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Appunti di storia moderna, Appunti di Storia Moderna

Appunti per esame di storia moderna

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 01/08/2017

lau_garzillo
lau_garzillo 🇮🇹

4.3

(35)

32 documenti

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Scarica Appunti di storia moderna e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! LEZIONE 1 Il significato storico-iconografico della Flagellazione di Cristo e della Resurrezione di Piero della Francesca. La Flagellazione di Cristo di Piero della Francesca, una tempera su tavola risalente alla seconda metà del Quattrocento è considerata dagli studiosi uno dei dipinti più enigmatici ed emblematici dell’arte rinascimentale, questo dipinto avrebbe un duplice significato storico-iconografico: 1. sarebbe “l’immagine metaforica” della sorte di Costantinopoli “città-simbolo del cristianesimo d’Oriente” conquistata dai turchi il 29 maggio 1453; 2.un manifesto teologico e politico a sostegno sia dell’unità tra la Chiesa di Roma e la Chiesa d’Oriente, tentata dal concilio di Ferrara- Firenze del 1438-1439, sia del concilio o congresso di Mantova del 1459 convocato per bandire una crociata contro i turchi definita da Silvia Ronchey “crociata fantasma”: dopo “tortuose trattative” tra le potenze cristiane, la crociata sfumò per l’esitazioni e le defezioni dei promessi crociati. La crociata era stata promossa da Pio II (1405-1464) e dal cardinale Bessarione (1408- 1472), sostenitore dell’unione tra la Chiesa di Roma e la Chiesa bizantina: dopo la caduta di Costantinopoli, Bessarione fu promotore della crociata antiturca,si adoperò per salvare il patrimonio della cultura bizantina e donò la sua biblioteca a Venezia,(che considerava una secnda Bisanzio) quale patrimonio iniziale della Biblioteca Marciana, favorendo l’inizio dell’umanismo e del rinascimento. • Secondo Silvia Ronchey, il dipinto sarebbe la trasposizione iconografica del progetto politico di Bessarione. Il Cristo flagellato rappresenta sia Costantinopoli sia l’intera cristianità; Ponzio Pilato, seduto su una sorta di trono, rappresenta l’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo (1392- 1448). Le tre figure sul proscenio rappresentano da sinistra Bessarione, il fratello dell’imperatore, Tommaso Paleologo ( 1409-1465) senza i calzari color porpora del basileus, perché non ancora imperatore)sostenuto da Pio II, e Niccolò III d’Este (1383-1441)di Ferrara dove nel 1438 iniziò il concilio per l’unione tra la Chiesa d’Occidente e d’Oriente. La Resurrezione Sia nella Flagellazione, sia nella Resurrezione Piero della Francesca ha stabilito quei canoni pittorici e iconografici che segnano il passaggio dall’età medievale all’età moderna. Il Cristo resuscitato di Piero della Francesca ha il valore di un “dogma pittorico” perché rappresenta un Cristo troppo terreno che annuncia una “nuova alba del mondo”, quale irresistibile sbocciare di una nuova primavera dell’umanità dopo l’inverno del tardo Medioevo. L’inizio dell’età moderna Mentre nel Rinascimento,l’immagine si caratterizzerà come opera d’arte e invenzione dell’artista, nel Medioevo, il concetto di bellezza dipendeva dalla teologia: L’età moderna ha avuto un duplice inizio: nel 1453 con la caduta di Costantinopoli; nel 1492 con la scoperta dell’America. In un libro Fernand Braudel (1902-1985) ha evidenziato la connessione tra i due eventi: Con la conquista turca di Costantinopoli l’Islam si era impadronito del “cuore dell’Impero bizantino”,ma restò penalizzato dai suoi successi. Dal punto di vista economico, l’Islam era la potenza preponderante da secoli in Europa, Asia e Africa, perché controllava le vie di comunicazione: strade, piste carovaniere, rotte marittime fra l’Europa e l’Estremo Oriente traendone grandi profitti. La “grande avventura” europea delle scoperte geografiche consentì alla fine del XV secolo di individuare, come afferma Braudel: le rotte dell’Atlantico; dell’oceano Indiano e di tracciare le rotte dei mari dell’Estremo Oriente. Il grande sconfitto da queste scoperte, secondo Braudel, è stato l’Islam con i suoi scambi mercantili: ciò che le crociate non erano riuscite a realizzare sarà portato a compimento dalle conquiste portoghesi. Tra la fine del XV secolo e ‘inizio del XVI secolo l’Europa riuscì a imporsi come dominatrice delle vie di navigazione del globo, creando l’ “unità marittima del mondo”grazie al “capitalismo mercantile”. • Secondo lo storico delle idee e dei concetti Reinhart Koselleck (1923- 2006) un altro quadro che rappresenta gli inizi dell’età moderna è la Battaglia di Alessandro (1528) di Albrecht Altdorfer che racchiude in una immagine la battaglia di Isso che nel 333 a. C. che inaugurò l’età ellenistica. La Battaglia di Alessandro di Altdorfer ha un significato escatologico e prefigura la caduta del Sacro Romano Impero che aveva dominato la scena politica medievale. Il futuro del mondo e la sua fine non erano più inglobati nella storia sacra. Questo processo di secolarizzazione della storia si è compiuto lentamente tra il XV e il XVII secolo. • Alla fine del XVII secolo il tempo nuovo si caratterizzò come il passaggio da una civiltà fondata sull’idea di dovere (doveri verso Dio e i principi) a una civiltà fondata sull’idea di diritto: i diritti della coscienza individuale, i diritti della critica, i diritti della ragione, i diritti dell’uomo e del cittadino. L’etimologia del termine moderno è tardolatina e deriva dall’avverbio modo, e significa ”che si tiene nei limiti del tempo presente”. La desinenza “ernus” indica appartenenza: moderno è chi appartiene al tempo presente e che è nuovo. Il termine moderno, infatti, vuole sottolineare la differenza del nuovo dalla tradizione. La periodizzazione dell’età moderna Tra il 1500 e il 1600 si assiste al passaggio da un epoca ad un’altra. L’espressione “nuovo mondo” non si riferisce solo all’America, ma comprende anche gli uomini che vivono nel tempo presente e indicava il “mondo di adesso”, quale più alto livello di civiltà raggiunto, contrapposto al “mondo di prima”. Dal punto di vista della periodizzazione storica, il termine “moderno” va dal 1400 al 1800. L’età moderna è suscettibile di una ulteriore periodizzazione proposta dalla recente storiografia tedesca, secondo la quale nell’ambito della storia moderna si è verificata una cesura tra due epoche: 1. la prima età moderna; 2. l’epoca della modernità compiuta o della piena modernità. 1. La prima età moderna, che va dal tardo 1400 alla rivoluzione francese e alla rivoluzione industriale in Inghilterra è caratterizzata, sul piano economico, dalla formazione del mercato mondiale e dalla prima divisione internazionale del lavoro e dal predominio del mercante imprenditore (capitalismo mercantile). Sul piano politico, invece, la prima età moderna è caratterizzata da una permanente contrapposizione tra il principe e i ceti. 2. L’epoca della modernità compiuta o della piena modernità è stata inaugurata sul piano politico-sociale dalla rivoluzione francese che pose fine al sistema politico dominante nell’”epoca della vecchia Europa” e sul piano economico-sociale dalla rivoluzione industriale in Inghilterra che favorì il passaggio dal capitalismo mercantile al capitalismo industriale basato sull’organizzazione razionale del lavoro nelle aziende e sul calcolo razionale dei rischi e dei profitti. L’età contemporanea • L’età contemporanea, perciò, non inizia nel 1789 o nel 1815, ma nell’ultimo decennio del XIX secolo quando si affermarono alcune trasformazioni strutturali: la seconda rivoluzione industriale , il neomercantilismo, il colonialismo , l’imperialismo , l’ingresso degli Stati Uniti e del Giappone sulla scena mondiale , il tramonto della “democrazia liberale” , l’avvento della “democrazia di massa” L’epoca postmoderna • Negli anni Settanta 1900 si è affermato il termine postmoderno a partire da libro-manifesto di Jean Francois Lyotard “La condizione postmoderna” (1979). Il termine postmoderno designa il cambiamento epocale della società contemporanea che si è verificato a partire dagli anni Cinquanta 1900 quando si esaurì in Europa lo slancio della ricostruzione del secondo dopoguerra. La condizione postmoderna è caratteristica dell’epoca postindustriale nella quale la tecnologia esercita un predomino sul modo di produzione, e dalla relativizzazione di ogni forma di verità assoluta ed rappresentata dalla supremazia del consumo e della mercificazione, dal crollo della distinzione tra cultura di élite e cultura di massa. Questa epoca è anche definita come “modernità riflessiva”, che si interroga su se stessa, o “modernità radicalizzata”, quale radicale riforma delle istituzioni peculiari dell’età moderna: Stato e capitalismo. Secondo il sociologo e politologo britannico Anthony Giddens, nella seconda metà del XX secolo le istituzioni dell’età moderna hanno subito una metamorfosi causata dal processo di globalizzazione. LEZIONE 2 Le categorie della cultura moderna L’umanesimo italiano L’umanesimo, è alla base delle diverse categorie ed epoche culturali sviluppatesi nell’età moderna: Rinascimento, Barocco, Illuminismo e Romanticismo. Nel ‘Discorso sulla dignità dell’uomo’ Pico della Mirandola definisce l’uomo come “opera dall’immagine non definita” alla quale Dio non assegna “una dimora certa, né un sembiante proprio, né una prerogativa peculiare”.Per lui l’uomo forgia il proprio destino secondo la propria volontà, peché non è né angelo né bestia, ma può essere l’uno e l’altra a seconda della cultura di ognuno.Fin dalle sue origini, l’umanesimo italiano ha legato la fragile dignità dell’uomo alla sua libertà senza limiti. • A partire dal XII secolo, apogeo del Medioevo, le stratificazioni di classe determinate dal sistema feudale di dominio si affievolirono, nell’autunno del Medioevo il processo di secolarizzazione produsse la libertà elettiva, la specializzazione dei ruoli e la rottura della gerarchia sociale. Tra il 1300 e il 1400, l’Italia, secondo Burckhardt, è la “prima a considerare lo Stato e tutte le cose terrene da un punto di vista oggettivo e l’uomo si trasforma nell’individuo”. I protagonisti del Rinascimento, secondo Korff, sono i grandi conquistatori, e i sognatori, l’uomo doveva diventare “uomo singolare”, “uomo unico”. • La figura emblematica dell’uomo singolare e poliedrico è Leon Battista Alberti (1404-1472) architetto, filosofo, matematico, musicista e archeologo, che aveva una personalità grande e generosa caratterizzata dalla facoltà di compenetrarsi con ciò che vedeva e sentiva. La concezione dello spazio Secondo Alphonse Dupront, all’origine della scoperta del Nuovo Mondo si pongono lo spirito di crociata e la ricerca di spezie che asseriscono una sorta di continuità del medioevo. La concezione moderna del tempo e dello spazio deriva dalla instabilità dell’autunno del Medioevo provocata da due grandi forze motrici: lo spirito di crociata e il commercio; il movimento fisico nello spazio divenne l’emblema della liberazione dell’uomo, segnando il passaggio dal teocentrismo medievale commercio divennero elementi del potere politico. Fin dalle sue origini, il mondo del capitalismo mercantile apparve gerarchizzato:la dilatazione della sfera dell’economia di mercato introdusse una divisione del lavoro basata sulla specializzazione. Economia mondiale ed economia-mondo Per economia mondiale si intende il “mondo globalmente inteso”, ciò che Sismondi (1773-1842) definiva il “mercato di tutto l’universo”. Economia-mondo è una espressione coniata da Braudel e ripresa da Immanuel Wallerstein per descrivere le diverse epoche del “sistema mondiale dell’economia moderna”. L’economia-mondo, per Braudel, assume un triplice aspetto: 1. occupa un determinato spazio geografico i cui limiti sono variabili, perché possono prodursi delle fratture epocali. 2.L’economia-mondo presuppone un centro rappresentato da 1 città dominante,come capitale economica,prima dalle città italiane ad Amsterdam e poi a Londra. 3. Ogni economia-mondo si divide in zone successive: il centro; le aree intermedie che si dispongono intorno al polo centrale; le “zone periferiche” Nel 1500 l’economia-mondo europea comprendeva l’Europa nord-occidentale, il Mediterraneo cristiano, l’Europa centrale, la regione baltica e quelle zone delle Americhe sotto il controllo della Spagna e del Portogallo, ma non comprendeva l’impero ottomano e la Russia (fino al 1689). La rivoluzione industriale Tra il 1700 e il 1800 l’economia-mondo ha avuto una ulteriore espansione dovuta alla rivoluzione industriale e ha incorporato zone che appartenevano all’area esterna”: il subcontinente indiano, l’impero ottomano, l’impero russo, l’Africa occidentale. Questa ulteriore espansione europea è stata suscitata dal passaggio dal capitalismo mercantile, al capitalismo industriale, in cui le funzioni della produzione e del commercio si scindono e il processo produttivo si accentra nella fabbrica. Quattro grandi trasformazioni sono alla base della rivoluzione industriale inglese: 1. L’incremento demografico accompagnato a un forte sviluppo urbano. 2. La rivoluzione agricola, infatti la produttività fu incrementata con un forte investimento di capitali nel settore agricolo e con nuove tecniche di rotazione delle colture, si sviluppava il lavoro bracciantile. Le enclosures(recinsioni) furono favorite dall’incremento dell’allevamento degli ovini per soddisfare la domanda di lana. I contadini proprietari, yeomen, furono declassati e la rivoluzione agricola provocò un esodo dalla campagna alla città. 3. Lo sviluppo commerciale: i profitti del commercio internazionale (caffè, tabacco, cotone, il traffico negriero) furono investiti nel sistema manifatturiero. La gentry,la nuova classe emergente di proprietari terrieri fu protagonista degli investimenti nel settore manifatturiero. L’incremento della ricchezza favorì lo sviluppo del sistema bancario che a partire dalla fine del 1600 era regolato dalla Banca d’Inghilterra che operava per una riduzione dei tassi di interesse. 4. La rivoluzione culturale, scientifica e tecnologica,fu suscitata dalle accademie e dagli inventori.Le principali innovazioni furono:1la sostituzione delle macchine al lavoro umano; 2 la sostituzione di fonti inanimate di energia alle fonti di energia animali; 3la sostituzione di sostanze minerali a quelle animali o vegetali. La rivoluzione industriale ebbe inizio nel settore tessile perché produceva una merce di prima necessità per un mercato in via di espansione e richiedeva investimenti modesti. Alcune innovazioni tecnologiche trasformarono il modo di produzione soprattutto nell’industria cotoniera che utilizzava il cotone proveniente dall’India: nel 1733 fu brevettata la “spoletta volante” (flying shuttle ) che scorreva da una parte all’altra del telaio senza doverla passare a mano. Nel 1770 fu inventata una nuova macchina filatrice, la jenny, che riusciva a filare su sei fusi contemporaneamente. L’altro grande settore di sviluppo industriale fu quello dell’energia. Intorno al 1709 l’inventore Abraham Darby aveva attuato con successo la fusione del ferro non con il carbone a legna, ma con il carbone coke, risultato della lavorazione del carbone fossile. L’invenzione risolutiva della questione dell’energia fu la macchina a vapore di James Watt brevettata nel 1781: questa invenzione incrementò sia l’industria del ferro, sia l’industria tessile: i telai meccanici poterono essere concentrati nelle fabbriche senza essere collocati vicino alle correnti d’acqua necessarie per i mulini azionati dalle ruote idrauliche. Carbone e ferro rivoluzionarono l’industria metallurgica. L’accrescimento dell’industria estrattiva nelle miniere di carbone pose la questione del trasporto: si realizzarono, perciò, carrelli metallici che scorrevano su rotaie e come forza motrice fu adottata l’energia a vapore. Nel 1825 per trasportare il carbone tra la città di Durham e la costa nacquero la prima ferrovia e la prima locomotiva. Vi fu in Gran Bretagna un significativo miglioramento delle vie di comunicazione: attraverso l’impiego di capitali pubblici e privati si rinnovarono e si aprirono nuovo strade, si ampliarono i porti e si migliorarono le comunicazioni fluviali. Il “sistema di fabbrica” Con la rivoluzione industriale nacque anche il sistema di fabbrica:prima lo sviluppo manifatturiero era basato sul lavoro a domicilio. Fino alla fine del 1700, i telai manuali erano collocati nel domicilio del lavoratore che era nel contempo operaio, contadino e artigiano. La macchina a vapore e il telaio meccanico impressero un radicale mutamento: i filatoi e i telai furono concentrati in grandi capannoni ed erano alimentati dalla macchina a vapore. Nelle fabbriche il tempo del lavoro era scandito dalla macchina a vapore. La fabbrica assunse anche un ruolo sociale e ideologico: questa era anche un sistema di reclusione e di disciplinamento, perché era uno strumento per reprimere la mendicità. Furono create dalle parrocchie delle istituzioni come le workhouses per fornire lavoro e assistenza ai poveri: la Poor Law del 1601 assegno alle workhouses il compito di occuparsi dei poveri. Con il Workhouses Test Act del 1723 furono istituite delle case di lavoro e di accoglienza per combattere la disoccupazione e per tenere basso il costo della manovalanza. Le workhouses si trasformarono in luoghi di detenzione forzata e i reclusi perdevano i loro diritti civili e politici. In fabbrica lavoravano sia le donne addette alla tessitura, sia i bambini addetti alla filatura. Il sistema di fabbrica creò nuovi aggregati abitativi di baracche che si affollavano intorno alle fabbriche. Dal nulla crebbero nuove città come Manchester e Liverpool: agglomerati urbani senza nessun diritto. Londra accolse folle di immigrati e le condizioni igieniche e l’ordine pubblico della capitale britannica subirono una degenerazione: (furti, prostituzione e alcolismo). Per far fronte all’emergenza sociale, nel 1795 con il “sistema di Speenhamland” fu riformata la normativa sull’assistenza ai poveri: le parrocchie dovevano integrare il reddito della famiglie indigenti. Il “sistema di Speenhamland” fu il primo esempio si salario minimo garantito. Il mercantilismo Tra il 1500 e il 1700 si affermò il mercantilismo, quale dottrina economica basata sull’intervento dello Stato che si affermò con la cultura umanistica che esaltava la virtus, la capacità dell’uomo di trasformare la natura. Il mercantilismo stabiliva il primato della politica, sull’economia, il suo scopo era quello di ottenere una bilancia commerciale favorevole: le esportazioni dovevano superare le importazioni. Lo Stato promuoveva l’industria di esportazione, definita “manifattura”, per impedire l’importazione di merci. La politica doganale del mercantilismo aboliva i dazi di esportazione e ostacolava le importazioni con alti dazi. L’ascesa