Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Introduzione alla Sociologia: Strutture Sociali e Fatti Sociali, Appunti di Sociologia

Una introduzione alla sociologia, con un focus particolare sui concetti di struttura sociale e fatti sociali. La sociologia non solo produce teorie e idee, ma fornisce strumenti per comprendere e pensare in modo critico la vita individuale e le motivazioni dietro le interazioni sociali. la struttura sociale come la base per la comprensione delle interazioni quotidiane e della società come un insieme di regole e norme. Vengono discusse le differenze tra la statistica sociale e la dinamica sociale, e le tre questioni centrali affrontate da ogni teoria sociologica: sviluppo del concetto di 'fatto sociale', analisi delle origini della solidarietà sociale e analisi della religione e del suo ruolo nella vita moderna.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/10/2022

sara-candela
sara-candela 🇮🇹

5 documenti

1 / 54

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Introduzione alla Sociologia: Strutture Sociali e Fatti Sociali e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Capitolo 1: Immaginazione sociologica La sociologia ha cercato di capire come gli uomini siano reciprocamente connessi. Le relazioni modellano: ➢ il modo in cui si sviluppano le vite individuali; ➢ il modo in cui gli individui finiscono per interpretarle. L’immaginazione sociologica è: la capacità (volontà; più o meno estesa a tutti gli individui) di riflettere sistematicamente (astrarre) su quanto cose percepite dagli individui come problemi personali siano in realtà questioni sociali ampiamente condivise da altri individui nati in un periodo e in un ambiente sociale simile al nostro. Questa definizione esprime il compito che svolge la sociologia: ➢ la sociologia si caratterizza per l’approccio utilizzato per studiare vari temi diversi, e non per i temi da essa studiati. La sociologia studia il mutuo rapporto tra l’individuo e il contesto, perché: l’individuo è inserito all’interno di quest’ultimo, ma lui stesso con le sue azioni è partecipe alla mutazione del contesto stesso in cui si ritrova. Il termine “immaginazione sociologica” è stato coniato dal sociologo Mills, il quale affermò: “l’immaginazione sociologica permette di afferrare biografia e storia e il loro mutuo rapporto nell’ambito della società”. Ciò sta a significare che: gli individui e le loro azioni sono fortemente influenzate dai luoghi e dai tempi in cui vivono, e quindi dalla serie di esperienze fatte da essi stessi. ➢ Comprendere il mondo che ci circonda, quindi, significa riconoscere con quanta forza le nostre esistenze individuali siano influenzate dai luoghi e dai tempi in cui si è nati, di chi si è nati e dalla serie di esperienze fatte nel corso della vita. A ogni stadio della vita, sia come individui che come membri di un mondo sociale, le opportunità di ogni individuo sono sempre influenzate da: > disuguaglianze > ingiustizie > vantaggi che essi incontrano. L’immaginazione sociologica quindi aiuta a porre domande non scontate sui mondi sociali che abitiamo e a cercare le risposte. L’immaginazione sociologica mette in discussione alcune tendenze di fondo (stereotipi) che tutti gli individui possiedono; e che vengono considerate normali o neutrali. ➢ L’immaginazione sociologica aiuta a cogliere la molteplicità delle relazioni di intimità e mette in discussione le nostre supposizioni riguardo le basi naturali invece che sociali di un particolare fatto sociale. Gli individui tendono a giudicare spesso sbrigativamente anche i tratti differenziali che caratterizzano individui appartenenti ad alcuni gruppi o categorie come: caratteristiche insite nei gruppi o nelle categorie stesse. Ma questo assunto è scorretto. ➢ Fare indebite generalizzazioni a proposito di individui partendo da ciò che crediamo di sapere sui gruppi a cui appartengono è ciò che si chiama: stereotipo. Stereotipi: credenze solitamente false, o perlomeno esagerate, relative ai membri di un gruppo, ma che sono tuttavia alla base delle supposizioni sui singoli individui che ne fanno parte. Da questi deriva la discriminazione attiva: ogni comportamento, pratica o politica che danneggi, escluda o svantaggi le persone sulle persone sulla base della loro appartenenza a un qualche gruppo o categoria sociale. L’immaginazione sociologica sfida tali stereotipi anche sollevando domande circa la loro origine e causa, su chi ne tragga vantaggio e sul perché siano dannosi, e per chi. La sociologia non solo produce importanti teorie e idee: offre anche gli strumenti per comprendere e pensare in modo critico alla vita di ogni singolo individuo, al tempo in cui si vive e ai motivi per cui ogni individuo è quel che è. Tutti gli individui possiedono un certo livello di immaginazione sociologica. ➢ Ogni volta che si cerca di dare un senso ai mondi sociali che circondano gli individui, si