i vari ordini che cominciano ad essere protagonisti di questa espansione missionaria sono per esempio i francescani: quando la Spagna conquista l'impero azteco e l'impero Maya, decide che bisogna mandare necessariamente dei missionari. | primi sono, appunto, i francescani che cominciano ad adottare una teoria molto militante, convertendo tutto e tutti senza portare rispetto alle loro culture. Quindi l’evangelizzazione è di massa e preclude ogni forma di compromesso con le culture con cui si entra in contatto. C'è da considerare il contesto in cui si sviluppa questa spinta missionaria che è sempre caratterizzata da questo spirito millenaristico. Questo significa che agli occhi degli spagnoli la scoperta dell'America che coincide con la cacciata degli arabi, coincide anche agli occhi dei religiosi con un'intensa attività missionaria e soprattutto con un programma di rinnovamento spirituale che viene chiamato Millenarismo. Ad alcuni dei più grandi membri della Chiesa Cattolica soprattutto spagnola questa conquista, iniziata con la scoperta di Colombo, gli ha permesso di aprire una nuova era di rinnovamento spirituale e di conseguenza bisogna convertire in massa, bisogna portare avanti il vangelo coinvolgendo più persone possibili. Nel caso delle Americhe questo programma di evangelizzazione si scontra con le varie culture locali, formando quello che gli antropologi definiscono come una forma di sincretismo!!. Soprattutto nel caso degli Inca, dei Maia e di tutta una serie di popolazioni, vengono educati come dei cattolici ma questo nuovo cattolicesimo inculcato con forza si scontra con tutta una serie di tradizioni e di mentalità in cui vengono rielaborati. Il concetto cattolico che si vuole portare avanti si scontra con tutta una serie di divinità e di modo di adorare che è completamente diverso da quello che credevano gli spagnoli. Ci sono anche dei missionari che cominciano a prendere le difese e soprattutto si interrogano su questo modo di conversione globale che ai loro occhi non è accettabile poiché non tiene conto delle diversità e delle varie culture, credenze con cui gli spagnoli entrano in contatto. Il primo tra questi missionari è un francescano, Bernardino de Sahagtn, che scrive il primo trattato sulla vita degli aztechi, la Historia general de las cosas de Nueva Esparia, nel 1569. È il primo che adotta una visuale non eurocentrica interrogandosi sulle condizioni di vita di queste persone, facendo anche uno studio archeologico, storico filologico e cerca di gettare in questo libro tutta la storia di questa comunità. Mette inoltre in evidenza tutti gli aspetti negativi della conquista spagnola: malattie, encomienda, etc. Un altro che comincia ad andare contro tutto questo processo portato avanti dagli spagnoli è il domenicano Bartolomé de La Casas, che scrive Brevisima relacién de la destrucciòn de las Indias (1542), in cui denuncia le persecuzioni dei conquistadores. Ai suoi occhi non è tollerabile che un buon cattolico metta in schiavitù degli esseri umani perché tutto questo va contro il messaggio di Dio. Lui è l’unica voce fuori dal coro di questo periodo. Ovviamente, vi sono tutta una serie di problemi pratici. Soprattutto bisogna cominciare a rendersi conto che in questo programma di evangelizzazione di massa si scontra con quello che sta avvenendo nella vita pratica, ovvero il declino della popolazione nativa dovuto allo sfruttamento e all'arrivo delle malattie e soprattutto ci si rende conto che bisogna cominciare a convertire gli indios e poi utilizzarli come per creare un clero indigeno. Si cerca di insegnare loro ad agire come dei sacerdoti, provocando tutta una serie di contrasti con la corona e l'autorità spagnola. Altro punto molto importante è la forte mentalità dogmatica che c'è in Spagna, soprattutto a seguito dell’Inquisizione spagnola. Gli indios vengono sempre legati dal punto di vista legale e torturale allo stesso piano dei musulmani e degli ebrei, non vi è alcuna forma di compromesso. Quelli che cercano di sostenere la nascita di un clero nativo vengono sostanzialmente bollati come idee assolutamente da rigettare e si cominciano a portare avanti delle idee sempre più ristrette. Ovviamente ci sono anche dei missionari, legati a doppio filo con la corona, che dicono che i meticci (nati da matrimoni misti) non possono assolutamente fare parte del clero. Uno di questi è il gesuita spagnolo José de Acosta, che è !! Convergenza di elementi ideologici già inconciliabili, attuata in vista di esigenze pratiche, nella sfera delle concezioni religiose e filosofiche; part., fusione o mutuazione di elementi fra religioni diverse su un aspetto linguistico e culturale ma bisogna anche lavorare su un concetto teologico, bisogna conoscere il Confucianesimo. In particolare è Ricci è quello che dimostra un maggior spirito di adattamento. In primis si toglie la tonaca da monaco per sostituirla con quella dello studioso del confucianesimo. Egli ben comprende la dottrina di Valignano, e comincia a entrare in contatto con gli studiosi del confucianesimo e con i dignitari locali, cercando così di guadagnarsi il loro appoggio. Infatti, al contrario dei suoi confratelli, Ricci si dedica a studiare il confucianesimo tanto che traduce le principali opere di Confucio in latino, fra cui i Quattro libri, il canone fondamentale del Confucianesimo. L'attività di Ricci è talmente ben accettata, che viene considerato dunque uno studioso occidentale, grazie a cui l'élite cinese riesce a entrare in contatto con la scienza europea. Inoltre, un fattore che gioca a favore di Ricci è che il cristianesimo viene visto come un qualcosa che è in armonia con il confucianesimo che viene perfezionato. Grazie all'esperienza dei Gesuiti ci si rende conto che gli studi del cinese hanno una progressiva impennata. Lui riesce ad essere ben accettato ma soprattutto riesce a rimanere per moltissimo tempo in Cina e avere un sacco di successo proprio perché agli occhi dei suoi detrattori è più un cinese che un italiano. Lui è rimasto in Cina per tantissimi anni quindi si è completamente adattato a loro e infatti riceve tantissime critiche su questo in quanto si pensa che abbia dimenticato i suoi valori principali. Non tutti i missionari agiscono allo stesso modo, ci sono delle differenze infatti ci sono missionari che decidono di agire in modo molto più spregiudicato: se Ricci adotta un approccio delicato, altri suoi confratelli invece adottano un metodo di conversione più esplicito e pubblico. Per esempio il gesuita Alfonso Vagnoni. Quest'ultimo rispetto a Ricci si rende conto che non è necessario portare avanti un programma di compromesso, infatti sotto questo punto di vista si dimostra molto più radicale. Lui vuole aprire direttamente una chiesa senza addirittura chiedere il permesso all'autorità locale, questo ovviamente provoca la reazione del viceministro locale che chiede ed ottiene l'espulsione di Vagnoni e di altri tre Gesuiti. Ovviamente anche in questo caso ci sono parecchie critiche sull’atteggiamento dei Gesuiti, soprattutto il processo di adattamento svolto da Ricci è fortemente malvisto a Roma. Quindi, il Santo Uffizio comincia a criticare questi ‘’riti cinesi”, ovvero quest’atteggiamento culturale e teologico in base a cui i missionari si sono adattati all'autorità locale, quindi agli occhi dei vari pontefici e soprattutto al Tribunale dell’Inquisizione questo è un motivo di contrasto e non è possibile accettarlo. Con l'inizio del Settecento la questione si fa sempre più spinosa. Si decide che l’attività missionaria in Cina è ormai inutile e soprattutto si decide che il modo di operare che aveva contraddistinto i Gesuiti fino a quel momento è inutile. Un'altra esperienza in cui i Gesuiti decidono di adattarsi alla cultura locale è quella che riguarda il mondo indiano. Uno di questi personaggi è il gesuita italiano Roberto de' Nobili (1577-1636) che è attivo in India per un discreto numero di anni. Lui è uno dei primi ad arrivare in questa terra di missioni e così come avevano fatto i suoi confratelli in Cina, decide di vestirsi come uno di loro, quindi segue alla lettera questo processo di adattamento e si rende conto che essendo da solo non può permettersi di fare errori e inoltre per ottenere l'appoggio della popolazione locale deve tener conto che deve operare e pensare esattamente come loro. Si rende conto che è necessario cominciare a conoscere le lingue con tutti i vari dialetti e soprattutto apprenderli per poter avviare questo processo di predicazione. Addirittura lui riesce ad entrare in contatto con quella che è la casta dei bramini e riesce a mettere le mani su tutta una serie di scritture che in quel momento al mondo europeo sono sconosciute, soprattutto quelle hindu. Quindi riesce ad attuare un'opera anche di approfondimento culturale che sarà utile agli europei per conoscere molto di più questa realtà fino ad allora sconosciuta. Inoltre, riesce ad avere un discreto successo ma sostanzialmente muore in solitudine e non riesce a portare a termine la missione proprio perché non è supportato dall'ordine e anche perché incontra una serie di resistenze sia a Roma che nel territorio locale. In conclusione non bisogna immaginare il Concilio di Trento come un qualcosa estremamente monolite anzi è un qualcosa di sostanzialmente frammentato. | precetti che vengono emanati da Trento nel 1563 tendono a ribadire l'autorità papale ma soprattutto avviano un processo di riforma all’interno della Chiesa che appunto sarà la caratteristica di tutto il Concilio. Questo porterà alla nascita di ordini religiosi molto importanti. È fuori dal Concilio che si esprime l'esigenza di un rinnovamento con la nascita di nuovi ordini regolari, che pongono maggior attenzione all'attività missionaria e all'assistenza dei fedeli, soprattutto in Europa. Date le grosse differenze religiose e politiche che esistono in Europa dopo il Concilio di Trento emergono vari tipi di chiese: ® unachiesa “trionfante” nella Penisola Iberica, e nella Penisola Italiana, dove il cattolicesimo si afferma come unica religione, e dove l'eresia protestante viene sconfitta. e unachiesa “militante” che include la Francia, l'odierno Belgio, il sud della Germania, l'Austria, e la Polonia. Qui la chiesa cattolica combatte una battaglia continua e di frontiera con Calvinisti e Luterani. ® unachiesa “martire” che include i Paesi Bassi, l'Inghilterra, e l'Irlanda, dove il cattolicesimo è illegale, e dove sopravvive grazie all'attività degli ordini missionari e dalla resistenza del culto grazie a forti legami familiari. La nascita di questo spirito missionario non si sviluppa durante il Concilio di Trento ma viene sviluppato e perfezionato dopo il Concilio. Tutte le esperienze missionarie mettono in evidenza come il contatto fra la cultura europea e le civiltà extraeuropee varia a seconda delle aree. Vi sono vari tipi di conversione: ® Nelcaso dell'America Centrale e Latina, l'attività missionaria segue di pari passo quella della conquista. Nonostante alcune autorevoli voci che si stagliano contro il sistema brutale dei conquistadores, la maggioranza dei missionari considerano gli indios come creature inferiori e quindi che devono essere forzatamente battezzate. ® Alcontrario in Asia dove la presenza europea è scarsa, l'esperienza è fortemente caratterizzata dai tentativi di adattarsi da parte dei missionari, che cercano di amalgamarsi alle nuove società tramite una mediazione culturale, linguistica e religiosa. L'INGHILTERRA E L'INIZIO DELLA COLONIZZAZIONE NEL NORD AMERICA E NEI CARAIBI. Ricollegandoci a quanto detto sulla fase di espansione europea e a quel che abbiamo visto dell'Inghilterra nell’età moderna, è necessario ripetere alcuni argomenti già affrontati. Innanzitutto, nel 1500 l'Inghilterra non riesce a competere con Portogallo e Spagna per una serie di motivi, politici, interni e religiosi e di conseguenza questi motivi, uniti al fatto che si tratta di un Paese che si trova sostanzialmente isolato in Europa che deve difendersi da nemici esterni (Spagna in primis), portano l'Inghilterra in una posizione di inferiorità, che non le permette di affacciarsi sull’Atlantico e di iniziare la colonizzazione. Ci sono altri motivi che impediscono agli inglesi di colonizzare come spagnoli e portoghesi: anzitutto rispetto alle colonie del centro e sud America, il nord America si presenta privo di materiali preziosi (oro, argento, ferro, rame), cioè tutto quello che invece avevano trovato gli spagnoli e i portoghesi. Già questo è un motivo che spinge contro l'interesse alla colonizzazione. Altro elemento, che sarà un punto che porterà poi alla rivoluzione americana, è che sostanzialmente quando gli inglesi si affacciano sulla costa occidentale del nord America! non incontrano grandi popolazioni come in Messico, Perù e Brasile; di conseguenza queste piccole popolazioni native, questi indiani non suscitano interesse in quanto parliamo di popolazioni molto eterogenee tra di loro e soprattutto non organizzate internamente, quindi non ci sono popolazioni che possono suscitare brame di potere o di risorse. La prima colonia che viene fondata, che sarà un tentativo in realtà fallimentare, è quella dell’isola di Roanoke per mano di Richard Grenville. Qui l'insediamento è molto piccolo e dura solo 3 anni e attrae un ristrettissimo numero di coloni, infatti, fra il 1585 ed il 1587 vengono portati 240 coloni. Caratteristica dello sviluppo e del successo di ogni colonia era che doveva essere costantemente rifornita dalla madre patria, 1° la colonizzazione del nord America rimarrà sempre legata alla fascia atlantica ma in questo caso non accade e per questo motivo la colonia di Roanoke, fallisce sostanzialmente per 2 motivi principali: * Mancanza di rifornimenti dalla madre patri: non ha un gran supporto dalla corona. * Ostilità dei nativi: rispetto al Sud e Centro America, in questo caso c'è molta ostilità. essendo nata da una spedizione privata, la colonia Nonostante il fallimento della colonia di Roanoke, l'interesse per favorire l'espansione coloniale inglese rimane, soprattutto da parte degli studiosi, intellettuali, scienziati vicini alla corona. Essi, infatti, sostengono che la colonizzazione inglese nell’Atlantico è necessaria, anche se fino ad ora si è dimostrata fallimentare. Uno di questi personaggi che avrà un grosso ruolo nella promozione della colonizzazione inglese è Richard Hakluyt, cartografo inglese, che nel 1589 pubblica un trattato di geografia intitolato The Principal Navigations, Voyages and Discoveries of the English. In questo trattato celebra le conquiste inglesi di quel tempo, che non ci sono state, e soprattutto celebra i famosi pirati elisabettiani. Alla base di questa celebrazione lui dice che queste persone sono quelle che hanno gettato le basi della colonizzazione, dell'espansione ingles Ovviamente essendo molto legato alla corte di Elisabetta, inizia a promuovere proprio una mentalità di espansione inglese: secondo lui questa espansione, cosi come successo in Irlanda dove la mentalità inglese e la superiorità inglese deve espandersi al di fuori delle isole britanniche, il Nord America è lo sbocco primario poiché è una terra inesplorata, con 0 colonie, quindi di conseguenza il Nord America appare come una terra vergine che deve essere colonizzata per poter rafforzare gli elisabettiani e la dinastia Tudor. Sostanzialmente, promuove la necessità dell'espansione coloniale inglese oltreoceano come mezzo per espandere il progresso culturale, militare, politico e religioso dell'Inghilterra. I primi cambiamenti avvengono nel primo decennio del 1600. Nel 1603 la regina muore e dunque vi è il cambio dinastia dai Tudor agli Stuart. Questo cambiamento inizia ad avere effetti anche su chi si interessa a promuovere le imprese coloniali che in questa fase sono sempre in mano ad iniziative private, non è come nel caso dell'impero spagnolo o portoghese dove sono le corone stesse a sostenere le imprese coloniali. Inoltre, nel 1606 viene fondata la Virginia Company of London, il suo obiettivo è quello di promuovere la colonizzazione di questa terra invitando una serie di coloni a partire per l'America del Nord e a loro volta di avviare un processo di colonizzazione agricola. Questo lo fa attraverso un massiccio uso di sermoni e promozioni. La Virginia Company of London ha il supporto dei mercanti e dall’aristocrazia terriera, ma scarso appoggio della corona e ciò comporta la presenza di meno capitale a disposizione. Nel 1607 la Compagnia fonda la prima colonia permanente a Jamestown, in Virginia. Tuttavia continuano ad esserci tutta una serie di problemi con la colonia di Roanoke, ovvero, essendo una compagnia privata ha bisogno di un costante rifornimento dall'Inghilterra e inoltre c'è anche il problema dei freddissimi e durissimi inverni. Lasciare i coloni senza costanti rifornimenti voleva dire esporli alla morte per freddo e per fame, anche in questo caso ci sono dei contrasti con i nativi questo perché gli inglesi hanno necessità di coltivare i terreni, quindi appena escono dal loro insediamento fortificato iniziano ad entrare in alcune terre già possedute dai nativi, questa viene vista come un’ingerenza alla sovranità di queste popolazioni native. Di conseguenza non sono riusciti ad europeizzare il paesaggio, a differenza degli spagnoli e dei portoghesi, quindi si trovano tagliati fuori e costretti a dipendere da questi rifornimenti. Ovviamente, agli occhi dei colonizzatori inglesi, partendo dall'isola di Roanoke, l’idea principale che circolava a corte era che il Nord America, rispetto al Centro e Sud America, era una terra disabitata e dove loro avrebbero potuto dare facilmente il via al loro processo di colonizzazione. La realtà, però, è un po' diversa. Innanzitutto, c'è da considerare che il popolamento delle Americhe è un qualcosa che, con l’arrivo di Colombo, è estremamente sviluppato: la popolazione è maggioritaria nel Centro e nel Sud America, ma secondo le stime che hanno effettuato, si stima che c'erano 5 milioni di nativi americani che vivevano nell’odierno Nord America (Stati Uniti e Canada). Queste popolazioni, rispetto agli inca e i Maya, non c'è un alto grado di tolleranza verso tutte quelle sette protestanti. Essendo una società molto strutturata, molto rigida e che non accetta l'intromissione da parte di altre sette, nel periodo in cui rimangono nelle Province Unite i Puritani si rendono conto che possono essere contaminati da altri credi e di conseguenza la loro permanenza è molto breve. L'origine dei puritani è molto omogenea: il primo gruppo, ovvero quello che darà avvio al processo di colonizzazione, provengono dal villaggio di Scrooby, nel Nottinghamshire e sono quelli che poi migreranno in massa verso il Nord America. Quindi rispetto alla colonizzazione della Virginia, i Puritani sono un gruppo di coloni molto omogeneo: tutti hanno la stessa fede, tutti hanno gli stessi valori culturali e quindi è molto più semplice edificare un territorio. Come già detto, la loro permanenza presso le Province Unite è molto breve e quindi decidono che le terre americane posso rappresentare un'opportunità per poter dare avvio a un nuovo tipo di colonizzazione. Ottengono dalla Virginia Bay Company, un appezzamento di terra‘ e ottengono, inoltre, il permesso di poter colonizzare un tratto abbastanza ampio del fiume Pokoma. La prima spedizione parte nel 1620 e si tratta di una spedizione composta da 150 persone tra coloni e marinai, sbarca a Cape Cod che verrà chiamato il New England. Da qui inizieranno ad espandersi in quella che sarà la zona del Massachusetts, del Maine etc. Innanzitutto rispetto alle altre aree in cui gli europei sono entrati in contatto al Centro e al Sud America, i Puritani son favoriti da una cosa di cui loro non sono responsabili. Quando arriveranno sulle coste di quello che sarà il New England, la stragrande maggioranza di quella che era la popolazione nativa è scomparsa non tanto per lo scontro con altri europei, ma perché hanno pagato a carissimo prezzo il contatto microbico. C'è da considerare che spagnoli, francesi e inglesi frequentavano le coste in modo saltuario e c'erano, dunque, contatti sporadici. A causa di questi contatti contraggono delle malattie causando di conseguenza un continuo sterminio. La popolazione nativa viene così decimata del 90%. Agli occhi dei puritani questa epidemia viene visto come un segno di Dio: i puritani credono che la scomparsa di questa popolazione nativa sia stato il premio da parte di Dio e di conseguenza si considerano ancora di più come un popolo eletto. Rispetto a Jamestown, in Virginia, nonostante il carattere molto forte e rigido dei puritani, i primi anni in cui si cominciano a sviluppare questa colonia sono molto buoni. | primi due anni di insediamento sono terribili per i coloni per tutta una serie di condizioni: mancanza di rifornimenti, inverni troppo rigidi e soprattutto perché una serie di persone muoiono di fame. È grazie al supporto dei nativi che i Puritani riescono a sopravvivere e a superare i primi due/tre inverni e quindi a rimanere nella colonia. In sostanza, iprimi momenti di questi rapporti sono sostanzialmente amichevoli. Uno dei capi nativi addirittura insegna ai coloni come coltivare il terreno e nel 1621 viene siglato un accordo di pace. Ovviamente i rapporti cominciano ad evolversi e cominciano inoltre a sviluppare una base commerciale: questi rapporti venivano cambiati e modificati sulla base di trattati. Il più delle volte venivano negoziati a favore degli europei, ma anche i nativi americani che erano la maggioranza rispetto ai coloni, avevano i loro vantaggi, soprattutto negli scambi che si fanno cominciano sempre più a chiedere l'utilizzo delle armi da fuoco. Loro danno delle pelli di animale in cambio di poter avere quelle armi da fuoco che rappresentano l'elemento di superiorità tecnologica degli europei. La colonizzazione procede molto rapidamente e questo permette l’arrivo di una migrazione sempre più massiccia di puritani che sono invogliati a partire grazie alle lettere di coloro che erano già in America. Si forma, quindi, un network informativo in cui le informazioni di questa colonia vengono veicolate e coloro che sono rimasti in Inghilterra vengono regolarmente informati sulle possibilità che ci sono nel New 1 In questo momento una caratteristica di questo processo