del mercantilismo si ebbe nel 1600,quando nacque la borghesia nazionale, il mercato nazionale: il mercantilismo era una sorta di “nazionalismo economico” e si affermò nella Francia di Luigi XIV, nell’Inghilterra di Cromwell e nella Prussia di Federico il Grande. Il liberismo di Adam Smith Il nuovo sistema di economia politica fu forgiato da Adam Smith (1723-1790) che nella Ricchezza delle nazioni (1776) affidava alla “mano invisibile” del mercato il compito di regolare l’economia. La teoria economica di Smith è alla base del liberismo, secondo il quale i liberi mercati sono più efficienti dello Stato, perché incentivano gli individui a impiegare le risorse che possiedono nel modo più produttivo e gli imprenditori a produrre beni e servizi rispondendo alle esigenze del mercato. Per Smith, l’utile e la causa prima di tutti i fenomeni economici: la vita economica è perfetta quando gli individui possono perseguire senza ostacoli il proprio interesse. Lo Stato ha il compito di mantenere l’ordine giuridico.La libera concorrenza rende possibile e attua in piena libertà lo sviluppo armonico dell’economia capitalista. Le teorie di Smith furono ulteriormente sviluppate da David Ricardo (1772-1823) e dai liberisti della scuola di Manchester sorta verso il 1830. Nel corso dell’età moderna l’economia politica ha subito perciò una biforcazione oscillando tra l’universalismo (mercantilismo) e l ‘individualismo (liberismo). LEZIONE 4 Teoria e prassi dello Stato moderno La nascita dello Stato moderno Nell’Adorazione del nome di Gesù o Il sogno di Filippo II di El Greco si può trarre una rappresentazione di quella verticalizzazione del potere che si è realizzata con l’affermazione dello Stato moderno. In Leviathan,il filosofo inglese Thomas Hobbes definisce la nascita dello Stato come “la generazione di quel grande Leviatano mortale, al quale noi dobbiamo, la nostra pace e la nostra difesa, l’obbedienza al leviatano è tutto ciò che è necessario alla salvazione. Lo Stato moderno, si caratterizza come “monopolio del politico” e va distinto: dalle realtà statuali e parastatuali non europee (impero persiano,impero cinese), dall’impero romano e dall’impero medievale. Lo Stato moderno non rivendica un fine universale, ma rimane circoscritto nel proprio ambito territoriale o nazionale. Il termine Stato deriva da status, condizione, ed è una forma stabile di organizzazione del potere politico che esercita sovranità su territorio e cittadini. Per Max Weber, lo Stato moderno è una forma storicamente determinata di organizzazione del potere che detiene il “monopolio legittimo della forza fisica nell’ambito di un determinato territorio”.Questo è esercitato attraverso :il diritto che stabilisce norme astratte,generali e impersonali; e un’amministrazione burocratica basata sulla gerarchia e sulla professionalità. La novità dello Stato moderno emerse già negli scritti dei pensatori politici tra il 1500 e il 1600: Machiavelli nel Principe; Bodin in Le six livres de la république; Hobbes nel De Cive e nel Leviatano. Lo Stato è un sistema politico-istituzionale storicamente determinato che nasce nell’Europa occidentale dalla formazione delle grandi monarchie assolute in Francia e in Inghilterra che all’inizio del 1500 furono caratterizzate da un processo di progressiva concentrazione di una sovranità unica ed esclusiva, l’istituzione monarchica prese gradualmente il posto dei due poteri ecumenici, la Chiesa e l’Impero. Il ‘Principe’ Nei primi decenni del 1500 l’influenza dell’umanesimo italiano si era estesa a tutta l’Europa, conferendo alla personalità del principe una nuova dimensione, questo doveva essere un valoroso cavaliere e un raffinato conoscitore delle lettere.Francesco I re di Francia chiese a Baldessar Catiglione di scrivere un trattato, Il libro del cortegiano (1528), che fosse una guida per la vita di corte dominata dalla figura maestosa del principe. Compito del “cortegiano” era quello di piacere al principe, questo doveva essere grazioso nel comportamento e nella conversazione nascondendo lo sforzo che l’aveva prodotta; Nel Principe di Machiavelli è dominante il tema della fondazione dello Stato, che sancisce la fine del connubio tra etica e politica. L’origine dello Stato e la violenza sono inestricabili e la politica è caratterizzata da una sorta di demonicità, per questo, il principe deve essere per metà volpe e per metà leone, perché il mondo della politica è dominato dal conflitto individuale e sociale. Nel fondare uno Stato il principe deve essere nel contempo un innovatore rivoluzionario e un conservatore. Nella prima età moderna, l’esistenza del principe era il presupposto fondamentale dell’esistenza dello Stato: si affermò, perciò, una concezione patrimoniale e dinastica della Stato. Un sovrano ereditava lo Stato ma l’autorità del principe si basava sul potere di agire piuttosto che sul possesso della terra. Il principe era il garante naturale dell’imperio della legge e il custode dei diritti acquisiti dai ceti privilegiati (clero, nobiltà, borghesia). La sovranità Lo Stato postfeudale si definisce anche come “Stato dei ceti”, quale momento di equilibrio e di confronto tra i ceti o corpi intermedi e il sovrano: tale confronto si risolse in alcuni casi a favore del potere sovrano, come nel caso dell’assolutismo in Francia, in altri a favore dei ceti come nel caso del sistema parlamentare che emerse in Inghilterra dopo la “gloriosa” rivoluzione del 1688. Nella prima età moderna emerso due categorie politico- la sovranità e la ragion di Stato. La sovranità è un concetto politico-giuridico che indica il “potere di comando in ultima istanza”.Tale concetto politico giuridico ha consentito allo Stato moderno di affermarsi sul sistema di dominio feudale, unificando e concentrando il potere. Nel 1500 l’essenza della sovranità fu definita da Bodin come “potere di fare e di abrogare le leggi”; il potere sovrano assorbe tutti gli altri poteri e con i suoi “comandi” è la forza coesiva che tiene unita tutta la società. Il sovrano doveva amministrare la giustizia e rendere stabile la società con la religione; la sovranità doveva garantire, “l’esecuzione delle leggi, l’obbedienza dei sudditi. Nel formulare il concetto di sovranità, Bodin concepiva lo Stato come una intima unione tra governanti e governati, coniugando tra loro la visione patrimoniale dello Stato e la visione dello Stato come astratta entità giuridica. Nel 1600 Hobbes privilegiò il momento esecutivo della sovranità: il sovrano doveva avere il monopolio della forza e della coercizione fisica. La sovranità come monopolio della forza scaturisce, secondo Hobbes, dal contratto sociale che consente di uscire dallo stato di natura come una guerra di tutti contro tutti. Il contratto sociale garantisce l’istituzione di un potere comune che grazie alla propria sovranità è in grado sia di assicurare la pace, sia di stabilire l’ordinato svolgersi dei rapporti di proprietà e di scambio. Nel 1700 Rousseau identificò la sovranità con il potere legislativo trasferendola dal monarca al popolo. Considerando inique e corruttrici della natura umana le istituzioni dell’assolutismo monarchico, Rousseau definisce il contratto sociale come atto fondatore di istituzioni legittime volte a realizzare il bene comune e a ristabilire l’originaria uguaglianza tra gli uomini. Il contratto sociale deve preservare i diritti naturali di libertà e di uguaglianza e si configura come un patto tra gli individui e la collettività. Attraverso il contratto sociale, per Rousseau, l’individuo diventa cittadino e si sottomette alla “volontà generale” che trasforma la molteplicità fisica degli individui in un “corpo morale e collettivo”. La sovranità, quale esercizio della volontà generale, appartiene al popolo, quale insieme degli associati. Quale sostenitore della sovranità popolare, è considerato il teorico della democrazia moderna. La rivoluzione francese rivendicò una idea di nazione non più asservita agli interessi dei ceti privilegiati (nobiltà e clero) e realizzò la massima espansione del concetto di volontà generale. Il costituzionalismo Tra la fine del 1600 e il 1700 si affermò anche il costituzionalismo, attestando la crisi dell’assolutismo monarchico. Il costituzionalismo indica la forma di Stato che succede alla monarchia assoluta ed è una forma caratterizzata da una costituzione scritta e dalla separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario. Il costituzionalismo è una tecnica di garanzia e di promozione della libertà o di limitazione dei poteri dell’esecutivo attraverso le leggi. Il costituzionalismo moderno si affermò in Inghilterra alla fine del 1600 con l’idea di common law, intesa come sola barriera contro il dispotismo e la sovranità del monarca e con la rivoluzione americana del 1776 volta a realizzare un governo di leggi e nn di uomini attraverso una costituzione approvata nel 1787 dal popolo riunito in Assemblea costituente. La ragion di Stato Il Congresso di Vienna (settembre 1814-giugno 1815) non solo restaurò il principio settecentesco dell’equilibrio, ma introdusse il sistema di congressi periodici tra gli Stati e la formula del “concerto europeo” costituito dalle grandi potenze per salvaguardare l’integrità e la sicurezza dell’assetto continentale definito dal Congresso. Il legittimismo era l’idea guida della Santa Alleanza tra la Russia, la Prussia e l’Austria che affermava il principio di intervento in caso di moti rivoluzionari e si collegava al sistema della conferenze e del concerto europeo secondo la visione del cancelliere austriaco Metternich (1773-1859), che mirava alla conservazione dell’assetto politico legittimo di ciascun paese europeo. Il principio di equilibrio fu affermato dal ministro degli esteri britannico Castlereagh (1769- 1822): Il principio del concerto europeo fu ribadito dal Congresso di Parigi del 1856 che poneva fine alla guerra di Crimea combattuta contro la Russia da una colazione composta dall’impero ottomano, dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dal Regno di Sardegna: in questo contesto Cavour pose la questione italiana come questione di rilevanza internazionale. L’unificazione italiana e l’unificazione tedesca (1871) non trascesero in ulteriori rivendicazioni irredentistiche verso l’Austria e verso la Russia: con il Congresso di Berlino del 1878 la Germania di Bismarck si fece garante del ristabilimento dell’equilibrio nei Balcani attraversati da rivolte antiottomane, scongiurando uno conflitto sul Bosforo tra Inghilterra e Russia. LEZIONE 6 Arte, cultura e scienza nell’età moderna Dal Medioevo al Rinascimento La scuola di Atene di Raffaello Sanzio esprime attraverso il linguaggio figurativo il passaggio dall’arte medievale all’arte moderna. Nel Rinascimento, l’immagine si caratterizza come opera d’arte e invenzione dell’artista, nel Medioevo, invece, il concetto di bellezza era ancillare rispetto alla teologia. Raffaello rende esplicito il passaggio dall’era dell’immagine all’era dell’arte, affermando che la sua pittura non è una imitazione della natura, perché l’ “eccellenza d’arte” deriva dall’idea che viene alla mente dell’artista. La pittura prospettica si allontana dall’ordo medievale: il mondo è rappresentato così come appare all’osservatore. Con la svolta della prospettiva, nasce il soggetto moderno, per il quale le cose diventano oggetti. L’arte rinascimentale A partire dal 1400 la prospettiva divenne l’idea dominante di rappresentazione dello spazio: l’architetto Filippo Brunelleschi ideò un sistema grafico per definire lo spazio geometricamente; tale sistema è definito prospettiva lineare ed ha lo scopo di selezionare il punto di vista. Lo spazio non appariva ordinato e immutabile, perché muta a seconda dei punti di vista. L’arte rinascimentale, collocava i soggetti sacri in un ambiente terreno. Nel suo trattato Della Pittura (1435), Leon Battista Alberti consiglia al pittore si rivolgersi alla cultura umanistica per i soggetti secolari tratti dall’antichità classica, introdusse anche la teoria delle proporzioni umane nell’arte architettonica. In una cattedrale gotica non sono rispettate le proporzioni e la statura umana contrasta con le imponenti dimensioni dell’edificio. Nella basilica di San Pietro, invece, il visitatore può “dilatare la sua statura ideale in accordo con le effettive dimensioni dell’edificio e non percepisce l’impressione delle sue dimensioni oggettive, per gigantesche che possano essere”. I protagonisti del Rinascimento artistico si esaltavano all’idea del rifiorire o del rinascere della cultura e concepivano questa rinascita sia come una spontanea fioritura della cultura (simile alla primavera), sia come una deliberata rinascita della cultura classica e pagana. Dal punto di vista culturale e artistico, il Rinascimento fu un cambiamento di trasformazione improvviso e permanente. L’arte barocca Nella prima metà del 1500 l’arte rinascimentale si diffuse in Italia e in Europa: Roma divenne il centro di attrazione di artisti italiani, come Raffaello e Michelangelo, e stranieri e il pontefice divenne il primo mecenate della rinascita delle arti. Centro dell’arte barocca fu Roma. La mentalità barocca conosce forme irrazionali ed esaltata di credenze religiose, politiche e anche fisiche. Il barocco è una cultura dell’immagine sensibile; l’arte barocca fornisce i concetti per immagini: tutte le manifestazioni della cultura barocca si rivolgevano a un pubblico per conquistarlo. La cultura del barocco aveva fini di propaganda e sosteneva la diffusione della fede cattolica e l’idea dello Stato assoluto. La Chiesa di Roma e le monarchie cattoliche forgiarono l’estetica del barocco per contrapporsi alla austerità morale ed estetica della Riforma protestante. Con il termine barocco, infatti, si intende un’arte grandiosa ricca di invenzioni, di meraviglie e di effetti teatrali. Figura dominante del barocco romano è Gian Lorenzo Bernini (1598- 1680), artista polivalente, architetto, scultore e scenografo che realizzò con una sfarzo senza precedenti il baldacchino dell’altare maggiore della basilica di San Pietro e la cattedra di San Pietro. Le monarchie assolute favorirono lo sviluppo dello stile barocco, i cui caratteri di grandiosità e sfarzo si addicevano alle esigenze dei regnanti: come l’Escorial e la reggia di Versailles fatta costruire dal Re Sole. L’arte neoclassica Nella seconda metà del 1700, sotto l’impulso della cultura illuministica e della rivoluzioni francese che aveva modelli repubblicani e imperiali, si affermò lo stile neoclassico, l’architettura neoclassica faceva riferimento ai modelli greco- romani. Il codice architettonico e artistico della rivoluzione francese non era originale ma attribuiva nuovi significati all’estetica dell’antichità classica. La semplice grandiosità dell’arte classica connotava sia gli ideali repubblicani della rivoluzione francese, sia l’ambizione imperiale di Napoleone Bonaparte. Nel periodo napoleonico furono eretti archi di trionfo, quale imitazione di quelli di Costantino e di Tito. L’Italia e in particolare Roma divennero ancora una volta il centro dell’arte neoclassica: i primi scavi archeologici a Ercolano e Pompei suscitarono una vera passione per l’antichità greco-romana. L’arte neoclassica si inserì nel tessuto urbano: emblematica è la risistemazione di Piazza del Popolo a Roma ad opera di Giuseppe Valadier (1762-1839) che collega l’elemento paesaggistico con quello architettonico. La scultura neoclassica ripropose la figura umana come ideale di bellezza, di armonia e di equilibrio. Il miglior rappresentante della scultura neoclassica è Antonio Canova che ripropose i modelli estetici della mitologia greca Il Romanticismo Nel 1800, in contrapposizione al neoclassicismo, sorse il romanticismo che valorizzava l’immaginazione e i sentimenti, il fantastico e il misterioso. L’estetica romantica esalta il bello, l’eterno, la religione e l’amore ed è pervasa da un sentimento estatico e dall’entusiasmo. L’estetica romantica forgiata in Germania afferma la dimensione tragica dell’arte nella quale la bellezza non è armonia ma dissidio e nella quale il pensiero non si manifesta attraverso concetti, ma attraverso immagini e figure. L’arte romantica ha avuto un ruolo fondamentale nell’estetica del Risorgimento italiano. Massimo esponente della pittura romantica in Italia fu Francesco Hayez (1791-1882) che non solo ritrasse i principali protagonisti della cultura e della politica del Risorgimento (Cavour, d’Azeglio, Foscolo, Rossini, Manzoni, Rosmini) ma è soprattutto noto per il dipinto Il bacio (1859). L’invenzione della stampa All’inizio dell’età moderna, la rinascita della arti favorì anche la nascita di una nuova arte che fu alla base di una rivoluzione culturale: l’arte della stampa. Johan Gutenberg (1400-1468), era membro della corporazione degli orafi e fece alcuni esprimenti sulla tecnica di fusione dei caratteri e nel 1450 aprì a Magonza la prima tipografia. L’innovazione tecnica introdotta da Gutenberg consistette nel fondere i singoli caratteri o “tipi” che poi erano assemblati per comporre intere pagine e potevano essere riutilizzati indefinitamente. L’innovazione tecnica di Gutenberg si diffuse in Europa e in Italia e fu ulteriormente perfezionata: la stampa di avvalse di caratteri mobili in metallo. Il primo libro stampato con la tecnologia dei caratteri mobili fu la Bibbia latina. La nuova arte della tipografia, con tutti i mestieri connessi si diffuse rapidamentè in Europa. Le stamperie divennero subito imprese commerciali e culturali autonome. L’umanista Manunzio (1449-1515) divenne editore a Venezia e inventò un nuovo tipo di libro: Manunzio creò dei caratteri tipografici eleganti e chiari che dettero alla pagina stampata lo stesso aspetto della pagina manoscritta e codificò la scrittura corsiva, che nell’arte tipografica prese il nome di carattere “aldino” o “italico”, inventò anche il libro di piccolo formato che poteva essere messo in tasca e portato in viaggio. La cultura del libro favorì anche la diffusione delle opere dell’Umanesimo e del Rinascimento. La rivoluzione scientifica La nuova cultura moderna si caratterizzò anche come rivoluzione scientifica: le scoperte geografiche, a partire da quella dell’America, indussero a ridefinire la collocazione del pianeta terra nell’universo, passando dal sistema geocentrico al sistema eliocentrico. Niccolò Copernico si applicò nello studio delle orbite dei pianeti, scoprendo che il centro del sistema planetario non era la terra, ma il sole. In seguito la rivoluzione copernicana fu sostenuta da Giordano Bruno e da Galileo Galilei. Il rinnovamento della cultura scientifica portò ad usare un metodo induttivo che procede dal particolare all’universale basato sull’osservazione e sull’esperimento. Strumento base della nuova scienza moderna divenne la matematica che consentiva di