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Appunti discorsivi ed esaustivi sulla biografia di Caravaggio, Appunti di Storia dell'Arte Moderna

Descrizione della tormentata vita di Caravaggio. Ogni fatto biografico ha conseguenze sulla produzione artistica del genio. Ne descrivo, anno per anno, la vita. L'esame è relativo al corso di laurea triennale di Storia e Tutela dei beni artistici, ma non sono riuscita ad inserirlo nelle preimpostazioni del file.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 10/09/2021

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4.7

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Scarica Appunti discorsivi ed esaustivi sulla biografia di Caravaggio e più Appunti in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! CARAVAGGIO Caravaggio, violento, assassino e geniale protagonista di una vita tormentata spesa tra il lusso e la raffinatissima cultura dei palazzi romani del principio del Seicento e la feccia della strada, tra sgherri e prostitute. Nonostante avesse una personalità fedele a principi che contrastavano non tanto la morale comune, quanto l'indirizzo culturale delle istituzioni del tempo; fin dagli esordi trovò potenti estimatori (Cardinale Francesco Maria del Monte, Vincenzo Giustiniani, i fratelli Mattei) che ne promossero le idee prima che la pittura. 29 settembre 1571: nasce a Milano Michelangelo Merisi, figlio di Lucia Aratori e Fermo Merisi, architetto, sovrintendente e amministratore di casa di Francesco Sforza, appartenente a un ramo cadetto dell'importante dinastia milanese e marchese di Caravaggio. | Merisi avevano alcune proprietà e godevano di un reddito fisso da parte dei marchesi Sforza, perciò, potevano definirsi benestanti in un clima di totale instabilità economica e incertezza quale era quello degli anni tra il Cinquecento e il Seicento. È possibile che egli avesse manifestato attitudini artistiche fin dalla tenera età poiché presto fu mandato a bottega a Milano presso Simone Peterzano dove verrà avviato al mestiere di pittore. 1577: Fermo Merisi muore nell’'epidemia di peste. 1584: dietro il compenso di ben 44 scudi d'oro, Simone Peterzano sottoscrive l'impegno di ospitare nella sua casa il giovane Michelangelo per quattro anni e di insegnargli tutte le tecniche necessarie perché possa diventare pittore. Michelangelo si trasferisce, dunque, dalla rurale e famigliare Caravaggio in una Milano pervasa dal fanatismo religioso dell'arcivescovo Carlo Borromeo. Peterzano si era posto strettamente in linea con la morsa religiosa del potente Borromeo riuscendo ad accaparrarsi commissioni per le diverse chiese di Milano e ponendosi in perfetta sintonia con i canoni stabiliti dal Concilio di Trento (1545-1563). La sua pittura coniuga il realismo lombardo con la tarda maniera post rinascimentale. Michelangelo però in questi anni di convivenza col maestro assimila sempre più le basi di quella pittura strenuamente fedele al vero che avrebbe sempre professato. 1588-1592: prima della sua partenza per Roma, Michelangelo compie un probabile viaggio a Venezia e forse uno anche a Mantova dove il migliore allievo di Raffaello, Giulio Romano, aveva imparato novità prospettiche ed espressive. È di questi anni anche un suo studio approfondito di Leonardo (lo indirizza verso il vero) e di un gruppo di pittori, Moretto, Savoldo, Moroni (colorito più vero e attento). Al termine del tirocinio presso Peterzano, Caravaggio tornò alla cittadina d'origine dove, dopo la morte della madre, vendette pezzo per pezzo tutta l'eredità di famiglia spartendosi il ricavato con la sorella Caterina e il fratello Gian Battista. Qualcosa dovette effettivamente succedere a Milano per spingere Caravaggio ad abbandonare la propria cittadina per recarsi a Roma, ma se fu un fatto criminoso o se fu l'opportunità di affermare la propria arte in una città in pieno fermento, non è possibile stabilirlo con certezza. 1592: Michelangelo si trasferisce a Roma con la sua parte di eredità. Qui era da poco salito al soglio pontificio papa Clemente VIII. La Chiesa necessitava di immagini per promuovere la sua Controriforma e Roma pullulava di artisti, scalpellini, architetti che giungevano in cerca di lavoro da tutta Europa. Giunto a Roma fece valere le vecchie entrature presso gli Sforza ed i Colonna che lo indirizzarono presso Pandolfo Pucci. Ma questa sistemazione non dovette soddisfare Caravaggio che soprannominò Pucci “Monsignor insalata” a causa dello scarso vitto offerto. Decise quindi di andare a vivere per conto suo nonostante la povertà in cui versava. Di questi primi anni romani le uniche notizie che abbiamo su Caravaggio lo descrivono all'opera per un oscuro pittore siciliano di nome Lorenzo e in rapporti d'amicizia con Antiveduto Gramatica. Inoltre una malattia “trovandolo senza denari” lo costrinse a ricoverarsi presso lo Spedale della Consolazione. 