inizia a pensare sociologicamente. L’immaginazione sociologica matura è ricca di idee e di teorie sull’infinita complessità delle numerose categorie a cui assegniamo gli individui (quindi una buona immaginazione sociologica è molto di più che fare ampie generalizzazioni sugli individui). Una buona immaginazione sociologica richiede: che si pongano delle domande profonde e significative. Non permette di accontentarsi di risposte semplici nell’interpretazione degli essere umani e dei mondi che essi abitano. Il contrassegno di una buona immaginazione sociologica è: la capacità di porre domande non scontate, di fare domande difficili, anziché accettare immediatamente risposte preconfezionate (stereotipi). Una volta appreso che non bisogna prendere per buoni il senso comune e gli stereotipi, è possibile iniziare a porre domande non banali. Se si riflette in modo più generale su questioni, non è difficile trasformare semplici osservazioni in interrogativi di ricerca più ampi e profondi. Per porre tali domande e valutare le prove empiriche a esse collegate, i sociologi hanno sviluppato un insieme di: teorie sociali = schemi molto generali che suggeriscono determinati assunti e asserti su come funziona il mondo. I sociologi hanno inoltre sviluppato: metodi di ricerca = modi di studiare sistematicamente tali questioni - per trovare nuove evidenze empiriche che permettano di elaborare nuove risposte. ➢ Ovviamente non può esistere teoria senza verifica, e viceversa > pena il rischio di tornare allo stereotipo e all’indebita generalizzazione. Le domande non scontate: le domande difficili sono importanti, e il mondo può diventare un posto migliore solo quando le autorità sono obbligate a rispondervi. La sociologia si occupa principalmente di capire come gli individui partecipano alla, e sono influenzati dalla, società in cui vivono. ➢ Ci si riferisce a questa influenza della società sugli individui con il termine: contesto sociale. Alla fine del XIX secolo furono due gli sviluppi fondamentali che stimolarono le scienze sociali, in generale la sociologia e in particolare: ➢ l’industrializzazione e l’urbanizzazione . Innovazioni tecnologiche resero possibile la crescita della produzione su larga scala di beni di consumo, trasformando economie basate sull’agricoltura in economie basate sulla produzione di merci. La diffusione del lavoro in fabbrica creò occupazioni che si concentravano in aree urbane, sempre più popolate e con grandi problemi. I cambiamenti sociali resi possibili dall’industrializzazione furono immensi. Essendo una scienza sociale, la sociologia stessa influenza ed è influenzata dal contesto in cui si sviluppa. Tutte le scienze sociali sono nate dal medesimo impulso, cioè capire i mondi sociali emergenti creati dall’industrializzazione e dalla crescita urbana. Ma esistono differenze significative tra sociologia, economia, scienza politica, antropologia e psicologia: ➢ I concetti e le teorie della sociologia coprono una gamma di temi più ampia rispetto alle altre discipline; ➢ Le spiegazioni sociologiche su come il mondo esterno incida sui comportamenti degli individui sono più generali di quelle di altre discipline; ➢ La sociologia sposta il fuoco dagli individui ai gruppi, alle istituzioni, alla società globale: la sociologia cioè lavora con diverse unità di analisi: > approccio e unità di analisi > diversi livelli; e le interazioni tra di loro > interdisciplinarità. Capitolo 2: La teoria sociale Le teorie fanno da guida, ma anche da stimolo; possono: ➢ spingere a prestare maggiore attenzione a qualcosa che si ignorava ➢ porsi domande nuove o insolite a cui normalmente non si penserebbe ➢ sostenere tesi con cui ci si trova in disaccordo, inducendo le persone a elaborare argomenti che ritengono migliori. Le migliori e le più longeve teorie sociali hanno trasformato significativamente il modo in cui si concepisce la società, e la relazione tra questa e gli individui. Teorie sociali: concezioni sistematiche del rapporto tra individui e società. Sono cornici analitiche che servono a comprendere il mondo sociale. Alcune sono molto ampie: il loro obiettivo è di spiegare le caratteristiche generali di tutte le società. Altre sono più circoscritte: si applicano soltanto a singoli aspetti del mondo sociale (come nel caso delle teorie sull’etnia, il genere, o la religione). La sociologia comprende molteplici teorie e tradizioni teoriche, spesso in competizione tra loro. Nonostante la diversificazione della teoria sociale, esistono tre temi comuni che tutte le principali teorie sociologiche hanno cercato in un modo o nell’altro di affrontare: queste tre questioni rappresentano le sfide centrali affrontate da ogni teoria sociale; 1. Qual è la natura dell’individualità, e in che modo l’individuo agisce nel contesto sociale; 2. Qual è il fondamento dell’ordine sociale, e che cosa tiene unite le società; 3. Come cambiano le società, e in