misurare i dati tratti dall’osservazione sperimentale, risultati importanti furono anche conseguiti nel campo della medicina e della fisica (studi sull’elettricità e sul magnetismo). Determinante per l’affermazione del sistema eliocentrico fu Galileo che, rinnegando la tradizione aristotelica del sapere deduttivo, affermò che il fine della scienza non era quello di conoscere l’essenza delle cose, ma di intenderne le proprietà osservando l’andamento dei fenomeni. Galileo affermava l’autonomia della natura: compito dell’uomo era quello di osservare e di registrare i fenomeni visibili, è stato il primo ad esporre e ad applicare coerentemente il metodo scientifico che è ancora alla base della scienza moderna. Galileo inventò il telescopio, quale strumento per verificare l’esattezza del sistema copernicano, dimostrando che la terra non era immobile. Secondo Galileo, le leggi fisiche che regolano il mondo terreno sono identiche a quelle che regolano la meccanica celeste. La terra, perciò appartiene allo stesso universo fisico del cielo e questo universo non è concluso, ma aperto e infinito. Le nuove teorie astronomiche furono esposte da Galileo in Dialogo sopra i due massimi sistemi (1632) che metteva a confronto il sistema tolemaico con il sistema copernicano. L’opera fu sequestrata per ordine delle autorità ecclesiastiche e Galileo ricevette l’ingiunzione di presentarsi a Roma davanti alll’Inquisizione, le tesi scientifiche eliocentriche erano condannate e Galileo pronunciò l’abiura. Rivoluzione scientifica e rivoluzione tecnologica Galileo Galilei afferma che conversando con gli artigiani dell’Arsenale di Venezia aveva risolto difficili problemi scientifici. La Royal Society di Londra incaricò alcuni suoi membri di compilare una storia dei mestieri e delle tecniche artigianali: un’ idea che sarà adottata nel Settecento illuminista dai redattori dell’Encyclopédie. Gli sviluppi della tecnica e dell’artigianato furono favoriti dalla cultura del libro che consentì la diffusione dell’alfabetismo. Inoltre gli sviluppi della navigazione oceanica, della industria orologiera e della stessa scienza sperimentale favorirono la formazione di un gruppo sempre più folto di fabbricanti si strumenti di precisione. All’origine della Rivoluzione industriale c’è la macchina a vapore e che l’inventore di questa fosse uno di questi fabbricanti di strumenti di precisione. Le macchine entrarono nel processo produttivo gettando le basi di una nuova civiltà industriale che si svilupperà nella seconda metà del 1700. Nel 1600 si affermò, infatti, l’attività manifatturiera, anticipatrice di quella industriale. Nel corso del 1600, i Paesi Bassi sembravano una grande officina e nei porti dconvergevano i prodotti degli altri continenti e si concentravano le manifatture più moderne: cantieri navali, siderurgia, altiforni. Grazie ai progressi nella fusione dei metalli si poterono realizzare con l’ottone gli strumenti di precisione, indispensabili per gli scienziati e per la rivoluzione scientifica. Senza la produzione e la padronanza di alcuni meccanismi tecnologici prodotti dagli artigiani non sarebbe stata possibile la rivoluzione scientifica. Gli sviluppi culturali del 1600 crearono le condizioni di collaborazione tra scienza e tecnologia che nel 1700 sarà alla base della rivoluzione industriale. LEZIONE 7 Lo Stato moderno in Francia, Inghilterra e Spagna. Le guerre d’Italia Gli Stati nazionali Nell’Adorazione del nome di Gesù si può trarre una rappresentazione di quella verticalizzazione del potere che si è realizzata con l’affermazione dello Stato moderno. Nell’autunno del Medioevo, tra il 1300 e il 1400, l’autorità del principe divenne la fonte principale del potere politico facendo emergere i tratti distintivi dello Stato nazionale moderno. Si sviluppa il regalismo questo affermava che i re non riconoscevano alcun superiore al di sopra di loro. Il passaggio dal sistema feudale di dominio alle monarchie feudali (nel quale il re era il primus inter pares tra i grandi aristocratici) a un modello di Stato moderno suscitò una serie di conflitti. Tra questi conflitti il più emblematico fu la guerra dei Cent’Anni tra Francia e Inghilterra (1337-1453), un conflitto territoriale e dinastico: la guerra iniziò nell’autunno del 1337, perché Edoardo III (1327-1377) rivendicò i suoi diritti sul ducato di Guascogna (la regione francese sulla costa atlantica tra la Garonna e i Pirenei) e la corona di Francia. L’ultima fase della guerra dei Cent’Anni si svolse tra il 1448 e il 1453: alla fine di questa fase solo Calais rimaneva agli inglesi. Il re di Francia Luigi XI riuscì ad unificare il regno debellando sia la casa d’Angiò, sia la potenza borgognona (1483). Il successore di Luigi XI Carlo VIII (1483-1498) assorbì anche la Bretagna sposando la duchessa Anna. Dopo la guerra dei Cent’Anni l’Inghilterra fu attraversa da una guerra civile, la guerra delle “Due Rose” che vedeva contrapposte le casate di Lancaster (rosa rossa come emblema) e di York (rosa bianca come emblema): il figlio di Riccardo di York riuscì a battere i Lancaster e a cingere la corona inglese con il nome di Edoardo IV (1461-1483). In seguito la corona inglese fu cinta da Riccardo III di York (1483-1485) i cui crimini gli avevano alienato il sostegno di gran parte del ceto dirigente inglese che scelse un nuovo sovrano Enrico del casato dei Tudor, discendente dei Lancaster ma che aveva sposato una York. Nell’agosto del 1485 Enrico Tudor sconfisse Riccardo III (che morì sul campo) nella battaglia di Bosworth e divenne re con il come di Enrico VII (1485- 1509). Dopo la guerra dei Cent’Anni sia la Francia, sia l’Inghilterra divennero dei moderni Stati accentrati con dei quadri amministrativi atti a ridurre al minimo i poteri dei ceti feudali e con un esercito permanente. Gli Stati nazionali: la Francia Enrico VII avviò l’Inghilterra, fino ad allora paese agricolo e pastorale, ad essere una potenza marittima, quale premessa della fortuna imperiale inglese che si manifestò a partire dal 1500. Alla fine della guerra dei Cento Anni la Francia vittoriosa sull’Inghilterra era lo Stato più potente d’Europa. Il re aveva poteri sacrali che gli erano conferiti con la cerimonia dell’unzione con l’olio mistico della sacra ampolla. Il re aveva il potere di promulgare le leggi, di creare i funzionari statali, e di detenere il potere giudiziario. Il re era il custode di quei diritti e privilegi che i ceti (clero, nobiltà e terzo stato) avevano acquisito nel corso dei secoli. Il re basava il proprio potere su una solida struttura amministrativa che rimase invariata dal 1500 alla rivoluzione del 1789. L’organo principale di governo era il “Consiglio del re” cui facevano capo l’esercito, le finanze e l’amministrazione della giustizia e che presiedeva a principali affari di Stato. Il supremo organo del potere giudiziario era il Parlamento ed era un tribunale inappellabile, tuttavia il re con il l“letto di giustizia”, poteva superare l’opposizione del Parlamento.In Francia, il sistema fiscale aveva una struttura articolata: il tributo principale era la taille, una imposta diretta e personale applicata a tutto il territorio del regno. L’organo centrale del sistema fiscale era la Camera dei conti: il regno era suddiviso in grandi distretti finanziari, definiti géneralités, la cui giurisdizione corrispondeva alle realtà regionali. Gli Stati generali, organo rappresentativo dei tre ceti la nobiltà, il sé in Toscana lo Sato dei Presidi; il Mezzogiorno e le isole erano già dominio spagnolo. Solo Venezia e il Papato rimasero indipendenti. LEZIONE 8 La Riforma protestante in Germania e le riforme del cristianesimo (parte I) Martin Lutero e le origini della Riforma la Riforma in Germania sfociò nel luteranesimo istituzionale dei principi tedeschi, perché Lutero, affermò l’idea di servo arbitrio, voleva imporre al mondo cristiano che la dignità e la grandezza dell’uomo non dipende dalla grazia divina che era un paradigma della cultura dell’Umanesimo e del Rinascimento. L’idea di servo arbitrio sostenuta da Lutero fu contrastata da Erasmo da Rotterdam, da Giordano Bruno e da Tommaso Campanella. La Riforma non è stata un’invenzione di Lutero, teologo ribelle, ma è stata originata da “grandi correnti di idee e influssi” che hanno attraversato l’Europa tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo, come il cristianesimo di Pico della Mirandola che vede l’idea del cristianesimo come imitazione di Cristo e come denuncia dei mali della Chiesa, visti sia nel comportamento del papa e del clero sia in quelle pratiche religiose che incoraggiavano più la superstizione che la fede, informò di sé la vita religiosa del 1500. Questa idea si ritrova sia nell’umanesimo cristiano e riformatore di Erasmo da Rotterdam e in Juan de Valdès (1500-1541) che rimasero nell’ambito Chiesa di Roma e sia in Huldrych Zwingli (1484-1531) fondatore della Chiesa riformata svizzera. Sulla scia dei filosofi neoplatonici come Pico della Mirandola e Marsilio Ficino (1433-1499), Erasmo intendeva conciliare l’humanitas classica con la pietas cristiana, assumendo una posizione critica nei confronti della teologia scolastica che era una indebita sovrastruttura elevata sulla semplice verità contenuta nel Vangelo. Erasmo auspicava che la Chiesa cristiana tornasse al Vangelo: la Chiesa doveva insegnare con la parola i principi evangelici e doveva difenderli con l’esempio della vita del suo clero e non con le scomuniche e le persecuzioni. Le origini della Riforma protestante e delle altre riforme del cristianesimo non possono essere ricondotte a una unica causa: la ribellione di Lutero che, secondo gli uomini di Chiesa cattolici del tempo, con la rottura con Roma aveva favorito la nascita di nuove di Chiese. Secondo i controversisti cattolici del tempo, nel 1517 Lutero, professando pubblicamente dottrine giudicate eretiche dalla Chiesa di Roma si era messo in lotta con la Santa Sede e nel 1521, con la scomunica, era stato espulso dalla comunità dei fedeli. I La Riforma provocò, perciò, una scissione dell’unità ecclesiastica forgiata nel Medioevo, disintegrando l’ordinamento della società cristiana che si fondava su una sola fede e un solo battesimo e obbediva a una sola Chiesa di cui Roma era il centro e si distingueva sia dalla seconda e dalla terza Roma che facevano capo rispettivamente a Bisanzio e a Mosca, sia dai domini del Turco infedele. La Riforma protestante in Germania Il protestantesimo si manifestò come forza disintegratrice del cattolicesimo medievale con Martin Lutero questo temette di essere ucciso da un fulmine e fece voto a Sant’ Anna di farsi frate se fosse sopravvissuto, egli considerava l’umanità come massa dannata meritevole di punizione. Nel 1513 Lutero divenne docente di teologia all’Università di Wittenberg, esi dedicò allo studio della Sacra Scrittura, approfondendo la questione del peccato e della remissione della colpa. Alla “teologia della gloria”, contrapponeva la “teologia della croce” che afferma che Dio è conoscibile solo attraverso l’esperienza del dolore, del male e dell’afflizione. Analizzando un Epistola fu colpito dall’affermazione: “Il giusto vivrà per la fede”. Nel 1516 nella torre della chiesa del castello di Wittenberg ebbe un illuminazione, detta anche “esperienza della torre”, è alla base della dottrina della “giustificazione per la sola fede” secondo la quale la salvezza è un dono gratuito di Dio che si ottiene solo con la fede e non con le buone opere: tale dottrina è il fondamento del luteranesimo. In base a questa dottrina, Lutero protestò contro la pratica delle indulgenze che era diventato un pretesto per raccogliere denaro a favore della Curia. Al tempo di Lutero si affermava che la giurisdizione del papa si estendeva alle anime del Purgatorio, le cui pene potevano essere ridotte o cancellate acquistando una indulgenza, e che il papa avesse non solo l’autorità di condonare le pene, ma anche quella di perdonate i peccati. Secondo una leggenda storiografica Lutero, il 31 ottobre 1517, avrebbe affisso le Novantacinque Tesi sulla porta del castello di Wittenberg. Alberto Hohenzollern arcivescovo di Magonza inviò le Novantacinque Tesi a Leone X; ma queste ebbero una immediata e larga circolazione in Germania grazie alla stampa. Nelle Novantacinque Tesi, Lutero negava che il papa avesse il potere di disporre delle anime del purgatorio: l’unico tesoro ella Chiesa era il Vangelo in base al quale ogni credente poteva valutare l’entità dei propri peccati; nessuno aveva il diritto di contrattare con Dio il prezzo della propria salvezza. Nel 1520 furono pubblicate tre opere di Lutero: 1Alla nobiltà cristiana di nazione tedesca, un manifesto politico che chiamava a raccolta la nobiltà tedesca contro lo sfruttamento operato dalla Curia romana. 2La cattività babilonese della Chiesa, l’unica fonte di autorità religiosa era la Sacra Scrittura;lui negava la validità dei sacramenti tranne battesimo e eucarestia. 3La libertà del cristiano affermava la dottrina del sacerdozio universale, secondo cui ogni cristiano poteva amministrare la sua fede e operare per la sua salvezz Il 15 giugno 1520 il papa firmò la bolla Exurge Domine nella quale Lutero era definito un cinghiale che devastava la vigna del Signore; la bolla condannava gli scritti di Lutero al rogo e intimava allo stesso la ritrattazione pena la scomunica. Carlo V convocò la Dieta imperiale a Worms alla quale fu invitato Lutero questo si presentò davanti all’imperatore, ma si rifiutò di ritrattare le sue tesi facendo valere l’autorità della sua coscienza di cristiano rispetto alle autorità della Chiesa e dell’Impero. Il 25maggio 1521 con l’Editto di Worms Carlo V bandiva Lutero dai territori dell’Impero e ordinava che i suoi scritti fossero bruciati. Lutero si sottrasse all’arresto fuggendo e trovò rifugio nel castello della Wartburg, sotto la protezione di Federico di Sassonia. Nel 1529 fu convocata a Speyer una Dieta imperiale nella quale si decretava che il luteranesimo poteva essere tollerato dove era in maggioranza, laddove era in minoranza doveva essere represso. Tale decisione provocò la protesta dei principi luterani e da allora il movimento fu definito protestante. I principi tedeschi sostennero Lutero per tre motivi: apprezzavano la ribellione contro gli abusi si autorità della Chiesa di Roma; sostenevano l’orgoglio nazionale tedesco; volevano impossessarsi dei cospicui beni materiali del clero. Nel 1530 alla Dieta di Augusta alla presenza di Carlo V Filippo Melantone presentò la Confessio augustana formata da una prefazione da 28 articoli e da una conclusione che è il documento fondamentale del protestantesimo luterano. Il Luteranesimo in Europa Lo scontro tra l’Impero e i principi protestanti versava i una situazione di stallo e nel settembre del 1555 si giunge alla pace di Augusta nella quale Carlo V, che nel 1556 abdicò, si fece rappresentare dal fratello Ferdinando. La pace di Augusta riconosceva all’interno del territorio dell’Impero di esercitare il culto prescelto, riconoscendo l’esistenza di due distinte confessioni cristiane: la cattolica e la luterana. L’altro principio sancito dalla pace di Augusta era la riserva sui bei ecclesiastici: si poteva passare dalla Chiesa romana alla Chiesa luterana senza portarsi dietro le rendite del beneficio ecclesiastico. La pace di Augusta accrebbe su tutto il territorio tedesco i poteri dei principi locali ai quali era attribuito anche il potere religioso. Mentre negli altri Stati europei si affermava l’accentramento politico, amministrativo, culturale e religioso in Germania, come in Italia, si affermava una configurazione politica, amministrativa e religiosa policentrica. LEZIONE 9 La Riforma protestante in Germania e le riforme del cristianesimo (parte II) Zwinglianesimo e calvinismo Il movimento protestante ebbe larga diffusione in Svizzera e nella Svizzera tedesca assunse la forma zwingliana, mentre nella Svizzera francese assunse la forma calvinista. Sul piano dottrinario lo zwinglianesimo e il calvinismo mostravano alcune somiglianze, perché entrambe le confessioni protestanti ripudiavano l’esteriorità e l’estetica del culto cristiano e ripudiavano le immagini sacre, la musica sacra. La Chiesa riformata di Zurigo fu fondata dall’umanista Hulrich Zwingli (1484-1531)che fu indotto alla riforma dai suoi studi, ebbe un orientamento umanista che affermava alcuni principi sostenuti da Erasmo, quali la vita morale e l’antitesi tra carne e spirito. Zwingli era un patriota elvetico ed era stato cappellano delle truppe svizzere nelle guerre d’Italia. La Svizzera cominciava ad essere un potenza europea e i suoi soldati combattevano al servizio di altri Stati. Nelle guerre d’Italia gli svizzeri avevano dato un cospicuo tributo di sangue e Zwingli cominciò a predicare contro il servizio militare mercenario, la sua riforma non iniziò come una protesta, ma come una restaurazione. Avvalendosi della predicazione nella cattedrale di Zurigo, Zwingli voleva tornare alla purezza del cristianesimo originario. Zwingli era più rigoroso di Lutero nell’interpretazione delle Sacre Scritture e non riconosceva il carattere sacramentale dell’eucarestia; la messa era abolita e il rito religioso consisteva nella lettura delle Sacre Scritture e nella predicazione, era contrario alle immagini e alla musica sacra e riteneva che il potere politico dovesse essere al servizio del potere religioso rappresentato dalla comunità dei credenti, egli era per l’unione tra Chiesa e Stato.La riforma di Zwingli: si affermò a Zurigo dove nel 1525 fu introdotta una nuova e austera liturgia e dove furono aboliti i conventi, il celibato ecclesiastico, le regole sui digiuni liturgici; si estese anche ad altre città svizzere: Basilea, San Gallo, Berna. Il Meridione della Svizzera restava fedele al cattolicesimo, per questo nelle zone di confine ci furono degli scontri violenti tra cattolici e riformati e i cattolici stipularono una alleanza militare con gli Asburgo, tradizionale nemica degli svizzeri.Lo scontro si concluse con la prima pace di Kappel del 1529 che assicurava ai riformati il diritto di predicare nei territori cattolici,nella 2° battaglia di Kappel del 1531 Zwingli morì fu trattato da traditore e da eretico. : il suo cadavere fu squartato dal boia e le sue ceneri furono disperse al vento. Lutero considerò la morte di Zwingli come una punizione divina, perché il riformatore svizzero aveva impugnato la spada per difendere il Vangelo. L’accordo di CALVINISMO: La Chiesa riformata in Svizzera ebbe un altro centro di irradiazione a Ginevra dove si affermò il calvinismo che ebbe una diffusione internazionale. L’originalità del calvinismo consiste nel suo attivismo che è un tratto distintivo della dottrina forgiata da Giovanni Calvino che pubblicò l’ Istituzione della religione cristiana, che è stata definita l’opera che ha reso il “protestantesimo intellettualmente rispettabile”, perché è una esposizione lucida, succinta e sistematica della dottrina protestante. Calvino voleva restaurare la vera Chiesa cristiana conforme all’originaria versione dei sacri testi. Egli si pone il problema di come realizzare la volontà di Dio. Per Calvino alla fine dei tempi si salveranno solo gli eletti predestinati da un atto di grazia e ai quali Dio offre la sua misericordia e il suo perdono per un imperscrutabile disegno che resta ignoto all’umanità, questo non deve indurre al pessimismo, ma all’attivismo. In terra si può realizzare la repubblica dei santi o Chiesa degli eletti, perché gli eletti possono dimostrare con la loro fede e testimoniare con il loro stile di vita e con le loro opere il proprio accordo con la volontà di Dio. Il compito degli eletti è quello di instaurare una teocrazia, una repubblica di santi nella quale ogni eletto dove pensare e agire per la gloria di Dio. Calvino volle instaurare la repubblica dei santi a Ginevra dove giunse nel 1536 e fu nominato predicatore e pastore della Chiesa locale. Coloro che non si riconoscevano nella Chiesa ginevrina perdevano il diritto di cittadinanza. Il regime imposto da Calvino era eccessivamente rigoristico e puniva comportamenti che in altri contesti politici e religiosi erano considerati irrilevanti. Altre disposizione erano volte a preservare la purezza del culto e a sradicare ogni residuo di pratiche religiose cattoliche. Fino alla sua morte Calvino poté realizzare la repubblica dei santi applicando un criterio rigorosamente selettivo: i dissidenti dovevano abbandonare la città. I cattolici furono espulsi dal governo della città e i religiosi furono costretti a sposarsi, pena l’espulsione; gli eretici erano trattati ancora con maggior rigore: chi negava la predestinazione era messo al bando; chi negava l’immortalità dell’anima e la Trinità divina era condannato a morte. Il potere laico si adeguò alla richieste della Chiesa dei santi e l’eresia era condannata con la pena capitale.La comunità degli eletti era organizzata democraticamente e così suddivisa:i pastori,addetti al culto e alla predicazione; i dottori,addetti all’insegnamento; i diaconi, addetti all’assistenza; gli anziani o presbiteri,incaricatidivigilareintuttala città sull’osservanza della disciplina e dei buoni costumi. L’organo supremo della Chiesa era il Concistoro. L’anabattismo o la Chiesa appartata L’anabattismo è una confessione cristiana definita “rinnovata”: più conseguentemente delle altre Chiese riformate l’anabattismo ricercava nelle Sacre Scritture le caratteristiche di quella Chiesa dei primordi che doveva essere necessariamente restaurata. Gli anabattisti o “ribattezzatori” affermavano che la società cristiana doveva essere totalmente emancipata dall’autorità politica e che i fedeli dovevano aderire a questa Chiesa appartata con un atto consapevole e del tutto volontario. Il battesimo perciò non doveva essere impartito ai neonati, ma doveva essere amministrato in età adulta. Gli anabattisti accettavano il Vangelo come unica regola di vita e rifiutavano la violenza e predicavano la carità e la fratellanza. La concezione anabattista si fondava sul pessimismo nei confronti del mondo e sull’ottimismo nei confronti della Chiesa: il mondo era complice della carne e del diavolo; la Chiesa doveva seguire un’altra via e la propria esistenza collettiva doveva essere una trascrizione della vita e della morte di Cristo. L’anabattismo fu perseguitato a Zurigo e nel 1525, con l’approvazione di Zwingli, fu comminata agli anabattisti la pena di morte per annegamento per questo furono costretti all’esilio e si dispersero nelle valli alpine e lungo il corso del Reno, fino ai Paesi Bassi. Gli anabattisti a Mu◌n̈ster espulsero luterani e cattolici e istaurarono il loro regno basato sulla poligamia, sull’esempio dei patriarchi, sulla rivoluzione e sulle speculazioni cronologiche sul ritorno di Cristo in terra nel 1534 la nuova Gerusalemme degli anabattisti di Mu◌n̈ster fu conquistata e abbattuta dai luterani e dai cattolici coalizzati tra loro. Gli anabattisti furono nuovamente dispersi e in seguito troveranno rifugio emigrando in America. Lo scisma anglicano Lo scisma anglicano avvenne non per motivi religiosi, ma per motivi politici, si caratterizza cioè come scontro fra lo Stato nazionale come ente territoriale e la Chiesa come ente universale. L’anglicanesimo si ispira al sincretismo e, fin dalle origini, si è configurato come una via mediana tra cattolicesimo e protestantesimo. All’origine dello scisma anglicano c’è la questione matrimoniale: nel 1509 Enrico VIII aveva sposato Caterina d’Aragona. Dei loro cinque figli era sopravvissuta solo una femmina Maria. Enrico VIII desiderava avere un erede maschio ed era mosso da passione per la damigella di corte Anna Bolena. Così nel 1528 Enrico VIII chiese al papa Clemente VII (1478-1534) l’annullamento del matrimonio con Caterina d’Aragona. Clemente VII si mostrò riluttante alla richiesta di Enrico VIII, sia perché temeva Carlo V, sia perché anche Caterina d’Aragona si era appellata al papa. Enrico VIII depose il cardinale Thomas Wosley da cancelliere che fu sostituito dal più accondiscendente Thomas Cromwell (1485-1540) e nominò arcivescovo di Canterbury un prelato vicino al protestantesimo Thomas Cranmer. Con il sostegno di Cromwell e di Cranmer, Enrico VIII fece dichiarare nullo il matrimonio con Caterina d’Aragona e sposò Anna Bolena facendo approvare dal parlamento una serie di norme che consegnavano il potere religioso nelle mani della corona di Inghilterra. Lo scisma anglicano culminò nel 1534 con l’Atto di Supremazia che istituiva la Chiesa anglicana come Chiesa nazionale sotto la suprema autorità del re che senza essere sacerdote aveva sia il potere temporale, sia il potere religioso. I cambiamenti introdotti dallo scisma anglicano erano la soppressione dei monasteri e degli ordini religiosi con la vendita dei loro beni, la traduzione della fece uccidere Enrico di Guisa e suo fratello Luigi; nel luglio del 1589 Enrico III fu ucciso.La guerra proseguì anche per l’intervento della Spagna che voleva impedire l’ascesa al trono di un principe protestante. Il 25 luglio del 1593, Enrico di Borbone, ormai Enrico IV, decise di tornare alla fede cattolica con una solenne cerimonia nell’abazia di Saint Denis: il 22 marzo del 1594 Enrico IV entrò a Parigi e poco dopo fu incoronato re di Francia. Con l’incoronazione di Enrico IV si affermarono le tesi del terzo partito o partito dei politiques, capeggiato da Jean Bodin, che anteponeva l’unità dello Stato alle contrapposizioni religiose. Il Trattato di Vervins, siglato poco prima della morte di Filippo II, la Spagna riconosceva la nuova situazione e rinunciava al proseguimento della guerra. L’Editto di Nantes del 1598 regolava la questione protestante riconoscendo agli ugonotti la libertà di coscienza e la libertà di culto, con l’esclusione di Parigi. LEZIONE 11 La guerra dei Trent’Anni L’Europa dopo la pace di Augusta del 25 settembre 1555 L’assetto politico e confessionale dell’Europa definito dalla pace di Augusta del 1555 era un compromesso provvisorio, un compromesso precario era anche quello concluso in Francia con l’editto di Nantes: sia in Germania, sia in Francia l’assetto politico era distinto da quello religioso. La Germania divenne per trent’anni il teatro di una guerra civile di religione e di un conflitto europeo. L’equilibrio europeo era instabile e provvisorio, perché l’Europa era divisa sul piano religioso e priva di un centro politico. Dopo la pace di Augusta, l’autorità imperiale rivendicava il suo ruolo di tutrice e garante dell’unità politica e religiosa dell’Europa. La formula cuius regio, eius religio secondo la quale la religione dei sudditi doveva coincidere con quella del Principe sancita nel 1555 dalla pace di Augusta accentuava le tensioni, perché uno stesso territorio poteva passare da un principe protestante a un principe cattolico e viceversa e perché un medesimo principe, per ragioni estranee alla religione, poteva passare da una confessione all’altra. L’ Impero era impegnato contro i turchi ai confini con l’Ungheria e la Transilvania e sembrava orientato a mantenere la pace religiosa entro i propri confini. Rodolfo II (1552-1612) nel 1583 trasferì la corte imperiale a Praga, nel cuore della Boemia, creò intorno a sé una comunità di dotti e di artisti, Praga divenne “teatro e liceo di arte ermetica” e vi accorsero alchimisti di ogni parte d’Europa. Con la Lettera di Maestà del 1609, Rodolfo II concesse libertà di culto ai boemi. Dopo la pace d’Augusta, le tensioni religiose tra protestanti e cattolici tra il 1608 e il 1609 fecero formare due partiti: l’Unione evangelica, capeggiata dal 1610 dal calvinista Federico V, e la Lega cattolica capeggiata da Massimiliano duca di Baviera. La guerra dei Trent’anni A Rodolfo II succedette il fratello Mattia (1612-1619) che abolì la Lettera di Maestà provocando le proteste dei protestanti che convocarono la dieta locale. Al posto degli artisti e degli alchimisti, giunsero a Praga i gesuiti. Il 23 maggio 1618 una delegazione di riformati boemi guidata dal conte di Thurn irruppero con la violenza nel castello reale di Praga e gettarono da una finestra del castello due consiglieri imperiali con il loro segretario: con la defenestrazione di Praga e con la rivoluzione boema iniziò la guerra dei Trent’anni. La guerra dei Trent’anni fu una guerra civile di religione europea nel corso della quale l’Austria e la Spagna si contrapposero alla Svezia luterana e alle province calviniste d’Olanda e si configurò come un conflitto nel corso del quale si affermò il nuovo principio degli Stati nazionali. In nome della sovranità dello Stato, la cattolica Francia del cardinale Richelieu si schierò contro la Spagna e l’Austria che erano potenze cattoliche e bastioni di una cristianità incalzata a Oriente dall’Islam turco. Pur avendo avuto cause religiose, questa guerra divenne “lotta di potere fra in grandi Stati europei” e la Germania divenne il “teatro dello scontro d’armi”. La guerra di Trent’anni si può suddividere in quattro fasi. *La prima fase fu la boemo-palatina che va dal 1618 al 1623. Dopo la defenestrazione di Praga, gli insorti boemi cacciarono dalla Boemia i gesuiti e marciarono con un loro esercito fino alle porte di Vienna. A Mattia era succeduto nel 1619 Ferdinando II d’Asburgo (1578-1637) che respinse le richieste degli insorti boemi che elessero loro re il calvinista Federico V. Nel conflitto tra cattolici e calvinisti, i luterani si mantennero neutrali: solo il duca di Sassonia, ostile ai calvinisti, sostenne l’imperatore. Intorno a Ferdinando II si raccolsero il papa, la Lega cattolica tedesca, la Spagna e la Polonia. Le truppe spagnole invasero e smembrarono il Palatinato e nel novembre del 1620 l’esercito imperiale sconfisse gli insorti boemi nella battaglia della Montagna Bianca, e pose fine alla rivoluzione boema. La nobiltà boema fu epurata dei protestanti e i beni dei nobili ribelli furono venduti o distribuiti a coloro che erano fedeli a Ferdinando II. I privilegi e la Lettera di Maestà di Rodolfo II furono revocati e l’unificazione religiosa fu sancita dalla pace di Magonza del 1625 che ratificò la sconfitta della Lega evangelica. *La seconda fase fu la FASE DANESE che va dal 1625 al 1629 e fu caratterizzata dall’intervento del re di Danimarca Cristiano IV e dalla comparsa di Albrecht von Wallenstein che convertitosi al cattolicesimo pose il suo esercito al servizio dell’Impero. La restaurazione del potere imperiale operata da Ferdinando II suscitò i timori delle potenze luterane del nord d’Europa.Il re di Danimarca Cristiano IV, fu invitato ad intervenire nel conflitto dalla Sassonia e guidò il suo esercito contro l’imperatore, egli temeva che la restaurazione cattolica mettesse in pericolo la sua supremazia sul Mar Baltico, ma la sua campagna militare ebbe un esito sfavorevole e la Lega cattolica vinse anche grazie all’abilità militare di Wallenstein, che dopo la sconfitta degli insorti boemi, era venuto in possesso di vaste proprietà e aveva accumulato molte ricchezze che gli aveva consentito di assoldare un esercito.La minaccia di un intervento della Svezia e i movimenti politico-militari della Francia indussero Ferdinando II nel 1629 alla pace di Lubecca con la quale Cristiano IV otteneva la restituzione dei territori perduti, ma si impegnava a non intervenire negli affari dell’Impero, per questo Ferdinando II emanò l’Editto di restituzione.In base al principio cuius regio sancito dalla pace di Augusta, tutti i protestanti che vivevano nei territori soggetti ai principi cattolici furono obbligati a convertirsi al cattolicesimo. Nel 1630 alla Dieta di Ratisbona Ferdinando II, accogliendo le proteste della Lega cattolica, destituì Wallenstein dal comando delle truppe imperiali e sciolse il suo esercito. *La terza fase, quella SVEDESE che va dal 1629 al 1635 ed inizia con l’attacco del re di Svezia Gustavo II Adolfo all’impero. Nel 1631, riportò una schiacciante vittoria a Breitenfeld in Sassonia, riuscendo a mettere in fuga le truppe imperiali dalla Germania settentrionale e riuscendo a penetrare nella Germania meridionale fino in Baviera, centro della Lega cattolica. Gustavo Adolfo riuscì a conseguire queste repentine conquiste, perché escogitò una nuova strategia militare, con spostamenti molto rapidi e con attacchi improvvisi e fulminei e così riuscì a conquistare le principali città tedesche (Magonza, Treviri, Colonia) giungendo fino a Monaco di Baviera. Ferdinando II fu costretto a richiamare Wallenstein. I due geni militari del XVII secolo, Wallenstein e Gustavo Adolfo, si fronteggiarono a Norimberga che fu completamente devastata. La coalizione antiimperiale era definitivamente vinta e si dovette sciogliere: gli svedesi di ritirarono verso la costa baltica, mentre gli elettori protestanti della Sassonia e del Brandeburgo accettarono di stipulare la pace con Ferdinando II in cambio della sospensione dell’Editto di restituzione. La pace fu siglata nel 1635 a Praga. *La quarta fase fu quella francese che va dal 1635 al 1648,questa nel corso del conflitto,aveva sostenuto con finanziamenti gli svedesi contro gli asburgo. Dopo la pace di Praga, la guerra civile tedesca si spegneva insieme allo scontro di religione. Luigi XIII e il cardinale di Richelieu decisero di entrare nel conflitto trovando nell'arresto dell'elettore di treviri, alleato della francia, il pretesto per intervenire essendo ora pronta avendo rafforzato confini con la Spagna e avendo sufficienti mezzi finanziari. Nel 1637 morì Ferdinando II d’Asburgo e gli successe il figlio Ferdinando III che nel 1640 convocò la Dieta di Resengsburg in cui l’imperatore decise di far decadere l’Editto di restituzione. Nel 1642 gli svedesi sconfissero gli imperiali a Breitenfeld. Nel contempo, la Spagna era attraversata da delle rivolte. La Francia si era impadronita dell’Alsazia e della Lorena e i due tronconi dell’impero spagnolo non potevano comunicare tra di loro: in questo contesto si inserì lo scontro decisivo tra Francia e Spagna il 13 maggio del 1643 con la battaglia di Rocroi nella Champagne, che vinse la Francia. Il conflitto versava in una impasse e nell’agosto del 1645 si intavolarono trattative di pace: i cattolici,si riunirono a Mu◌n̈ster; i protestanti, a Osnabru◌̈ck. I trattati di pace vennero firmati nelle due città di e sono solitamente identificati con Pace di Vestfalia. I trattati regolavano tre questioni: territoriale, religiosa, politica. Alla Francia era riconosciuto il possesso di Metz, Toul e Verdun e otteneva la sovranità di alcune località dell’Alsazia. La Svezia otteneva parte della Pomerania tedesca e diventava la potenza egemone del Mare Baltico. Era abrogato l’Editto di restituzione e confermato il principio sancito dalla pace di Augusta del 1555, cuius regio, eius religio, e accanto al luteranesimo si ammetteva il calvinismo. La pace di Westfalia sanciva il tramonto dell’autorità imperiale in Germania, affermava l’egemonia della Francia che rimase formalmente in guerra con la Spagna fino alla pace dei Pirenei del 1659. LEZIONE 12 L’Italia del Seicento: la rivolta del Regno di Napoli. Le rivoluzioni inglesi del Seicento L’Italia dopo la pace di Cateau Cambrésis Dopo la pace di Cateau Cambrésis del 1559, che poneva fine alle guerre tra la Francia e la Spagna per l’egemonia sulla penisola, l’assetto politico dell’Italia era definito in base al legame con la Spagna. Il domino spagnolo era esercitato direttamente nei vicereami di Napoli, di Sicilia e di Sardegna e nello Stato di Milano. Il ducato di Toscana era legato alla Spagna fin dal suo sorgere: solo grazie alla protezione spagnola Cosimo de’ Medici era riuscito ad impadronirsi di Siena nel 1556. La potenza della Repubblica di Genova era legata alla Spagna; Emanuele Filiberto di Savoia nel 1559 era tornato in possesso del Ducato di Piemonte e di Savoia grazie alleanza militare con la Spagna. La Repubblica di Venezia, il Ducato di Parma e Piacenza, il Ducato di Modena e Ferrara e il Ducato di Mantova erano indipendente dalla SpagnaLa più importante formazione statale dell’Italia centrale era lo Stato della Chiesa. Nel Seicento, il sistema economico italiano divenne instabile e l’Italia perse il primato nelle attività commerciali e industriali. La crisi delle economie manifatturiere cittadine fu radicale.I porti internazionali di Genova e Venezia furono penalizzati dalla crisi. La produzione agricola subì un arretramento anche a causa di tre gravi carestie. L’Italia restò esclusa dalla guerra dei Trent’anni anche se il lungo conflitto europeo e la pace di Westfalia ebbero ripercussioni in Italia in due ambiti: nell’ambito economico, la divisione dell’Europa tra mondo atlantico e mondo mediterraneo sancì il declassamento economico e la perdita del primato italiano; nell’ambito politico, il papa Innocenzo X non riconobbe i trattati di Westfalia e in Italia si assistette all’eclisse nelle due potenze internazionali presenti sul suo territorio: il papato e la Spagna. La crisi della Spagna La crisi italiana fu anche una conseguenza della sconfitta europea dell’Impero e della Spagna.A partire dalla rivolta dei Paesi Bassi, la Spagna imperiale, nel Seicento, fu investita da una serie di rivolte, come quella in Catalogna che si rifiutò di aderire al progetto dell’Unione delle armi promosso la primo ministro.. La Catalogna si ribellò contro l’Unione delle Armi e gli insorti uccisero il viceré e offrirono alla Francia la sovranità della Catalogna. Nell’ottobre del 1640 la rivolta dilagò in Portogallo: gli insorti proclamarono re il duca Giovanni di Braganza che prese il nome di Giovanni IV e il nuovo regno del Portogallo ricevette il sostegno della Francia e dell’Inghilterra. Ad eccezione della Castiglia, l’intera