di colonizzazione è che gli appezzamenti di terra venivano dati senza verificare quanto fossero ampi e soprattutto quali potevano esser i pericoli all'interno di questo appezzamento di terra e di conseguenza la presenza o meno dei nativi veniva ignorata. England. Anche in questo caso, anche quando i numeri cominciano ad aumentare i puritani continuano ad essere sempre un gruppo molto omogeneo, quindi si tratta di una società molto strutturata, che ha lo stesso codice di valori e la stessa visuale dogmatica di come deve essere impostata la colonizzazione. Ovviamente si associa questa idea di Dio. Proprio per questo in tutti quelli che partono c'è sempre l'idea di questa terra promessa; si tratta di un aspetto che richiama la Bibbia e sarà molto ricorrente: tutte le città che verranno fondate dai puritani vengono viste come città di fondazione divina, ovvero Dio ha permesso di fondare queste città e quindi questa società è fortemente permeata da una visione religiosa. Ovviamente ci sono anche dei problemi legati a una società così strutturata, quella che gli storici hanno chiamato teocrazia, in cui l'elemento politico e l'elemento religioso vanno di pari passo. Essendo una società strutturata questa strutturazione la si vede anche nel modo in cui viene organizzata la colonia. Dopo l’arrivo dei primi coloni si comincia a formare una società che è responsabile della colonizzazione e dell'arrivo dei coloni, che deve fare il commercio. Questa società si chiama Massachusetts Bay Company, al cui vertice c'è un governatore, che viene eletto ogni tre anni. Questo governatore avrà un potere enorme non solo per quanto riguarda la colonia, ma avrà un potere molto importante nella sfera politica e religiosa. Il più famoso è John Winthrop (1588-1649), che ricopre la carica per 4 volte. Rispetto a Jamestown, in cui c'è una presenza eterogenea di coloni, la vita del mondo puritano è molto strutturata. Essendoci una società strutturata non c'è possibilità di sbagliare. Chi gestisce la vita a livello locale è un gruppo di uomini selezionati, Selectmen. Quest’ultimi sono sostanzialmente proprietari terrieri, color che hanno il maggior numero di terra e gestiscono vita finanziaria, politica e religiosa. Nel 1600 questa visuale così dogmatica era soprattutto rivolta ai crimini non solo legati alla sfera politica ma soprattutto legati alla sfera religiosa, questo significa che i crimini religiosi erano ben più peggiori di altri crimini. Innanzitutto, il voto era relegato nelle mani di questi selectmen, viene esteso anche ad altri puritani sempre a condizioni che aderiscano in tutto e per tutto alla chiesa puritana. Essendo una società così imbevuta di uno spirito religioso, qualunque delitto commesso contro la religione o contro la morale viene visto come un delitto che mina alla base le fondamenta del pensiero puritano. La maggior parte dei delitti, delle pene che vengono commesse in questo periodo sono soprattutto crimini religiosi: si può essere uccisi per una bestemmia, per la poligamia e per la stregoneria. Questo da bene l'indicazione come questa società non voglia nessun tipo di intromissioni e soprattutto questo fa bene vedere come chi gestisce la vita religiosa e politica ha potere su tutto e tutti. Questa società, ovviamente, così chiusa e rigida collasserà con il corso degli anni e con l’arrivo di altri tipi di colonie e di religioni. Quest’idea di superiorità che i puritani non avevano nei confronti dei nativi, a mano a mano che la colonizzazione procede e si cominciano fondare altre città, si comincia ad avere un senso di superiorità ci si rende conto che i nativi sono dei selvaggi e vengono visti come delle persone che non possono essere convertite. Non c'è, quindi, uno sforzo di conversione forzata come fanno gli spagnoli e i portoghesi. Questo perchè agli occhi dei coloni puritani queste persone non hanno alcun valore e sono dei barbari. Il senso di superiorità si collega al fatto di considerarsi un popolo “eletto” da Dio. Emblematica la frase di William Bradford (1590-1657), governatore di Plymouth, che di fronte ad un'epidemia di vaiolo, che, nel 1630, riduce le popolazioni native del Nord-est fra il 5% ed il 15 % dichiara: “tramite la meravigliosa bontà e provvidenza di Dio, nessuno degli Inglesi è stato affetto da questo male”. Benedice quest’epidemia che ha ucciso un enorme numero di nativi ma che ai suoi occhi viene visto come un qualcosa inviato da Dio che ha permesso ai puritani di rafforzarsi. Neanche i puritani che sono così fortemente permeati da questo pensiero religioso, s'azzardano a portare avanti un programma di evangelizzazione e questo sarà una caratteristica tipica del Nord America. Una rara eccezione è quella del predicatore puritano John Eliot (1604-1690) che è il primo puritano che cerca di vivere come i nativi e soprattutto è il primo che cerca di tradurre e trascrivere la lingua nativa in inglese. Fra il 1646 ed il 1690 si dedica a convertire i nativi del New England. Nel 1661 pubblica la prima Bibbia tradotta in lingua nativa. Non tutte le prime colonie inglesi in Nord America sono Protestanti, infatti c'è la presenza anche di Cattoli e questa sarà l’unica delle 13 colonie americane in cui sarà tollerato il Cattolicesimo. L'eccezione è rappresentata dal Maryland e verrà fondata nel 1634. Il fondatore di questa colonia è Cecile Calvert, (1605- 1675), un nobile inglese Cattolico, figlio di George Calvert (1579-1632), segretario di stato di Carlo I, che riceve un appezzamento di terra dove cominciano ad arrivare i primi cattolici, quindi l’unico territorio in cui il Cattolicesimo sarà tollerato è proprio questo. Questa sarà l’unica colonia in cui si potrà celebrare la chiesa secondo le funzioni di Roma e soprattutto è una colonia che comincia ad organizzarsi sul modello inglese; questo significa che c'è un Parlamento che avrà delle funzioni specifiche ma questo parlamento risponderà sempre ai membri della famiglia Calvert, che sono quelli che gestiscono le redini di questa colonia. Questo parlamento è composto da due camere: una Camera alta e una bassa. Nella prima ci sono i membri della famiglia Calvert ed è quella che detiene il maggior potere. Vi è inoltre una Camera dei Commons che invece è caratterizzata dai proprietari terrieri protestanti, qui si forma una specie di accordo di tolleranza che sarà un unicum nl contesto americano. Un'altra area in cui gli inglesi cominciano ad affacciarsi che sarà dal punto di vista economico molto importante, sono i Caraibi. In questo momento, i Caraibi sono stati già colonizzati dagli spagnoli e in minima parte anche dai portoghesi. Gli inglesi si rendono conto che queste isole posso dare tutta una serie di ricchezze immediate rispetto al Nord America. Questo è un territorio molto conteso perché nel corso del Seicento del Settecento, i 4 imperi coloniali se le daranno di santa ragione pe rimporre la loro egemonia; questo perché i Caraibi sono una zona estremamente ricca in quanto il tipo di economia che verrà impiantato darà immediatamente i risultati sperati e di conseguenza mettere le mani su quest'area significa mettere le mani su una zona molto ricca per quanto riguarda i commerci. Gli inglesi mettono le mani sulle isole Barbados e su quelle isole che si chiamano St. Christopher, Nevir e Montserrat e da qui cominciano ad espandersi. Anche in questo caso la colonizzazione inglese segue la falsa riga di quello che è avvenuto nel 500. Durante il Cinquecento la presenza inglese nei Caraibi è irrilevante, ed è limitata alle spedizioni esplorative di Francis Drake, che inoltre comincia a battersi contro i galeoni spagnoli. Il primo che decide di portare avanti questa colonizzazione è Thomas Warner (1580-1649), un capitano inglese che nel 1622 visita l'isola di St. Kitts. Gli inglesi decidono di avviare in quest'isola la produzione del tabacco che sarà anche questa una forma molto redditizia che gli permetterà di diventare sempre più potente. Da lì la colonizzazione inglese si estende a: ® Barbados, nel 1627 e Nevis, nel 1628 * Montserrate Antigua, nel 1632 Quindi agli inizi del 1630 la colonizzazione inglese ha preso piede anche nei Caraibi e anche in questo caso la caratteristica è che si basa su imprenditori privati; c'è un minimo controllo da parte della corona ma non si parla mai di spedizioni reali si tratta sempre di gruppi di persone che decidono di intervenire privatamente. L'isola che diventerà la spina dorsale dell'impero britannico è Barbados che diventerà la colonia più ricca e popolosa. Si tratta di un'isola pianeggiante e quindi gli inglesi fin da subito possono avviare un processo di coltivazione e inoltre non ci sono nativi e questo permette agli inglesi di avere una terra vergine che possono completamente coltivare senza avere degli scontri. questi personaggi che avrà un ruolo fondamentale nella crisi francese del 500 è Luigi I di Borbone (1530- 1569) che ha un ruolo determinante nel contestare l'autorità del re e nel recepire le idee provenienti dalle aree protestanti. Ovviamente le cose si complicano in modo esponenziale con quello che succede nel 1559. Dopo la pace di Cateau-Cambrésis si apre una crisi dinastica nel senso che il re deputato a sostituire quello che è morto è Francesco II. Lui muore subito e quindi c'è la necessità di avere un erede immediato e in più la linea di successione era diretta ai primogeniti e le donne erano escluse, di conseguenza gli succede il fratello Carlo IX (1550-1574) che però era molto piccolo. Proprio per questo motivo si sente la necessità di affiancarlo nelle decisioni che dovrà prendere soprattutto perché ancora per la sua giovane età non ha le capacità politiche amministrative per poterlo fare in autonomia. In questo momento comincia ad emergere una figura che avrà un ruolo fondamentale non solo nella storia francese tout-court ma anche a livello europeo. Si tratta di Caterina de’ Medici (1519-1589) in qualità di reggente. Né più né meno è lei che sostanzialmente governa la Francia anche perché prende tutte le decisioni chiave a livello politico, amministrativo, militare e religioso. Questo provoca una forte frattura all’interno della nobiltà; Caterina de’Medici che veniva definita non come toscana ma come italiana, viene malvista da tutta la corte francese proprio per le sue origini. Questo provoca una forte frattura nelle grosse famiglie nobiliari che sosteneva fino a quel momento la monarchia specialmente nei: >» Borbone > |Montmorency >» Guisa Tutte queste tre famiglie vedono in questa persona una nemica del popolo francese e una nemica per le ambizioni della Francia. La reggenza di Caterina è caratterizzata dall'emergere di un forte sentimento di xenofobia. Abbiamo visto quello che succede in Inghilterra in età moderna e sostanzialmente in Francia avviene la stessa identica cosa. Il gruppo che viene maggiormente avverso sul suolo e dal popolo francese sono gli italiani. In questo momento c'erano dei gruppi specifici provenienti dalla en ita che occupavano delle postazioni chiave soprattutto nell'ambito economico. Il gruppo più consistente non tanto a livello di quantità ma piuttosto di qualità, erano i banchieri toscani in particolar modo senesi, lucchesi e fiorentini che avevano già prestato consistenti somme ai vari re di Francia per fare tutte queste guerre in cui volevano imporre la loro egemonia sull'Europa. Ovviamente il prezzo da pagare per queste ingenti somme era quello di avere una penetrazione a corte di persone che non erano ufficialmente legate alla nobiltà francese e per questo motivo erano malviste. In questo momento c'è un anti italianismo molto diffuso, c'è da considerare che questa forma di razzismo non si sviluppa solo a corte ma si espande per la maggior parte della popolazione francese. Essere un italiano in Francia era una cosa peggiore rispetto all'essere un inglese, un tedesco o uno spagnolo. Questo perché sostanzialmente erano odiati e venivano visti come “sanguisughe che succhiano il sangue e il midollo del povero popolo Francese”, questo perché utilizzavano le casse del potere che avevano raggiunto in Francia per i propri tornaconti. C'è una frattura molto forte proprio per questa persona che non è francese. | contrasti cominciano ad emergere: c'è un problema a corte che riguarda quello che succede tra le famiglie cattoliche, c'è il problema della morte del re e della sua successione e inoltre l'emergere della figura della reggente che è Caterina de'Medici. Tutto questo si va a coagulare con la penetrazione dei protestanti provenienti dal Sacro Romano Impero e dalla Svizzera che cominciano a rendersi conto che la reggenza di Caterina de’ Medici può essere rovesciata a loro favore. Emerge un gruppo di protestanti molto ortodossi che fanno capo legati agli insegnamenti di Calvino a Hughes Besangon. Agli occhi di questi protestanti ugonotti, la reggenza francese così come adesso non va più bene quindi si portano avanti tutta una serie di congiure che tendono a rovesciare la monarchia francese. Si porta avanti un attacco mirato al cuore della monarchia. Il primo attacco che darà l’avvio alla lunga fase delle guerre di religione, avviene nel 1560 con la congiura di Amboise. Luigi | Borbone, che era rimasto influenzato da queste idee calviniste, decide di sottrarre il giovane re dalle mani della reggente per poterlo sottrarre da una famiglia ultracattolica, i Guisa, e di conseguenza per mettere il loro prescelto. Questa congiura che successivamente fallirà apre i contrasti fra i due gruppi religiosi: cattolici e protestanti (ugonotti). Ovviamente Caterina de’ Medici, tanto odiata dai francesi, in realtà è una donna molto pratica poiché si rende conto che in questo momento non è necessario portare avanti una pratica di repressione ma bensì una fase di accordi e di compromessi con queste fazioni perché in questo momento la Francia è schiacciata dal potere imperiale della Spagna e non si può permette una guerra interna e quindi si cerca di mantenere tutta una serie di accordi con queste fazioni protestanti e inoltre gli si riconosce la libertà di culto con l’editto di Saint-Germain-en-Laye del 1562. Sostanzialmente a questi gruppi protestanti degli ugonotti gli viene concessa la libertà di culto e questo è una cosa abbastanza innovativa per quell'epoca ed è soprattutto una mossa politica molto strategica. Infatti. Caterina de’ Medici si rende conto che il compromesso religioso è la base per poter avviare una serie di accordi politici. La sfera religiosa e politica vanno di pari passo. Viene garantita una certa tolleranza e questo significa che agli ugonotti viene permesso di osservare il loro culto pubblicamente, nelle campagne ma in modo molto moderato. In questa prima fase di quest'apertura delle guerre religiose si cerca appunto quest’accordo. Ovviamente agli occhi dei cattolici ultraconservatori e soprattutto di queste famiglie legate strettamente a doppio filo con la religione, questa decisione non va bene perché la Francia ai loro occhi è sempre stato cattolico, è un paese che non deve avere alcun tipo di influenza protestante e inoltre è un paese che deve reprimere qualunque possibilità di questi gruppi di dissidenti di arrivare al potere e soprattutto ai loro occhi questo rappresenterebbe un indebolimento politico e militare. Quindi, questa fazione de | Guisa capeggiati dal duca Francesco I (1519-1563) da avvio a una serie di massacri passando così da una fase iniziale di compromesso a una fase in cui il conflitto diventa sempre più acuto. Cominciano i primi scontri anche se ancora non si tratta di una guerra completamente aperta e che coinvolge tutto il paese però Francesco | sostanzialmente decide che lo scontro si deve inasprire. Gli storici hanno diviso in tre grossi periodi questa fase così cruenta che investe la Francia nel 500: ® 1562-1572 ® 1572-1584 ® 1584-1598 La prima fase è quella in cui gli ugonotti non hanno un successo militare ma hanno un successo a livello di consenso, questo significa che le loro idee cominciano a penetrare sempre in modo più diffuso in grosse parti della popolazione ma soprattutto nella nobiltà francese. Ottengono il consenso perché sostanzialmente la loro idea è quella non soltanto di proporre una chiesa riformata ma è anche quella di avere la facoltà di poter contestare le decisioni del re. Essendo una figura monolitica quella del re, avere la possibilità di contrastare e di discutere significa riportare la Francia più simile al mondo Inglese, ovvero in cui c'è un Parlamento o una classe politica che può fermare le decisioni a livello politico, militare ed economico. Quindi sostanzialmente, limitare quest’autorità che sembra così invasiva e che fino a quel momento nessuno aveva osato fermare. In questa prima fase, dunque, ci sono gli scontri ma non coinvolgono ancora tutto il paese. L’editto aint-Germain-en-Laye del 1570 riconferma la libertà di culto garantita nel 1562. Agli ugonotti viene anche permesso di mettere le mani su una serie di piazzeforti questo significa che loro hanno la facoltà di autogovernare e di prendere il controllo di una serie di centri nevralgici del potere. C'è da considerare che gli viene permesso di mettere le mani sulla città di La Rochelle. Quest'ultima era uno dei porti maggiori della Francia che aveva tantissimo commercio non solo con l'Inghilterra ma con tutta l'Europa quindi questo rafforza ulteriormente dal punto di vista politico gli ugonotti ma anche e soprattutto a livello economico perché mantenere nelle loro mani una piazzaforte così strategica dal punto di vista commerciale gli permette di costruire una ricchezza e di mantenere un peso notevole nei commerci di quel periodo. Ovviamente chi è sempre intransigente nei confronti di questa politica di accomodamento portata sempre avanti da Caterina de' Medici sono | Guisa. Sostanzialmente loro essendo ultracattolici non ci deve essere nessun tipo di accordo soprattutto quando si cerca di portare avanti una pacificazione del regno attraverso una serie di accordi matrimoniali, strategia che avviene in tutte le principali corti europee. Quindi al di là delle divisioni confessionali c'è la necessità di salvare il salvabile soprattutto quando la ragione di stato lo impone. Questi matrimoni inter-dinastici servono proprio a mantenere una forma di stabilità che è necessaria soprattutto per la Francia che si trovava in un momento di crisi. Gaspard de Coligny (1519-1572), uno dei personaggi più importanti degli ugonotti, promuove un matrimonio dinastico che dovrebbe, ai suoi occhi, cominciare ad avviare un processo di pacificazione interna. Quindi sostanzialmente dovrebbe essere accettato sia dai cattolici che dagli ugonotti. Il matrimonio riguarderebbe Enrico di Borbone che fa parte di una delle famiglie che ha sposato in pieno la teoria della chiesa degli ugonotti, e Margherita di Valois (1553-1615), sorella di Carlo IX. Attraverso quest'unione dinastica si dovrebbe avviare un processo che stabilizzerebbe la situazione sia a livello politico che religioso. Ovviamente per | Guisa questo matrimonio rappresenta un'offesa che va lavata con il sangue aprendo una fase molto cruenta, quindi si arriva direttamente a una riconoscenza del conflitto che culmina con il massacro degli ugonotti. Il 23 Agosto 1572 si decide che tutti gli ugonotti pervenuti a questo matrimonio sono massacrati dalla fazione de | Guisa. Qui il conflitto si radicalizza, passando da uno scontro che era polarizzato fra le classi nobiliari, c'è da considerare che in quel momento i contrasti riguardavano la corte, i gruppi di potere e non direttamente il popolo, si passa da una fase in cui il conflitto era limitato ai centri urbani (corti, ville, etc.) a una fase estremamente cruenta in cui il numero dei morti aumenta in maniera esponenziale. Quindi, il massacro che avviene nel 1572 da subito l'avvio a una serie di guerre contro gli ugonotti pretratti non soltanto dai soldati cattolici appartenenti soprattutto al gruppo de | Guisa ma anche la popolazione fomentava questa fazione. Il massacro si estende a Parigi, e poi a tutta la Francia, con quasi 15.000 morti. Ovviamente quello che doveva essere un matrimonio ‘’riparatore’’ e che doveva dare avvio a un nuovo periodo di pace provoca una serie di problemi anche a livello dinastico questo significa che tutti i vari re che vengono nominati in questo momento si rendono conto che non possono mantenere una posizione intransigente, non possono dare avvio a una campagna contro gli ugonotti anche perché il conflitto continua a lacerare il paese. Si continua a portare avanti quella politica iniziata da Caterina de'Medici che è sostanzialmente basta su una forma di compromesso, quindi nonostante gli ugonotti sono visti come nemici della fede si cerca sempre di garantirgli le famose libertà di religione proprio per cercare di pacificare il regno che poteva implodere in qualsiasi momento. Di conseguenza si firma un nuovo editto‘, ovvero, l’editto di Beaulieu del 1576. Per l'ennesima volta | Guisa si oppongono a quest’editto e decidono che questi continui accordi ed editti vanno eliminati ma in questo momento si passa da una fase di ostilità a letteralmente a una fase di organizzazioni militari aperte. Si forma una Lega Cattolica, esercito militare che è capeggiato dalla fazione de | Guisa. Praticamente questa lega militare che è forte dal punto di vista economico e racchiude in gran numero di soldati, non racchiudo solo l'appoggio de | Guisa e delle famiglie ultracattoliche ma ottiene l'appoggio anche della Spagna e del Papato. In questo momento Caterina de’ Medici si è resa conto che la fase di accordo dei compromessi con gli ugonotti non è più possibile quindi decide di sostenere questa lega cattolica poiché si rende conto che è l'unica che potrà portare forzatamente la pace sul suolo francese. Significa che inizierà una fase di scontri ma è necessario sostenere quelli che ai suoi occhi sono i possibili vincitori anche perché la Lega ha il sostegno sia della spagna che del Papato. Agli occhi dei re spagnoli sostenere la Lega significava poter entrare in modo molto strategico nel controllo della Francia. In questo momento, considerando anche quello che succede in Inghilterra, mettere le mani sulla Francia significa realizzare un progetto egemonico e significa rafforzarsi totalmente come regno principale che domina non solamente sulla scena extraeuropea