quali circostanze avviene il cambiamento. Le basi della sociologia moderna, e della teoria sociale, possono essere ricondotte agli scritti di alcuni autori influenti della seconda metà del XIX secolo e dell’inizio del XX. Fu un periodo di enorme cambiamento, caratterizzato da quattro importanti trasformazioni: 1. Passaggio da un’economia basata sull’agricoltura e il lavoro nei campi, a un’economia fondata sull’industria e sul lavoro in fabbrica; 2. Passaggio dalle monarchie alle democrazie; organizzate nella forma dello Stato-nazione sovrano; 3. Migrazione dalle aree rurali alle città; 4. Mutamento del ruolo della religione nella società; declino della sua influenza sulla vita pubblica e un parallelo incremento dell’importanza attribuita alle idee laiche. Questi cambiamento furono lenti e incompleti. Già alla metà del XIX secolo, molti pensatori avevano intuito che il mondo stava cambiando, e tanto la teoria sociale quanto la nuova disciplina della sociologia emersero in risposta a tali trasformazioni e al senso di crisi che esse suscitavano. Karl Marx (1818-1883) Karl Marx è il fondatore del socialismo scientifico . Marx si è dedicato a studi di: economia; storia; e teoria sociale > ma non si è mai considerato, né è stato mai considerato, un sociologo. Gli scritti di Marx si basano su un principio fondamentale: l’idea che il modo in cui gli esseri umani producono ciò di cui hanno bisogno per vivere costituisca il fondamento di ogni società. Il sistema economico di una società, e le relazioni che esso crea tra gli individui e i gruppi, definiscono il funzionamento stesso di quella società. Data la centralità dell’economia nella società, Marx riteneva che la storia dell’uomo potesse essere compresa in maniera più efficace ricostruendo la storia dei diversi sistemi economici. ➢ Egli credeva che il sistema economico influenzasse profondamente la sfera politica e culturale, e che quindi, per comprendere l’emergere di particolari idee sociali e culturali all’interno di una determinata società, fosse necessario analizzare il suo sistema economico. Il suo ragionamento prende piede dall’osservazione: tutte le società, a eccezione di quelle più semplici, producono un surplus economico = producono collettivamente più beni di quelli necessari a soddisfare i propri bisogni materiali minimi qualora tali beni fossero distribuiti equamente. Poiché non accade mai che una società distribuisca in maniera davvero equa tutti i beni: Marx sosteneva che: in ogni sistema economico esistessero delle tensioni tra i gruppi in grado di generare conflitti, e, rivoluzioni sociali. Egli definiva: ➢ i più importanti di questi gruppi classi: gruppi formati da persone che condividono degli interessi economici simili sulla base della loro relazione con i mezzi di produzione. Criterio di distinzione delle classi, era per Marx, la proprietà dei mezzi di produzione. ➢ In ogni società sono due le classi in cui è distribuita la popolazione: 1. quella dei proprietari 2. quella di chi non avendo la proprietà dei mezzi di produzione è costretto a lavorare per vivere. Manifesto del Partito Comunista, 1848. Viene individuato nella storia di tutte le società, tre diversi modi di produzione, che caratterizzano il sistema economico dominante in un determinato tipo di società e le classi che esso genera: ➢ le società antiche > fondate sulla schiavitù; ➢ il feudalesimo > contraddistinto da società largamente agricole con un numero ridotto di proprietari terrieri; ➢ il capitalismo > la cui economia si fonda sul libero mercato. Ciascuno di questi modi di produzione è composto da due parti: 1. forze di produzione: capacità produttiva e tecnologia di una società in un dato momento - l’insieme degli strumenti utilizzati per produrre beni; 2. rapporti sociali di produzione: relazioni e disuguaglianze tra diversi gruppi di persone all’interno di un sistema economiche - modo in cui le persone si organizzano per svolgere le attività che servono a produrre quei beni. Data l’importanza dell’economia nella società, Marx pensava che: ➢ il modo di produzione influenzasse, o persino determinasse, le leggi e i sistemi di governo, così come le idee della gente sulla politica e sulla società. Il Capitale, 1867. Punto di partenza per l’analisi di Marx delle società moderne. Egli previde, correttamente, che il capitalismo sarebbe presto diventato il sistema economico dominante in tutto il mondo. Marx credeva che: al centro delle società capitaliste vi fosse un conflitto cruciale tra i membri di due classi: 1. borghesia: possedeva le particolari risorse da lui definite capitale - il denaro o altre risorse da investire in attività economiche; 2. tutti gli altri. Il possesso di capitale rappresenta la linea di demarcazione fondamentale tra la borghesia (può utilizzare il proprio capitale per assumere lavoratori) e il proletariato (classe operaia). ➢ I membri del proletariato non possedendo alcun