Spagna era in rivolta e, inoltre, cessarono le importazioni d’argento dall’America. Dopo un prolungato conflitto, con la pace di Lisbona del 1668 la Spagna riconobbe l’indipendenza del Portogallo. Nel 1647 le rivolte antispagnole si estero anche a Napoli, dove il peso della fiscalità spagnola era diventato un sistema di oppressione soprattutto nel corso della guerra dei Trent’anni, come la tassa sulla vendita della frutta. La rivolta del Regno di Napoli La rivolta fu capeggiata da Masaniello e scoppiò il 7 luglio 1647 nella piazza del mercato di Napoli, per limitare i privilegi e le angherie dei baroni. I francesi si offrirono di intervenire a favore dei rivoltosi, ma Masaniello rimase fedele alla Spagna, dando alla rivolta un carattere popolare e antinobiliare, però il suo atteggiamento non piacque al popolo e fu assassinato. La rivolta divenne più radicale: fu proclamata la repubblica e i rivoltosi chiesero l’aiuto della Francia. I baroni locali, con il sostegno della corona spagnola, usarono la forza militare per reprimere la rivolta. Alla fine del 1647 i rivoltosi pubblicarono i bandi di governo della Real Repubblica Napoletana che intendeva far rinascere la grandezza di Napoli e proteggere i cittadini sempre più oppressi dalla nobiltà locale. La Real Repubblica Napoletana crollò sia per il mancato intervento della Francia, sia perché nell’aprile del 1648 gli spagnoli riuscirono a soffocare la rivolta, facendo anche uccidere i capipopolo.Nel 1647 ci fu anche una rivolta a Palermo a causa dell’aumento del pane e sfociata nel governo popolare del battiloro Giuseppe d’Alessio, che, con la restaurazione del governo spagnolo, fu condannato a morte. Dopo la sconfitta delle rivolte di Napoli e di Palermo, fu restaurata l’egemonia spagnola sull’Italia. Le rivoluzioni inglesi Dopo la scisma anglicano decretato con l’Atto di Supremazia del 1534 nel 1553 ascese al trono d’Inghilterra Maria che era una fervente cattolica che intendeva ricomporre lo scisma con la Chiesa di Roma. Al fine di realizzare questo scopo, la regina attuò una politica di persecuzione contro gli scismatici, instaurò una alleanza con la Spagna.Nel 1558 divenne regina Elisabetta I che riconfermò l’Atto di Supremazia e nel 1559 con l’Atto di Uniformità che unificava i riti anglicani e imponeva l’uso del Book of Common Prayer . Nel 1562 con i Trentanove Articoli furono stabiliti i canoni dottrinali della Chiesa. Nel 1563 l’Atto di Supremazia definiva la regina la suprema governatrice della Chiesa d’Inghilterra, che assumeva definitivamente il profilo di una Chiesa nazionale. La Chiesa d’Inghilterra dovette contrastare la tendenza degli “zelanti” o “puritani” (calvinisti) che volevano avvicinarla alle posizioni della Riforma calvinista. Nell’epoca elisabettiana l’Inghilterra operò la sua definitiva trasformazione in potenza marittima, sviluppando i traffici atlantici e fondando le prime compagnie commerciali. Lungo le rotte atlantiche l’Inghilterra era destinata a scontrarsi con la Spagna: il casus belli fu la questione scozzese. Nel 1561 divenne regina di Scozia Maria Stuart, che era la più prossima nella linea di successione al trono d’Inghilterra, questa era cattolica e fu costretta ad abdicare e fuggire in Inghilterra dove in seguito fu decapitata, lasciando in Scozia, suo figlio Giacomo che fu educato alle fede calvinista. Nel 1588, Filippo II di Spagna organizzò una spedizione contro l’Inghilterra che decretò il declino della Spagna come potenza europea e l’ascesa dell’Inghilterra come potenza marittima e commerciale.La guerra tra Spagna e Inghilterra si concluse nel 1604 con il trattato di Londra siglato da Filippo III e Giacomo I Stuart. Nel 1603 Giacomo I era diventato re di Inghilterra ed era già re di Scozia e doveva governare su tre Chiese ma favorì la Chiesa anglicana. I cattolici manifestarono nel 1605 il loro scontento con la congiura delle polveri, i calvinisti emigrando nel 1620 in America del Nord.Nel 1599, Giacomo I aveva scritto un trattato sul governo i Basilikon Doron (Dono Regale) nel quale riaffermava il diritto divino dei re manifestando una tendenza assolutista, ma il parlamento si oppose e oer questo il re Giacomo Io convocò raramente. Nel 1625 divenne re Carlo I che fu affiancato da William Laud che si allontanò dal calvinismo riavvicinandosi al cattolicesimo e Thomas Wentworth che affrontò la questione irlandese. Nel 1628 il Parlamento convocato presentò la Petition of Rights che difendeva i diritti dei parlamentari e dei cittadini. Nel 1638, Laud voleva imporre alla Chiesa presbiteriana scozzese le forme gerarchiche della Chiesa anglicana e il Book of Common Prayer, provocando la rivolta della Scozia. Nel gennaio del 1642 Carlo I tentò di fare arrestare i capi dell’opposizione parlamentare John Pym e John Hampden, di devoluzione, secondo il quale un uomo poteva sposarsi più volte, ma l’eredità spettava ai figli nati dal primo matrimonio. Maria Teresa e l’unica superstite del primo matrimonio di Filippo IV e il re di Francia rivendicava tutti i Paesi Bassi: nel 1668 fu siglata la pace di Aix-la Chapelle, con la quale la Francia estendeva i suoi possedimenti verso i Paesi Bassi. Dopo aver concluso degli accordi con la Svezia e con l’Inghilterra, nel 1672 la Francia invase il territorio olandese, che sotto il comando di Guglielmo II d’Orange riuscì a creare una coalizione antifrancese.Con il Trattato di Nimega la Francia otteneva la Franca Contea e una parte dei Paesi Bassi. Nel 1681 la Francia prese la città imperiale di Strasburgo e nel 1684 le truppe francesi occuparono Lussemburgo; nello stesso anno si giunse alla tregua di Ratisbona con la quale la Francia manteneva tutti i territori occupati. La guerra della Grande Alleanza (1688-1697) Nel 1686 l’imperatore Leopoldo I formò la Lega di Augusta (con Svezia, principi tedeschi e Spagna) una alleanza difensiva contro la Francia. Nel 1689 Guglielmo III e Leopoldo I inaugurarono la Grande Alleanza per riportare la Francia entro i confini stabiliti dal Trattato di Westfalia. Dopo nove anni di conflitto Luigi XIV fu costretto a contrattare la pace perché la Francia non riusciva a sostenere le ingenti spese belliche. Con il Trattato di Ryswick, Luigi XIV perse tutte le terre conquistate, tranne la città di Strasburgo e riconobbe Guglielmo d’Orange come legittimo re d’Inghilterra. La guerra di successione spagnola Nel novembre del 1700 morì Carlo II di Spagna e la corona spagnola fu rivendicata da due pretendenti: Filippo d’Angiò e Carlo d’Asburgo. La guerra si svolse su più fronti: Italia, Spagna, Fiandre, Baviera; nella coalizione antifrancese emersero due grandi figure di capi militari: Eugenio di Savoia e John Churchill. Nel 1704 la flotta inglese conquistò Gibilterra; nel 1706 Eugenio di Savoia ruppe l’assedio dei francesi a Torino ed entrò trionfalmente a Milano. Carlo d’Asburgo assunse il titolo di re di Spagna e in seguito divenne imperatore con i nome di Carlo VI, per questo gli fu tolta la corona di Spagna e fu attribuita a Filippo d’Angiò. Le trattative di pace si svolsero in due fasi e si conclusero nel 1713 con il Trattato di Utrecht tra Francia, Inghilterra e Olanda e nel 1714 con il Trattato di Rastadt siglato anche dall’Austria. I due trattati mutavano profondamente l’assetto geopolitico dell’Europa. La Francia non era più la potenze egemone in Europa ma si affermò un equilibrio nel sistema di Stati europeo con l’accrescimento della potenza dell’Austria e dell’Inghilterra. LEZIONE 14 Lo Stato assoluto nell’età dei Lumi e il Settecento riformatore L’assolutismo illuminato Nel 1700, la Russia divenne, insieme all’Austria e alla Prussia, uno dei principali centri dell’assolutismo illuminato. L’assolutismo illuminato designa una politica di riforma e di modernizzazione dell’apparato statale e dei rapporti economico-sociali perseguita nel 700 da alcuni sovrani assoluti e si basava sull’accentramento del potere monarchico che non doveva più essere un fattore di conservazione, ma di progresso e doveva seguire i dettami della ragione per realizzare la riforma dell’ordinamento e delle istituzioni dello Stato. Il Settecento riformatore si indirizzò verso la modernizzazione dell’amministrazione pubblica, verso un’opera di regolamentazione attraverso la codificazione e l’unificazione delle norme giuridiche, verso la promozione dell’istruzione pubblica. Sapere aude, il coraggio di conoscere, divenne il motto dell’assolutismo illuminato. I valori politici del partito dei Lumi erano la ragione come massima virtù politica, la felicità del popolo, la libertà e la tolleranza. La massima espressione della riflessione politica dell’Illuminismo è Lo spirito delle Leggi (1748) di Montesquieu che fu teorico della separazione dei poteri, stabilì i fondamenti di una scienza politica fondata sulla natura e sulla storia. L’orientamento politico del Settecento riformatore era indicato dai philosophes, che incarnavano una nuova figura di intellettuale sostenitore del pensiero razionale e del metodo, questi volevano unificare tutte le branche del sapere umano alla luce della ragione e del metodo scientifico: a tale scopo, Diderot e D’Alembert realizzarono l’ Encyclopédie, un’opera collettiva che doveva divulgare il sapere, e migliorare l’umanità. Il capo carismatico del parti philosophique era Voltaire, che riuscì ad accreditare l’Illuminismo politico presso i sovrani del Settecento. Voltaire sosteneva un’idea di riforma dello Stato ma non proponeva uno specifico modello costituzionale: ogni Stato doveva avere la forma di governo che meglio si adattava alla nazione; pur essendo assoluto, il potere doveva garantire il governo delle leggi e la libertà politica e d’opinione. Il monarca illuminato, per Voltaire, incarnava l’unità del potere sovrano e, quale rappresentante dell’interesse generale, era il primo servitore dello Stato. Il Settecento riformatore era indirizzato a risolvere principalmente: La questione dell’unificazione amministrativa, i rapporti tra Stato e Chiesa,la parificazione dei diritti civili, l’Equa distribuzione della pressione fiscale e la questione del diritto penale ancora dominato dalle procedure stabilite dall’Inquisizione che prevedeva la tortura e un uso eccessivo della pena di morte, per questo Cesare Beccaria scrisse Dei delitti e delle pene che criticava l’iniquità del sistema giudiziario vigente e l’inutile crudeltà delle pene. Beccaria affermava che il potere legislativo deve essere separato dal potere giudiziario; il giudice deve essere imparziale e non può coincidere con il pubblico accusatore; il processo deve essere pubblico e alla presenza di giurati. L’assolutismo illuminato si caratterizzò come “monarchia amministrativa”, una via intermedia tra la monarchia assoluta e la monarchia costituzionale: la “monarchia amministrativa” limitava la volontà personale del sovrano, affiancandogli la burocrazia impersonale. L’attività di governo fu affidata a un corpo di funzionari, che trasformò la politica in professione. La geografia dell’assolutismo illuminato comprende: l’Austria, la Prussia, la Russia e gli Stati italiani. Austria L’assolutismo illuminato La politica riformatrice trovò la sua più ampia e compiuta applicazione nell’ambito dell’impero asburgico. Le riforme furono promosse da Maria Teresa (1717-1780), imperatrice dal 1740, e da suo figlio Giuseppe II (1741- 1790) ammiratore delle idee illuministe che fu associato al governo con Maria Teresa nel 1765 e che nel 1780 divenne a pieno titolo imperatore. Le riforme si concentrarono prevalentemente in Austria e in Boemia, mentre rimasero parzialmente estranei i Paesi Bassi austriaci e l’Ungheria. Alla base delle riforme austriache ci fu la riforma fiscale che introdusse il catasto, venne abrogato il privilegio che concedeva alla nobiltà la completa esenzione fiscale. Fu realizzata anche una riforma della pubblica amministrazione che assicurava il controllo di tutto il territorio. Su piano economico, si sostenne lo sviluppo delle attività produttive, migliorando le vie di comunicazione, e eliminando le barriere doganali interne.Il decreto sulla servitù del 1778 pose fine alla servitù della gleba illimitata e stabilì come numero massimo tre giorni di corvée la settimana.Giuseppe II avviò una politica di completa emancipazione dello Stato dal potere ecclesiastico: questa politica è definita giurisdizionalismo e in Austria prese il nome di giuseppinismo. Nel 1781 emanò l’Editto di Tolleranza che riguardava sia i protestanti, sia i greco-ortodossi ed emanò altri decreti a favore degli ebrei, riformò il sistema scolastico, promuovendo l’educazione elementare pubblica, affinché tutti potessero imparare a leggere e a scrivere. Nel 1787, Giuseppe riformò il diritto penale, eliminando gli arbitri e i metodi da Inquisizione, sia l’uso eccessivo della pena di morte. La riforma stabiliva la parità di tutti i sudditi di fronte alla legge, abolendo i privilegi di ceto. Tra il 1787 e il 1789, la politica riformatrice di Giuseppe II aveva provocato delle rivolte nei Paesi Bassi. Il successore di Giuseppe II, suo fratello Leopoldo II (1747-1792), abrogò i provvedimenti impopolari. Prussia L’assolutismo illuminato Federico II realizzò una politica di riforme indirizzate a rendere più prospera l’economia, attraverso l’adozione di una politica mercantilista e più potente la Prussia, estendendo i confini del suo territorio. Federico II fu protettore dell’Accademia delle Scienze di Berlino, introdusse l’istruzione elementare obbligatoria; con il codice civile (completato nel 1781) creò dei magistrati di carriera, abolì la tortura e riconobbe i diritti dell’accusato, potenziò l’esercito e trasformò la nobiltà in una aristocrazia strettamente legata al re. Nel complesso le riforme di Federico II era orientate a rendere più efficiente la pubblica amministrazione. Russia L’assolutismo illuminato In Russia la forma di governo era chiamata autocrazia e nel ‘700 si formò una sorta di autocrazia illuminata che era considerata come uno “Stato-regolare” (che detta regole) instaurato dalle riforme di Pietro il Grande. L’illuminismo politico era quindi un “modello” prescrittivo e “disciplinare” che si contrapponeva all'irregolarità della realtà sociale trasformandola attraverso leggi e regolamenti. La rivoluzione di Pietro il Grande era di natura conservatrice e voleva mantenere i principi fondamentali del regime tradizionale russo che era appunto l’autocrazia. Quando Pietro il Grande assunse il titolo di imperator e Mosca perse la sua centralità, San Pietroburgo fu considerata l'autentica Terza Roma: San Pietroburgo era la capitale del nuovo Stato regolare, dove dimorava il nuovo imperatore romano e capo della Chiesa, dopo l'abolizione del patriarcato; la santità della nuova capitale risiedeva nella sua funzione statale, mentre Mosca era la capitale del tradizionale Stato liturgico. Quello di Pietro il Grande era un Illuminismo pratico (o protoilluminismo) legato alla realizzazione di un concreto progetto storico: la ristrutturazione dello Stato. Il cambiamento introdotto nell'organizzazione della Chiesa con il Regolamento ecclesiastico del 1720 sostituiva il patriarca con il Santo Sinodo e un funzionario, il Procuratore Supremo del Santo Sinodo, fu incaricato di vigilare su questo organo. Ma il vero capo della Chiesa restava l’imperatore poiché la chiesa era assorbita nello stato. Il Regolamento comportava una sacralizzazione laica dello Stato, dando impulso a una acculturazione della società sottratta all'egemonia della Chiesa, ed è il vero programma ideologico del protoilluminismo russo sotto forma di legge. La politica di riforme inaugurata da Pietro il Grande fu ripresa con fermezza e autorità dalla "prima illuminista" russa Caterina II che ebbe un rapporto privilegiato con i philosophes che la preferirono a Federico II di Prussia. Nel 1767 Caterina II convocò una Grande commissione legislativa volta a dare un nuovo ordinamento alla Russia, così come prefigurato nel Nakaz (istruzione) un trattato di storia del diritto e di filosofia del diritto, che permette a Caterina II di dialogare e di confrontarsi con Montesquieu e Beccaria. Caterina II si serviva delle idee degli illuministi per giustificare la necessità dell'autocrazia in Russia che non era un sistema dispotico di governo ma concedeva all’uomo di vivere nel suo nuovo stato la sua libertà individuale. Nel 1764 Caterina II per risanare le finanze confiscò la proprietà ecclesiastica, riordinò la pubblica amministrazione e il sistema giudiziario. Tuttavia la struttura sociale della Russia restò invariata (poggiava ancora sulla servitù della gleba) e negli anni 1773-1774 Caterina II dovette affrontare la rivolta contadina capeggiata da Pugačëv (Pugacief), giustiziato nel 1775. La rivolta contadina russa e la guerra con la Turchiafecero declinare l’entusiasmo riformatore della politica di Caterina II. Il Settecento riformatore negli Stati italiani La politica riformatrice e illuminata ebbe una diffusione anche in Italia con diverse modalità e con risultati difformi. Regno di Sardegna:Con il trattato dell’Aja del 20 febbraio 1720 Vittorio Amedeo II di Savoia (1682-1730) aveva ottenuto la Sardegna in cambio della Sicilia, aveva istituito un catasto per rendere più equo il fisco, che entrò in vigore nel 1731; aveva unificato amministrativamente il regno; aveva introdotto un sistema di scuole secondarie; aveva adottato misure a favore dello sviluppo dell’industria. Stato della Chiesa Con il pontificato di Pio VI fu avviata una bonifica dell’agro romano, furono aboliti molti dazi interni e si promosse l’istituzione del catasto.Pio VI cercò di contrastare la politica giurisdizionalista di Giuseppe II che metteva in discussione la supremazia della Chiesa ma non ci riuscì. Lombardia: A Milano e in Lombardia il movimento riformatore fu sostenuto dal governo austriaco e si ricollegò alle riforme di Maria Teresa e di Giuseppe II. Milano fu un centro di irradiazione della cultura illuministica: nel 1761 i fratelli Verri fondoarono l’Accademia dei Pugni e la rivista Il Caffè che divenne il punto di riferimento del riformismo illuministico italiano. La lombardia seguì la linea riformatrice di Maria Teresa e di Giuseppe II negli ambiti del fisco, dell’amministrazione e dell’istruzione. Sul piano fiscale fu riformato il catasto agrario o Catasto teresiano che entrò in vigore nel gennaio del 1760. Toscana Il periodo della “reggenza lorenese”, va dal 1737 al 1765.Tra il 1765 e il 1790 il governo della Toscana fu affidato a Pietro Leopoldo, che sostenne la politica di liberalizzazione del lavoro e dei traffici con alcuni provvedimenti.La legislazione penale di Pietro Leopoldo è contenta nel codice penale del 1768 detto leopoldino che non solo cancellò ogni forma di tortura, ma, caso unico in Europa, aboliva la pena di morte. Fin dal 1781, Pietro Leopoldo promosse un progetto di