ma domina anche sulla scena europea. Quindi la Lega è sostenuta in modo massiccio dal punto di vista economico e a livello militare dalla Spagna, ovviamente, c'è anche un supporto da parte del Papato anche se in minor parte anche perché il papato non è un impero forte come la Spagna ma è abbastanza consistente. Ovviamente lo scontro è polarizzato, i due gruppi di potere che si contendono sono sostanzialmente due ovvero la Lega Cattolica e le truppe Ugonotte guidate da Enrico di Borbone. Quindi ormai il paese è diviso in due blocchi bene divisi e decidono che è solo attraverso la guerra * Forma giuridica che obbliga il re a garantire in questo caso le libertà religiose. penetrazione protestante abbastanza importante. Quando Lutero comincia a mettere le sue famose tesi e la predicazione comincia a minare il Sacro Romano Impero, le sue idee in questa zona ben precisa vengono totalmente eliminate. Inoltre, c'è la presenza del Tribunale dell’Inqui ne che è molto attivo in questa zona proprio per prevenire questa penetrazione delle idee protestanti. Le idee di Lutero vengono percepite soltanto da pochissimi gruppi della società olandese. Le cose però cominciano a cambiare e anche in questo caso, così come era successo in Francia, non è tanto il dissenso religioso quanto invece il malcontento economico che è sempre quello che alla fine è alla base delle rivoluzioni. Nei Paesi Bassi c'è una crisi dell'industria tessile, l'Inghilterra in questo momento sta emergendo come potenza e quindi c'è una progressiva perdita di potere e soprattutto c'è uno degli aspetti che ha portato alla conquista dell'America: Anversa, Amsterdam e tutti i vari porti di queste zone cominciano a perdere di importanza a scapito di Sevilla. Quest'ultima è il porto con il maggior arrivo di merci e questo comporta un rafforzamento della città spagnola ma al tempo stesso un indebolimento di questa zona. Quindi si cominciano a creare una serie di contrasti e il malcontento soprattutto a livello delle classi artigianali che vedono, anche in questo caso, i loro privilegi e i loro status erosi. Un altro elemento è quello legato alle migrazioni confessionali. In questo momento, siamo nella seconda metà del ‘500 quando cominciano ad esplodere le varie guerre di religione, gli ugonotti che si sentono minacciati cominciano ad emigrare verso questa parte dell'impero spagnolo. Questo ha un impatto sì a livello numerico ma anche e soprattutto a livello religioso e sociale, infatti, queste migrazioni portano le idee di Calvino e cominciano ad essere recepite sempre da un maggior numero di persone. Soprattutto queste idee vengono recepite, come era successo in Francia, dai ceti artigianali che sono quelli maggiormente colpiti dall’espansione atlantica spagnola e che cominciano a protestare per il fatto che ci sono sempre più tasse richieste dai sovrani spagnoli e che a quest'ultime non corrisponde un miglioramento delle loro condizioni. Ovviamente si passa da una crisi religiosa ed economica e si arriva a un'altra fase che riguarda il malcontento politico. La grande aristocrazia olandese è stufa di pagare una quota consistente dei propri guadagni all'impero spagnolo (impero globale che ha bisogno costantemente di finanziamenti), chi si ribella prima di tutti è Guglielmo I d’Orange-Nassau (1533-1584) il quale comincia da opporsi alla corte spagnola chiedendo non tanto riforme religiose ma semplicemente di pagare meno tasse. Questo perché si rende conto che non è giusto che tutti i contribuenti olandesi sostengano il peso dell'esercito spagnolo, della corona spagnola etc. si passa anche a una questione di dissenso religioso che è legata soprattutto al controllo fatto dalla corona. Lui si oppone alla decisione della corona di Spagna di inviare sempre più inquisitori nelle zone delle sue province perché questo lederebbe il concetto di libertà personale. Quindi si parte da un discorso fiscale che si lega successivamente a un discorso di dissenso religioso. Ovviamente le reazioni dei vari re spagnoli che si susseguono in questo periodo sono diverse. ilippo Il che in questo momento regna un impero globale si rende conto che è necessario mantenere una posizione di compromesso e quindi di accordo. Questo significa che lui inizialmente accetta le richieste avanzate da Guglielmo | d'Orange, accetta il fatto che questi inquisitori possono essere malvisti e soprattutto che si può rinegoziare dal punto di vista fiscale (si possono pagare meno tasse). Quest'accordo però viene subito sbarrato dall’ascesa al potere del consigliere Fernando Alvarez de Toledo (1507-1582), duca d'Alba che ha un'importanza forte all’interno della politica e della corona spagnola. È quello che si potrebbe definire il braccio destro di Federico II, infatti ha una grande influenza nelle sue decisioni politiche, religiose e militari. Inoltre è un’esponente della nobiltà cattolica spagnola ortodossa quindi per lui non ci deve essere nessun tipo di accordo con i protestanti, nessun tipo di idea protestante deve penetrare nel territorio e proprio per questo blocca sul nascere questa trattativa. Quindi riesce a far cambiare idea a Filippo Il e soprattutto Fernando ha una visione molto militante, di fatto si rende conto che quello che sta avvenendo nelle Province Unite deve essere represso militarmente dimostrando in questo modo la sua dogmaticità. Nel 1565 si cerca di trovare un accordo tra protestanti calvinisti e cattolici e si cerca di portare avanti un accordo, un compromesso sulla falsa riga si quello che era successo in Francia con le guerre di religione. In questo momento si cerca di poter_introdurre un certo grado di tolleranza per queste chiese protestanti, una che decide di attuare questo programma di riforme e di accordi è la reggente dei Paesi Bassi, Margherita di Parma (1522-1586) che promulga un editto di “moderazione” per attenuare la repressione religiosa e in cui viene garantita una certa libertà di culto ai protestanti proprio per evitare che la situazione degeneri proprio come sta succedendo in Francia. Ovviamente quest'editto in realtà non ha gli effetti sperati, infatti, al contrario di quello che succede in Francia la reazione dei calvinisti è molto forte perché cominciano a predicare in pubblico, cominciano ad aizzare le folle soprattutto nella zona a nord (Olanda). La loro predicazione ha un grossissimo successo però degenera in violenza, infatti, c'è un vero e proprio attacco rivolto alle chiese cattoliche: vengono distrutte statue, vengono appiccati incendi etc. Questa reazione molto violenta è sì dettata da questo desiderio di riforma religiosa ma alla base vi è sempre una ribellione contro l'autorità prestabilita. Il duca d'Alba che è molto intransigente si rende conto che è necessario usare la mano pesante contro questi ribelli e si porta avanti un programma di repressione militare durissimo. Viene rafforzato il Tribunale dell’Inquisizione, comincia una fortissima repressione militare religiosa di questi calvinisti e vengono fatte parecchie condanne soprattutto capitali: si stimano circa 9.000 condanne, di cui 1.000 capitali. Ovviamente la presenza del duca d'Alba e del suo esercito che è molto numeroso ma è un esercito di mercenari doveva essere sostenuta dalla popolazione in cui operavano, di conseguenza le tasse vengono aumentate e nella parte nord id questa zona la ribellione diventa sempre più forte e si decide che queste tasse non possono essere assolutamente pagate. Guglielmo | che fino a quel momento era rimasto cattolico decide che è il momento di rompere qualsiasi tipo di alleanza politica e re! sa con la Spagna e proprio per questo porta avanti un processo di conversione, convertendosi al Calvinismo e diventando il governatore di quelle che saranno le due province più importanti, Zelanda e Olanda. Inoltre comincia ad unirle non solo dal punto di vista politico ma anche militare in modo che queste due province sostanzialmente avanzano la pretesa di essere autonome, quindi di rompere qualsiasi legame politico e religioso con la Spagna. Il duca d'Alba che è estremamente intransigente ma che in Spagna a causa della sua strategia non è molto apprezzato, viene sostituito in quanto i re spagnoli si rendono conto che è un personaggio molto pericoloso poiché ha provocato questa frattura ormai insanabile. Un problema che succede all'esercito spagnolo in questo momento è proprio quello che essendo formato da mercenari e che la corona di Spagna non da soldi a questi soldati, quest'ultimi decidono di ribellarsi all'autorità spagnola ammutinandosi e si lanciano verso una serie di saccheggi devastanti. Di fronte all'emergere di questo conflitto si cominciano a gettare le basi per un nuovo accordo politico che possa pacificare la situazione, cercando di mettere d'accordo i calvinisti e la parte cattolica. Tutte le provincie dei Paesi Bassi firmano un accordo, chiamato pacificazione di Gant, nel 1576 per espellere le truppe spagnole e di cominciare a portare avanti un programma di pacificazione religiosa. Ovviamente si arriva a un momento che è realmente cruciale nella storia dei Paesi Bassi in quanto si è ormai davanti a una frattura insanabile. Di fatto si arriva a una delimitazione netta: la parte a Sud decide di rimanere fedele alla corona spagnola, quindi dal punto di vista amministrativo si rimane leali al re e dal punto di vista religioso si rimane fedeli alla chiesa di Roma. I motivi di questa decisione sono che c'è un eccessivo fanatismo da parte dei protestanti calvinisti, temono che ci possa essere uno sconvolgimento non tanto religioso quanto sociale. La parte meridionale decide di rimanere sotto l'orbita spagnola ma la parte a Nord è quella che si stacca definitivamente dall'impero spagnolo e decide di governare il proprio territorio che sarà autogovernato. Nel 1579 si arriva ad una divisione netta delle provincie olandesi. In quell’anno 8 province settentrionali firmano un accordo, l'Unione di Utrecht, proclamando la propria auto-indipendenza nel coordinare la propria politica estera e militare. Questa è la prima rivoluzione dell'età moderna che poi sarà seguita da quello che succederà in Inghilterra, in cui una parte della popolazione decide di proclamare una forma di autogoverno e decide di staccarsi definitivamente dall'impero spagnolo. In risposta le dieci provincie meridionali firmano l'accordo dell’Unione di Arras. Con gli accordi di Utrecht e di Arras, i Paesi Bassi si dividono in due aree: * Quella meridionale: a maggioranza Cattolica, fedele alla corona spagnola; * Quellasettentrionale: a maggioranza Calvinista, che dichiarano che il re spagnolo non ha più alcuna validità e non è più considerato una figura con cui trattare tanto che nel 1581 dichiarano Filippo Il decaduto. Anche in questo caso come è successo in Francia quello che sperano a Nord non si concretizza, ovvero Nel 1584 Guglielmo | d'Orange viene ucciso da un fanatico Cattolico che viene sostituito da suo figlio Maurizio di Nassau (1567-1625), che, nel 1587, viene nominato governatore generale e comandante dell'esercito - Stadhouder-. la novità delle Province Unite che sarà la caratteristica di questa rivolta è che adottano una forma di governo repubblicano e questo è un unicum in Europa, cioè c'è un Parlamento in cui ognuna di queste province elegge un suo rappresentante in cui si riuniscono periodicamente per poter discutere di questioni politiche religiose etc. Emerge però un gruppo dominante che ha dato inizio alla rivolta ovvero la famiglia Nassau, a cui viene sempre assegnato il comando dell'esercito fino alla fine del ‘600 e quindi sostanzialmente hanno la capacità di influenzare la vita politica e pubblica di quel paese. Si crea un contrasto fra la famiglia Nassau e il rappresentante della provincia dell'Olanda, Johan van Oldenbarneveldt (1547-1619) che è sostenuto da gruppi mercanti che stanno assumendo sempre più potere. Nel 1609 le Province Unite siglano una pace con la Spagna, si decide di raggiungere un accordo diplomatico che incontra nuovamente la forte contrarietà di Maurizio di Nassau e di altri gruppi delle Province Unite. Ci sono: * Gli arminiani: sostenitori di un calvinismo moderato e tollerante. Supportati da Oldenbarneveldt * gomaristi: sostenitori di un calvinismo intransigente. Sostenuti da Maurizio di Nassau. Fra il 1617 ed il 1619 scoppia una grave crisi politica, Maurizio di Nassau fa arrestare il suo avversario e si decide di arrivare a una forma religiosa unica per tutte le Province ovvero una Chiesa Calvinista in cui emerge la fazione vincitrice, ovvero i gomaristi. Nel 1621 riprende il conflitto fra la repubblica delle Province Unite e la Spagna che terminerà nel 1648 con la firma del trattato di Munster. In quel momento la corona spagnola rinuncia a qualunque pretesa territoriale sulle Province Unite. Quello che però è importante soprattutto a livello globale è che questa pacificazione permette a questa piccola parte dell'Europa di avviare un processo di espansione coloniale. Gli olandesi si rendono conto che il loro spocco naturale non è l'Europa quanto il mare quindi portano avanti un programma di sviluppo economico basato sulla marina commerciale. Si rendono conto che possono competere tranquillamente con gli spagnoli e i portoghesi anche perché sono estremamente bravi sulla progettazione di nuovi tipi di vascelli che riescono a compiere dei viaggi transoceanici molto più veloci rispetto alla marina francese e inglese. Il tonnellaggio delle navi olandesi passa da 160.000 tonnellate nel 1567 a 400.000 nel seicento. L'espansione olandese porta alla nascita di due compagnie mercantili molto potenti: ®* La Compagnia Unita delle Indie Orientali, fondata nel 1602. Gli olandesi si rendono conto che non è necessario guardare solo all’Atlantico ma è necessario contrastare i portoghesi in quella che è la zona asiatica perché lì ci sono dei commerci estremamente fiorenti e c'è l'asse d'importazione di materiali pregiati. * La Compagnia delle Indie Occidentali, fondata nel 1621. C'è una ripartizione geografica in cui gli olandesi si rendono conto che poso operare su tutto il globo. Queste compagnie vengono fondate dal Parlamento ma sono sostanzialmente autonome in quanto hanno un grandissimo potere politico e militare questo significa che possono fare quello che vogliono e soprattutto quando fondano nuove colonie decidono che tipo di merci importare ed esportare. Di conseguenza tutti gli accordi commerciali che vengono fatti con i vari regni oltremare non possono essere discussi in Parlamento dimostrando in questo modo un alto grado di indipendenza. Quella che diventa più importante è soprattutto la Compagnia delle Indie Orientali che si insedia in una zona in cui gli europei erano arrivati ma che sostanzialmente era stata ignorata. Questa compagnia riesce a stabilire degli avamposti ma rispetto ai portoghesi sono molto più aggressivi, hanno una potenza militare superiore e Una caratteristica di questa migrazione universitaria è che si cominciano a creare dei gruppi culturali legati a un'idea di natione'‘. Nel caso delle università italiane questa migrazione comincia a delineare due gruppi geografici: * gli ultramontani, che includono studenti da tredici paesi che non hanno nulla in comune tra loro. Secondo loro sono accomunati proprio da questo fatto di provenire dalla Penisola Italiana (tedeschi, francesi, inglesi, catalani, etc.) * cismontani, che includono gli studenti della Penisola Italiana. Queste comunità cominciano a darsi degli statuti giuridici, ovvero, ognuno di questi gruppi sente di appartenere a un determinato ambito geografico e che deve essere rappresentato all’interno dell'università. Di conseguenza si vanno formando delle piccole comunità che diventeranno sempre più ampie man mano che l'università si espande. Ovviamente nel caso delle migrazioni studentesche parliamo sempre di una mano d'opera qualificata che con il cambio e con quello che succede nel ‘400 in Europa, considerando la scoperta dell'America ma soprattutto il pericolo turco che comincia ad espandersi verso la Turchia e verso l'Europa centrale, porta a una serie di migrazioni sempre più consistenti. Man mano che i turchi cominciano ad invadere e spostarsi verso l'Europa centrale e la zona balcanica la penisola italiana è quella che riceve i maggior numero di emigranti che devono lasciare le loro zone per il timore di essere uccisi. La maggior parte di queste persone sono cattolici ortodossi ma decidono comunque di emigrare per stabilirsi in un posto apparentemente più sicuro. Ci sono varie aree della Penisola Italiana che ricevono queste persone, un'area di forte migrazione è proprio l'Adriatico in cui arrivano i croati, gli sloveni, gli albanesi. Questi ultimi sono particolarmente numerosi. Nel 1861 un censimento riporta oltre 55.000 albanesi fra Calabria, Basilicata, e Sicilia. Considerare che la comunità albanese in Italia in realtà è bene radicata in Italia nel ‘400. Un altro esempio sono le comunità dei Rom. La loro prima attestazione è in una cronaca del 1422 che parla “di un ducha d'Ezitto cum donne” e questo mette in evidenza che queste persone si muovevano e avevano già una difficoltà a trattare soprattutto con l'autorità locale proprio perché venivano viste come delle persone dedite alle attività illecite e nel caso soprattutto di quelli provenienti dall’est Europa vengono imbanditi tutta una serie di editti contro di loro. ® Cambiamenti Climatici. Nel caso della Penisola Italiana non c'è un cambiamento climatico ma si scappa dalla montagna per andare in un posto più caldo per avere delle condizioni di vita migliori. * Migrazioni Fiscali. Queste persone decidono di muoversi da un centro urbano ad un altro per poter avere delle condizioni di lavoro migliori e per pagare meno tasse. * Motivi demografici. Quando un'area comincia a crescere e soprattutto c'è sempre un maggior numero di persone si decide di emigrare per vare la facoltà di trovare nuove terre. Nel caso della Penisola Italiana possiamo fare una delineazione molto semplice e lineare, infatti sono identificate quattro aree migratorie che sono quelle che hanno caratterizzato i movimenti in arrivo, in partenza e interni, ovvero: Un'area settentrionale Un'area centrale Un'area meridionale Un'area insulare 16 L'idea di nazione in questo caso non è quella 80tesca. Gli studenti che si trovano a Bologna, Padova e Venezia non si definivano francesi come possiamo definirci italiani noi al giorno d’oggi. C'erano delle forme di contatto a livello linguistico. Nel caso della zona settentrionale queste migrazioni sono caratterizzate dalla presenza di persone estremamente abili nel lavoro, di mano d'opera altamente qualificata. Quest’ultime erano sostanzialmente stagionali e questo significa che queste persone partivano da determinati centri locati nelle zone delle Alpi e si muovevano verso i principali centri urbani ma anche verso fuori Europa. In alcuni casi queste maestranze compiono migrazioni di lungo raggio. Un esempio sono gli scalpellini del lago di Como che migrano in Sicilia, o nelle aree tedesche. Questa migrazione è fatta da persone estremamente qualificate, che svolgono determinati tipi di lavoro molto richiesti e che corrispondono a una qualifica che hanno acquisito nel corso degli anni. Questo tipo di migrazione può essere anche a lunghissimo raggio. C'erano delle maestranze che si muovevano non solamente nell’area alpina ma partivano dal Nord Italia per trasferirsi in Sicilia. Ci si muovevano poiché queste maestranze erano molte richieste e si trattava molto spesso di persone che andavano a lavorare nelle corti dei re. Una caratteristica dei flussi migratori, che non è soltanto tipica di quelli che partono dal nord al sud, è quello che i sociologi hanno chiamato network migratori. Sostanzialmente ci si chiede come queste persone fanno a partire e mantenere dei rapporti con il territorio che hanno lasciato. Questo network di comunicazione era basato sulle lettere che venivano inviate dai primi migranti alla comunità locale e sostanzialmente il punto comune erano le condizioni lavorative, economiche e sociale che queste persone trovavano nel punto di arrivo. Questo tipo di migrazione da bene l’idea di come queste persone caratterizzassero un certo numero di gente. L'emigrazione dalle montagne può anche essere temporanea. Un esempio ci è dato dal console dei Lombardi a Palermo nel 1543 che dice che “in questo regno si ritrovano molti lombardi et credo a miliara quali vengono de qua a fatigare e come hanno guadagnato alcuna cosa, ritornano in quello stato.” Questo dà bene l’idea di come e del perché queste persone decidono di migrare; queste maestranze fortemente specializzate partono per avere questa possibilità di guadagnare di più e per inviare i guadagni nella comunità originaria. Ovviamente queste migrazioni interessano sempre maestranze specializzate. Un esempio di questo è la Toscana soprattutto tra l'Appennino ligure e la Toscana dove vi sono i venditoi della Lunigiana che sono molto attivi in tutta Europa, o i commedianti di strada attivi fra l'Appennino ligure di Levante e quello emiliano. Altro tipo di migrazione che caratterizza la penisola italiana e che nel 500 diventa sempre più frequente è quello legato alle bonifiche. Quando si tratta, con il cambio dell'economia europea, dei sistemi agricoli che richiedono sempre più territori da coltivare, nella Penisola Italiana avvengono tutta una serie di migrazioni legate appunto alla bonifica del territorio. Il caso eloquente è quello della Toscana seguito da quello dell'Emilia ma anche in questo caso si tratta di persone che vengono reclutate in quanto maestranze specializzate che devono bonificare il territorio. Una zona che vien fortemente interessata da questo processo di colonizzazione legata alle bonifiche è la Sardegna. Quest'ultima occupa un punto strategico all’interno del Mediterraneo quindi agli occhi di quella che è una delle potenze navali, la Repubblica di Genova, si decide di portare dei coloni forzatamente che avranno un luogo strategico poiché questo significa mantenere nell'orbita genovese un'isola che ha un'importanza strategica sia dal punto di vista militare che commerciale. La migrazione dalla Corsica è principalmente verso la Maremma e l'agro romano. Ovviamente ci sono movimenti anche legati alla transumanza (pastorizia), questo tipo di migrazioni