capitale, fossero costretti a cercare impieghi retribuiti per soddisfare i propri bisogni elementari. Egli sosteneva che altri gruppi sociali come: commercianti, artigiani e gli agricoltori - occupassero una posizione intermedia tra l’élite capitalista e gli operai. Marx predisse che questi gruppi intermedi si sarebbero progressivamente ridotti, perché: i piccoli produttori sarebbero stati portati a fallire e a trasformarsi in proletari. Conclusione di Durkheim: le società moderne, caratterizzate da una maggiore diversità e complessità, richiedono delle credenze profonde ampiamente condivise per mantenere la propria unità. Egli suggerisce che: il fondamento della solidarietà nelle società moderne risieda nel fatto che queste società garantiscono agli individui una libertà che le società primitive non potevano assicurare. ➢ Definì questo stato di cose con un culto dell’individuo. Con ciò intendeva dire che: nelle società moderne gli individui sono più liberi di esprimersi - per via del fatto che le società non cercano di spingere i propri membri a conformarsi agli stessi valori morali, e i diritti individuali sono ritenuti talmente importanti da diventare sacri > sono incorporati nelle istituzioni sociali e nelle norme giuridiche. Durkheim elaborò una teoria completa e originale sul ruolo della religione nelle società primitive e moderne. Egli sviluppò una definizione della religione incentrata sul concetto di sacro: riferito a tutti quegli oggetti, luoghi e simboli che occupano uno spazio separato dalla sfera della vita quotidiana, e che suscitano soggezione e venerazione, supportati da credenze mitiche e da rituali. Sacro per Durkheim: non fa necessariamente riferimento alla dimensione soprannaturale. L’idea di Durkheim che siano le forze sociali a plasmare il nostro senso del sacro consente di comprendere la religione e il suo nella società in maniera completamente nuova: ➢ la religione è data dalla società stessa, e che è in realtà il vincolo sociale ciò che gli uomini venerano quando adorano una divinità e in genere quando operano nella sfera religiosa. La religione (anche civile: fede nella nazione e nella patria): è ciò che mantiene unite le società e i gruppi sociali. Fornisce agli individui una serie di credenze comuni, rafforzando sia gli individui che le società. Max Weber (1864-1920) Temi con cui ha apportato il suo contributo nella sociologia: 1. motivazione del comportamento individuale; 2. forme di potere legittimo; 3. concetto dei gruppi di status (o ceti); 4. processo universale attraverso cui i gruppi sociali competono per accaparrarsi le risorse e le opportunità. Uno dei contributi più importanti di Weber consiste: nell’aver attribuito all’azione e al comportamento individuali un ruolo fondamentale nella produzione dell’ordinamento sociale. Weber pensava che per studiare la società fosse necessario analizzare qualcos’altro: le motivazioni che guidano il comportamento individuale. ➢ Weber credeva che ciò fosse particolarmente importante per comprendere la società, perché tali motivazioni cambiano nel corso del tempo. Weber sosteneva che: per comprendere le motivazioni del comportamento non fosse sufficiente analizzare il contesto sociale, ma che fosse necessario entrare nella testa delle persone e capire come esse interpretano e danno senso al mondo che le circonda. Weber introduce una dimensione completamente nuova nell’analisi sociologica: l’interpretazione dell’agire individuale. Economia e società, 1922. Weber scrive che: “la sociologia è una scienza che si dedica alla comprensione interpretativa dell’agire sociale”. ➢ Questo approccio è conosciuto come: sociologia interpretativa. Weber elaborò una tipologia dell’agire sociale - in cui ogni modello d’azione si differenzia dagli altri in base alle motivazioni e alle logiche che lo guidano. L’etica protesante e lo spirito del capitalismo, 1904. Weber utilizzò la propria teoria sulle motivazioni dell’agire individuale per avanzare una tesi sorprendente sulle origini del capitalismo, che chiarisce le ragioni per cui il capitalismo si sviluppò prima e con più forza in alcune specifiche parti del mondo. Weber nota che l’influenza di certi movimenti religiosi (protestantesimo soprattutto) è stata più forte nelle aree in cui l’economia capitalistica si affermò prima e con maggior vigore. ➢ Ipotizzò che l’affermazione del protestantesimo avesse influenzato in maniera sostanziale l’economia di alcuni paesi > per via del fatto che i primi protestanti credevano che il successo nelle attività economiche fosse un segno di benevolenza divina. ➢ Il successo dei protestanti incoraggiò anche gli altri ad assumere il medesimo comportamento e le stesse pratiche d’investimento, al fine di poter competere sul mercato. Un secondo contributo fondamentale di Weber alla sociologia è rappresentato dalla sua analisi dei modi e delle ragioni per cui le persone rispettano le gerarchie e