costituzione per limitare i poteri del sovrano, anche se il progetto fu poi accantonato. Nel Regno di Napoli L’esponente più rappresentativo dell’illuminismo riformatore a Napoli fu Bernardo Tanucci (1689-1783) consigliere di Carlo di Borbone che voleva limitare il potere ecclesiastico e abolire la giurisdizione baronale, riordinando l’amministrazione giudiziaria. La riforma fiscale fu attuata nel 1741 con l’introduzione del “catasto onciario”, che riordinava la proprietà terriera. Nel 1767 i gesuiti furono espulsi dal Regno di Napoli e nel 1769 fu emanata la legge della manomorta per limitare la proprietà ecclesiastica. Nel 1782 fu istituito il consiglio delle finanze che doveva ristrutturare il sistema fiscale. LEZIONE 15 La guerra dei Sette Anni (1756-1763). La rivoluzione americana e la nascita degli Stati Uniti La guerra dei Sette Anni La geurra dei 7 anni , va dal 1756 al 1763 e si è combattuta sui due continenti America e Europa e per questo fu detta “guerra globale”. La guerra in Europa fu un conflitto tradizionale, infatti le potenze in guerra cercavano di estendere il loro territorio, invece il conflitto in America era mercantilista ed era orientato al controllo commerciale delle aree dalle quali arrivavano grandi flussi di importazioni. Questa guerra coinvolse le principali potenze europee dell'epoca: la Gran Bretagna, la Prussia, la Francia, l'Austria e la Russia, nonché la Spagna nelle fasi finali. Nel gennaio del 1756 la Prussia si alleò con l’Inghilterra con il trattato di Westminster, mentre nel maggio del 1756 la Francia si alleò con l’Austria con il trattato di Versailles. Nel 1756 Federico II di Prussia vuole conquistare la Slesia per espandere il territorio. Nel 1757 William Pitt esponente del partito Whig divenne ministro della guerra inglese, riuscendo a capovolgere le sorti della guerra con la Francia, che all’inizio del conflitto sembravano essere sfavorevoli all’Inghilterra. Wenzel Anton von Kaunitz–Rietberg Cancelliere di Stato e ministro degli affari esteri austriaco, riuscì ad allargare al coalizione antiprussiana alla Russia, alla Svezia e alla Polonia. Federico II era un geniale stratega ma il confronto con la grande coalizione antiprussiana non era equo: il territorio della Prussia fu invaso e l’esercito prussiano fu sconfitto nell’agosto del 1759 nella battaglia di Kunersdorf. Nel contempo, gli inglesi ottennero significative vittorie, sul continente americano e anche contro le basi francesi in India. Nel 1759 Pitt sconfisse la potenza militare francese in Canada e nel 1760 gli inglesi completarono la loro conquista occupando Montreal. Nel 1761 la Spagna stipulò con la Francia il “patto di famiglia” e intervenne nella guerra contro gli inglesi. La sconfitta per Federico II è quasi certa quando diventato re d’Inghilterra Giorgio III allontanò Pitt dal governo e cominciò a intavolare trattative di pace, in più nel gennaio 1762 morì la zarina Elisabetta e ascese al trono imperiale il nipote Pietro III (1728-1762) che era un ammiratore di Federico II e che nel maggio del 1762 firmò la pace con la Prussia. L’Austria si trovò isolata e fu costretta a concludere la pace. La fine della guerra dei Sette Anni fu sancita dai trattati di Parigi e di Hubertsburg. Il trattato di Parigi regolò le questioni coloniali tra Inghilterra, Francia e Spagna sancendo il tramonto dell’impero coloniale francese e l’affermazione dell’impero coloniale Nel 1787 una assemblea di notabili avanzò l’idea della convocazione degli Stati Generali (che non si erano riuniti dal 1614) per assumere quei provvedimenti che avrebbero potuto trasformare l’assetto tradizionale della Francia. In preparazione della riunione degli Stati Generali si raccolsero i cahiers des doléances o quaderni delle lamentele, dai quali emerse il risentimento popolare verso il re e la nobiltà. Il 5 maggio 1789 si riunirono a Versailles gli Stati Generali; Si pose una questione fondamentale: gli stati si dovevano riunire separatamente e votare per ordine o si dovevano riunire congiuntamente e votare per testa (i rappresentanti de popolo erano in maggioranza)? Clero e nobiltà si opponevano alla riunione congiunta sostenuta dal terzo stato: il re si schierò dalla parte del clero e della nobiltà e il 20 giugno del 1789 ai deputati del terzo stato fu impedito di entrare nella sala delle riunioni. I deputati del terzo stato si riunirono nella sala adibita al gioco della pallacorda, antenato del tennis, e giurarono di non separarsi per dare alla Francia una costituzione. Alcuni deputati della nobiltà e del clero si unirono al terzo stato e il 25 giugno 1789 diedero vita all’Assemblea nazionale costituente. Il 14 luglio alcune centinaia di rivoltosi assalirono la Bastiglia, simbolo dell’assolutismo regio perché vi erano custoditi i prigionieri politici. Con la presa della Bastiglia entrò sulla scena politica la folla, segnando il trapasso alla vera e propria azione rivoluzionaria. Dopo la presa della Bastiglia, il terzo stato si impadronì dell’amministrazione di Parigi nominando un sindaco, un comitato cittadino e istituendo una milizia armata, la Guardia Nazionale. La rivolta giunse da Parigi alle campagne dove provocò la “grande paura”: i contadini impauriti dal pericolo immaginario di incursioni di briganti, si scagliarono contro i castelli e bruciarono gli attestati di quei diritti feudali che legittimavano la loro servitù. L’Assemblea nazionale costituente emanò una serie di decreti che, nel rispetto del diritto di proprietà, dichiaravano estinti tutti i diritti feudali e il 26 agosto 1789 emanò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che in seguito diventerà il preambolo della prima costituzione rivoluzionaria. Dal 1789 al 1799 la rivoluzione francese può essere suddivisa in tre fasi: La monarchia costituzionale (1789-1792) Dall’ottobre del 1789 al settembre del 1791, quando la prima costituzione fu approvata, la Francia pose fine all’assolutismo monarchico che si era imposto nel 1700 con il Re Sole e fu trasformata in monarchia costituzionale. Il dibattito di idee politico e costituzionale suscitò la formazione di gruppi con diversi orientamenti ideologici che si riunivano in club come: a) La Società degli amici della Costituzione che si riuniva nel convento di San Giacomo e il gruppo prese il nome di giacobini.b) La Società dei diritti dell’uomo e del cittadino che si riuniva in un convento francescano e prese il nome di cordiglieri. c) Il club degli Amici dell’89 raccoglieva i costituzionali moderati. Per risolvere la questione finanziaria, fu emanato un decreto che decise l’incameramento dei beni ecclesiastici, affidando allo Stato il compito del mantenimento del clero.Un decreto di febbraio 1790 pose fine al clero regolare, abolendo gli ordini religiosi. Questi provvedimenti crearono un conflitto con la Chiesa di Roma e l’Assemblea nazionale costituente decise anche di occupare i territori pontifici in Francia.Il papa Pio VI condannò questi atti e il clero si divise tra costituzionali che accettarono la nuova legislazione ecclesiastica e i refrattari che la consideravano inaccettabile. Il 14 luglio 1790, ad un anno dalla presa della Bastiglia, Luigi XIV giurò fede alla costituzione e Maria Antonietta sollevò verso la folla il piccolo erede al trono, Per risanare l’economia, si pose fine alla tradizionale politica mercantilista della monarchia assoluta liberalizzando gli scambi commerciali. Il 14 giugno 1791 fu approvata la legge La Chapelier, aboliva le corporazioni ma introduceva il “delitto di coalizione”, perseguibile penalmente, che proibiva ogni associazione operaia.I lavori dell’Assemblea nazionale costituente si conclusero nel settembre del 1791 con l’approvazione della prima costituzione rivoluzionaria che limitava fortemente i poteri del re, perché soggetti alla legge. Il re esercitava il potere esecutivo e nominava i ministri, ma non aveva più il potere legislativo, che era esercitato dall’Assemblea legislativa composta da 745 deputati eletta per due anni, con il sistema censitario. Il potere giudiziario era autonomo e all’ufficio di giudice si accedeva per elezione. Nel giugno del 1791 Luigi XVI aveva accettato un piano di fuga all’estero nella speranza di organizzare la controrivoluzione; i fuggitivi furono fermati e ricondotti a Parigi in stato di arresto. L’Assemblea legislativa accreditò la versione secondo la quale il re era stato rapito contro la sua volontà, e reintegrò il re nelle sue funzioni di monarca costituzionale. I giacobini, guidati da Robespierre, si schierarono su posizioni democratiche e repubblicane,. All’interno della Assemblea legislativa si formarono tre correnti: 1) la destra formata dai monarchici costituzionali, in gran parte foglianti, 2) il centro o palude di circa 345 deputati indipendenti; 3) la sinistra di circa 136 deputati, che poi presero il nome di girondini.. Il re chiamò al governo i girondini e sostenne il loro proposito di inviare un ultimatum ai principi tedeschi che stavano organizzando forze antirivoluzionarie Il 20 aprile del 1792 l’Assemblea legislativa, su proposta del re, dichiarava la guerra all’Austria. L’11 luglio l’Assemblea legislativa si rivolgeva al popolo francese per la difesa della patria in pericolo; nello stesso tempo si diffondeva la MARSIGLIESE che era l’inno dell’armata del Reno: lo spirito rivoluzionario si fondeva con il sentimento nazionale. Il 25 luglio del 1792 il duca di Brunswick (1735-1806), comandante delle armate alleate di Austria e Prussia, minacciò la distruzione di Parigi se i francesi non si fossero sottomessi a Luigi XVI. A Parigi si scatenò una insurrezione popolare che insediò una municipalità rivoluzionaria, il Comune, con il quale si schierarono i sanculotti, in prevalenza operai e artigiani, e i federali, volontari provenienti dalle province. Il 10 agosto del 1792 l’Assemblea legislativa sospese Luigi XVI dalle sue funzioni e convocò una nuova assemblea costituente da eleggersi a suffragio universale denominata Convenzione Nazionale e che entro in vigore il 20 settembre del 1792. La Convenzione, la repubblica giacobina e il Terrore (1792-1794) All’inizio di settembre del 1792 Parigi avvennero i primi assalti popolari alle prigioni, il massacro dei detenuti politici, la costituzione dei tribunali popolari e le prime esecuzioni sommarie: era il preludio del Terrore. Nella Vandea, , scoppiò una insurrezione controrivoluzionaria che segnava l’esordio della guerra civile. Il 20 settembre 1792 l’esercito francese guidato da Dumoriez sconfisse le truppe prussiane nella battaglia di Valmy. Il 20 settembre si riunì la Convenzione Nazionale che abolì la monarchia e approvò la condanna a morte del re: il 21 gennaio 1793 Luigi XVI fu ghigliottinato. Nel frattempo le truppe francesi continuavano a conseguire vittorie e avevano invaso la Savoia, Nizza, il Belgio e la Renania: i territori occupati furono annessi. La decapitazione di Luigi XVI e l’espansionismo francese in Europa indussero nel febbraio del 1793 l’Inghilterra a dichiarare guerra alla Francia: il premier inglese William Pitt il giovane (1759-1806) promosse una alleanza antifrancese, o “prima coalizione”, formata dall’Austria, dalla Prussia, dalla Russia, dalla Spagna, dal Regno di Sardegna, dallo Stato della Chiesa, dal Granducato di Toscana e dal Regno di Napoli. Il 1793 fu l’anno più tragico della storia della rivoluzione francese caratterizzato dalla minaccia della prima coalizione di attaccare la Francia e dalla lotta di potere tra i girondini guidati da Danton e i giacobini guidati da Robespierre. Dopo la caduta della monarchia si confrontavano il Comune rivoluzionario dominato dai giacobini e la Convenzione controllata dai girondini. Il 4 aprile del 1793 su iniziativa di Danton (girondini a favore del comune rivoluzionario), che ne assunse la presidenza, fu nominato il primo Comitato di Salute Pubblica, (per proteggere la neonata repubblica rivoluzionaria dalle invasioni straniere e dalle ribellioni intestine) comitati di vigilanza rivoluzionaria e un tribunale eccezionale. Il 2 giugno 1793 ci fu una nuova insurrezione parigina sostenuta dalla Guardia Nazionale dove prevalevano i sanculotti che assaltò la Convezione e arrestò una trentina di deputati girondini. Tale azione decretava la vittoria dei giacobini che fino all’estate del 1794 esercitarono il loro potere dittatoriale. Il 24 giugno 1793 fu approvata la nuova costituzione. La sovranità nazionale era sostituita con la sovranità popolare e la costituzione affermava la piena uguaglianza politica dei cittadini (anche se le donne restavano escluse) concedendo il suffragio universale. Il 13 luglio 1793 fu ucciso Marat, presidente del club dei giacobini e detto l’ “amico del popolo”, da Charlotte Corday simpatizzante dei girondini. Si formò allora un nuovo Comitato di Salute Pubblica che estromise il girondino Danton e incluse l’ala giacobina e repubblicana, questo epurò l’esercito facendo posti a giovani ufficiali; sul piano economico impose il controllo dei prezzi, delle merci e dei traffici per combattere la speculazione. La rivoluzione si radicalizzò: nell’ottobre del 1793 fu introdotto un nuovo calendario che rinnegava l’era cristiana assumendo come inizio dei tempi nuovi l’avvento della repubblica. A partire dal nuovo calendario, iniziò un’opera di scristianizzazione della Francia. Il 17 settembre 1793 fu approvata la legge dei sospetti venivano considerati "indiziati" e arrestati tutti coloro che erano stati nobili e i loro genitori, coloro ai quali era stato rifiutato il certificat de civisme, i funzionari destituiti, gli ufficiali sospettati di tradimento e tutti coloro che «o per la loro condotta, o per i loro rapporti, o per i propositi o gli scritti, si siano mostrati sostenitori della tirannide o del federalismo, e nemici della libertà». La legge dei sospetti ufficializzava il Terrore: nell’ottobre del 1793 fu ghigliottinata Maria Antonietta e, in seguito, migliaia di vittime, per lo più innocenti. Alla fine del 1793 la dittatura giacobina riusciva a domare la rivolta della Vandea. Nel Comitato di Salute Pubblica si contrapponevano due orientamenti: gli arrabbiati che erano predicatori fanatici della violenza rivoluzionaria; e gli indulgenti guidati da Danton che erano moderato e chiedevano una attenuazione della dittatura giacobina. Robespierre fece arrestare e ghigliottinare sia i capi degli arrabbiati, sia i capi degli indulgenti tra cui lo stesso Danton. Nel maggio 1794 Robespierre introdusse la celebrazione dell’Ente Supremo; con la legge de 22 Pratile (10 giugno 1794) si applicava la pena di morte a tutti coloro che andavano contro gli ideali della rivoluzione, questa nuova ondata di esecuzioni fu detta Grande Terrore. L’austerità economica e il Grande Terrore intensificarono l’opposizione contro la dittatura di Robespierre. La reazione termidoriana e il Direttorio (1794-1799) La reazione termidoriana fu un complotto che pose fine alla dittatura giacobina e fu realizzato dai deputati della Convenzione il 27-28 luglio 1794 (ovvero 9-10 Termidoro). Il contrasto tra l’antiprussiano Robespierre e l’antibritannico Carnot, comandante in esecutiva dell’esercito, fu una delle cause del Termidoro. Robespierre con altri giacobini fu ghigliottinato senza processo la sera del 28 luglio 1794. Con la reazione termidoriana iniziò il Terrore bianco con i massacri di Lione protagonisti di questo furono i moscardini, bande di giovani di buona famiglia influenzati da ideali controrivoluzionari che aggredivano giacobini e sanculotti. Il Termidoro pose fine alla politica economica dirigista dei giacobini e il 24 dicembre fu inaugurata una nuova politica liberista. Il 22 agosto del 1795 fu approvata una nuova costituzione o Costituzione dell’anno III che poneva al centro la sovranità popolare, ma diversamente dalla costituzione del 1793 non si ispirava alla democrazia sociale, ma al repubblicanesimo liberale. Nel febbraio del 1795 fu ristabilita la libertà di culto e si dichiarò la netta separazione tra Chiesa e Stato. Nelle due nuove camere di cui era composto il potere legislativo erano presenti molti deputati filo monarchici: alle elezioni del marzo 1797 per il rinnovo di un terzo delle assemblee legislative la destra monarchica riportò un eclatante successo. La rivoluzione era stata salvata dall’avvento di una nuova dittatura, la dittatura del Direttorio: dall’esercito, unica istituzione efficiente della rivoluzione che aveva consentito il colpo di mano del Fruttidoro, emerse la figura di Napoleone Bonaparte che pose fine alla fase del Direttorio con il colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre) del 1799. LEZIONE 17 L’età napoleonica. Il cesarismo rivoluzionario di Napoleone e L’Europa (parte I) Cesarismo bonapartista Bonapartismo e cesarismo rivoluzionario sono sinonimi e rimandano alle figure di Giulio Cesare e di Napoleone Bonaparte e con questi termini si designano quei regimi politici dittatoriali e personalistici, nei quali l’organizzazione del consenso è veicolata dall’uso di tecniche plebiscitarie. Il cesarismo è contraddistinto dal rapporto diretto e dal legame emotivo che si crea tra il leader e la comunità politica, che accorda al leader i pieni poteri, gli delega la propria sovranità e, attraverso plebisciti, conferisce a un regime dittatoriale una legittimazione democratica formale. Il cesarismo rivoluzionario ha avuto origine con Napoleone Bonaparte: con il colpo di Stato del 18 brumaio del 1799 non solo pose fine al governo del Direttorio, ma impose il proprio carisma di condottiero militare trasformando la Francia repubblica in un impero rivoluzionario che voleva espandere oltremisura i propri confini, imponendo la propria egemonia a tutta l’Europa. Il cesarismo di Napoleone era uno stato d’eccezione permanente che “scostandosi da ogni moderazione e prudenza” ricorreva a “mezzi violenti e straordinari”: così “l’impresa di libertà” della rivoluzione francese si era trasformata in dispotismo(Forma di governo in cui la legge coincide con la volontà di chi detiene il potere). L’avventura militare e politica di Napoleone Bonaparte era iniziata il 2 marzo 1796 quando il Direttorio gli attribuì il comando dell’armata d’Italia. La guerra ebbe inizio nell’aprile del 1796 contro le potenze monarchiche europee dell'Antico regime, nello specifico rappresentate dal Regno di Sardegna, dal Sacro Romano Impero e dallo Stato Pontificio. Il 12 maggio 1797, nella Repubblica di Venezia il patriziato aveva deposto l’ultimo doge e il 18 ottobre del 1797 Napoleone impose all’Austria il trattato di Campoformio che sancì la sconfitta dell'Impero d'Austria e della prima coalizione e confermò la predominante influenza francese in Italia. La cessione della Repubblica di Venezia all’Austria provocò la profonda delusione degli italiani che vedevano Napoleone come il LIBERATORE D’ITALIA. Napoleone, inoltre, iniziò