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appunti di storia sia per scuola primaria, sia per infanzia, Appunti di Storia

appunti e riassunto di come insegnare la storia in classe

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 07/11/2021

lisa101
lisa101 🇮🇹

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Scarica appunti di storia sia per scuola primaria, sia per infanzia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! INSEGNARE STORIA NELLA SCUOLA PRIMARIA E DELL'INFANZIA Il libro si divide in 3 parti: ® Di carattere generale; 1. Le storie settoriali riguardano specifici settori, in questo caso l'indagine storica è di tipo interdisciplinare. Alcuni esempi: La storia economica che lega l'indagine storica con l'economia La storia della famiglia che si lega in particolare agli studi antropologici e mette in evidenzia quelli che sono i rapporti della famiglia all’interno di essa. La storia della medicina e della scienza La demografia storica che usa i dati quantitativi per fare ricerche storiche a livello demografico La storia della cultura materiale che insieme all’antropologia si occupa della definizione e dell'evoluzione che entrano a far parte della vita quotidiana, il ramo dell’alimentazione è stato molto importante. Storia locale La storia delle donne e la storia di genere. 2. Pancera insiste molto sulla necessità di intendere la storia non come un semplice studio del passato, ma come disciplina fondamentale per comprendere il tempo presente. La storia non deve essere solo memorizzare date e fatti sul passato, è importante perché consente di capire in mondo in cui viviamo oggi. Per capire il presente tramite la storia, quest’ultima deve essere intesa come INDAGINE. 3. Il verbo greco “historeîn” vuol dire INDAGINE da eseguire logicamente con rigidi criteri e determinate fonti: o L'uso delle fonti consente ad un lavoro di ricerca storica di essere originale, non sarebbe originale se si basasse solo sugli studi di altri autori. o È importante la critica delle fonti, ossia l'utilizzo delle fonti in modo critico o Attraverso un confronto con altre fonti si può cercare di capire, nel migliore dei modi, il loro livello di attendibilità delle fonti. Non solo per le fonti storiche si deve prestare attenzione all’attendibilità, ma anche per le notizie attuali. Le fonti sono sempre prodotte da qualcuno che può presentare l'informazione in un modo oppure in un altro; la stessa informazione può essere presentata in modi diversi da persone diverse. Si deve sempre guardare chi ci dà quest'informazione e quali fini ha (se ci sono interessi economici, politici dietro). o Uno storico per capire l'attendibilità delle fonti le può COMPARARE con altre fonti. La storia dovrebbe abituare a cercare le ragioni delle cose, indispensabile in qualsiasi forma di cittadinanza attiva e consapevole TIPI DI FONTI: Le fonti primarie, DIRETTE, sono di prima mano, possibili da consultare direttamente senza bisogno di ricavare informazioni da altre fonti come ad esempio un manoscritto. Le fonti secondarie definite anche INDIRETTE, sono gli studi già compiuti su un determinato argomento infatti sono denominate indirette per il fatto che ricaviamo informazioni da fonti di seconda mano come ad esempio un saggio | programmi del 1945 non furono mai adottati dallo stato italiamo anche perché troppo lontani dalla tradizione pedagogica degli anni precedenti e dal modo in cui il fascismo faceva scuola. La scuola infatti per il fascismo era considerata fondamentale per alimentare il consenso degli italiani verso il regime, era diventata uno dei pilastri per la propaganda del regime. In Unione Sovietica invece c'era un metodo educativo differente che si voleva difendere dalla pedagogia delle democrazie capitalistiche occidentali. Per i sovietici si doveva educare gli alunni ai valori collettivi (e non individuali). Gli studenti dovevano lavorare in gruppo ed essere valutati anche in gruppo. La pedagogia americana dava molta importanza all'individuo e alla sua distinzione rispetto agli altri. Per la maggior parte della storia dell’Italia repubblicana è continuato ad essere fondamentale il libro di testo per l'insegnamento nella scuola perché il regime fascista aveva introdotto il libro di testo unico; si continuò anche dopo il fascismo ad intendere l'insegnamento nella scuola