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Il Dopoguerra in Italia e l'avvento del Fascismo: la nascita di un nuovo ordine politico, Appunti di Storia

Storia contemporanea d'ItaliaStoria politica d'ItaliaStoria sociale d'Italia

La situazione politica e sociale in Italia dopo la fine della prima guerra mondiale, con la crescente richiesta di potere da parte della classe operaia, la consapevolezza crescente dei contadini e la mobilitazione dei ceti medi. i principali attori politici di quell'epoca, tra cui il Partito Popolare Italiano e il Partito Socialista, e descrive la crescente violenza e la polarizzazione politica che portò all'ascesa del fascismo. Il testo illustra anche la strategia di Giolitti per debilitare i socialisti e il ruolo dei fascisti nella conquista del potere.

Cosa imparerai

  • Che problemi portava con sé l'Italia alla fine della prima guerra mondiale?
  • Come si formarono i principali partiti politici in Italia dopo la guerra?
  • Come Giolitti tentò di debilitare i socialisti e come i fascisti reagirono?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 19/12/2022

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matteo-peluso 🇮🇹

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Scarica Il Dopoguerra in Italia e l'avvento del Fascismo: la nascita di un nuovo ordine politico e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Dopoguerra in Italia e avvento del fascismo Con la vittoria l’Italia aveva superato la prova più impegnativa della sua storia, ma portava dietro con sé i problemi della Grande Guerra. La classe operaia reclamava per maggior potere in fabbrica e manifestava tendenze rivoluzionarie; i contadini tornavano dal fronte con una cresciuta consapevolezza dei propri diritti e a ottenere dalla classe dirigente le promesse fatte durante il conflitto; i ceti medi si organizzavano e si mobilitavano per difendere i propri interessi e i loro ideali patriottici. Questi problemi erano comuni a tutti i paesi ma in Italia aveva un eco più grande a causa dei problemi economici che caratterizzava la nazione e alle lotte politiche che frammentavano la società. Furono i cattolici a portare il primo fattore di novità dando vita al Partito Popolare Italiano, con primo segretario don Luigi Sturzo che si presentava con un programma di impostazione democratica e ispirato alla dottrina cattolica. L’altra novità nel panorama politico fu la crescita del Partito socialista e nel partito schiacciante era la prevalenza della corrente massimalista, di sinistra, che avevano come obiettivo l’instaurazione della repubblica socialista fondata sulla dittatura del proletariato. Nel Partito socialista italiano si formarono gruppi di estrema sinistra formati da giovani che si ispirano al modello dei comunisti russi e che dunque si battevano per un impegno rivoluzionario. Tra questi movimenti spiccava quello formato da Benito Mussolini con il nome “Fasci da combattimento”, che si ispirava a sinistra e si dichiarava favorevole alla repubblica e si distinse subito per il suo fare politico aggressivo e violento. VITTORIA MUTILATA: ne parla D’Annunzio quando l’opinione pubblica borghese nutrì un sentimento di ostilità verso gli alleati, accusati di voler defraudare l’Italia dei frutti della vittoria. Biennio rosso in Italia Fra il 1919 e il 1920 l’Italia attraversò un periodo di tumulti e di agitazioni sociali: uno dei maggiori era il rincaro dei viveri che aveva portato ad un’ondata di scioperi nelle industrie. Non meno importanti erano le lotte dei lavoratori agricoli: al nord dove prevaleva iI bracciantato e le leghe rosse possedevano il monopolio della rappresentanza sindacale, le agitazioni arrivarono anche in aree del centro-nord dove prevaleva la mezzadria e dove erano attive le leghe bianche cattoliche. Le due leghe avevano obiettivi differenti: le leghe rosse miravano alla socializzazione della terra, mentre i cattolici si battevano per lo sviluppo della piccola proprietà contadina. Il problema di queste agitazioni era la mancanza di comunicazione e di rapporti reciproci tant’è che queste agitazioni procedettero ognuna per conto proprio. Nel 1919 si ebbero le prime elezioni dopo la guerra in cui i socialisti si affermarono come primo partito. Nel 1920 ritornò Giolitti il cui programma era la nominatività dei titoli azionari, cioè intestare le azioni al possessore permettendo la tassazione e l’imposta straordinaria sui sovraprofitti dell’industria bellica. In politica esterna Giolitti firmò il trattato di Rapallo secondo cui la Jugoslavia ebbe la Dalmazia, la città di Zara all’Italia e la città di fiume fu proclamata città libera. Mentre in politica interna incontrò alcune difficoltà: il governo impose la liberalizzazione del prezzo del pane per risanare il debito nazionale, ma non riuscì a rendere operanti i progetti di tassazione dei titoli azionari e dei profitti di guerra. Questo perché i liberali non avevano più quella maggioranza pre guerra, i socialisti avevano ideologie differenti e i popolani erano troppo forti per piegarsi al progetto di Giolitti. I sindacati diedero inizio alla vertenza chiedendo ai lavoratori e alle fabbriche delle richieste economiche e normative che rifiutarono: così alla fine di agosto in risposta alle serrate la FIOM ordinò ai suoi aderenti di occupare le fabbriche. Sul piano sindacale gli operai vedevano questa occupazione come un moto rivoluzionario, un’aria di cambiamento; ma sul piano politico la sensazione dominante era di delusione rispetto alle attese nei giorni “eroici” dell’occupazione. Lo Stato autoritario Per impedire una seconda ondata di rivoluzione Mussolini istituì il Gran consiglio del fascismo che aveva il compito di delineare la politica fascista e le squadre fasciste vennero inquadrate nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale al fine di proteggere gli sviluppi di una nuova rivoluzione e obiettivi numeri uno erano i comunisti, accusati di semi clandestinità. Mussolini ottenne l’appoggio anche dalla chiesa cattolica che diede merito ai fascisti di aver allontanato il pericolo di una rivoluzione socialista; mentre dal suo canto Mussolini si mostrò disposto ad importanti concessioni, come la riforma scolastica varata da Gentiloni che prevedeva l’insegnamento della religione cattolica nella scuola elementare e l’introduzione di un esame di stato al termine di ogni ciclo di studi. Mussolini si pose poi anche il problema di rafforzare la sua maggioranza parlamentare, scopo della sua legge elettorale maggioritaria. Alcuni cattolici e liberali di destra decisero di candidarsi assieme ai fascisti nelle liste nazionali presentate col simbolo del fascio. Nelle elezioni del ‘24 il risultato fu clamoroso con le liste nazionali che ottennero più dei tre quarti dei seggi. Dopo due mesi dalle elezione un avvenimento sconvolse lo scenario, il delitto di Giacomo Matteotti il 10 giugno, rapito da un gruppo di squadristi e ucciso a pugnalate. Inizialmente ci fu una durissima requisitoria contro il fascismo. Ma ben presto il paese capi che il delitto è una pratica di violenze con cui Mussolini e i suoi seguaci portavano la responsabilità. Il delitto Matteotti fu un pretesto per Mussolini per minacciare di usare la forza per le opposizioni e dunque sì passò da governo autoritario a dittatura. Chiudeva ogni spazio per la libertà politica e sindacale ed esponenti antifascisti furono obbligati all’esilio. Venne varata una nuova legge costituzionale che rafforzava i poteri del capo del governo, venne istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato, venne abolito il diritto allo sciopero, venne reintrodotta la pena di morte per gli oppositori e la legge elettorale del 1928 introduceva il sistema della lista unica che faceva decidere agli elettori solo se approvarla o respingerla
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