caratterizzano soprattutto il Sud Italia. I movimenti sono principalmente stagionali, e vanno dall’Abruzzo alla Puglia, o dall’altopiano della Sila a Crotone. Quando si parla dei centri urbani la penisola si caratterizza per tutta una serie di località che hanno una grandissima attrazione sia dal punto di vista politico ma soprattutto da quello economico. Per quanto riguarda la Penisola Italiana abbiamo cinque località che esercitano un ruolo fondamentale non solo nella storia della Penisola ma soprattutto nel ricevere delle persone. Queste località sono: ® Venezia; nel caso di Venezia gioca il fatto che è una Repubblica Marinara che ha una ramificazione dei commerci con l'Oriente e di conseguenza c'è una grande presenza di migranti. * Genova; ilcui ruolo diventa sempre più importante nel ‘500 soprattutto per quanto riguarda i commerci con la Spagna. ® Livorno e Roma ® Napoli Venezia ha un ruolo di primo piano soprattutto perché essendo un centro portuale che attira una marea di gente provenienti sia dall'Occidente che dall'Oriente, esercita la necessità di avere un costante flusso di mano d'opera specializzata come i facchini bergamaschi, gli specchieri friulani, i fabbri milanesi, i lavoratori della seta lucchesi etc. Questo dà bene l'esempio di come queste persone venivano impiegate e potevano venire dalle parti più disparate della Penisola Italiana. Questo dimostra che ci sono delle forme di controllo di polizia ma queste stesse forme di controllo avevano delle maglie molto larghe perché nel caso di queste migrazioni queste persone erano bene accette poiché contribuivano all’arricchimento dell'economia cittadina e di conseguenza ad aumentare il prestigio di Venezia. Una presenza che dà bene l’idea di come queste migrazioni travalicassero i confini confessionali è quella dei tedeschi e questo è uno dei casi più eloquenti di Venezia. Nel caso dei tedeschi la loro presenza è attestata già dalla metà del XII secolo. È tollerata, anche quando comincia la riforma luterana. Questa presenza tedesca invece di diminuire, accresce progressivamente soprattutto nel corso del ‘500 nonostante la riforma di Lutero e la repressione delle idee protestanti. Sono la comunità straniera più inserita nel tessuto commerciale si tratta di fornai, fabbri, sarti, calzolai, e stampatori, nonché proprietari di alberghi e osterie. Queste persone riescono addirittura ad ottenere una parte della città in cui si dedicheranno alla attività commerciali, infatti dal 1505 molte delle loro attività si concentrano nel Fondaco dei tedeschi. Gli viene concessa nel ‘500 quest'area perché sono dei commercianti molto importanti e soprattutto perché permette alla Repubblica Veneta di estendere i propri commerci verso l’area dell'Europa centrale. Queste migrazioni non avevano alcun impatto dal punto di vista religioso, si tratta di una comunità luterana e gli viene concesso, addirittura, dal Senato di Venezia di fondare una Chiesa. Quindi in un momento di profonde divisioni in cui gli scontri tra cattolici e protestanti erano molto forti, il caso di Venezia è eloquente di come la necessità di avere dei commercianti riuscisse a portare in un certo senso la pace religiosa. La stessa cosa succede per Genova. Anche in questo caso è un tipo di migrazione che ha origine nel medio e diventa sempre più consistente nel ‘400 e nel ‘500. Nel caso di Genova si tratta di una migrazione rivolta ad avere della mano d'opera che lavora principalmente negli arsenali della città. Quando la Repubblica comincia ad aumentare la propria flotta c'è bisogno di maestranze capaci di produrre sempre più navi; si tratta di due tipi di maestranze molto specifiche che vengono attirate in città e che si radicano nel contesto cittadino. Altra città che gioca un ruolo fondamentale nel contesto della migrazione soprattutto nel bacino del Mediterraneo e che avrà un ruolo sempre più importante in età moderna è Livorno. Si tratta di una città di fondazione molto recente e la necessità di fondarla corrisponde a un disegno specifico, anche in questo caso Livorno viene fondata come porto per poter sviluppare un polo commerciale che attirasse le merci provenienti dall'Oriente e dall’Occidente. Per sviluppare questo porto ci si rende conto, così come era successo a Venezia con il caso dei tedeschi, che è necessario abolire le differenze confessionali. A Livorno, nel ‘500, paradossalmente si trovano tutta una serie di protestanti o di eretici che vengono tollerati dalle autorità locali: ebrei che provengono dalla Penisola Iberica, ebrei portoghesi, ortodossi etc. questo dà bene l’idea di come questa città diventa sempre più ricca a livello culturale e sempre più tollerante. Una caratteristica di questa tolleranza che viene garantita a queste persone che non sono cattoliche e che ufficialmente dovrebbero essere bandite è proprio il cimitero Acattolico di Livorno. Quest'ultimo è un diritto che viene dato alla fine del 500 a queste comunità protestanti di poter seppellire i propri morti nonostante si trovassero in un territorio cattolico. Di conseguenza questo dà bene l’idea di come queste migrazioni servissero ad arricchire la città e quindi anche in questo caso i conflitti confessionali vengono eliminati. Toscana, quindi troviamo famiglie provenienti da Firenze ma soprattutto da Lucca perché è una città molto attiva nel commercio della sete e nel commercio bancario. Nel caso dei Lucchesi emergono come i principali mercanti di seta, hanno delle filiali che si trovano in tutta Europa ma principalmente in Francia perché è dove questo commercio è molto forte e molto richiesto soprattutto dai nobili. Sviluppano una rete commerciale tramite cui si muovono fra la casa madre a Lucca e le sedi in Francia e proprio grazie a questo nel Cinquecento i commercianti lucchesi occupano un rango talmente elevato che sono i primi ad accogliere il re durante le visite a Lione. Questo da il peso di una comunità non tanto a livello quantitativo ma qualitativo, ovvero il peso che riescono ad ottenere in quel contesto. Ovviamente tutto questo genera una xenofobia molto forte, infatti questi mercanti lucchesi vengono sempre più visti con odio poiché sono persone che si sono arricchite ma in un contesto di degrado per la Francia, visto che comunque si tratta del periodo delle guerre di religione. Soprattutto quello che viene odiato degli italiani è il peso politico che hanno presso la corte: * Lareggente Caterina de’ Medici * Maria de'Medici (1575-1642), moglie di Enrico IV * Concino Concini (dopo il 1570-1617), ministro di Luigi XIII e ilcardinale Giulio Mazzarino (1602-1661) Quest'ultimo è un personaggio molto influente a corte ma al tempo stesso è uno dei personaggi più odiati n tutta la popolazione francese poiché non è francese ma italiano e soprattutto perché racchiude in sé tutte quelle forme di giochi di potere che erano viste dai francesi con forte disgusto. Ovviamente c'è anche una presenza intellettuale e artistica. Nel caso della Francia abbiamo delle persone estremamente qualificate che contribuiscono ad arricchire la vita culturale francese e due di queste hanno addirittura un ruolo fondamentale nella storia del teatro, ovvero Tiziano Martinelli e Tiberio Fiorilli (1608-1694). Loro si trasferiscono in Francia e presso la corte di Luigi XIV riescono ad avere grosso successo poiché sono quelli che sostanzialmente fondano la commedia dell’arte, quindi hanno un ruolo intellettuale di primo piano tanto che gli permette di avere tutta una serie di privilegi che gli garantiscono un ruolo notevole. Ci sono anche altri emigranti italiani di successo che hanno magari un ruolo anche nel cibo come per esempio il caso di Francesco Procopio Cutò (1651-1727). Infatti quest’ultimo viene definito come il creatore del sorbetto siciliano ed è quello che porta il gelato all'interno della corte francese e inoltre nel 1686 fonda il più antico caffè di Parigi Queste maestranze hanno anche una presenza notevole nell'Europa orientale, infatti mercanti e maestranze italiane sono attestate a Norimberga, Vienna, Praga, Russia. Inoltre, forte è la presenza di architetti e artisti che esportano lo stile barocco. Due esempi sono: * Il fiorentino Francesco Bartolomeo Rastrelli (1700-1771). È colui che nel 1715 emigra in Russia e fonda il Palazzo d'Inverno. ®* Il lucchese Domenico Martinelli (1650-1718). Importa lo stile barocco in Austria. Ovviamente c’è anche una presenza italiana in Inghilterra ed è una presenza prevalentemente finanziaria, questo significa che si tratta di persone che lavorano sostanzialmente prestando soldi ad usura ma che occupano anche un ruolo di primo piano nella corte inglese. La maggior parte di loro si concentra a Londra, ed in particolare in una via chiamata Lombard Street che è il centro finanziario per eccellenza. AI contrario della Francia o della Penisola Iberica, la presenza italiana in Inghilterra a partire dalla metà del XVI secolo è sempre meno consistente. Il senso di superiorità del Protestantesimo inglese, che emerge sotto Elisabetta I, porta a demonizzare gli italiani infatti, la presenza italiana è sempre meno tollerata soprattutto, come è successo in Francia, gli italiani vengono visti come delle sanguisughe poiché hanno un potere finanziario e soprattutto perché hanno eroso il primato inglese. C'è anche un discorso molto forte di identificazione inglese che porta a identificare il Rinascimento italiano come un qualcosa che corrompe i costumi e la morale inglesi. Quindi agli occhi degli inglesi tutto quello che sta succedendo in Toscana, i fenomeni artistici e culturali che caratterizzano il Rinascimento italiano vengono visti con parecchio odio. STORIA MODERNA LEZIONE DEL 29 OTTOBRE Il Seicento europeo è un periodo di transizione. La Francia alla fine del Cinquecento si ritrova come un paese distrutto da un punto di vista politico a causa delle guerre fra i vari re, distrutto dal punto di vista economico e soprattutto religioso. Dopo l'ascesa al trono di Enrico IV, nel 1594, la Francia è fortemente indebolita dalle guerre di religione riguardanti le fazioni dei cattolici e degli ugonotti, infatti il programma principale che si trova davanti Enrico IV è sì una pacificazione religiosa, ma deve portare avanti soprattutto un risanamento politico ed economico. Quest'ultimo perché tutte quelle guerre hanno ulteriormente indebolito le casse dello stato francese, di conseguenza per far fronte alle necessità di cassa bisogna indire nuove tasse. Ovviamente Enrico IV aumenta le tasse non solo ai nobili ma soprattutto ai contadini e inoltre si rende conto che è necessario istituire una nuova tassa, utilizzata poi da altri re nel corso della monarchia francese, che si chiama la paulette. Questa tassa permette alle persone più abbienti, quindi in questo caso ai nobili e in parte ai ceti commerciali, di pagare una quota molto alta per ottenere un posto nell’amministrazione statale. Quindi i vari amministratori giuridici che reggevano la spina dorsale dalla macchina pubblica francese hanno la possibilità di ottenere questa carica, che viene resa ereditaria di padre in figlio e di conseguenza si crea una macchina statale fortemente legata a tutte le famiglie più importanti e quelle che si possono permettere questo sborso economico. Un altro fronte molto importante su cui Enrico IV cerca d lavorare molto è la pacificazione a livello europeo. La Francia è ancora un paese fortemente debole, di conseguenza è sempre a rischio di un'invasione specialmente in un momento in cui il nemico principale non è l'Inghilterra bensì è la Spagna. Le mire egemoniche dei re spagnoli sulla Francia sono molto forti quindi lui si rende conto che è necessario cominciare a stringere una serie di alleanze diplomatiche con gli altri stati europei in funzione antispagnola, infatti, la Francia comincia ad allearsi con gli stai confinati come per esempio i Savoia e, anche questo dà bene l’idea come la necessità di pacificare lo stato travalichi le differenze confessionali, si allea addirittura con i principi protestanti del Sacro Romano Impero. Decide sostanzialmente che per rendere sicura la Francia è necessario allearsi con i protestanti. C'è anche un discorso di riordinamento della macchina amministrativa, si comincia a costruire uno stato in cui viene rafforzata la figura del re ma si cominciai a costruire anche una macchina statale che sarà più presente non tanto a livello delle capitali quanto invece nelle campagne e nelle periferie. Agli occhi del re ci si rende conto che è necessario rendere sempre più capillare la presenza degli ufficiali nelle zone più periferiche, vista anche l'espansione geografica del paese. Ovviamente la macchina amministrativa e diplomatica sono due fronti caldi su cui lui cerca di lavorare alla clemente, ma soprattutto ci si rende conto che la cosa principale, che poi è il problema che affligge tutte queste monarchie quando escono da anni di guerre, è soprattutto il lato economico. Enrico IV istituisce sì la paulette ma al tempo stesso comincia a mettere in atto tutta una serie di riforme che poi avranno un effetto di lunga durata e che permetteranno alla Francia di diventare una delle monarchie più solide d'Europa e che permetterà di espandere la sua economia. Enrico IV si rende conto che le guerre di religione, oltre che ad avere un effetto devastante a livello politico e religioso, hanno influito e devastato soprattutto le campagne, quindi è necessario riavviare la macchina agricola ma soprattutto sostenere un processo proto-industriale e quindi un processo manifatturiero. Ovviamente cerca anche di venire incontro a quella che è la spina dorsale di quelli che mantengono ancora viva l'economia francese, ovvero i contadini. C'è da considerare che il 60% dell'attività produttiva è ancora legata all'agricoltura, quindi lui cerca di favorire i contadini facendo pagare loro un po’ meno tasse proprio per poter avviare questo processo produttivo. Ovviamente c’è anche un processo di quello che viene chiamata nazionalizzazione. Lo stato attraverso questo processo di burocratizzazione e questa presenza sempre più massiccia cerca di sostenere anche la nascita di un’industria ‘’nazionale’, quindi un'industria manifatturiera creando nuove seterie, telerie e vetrerie. Tutti questi tre tipi di prodotti saranno richiesti alla fine del Seicento poiché la Francia riuscirà a sviluppare dal punto fi vista economico un ruolo egemonico. Ovviamente per sviluppare questi tre settori e favorire la crescita economica è necessario battere gli altri competitori, di conseguenza bisogna indebolire quelle che sono le importazioni dall'Inghilterra e dalla Spagna. Quindi il suo progetto è un risanamento economico ma al tempo stesso un gioco politico molto fine che cerca appunto di favorire la nascita di un'industria francese. Inoltre, ci si rende anche conto che in questo momento la Francia è rimasta ai margini del processo di espansione europea in quanto si parla sempre di Portogallo, Spagna e Inghilterra. Nel Seicento l’unica parte del continente Nord americano che rimane ancora ‘’vergine’’ è l'odierno Canada. Dopo una prima fase esplorativa che però non aveva portato alla nascita di colonie vere e proprie, il re decide che è necessario affacciarsi sul mondo atlantico proprio per rafforzare la sua figura commerciale. Quindi, decide di cominciare a favorire l'espansione verso il Canada con una prima fase esplorativa con Samuel de Champlain (1567-1635) uno dei fondatori della Nuova Francia e che fonda il primo insediamento francese permanente in Nord-America, il Québec. Quest'ultimo diventa il fulcro della colonizzazione francese e viene scelto in una posizione strategica in quanto vicino al San Lorenzo, fiume navigabile, permettendo così ai francesi di ricevere le merci ma al tempo stesso gli permette di esportare dal Québec alla Francia. C'è da considerare che la colonizzazione francese rispetto a quella spagnola e portoghese ha un problema che è legato al fatto che non riesce ad attirare un numero di coloni particolarmente alto. Di conseguenza il re decide di avviare questo processo di colonizzazione ma nella prima fase la corona, così come è successo in Inghilterra, decide che non ha ancora tutti gli strumenti finanziari per poter sostenere questa colonia quindi riconosce del bene placito a Champlain, si procede alla fondazione della nascita della Nuova Francia, viene riconosciuta la prima colonia nel Nuovo Mondo, ma fino al Seicento tutto il processo di colonizzazione viene delegato a una compagnia privata, ovvero, la Compagnia dei Cento Associati. Si tratta di una compagnia mercantile, fondata nel 1627 da Richelieu, il cui scopo è quello di favorire il commercio con i nativi delle pelli che in quel momento erano fortemente richieste in Europa. Inoltre, questa compagnia ha anche il compito di favorire il popolamento della Nuova Francia questo significa che ogni anno un tot di persone, ovviamente tutte cattoliche, dovevano essere portate in questi territori. In realtà si cominciano a verifcare tutta una serie di problemi e ci si rende conto che tra quello che si credeva di poter fare e quello che sta accadendo c'è una forte discrepanza. Rispetto alle colonie spagnole, la Nuova Francia attira però pochissimi coloni. 3000 nel 1642, mentre nel New England ce ne sono 20000. Le cause sono tre: scarse possibilità di profitto nativi troppo «selvaggi» e pochi clima troppo rigido Questi nativi così pochi e questi inverni così rigidi erano un problema in quanto le colonie rimanevano isolate per mesi e di conseguenza la mortalità era molto elevata. Fino alla metà del Seicento il Canada non si sviluppa agli occhi della corona francese come un territorio estremamente lucroso, infatti si rivela sostanzialmente fallimentare, ma chi riesce a portare avanti un processo abbastanza di successo sono i missionari. Quest'ultimi sono principalmente i gesuiti, unici esponenti della società francese che decidono di partire sulla base di un desiderio volontario, ovvero di fare fra tutte queste popolazioni native con cui i francesi entrano in contatto. Sono quelli che riescono a stabilire un contatto con queste persone, che riescono a seguirli nei loro spostamenti visto che comunque la maggior parte dei nativi erano nomadi e di conseguenza avevano delle zone di caccia e di pesca, infatti, questo per gli europei era un problema. Sono gli unici che decidono di passarci degli anni rispetto agli altri coloni europei, soprattutto nella prima metà del Seicento quando la maggior parte dei coloni decide che è molto meglio passare l'inverno in Francia poiché si riesce a sopravvivere. Parliamo di tre insediamenti principali fondati dai france: ® Québecche diventa il centro focale della colonizzazione francese più importanti di tutto il sistema commerciale francese quindi ai suoi occhi mettere le mani su una piazzaforte così importante ed escludere gli ugonotti significa mettere le mani su tutta una serie di ricchezze e inoltre significa rafforzare il suo programma economico. Si mette anche in testa che bisogna rafforzare la macchina statale, quindi si rende conto che la Francia deve rafforzare la presenza dello Stato su tutto il regno, soprattutto nelle periferie dove è molto più grava la presenza degli ugonotti. AI tempo stesso ribadisce anche, essendo un cattolico molto ortodosso, un principio fondamentale della chiesa francese, ovvero la difesa della chiesa gallicana. Richelieu dice di riconoscere l'autorità del Papa ma tutto il processo di nomina dei vescovi e dei cardinali, in Francia, deve passare attraverso la macchina statale, di conseguenza si rafforza una chiesa profondamente francese che non vuole intromissioni dall'esterno. Vi è anche un elemento di indipendenza economica in quanto Richelieu sostiene che le tasse che vengono raccolte in Francia devono rimanere all'interno del regno. Lui vuole portare avanti anche un programma di egemonia militare e politica della Francia. Si rende conto che la Francia per troppo tempo è stata fuori dai giochi continentali ed è necessario farla diventare la potenza di riferimento europea. Si rende conto che si possono portare avanti delle alleanze che per un cattolico ultraortodosso possono sembrare strane ma che in sé hanno un senso per la ragion di stato. Di conseguenza fa anche delle alleanze con le Province Unite e con l’Inghilterra poiché si rende conto che per rafforzare la Francia è necessario stabilire questi contatti anche con delle nazioni che hanno un credo diverso. Questo processo di rafforzamento della macchina statale passa anche per una burocrazia sempre più invasiva, che sarà uno dei motivi per cui la Francia entrerà nel Settecento nella famosa rivoluzione, ovvero una presenza degli amministratori e degli ufficiali sempre più capillare in tutte le parti del regno. Uno dei motivi che favorisce questa presenza è quello di cercare di mettere un freno alle varie ribellioni della nobiltà locale. Si rende conto che la presenza di questi intendenti, che sono proprio delle figure di riferimento a livello politico che devono trattare direttamente con la corte francese, ha un ruolo fondamentale poiché essi devono controllare tutto quello che fanno i nobili nelle zone periferiche. Di conseguenza la macchina statale si allarga a macchia d'olio. Un altro punto che troverà un grandissimo contrasto è quello dell'aumento del prelievo fiscale perché per mantenere in piedi tutta questa macchina statale sempre più ramificata è necessario avere sempre più soldi, quindi Richelieu comincia a tassare sempre di più quelli che sono le vittime della società francese, ovvero i contadini. Una caratteristica del programma egemonico portato avanti da Richelieu è quello di cominciare a formare un esercito nazionale. In questo momento la maggior parte degli eserciti era formata da mercenari; agli occhi di Richelieu la presenza di mercenari e di persone che venivano pagate saltuariamente non serve._È necessario formare un esercito permanete che si in grado di difendere la Francia dai nemici esterni e dalle minacce interne ma che al tempo stesso possa permettere la regno di combattere a livello continentale e globale per rafforzare il suo programma egemonico. Vi è una fortissima costruzione di un esercito molto imponente, che sarà uno dei punti di forza della Francia con la figura di Napoleone. Si passa, dunque, da 12.000 uomini sotto Enrico IV a