primaria come trasmissione di informazione agli alunni, che erano tenuti a memorizzare queste informazioni. C'era inoltre il problema legato al CORPO DOCENTE nei primi anni dell’Italia repubblicana, infatti i maestri si erano formati all’epoca del fascismo ed erano rimasti isolati dai metodi educativi più moderni (come quello americano). | primi programmi per la scuola elementare furono introdotti dallo stato italiano solo nel 1955. In questi programmi non fu assegnato nessun valore formativo alla storia; veniva data importanza all'educazione morale e civile per cercare di trasmettere agli alunni il valore del patriottismo. La storia non era considerata una disciplina importante su cui concentrarsi, in particolare la storia contemporanea. Nella seconda metà dell’800 con la creazione dei sistemi scolastici nazionali era data molta importanza alla storia del risorgimento, considerata fondamentale per creare la nuova nazione italiana. Il FASCISMO inizialmente aveva dato molta importanza alla storia contemporanea, perché esso aveva necessità di insegnare ai giovani che era un movimento nuovo che voleva una nazione nuova diversa dal passato. Veniva quindi insegnato sia il periodo della prima guerra mondiale sia quello dei primi anni del fascismo. La DESTRA STORICA non dava importanza alla storia del risorgimento a scuola perché questa storia non era stata fatta solo da componenti moderate (Cavour e la Monarchia), ma c'erano stati anche movimenti di tipo democratico (come quello di Mazzini o Garibaldi) a cui si opponeva la destra storica. Fare la storia del risorgimento significava quindi ammettere che l'Unità d’Italia era stata raggiunta anche grazie a componente radicali e democratiche. La SINISTRA STORICA (dagli anni 80 del 900) diede poi importanza alla storia del risorgimento, nei manuali di quel periodo si cercava di insistere sulle figure meno moderate di quel periodo; in generale la sinistra storica diede più spazio alla storia più recente.Dopo la fine del fasciamo si decide di eliminare la storia contemporanea perché creava dei problemi di carattere politico. Era infatti iniziata la GUERRA FREDDA e il grande nemico delle democrazie occidentali erano i comunisti e i socialisti, i quali nel 1947 furono esclusi dal governo italiano. L'Italia era stata liberata dal nazifascismo anche grazie al contributo dei comunisti e dei socialisti. Il governo dal 1947 in poi però è sempre stato basato sul potere della DEMOCRAZIA CRISTIANA (DC), strettamente legata agli USA. I governi italiani decidono di non insegnare la storia contemporanea (fascismo e resistenza) nelle scuole per motivi politici, perché bisognava ammettere che l'Italia aveva inventato il fascismo, una cosa di cui la classe dirigente non andava fiera (perché Mussolini riuscì ad arrivare al potere grazie al sostegno di una parte dei liberali e dei cattolici). Inoltre la resistenza non era stata fatta solo dai democratici cattolici (DB) e dai liberali antifascisti, ma anche dai comunisti; durante la guerra fredda però erano identificati come un nemico. Per questo non si poteva spiegare a scuola che i comunisti avevano contribuito alla liberazione del paese dal nazi-fascismo. 2. RIFORMA DEL 1985 Nel 1985 nella scuola italiana si inizia a insegnare una storia di tipo nuovo, più aperta ai temi della scuola culturale, dell'economia, della storia sociale.La storia fu inserita in un ambito disciplinare comune con la Geografia; queste materie furono collocate in una funzione di mediazione tra passato e presente. Si cercava finalmente di usare la storia per far capire al meglio il presente. 2)II GOVERNO PRODI (governo di centro-sinistra) introdusse le indicazioni nazionali del 2007. In base a queste indicazioni la storia fu unita di nuovo alla geografia; l’area storico geografica insieme a quella linguistico-espressiva e a quella scientifica-matematica, rappresentavano le grandi aree dell’insegnamento nella scuola primaria. Le indicazioni del 2007 recuperano il richiamo al rapporto tra passato e presente che era stato abbandonato nel 2004. Si insisteva sul fatto che a scuola bisognasse formare le capacità critiche degli alunni, in particolare si faceva riferimento all'uso degli strumenti informatici con la guida dell'insegnante, in particolare nell’ambito della disciplina storica questo poteva insegnare i bambini un uso