obbediscono agli ordini. Weber opera una celebre distinzione tra potere e autorità. Egli definisce potere: capacità di una persona di raggiungere i propri obiettivi anche in presenza di ostacoli. Nella maggior parte dei casi governare implica ciò che Weber definisce autorità: capacità di fare in modo che le persone si comportino nella maniera desiderata perché convinte di doversi conformare alle prescrizioni di chi le governa. Il più delle volte le persone tendono a ubbidire volontariamente - accettano l’autorità dei propri governanti. ➢ Weber ha indagato le fonti dell’autorità, sviluppando una teoria concernente le ragioni e le modalità per cui i leader acquisiscono ciò che egli definisce legittimità. Quando una persona autorevole gode di legittimità: gli individui tendono ad assecondare la sua volontà, non perché atterriti dalla minaccia dell’uso della forza, ma perché pensano si tratti della cosa migliore da fare. ➢ I regimi politici più affermati sono quelli capaci di legittimare le proprie regole. Nel pensiero di Weber: non è solo il comportamento a essere guidato dal modo in cui le persone danno senso al mondo; anche l’obbedienza volontaria all’autorità deriva dal fatto che le persone interpretano l’agire dei propri governanti, attribuendovi uno statuto di legittimità. Weber distingue tre forme di legittimità, ciascuna connessa a differenti interpretazioni del perché si possa essere portati ad obbedire. Tre diversi tipi di potere legittimo, che Weber definisce: 1. tradizionale; 2. carismatico; 3. legale-razionale. Nel teorizzare la relazione tra gli individui e le cerchie sociali, Simmel introdusse nel pensiero sociologico un concetto fondamentale: il concetto di distanza sociale, attraverso cui è possibile descrivere la distanza tra i membri di un gruppo, o tra i gruppi stessi. Secondo la sua formulazione, si definisce straniero = colui che fa parte di un gruppo ma che non è accettato pienamente dal gruppo: ➢ lo stranirto differisce sia da: outsider: non fa parte del gruppo; insider: membro a pieno titolo della cerchia ristretta. Straniero: posizione scomoda e difficile, ma che è importante comprendere da un punto di vista sociologico. Le idee di Simmel sulla distanza sociale sollevano questioni di più ampia portata sulla natura delle relazioni tra le persone. Implicazioni di questa idea: ➢ quando si diventa adulti si gode di una libertà senza precedenti nel dar forma alle proprie relazioni sociali; ➢ ma questa maggiore libertà genera conflitti, non solo perché bisogna decidere quale sia il modo migliore per trascorrere le giornate, ma anche perché i valori e le norme di comportamento delle cerchie sociali possono essere tra loro incompatibili. Simmel notò che la percezione che si ha di sé stessi e dei gruppi sociali cui si attribuisce maggior valore non corrisponde necessariamente al modo in cui si vede visti dagli altri. Nel suo lavoro Simmel iniziò a importare idee e concetti sviluppati nell’ambito della matematica e ad applicarli all’analisi del mondo sociale, utilizzando la geometria, e lo spazio geometrico, per descrivere le relazioni tra gli individui. ➢ Lavoro sulle proprietà formali dei gruppi è alla base dello sviluppo della network analysis: una branca di analisi sociologica che studia le connessioni tra gli individui e le conseguenze di queste relazioni. es: In che modo si diffondono le nuove idee? Spesso tale diffusione avviene attraverso le reti sociali, reti di persone collegate tra loro, che talvolta non si conoscono, e le cui connessioni reciproche sono normalmente invisibili. W.E.B. Du Bois (1868-1963) W.E.B. Du Bois fu: uno scienziato sociale, uno storico, un giornalista, un saggista e un attivista politico. La sua origine etnica (madre afroamericana) gli precluse l’ottenimento di una posizione accademica degna del suo contributo scientifico. Il suo interesse prioritario riguardava il problema della razza e della disuguaglianza razziale nella società americana. Le opere teoriche di Du Bois rivelarono le dinamiche dell’ineguaglianza razziale - ma furono fondamentali per comprendere il modo in cui pregiudizi e gli stereotipi condizionarono l’esistenza delle minoranze e delle persone svantaggiate. Le teorie dominanti sulla razza sostenevano che: i bianchi di origine europea e i neri fossero diversi dal punto di vista biologico, specialmente in termini di capacità intellettive, resistenza alla fatica e predisposizione a comportarsi da bravi cittadini. Secondo queste teorie, la superiorità dei bianchi si fondava su profonde differenze biologiche, e la povertà e l’ineguaglianza che caratterizzavano la vita degli afroamericani negli Stati Uniti derivavano, ed erano giustificate, da questa diversità. Se l’ineguaglianza razziale era giustificata da differenze biologiche, allora non aveva senso che la società americana offrisse pari opportunità agli afroamericani, perché questi ultimi non avrebbero comunque potuto