quasi 150.000, questo è fatto proprio per contrastare l’esercito spagnolo che in questo momento è dislocato no solo in Europa ma in tutto il mondo. Il 1628 rappresenta un punto cruciale poiché Richelieu decide che il potere economico e politico degli ugonotti deve essere contrastato e si decide di invadere militarmente la Rochelle, in questo modo cade una delle piazzeforti fondamentali per gli ugonotti e si rende conto che lui può mettere le mani su una piazzaforte molto ricca. Dal suo punto di vista la conquista non segue una serie di discriminazioni religiose, questo significa che la città viene conquistata e sottoposta a controllo diretto della monarchia, ma agli ugonotti viene ancora concessa la libertà di culto. Questa è una mossa strategica di Richelieu che gli permette di portare avanti un programma di conquista ma al tempo stesso di mantenere stabile la questione religiosa che in quel momento va di pari passo con la situazione politica. Richelieu si rende conto che bisogna sì lavorare su un fronte interno, quindi limitare la presenza ugonotta, ma si rende conto che in un'Europa che in questo momento sta letteralmente esplodendo bisogna indebolire quello che è il nemico indiscusso della Francia, ovvero la Spagna. Quindi, sostiene finanziariamente tutta una serie di rivolte che avvengono nell'impero spagnolo, soprattutto le rivolte che nel 1640 esplodono in Catalogna ed in Portogallo. | Catalani affermano che non si sentono rappresentati dal re di Spagna e portano avanti una serie di rivolte contro il potere centrale di Madrid. Richelieu decide che questa è un'occasione d'oro per indebolire l'impero spagnolo che sì è un impero molto forte, ma che in questo momento sta attraversando diversi problemi amministrativi, politici ed economici. Proprio per questo motivo fa entrare la Francia nel 1635 nella Guerra dei Trent'Anni (1618-1648), in particolare nello schieramento anti-spagnolo. Ci si rende conto che queste identità confessionali di fronte a un rafforzamento di una nazione e di un'egemonia non valgono niente. Di conseguenza lui non ha nessuna difficoltà a stabilire accordi con queste potenze protestanti, ma soprattutto far entrare la Francia, che rimane un paese estremamente cattolico, affianco agli eserciti protestanti nella Guerra dei Trent'anni, proprio per un gioco politico e diplomatico mirato all'indebolimento della Spagna per arricchire la Francia. Nel 1642 Richelieu muore e successivamente, nell'anno dopo, muore anche il re quindi si riapre per l'ennesima volta una crisi dinastica. Quello che sarà il Re Sole in questo momento è troppo giovane e quindi si apre una fase di reggenza che però è molto breve. Ad assumere il controllo è la madre Anna d’Austria ma il governo viene sostanzialmente fatto sotto il controllo di quello che è il successore di Richelieu, ovvero il cardinale italiano Giulio Mazzarino (1602-1661). Quest'ultimo è una ‘’creatura’’ di Richelieu perché è proprio lui che ha preparato la sua carriera, è lui che l’ha scelto ed è lui che vede il suo possibile successore che porterà avanti tutto il programma che aveva iniziato nel corso della sua carriera. Così come era successo per Richelieu, Mazzarino è una persona che ha una carriera ecclesiastica molto breve. Si tratta di una persona molto capace anche se meno stratega del suo predecessore. Mazzarino arriva in Francia nel 1634 come legato pontificio. Dal 1634 al 1636 è nunzio a Parigi. Nel 1639 viene chiamato da Richelieu per essere al suo servizio poiché quest'ultimo si rende conto che ormai è lui l'erede designato per poter portare avanti il suo programma. Essendo l'erede di Richelieu, Mazzarino continua sulla falsa riga di quello che aveva fatto il cardinale francese: si continua sempre di più a rafforzare l'idea dello Stato e soprattutto si continua a tassare in modo ingiusto quello che è definito il terzo stato. C'è una tassazione che aumenta esponenzialmente nei confronti dei contadini e ovviamente dei ceti commerciali; i nobili sostanzialmente rimangono sempre ai margini per quanto riguarda questa richiesta di soldi. Quest'ultima è data dal fatto che la Francia per rafforzarsi a livello continentale e globale ha necessità di mantenere quest'esercito che diventa sempre più imponente, proprio perché i fronti sono sempre di più Ovviamente queste elevate continue di tasse entrano in contrasto con i ceti nobiliari e soprattutto con i ceti popolari. I membri della nobiltà non vogliono più essere dominati da un cardinale che è a maggior ragione italiano, come nel caso di Mazzarino. Questo malcontento porta la nascita di diverse congiure e di ribellioni, principalmente presso la nobiltà che portano alla nascita di un movimento di protesta, chiamato la Fronda. Questa Fronda racchiude influenti nobili e influenti membri commercianti. Il motivo di questo sentimento è sì la presenza di un cardinale italiano e il rafforzamento della macchina statale, ma soprattutto il motivo è questa continua richiesta di denaro e di tasse. La rivolta esplode e comincia A Parigi che è il cuore appunto della monarchia francese. Mazzarino si rende conto che la situazione non è più controllabile e quindi è necessario scappare e di conseguenza la Fronda diventa un movimento che sempre di più si allarga a macchi d'olio in tutto il paese estendendosi ad altre parti della Francia. Sostanzialmente diventa uno scontro tra gli esponenti legati a Mazzarino, quindi legati alla corte e tutta quella serie di principi e di nobili che sono legati ai Borbone che erano principalmente ugonotti. La rivolta termina nel 1653 dopo cinque anni in cu la Francia viene sottoposta a una serie di guerre che dilaniano nuovamente il paese. Si arriva alla vittoria di Mazzarino che riesce a tornare a Parigi e si vede la sconfitta della Fronda. Con la fine della Fronda emerge la figura di Luigi XIV che nel 1654 viene ufficialmente incoronato re di Francia. Così come i suoi predecessori continua a lavorare sul fronte diplomatico in quanto è un'ingerenza continua ed è essenziale per poter stabile l'ordine interno ed esterno del regno. Nel 1659 firma un trattato con la Spagna, il trattato dei Pirenei, che sancisce la fine delle ostilità fra Francia e Spagna, e si rende conto che per poter formare questo compromesso è necessario portare avanti l'ennesimo matrimonio combinato. Infatti, una delle clausole del trattato prevede che Luigi XIV sposi Maria Teresa d'Asburgo (1638-1683), figlia del re spagnolo Filippo IV (1605-1665). Grazie a quest'accordo la Francia riesce a rientrare in una situazione di pseudo-normalità e soprattutto agli occhi di Luigi XIV questa è la piattaforma ideale per poter portare davvero avanti il suo programma di governo. Quando nel 1661 Mazzarino muore, Luigi XIV si rende conto che non c'è più bisogno di consiglieri e di primi ministri quindi decide di racchiudere in sé tutti i poteri (economico, giuridico, militare, politico e religioso) e di proclamarsi il capo assoluto di tutta la monarchia francese. Ai suoi occhi per poter far uscire la Francia da questa lunghissima fase di instabilità cominciata nel Cinquecento è necessario che si esclusivamente lui e le persone da lui nominate a governare su tutta la Francia. Da qui comincia tutto un processo complicato che rafforza la sua figura, ma che porta a far emergere la Francia come una monarchia assoluta, in cui vige una struttura piramidale al cui apice c'è la figura del re, nel quale si racchiudono tutti i poteri. Ovviamente questo processo di accentramento significa che Luigi XIV deve anche ristrutturare per l'ennesima volta la macchina amministrativa. Si rende conto che l’esercito deve essere riorganizzato, di conseguenza lo sottrae al controllo dei vari nobili, che avevano avuto una grande influenza e soprattutto alcuni di loro appartenevano alla Fronda. In questo modo lui diventa il capo supremo dell'esercito e soprattutto comincia ad elaborare una struttura amministrativa che rimarrà tale fino alla viglia della rivoluzione francese del Settecento. Forma una serie di consigli amministrativi in cui è sempre lui che decide e che la parola finale. Luigi XIV presiede quattro consigli chiave: ® Conseil des dépéches: amministrazione territoriale * Conseilroyaldes finances: gestione della finanza pubblica. ® Conseilroyalde commerce: gestione dei commerci sia interni che esterni. ® Conseildereligion: gestione delle questioni religiose (Ugonotti, etc.) Questi quattro punti sono quelli cardini sui quali il re decide di intervenire personalmente e, infatti, sono i punti che gestiscono la vita di un paese moderno, permettendo al re di avere una visuale a 360° del proprio regno. Anche Luigi XIV comincia ad affidarsi a delle persone estremamente capaci. Uno di queste persone che avrà un ruolo fondamentale nel processo di riorganizzazione della macchina amministrativa ma soprattutto economica è Jean-Baptiste Colbert (1619-1683). Si tratta del ministro delle finanze e a lui vengono delegati tutta una serie di compiti estremamente difficili ma necessari per portare avanti questo processo di riforma. Infatti, riorganizza tutto il sistema fiscale, riduce il numero degli uffici pubblici e comincia a creare un sistema di esazioni e riscossioni fiscali chiamato fermes générales. Luigi XIV viene visto come quel qualcuno che inizia un processo in cui tutte le leggi devono essere uguali in tutti i dipartimenti del regno. Si rende conto che deve gestire la Francia direttamente sul piano dell’espansione coloniale, quindi nel 1661 quando decide di entrare di persona nel controllo della macchina amministrativa. Decide che l'impero francese non va bene così com'è e, proprio per questo motivo decide di chiudere la Compagnia dei Cento Associati. Con la chiusura di quest'ultima, la colonia del Canada diventa direttamente dipendente dalle decisioni del re. Si porta avanti un processo amministrativo molto importante tanto che viene introdotto un codice penale che è unico per tutte le province francesi, questo per favorire un lavoro della macchina amministrativa uniforme anche a livello giudiziario. contrattazione. Un esempio è fornito dai territori come la Bretagna o la Linguadoca che godono di autonomia in campo fiscale. Luigi XIV non annulla i loro privilegi, ma cerca di rinegoziarli di volta in volta per ottenere il massimo contributo finanziario. In conclusione, il lungo processo che porta all’assolutismo di Luigi XIV è caratterizzato da un periodo turbolento a livello politico e religioso. La decisione di passare da un sistema di governo tramite un ministro o un favorito ad uno diretto e assoluto rafforza il potere monarchico francese, in netta contrapposizione a quello inglese. Inoltre, La forte centralizzazione attuata da Luigi XIV rafforza la monarchia, ma, al tempo stesso, porta alla nascita di un dispotismo che diventerà sempre più forte nel settecento, gettando le basi per la Rivoluzione Francese. STORIA MODERNA LEZIONE DEL 4 NOVEMBRE Quello che definiamo democrazia parlamentare inglese ha origine non in età contemporanea bensì è un concetto che nasce in età moderna, in particolare nel ‘600 e ha le basi in quelle che sono le due rivoluzioni inglesi. In Inghilterra la dinastia dei Tudor è finito e lascia spazio alla dinastia degli Stuart. Nel 1625 sale al trono Carlo | e si trova con un paese con forti problemi e proprio per questo avrà molti problemi nel governare. Così come succede in Francia o in Spagna, Carlo I non governa da solo ma si appoggia ad un primo ministro che viene chiamato ‘’preferito’’, infatti fra il 1625 ed il 1628 viene eletto George Villiers, duca di Buckingham. Il problema per Carlo | in un sistema che ha già una suddivisione in due camere, House of Lords e la House of Common, è il fatto che deve continuamente rispetto al re francese chiedere al Parlamento per poter fare tutta una serie di cose. Nel suo caso cerca di rafforzare l'Inghilterra a livello internazionale e quindi lui deve chiedere la possibilità di indire nuove tasse avendo però sempre il permesso del Parlamento. Infatti, anche oggi, il re o la regina assume dei poteri straordinari solo in casi eccezionali, di conseguenza ogni decisione del re deve essere sempre avvallata al Parlamento. Quindi Carlo | cerca di portare avanti una politica di sostegno a rafforzamento di tutte quelle potenze protestanti che stanno cercando di contrastare l'ugonia dei principi cattolici, soprattutto in Francia in particolare quando gli ugonotti perdono La Rochelle. Da questo momento c'è il sostegno militare di Carlo | a questi insorti e questo lo fa per suo punto di vista per cercare di rafforzare l'egemonia inglese a discapito di quella francese. Fra il 1625 ed il 1630 tutte le operazioni di sostegno ai protestanti europei falliscono e ovviamente da qui scaturiscono tutta una serie di problemi non solo militari ma anche politici. Quindi nel 1628 il duca di Buckingham viene ucciso e con questo avvenimento si cominciano a gettare le basi per un dibattito molto forte che distinguerà l'Inghilterra fino alla Glorious Revolution. Sostanzialmente succede che il Parlamento obbliga il re a prendere coscienza del fatto che lui non può governare da solo ma soprattutto lo obbliga a firmare un documento che sancisce che lui deve tenere presente il potere del Parlamento. Questo documento si chiama Petition of Right (7 giugno 1628) e vieta: ® l’imposizione di nuove tasse senza il consenso del parlamento ® arresto senza motivazione ® l’uso della legge marziale Questi due ultimi punti sono caratteristici delle monarchie assolute dove il re e i suoi preferiti possono fare ciò che vogliono senza tener conto della libertà individuale. Il parlamento in questo modo ha trovato uno strumento legale per bloccare il potere del re. Ovviamente Carlo | si rende conto che per potare avanti il suo progetto i Parlamento può essere considerato tranquillamente come un orpello, quindi lui, incurante della Petition of Right, decide di governare e di fare un grossissimo sgarro a quella che è la monarchia parlamentare inglese; sostanzialmente non convoca mai il Parlamento decidendo di governare in modo personale. Questo significa che lui del Parlamento non ne tiene conto, tutte le sue decisioni le proclama da solo e si focalizza soprattutto su tre aspetti fondamentali: ® Risanamento dei conti * Riorganizzazione dell'amministrazione ® Riorganizzazione del consiglio della corona I rapporti di Carlo | con il parlamento sono aggravati dal fatto che sua moglie è una cattolica. Infatti si è sposato nel 1625 con Enrica Maria di Borbone, figlia di Enrico IV. Questo in un contesto di crisi politica e di crisi economica e di indebolimento dell'Inghilterra, aizza le frange radicali dei protestanti inglesi presenti nel Parlamento. C'è da considerare che la maggior parte dei gruppi che protestavano contro il re erano situati nella Camera dei Lords e dei Common, quindi si comincia ad avere una visione del re come un qualcuno che sta letteralmente danneggiando l'Inghilterra e la sta portando verso la sfera cattolica, perché secondo i detrattori la moglie stava influenzando la sua politica. Chi comincia a portare delle dimostranze e ad esprimere un malcontento che diventa sempre più diffuso sono i Puritani. Essi sono quel gruppo estremamente radicale del protestantesimo inglese che non tollera la gerarchia anglicana. Quindi in questa possibile deviazione verso il mondo cattolico ma soprattutto in questo rafforzamento del re a scapito del Parlamento, loro vedono un pericolo che deve essere contrastato. Il contrasto, ovviamente dato che il Parlamento viene provocato, viene portato fuori dalla corte attraverso l’uso della stampa. Ci si rende conto che l’uso di questi fogli in cui si pubblicano tutta una serie di lamentele e critiche al re ha un forte impatto nella società inglese, anche perché c'è una grande alfabetizzazione anche degli strati più popolari. Infatti si pubblicano dei sermoni in cui si sostiene che il vero erede del regno di Elisabetta | è il Parlamento e non il re Carlo I. il potere del re che era un'autorità anche divina e che poteva governare su tutto e su tutti senza limitazioni in questo momento viene, agli occhi dei puritani, scardinato poiché ai loro occhi chi decide le sorti del regno è il Parlamento. Questa critica si considera collegata anche a un processo di sviluppo economico. L'Inghilterra nonostante il deficit dello stato sta conoscendo una fase di prosperità e con questo ci si rende conto che è necessario non soltanto criticare il Parlamento ma emerge la necessità del diritto dei cittadini di esprimere la loro opinione nel processo decisionale, sull'operato del governo e il diritto di intervenire sempre più attivamente alla vita politica. Quindi, i fallimentari risultati di Carlo | sul piano economico e di politica estera accentuano sempre di più la necessità di poter intervenire contro le sue decisioni attraverso una partecipazione sempre più attiva della popolazione. Questo dibattito parte da Londra ma si espande a macchia d'olio in quella che è la campagna inglese che fino a quel momento era considerata come una zona abbastanza retrograda, dunque questi sermoni puritani hanno un grande effetto sulla società ma soprattutto sulla nobiltà di campagna (gentry). Loro si sentono sempre meno rappresentati dal re e ritengono che il potere della macchina statale e l'ingerenza tasse) sia sempre più eccessivo e dunque ci si rende conto che è necessario partecipare a questo dibattito politico ed è necessario cominciare ad elaborare delle idee che possano sviluppare una nuova forma monarchica e al tempo stesso rafforzare il Parlamento. Un altro gruppo che avrà un ruolo fondamentale nella prima rivoluzione inglese sono i ceti artigianali. In questo momento l'Inghilterra sta conoscendo un'espansione molto levita ma graduale a livello di commerci atlantici quindi queste classi si rendono conto che un re non può governare e soprattutto non può dettare la politica economica di un paese senza tener conto delle rappresentanze di tutti i ceti. Anche in questo caso c'è più richiesta di una partecipazione attiva alla vita politica e religiosa. Un altro elemento che favorisce sempre più lo sviluppo di idee democratiche è lo studio del diritto consuetudinario. Questo sviluppo delle idee democratiche si associa a questa disciplina giuridica che sostanzialmente si basava sull'esistenza di tutta una serie di leggi che permettono al popolo di avere una rappresentanza e di avere delle prerogative il cui valore era superiore a quelle del re. Si avanzano delle critiche ma soprattutto delle rivendicazioni di lunga data in base a cui si chiede una rappresentanza politica. Un terzo elemento che fa emergere il sentimento di democrazia è la contrappo: ne fra la campagna inglese e la corte a Londra. Quest'ultima viene identificata come a sede di una corte corrotta e sostanzialmente, a causa della nefasta influenza della regina cattolica, viene definita come contaminata dai papisti e popolata da stranieri. Vi è una contrapposizione molte forte tra il mondo di Londra e le città di campagna e la contrapposizione vede come veri protestanti. eredi del messaggio di Elisabetta I. i membri della gentry. Vi è inoltre anche un elemento di xenofobia perché così come era successo in Francia, anche in questo caso il fatto che la regina è francese non viene tollerato soprattutto dalle frange più radicali. Un altro elemento è il fattore economico. Infatti in questo momento vi è sostanzialmente una crescita, la popolazione aumenta e dunque vi è la necessità di avviare una serie di riforme economiche che tangano bene in conto quest'aumento della popolazione. Ci sono, inoltre, forti migrazioni interne della popolazione e una certa mobilità sociale. I rapporti fra il parlamento inglese e Carlo | si deteriorano quando il re, nel suo processo di rafforzamento monarchico, vuole attuare una serie di riforme a livello religioso. Infatti, vuole portare avanti un programma di estensione della chiesa anglicana per unificare i tre regni d'Inghilterra, Irlanda, e Scozia tanto che nel 1633 Carlo | decide di nominare William Laud (1573-1645) arcivescovo di Canterbury. La decisione del re è quella di affidare a questa figura un programma forzato, sostanzialmente i regni che sono visti come ribelli, in cui la religione anglicana non ha ancora avuto successo (Scozia, Irlanda), vengono forzatamente convertiti. Il compito di Laud è quello d’imporre l'uniformità del culto e di combattere i movimenti radicali favorendo un protestantesimo moderato. Laud combatte soprattutto contro i puritani che vengono visti come coloro che devono essere portati all’obbedienza forzata. Il momento topico di questa crisi si avvia nel 1637, data che viene definita come il vero punto di inizio della rivoluzione inglese in cui scoppiano i primi disordini militari che daranno il via a tutto un processo che si estenderà per tutto il regno. La decisione di Carlo | di portare avanti questo processo di riforma anglicana forzata si scontra in Scozia, dove Carlo | cerca di far adottare il book of common prayer. L’imposizione di quest’ultimo non è tollerata dalla chiesa scozzese poiché qui la riforma protestante non aveva aderito alla chiesa anglicana bensì alla chiesa presbiteriana, quindi la sua decisione di imporre agi scozzesi la forzata adesione alla chiesa anglicana porta a una ribellione. Infatti tutti gli scozzesi decidono di insorgere contro il re e si cominciano ad organizzare le prime rivolte militari. Ovviamente queste rivolte avvengono nel giro di pochissimo tempo, soprattutto nel 1637-1638 la rivolta degli scozzesi oltre ad esplodere è una rivolta strutturata e organizzata. Infatti, gli scozzesi decidono di creare una lega militare per cercare non solamente di rifiutare l'adesione forzata alla chiesa anglicana ma soprattutto per evitare qualsiasi tentativo di invasione da parte dell'esercito inglese. Fra il 1638 ed il 1639 la chiesa scozzese crea la National Covenant, una lega formata dai presbiteriani scozzesi contro l'autorità di Carlo I e dei vescovi anglicani. La National Covenant organizza anche un esercito molto forte, numeroso e agguerrito proprio perché c'è una base ideologica molto forte. È guidato da Archibald Campbell, marchese di Argyll (1607-1661). Fra il 1639 ed il 1640 lo scontro diventa sempre più aspro, c'è da considerare che l’esercito scozzese riesce a sconfiggere l'esercito