consapevole delle risorse informatiche. Restava in queste indicazioni la volontà di far studiare solo la storia antica, accompagnata dall'uso del solito sussidiario. Le indicazioni nazionali del 2012 sono in continuità con le indicazioni del 2007 emanate dal Governo Prodi (centro- sinistra). Nelle indicazioni del 2012 permane una certa AMBIGUITÀ tra la volontà di promuovere una didattica di tipo attivo (che prende spunto dall’osservazione della realtà presente) e i contenuti obbligatori di storia (riferiti solo alla preistoria e alla storia antica nella scuola primaria). Da un lato si invita la scuola a far capire ai bambini la realt della società di oggi ,ma dall'altro nella scuola primaria obbligatorio solo lo studio della storia antica. à è Avviene un cambiamento rispetto alle vecchie indicazioni, rappresentato dalla collocazione a sé stante della disciplina storica. Non esistono più le macro aree disciplinari, la storia è una delle tante discipline che si devono insegnare a scuola. Dall'anno scolastico 2016-17 è diventata obbligatoria la presentazione al termine della scuola primaria della SCHEDA DI CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE — ACQUISITE DALL'ALUNNO, in base sia alla normativa europea, sia alle indicazioni nazionali italiane del 2012. È una scheda valutativa da completare al termine del ciclo della scuola primaria, concepita su 4 livelli di raggiungimento delle competenze: Iniziale Base Intermedio Avanzato LE INDICAZIONI DELL'UNIONE EUROPEA L’UE ha quindi invitato gli stati nazionali a fare in modo che a scuola gli insegnanti insegnassero anche l'identità europea e come le singole identità nazionali interagiscono con l'identità europea, per rafforzare le basi dell'UE. Inoltre l'UE invita le scuole nazionali a sviluppare la conoscenza di determinati concetti attraverso lo studio della storia: ad esempio l’idea di democrazia, di giustizia, di uguaglianza, di cittadinanza e i diritti civili. L’UE e ritiene importante che a scuola si facciano capire le vicende contemporanee, spiegando come funziona la società nell'età contemporanea. La consapevolezza e l’espressione culturale. Ogni espressione dell’uomo è legata al divenire di una civiltà (Ia sua realtà storica). La consapevolezza dell'identità culturale aiuta a sviluppare le capacità di espressione culturale. Conoscere la storia aiuta con le espressioni di carattere artistico ad esempio. Pancera sottolinea l’importanza (oltre che delle conoscenze) delle COMPETENZE,cioè le capacità cognitive (capacità di conoscere), esse sono importanti nel mondo di oggi perché oggi la società cambia più velocemente rispetto al passato, ed è necessaria una maggiore flessibilità dell'individuo, in particolare nel mondo del lavoro. Oggi a scuola si deve imparare a conoscere autonomamente una volta diventati adulti per adeguarsi ai cambiamenti della società. Ogni sistema educativo dovrebbe mirare allo sviluppo di una rete di attitudini in grado di adeguarsi e di rispondere al continuo trasformarsi dei saperi e dei linguaggi. Nella raccomandazione del parlamento europeo emanata nel 2006 I’UE ha indicato quali sono le competenze chiave che gli alunni dovrebbero imparare a scuola sono La comunicazione nella madre lingua La comunicazione nelle lingue straniere La competenza matematica e le competenze di base in scienza e tecnologia La competenza digitale Imparare ad imparare Le competenze sociali e civiche Lo spirito di iniziativa e imprenditorialità La consapevolezza e l’espressione culturale Sono le risposte necessarie per affrontare la globalizzazione e il continuo cambiamento della società, dell'economia e della tecnologia.Alcune di queste competenze sono particolarmente importanti per la disciplina storica: Le competenze digitali->È necessario che gli alunni imparino ad utilizzare gli strumenti informatici e a saper usare con spirito critico le tecnologie della società dell’informazione. L'attitudine critica nei confronti della tecnologia si ricollega o Questo modello di insegnamento è ancora utile se ci si avvale dei nuovi strumenti informatici; oggi c’è infatti la possibilità di reperire e riprodurre in classe fonti di ogni genere. Le spiegazioni possono essere rafforzare dall'uso delle nuove tecnologie e applicandole al metodo trasmissivo sequenziale si consente di rendere ancora utile questo metodo