in Italia la sistematica spoliazione dei tesori d’arte e di preziosi documenti storici che furono trasferiti nei musei e negli archivi francesi. In italia nacquero varie reppubliche tra cui quella Cispadana, Cisalpina, Ligure, Romana, Partenopea. Le “repubbliche sorelle” in Italia si diedero delle costituzioni che ricalcavano il modello della costituzione termidoriana del 1795. Nel maggio del 1798 Napoleone iniziò la spedizione in Egitto per colpire gli interessi economici dell’Inghilterra, nemica acerrima della Francia, per questo si formò la seconda coalizione antifrancese che comprendeva l’Inghilterra, la Turchia e la Russia e con la quale si schierarono in Sicilia i sovrani napoletani in esilio e successivamente anche l’Austria. Suvorov nel 1799 assunse il comando delle truppe austro-russe nella campagna contro le repubbliche sorelle in Italia, minacciando chiunque fosse stato a favore dei francesi, la fine della repubbliche sorelle non fu causata solo dall’intervento austro- russo, ma anche dalle sollevazioni contadine guidate dal clero cattolico. Nel corso del 1799 sorse in Piemonte, in Lombardia, in Toscana e in tutto il Mezzogiorno un movimento di reazione popolare antifrancese che provocò delle insorgenze all’insegna di “Viva Maria” dando vita a una pittoresca armata che si richiamava alla Santa Fede, per cui i suoi aderenti presero il nome di sanfedisti. In Calabria un esercito sanfedista, composto da contadini e da briganti, entrò a Napoli e condannarono a morte repubblicani napoletani. Anche in Francia ripresero le insurrezioni monarchiche e controrivoluzionarie in Vandea, in Bretagna e in Normandia definite chouannerie. Napoleone lasciò il comando dell’armata d’Egitto al generale Kebler che considerò la partenza di Napoleone come un tradimento. Il 4 settembre 1797 ci fu il colpo di stato compiuto da Napoleone Bonaparte, che segnò la fine del Direttorio dando inizio al Consolato guidato dalle personalità di Bonaparte, Sieyès e Ducos. Con il colpo di Stato del 18 brumaio iniziò l’età napoleonica che può essere suddivisa in più periodi.1 dal Consolato all’Impero (1799-1804); 2 l’ egemonia della Francia napoleonica in Europa (1804- 1810) durante il quale Napoleone impose la Francia come la potenza dominatrice in Europa, che uscì vittoriosa dalle guerre contro la quarta, la quinta e la sesta colazione; 3 il declino di Napoleone (1810-1814) che ebbe inizio con la campagna di Russia e si concluse con la forzata abdicazione di Napoleone e il primo esilio all’Elba; 4 la parentesi dei cento giorni, dalla fuga dall’Elba alla battaglia di Waterloo, fino al definitivo esilio a Sant’Elena. Dal Consolato all’Impero consegnare prigioniero agli inglesi: Napoleone fu inviato in esilio nella lontana isola di Sant’Elena.Napoleone morì il 5 maggio 1821. LEZIONE 19 La Restaurazione L’età della Restaurazione : Dopo il 1789, il termine Restaurazione trascendeva il ritorno della monarchia in Francia per designare un periodo durante il quale si tentò di neutralizzare gli effetti della rivoluzione, senza però tornare all’ancien régime. Protagoniste del Congresso di Vienna furono l’Inghilterra, la Russia, l’Austria, la Prussia e la Francia borbonica. La Russia era rappresentata dallo zar Alessandro I (autocrate mistico); le altre potenze erano rappresentate dai rispettivi ministri degli esteri: Castlereagh (conservatore)e successivamente Wellington per l’Inghilterra; Metternich (conservatore realista)per l’Austria; von Hardenberger per la Prussia; Talleyrand per la Francia. Metternich intendeva restaurare il principio di equilibrio tra le potenze europee, creando un sistema di Stato nel quale la forza rispettiva delle grandi potenze fosse sufficientemente bilanciata, in modo tale da scoraggiare progetti egemonici. La politica di equilibrio sostenuta dall’Austria era anche condivisa dall’Inghilterra e dalla Francia e tra le potenze si stabilì un accordo. La Prussia aveva mire espansionistiche sulla Sassonia, che doveva essere punita perché era rimasta fino alla fine alleata di Napoleone. La Russia aveva mire di espansione in Europa orientale e in in Polonia: Inghilterra, Francia e Austria temevano l’espansionismo prussiano e che la Russia si rafforzasse eccessivamente: La geografia politica della Restaurazione La geografia politica della Restaurazione definita dal Congresso di Vienna si configurava il seguente scenario europeo: Dall’unione dell’Olanda con il Belgio nasceva il nuovo Regno dei Paesi Bassi, del quale divenne sovrano l’erede della casa d’Orange Guglielmo I. La Russia rimaneva in possesso della Bessarabia e della Finlandia,inoltre era unita al Regno di Polonia nella persona dello zar Alessandro I. La Svezia fu compensata delle perdite subite con l’acquisizione della Norvegia. L’Inghilterra rafforzò il proprio impero marittimo. I regni di Portogallo e di Spagna furono restaurati con le rispettive dinastie dei Braganza e dei Borbone: in Spagna tornò sul trono Ferdinando VII che mise in opera un regime di ferrea restaurazione monarchica e restaurò l’Inquisizione. La regione germanica si riunì in una Confederazione germanica, alla quale aderivano anche i regni come la Prussia, la Danimarca, l’Austria che impose una politica di restaurazione; tuttavia in Baviera, in Sassonia, nel Wu◌r̈ttemberg i sovrani concessero delle costituzioni e introdussero forme limitate di governo rappresentativo. Il Regno di Prussia perdeva alcune province polacche, ma incamerava parte della Sassonia e la Pomerania svedese, dopo il 1815 si ritornò ad un rigido assolutismo e la costituzione che Federico Guglielmo III aveva promesso alla vigilia di Waterloo non fu più concessa. L’Austria fu compensata della perdita del Belgio con la conferma dell’acquisizione dei territori che erano appartenuti alla Repubblica di Venezia: in tal modo, l’Austria acquisiva il predominio in Italia. Nell’Impero austriaco, Metternich respinse ogni idea di riforma. In Italia il principio di legittimità formulato dal Congresso di Vienna fu rispettato in base alla Realpolitik. 5) In Italia, nel Granducato di Toscana il codice leopoldino fu ripristinato e aggiornato e fu favorita la ripresa economica attraverso la libertà di commercio. Nel Regno di Sardegna tornò a governare Vittorio Emanuele I che restaurò l’assolutismo con il sostegno del potere ecclesiastico. Nel Regno delle Due Sicilie Ferdinando I attuò una repressione nei confronti di coloro che avevano collaborato con il precedente regime.Nello Stato Pontificio Pio VII, restaurò l’autorità del papa. Il Regno di Francia fu restituito al sovrano legittimo Luigi XVIII tornava nei confini del 1790, però, doveva pagare una forte indennità e mantenere sul proprio territorio una forza di occupazione di 150.000 uomini. In Francia la restaurazione monarchica non significò il ritorno all’ancien régime: fin dal 1814 Luigi XVIII aveva concesso ai francesi la Carta che introduceva un regime costituzionale, perché stabiliva i limiti del potere regio. La Carta del 4 giugno del 1814 riconosceva l’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge; affermava che il cattolicesimo era la religione di Stato, ma riconosceva la libertà di culto per tutte le confessioni religiose; garantiva la libertà individuale e un parziale libertà di stampa; affermava i beni nobiliari ed ecclesiastici confiscati dalla rivoluzione non erano restituiti. La Carta attribuiva al re il potere esecutivo e il potere giudiziario e anche l’iniziativa di fare le leggi. Si formaronò, tre partiti: il partito ultrarealista, il partito costituzionale e il partito degli indipendenti che raccoglieva gli avversari della Restaurazione. La Restaurazione in Francia non significò un declino della vita civile e favorì la ripresa economica. Il Congresso di Vienna decise anche la proibizione del commercio marittimo degli schiavi dall’Africa alle Americhe. Al “concerto europeo” si affiancò la Santa Alleanza a cui aderirono il 26 settembre del 1815, aderirono Russia, Austria e Prussia, poi la Francia e altri stati minori.L’Inghilterra si rifiutò di aderire alla Santa Alleanza, come anche Pio VII e Metternich.La Santa Alleanza era una unione di monarchi delle tre confessioni cristiane –cattolicesimo, ortodossia, protestantesimo- che doveva salvaguardare la pace e preservare l’ordine sociale stabilito in Europa dopo lo scompiglio provocato dalla rivoluzione francese. Alessandro I voleva sostituire la Dichiarazione dei diritti dell’uomo con la Bibbia e dichiarava guerra a tutti coloro che rifiutavano di accettare una concezione teocratica del potere. LEZIONE 20 I moti rivoluzionari in Europa e la rivoluzione del 1830 in Francia Restaurazione e libertà In Francia il 1830 rappresentò una amara delusione per i democratici e per i repubblicani perché si affermò l’egemonia della borghesia moderata e il trionfo della monarchia costituzionale e del giusto mezzo. In Europa l’idea di libertà si coniugò con quella di nazione. Nel nome della libertà sorse, dopo il 1815 e il movimento operaio che rivendicava nuovi diritti economici e politici. Il fine principale delle rivendicazioni della classe operaia era la libertà di formare delle associazioni che anticipavano i moderni sindacati e la libertà democratica di avere anche nei parlamenti una rappresentanza politica della classe operaia. La rivoluzione del 1830 in Francia Il corso moderato della politica francese impresso da Luigi XVIII fu interrotto nel 1820 dall’uccisione, da parte di un operaio repubblicano, del duca di Berry questo permise agli ultras di imporre a Luigi XVIII la costituzione di un governo disposto a una politica di repressione e presieduto dal conte di Villèle (1773-1854) leader degli ultrarealisti. L’indirizzo ultrarealista del governo si rafforzò ulteriormente dopo la morte di Luigi XVIII con Carlo X. Alle elezioni del 1827 prevalse una maggioranza ostile alla politica degli ultras: Carlo X rifiutò il compromesso con l’opposizione parlamentare e nel 1829 affidò il governo al principe di Polignac di orientamento ultrarealista. Nella primavera del 1830 Carlo X sciolse la Camera e indisse nuove elezioni, ma il paese legale, ossia il ristretto numero di cittadini che godeva del diritto di voto, espresse una larga maggioranza di deputati dell’opposizione. Carlo X tentò il colpo di forza e con una serie di decreti, noti come ordinanze di luglio, favorendo la proprietà terriera e imponendo una rigida censura sulla stampa. Il 25 luglio del 1830 i decreti furono promulgati e provocarono la rivoluzione di luglio: l’insurrezione a Parigi di protrasse per tre giorni dal 26 al 28 luglio e vi parteciparono operai che avevano perso il lavoro e studenti. IL 28 luglio i rivoltosi occuparono l’Hotel de Ville e vi esposero il tricolore rivoluzionario. Carlo X mostrò l’intenzione di ritirate le ordinanze, ma i leader delle forze borghesi offrirono la corona a Luigi Filippo d’Orléans che aveva combattuto nell’esercito francese rivoluzionario. Il 31 luglio del 1830 Luigi Filippo entrò a Parigi e fu ricevuto all’Hotel de Ville da Lafayette; Carlo X fu costretto all’esilio e si rifugiò in Inghilterra. La costituzione del 1814 fu corretta: Luigi Filippo assunse il titolo di re dei francesi perché doveva il trono alla volontà del popolo e la nuova bandiera di Francia fu di nuovo il tricolore. La rivoluzione di luglio poneva fine in Francia alla Restaurazione. Le lotte per l’indipendenza in America Latina La prima sfida all’ordine internazionale della Restaurazione venne dalle colonie spagnole e portoghesi dell’America Latina: al Portogallo apparteneva il Brasile; il resto dell’America Latina era una vasta colonia spagnola comprendente quattro vicereami. Dopo l’invasione napoleonica del 1807 il re del Portogallo Giovanni VI si era rifugiato in Brasile ed era tornato in Portogallo nel 1821, lasciando la reggenza al figlio Pedro che sostenne il movimento indipendentista del Brasile. Nel 1822 fu proclamata l’indipendenza e il reggente divenne imperatore del Brasile con il nome di Pedro I: tale regime monarchico fu vigente fino al 1889. Alla morte di Giovanni VI, 1826, Pedro I divenne re del Portogallo e concesse una costituzione anche se abdicò a favore della figlia Maria da Gloria (1819-1853) sotto la reggenza di suo fratello Miguel. Nel Messico la rivolta contro gli spagnoli iniziò nel 1810 e fu promossa da un prete cattolico che sollevò la popolazione indigena, braccianti e minatori. L’indipendenza del Messico fu proclamata nel 1821 e nel 1824 il Messico divenne una repubblica federale sul modello degli Stati Uniti. Al congresso di Tucumàn del 1816 José San Martin riuscì a far proclamare l’indipendenza dell’Argentina; successivamente San Martin attraversò le Ande per una guerra di liberazione del Cile che fu compiuta nel 1818. Nel 1820 Bolivar sconfisse gli spagnoli e liberò il Venezuela, la Colombia e l’Ecuador; nel 1824 fu liberato anche il Perù. Nel 1824 finiva l’impero coloniale spagnolo dell’America Latina. Nel 1826 al Congresso di Panama, Bolivar tentò di far nascere una confederazione latino-americana sul modello degli Stati Uniti: il progetto di confederazione fu respinto e in America Latina si formarono una serie di Stati governati dalle oligarchie locali e dai militari. Le lotte per l’indipendenza in Spagna Il definitivo declino dell’impero coloniale spagnolo in America Latina fu favorito anche dalla ribellione del contingente militare che doveva essere inviato nel nuovo continente per reprimere l’insurrezione delle colonie. Il 1° gennaio 1820 a Cadice, mentre stavano per imbarcarsi, le truppe spagnole guidate dal colonnello Rafael de Riego (1784-1823) insorsero chiedendo al re Ferdinando VII di ripristinare la costituzione proclamata a Cadice nel 1812 che prevedeva la formazione di un parlamento, le Cortes. Il movimento insurrezionale si estese e Ferdinando VII fu costretto ad accettare l’elezione di un parlamento. Il moto rivoluzionario in Spagna ebbe delle ripercussioni anche in Italia dove, fiorirono attività clandestine e società segrete. Le lotte per l’indipendenza in Italia In Italia la principale società segreta era la Carboneria nata Francia e penetrata in Italia meridionale tramite l’ambiente che si era formato intorno a Gioacchino Murat re di Napoli fino al 1815. La Carboneria era di orientamento patriottico e liberale ed era così chiamata perché i suoi adepti traevano il loro simbolismo e i loro rituali dai carbonai. In Italia esistevano altre sette come gli Adelfi e i Filadelfi legate all’attività rivoluzionaria di Filippo Buonarroti, in Piemonte c’era la Federazione italiana.Nel luglio del 1820 nel Regno delle Sicilie alcuni affiliati alla Carboneria, sollevarono la guarnigione di Nola e marciarono su Avellino chiedendo che fosse concessa la costituzione di Cadice, che fu concessa. L’agitazione rivoluzionaria coinvolse anche la Sicilia dove ebbe un orientamento separatista che fu represso dalle stesse truppe costituzionali: agli inizi dell’ottobre del 1820 si riunì a Napoli il parlamento nato dalle elezioni. Per sedare i moti rivoluzionari Metternich, secondo il principio del “concerto europeo”, convocò 2 congressi delle grandi potenze a Troppau, nell’ottobre del 1820, e a Lubiana nel gennaio del 1821. Al congresso di Lubiana partecipò anche il re delle Due Sicilie Ferdinando I che, venendo meno alla parola data agli insorti, invocò la protezione della Santa Alleanza chiedendone l’intervento. Metternich allora inviò una spedizione militare che sconfisse a Rieti le truppe costituzionali di Guglielmo Pepe. In Piemonte aderivano alla Federazione italiana giovani esponenti della nobiltà e ufficiali, questi proponevano di sollevare l’esercito per indurre il re Vittorio Emanuele I a concedere la costituzione e a impegnarsi in una guerra con l’Austria. Alle trame dei Federati piemontesi sembrava partecipare anche il presunto erede al trono Carlo Alberto che sollevò la guarnigione di Alessandria, allora Vittorio Emanuele I abdicò a favore del fratello Carlo Felice che si trovava a Modena per cui Vittorio Emanuele I affidò la reggenza a Carlo Alberto che concesse la costituzione di Cadice. Carlo Felice sconfessò Carlo Alberto e gli impose di ritirarsi a Novara. Le speranze dei cantori della rinascita e del riscatto dell’Italia andarono deluse: il 23 marzo 1821 l’esercito austriaco entrava vittorioso a Napoli; le truppe piemontesi fedeli a Carlo Felice entrarono a Torino il 10 aprile 1821. Dopo la sconfitta delle forze costituzionali seguì la repressione, con condanne a morte, deportazioni e incarceramenti Nell’ottobre del 1822 il congresso delle potenze riunito a Verona concesse l’intervento in Spagna: fu organizzata una spedizione militare alla quale partecipò anche Carlo Alberto per farsi perdonare le precedenti simpatie costituzionali. Le resistenza delle forze costituzionali crollò il 31 agosto 1823 a Cadice con la presa del Trocadero. Tornato sul trono, Ferdinando VII riconquistò il potere assoluto e attuò una sanguinosa repressione. Le lotte per l’indipendenza in Grecia La rivoluzione greca contro il dominio turco si collocò, invece, nell’ambito della questione d’Oriente sollevata dal declino graduale ma inarrestabile dell’Impero ottomano considerato il malato d’Europa, il cui crollo avrebbe alterato l’equilibrio europeo sancito dal Congresso di Vienna. L’eredità dell’impero ottomano in disfacimento era contesa tra Austria e Russia, mentre l’Inghilterra, garante dell’equilibrio europeo, voleva mantenere lo status quo anche per impedire alla Russia l’accesso agli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, che collegavano il Mediterraneo con il Mar Nero. La Russia come grande potenza slavo-ortodossa erede del patriarcato di Costantinopoli si riteneva la protettrice dei popoli dell’ area danubiano-balcanica che erano in maggioranza di religione ortodossa. Nel 1814 i greci fondarono a Odessa la società segreta Eteria.La rivolta greca ebbe successo nella Morea (attuale e nelle isole ioniche: il 13 gennaio 1822 in un congresso che si tenne a Epidauro fu proclamata l’indipendenza della Grecia. Nel 1825 morì Alessandro I e ascese al trono di Russia Nicola I la sua ascesa fu accompagnata dal moto dei decabristi. Pur avendo represso duramente la rivolta decabrista, Nicola I, sulla base degli interessi della Russia, sostenne la rivolta greca e contro la volontà di Metternich la Russia formò una coalizione con la Francia e l’Inghilterra: in una conferenza a Londra nel luglio 1827 la coalizione si pronunciò per una soluzione diplomatica. Nel settembre del 1829 fu siglato il trattato di Adrianopoli con il quale l’impero ottomano riconosceva l’autonomia della Serbia, della Moldavia e della Valacchia ed era costretto a concedere l’indipendenza alla Grecia. LEZIONE 21 Le rivoluzioni europee del 1848 La trasformazione socio-politica Le rivoluzioni europee del 1848 furono composite ed