trarne alcun vantaggio. Du Bois si oppose a questa visione dominante, sottolineando, come la disuguaglianza non avesse alcun fondamento biologico, ma fosse invece un prodotto della società americana. Sviluppò una teoria secondo cui il razzismo: adozione acritica della credenza che i membri di un gruppo etnico siano intrinsecamente inferiori a quelli di altri gruppi in virtù di qualche supposto attributo razziale - era in realtà la causa dell’ineguaglianza tra bianchi e neri. Nella sua opera più importante, uno studio della comunità afroamericana di Philadelphia dell’ultimo decennio del XIX secolo, Du Bois mostrò come ogni aspetto della vita degli afroamericani fosse profondamente influenzato dalla disuguaglianza, derivante dal fatto che il loro accesso alle opportunità, nella società, fosse estremamente limitato. Du Bois condusse una ricerca, includendo: ➢ utilizzo di dati statistici sui quartieri in cui vivevano i neri di Philadelphia; ➢ sulle loro professioni; ➢ sulle loro condizioni economiche; ➢ integrò i risultati dell’analisi statistica con quelli delle interviste raccolte casa per casa, in modo da ottenere un ritratto più approfondito delle condizioni di vita della comunità afroamericana. L’analisi di quest’ultimo punto portò Du Bois a riflettere sul fallimento delle élite afroamericane nel dare sostegno ai membri più poveri della comunità, o, per utilizzare un’espressione che lo stesso Du Bois utilizzò: elevare la razza. Le anime del popolo nero, 1903. Du Bois presenta in maniera più dettagliata la sua teoria su come gli stereotipi sui neri fossero in realtà il risultato della loro posizione nella società. Du Bois sostiene che: ➢ l’apparente mancanza d’intelligenza degli afroamericani derivava dall’assenza di un’istruzione accessibile, e non da fattori biologici; ➢ la penuria di opportunità professionali li faceva sembrare più pigri. Riassumendo: secondo Du Bois era la struttura sociale della società americana a causare colpevolmente la parvenza di inferiorità della comunità nera. L’idea più importante contenuta nell’opera - concerne l’ipotesi di Du Bois circa l’effetto congiunto di razzismo e struttura sociale, che insieme hanno prodotto negli afroamericani una sorta di doppia coscienza. Secondo Du Bois i neri, a causa della loro condizione marginale nella società americana, erano costretti, a differenza dei bianchi, a vivere una doppia vita, una da neri e l’altra da americani. L’idea di un sé molteplice rivelò quali costi psicologici la struttura sociale imponesse di pagare ai neri, e si dimostrò un concetto fondamentale che i sociologi successivi applicarono ad altri gruppi marginalizzati. Du Bois prese in esame anche: il contesto più ampio della politica americana e delle relazioni tra etnie diverse. L’opera più importante è: la sua analisi del ruolo giocato dalla popolazione afroamericana del Sud degli Stati Uniti nella ricostruzione post-bellica che seguì la guerra di Secessione. Du Bois mostrò come tali amministrazioni si fossero trovare a fronteggiare la violenza e l’ostruzionismo dei bianchi, che si erano opposti in maniera sistematica al loro tentativo di dar vita a un nuovo sistema politico aperto alla partecipazione degli afroamericani e dei bianchi indigenti. La ricostruzione storica di Du Bois, non accolta con favore all’epoca della sua pubblicazione, è stata confermata, in buona parte, dalle analisi successive della ricostruzione post-bellica. A partire dagli anni ‘30 la teoria e i teorici sociali iniziarono a seguire direzioni distinte e nuove. Il centro della ricerca sociale e dello sviluppo del pensiero sociologico si spostò dall’Europa all’America. Fondamentale per lo sviluppo della disciplina fu l’opera di Talcott Parsons (1902-1979). ➢ La teoria funzionalista della società sviluppata da Parsons (ispirato a Durkheim) rappresentò che il tentativo di costruire una teoria generale della società fondata sull’analisi delle dinamiche attraverso cui le diverse parti costitutive di una società contribuiscono al suo mantenimento e al suo ordinamento. In quel periodo, tra il 1937 (anno in cui Parsons pubblicò: La struttura dell’azione sociale) - e la metà degli anni ‘60, si assistette all’elaborazione della teoria funzionalista e allo sviluppo di una serie di importanti alternative al modello proposto da Parsons, come: ➢ la teoria del conflitto; ➢ l’interazionismo simbolico. Struttural-funzionalismo La teoria funzionalista di Parsons ambiva a spiegare gli aspetti fondamentali della vita sociale attraverso l’analisi delle funzioni assolte dagli attori e dai processi sociali nel mantenere unita la società. Egli rappresentò un ambizioso avanzamento verso la costruzione di una teoria sociologica unificata. Parsons definì la propria teoria: struttural-funzionalismo - in riferimento all’idea di base secondo cui gli individui, i gruppi e le istituzioni di ogni società sono influenzati dalle strutture del sistema sociale