1593: entra nell’entourage di Giuseppe Cesari, detto Cavalier d’Arpino, che all’epoca era il più prestigioso pittore di Roma amico personale di papa Clemente VIII. Era un brillante imprenditore a capo della più florida bottega di Roma nella quale Caravaggio fu applicato a “dipingere fiori e frutti”, relegato quindi all'esecuzione di un unico aspetto della rappresentazione. Quello della natura morta era un aspetto della figurazione ritenuto meno elevato rispetto all'esecuzione delle figure. Il genere, tuttavia, aveva avuto una particolare fortuna in area lombarda, sempre associato a precisi significati simbolici. (Si era diffuso il gusto, tra i collezionisti, della rappresentazione di oggetti inanimati svolta iper-realisticamente come fossero collocati sotto la lente d'ingrandimento > attenzione ai passaggi di luce). Il principio di “fedeltà al vero” fu tale da consentire a tutti di riconoscere in alcune delle figure rappresentate nei dipinti personaggi che accompagneranno Caravaggio in determinati periodi della sua vita, usati come modelli sia per composizioni di collezionisti sia per commissioni religiose. Ciò causò spesso problemi dato che i modelli scelti erano spesso suoi compagni di ventura o garzoni, ma anche cortigiane del tempo (Mario Minniti o Maddalena Antognetti). 1594: Michelangelo decise di “stare da se stesso” e lasciò la bottega del Cavalier d’Arpino. Purtroppo però egli non riusciva a vendere i suoi dipinti e ben presto si ridusse senza denari. Sono anni di miseria per Caravaggio e coincidono con gli anni in cui Clemente VIII con una violenta sferzata repressiva aveva deciso di ripulire la vita di strada di Roma. (Bandì il duello; fece espellere i vagabondi, delinquenti e mendicanti; divieto del gioco delle carte e dei dadi; messa fuori legge la prostituzione e l'omosessualità). Caravaggio elevò la rappresentazione di quel mondo della strada al livello di quello che all'epoca era riconosciuto il più alto grado morale e intellettuale, quella definita di “storia” che si occupava di rappresentare nobili azioni storiche o religiose che evocavano virtù e bellezza. Paradossalmente, però, sono proprio “I bari” e la “Bona Ventura” ad aprirgli le porte dei palazzi degli aristocratici romani togliendolo dalla miseria in cui viveva. Con questi dipinti aveva manifestato i propri debiti verso una traduzione riconoscibile agli occhi dei contemporanei e universalmente accettata: quella del Cinquecento veneto (Giorgione > atmosfera chiara e luminosa). Fu forse uno dei commercianti di basso profilo (Maestro Valentino) ad introdurlo presso l’aristocratico Cardinal del Monte, suo futuro protettore. Il cardinale era un diplomatico potente, confidente del Granduca di Toscana Ferdinando | de’ Medici e benvoluto da papa Clemente VIII. Conosciuto il giovane Michelangelo lo invitò a vivere nel suo palazzo. L'ingresso di Caravaggio nel palazzo del cardinale del Monte corrisponde a un totale cambiamento di ambiente che influì sul pittore orientandolo verso soggetti a lui del tutto nuovi. Entrano nel suo repertorio la musica (una delle arti amate dal cardinale) e gli strumenti musicali che egli interpreta entro complesse allegorie nobilitate da revocazioni antichizzanti. (Concerto, Il suonatore di liuto). Negli anni attorno al 1600 le strette relazioni tra musica e natura non erano casuali: il cardinale era un acceso sostenitore delle teorie musicali che auspicavano il ritorno a una musica “semplice e naturale” per cantante solista che avesse “per mira solo il commuovere sé stesso in altrui”. L'autore del libro che esprimeva il passaggio della musica dal passato al nuovo era Vincenzo Galilei, padre di Galileo Galilei. Lo scienziato moderno era stretto amico del fratello del cardinale amante della matematica e, quindi, frequentava spesso il palazzo di famiglia (Caravaggio e Galileo si sono probabilmente conosciuti). Si instaura così una nuova relazione delle arti con la natura, relazione che oltre ai sensi aveva a che fare con l'ottica e la scienza nell'indagine sul naturale. Dal Monte si dedicò anche allo studio di farmacologia e alchimia per cui installò una distilleria alchemica nella sua villa di campagna per svolgerci degli