ebbero diversi orientamenti e diversi obiettivi: da una parte si caratterizzarono come rivoluzioni democratiche e sociali(Francia) dall’altro furono insorgenze nazionali (l’Italia). La grande trasformazione socio-politica che fu alla base delle rivoluzioni del 1848 era scaturita dalla combinazione di tre fattori: il fermento delle nuove idee e dei nuovi ideali sorti negli anni precedenti al 1815 e alimentati dalle società segrete e dai partiti rivoluzionari liberali e democratici che reclamavano l’eguaglianza dei diritti e il suffragio universale. Il termine socialismo, divenne di uso comune intorno al 1830 e fu usato per indicare un idea politica orientata a risolvere la questione sociale sorta con la rivoluzione industriale con la quale era apparsa la classe operaia che viveva in condizioni miserevoli di lavoro. I socialisti erano fautori di una politica sociale che poteva essere realizzata o attraverso delle riforme come il caso dell’Inghilterra o attraverso una rivoluzione come in Francia e in Germania, L’orientamento rivoluzionario del socialismo subordinava i diritti individuali agli interessi della collettività e sosteneva l’abolizione della proprietà privata, considerata un furto, e la gestione pubblica dell’economia. I principali rappresentanti del socialismo utopistico furono Karl Marx e Friedrich Engels che vollero fondare un socialismo scientifico fondato su una visione materialista della storia il materialismo storico. Nel febbraio del 1848 Marx ed Engels pubblicarono a Londra il Manifesto del partito comunista. L’inquietudine provocata da un aumento senza precedenti della popolazione. Nelle città universale maschile: Luigi Napoleone ottenne il consenso della maggioranza dei francesi. Il 14 gennaio 1852 fu promulgata una nuova costituzione che attribuiva al presidente poteri assoluti. Come imperatore dei francesi, Luigi Napoleone assunse il nome di Napoleone III, instaurando una nuova forma di cesarismo. La trasformazione della II^ Repubblica in Secondo Impero in Francia corrispondeva all’orientamento prevalente della politica in Europa che dopo il 1849 aveva visto una affermazione delle forze conservatrici dopo le diverse primavere dei popoli del 1848. In Austria l’orientamento conservatore e restauratore dell’ordine aveva Radetzky che dal 16 ottobre 1849 resse il governo del Lombardo- Veneto instaurando un regime militare e il rigore poliziesco. Tra il 1851 e il 1853 gli arresti e le condanne a morte si moltiplicarono.Il rigore poliziesco si attenuò nel 1857 quando al posto di Radetzky divenne governatore del Regno Lombardo- Veneto il fratello di Francesco Giuseppe l’arciduca Massimiliano d’Asburgo. Nel contempo l’Impero asburgico aveva rinsaldato il suo legame con la Chiesa cattolica: nell’agosto del 1855 era stato siglato un nuovo concordato tra Vienna e Roma che attenuava il controllo dello Sato sulla Chiesa, attribuendo alla religione cattolica nuovi privilegi. Nell’aprile del 1850 Pio IX era tornato a Roma, dopo la sconfitta della Repubblica romana, impose delle misures severissime. Tornato in Toscana, anche il granduca Leopoldo II pose fine alle precedenti aperture liberali e la sua politica rimase soggetta ai voleri dell’Austria: nell’aprile del 1851 il concordato tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio consentì alla Chiesa di riacquistare i privilegi perduti. Nel Regno delle Due Sicilie la costituzione concessa nel 1848 fu abolita e Ferdinando II restaurò il potere assoluto della monarchia, mantenendo il regno sotto il controllo dell’esercito.Nel luglio del 1849 era stata eletta in Piemonte una nuova Camera dei deputati che era orientata a mettere in difficoltà il governo presieduto dal moderato Massimo d’Azeglio per la ratifica delle clausole economiche del trattato di Milano del 6 agosto 1849 che aveva posto fine alla I^ guerra di Indipendenza con l’Austria. Il 29 novembre 1849 Vittorio Emanuele II sciolse la Camera dei deputati e indisse nuove elezioni; nello stesso giorno il re indirizzò agli elettori un proclama, il proclama di Moncalieri, che esortava ad eleggere una maggioranza parlamentare favorevole alla ratifica del trattato di pace con l’Austria e riaffermava la centralità dello Statuto Albertino come garanzia della sopravvivenza di quel regime costituzionale che, dopo il 1848, negli altri Stati italiani era stato abolito. Alle elezioni del 9 dicembre del 1849 parteciparono 80.000 elettori che sancirono l’insediamento di una maggioranza moderata disposta a ratificare il trattato di pace con l’Austria. Vittorio Emanuele non solo confermò il regime costituzionale ma concesse asilo politico agli esuli dagli altri Stati italiani e mantenne come vessillo la bandiera tricolore. Il governo d’Azeglio avviò un programma di riforme per abolire alcuni privilegi di cui godeva il clero. Il ministro della giustizia e degli affari ecclesiastici Giuseppe Siccardi (1802- 1857) presentò al parlamento un disegno di legge, le cosiddette leggi Siccardi.Nel corso del dibattito parlamentare del 7 marzo 1850 sulle leggi Siccardi emerse la figura di Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861). LEZIONE 23 Il Risorgimento italiano (parte II) Il Governo Cavour:Cavour fece il suo ingresso nella scena politica nel 1847 con la fondazione del giornale “Il Risorgimento” e in seguito fu eletto in parlamento come deputato liberale. Nel biennio 1848-1849, il liberale Cavour aveva un posizione marginale anche perché manifestò il proprio dissenso verso l’orientamento democratico del governo presieduto da Vincenzo Gioberti. Nell’ottobre del 1850, Cavour fu nominato ministro dell’agricoltura e del commercio nel governo d’Azeglio, egli era a favore del liberismo, rafforzò il sistema economico piemontese, promosse la costruzione di ferrovie e ammodernò il sistema bancario. Cavour riuscì ad assumere la direzione del governo attraverso una spregiudicata operazione parlamentare definita “connubio”: egli era il leader del centro-destra, e raggiunse una intesa con Urbano Rattazzi, leader del centro-sinistra, riuscendo a formare una maggioranza parlamentare che isolava sia la sinistra democratica, sia la destra conservatrice. Il 21 ottobre si dimise il governo d’Azeglio e Cavour fu invitato da Vittorio Emanuele II a formare un nuovo governo. Il governo Cavour introdusse innovazioni in diversi ambiti: sul piano economico diede impulso al miglioramento delle comunicazioni, a progetti di importanti opere idrauliche per l’irrigazione dei campi e al potenziamento del porto di Genova, riordinò la finanze pubbliche, affidando nuove funzioni alla Banca Nazionale (nucleo della futura Banca d’Italia), estendendo il debito pubblico e inasprendo il carico fiscale. Fu incoraggiato lo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria.Sul piano interno, Cavour estese la legislazione indirizzata all’abolizione dei privilegi ecclesiastici e predispose una legge che mirava a sopprimere molti ordini religiosi di natura contemplativa e all’incameramento dei loro beni. La legge fu approvata dalla Camera ma incontrò l’ opposizione al Senato del vescovo Luigi Nazari di Calabiana che contrappose alla legge presentata da Cavour una proposta alternativa che ottenne il consenso di Vittorio Emanuele II e Cavour si dimise; il re tentò di formare un nuovo governo ma vi dovette rinunciare: il 23 maggio 1855 la legge fu approvata anche dal Senato. Vittorio Emanuele II dovette accettare che fosse la maggioranza parlamentare, a decidere chi dovesse governare e come e non più il re. In Piemonte si affermava di fatto il regime parlamentare. Sul piano della politica estera, voleva attirare l’attenzione Europea sulla questione italiana, per questo si orientò verso un’alleanza con la Francia di Napoleone III.Nel 1853, in seguito a una disputa sulla protezione delle comunità cristiane nel territorio turco, la Russia occupò i principati danubiani di Moldavia e Valacchia (attuale Romania) retti da principi locali ma sotto la giurisdizione ottomana. Il 4 ottobre 1853, la Turchia, con il sostegno della Francia e dell’Inghilterra, dichiarò guerra alla Russia, che in seguito intervennero nel conflitto, sbarcando in CRIMEA per occupare la piazzaforte di Sebastopoli che era la base della flotta russa nel Mar Nero. L’assedio di Sebastopoli durò fino al settembre del 1855: però un epidemia di colera mise in difficoltà le truppe francesi e inglesi, così Francia e Inghilterra sollecitarono il Piemonte a partecipare alla guerra. Il 28 gennaio 1855 il Piemonte strinse una alleanza con la Francia e l’Inghilterra, detta alleanza di Crimea, e nella primavera del 1855 un corpo di spedizione piemontese, partì per il Mar Nero. Nel marzo del 1855 morì Nicola I e divenne zar il figlio Alessandro II che intendeva porre fine alla guerra, la pace fu siglata il 30 marzo 1856 con il trattato di Parigi. Al Congresso di Parigi Cavour riuscì ad ottenere che si discutesse la questione italiana, affermando che l’Austria con la sua politica conservatrice e di dura repressione poliziesca provocava in Italia la reazione del movimento rivoluzionario, mettendo in pericolo l’ordine politico e sociale europeo. Si costituì intorno a Cavour un movimento di opinione di tendenza monarchico- unitaria. La Società Nazionale Italiana La Società nazionale italiana è stata una associazione nata a Torino nel 1856 per iniziativa del patriota veneziano Daniele Manin e del siciliano Giuseppe La Farina con l'obiettivo di fornire un'organizzazione di sostegno al movimento unitario intorno al Piemonte. Nel febbraio del 1853, Mazzini trasformò il movimento repubblicano in Partito d’Azione.L’attivismo mazziniano suscitò la spedizione di Sapri condotta da Carlo Pisacane il 28 giugno 1857 che voleva suscitare una rivolta contadina; mai contadini scambiarono i patrioti democratici per dei briganti chiedendo il soccorso della gendarmeria borbonica, che sgominò i ribelli. Un’altra cospirazione fu ordita da Felice Orsini che a gennaio 1858 attentò a Parigi alla vita di Napoleone III e per questo venne ghigliottinato. Verso il Regno d’Italia Il 20 luglio 1858 Cavour, nell’incontro segreto di Plombiers, decise di allearsi con la Francia. Secondo gli accordi stipulati, Napoleone III sarebbe entrato in guerra a fianco del regno sabaudo solo se quest’ultimo fosse stato attaccato dall’Austria. In cambio la Francia avrebbe ricevuto Nizza e la Savoia. Cavour, per provocare l’Austria, fece disporre truppe sabaude lungo il confine con i territori austriaci. Il 23 aprile del 1859 l’Austria inviò al Piemonte un ultimatum che diede, il 29 aprile 1859, inizio alla II^ guerra di Indipendenza. Come da patti la Francia si schierò con Vittorio Emanuele II. Lo scontro decisivo per la conquista di Milano ad opera dei franco-piemontesi avvenne a Magenta il 4 giugno; Milano fu occupata l’8 giugno. Napoleone III propose all’Austria un armistizio in quanto nell’Italia centrale esponenti filopiemontesi, saliti al potere, chiedevano l’annessione al regno sabaudo.L’11 luglio del 1859, all’insaputa di Cavour ma con il consenso di Vittorio Emanuele II, Napoleone III si incontrò a Villafranca con Francesco Giuseppe e firmò un armistizio. Le trattative di pace prevedevano la cessione della Lombardia alla Francia che l’avrebbe consegnata al Piemonte; il ritorno sui rispettivi troni del granduca di Toscana e del duca di Modena e la creazione di una confederazione italiana. Cavour si dimise e si formò un governo presieduto da La Marmora e da Rattazzi, che non portò a nulla e per questo nel gennaio del 1860 si dimisero e Cavour ritornò alla guida del governo, nell’Italia centrale si tennero dei plebisciti con esito favorevole all’annessione al regno sabaudo. Napoleone III non poté opporsi all’esito dei plebisciti, ma ottenne Nizza e Savoia: la cessione di Nizza provocò la protesta di Garibaldi che era nativo di quella città. Dopo Villafranca, il Partito d’Azione aveva ripreso l’iniziativa sotto la guida di Garibaldi, Crispi e Bertani che volevano completare l’unità d’Italia indirizzandosi verso il Mezzogiorno a cominciare dalla Sicilia. A questo punto entrarono in scena i mazziniani con l’organizzazione di una spedizione di mille volontari guidati da Giuseppe Garibaldi, avente lo scopo di fare insorgere le masse popolari meridionali. La spedizione partì da Quarto il 5 maggio 1860. L’11 maggio i Mille sbarcarono a Marsala e il 15 maggio riuscirono a sconfiggere le truppe borboniche a Calatafimi e Garibaldi assunse il titolo di dittatore nel nome di Vittorio Emanuele II re d’Italia. I garibaldini riuscirono a occupare la Sicilia anche con il concorso della popolazione locale i cosiddetti “picciotti”e a Milazzo il 20 luglio le truppe borboniche furono sconfitte. Garibaldi dovette affrontare la questione contadina abolendo la tassa sul macinato. L’episodio più noto è la strage di Bronte: nell’agosto del 1860. Il 18 agosto 1860 Garibaldi sbarcò a Reggio Calabria iniziando l’occupazione del regno; Francesco II si rifugiò nella fortezza di Gaeta e il 7 settembre Garibaldi entrò a Napoli. Intanto, per paura che Garibaldi potesse giungere a Roma, Cavour inviò truppe piemontesi in Umbria e nelle Marche, occupandole. Le truppe quindi si misero in marcia verso Napoli pronte a scontrarsi con Garibaldi il quale però non era interessato a combattere contro di esse. Questi preferì attendere l’arrivo del re.Nel frattempo nell’Italia meridionale si tennero dei plebisciti per l’annessione al regno sabaudo, che ebbero esito favorevole.Il 26 ottobre 1860, con lo storico incontro di Teano, Garibaldi consegnò a Vittorio Emanuele II tutti i territori da lui liberati. In epoca immediatamente successiva anche le Marche e l’Umbria furono annesse al regno sabaudo per mezzo di plebisciti. L’unificazione nazionale prendeva così corpo, anche se essa non era ancora completa perché il Lazio rimaneva territorio papale e il Veneto era in mano austriaca. Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II fy proclamato re d’Italia. La questione romana Con la caduta del Secondo Impero si riapriva la questione romana. Il Regno d’Italia si era formato anche a spese dello Stato Pontificio: la Chiesa manteneva il possesso del Lazio e di Roma, ma l’unita◌̀ d’Italia non era considerata conclusa. Mentre l’incameramento del Veneto fu un fatto puramente diplomatico-militare scaturito dalla III^ guerra di Indipendenza, la questione romana assumeva un valore etico-politico e religioso. La volontà di conquistare Roma si manifestò all’interno del Partito d’Azione con Garibaldi; la difesa di Roma e dello Stato Pontificio era affidata alla Francia di Napoleone III, che manteneva un proprio presidio. Nell’agosto del 1862 Garibaldi aveva riunito tra la Sicilia e la Calabria un contingente di volontari che si proponevano di marciare verso i confini del Lazio. Di fronte alla minaccia francese di un intervento militare, il governo Rattazzi dovette inviare le proprie truppe per fermare la spedizione garibaldina, dove Garibaldi e i garibaldini furono arrestati. Dopo l’avventura garibaldina fermata sull’Aspromonte, il governo italiano il 15 settembre 1864 firmo◌̀ con la Francia la cosiddetta Convenzione di settembre in base alla quale le truppe francesi si sarebbero ritirate gradualmente da Roma, mentre il governo italiano, in segno di rinuncia a Roma capitale, avrebbe trasferito la capitale da Torino a Firenze, cosa che avvenne nel 1865. La possibilità di annettere Roma al Regno d'Italia si verificò pochi anni dopo la guerra tra Francia e Prussia e la conseguente caduta del secondo impero che implicò il ritiro delle truppe francesi presenti a Roma. Il 20 settembre del 1870 un corpo di bersaglieri comandati dal generale Raffaele Cadorna entrò a Roma attraverso la breccia di Porta Pia. Il papà si dichiarò prigioniero dello Stato italiano è indisponibile a ogni trattativa. Il 2 ottobre si svolge il plebiscito di annessione e il trasferimento della capitale da Firenze a Roma avvenne nel luglio 1871. LEZIONE 24 L’unificazione tedesca e la Terza Guerra di Indipendenza ITALIANA. L’espansione della Prussia e L’unificazione tedesca Nel 1834 era stato creato lo Zollverein , l’unione doganale tra 38 Stati della Confederazione tedesca. La Prussia cercò di creare uno Stato federale, ma l’Austria si oppose a ogni progetto di riunificazione tedesca e con gli accordi diOlmu◌ẗz del 29 novembre 1850 costrinse la Prussia sciogliere l’Unione di Erfurt. La Prussia migliorò notevolmente le proprie strutture statali rendendo più efficiente la pubblica amministrazione e dotandosi di un esemplare sistema di istruzione scolastica che andava dalla scuola primariaall’università.Dopo il 1849, la Prussia non aveva abrogato la costituzione. Il regime prussiano era costituzionale puro e basato su una rigida distinzione tra il potere legislativo e il potere esecutivo.Federico Guglielmo IV perse il senno e gli succedette, il fratello Guglielmo Iche restaurò quelle libertà costituzionali che erano state negate. Tra il 1860 e il 1862 la Prussia attraversò una crisi costituzionale scaturita dalla contrapposizione tra re e parlamento. Tale contrasto sorse a causa della riforma dell’esercito che richiedeva l’imposizione di nuove tasse con l’approvazione del parlamento che non era d’accordo. Guglielmo I nominò cancelliere Bismarck, che considerava la riforma dell’esercito indispensabile affinché la Prussia assumesse la guida dell’unificazione tedesca. La Prussia avrebbe dovuto vincere l’opposizione della Francia e dell’Austria e avrebbe potuto farlo solo con la forza delle armi. Bismarck intensificò l’azione diplomatica assicurandosi il consenso della Russia anche contro l’opinione pubblica europea. RUSSIA: Alessandro II, lo zar riformatore, avviò una serie di riforme: la più importante, il 19 febbraio 1861, fu l’emancipazione dei contadini e l’abolizione della servitù della gleba. La riforma prevedeva una redistribuzione della terra tra padroni e contadini: tuttavia i contadini dovevano pagare il loro riscatto e la terra che era loro concessa. Rispetto alla Prussia, lo sviluppo industriale della Russia procedeva con lentezza e il principale imprenditore era lo Stato. Nel 1860 fu fondata la Banca di Stato che divenne la principale istituzione finanziaria della Russia e provvide alla distribuzione dei capitali necessari per lo sviluppo industriale, anche il sistema ferroviario si sviluppò incrementando i commerci. Il programma di Alessandro II contemplava la modernizzazione della Russia con significative riforme nelle amministrazioni locali, nel sistema giudiziario, nell’esercito e nella riduzione dell’analfabetismo. La questione dello Schleswig-Holstein Il confronto tra Prussia e Austriainiziònel 1864 per la questione dello Schleswig-Holstein, due ducati della Confederazione germanica, ma sotto la sovranità della corona danese. Con un accordo
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