per cui assolvono le loro funzioni. L’interazionismo simbolico Un’altra risposta critica al funzionalismo fu: l’interazionismo simbolico ➢ Una teoria focalizzata sull’interazione sociale e sul ruolo della dimensione simbolica nelle interazioni. L’interazionismo simbolico rovesciò completamente la prospettiva di Parsons: considera l’ordinamento sociale come risultato delle interazioni individuali e dei significati che gli attori sociali attribuiscono agli oggetti, alle situazioni, e alle relazioni con gli altri. Fondatori: George Herbert Mead (1863-1931) e il suo allievo Herbert Blumer (1900- 1987) - Università di Chicago. Secondo gli interazionisti simbolici: per comprendere la società è necessario analizzare le interazioni sociali quotidiane (comprese quelle più comuni) perché è attraverso queste interazioni che predono forma sia le identità individuali che le società. L’interazionismo simbolico si concentra su: dimensione micro-sociale - osserva il comportamento umano nella sua dimensione quotidiana e il modo in cui le società prendono forma attraverso le interazioni tra gli attori sociali. Secondo gli interazionisti simbolici, sta in ciò che distingue gli esseri umani dalle altre specie animali: il fatto che quando interagiamo con gli altri interpretiamo e assegniamo dei significati a oggetti, attività e persone. Secondo la formulazione di Mead, ciò che distingue noi esseri umani dagli altri animali, e che ci caratterizza come animali sociali, è: ➢ il nostro essere sia oggetti che esistono nel mondo - e che quanto tali vengono interpretati e definiti dagli altri; sia soggetti che agiscono nel mondo. Per illustrare questo concetto, Mead divise l’identità individuale in due entità distinte: 1. Io: rappresenta la dimensione soggettiva del sé, cioè la parte della auto-consapevolezza che interpreta il modo in cui gli altri ci vedono, e che decide come agire in base alla previsione del modo in cui le nostre azioni verranno percepite e interpretate dagli altri; 2. Me: dimensione oggettiva del sé, la parte identitaria che viene interpretata dagli altri. E’ attraverso questi processi che, secondo gli interazionisti simbolici, il nostro senso del sé prende forma in costante relazione con le interpretazioni degli altri. Blumer distingue tre tipi di oggetti che possono essere interpretati quando interagiamo: 1. gli oggetti sociali (persone); 2. gli oggetti astratti (idee); 3. gli oggetti fisici (tavolo). Gli interazionisti simbolici ritenevano che la teoria sociale dovesse prestare maggiore attenzione al ruolo centrale giocato dalla vita quotidiana nel dare ordine alla società. ➢ Gli interazionisti simbolici erano pienamente consapevoli di questo problema, e avevano notato la nostra tendenza a tenere in maggiore o minore considerazione i giudizi e le opinioni degli altri in base alle relazioni che intratteniamo con loro. In entrambi i casi, il nostro comportamento è influenzato dalle opinioni che gli altri hanno di noi, e quando decidiamo come comportarci prendiamo in considerazione i loro valori. ➢ Attraverso questo processo le disuguaglianze penetrano nelle nostre interazioni quotidiane. Se il nostro senso del sé è determinato dalle opinioni che gli altri hanno di noi, e dato che tutti desideriamo essere giudicati positivamente, allora ha senso provare a comportarci in maniera tale da spingere gli altri a interpretare positivamente il nostro comportamento. Su questa idea si fonda l’opera del sociologo Erving Goffman: La vita quotidiana come rappresentazione. Compara la vita sociale al teatro: sostiene che i comportamenti dell’uomo somigliano alle performance degli attori: ➢ anche gli esseri umani interpretano dei ruoli, seguono delle sceneggiature e vengono giudicati dalle persone con cui interagiscono nella vita di tutti i giorni. Secondo la visione drammaturgica di Goffman, le persone cercano costantemente di influenzare le interpretazioni altrui, assumendo comportamenti strategici che mirano a far sì che gli altri interpretino il loro agire nella maniera desiderata. Goffman definiva gestione dell’impressione > l’organizzazione strategica del comportamento al fine di comunicare agli altri una determinata idea di sé. La sociologia attraversò una fase di enormi trasformazioni tra gli anni ‘60 e i primi anni ‘70: ➢ i movimenti sociali di tutto il mondo richiesero cambiamenti di fondamentale importanza. Gli anni ‘60 furono quelli dei movimenti per: ➢ i diritti civili ➢ femminismo ➢ ambientalisti ➢ studenteschi ➢ proteste contro la guerra in Vietnam ➢ primi movimenti per i diritti omosessuali. Le teorie sociali tradizionali, incluse alcune di quelle che fino a poco tempo prima avevano goduto di una certa popolarità, vennero accantonate. ➢ L’interazionismo simbolico si dimostrò più adattabile, e riuscì a trasmettere alcuni dei propri concetti fondamentali alle teorie sociali contemporanee; ➢ nonostante ciò anche questa tradizione teorica