inglese soprattutto perché loro riescono a mettere le mani su quello che è la frontiera tra la Scozia e l'Inghilterra, quindi le città di York e New Castle. Tutti i tentativi di arrivare alla Scozia falliscono da parte di Carlo I. Il tentativo di imporre militarmente questa obbedienza alla chiesa anglicana fallisce ma si apre un altro fronte. Fallendo questo tentativo lo scontro diventa anche politico, in quanto gli scozzesi, non riconoscendo i vescovi anglicani, non riconoscono più l'autorità di Carlo I come capo della chiesa anglicana. Decade così il principio della doppia lealtà di obbedienza al sovrano come capo politico e La nascita della National Covenant porta Carlo | ad organizzare un esercito per invadere la Scozia fra il 1639 ed il 1640. In quell’anno si rende conto che è necessario nuovamente riconvocare il Parlamento, dopo anni che era stato chiuso e questo richiede a Carlo di cominciare a negoziare per avere il permesso di formare un nuovo esercito e richiedere nuovi finanziamenti. In questo caso il potere del Parlamento emerge con forza poiché, di fronte a una situazione in cui Carlo è estremamente disperato si rende conto che ha gli strumenti per poter avviare una trattativa con Carlo I. Sostanzialmente il Parlamento è deciso a concedere il proprio assenso solo prima di una discussione di una serie di lamentele contro Carlo I. Non rendendosi conto che la livello politico e religioso. A livello religioso emergono 4 posizioni principali che dominano la vita politica inglese in questo momento: ® Una puritana, che vuole che la chiesa inglese rimuova i rituali “cattolici”, mantenendo la struttura episcopale. ® Unachepromuove l'adesione della chiesa inglese al modello presbiteriano scozzese. ® Unacongregazionalista, che sostiene la necessità di dare spazio alle libere assemblee dei fedeli. ® Unaseparatista che include gruppi dissidenti. Tutti questi gruppi che portano avanti la loro battaglia per imporre la loro struttura religiosa, ovviamente hanno tutta una serie di sottogruppi che nascono nel sottobosco della rivoluzione inglese. Emergono dei gruppi che fino a quel momento avevano avuto poca rappresentanza sia politica che religiosa: ® Battisti sono contro il battesimo ai bambini. Setta protestante che si è sviluppata intorno al ‘500 ma in questo periodo comincia a prendere peso e influenza. ® lQuaccheri ritengono invece inutile il battesimo e la Bibbia. Ognuno nasce con una spiritualità che basta per raggiungere la salvezza Questi due gruppi sono accomunati dal fatto che sostanzialmente propongono una visuale religiosa molto radicale, quindi affermano che non basta essere dei buoni cristiani ma per raggiungere la salvezza, modificando il credo di Lutero, bisogna vivere una vita impegnandosi e sempre dediti al proprio dovere. Credono che la struttura della chiesa anglicana è qualcosa di inutile, quindi la spiritualità spetta al singolo attraverso l'impegno quotidiano. Ci sono anche dei gruppi molto radicali che sostanzialmente cominciano a proporre idee dissacranti ed improntate alla ricerca individuale della verità. Queste idee cominciano a prendere di mira non solamente l'autorità prestabilita ma l’idea in sé e per sé di autorità religiosa e civile. Due di questi gruppi sono: * iRanters, definiti gli “urlanti” * iSeekers “ cercatori” Sono persone che sostanzialmente cominciano ad avanzare delle idee molto rivoluzionarie ma che cominciano ad avere un filo comune che è quello legato alla democrazia. Si tratta di un'idea in cui l'autorità deve essere rappresentata dal popolo, anticipando quello che avverrà di fatto durante la rivoluzione americana e francese. Questo periodo viene definito ‘mondo alla rovescia”, secondo lo storico inglese Christopher Hill, poiché l'autorità viene letteralmente rovesciata e messa in basso nella struttura piramidale della società. Per rendere bene l’idea di quanto dissacranti fossero queste idee basti pensare al fatto che queste persone negavano delle verità che venivano date per assodate e inconfutabili: ® Negazione del peccato: “il giorno del giudizio è una cosa inventata”. * Tolleranza perla bestemmia: “meglio sentire un potente angelo (in un uomo) che emette una sonora bestemmia piuttosto che ascoltare un predicatore ortodosso”. Lo sviluppo di queste idee radicali riguarda anche la sfera intellettuale e politica. Infatti gli intellettuali di quel periodo prendono spunto da tutti gli avvenimenti inglesi per cominciare a proporre tutta una serie di testi che codificano proprio queste idee. Nel 1644 il poeta John Milton (1608-1674) pubblica Areopagitica, in cui lancia un appello per la libertà di parola e di stampa. Questi gruppi così radicali cominciano a far loro l’idea di Milton, ovvero, che bisogna codificare tutto quello che è successo in quella fase di ribellione per poter cominciare a proporre delle idee politiche. A livello politico nascono dei gruppi riformatori che propongono l'elezione di un nuovo parlamento tramite il suffragio universale maschile, per poi arrivare alla nascita di una repubblica. Si comincia a rigettare il concetto di monarchia assoluta e del diritto “divino” del re a governare al posto del concetto di democrazia parlamentare. Il più importante movimento riformatore è quello dei levellers (livellatori) guidato da John Lilliburne, Richard Overton e William Walwyn. Le loro idee si propagano rapidamente fra le classi popolari poiché lo vedono come un mezzo per cominciare a uscire da una condizione di inferiorità sociale ed economica e viene apprezzato anche fra i ranghi dell'esercito parlamentare e puritani poiché sostanzialmente si avanza un'idea di democrazia che fino a quel momento era stata totalmente in mano ai nobili. La diffusione di queste idee così radicali è sostanzialmente un fenomeno incontrollabile. Agli occhi dei comandanti dell'esercito questa voglia di democrazia rischia di invalidare il risultato di questi anni e soprattutto ci si rende conto che la situazione può sfuggire di mano. Quindi, nel Giugno 1647 il parlamento decide di sciogliere il New Model Army per evitare la propagazione delle idee dei levellers. L'esercito non tollera la decisione di essere sciolto, di conseguenza si ammutina e la guida viene presa da Cromwell e da Henry Ireton (1611-1651), suo genero. Cromwell è una persona fortemente motivata, è un puritano, è contro l'autorità reale e ha una visuale molto dogmatica del protestantesimo. Lui riesce sostanzialmente a tenere a freno la spinta «democratica» delle frange più estreme, ovvero la pari dignità di tutti i soldati che hanno combattuto contro Carlo | e riesce a diventare il capo dell'esercito. Le proposte che vengono avanzate ciclicamente sono sostanzialmente due: * ilvoto per tutti i maschi maggiorenni * la facoltà di eleggere i propri rappresentanti, quindi di creare tutta una serie di seggi che possano portare a una democrazia rappresentativa. Fra il 1647 ed il 1649 i Levellers pubblicano una serie di manifesti, chiamati Agreement of the People, per invocare delle riforme: * Diritto di voto per tutti imaschi maggiorenni. * Sovranità al popolo. ® Forte limitazione del potere del re. ® Abolizione della camera dei Lord. * Ilparlamento, eletto ogni due anni, è la suprema autorità del paese. Siamo rimasti con Carlo che era in mano all’esercito parlamentare. L’ 11 Novembre 1647 Carlo | riesce a fuggire sull’isola di Wight e decide di firmare un accordo con gli scozzesi. Quelli che aveva combattuto durante la guerra civile ai suoi occhi appaiono come gli unici possibili interlocutori. Per riuscire a portare avanti un progetto che vede il ritorno della monarchia. Per poter tornare a governare sull’Inghilterra Carlo decide, nell'inverno 1648, di firmare un accordo militare con gli scozzesi, garantendo l'adesione della chiesa anglicana al sistema presbiteriano, così come aveva fatto il Parlamento. Ovviamente lui non tiene conto che l'esercito parlamentare si è ulteriormente rafforzato. Di qui si entra nella seconda fase della guerra civile inglese che va dal 1648 al 1649 che sarà quella più cruenta. C'è tutta una serie di rivolte a favore di Carlo | che cominciano ad esplodere e soprattutto Carlo | forte del supporto degli scozzesi comincia a credere che le sorti del conflitto possono cambiare. Nella Primavera del 1648 scoppiano una serie di rivolte lealiste nelle regioni di Cumberland, Essex, Kent; un esercito di 10.000 scozzesi invade l'Inghilterra e di fronte a questa rivolta dell’esercito lealista e di fronte all'arrivo dell'esercito scozzese, il Parlamento si trova costretto a stringere un accordo. Il 17 agosto 1648 le truppe parlamentari sconfiggono gli scozzesi nella battaglia di Preston. Dopo la sconfitta di Preston, una parte del parlamento decide di negoziare con gli scozzesi, decidendo che Carlo | è il nemico per eccellenza della patria. Questo significa che riescono a convincere gli scozzesi di non far più alcun tipo di accordo con Carlo e soprattutto l’esercito parlamentare vede nel sovrano un traditore da eliminare. Non tutti sono però sono favorevoli ad imprigionare Carlo | poiché c'è il timore di una coalizione da parte della Francia e della Spagna che possa organizzare una seconda spedizione per impedire all'Inghilterra di giustiziare Carlo I. Quindi, ci sono persone all’interno del Parlamento che sono favorevoli a un'ulteriore negoziazione con Carlo I, ma queste verranno imprigionate e subito dopo eliminate. Il 6 dicembre 1648 il colonnello Thomas Pride arresta 130 deputati parlamentari favorevoli a negoziare con Carlo I. Nasce così il Rump Parliament (parlamento monco). Chi rimane nel Parlamento sono sostanzialmente le persone più fedeli e fidate dell’entourage di Oliver Cromwell, si stratta dunque dei puritani più radicali che decidono che in questo momento l’idea della rivoluzione ha portato a un nuovo tipo di modello politico, culturale e religioso e si decide per la prima volta nella storia europea che il re non è solamente un traditore ma una persona che deve essere eliminata. Dunque, si apre il processo a Carlo I, che viene condannato a morte il 30 gennaio 1649 su ordine di Cromwell e l'esecuzione è fatta in nome del popolo inglese. Dal 1649 l'Inghilterra non è più una monarchia ma diventerà una repubblica Parlamentare che sarà dominata dai membri della fazione di Cromwell che, ovviamente influenzeranno la vita politica, religiosa ed economica. Il potere di Cromwell diventa sempre maggiore quindi si decide di rimuovere tutte le strutture legate alla nobiltà e alla monarchia. Infatti fine aprile del 1649 vi è abolizione della Camera dei Lord e quindi si concretizza quel disegno portato avanti dai levellers e il 13 maggio 1649 avviene la proclamazione del Commonwealth, ovvero la prima repubblica. L'Inghilterra dopo la rivolta delle Province Unite è il secondo paese che decide di ribellarsi all'autorità prestabilita e da questo momento diventerà una Repubblica. In conclusione: La prima rivoluzione inglese è caratterizzata da cambiamenti radicali a livello politico e religioso. Le divisioni religiose sono usate come base per scardinare l'autorità assoluta e del diritto “divino” del monarca. Emergono idee politiche che saranno riprese e portate avanti nella seconda Rivoluzione Inglese, e soprattutto nelle rivoluzioni americana e francese. STORIA MODERNA LEZIONE DEL 05 NOVEMBRE L'uccisone del re anticipa quello che avverrà nella rivoluzione francese e questo rappresenta un momento fondamentale non solo nella storia inglese ma in tutta la storia europea. Da questo momento, infatti, la monarchia inglese viene sciolta. Da una monarchia che era parlamentare in cui c'era un re e un Parlamento, si passa a una forma repubblicana; tutto il processo che porta a sciogliere la monarchia viene decretato per legge dal parlamento e con tutta la fazione dei puritani, guidati ovviamente da Cromwell. Quello che si presenta agli occhi dei puritani è una grande occasione perché significa rimodellare tutto un sistema politico ed economico, di conseguenza vengono abolite sia la House of Lords, in cui si concentrava la nobiltà, che il Privy Council che era una struttura che amministrava il potere a livello locale. Da qui si viene a creare questa struttura, che prende il nome di English Council of State, che ha il compito di gestire tutta la vita politica e amministrativa dell'Inghilterra e di quelle che saranno successivamente le sue colonie. Questo periodo così particolare della storia inglese che va dalla caduta di Carlo | fino al 1660, quando poi avviene la Restaurazione, viene chiamato Interregno. Per maggiore chiarezza gli storici hanno definito i due periodi che illustrano come il potere di Cromwell e dei puritani si sviluppa con le varie ramificazioni: * dal 1649al 1653, il governo è retto dal Rump Parliament. In questo momento c’è un'apparente forma repubblicana ma in realtà si tratta né più né meno di una forma di dittatura poiché tutto il potere decisionale, politico ed economico è in mano alla fazione dei puritani. * dal 1654al 1658, il governo è retto da un Protettorato, con a capo Oliver Cromwell e successivamente suo figlio. Quello che Cromwell si trova davanti, oltre ad essere un paese veramente molto diviso e dilaniato dalla guerra civile, è anche un paese che ha la necessità di essere unificato e pacificato militarmente. Quindi si tratta di tutta una serie di problemi che gli si pongono e su cui deve iniziare a lavorare. Due confini che avevano caratterizzato una spina nel fianco durante la rivoluzione inglese sono: Il secondo nemico con cui Cromwell decide di indirizzare le sue mire e decide che devono essere eliminati anche questo sono gli scozzesi. Quest’ultimi si rendono conto, nonostante avessero raggiunto un accordo con Cromwell, che il potere di Cromwell sta diventando sempre più eccessivo. L'Inghilterra che sembrava essere diventa una Repubblica con Cromwell, diventa molto velocemente una dittatura militare. In questo momento, nel 1650 a un anno dall’uccisione del re Carlo I, gli scozzesi decidono di giurare lealtà a Carlo Il (1630-1685), figlio di Carlo I, e di riconoscerlo come re, allontanandosi in questo modo dall'alleanza che avevano con Cromwell. Questa decisione irrita Cromwell e di fatto gli scozzesi vengono visti sempre di più come dei nemici da combattere, di conseguenza si organizza un secondo corpo d'armata che si dirige verso il Nord del paese. Ancora una volta il New Modern Army, estremamente motivato e organizzato da Cromwell, riesce ad avere la meglio su quello scozzese sconfiggendolo il 3 settembre 1650 con la battaglia di Dunbar. Ovviamente in questo contesto la vittoria definitiva arriva il 3 settembre 1651 con la battaglia di Worcester. Anche in questo caso Cromwell riesce a sconfiggere nuovamente gli scozzesi, i quali sono guidati dal futuro Carlo Il che fugge in Francia dopo la sconfitta. Quindi Cromwell riesce a risolvere definitivamente il problema con la Scozia e riesce ad avere buon gioco per portare avanti appunto il suo programma di governo. In tutto questo Cromwell deve portare comunque avanti quel programma di rafforzamento commerciale dell'Inghilterra, questo significa rafforzare la sua flotta navale, aumentare il raggio d'azione e soprattutto significa portare avanti un programma di colonizzazioni che cominci a minare il potere dei portoghesi, degli spagnoli e parte dei francesi. Un nemico con cui Cromwell si scaglia violentemente sono le Province Unite. In questo momento gli olandesi sono un paese molto piccolo dal punto di vista geografico ma a livello economico e mercantile, la flotta delle Province Unite ha un grandissimo potere. Quindi uno degli obiettivi principali che porta avanti Cromwell è proprio quello di indebolire la marina mercantile olandese. Comincia ad emettere tutta una serie di atti, chiamati Navigation Act, che favoriscono le merci inglesi e impediscono alle merci non solamente olandesi che attracchino in Inghilterra. Questo era stato fatto in precedenza in Francia da Luigi XIV e prevede un programma di nazionalizzazione, ovvero tutti i porti e tutte le merci devono viaggiare sulle navi inglesi e di conseguenza la presenza straniera deve essere ridotta al minimo se non addirittura eliminata. In questo momento la decisione di Cromwell è di operare su due fronti; ovvero fra il 1652 ed il 1654 la battaglia contro le Province Unite viene combattuta principalmente nel Nord Europa, ovvero nel canale della Manica e nel Mediterraneo con alterne vicende. La flotta olandese dal punto di vista numerico è più numerosa mentre la flotta inglese è più equipaggiata dal punto di vista militare. Il 15 Aprile 1654 si arriva ad un trattato di pace apparante, trattato di Westminster, in cui si stabilisce che l'Inghilterra e le Province Unite non si combatteranno più ma in realtà ha valenza solo in Europa. Infatti, nelle colonie gli effetti di questo trattato non si verificano, soprattutto un'area di scontro molto forte sono i Caraibi. Nel caso dei Caraibi Cromwell si rende conto che sono un'area fondamentale per rafforzare l'egemonia inglese. Questo proprio perché i Caraibi rappresentano una zona molto ricca dal punto di vista della produzione della canna da zucchero e inoltre sono una zona strategica per i commerci. Le navi spagnole partivano dal Sud America e facevano sempre scalo ai Caraibi, quindi agli occhi di Cromwell mettere le mani sui possedimenti spagnoli nei Caraibi permetterebbe all'Inghilterra di rafforzarsi e di giocare un ruolo fondamentale in tutto l'Atlantico. Si cominciano a portare avanti degli attacchi contro i galeoni spagnoli cercando di indebolire in questo modo i commerci spagnoli che in quel momento sono ancora molto ricchi. Ovviamente tutto questo programma di contrasto di egemonia spagnola viene imbevuto di una forte retorica protestante. Agli occhi di Cromwell la Spagna è il paese dell’anticristo perché è un paese fortemente cattolico e fortemente legato al papato, quindi la sua battaglia viene vista anche come una battaglia di civiltà, ovvero una battaglia per poter imporre la supremazia del mondo protestante su quello cattolico. L'idea di Cromwell, essendo l’area dei Caraibi molto estesa, è quella di concentrarsi su delle isole molto particolari. Cerca di concentrarsi in primis su Santo Domingo. Questo perché Santo Domingo aveva un ruolo fondamentale non soltanto per la produzione della canna da zucchero, ma soprattutto perché era un luogo in cui attraccavano i galeoni spagnoli da e provenienti dalla Spagna per il Sud America. Quindi, impadronirsi di Santo Domingo significava letteralmente portare un colpo letale a tutto il mondo commerciale spagnolo e portoghese. La spedizione che viene organizzata nel 1655 fallisce e non riesce a concretizzarsi, però al tempo stesso Cromwell riesce a mettere le mani su un'isola vicina che è appunto la Giamaica. Questo permette alla marina inglese di impiantare una base in un punto strategico e inoltre permette di rafforzarsi nei Caraibi, quindi di cominciare ad erodere l'egemonia spagnola e rafforzare i commerci inglesi. Tutto questo processo di rafforzamento si scontra però con una forte crisi politica che esplode nel 1653, con l’entrata in crisi del Commonwealth. In quell’anno Cromwell si rende conto che il suo modo di governare, che è estremamente autocratico e sostanzialmente dittatoriale, presenta dei forti dissensi all’interno del Parlamento. Quindi prevedendo una possibile reazione dei membri del Parlamento contro i suoi programmi, decide di sciogliere il Parlamento. Viene riformato un nuovo Palamento in cui Cromwell decide, né più né meno, di far entrare tutti gli esponenti di quei gruppi radicali che sono legati a doppio filo con lui, promettendogli tutta una serie di benefici politici e religiosi. Questo è fatto per poter portare tutto il consenso locale a sé, quindi ormai quella che era iniziata come un Repubblica parlamentare, sta diventando di fatto una dittatura militare. In questo momento decide di far entrare sempre più membri del New Modern Army, quindi quelli che hanno combattuto con lui entrano in Parlamento e gli vengono dati dei posti di potere. Ovviamente questo è anche dovuto alla crisi economica che, nonostante i tentativi di Cromwell di espandere i confini commerciali dell'Inghilterra, non tiene in conto che sostanzialmente l'Inghilterra è un paese in crisi, soprattutto a livello di deficit statale. Questo perché le continue guerre ha dissanguato le casse del paese, facendo degenerare la situazione. In questo momento Cromwell, essendo ancora il capo del New Modern Army, decide di comporre il Parlamento a sua immagine e somiglianza, infatti nel 1653 viene stilato l’Instrument of Government. Si nomina Auto-Protector of England, diventando in questo modo la suprema autorità e i poteri vengono divisi fra lui stesso, un Council presieduto da membri dei puritani e il Parlamento che sta perdendo sempre più le sue funzioni, diventando una sorta di orpello senza più alcun potere legislativo. Ovviamente in questo passaggio di cambio di governo il potere esecutivo è tutto in mano di Cromwell, quindi non c'è una forma repubblicana in quanto lui decide la vita politica, militare e inoltre tutta la vita diplomatica inglese, decidendo in questo modo con quali paesi l'Inghilterra deve stabilire degli accordi, con quali andare in guerra e con quali stabilire dei commerci. Questa concentrazione di tutti i poteri nelle mani di Cromwell porta di fatto a una dittatura, quindi si tratta sostanzialmente di una monarchia basata su una dittatura itare poiché Cromwell di fatto governa come un monarca facendo credere che sia semplicemente un membro del Parlamento. Ovviamente si cerca di lavorare anche a delle riforme non solo politiche ma anche religiose che in questo momento vanno di pari passi. Cromwell si rende conto che l'Inghilterra, che è uscita da una fase così cruenta della guerra civile in cui sono emersi tutta una serie di gruppi e sette, per mantenere calma la situa interna è necessario garantire tutta una serie di libertà, un po' come aveva fatto Enrico IV con l’editto di Nantes. Infatti, afferma che tutte queste ‘’sette’’ protestanti hanno il diritto di professare liberamente il proprio culto ad eccezione degli anglicani e cattolici; tutto questo per mantenere una forma di stabilità all’interno del regno. Questa concentrazione di tutti i poteri nelle mani di Cromwell comincia