di insegnamento della storia che resta però un metodo tradizionale 2. METODO INNOVATIVO: UNITÀ MODULARE DI APPRENDIMENTO o Si pone come obiettivo quello di sviluppare negli allievi le competenze specifiche della disciplina storica; quelle competenze che sono state richiamate dalla normativa europea e dalle indicazioni nazionali del 2012. Nell’unità modulare di apprendimento la didattica deve essere attiva e molto diversa dalla didattica presente nel metodo didattico tradizionale (dove l'alunno aveva una posizione passiva) Perché cerca di coinvolgere gli alunni mentre nel modello tradizionale prevale il criterio sequenziale, l’unità modulare di apprendimento della storia si basa sul CARATTERE TEMATICO, cioè prende in considerazione determinati temi, intorno ai quali si sviluppa l’unità di apprendimento storico. L'obiettivo è quello di mettere in evidenza il rapporto che c'è tra il fenomeno analizzato e il tempo presente (che era trascurato nel modello tradizionale di insegnamento). Con l’unità modulare di apprendimento l'insegnante cerca di porre in evidenza l'eredità dei fenomeni storici nella realtà di oggi. Per fare questo l’unità modulare di apprendimento si serve di vari strumenti come: 1) L'uso di fonti primarie e secondarie; 2) L'uso di carte, grafici, cronologie; 3) L'iconografia; 4) Le uscite didattiche; o In questo nuovo metodo la dimensione storica è concepita come il passaggio da uno stato iniziale delle cose verso uno successivo che ha come termine finale proprio l'attualità. È un metodo molto diverso da quello sequenziale; le 4 fasi ricordano la concezione del tempo circolare tipica della società post-moderna (qui la concezione del tempo è circolare e non più lineare). Questo metodo rispecchia quindi i cambiamenti avvenuti nella società di oggi e cerca di applicarli nella didattica. Il modulo di apprendimento di storia si divide in 4 fasi: 1) RIFLESSIONE SUL PRESENTE Si parte dall’osservazione di un elemento attuale, in modo da farne capire la dimensione storica; questo serve per motivare gli alunni all’apprendimento della storia. Un esempio di elemento attuale è ad esempio un monumento che si può far vedere tramite una foto o tramite una visita guidata. In questa fase è fondamentale la partecipazione attiva degli alunni, in particolare l'insegnante fa un colloquio con i bambini per cercare di capire il loro livello di conoscenza sull'argomento. 2) PASSAGGIO DAL PRESENTE AL PASSATO L'insegnante usa diversi strumenti come testi storiografici, carte, sussidi multimediali e attraverso questi strumenti l'insegnante conduce lo studente a considerare i legami tra il presente e Il passato. 3) RICOSTRUZIONE DEL PASSATO Si devono cogliere le trasformazioni avvenute nella storia; si devono mettere in evidenza gli elementi di continuità e di discontinuità. 4) RITORNO AL PRESENTE Si rilette sul presente, in questa fase è molto importante la partecipazione attiva degli alunni (si può ad esempio fare un dibattito con gli alunni). o In questo metodo svolge un ruolo importante il LABORATORIO DI STORIA. Nell'ambito della didattica laboratoriale docenti e allievi e allievi tra di loro interagiscono nel processo di costruzione delle conoscenze e di acquisizione delle competenze. Con il laboratorio di storia si rafforza la visione della didattica come qualcosa di attivo (una stretta collaborazione nell'esecuzione di compiti pratici); si abbandona così il classico rapporto gerarchico stabilito dal metodo trasmissivo, dove l'insegnante dall’alto trasmette contenuti agli alunni, che hanno una condizione di passività. La finalità del laboratorio di storia è quella di rendere l'allievo in grado di saper fare, e non solo conoscere; l’allievo non deve più essere passivo, ma deve partecipare attivamente alla didattica (guidato ovviamente dell’insegnante). Ad esempio attraverso il reperimento e la comprensione delle fonti; la selezione e la critica delle informazioni raccolte; la ricostruzione interpretativa e l'esposizione dei risultati. Il laboratorio però ha un limite: CONCRETA POSSIBILITÀ DI TEMPO A SCUOLA, il laboratorio richiede molto tempo. Spesso però queste attività possono legare campi di natura disciplinare diversa (possono essere INTERDISCIPLINARI), in questo modo si può trovare più tempo da dedicare al laboratorio.
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