esperimenti. Qui Caravaggio eseguì l’unica opera su muro della sua vita, non ad affresco bensì ad olio come faceva per le tele. 1595-1596: le ricerche di Michelangelo andavano investigando la trasposizione di quelli che all'epoca erano chiamati “i moti dell'animo” (= deformazioni espressive seguite ai sentimenti esterni di allegria, ira, dolore o paura 3 “Ragazzo morso da un ramarro”, “Medusa”, “Giuditta e Oloferne”). TEORIE, TEMATICHE E CARATTERISTICHE DELL’ARTE CARAVAGGESCA Epicureismo: filosofia che si fonda sul piacere e che sa cogliere la forma fisica di esso. Vede il culmine del piacere nell'amicizia, cioè nell'incontro con l’amico fino al sacrificio per lui. Vede questi caratteri massimi nella divinità che li trasmette alla Natura (massima maestra) che li insegna a sua volta all'uomo. La conoscenza si basa sull’indagine dei fondamenti dei caratteri opposti della bassezza-bruttezza, piacere- dolore, calma-accelerazione. La dottrina epicurea è ripresa nel “Libro delle 10 vite” di Diogene Laerzio, “De Rerum Natura” di Lucrezio e “Ars poetica” di Orazio. Le teorie formulate dall’epicureismo dicono che: >» Corpo e anima sono talmente congiunti tra loro che ciò che i sensi del corpo percepiscono dagli atomi naturali è raccolto dall'anima che circola per tutto il corpo ed è offerto al caput dove è situata la mens, il principio generale del corpo dove avviene il giudizio sul bene e sul male “se vuoi emozionarti con l’arte, devi prima emozionarti”: immedesimazione, l’esperienza sensibile è criterio di verità cui nulla può contraddire L'arte è il massimo grado della contemplazione della bellezza Il fato è introdotto dagli stoici come signore di tutte le cose, è una come credenza L'idea di divinità è proiezione all’infinito dell'idea di pace e beatitudine che rifiuta tutto ciò che è allotrio a questa beatitudine Morte=nulla; è privazione delle sensazioni e quindi non va temuta. v VV Vv v Luce: strumento fondamentale per la conoscenza di quelle cose naturali che l'uomo ammira poiché le coglieva a contrasto delle tenebre. Accostamenti di aree più illuminate ed aree più buie per creare uno scarto profondo da ottenere attraverso lo studio nei fondamenti del disegno, ma attraverso gli effetti cromatici. La situazione di limite tra luce e ombra, soprattutto negli autoritratti rimanda alla convinzione di “nosce te ipsum” (“conosci te stesso”). La luce per Caravaggio viene sempre irradiata dall'alto in scene sempre collocate in spazi chiusi. Rifiuto della prospettiva: per dare profondità all'arte, rifiutava la prospettiva come geometria sottesa alle cose, che permette di inquadrare un oggetto dal punto di vista in cui lo si guarda. Per Caravaggio la prospettiva è un mezzo artificioso il quale scinde il disegno dalla superficie colorata, scissione che non esiste in natura ma è creata dall'intelletto: è portatrice di inganno e falsità, forma e colore sono inscindibili. In Caravaggio l'abbondanza delle tenebre serve a mascherare l'assenza di un punto di fuga derivante dalla costruzione prospettica. Specchio: Caravaggio usa lo specchio piatto e non quello a scudo poiché altera la forma riflessa. Lo specchio piano ha come effetto sulla visione quello di annullare la profondità e di riportare le cosa che mostra sul piano. Usava questo strumento perché rispettava l'integrità della natura indipendentemente dal punto di vista del soggetto riguardante che rappresenta una chiusura in se stesso rispetto alla verità. Lo specchio serve per spiegare la veridicità della percezione sensibile rispetto a quella intellettiva, il suo ruolo è quello di salvaguardare la causa stessa del vedere. Caravaggio usa lo specchio per tradurre in figura la natura come è e non come appare, gli garantisce di rivelare la verità atomica della cosa e di dare a chi la guarda lo strumento per vincere la falsità, cosa che altrimenti la prospettiva altererebbe (ciò che entra nell’occhio è la massa di atomi che si staccano senza consumare l'oggetto). Temi ricorrenti: = Gesto del 2 indica la seconda persona della trinità cristiana e il secondo comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso” (“Marta e Maddalena”, “San Gennaro”) = Raffigurazione di sé (“Bacchino malato”) = Simbologia di Cerere (“Bacco”, “Caneforo”) = Contro la legge del fenomeno (è in un momento in cui Gesù si svela attraverso un segno assiomatico) (“Cena di Emmaus”, “San Tommaso”) = Fascetta (“Gesù coronato di spine”, “Ecce homo”) = Carattere scimmiesco (“Gesù alla colonna”, “Salomè”)
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