ad attirare il malcontento e, soprattutto, quelli che avevano combattuto per avere un’idea di Repubblica Parlamentare, ovvero i levellers, si rendono conto che in questa fase di autogoverno di Cromwell le idee emerse durante la prima guerra civile sono state tradite, non avendo esito. Quindi, si rendono conto che questo governo di Cromwell deve essere contrastato e ovviamente questo malcontento si unisce ai quelli che sono i sostenitori del re. Di conseguenza si cominciano a coalizzare tutta una serie di gruppi trasversali che si rendono conto che il potere di Cromwell deve essere combattuto ed eliminato. Le opposizioni portano avanti le loro dimostranze fino all'esplosione degli scontri che avviene nel 1654. La critica è molto forte e proprio in questo momento, così come aveva fatto Carlo I, Cromwell decide che il Parlamento non lo rappresenta più diventando un ostacolo alla sua politica e proprio per questo motivo decide di scioglierlo definitivamente. Assume la carica di Lord Protector che, né più né meno, corrisponde alla figura di un dittatore, infatti, lui ha tutti i poteri nelle sue mani. Fra il 1654 ed il 1658 Cromwell è il capo assoluto del Protettorato. Le idee della rivoluzione sono terminate e spazzate via, inoltre la Repubblica Parlamentare non esiste più e si parla esclusivamente da un Protettorato. La crisi avviene definitivamente con la morte di Cromwell nel 1658. Gli succede il figlio Richard Cromwell (1626-1712) Il quale non si rivela all'altezza di governare in quanto non ha il carisma del padre e non riesce a tenere a bada le fazioni all’interno dell'esercito e del parlamento. Infatti non ottiene il consenso tra i membri della New Modern Army, cosa fondamentale poiché avere il supporto dell'esercito significava mantenere il controllo. Richard è una persona molto debole e di conseguenza le opposizioni vedono l'occasione per portare avanti il colpo definitivo e per poter eliminare questa forma di Protettorato. La decisione che viene presa dalle schiere dell'esercito è quello di rimuovere Richard, quindi di farlo cadere e di riunire nuovamente dopo anni di assenza il Parlamento. Qui si apre un problema fondamentale, ovvero cercare di capire che tipo di struttura dare all'Inghilterra. Il dibattito porta a una forma di compromesso, si decide che è necessario eliminare ogni sostenitore di Cromwell ma soprattutto si stabilisce che in Inghilterra, per stabilizzare il fronte interno e per uscire da questa situazione di crisi è necessario trovare un accordo con quelli che erano i sostenitori del re. Quindi, si decide di richiamare quello che era l'erede naturale di Carlo | e si decide di portare avanti un programma di pacificazione, non solamente con i protestanti ma anche con i cattolici. Il 21 febbraio 1660 rientrano nel parlamento i membri epurati dal generale Pride nel 1648. Mentre il 4 aprile 1660, con la dichiarazione di Breda, Carlo Il accetta di tornare in Inghilterra e proclama un'amnistia nei confronti di tutti i suoi oppositori. Il ritorno di Carlo Il segna l’inizio della Restaurazione (Restoration). In questo periodo si riporta la monarchia parlamentare. Nel 1660 il re ritorna e si instaura un processo di pacificazione; il problema è che quando il nuovo Parlamento si insedia a seguito del ritorno del re la maggior parte dei suoi membri sono legati alla chiesa anglicana, quindi cominciano a emergere tutta una serie di contrasti. L'obiettivo di Carlo Il è quello di cercare di mantenere la pace in un contesto estremamente difficile e pericoloso, quindi comincia a lavorare per cercare di mantenere buone le due fazioni, lealisti e i protestanti, ma soprattutto le frange cattoliche e protestanti più estreme. Lui cerca di portare avanti un'estensione della chiesa anglicana ma non in maniera forzata come avevano fatto Elisabetta I e suo padre Carlo I, bensì cerca di raggiungere degli accordi che devono essere firmati e dibattuti in Parlamento, ma soprattutto cerca di mantenere sotto controllo la situazione di questi gruppi protestanti. Questi rapporti cominciano ad emergere ma soprattutto a degenerare quando Carlo decide di fare delle scelte molto avventate sul campo internazionale. Infatti il 1° giugno 1670 Carlo Il firma con Luigi XIV il trattato segreto di Dover che prevede che il re si impegna ad entrare in guerra a fianco sei Francesi nel processo di conquista delle Province Unite, ma soprattutto si impegna a convertirsi al cattolicesimo. Da parte loro i francesi si impegnano a dare una consistente cifra al re inglese che permetterebbe all'Inghilterra di cominciare a risollevarsi, ma soprattutto un’altra clausola che provocherà molto dissenso è quello di avere il sostegno dell'esercito francese, che in questo momento è molto numeroso, nel caso in cui dovessero scoppiare nuove rivolte da parte dell'Irlanda. Gli ulteriori problemi sono legati al fatto che Carlo II, oltre a firmare quest’accordo segreto che fa infuriare i più radicali, si sposa anche con una principessa cattolica, Caterina di Braganza (1638-1701). Da qui i problemi e la paura aumentano poiché si teme che il futuro re possa essere definitivamente un cattolico e vita politica ma tutto il pensiero europeo. Innanzitutto si tratta di una vittoria che rafforza il mondo protestante creando un polo in cui il concetto di repubblica protestante emerge ma soprattutto è un concetto di libertà che viene portato al massimo dell’enfasi. Si è dimostrato che il potere del re si può contrastare e addirittura eliminare. Uno dei pensatori che emerge e che produrrà un testo che avrà un sacco di influenza non solo dal punto di vista politico ma soprattutto dal punto di vista intellettuale e che avrà una forte influenza su quelle che saranno la rivoluzione francese e americana, è John Locke (1632- 1704) pubblica i Due trattati sul governo, in cui teorizza uno stato che deve rispettare tutti i diritti dell'individuo (di stampa, di parola, di religione, etc.). Ripercorre tutto quello che è successo in quegli anni ma comincia a gettare delle basi delle idee riprese nel ‘700, ovvero: Libertà dell’indi Libertà di stampa Libertà di religione Libertà d'opinione duo In conclusione nella Glorious Revolution, sostanzialmente emerge il potere del Parlamento inglese, emerge il gruppo dei Whigs che avrà un ruolo fondamentale nella formazione del pensiero coloniale della società inglese. Se in Francia emerge una figura fortemente centrale e autocratica come quella del re in Inghilterra si pongono le basi per una discussione democratica in cui il re sì governa la vita del paese ma può farlo solo ed esclusivamente con il consenso del Parlamento, che detiene l'ago della bilancia. Questo è uno dei cardini che permetterà all'Inghilterra di conoscere un periodo di prosperità, non ci saranno più rivoluzioni e di conseguenza il paese può iniziare a diventare quella potenza globale che caratterizzerà tutto il ‘700 e l'800. STORIA MODERNA LEZIONE DELL'11 NOVEMBRE Fra ‘400 e ‘500 l'Europa comincia ad affacciarsi sul mondo e si avvia tutta una serie di fasi di scoperte seguite subito da una fase di conquista. Si tratta di una fase che riguarda un processo di assoggettamento culturale, politico, sociale e soprattutto religioso. | protagonisti di questo periodo sono i paesi della Penisola Iberica, Spagna e Portogallo. Quest'ultimo dà avvio all'esplorazione, ovvero i sovrani sono quelli che sostengono l’inizio di questa fase che comincia fra il tardo ‘300 e ‘400; la Spagna invece è quello che perfeziona tutto questo processo di espansione perché è quella che conquista la maggior parte dei territori del Sud America, in cui si riversa una moltitudine di persone, diventando così il primo impero globale. Nel ‘600 le cose cambiano. Sono passati quasi duecento anni dalla fase di conquista, ma gli equilibri geopolitici dell'Europa hanno fortemente condizionato il processo di espansione. Questa fase non si chiama più processo di espansione europea poiché la fase delle scoperte geografiche è finita, anche se questo non significa che non ci sono più territori da scoprire, infatti, l'Africa rimarrà quel continente che verrà scoperto solo con l'800. In questa fase non c'è più una volontà di scoprire ma c'è la volontà di consolidare le conquiste ma soprattutto i conflitti con la Francia e con l'Inghilterra metteranno alla luce una nuova forma di colonialismo che risente soprattutto di quello che succede in Europa. Tra ‘400 e ‘500 i due imperi che guidano questo processo di espansione, come detto prima, sono la Spagna e il Portogallo. Nel'600 le cose cambiano perché, sostanzialmente Spagna e Portogallo sono due paesi in declino, questo riguarda soprattutto la Spagna poiché deve far fronte a tutta una serie di ribellioni interne, ma soprattutto entra in un periodo di grossa crisi economica. Questo significa che il suo impero in questo momento va in crisi sia a livello politico che economico. Adesso chi emerge e quelli che diventeranno i dominatori di questa fase di colonialismo europeo sono la Francia e l'Inghilterra. Quest'ultima esce vincente dalla Glorious Revolution, di conseguenza ha consolidato tutto il suo sistema politico e religioso in quanto non esiste più il problema irlandese e quindi in questo momento può iniziare a rafforzare i suoi domini e soprattutto ad espandersi a livello geografico. Emerge anche la Francia, maggiore rivale dell'Inghilterra. Per quel che riguarda i Portoghesi, la loro penetrazione non è tanto nel continente americano, ma le loro basi più fruttifere sono lungo la costa africana e soprattutto sono in India ed proprio da qui che trae la propria forza politica e militare in quanto, l'India è stato il primo paese che comincia a sviluppare tutta una serie di avamposti commerciali che gli ha permesso di mettere le mani su una serie di materiali preziosi come tessuti, metalli, spezie etc. Con la Glorious Revolution cambiano le sorti dell'impero portoghese. Carlo Il nel 1662, quando ritorna sul trono, ottiene la base commerciale di Bombay quindi, da questo momento in poi il ruolo portoghese in Asia si contrae progressivamente. A seguito di questo indebolimento, gli interessi dei portoghesi non sono più in Asia ma cominciano a spostarsi verso Ovest. ovvero verso il Brasile e l’Angola. Per i portoghesi questo è una soluzione strategica poiché gli permette di cominciare a sviluppare tutta una serie di tratte oceaniche molto fruttifere e inoltre gli permette di cominciare a penetrare all’interno del continente brasiliano. Di conseguenza si decide di fondare una compagnia commerciale per avviare questo commercio con il Brasile. Infatti, nel 1649 viene fondata la Companhia Geral de Comércio do Brazil. Sostanzialmente quest’ultima, come devono fare gli inglesi e gli olandesi, deve garantire il popolamento della colonia e la deve far fruttare dal punto di vista economico. Un territorio così vasto permetterebbe ai portoghesi di rafforzare la propria economia non solo atlantica ma anche quella interna. Quindi sostanzialmente i portoghesi cominciano a penetrare all'interno del continente e cominciano ad avviare un programma di sfruttamento molto intensivo sia dal punto di vista minerario, infatti tra il 1697 e il1729 vengono scoperti i giacimenti d’oro e di Minas Gerais e proprio questi giacimenti permettono all'economia di arricchirsi superando addirittura quella spagnola, ma soprattutto danno inizio anche un processo di sfruttamento agricolo grazie allo sviluppo della canna da zucchero, che si rivelerà un ambito molto lucroso e permetterà al Portogallo di cominciare a competere con l'Inghilterra e con la Francia. Ovviamente, per favorire questo sfruttamento, dal punto di vista agricolo si fa sempre ricorso non tanto alla manodopera dei nativi americani o degli indios, ma soprattutto si fa ricorso agli schiavi afro-americani. Una caratteristica di tutti questi paesi che cominciano a sfruttare in modo intenso queste risorse naturali ed agricole è proprio il far uso di questo tipo di manodopera, sviluppando e affermando in questo modo quella che è la famosa Tratta degli Schiavi. Rispetto al'500 dove venivano sfruttate le popolazioni native le cose cambiano poiché la popolazione nativa è nettamente diminuita a causa delle varie epidemie e soprattutto a seguito degli sfruttamenti da parte dei coloni. | portoghesi aprono una nuova fase non solo dal punto di vista economico, ma cominciano a veicolare una forte emigrazione. Così come avevano fatto gli spagnoli nel'500, che avevano aperto le mani di questa rete e avevano cominciato a far affluire sui territori conquistati non solamente gli esponenti politici e i vari governatori, ma anche e soprattutto un numero crescente di persone che gli avrebbe permesso di colonizzare rapidamente il Centro e il Sud-America. | portoghesi sostanzialmente fanno lo stesso, infatti, si rendono conto che il Brasile è un terreno molto esteso e quindi si avvia un processo di emigrazione mas: ila che viene incentivato. Infatti si stima che alla fine del settecento circa 2.000.000 portoghesi vivono in Brasile, permettendo al Portogallo di avere un ruolo primario nel Sud-America. Una caratteristica di questa migrazione è che rispetto al'400 e al ‘500, quando chi poteva emigrare doveva essere esclusivamente un cattolico, nel caso dell'emigrazione portoghese verso il Sud-America le maglie si allargano, quindi la migrazione viene permessa non solamente ai cattolici ma anche agli ebrei converti al cattolicesimo. Questo perché c'è la necessità di favorire una migrazione sempre più consistente. Questa migrazione oltre che ad essere consistente a livello numerico è una migrazione sempre più qualificata; questo significa che agli occhi dei governatori portoghesi è necessario portare in Brasile non solo un numero notevole di persone, ma anche un consistente numero di persone che abbiano una serie di qualifiche, così da poter contribuire al rafforzamento del processo di colonizzazione, quindi contadini, avvocati etc. Questo succede perché la struttura politica del Brasile comincia da espandersi, di conseguenza c'è bisogno di riorganizzare i territori e di riorganizzare lo schema amministrativo. Ovviamente i problemi sorgono quando si cominciano a deportare tutti questi schiavi afro-americani. Da qui si cominciano a creare tutta una serie di problemi tra l'élite coloniale, ovvero i portoghesi, e proprio questi schiavi, creando tutta una serie di rivolte continue che rappresenteranno un vero e proprio problema per i re portoghesi che dovranno gestire una colonia distante in cui il numero di questi schiavi aumenta a dismisura, che però non può essere ridotto in quanto costituiscono una componete essenziale. Gli schiavi afro-americani sono quelli che lavorano prettamente nelle piantagioni quindi non possono essere sostituiti, anzi man a mano che la conquista prosegue aumenta a dismisura il loro numero con delle conseguenze anche sociali. Una delle conseguenze della crescita del Brasile è che il Portogallo comincia a rafforzare anche un commercio atlantico in cui il ruolo delle isole, che aveva avuto un ruolo fondamentale nella fase delle scoperte, diventa sempre più cruciale, soprattutto le isole delle Azzorre e di Madeira diventano un punto di contatto di questo commercio, che parte dai porti brasiliani e arriva fino in Portogallo. Nel commercio atlantico Portoghese si rafforza anche il ruolo delle isole dell'arcipelago di Capo Verde, e di Sao Tomé. Diventano dei veri e propri empori per merci (legno, coloranti vegetali, etc.) provenienti dall'Africa e dirette verso l'America e l'Europa. Ricevono anche piante come il mais e manioca, dall'America, che vengono coltivate in loco. Uno dei problemi che va tenuto in considerazione e che affligge, non soltanto i portoghesi ma tutti gli europei è il fatto che l'Africa, che è quella che fornisce la manodopera, non è in questo momento stata ancora colonizzata. In questa fase, infatti si parla semplicemente di avamposti commerciali, ovvero insediamenti fortificati in cui i portoghesi stabiliscono dei rapporti con le tribù native ma che non riescono mai a penetrare all’interno. L'Africa rimane per molto tempo agli occhi degli europei un territorio ostile, sostanzialmente per due motivi: ® Lapresenza di tribù molto numeroso e ben armate * Serie di malattie che gli impedisce di penetrare verso l'interno. Paradossalmente quello che agli inizi aveva giocato a loro favore nella fase della conquista americana, adesso si riversa contro di loro. Una cosa che cambia anche in questo periodo è la modalità di chi può emigrare. Come detto prima, in Brasile possono emigrare anche gli ebrei convertiti al Cattolicesimo ma soprattutto possono emigrare anche persone a cui era impedito di farlo durante il ‘500. Infatti nella fase di espansione europea gli spagnoli non tolleravano che nelle loro colonie potessero migrare altre persone al di fuori di loro. Durante il XVIII secolo il principio della «purezza di sangue» diventa sempre più debole nelle colonie portoghesi. Sostanzialmente ci si rende conto che possono migrare tutta una serie di persone che fino ad alcuni decenni prima erano indesiderate e soprattutto non gli era permesso di partire. Un'altra caratteristica di questa fase, nel caso del Brasile è che si verificano, sempre più frequentemente, matrimoni misti. Tutto questo agli occhi dei governatori doveva essere proibito, ma in realtà, data la distanza della corte portoghese con le colonie, questo non si verifica. Infatti in questo periodo numerosi mulatti, ovvero nati dall'incrocio fra bianchi e schiavi africani, ottengono l’accesso alle attività mercantili e alle cariche municipali. Questo dà bene l’idea di come la società coloniale tra ‘600 e ‘700 cominci ad essere molto più variegata rispetto alla società coloniale inglese per esempio. Nel caso della Spagna si vede una situazione opposta perché tutta una serie di sconfitte militari e soprattutto una serie di crisi economiche hanno indebolito l'impero spagnolo. Alla fine del 600 la Spagna non conta più come nel ‘500; dal punto di vista militare sta ricevendo sempre più sconfitte da parte degli inglesi e dei francesi e questo si è ripercorso sulla monarchia iberica che è sostanzialmente in crisi. Il volto geografico dell'impero spagnolo è rimasto lo stesso, ma c'è tutta una serie di problemi che cominciano a minare il suo commercio, fonte di reddito principale per l'impero iberico. Il commercio fra colonie e madrepatria è minato però da: ® Lunghedistanze. Tutta la macchina della politica spagnola basata a Madrid non riesce a controllare la situazione a livello globale: l'impero spagnolo è talmente esteso che non si riesce ad avere più un controllo capillare. anch'essa fallimentare ovvero la Compagnie des Îles de l'Amérique. | domini francesi nei Caraibi saranno molto importanti e sono particolarmente estesi: e - Dominica e - Grenada * - Guadalupa e - Martinica e - Nevis e - St. Barts ®* -St. Croix * - St. Christophe ® -St.Lucia ® - St. Martin Sostanzialmente riguarda le isole più importanti e che, fino alla guerra dei Sette anni, permette ai francesi di avere sempre un grande riscontro economico, basato sempre sulla tratta degli schiavi e sulla coltivazione della canna da zucchero. Quando sale al trono Luigi XIV si rende conto che l'impero coloniale francese così com'è non va bene, quindi decide di impostare un programma di colonizzazione che si basa su quattro obietti principali ® Sviluppo economico del corridoio Québec-Montréal * Rafforzamento della presenza in Louisiana, conquistata nel 1700 e collegamento via terra fra le zone del San Lorenzo e la Louisiana * Rafforzamento dei posti di commercio nell’ovest (zona dei Grandi Laghi) Questi quattro obiettivi corrispondo a un disegno geopolitico ben preciso: si trattava di creare un corridoio che andava dal Canada fino al bordo del Messico e di mettere in una posizione di inferiorità le colonie inglesi sia dal punto di vista economico che militare, cacciandoli così dal territorio. Ovviamente questi progetti di espansione di Luigi XIV si scontrano con quello che avviene in Europa. Tra il 1710-1713 si verifica la guerra di successione spagnola, che è una guerra sanguinosa che vede opposta sostanzialmente la Spagna contro un blocco di alleanze ben definito. La guerra di successione spagnola scoppia a seguito di una crisi dinastica: il re Carlo Il muore e decide di designare come suo erede Filippo d'Angiò. Il problema è che quest'ultimo è nipote del re francese Luigi XIV e quindi agli occhi dei sovrani europei questo era inaccettabile poiché significava stabilire oltre che un'alleanza dinastica anche un'alleanza politica e militare, rafforzando il potere dell'asse Francia-Spagna. Contro questa possibile unione si crea una lega internazionale formata da: ® Ducato diSavoia ® Impero germanico ® GranBretagna (dal 1707 il parlamento inglese è unito a quello scozzese e non si parla quindi più di Inghilterra) * Portogallo ® Province Unite ® Prussia La guerra dura dal 1702 fino al 1713, con la vittoria della lega contro i franco-spagnoli. Si arriva al trattato di Utrecht con il quale vengono definiti nuovi confini sia in Europa che nelle colonie. Dato che chi aveva creato questa coalizione e aveva deciso di entrare in guerra era l'Inghilterra, ovviamente si rafforza la potenza britannica. Infatti, si rafforza la sua presenza nel Mediterraneo, permettendo così un commercio anche con l'estremo Oriente, inoltre tutto questo permette agli inglesi di mettere le mani su tutta una serie di territori che li rafforza; infatti ottiene: ® inAmericae nei Caraibi: Nuova Scozia, e Terranova, e le isole di Nevis e St. Christophe. Un'altra cosa molto fondamentale è la cessione dell’Asiento. Fino a quel momento il commercio delle colonie spagnole era stato dato ai francesi, da questo momento invece l’Asiento diventa un monopolio esclusivo della potenza britannica. Solo la Gran Bretagna è autorizzata a portare degli schiavi a tutte le colonie spagnole e francesi, ricevendo così grande potere politico militare ed economico. Dopo il trattato di Utrecht il peso della potenza britannica nel mondo coloniale aumenta in modo considerevole. Infatti gli inglesi cominciano ad espandersi verso l’Asia. La loro presenza commerciale è attestata già durante tutto il seicento, infatti nel 1600 vi è il tentativo di creazione della Compagnia delle Indie Orientali però non aveva potuto competere con francesi e i portoghesi. Dopo il 1713 la Compagnia conosce un boom a livello economico che consolida il peso britannico in Asia. Questo significa che i commerci inglesi cominciano rafforzarsi in modo esponenziale, soprattutto perché cominciano ad avere il monopolio su tutta una serie di merci che saranno richieste in tutta Europa. Il centro dell'attività commerciale diventa Calcutta e le principali merci esportate dall'India: ® calicò, tessuto di cotone colorato ®* spezie e Tè La compagnia ovviamente ha una capacità di stabilire degli accordi commerciali molto più lucrosi e molto più redditizi rispetto ai suoi predecessori, soprattutto rispetto ai francesi. Infatti 980.000 pezze annue di calicò vengono importate fra il 1731-1740 rispetto alle 50.000 fra il 1701-1710 e per quanto riguarda il ricavato delle vendite di tè: si passa da 116.000 sterline annue nel 1712 a 348.000 sterline nel 1744. L'arrivo di queste merci pregiate cambia anche il tipo di consumi. Siamo in una società in cui si rafforza il peso della nobiltà e quindi vi è un'esigenza di materiale esotico, quindi il consumo aumenta in modo esponenziale e di conseguenza il successo della Compagnia. Ovviamente gli inglesi non avevano fatto i conti con la presenza francese, attestata in India. Quindi in questo momento La East India Company comincia ad avere una serie di contrasti con le compagnie francesi che operavano in quest'area. Soprattutto era un controllo prevalentemente degli avamposti commerciali. 1 contrasti avvengono per il controllo della zona costiera sud-orientale e sia i francesi che gli inglesi stabiliscono alleanze con i vari principi indiani. C'è da considerare che l'India era suddivisa in tanti principati e quindi ognuno di loro cerca di attirare a sé gli alleati più potenti che possano garantire il successo militare. Il conflitto militare fra francesi e inglesi dura dal 1744 al 1761 e la vittoria britannica porta allo scioglimento della Compagnie des Indes Orientales. Il rafforzamento della East India Company provoca tutta una serie di problemi che devono essere risolti. Di fatto, in quel momento gli inglesi sono diventati i proprietari di tutti gli avamposti commerciali ma al tempo stesso hanno anche un potere politico che è enorme. Di conseguenza ci si rende conto a Londra che l'India deve cominciare ad essere ristrutturata non tanto come una serie di avamposti ma come una vera e propria colonia. A questo contribuisce Robert Clive, membro e soldato dell’East India Company. Lui si rende conto che non ci si può limitare solo ad una presenza commerciale, ma si deve cominciare ad organizzare una presenza molto più strutturata che permetta all'Inghilterra di avere un posto egemonico in Asia. A Londra il crescente potere economico e politico della Compagnia non è più tollerato e quindi nel 1773 con il Regulating Act il controllo dell'India passa dalla Compagnia direttamente alla corona britannica. Da questo momento l'India diventerà un Protettorato dell'impero britannico, lo sarà fino al ‘900 e sarà una delle colonie più lucrose in cui l'Inghilterra stabilisce tutto il suo peso e influenza. Si stabilisce che la colonia deve essere amministrata e William Pitt (1759-1806) stabilisce che i domini in India siano amministrati dalla corona fino al 1858 e inoltre Viene nominato un governatore generale di stanza a Calcutta. Quindi l'India diventa a tutti gli effetti una colonia inglese. C'è da considerare che questo rafforzamento non tocca soltanto l'oceano atlantico e indiano ma tocca anche il Mediterraneo. Gli inglesi si rendono conto che è necessario mantenere una presenza stabile e dunque rafforzano la loro presenza soprattutto nella parte Sud della Penisola Italiana, questo perché ci sono due porti molto importanti, Palermo e Napoli, dove gli inglesi stabiliscono non solo la base di approvvigionamento, ma si rendono conto che qui le merci possono essere esportate verso l'Inghilterra e verso le sue colonie atlantiche con molta più facilità. Quindi il commercio dell'Inghilterra diventa globale: passa dall'India, da questi porti e quindi la presenza della marina inglese in questo momento è assoluta. Ovviamente per mantenere quest’imperi, la società deve avere manodopera. Se gli spagnoli nel ‘500 avevano portato quasi allo sterminio dei nativi, nel ‘700 gli inglesi si rendono conto che la popolazione nativa non è più utilizzabile, quindi, è necessario aumentare questa tratta atlantica degli schiavi. Con l'aumento dell'estensione dell'impero inglese e con le conquiste dovute al trattato di Utrecht, il potere aumenta e il flusso diventa sempre maggiore. Infatti si stima che fra il 1444 ed il 1820 circa 11 milioni di schiavi vengono trasportati nelle Americhe. È necessario precisare che la tratta degli schiavi non nasce con lo sviluppo dei commerci atlantici. Infatti la tratta era già sviluppata via terra fra i paesi dell’Africa subsahariana e la penisola arabica. L'arrivo degli europei ha un effetto destabilizzatore sui paesi dell’Africa occidentale e sulle Americhe. Gli europei hanno bisogno più schiavi, quindi in questi paesi in cui la schiavitù era già in atto si comincia ad aumentare la caccia a queste persone. La tratta degli schiavi coinvolge sei regioni dell’Africa Occidentale: * Senegambia ® SierraLeone * Costa Sopravento * Costad'Oro ® Baia del Benin ® Baia del Biafra Gli schiavi che vengono forzatamente presi vanno quasi tutti verso i Caraibi perché sono quelli in cui la produzione richiede una manodopera sempre costante, il tasso di mortalità è molto elevato e quindi c'è un bisogno costante di persone. | rimanenti vanno in Sud-America e solo una piccolissima parte va in Nord- America. Quindi nel settecento i britannici sono i principali attori della tratta. Fra il 1700 ed il 1807 prelevano circa 2,9 milioni di schiavi, il 42 % di tutti quelli trasportati nelle Americhe. L'impatto della tratta atlantica non è solamente nei punti di arrivo, ma ha anche un impatto nei luoghi di partenza, infatti si creano tutta una serie di guerre e nuove alleanze per cercare di stabilire degli accordi lucrosi con gli inglesi. Di conseguenza quelli che sono gli stati interessati a questa tratta cominciano a farsi guerra tra di loro. Inoltre emergono delle figure che diventano istituzionalizzate. C'è da considerare che inglesi ma ancor prima i portoghesi e gli spagnoli, non andavano direttamente a prendere gli schiavi ma avevano bisogno di una figura intermedia. Con l'aumento di questa tratta, questa figura intermediaria è sempre più richiesta. Si tratta di una persona africana che veniva incaricato di reclutare forzatamente questi schiavi veniva retribuita per conto delle potenze coloniali. Ovviamente c'è anche un impatto culturale in quanto gli schiavi non vengono da un'area culturalmente omogenea, quindi ci sono degli schiavi utilizzati per le piantagioni della canna da zucchero e un altro tipo di schiavi che venivano utilizzati per altri tipi di lavoro. Si sviluppa un tipo di economia legata alla tratta. Questi regni, che già erano interessati alla tratta, chiedono a queste potenze coloniali di avere in cambio non solo dei soldi ma anche delle armi. Così come avevano fatto i nativi americani, soprattutto nella parte Nord del continente, si chiede l'utilizzo delle armi da fuoco per avere una superiorità nei loro scontri. Da qui si può vedere che la tratta non ha un impatto solamente drammatico per le persone che vengono trasportate, ma ha anche un impatto sui luoghi in cui si verifica. Nella tratta degli schiavi gli europei scambiano anche altre merci come l’oro, il pepe, i coloranti, etc. Nello scambio danno agli africani armi, oggetti di metallo, tessuti. Gli europei sono inoltre tenuti a Ma il più celebre, di questi tempi, è questo di Cina, divulgato da’ Portoghesi, che per lunghi e pericolosi viaggi per mare arrivorno a essa e mercanteggiano nella sua parte più al mezzogiorno, nella provincia di Quantone; sebbene i nostri Italiani et altre nationi pensino chiamarsi China, ingannati dalla pronunciatione e scrittura spagnola, che non segue nel loro vulgare, in alcune lettere, la pronunciatione latina. Et è cosa degna da notare che tutti questi nomi forno apportati ai nostri con aggiuntione di «Grande»; poscia ché sogliono chiamarla Magna Sina, e Marco Polo la chiama il Gran Cataio, e gli Spagnuoli la Gran Cina. Di dove si vede l’essergli debita e connaturale la sua magnificentia e grandezza del suo nome.” Matteo Ricci associa alla civiltà cinese l'idea di qualcosa di magnificente, di qualcosa di grande nella storia in quanto la Cina esiste già da tantissimo tempo. Esiste, infatti, dall'epoca di Tolomeo fino ai contemporanei. Facciamo l’ultimo salto nel tempo e arriviamo alla terza tappa che abbiamo delineato, ovvero l'epoca del colonialismo e questa è l'ultima testimonianza riportata: ‘’sbarazziamoci di millenni di despotismo in ogni sua forma, gettiamo millenni di schiavitù. Con i rapidi progressi e la scienza possiamo distruggere la superstiziosa dottrina per cui l'uomo divenne imperatore grazie al dono del cielo e degli spiriti. Con un rapido progresso della civiltà mondiale possiamo rovesciare il sistema, in cui il bene di ogni singolo uomo, attraverso una forma dispotica oscura l’intero paese”’ La percezione dell'impero cinese è la percezione di un sistema dispotico; quando, invece appena due secoli prima questo paese veniva descritto in termini idealizzati. A scrivere queste cose non è neanche un occidentale, infatti la firma è a nome di Zou Rong, cinese che scrive su una rivista e questa testimonianza gli vale la prigione, gli vale una condanna. Infatti Zou Rong a soli 18 anni morirà per gli attacchi al suo Paese. ma questa è una percezione cinese di come era la Cina oppure è una percezione che c'era anche in Occidente. Partiamo dal presupposto che Zou Rong voleva sostituire questo sistema tirannico e arretrato con una repubblica, con un sistema nazionalismo e non con un impero: una nazione, con una democrazia. Proprio questi ultimi, sono concetti che cominciano a maturare in Occidente durante l'epoca moderna e sono concetti che arriveranno in Cina nell’800, inizi del 900 attraverso i commercianti occidentali, i diplomatici ma soprattutto attraverso l'interesse degli intellettuali cinesi nei confronti del pensiero occidentale. L'800-900 è l'epoca di grandi traduzioni che vengono fatte in lingua cinese, soprattutto di classici del pensiero occidentale. Quindi, questa è la percezione di un intellettuale cinese che è vittima in un certo modo, di una prospettiva che è etneo-centrica che è quella occidentale. Non è facile capire che cosa significa Cina e che cosa è l'identità cinese, in termini politici e culturali, anche nelle epoche antiche. Studiando la storia, il modo in cui la Cina è stata rappresentata nel corso dei secoli, non abbiamo una risosta in qualche modo obiettiva, non abbiamo una risposta che tende a dare un quadro distaccato, infatti abbiamo un problema di etnocentrismo, categorie mentali occidentali che vengono utilizzati per decifrare una realtà che in qualche modo è altra. Quindi ci dobbiamo chiedere, la percezione che ebbero, in epoca medievale, dell'estremo oriente è una percezione obiettiva? La percezione dei gesuiti è una percezione obiettiva? La storia serve proprio a rispondere a queste domande. Queste percezioni sono figlie di determinati valori culturali e in particolare, in epoca medievale, non c'era neanche l'interesse di capire l'altro: di tutti i francescani che viaggiarono in Estremo Oriente cerano pochissime persone che erano interessate a capire l’altro. Perché i francescani viaggiano in Cina in questo periodo? Il primo di tutti è Giovanni da Pian del Carpine, un francescano degli anni '40 che va alla corte del Gran Khan, rischiando di morire in quanto gente povera, che viaggia in solitaria e che non parla la lingua, quindi per arrivare in Cina attraversano vari pericoli. Lui va per evitare, appunto, l'invasione mongola in Occidente. | Mongoli, nel 1340, sono arrivati alle porte di Vienna e si preparano ad effettuare un ultimo passo della conquista che deve sconfiggere il regno Occidentale e il Papato. Se non lo fanno non è perché non ne hanno la possibilità o la volontà, ma perché nel 1341 muore il Capo dei mongoli e tutti i capi tribù dei mongoli che portavano la conquista ai quattro angoli del mondo sono costretti a tornare nella capitale per eleggere un nuovo grande capo e, di conseguenza, nel momento in cui viene eletto non ci sono più le condizioni pe portare avanti questa conquista. L'occidente ha paura e, di conseguenza, manda questi frati francescani per negoziare una pace e proprio questi frati arrivano da soli, disarmati e senza conoscere nulla di queste popolazioni, alla porta del Gran Khan promettendo le fiamme dell'Inferno se non si fossero convertiti al Cristianesimo. Il messaggio che passa è quello di un popolo, di persone che arrivano in estremo Oriente non per capire l’altro e che nel momento in cui lo presentano partono dalle morti che ci sono in Occidente. Partono da una città Kiv che viene rasa al suolo e la popolazione viene massacrata. La percezione che c'è dell'Estremo Oriente in questo momento è una percezione che è dettata da questa forma di ignoranza. A noi interessa nello specifico le epoche successive, ovvero la contestualizzazione delle missioni dei gesuiti che viaggiano in estremo Oriente tra il XVI e il XVIII secolo. Infatti nel 1522 è importante la figura di Francesco Saverio, in quanto tutto quello che Matteo Ricci ha fatto in Cina, lui lo sperimenta per primo in Giappone. Nella metà del 500 arriva in India, successivamente in Giappone e comincia questa missione di evangelizzazione; le tappe sono quelle dell'espansione commerciale del Portogallo. Successivamente abbiamo missionari che sono più importanti per la Cina, ovvero Michele Ruggeri e soprattutto Matteo Ricci. Il primo non seguiva Matteo Ricci in questo percorso di avvicinamento alla corte imperiale, infatti per questioni di salute dovrà rinunciare e proprio per questo verrà rispedito a casa dopo poco tempo, mentre Matteo Ricci porta avanti un percorso di avvicinamento graduale alla corte cinese: prima si ferma a Macao, colonia portoghese, successivamente arriva Canton dove venivano fatti i commerci con gli occidentali, poi arriverò a Nanchino che era stata capitale in epoche precedenti e infine arriva a Pechino, la capitale moderna. Matteo Ricci porta, quindi avanti un processo di evangelizzazione che avrà un grandissimo successo, infatti secondo le statistiche le conversioni si aggirano intono alle 2.000 persone. La missione di Matteo Ricci rimane nei manuali di storia in quanto le missioni dei gesuiti vengono accettate dalla varietà cinese, dall'impero cinese. Vengono accettate e molto spesso questi missionari hanno un posizionamento all’interno della società cinese, dove il ruolo principale veniva svolto dai cosiddetti funzionari letterati, dai mandarini. Questo perché all’interno del sistema imperiale cinese, le persone che sapevano, che studiavano erano le persone che esercitavano anche una funzione pubblica all'interno dell’amministrazione imperiale. | missionari gesuiti trovano una collocazione nella società cinese e non è una posizione come tante, poiché sono a tutti gli effetti mandarini, tra l’altro senza studiare anche se chi doveva diventare mandarino in Cina doveva spendere anni di vita nello studio dei classici del Confucianesimo che rappresentava l'ideologia ufficiale di stato. Quindi il percorso per diventare mandarino era un percorso molto accidentato e soltanto pochissimi ce la facevano, si calcola che solo l'1% della popolazione che cercava questo tipo di carriera riusciva ad arrivare alla sommità della scala dell’amministrazione, ma i gesuiti ci riescono senza sostenere questi esami imperiali. Ci riescono fino ad arrivare al punto, nel 1690, che c'è un editto di Tolleranza da parte dell'imperatore Kangxi, infatti dà il permesso ai cristiani di costruire chiese su tutto il territorio imperiale. | gesuiti a un certo punto usciranno fuori dall'impero cinese ma è interessante veder che non sarà l'impero cinese a cacciare i gesuiti, certo si arriverà a una revoca di questo editto di Tolleranza nel 1720, ma il problema nasce in occidente in quanto il primo a screditare la missione dei gesuiti sarà il Papa stesso. Infatti la Compagnia di Gesù verrà anche sciolta a un certo punto della storia cristiana per quella che viene definita la Questione dei riti. A bloccare le missioni gesuite in Cina non saranno i cinesi che anzi volevano accogliere questi missionari. Sempre per contestualizzare questi incontri da un punto di vista storico, dobbiamo chiederci perché questi gesuiti vengono accolti a corte e perché possono diventare dei mandarini senza studiare il confucianesimo. Innanzitutto ci riescono poiché non sono francescani, infatti questi ultimi sono gente che lavora partendo dal basso, sono persone che arrivano in Cina senza conoscere la lingua, senza conoscere la cultura e senza avere un interesse verso questi aspetti. | gesuiti, invece, sono un ordine colto, infatti sono competenti non solo nella teologia, nella filosofia ma anche in discipline scientifiche, ad esempio Matteo Ricci farà conoscere i principi della geometria euclidea in Cina. | gesuiti sono considerati come dei dell’intermediazione culturale, il mediatore culturale non è soltanto una persona che sa parlare la lingua e che sa mettere in comunicazione persone che parlano lingue diverse, infatti il mediatore culturale è quella persona che attraverso la padronanza linguistica e attraverso la conoscenza di altre culture riesce a favorire anche la comunicazione culturale. Infatti, i gesuiti riescono ad avere una missione di successo non solo perché conoscono la lingua ma soprattutto perché si interessano alla loro cultura, studiano il confucianesimo che è il pensiero ufficiale di quella realtà. | gesuiti cercano punti di incontro con la cultura confuciana e questo significa evitare un punto di vista che è etnocentrico, non definisco la cristianità a priori e cerco attraverso questa definizione di portare avanti un'opera di conversione, io conosco prima la cultura di destinazione, vedo quali sono i punti di incontro possibili tra la mia cultura e la cultura cinese e poi sulla base di questi punti di incontro cerco di convertire. Tra il Confucianesimo e il Cristianesimo ci sono molti punti di incontro, come per esempio la famiglia che viene considerata come l'unità sociale di base sia in Cina che in Occidente ed è inoltre l’unità sociale che diventa in qualche modo sacra in entrambe le realtà culturali. Infatti, in Cina i legami familiari sono dei rapporti che servono a risolvere anche situazioni politiche, in quanto in Cina l’imperatore soprattutto ha la funzione di educatore e prima di essere un imperatore è un padre e i suoi sudditi sono i suoi figli che vanno educati. Proprio per questo il sistema politico cinese è un sistema paternalistico. Tanto in Cina quanto in Occidente sono molto importanti gli antenati, infatti quest'ultimi in Occidente vengono omaggiati, rispettati attraverso il rito funerario, attraverso la visita ai cimiteri, mentre in Cina ognuno all'interno della propria casa ha un piccolo altare dove c'è una stele con il nome del capostipite della famiglia e anche i nomi degli antenati che sono più vicine alle generazioni viventi. Ecco, Matteo Ricci parte proprio da questi aspetti per evangelizzare la Cina, infatti pensa che il cristianesimo possa espandersi in Cina proprio perché ha dei punti di incontro con la cultura confuciana e porta avanti un'opera di fondazione che definisce graduale. Inizialmente, si presenta nei panni di un buddista a poi capisce che il buddismo viene concepito anche come un pensiero, una religione che è viene a volte perseguitata e di conseguenza si leva i panni di monaco buddista e si presenta come letterato, come funzionario, come mandarino e gradualmente vuole portare una conversione che parte dall'alto. Il posizionamento dei gesuiti nella società confuciana è favorito anche dall'aspetto delle competenze tecniche. Infatti, come abbiamo già detto, i gesuiti sono conoscitori anche di discipline scientifiche che in Cina non avevano un grande sviluppo. Uno dei motivi per cui Matteo Ricci viene ricordato in Cina è la cartografia. Infatti presenta alla società cinese un mappamondo che ha una grandissima risonanza in quella realtà in quanto da un lato non vi erano cartografi così abili nella Cine dell’epoca e dall'altro perché tiene conto di quella che è la posizione cinese. Infatti l'impero cinese si basa sul sinocentrismo e proprio per questo Matteo Ricci piazza al centro della mappa la Cina e fa vedere che la Cina è al centro del mondo, proprio grazie a questo ha un avanzamento all’interno della corte. L'ultimo aspetto interessante è che i gesuiti che viaggiano in Cina sono i primi sinologi. Matteo Ricci pubblica un'opera che testimonia la sua opera di evangelizzazione, tutt'ora studiata proprio perché sono le prime forme del pensiero cinese tradizionale, soprattutto confuciano ma anche taoista. Questo è il contesto in cui emerge la percezione idealizzata dei gesuiti e di Matteo Ricci, la percezione di un paese che è grande. Nel momento in cui ci si avvicina alla Cina non con l'ignoranza dei francescani e non con il loro disinteresse ecco che la Cina viene descritta in maniera molto positiva e magnifica. Con il corso del tempo e soprattutto con l’arrivo del colonialismo la percezione idealizzata della Cina, la percezione di un paese quasi utopico di Matteo Ricci e delle società europee del 700 (che si appoggiano proprio alla Cina), cambia totalmente. Sono gli stessi cinesi che, utilizzando delle categorie di pensiero profondamente occidentali, si rappresentano come delle persone arretrate e le conseguenze sono nefaste. Infatti alla fine del 700 inizi dell’800 il sistema cinese imploderà anche al suo interno a causa dell’esplosione di tutta serie di lotte che saranno sparse per tutto il territorio cinese e inoltre la Cina diventa oggetto dell’imperialismo e del colonialismo occidentale, diventa una regione dove ci sono delle zone di influenza. La Cina non sarà mai colonizzata del tutto in quanto le restrizioni imperiali continueranno ad esistere per
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