finì per occupare uno spazio marginale nel mondo della sociologia. Sulla scia dei cambiamenti sociali degli anni ‘60 irruppe sulla scena una nuova generazione di teorie e teorici. Alcune di queste prospettive teoriche erano: ➢ esplicitamente connessi ai movimenti dell’epoca, ➢ mentre altre cercavano di riprendere, in diversi modi, aspetti della società classica > nel tentativo di sviluppare nuovi modi di concepire la relazione tra gli individui e la società, la natura dell’ordinamento sociale e le condizioni del cambiamento sociale. Il revival marxista La tradizione teorica fu al centro di un significativo revival a partire dagli anni ‘60. Una nuova generazione di teorici marxisti cercò di aggiornare il marxismo e di metterlo al passo coi tempi, riconoscendo che la storia non aveva seguito le logiche indicate da Marx ed Engels. Una delle preoccupazioni fondamentali del neo-marxismo era di perfezionare le idee politiche di Marx per sviluppare una teoria dello stato capitalista, cioè delle istituzioni che governano la società capitalista. I neo-marxisti elaborarono nuove prospettive in grado di rendere conto di come e perché i governi delle società capitaliste adottassero politiche che proteggevano gli interessi della classe capitalista; ma allo stesso tempo cercarono di capire quali condizioni potessero favorire un’apertura dei governi e dei gruppi economicamente più potenti nei confronti delle necessità e delle richieste della classe operaia. Gli studiosi neo-marxisti elaborarono una prospettiva molto più complessa relativa alla natura delle classi sociali e della loro struttura nella società capitalista. ➢ Il modello a due classi proposto da Marx non poteva essere applicato alle società capitaliste moderne. Olin Wright (1985) Secondo Wright è necessario considerare che il possesso di un’azienda non è l’unico asset (l’unica risorsa), che può essere usato per incrementare i profitti: ➢ anche i titoli, come una laurea, e l’occupazione di posizioni apicali nelle organizzazioni possono essere utilizzati alla stessa maniera; ➢ il possesso dei mezzi di produzione non è l’unica risorsa. Altrettanto semplicistica era la loro visione delle donne, che venivano trattate come un gruppo unico, senza considerare le fondamentali differenze che intercorrono fra loro. (2). Da queste critiche è emerso un secondo approccio teorico femminista. Un approccio fondato su un importante slittamento dall'analisi generale della disuguaglianza di genere a una nuova considerazione dell’esistenza stessa del genere come qualcosa che è necessario esaminare e contrastare . Questo approccio esplora i processi attraverso cui le categorie maschili e femminili emergono e influenzano la vita sociale. (3). Il terzo approccio è emerso più recentemente. Sposta il fuoco della teoria femminista dal genere in sé alla sua relazione con le altre gerarchie sociali. Questo approccio consente di cogliere in maniera più efficace la fluidità e il carattere interconnesso della vita sociale. Patricia Hill Collins Questo approccio pone l’accento sui processi attraverso cui i rapporti tra uomini e donne prendono forma in un contesto pervaso da diversi tipi di disuguaglianza sociale. Il mondo sociale è stratificato lungo tutte queste dimensioni. ➢ I processi attraverso cui il genere si definisce o viene performato sono influenzati anche da altre forme di categorizzazione. Tale approccio teorico sottolinea la natura relazionale dell’ineguaglianza, definita intersezionalità - mettendo a fuoco i collegamenti esistenti tra diversi gruppi svantaggiati. ➢ Novità di questo approccio: analisi delle modalità in cui le disuguaglianze vengono vissute in connessione tra loro. L’esperienza di genere è diversa per le donne. Intersezionalità: natura relazionale dell’ineguaglianza, che coinvolge: genere; razza; classe - analisi delle modalità in cui le disuguaglianze vengono vissute in connessione tra loro e in modi diverse da donne diverse. Michel Foucault (1926-1984) Si è dedicato all’analisi del funzionamento del potere nelle sue numerose diverse manifestazioni. Foucault sostiene che: il potere è ovunque, e agisce in forme a volte nascoste e a volte evidenti. Foucault si interessò alle modalità in cui tipi di istituzioni formano (e ri-formano) gli individui: ➢ spingendoli a conformarsi a determinate norme, non solo dal punto di vista mentale ma anche fisicamente. Foucault descrive la nostra società come una società della disciplina. Per illustrare questo concetto utilizza l’immagine di un modello ideale di prigione = Panopticon (proposto da Jeremy Bentham). ➢ Al centro dell’istituto di detenzione, il Panopticon è una torre che consente di sorvegliare continuamente le attività di tutti i detenuti. ➢ Scopo: indurre nel detenuto uno stato di visibilità cosciente e permanente che assicura il funzionamento automatico del potere. Secondo Foucault tutte le società sono strutturate in maniera simile. ➢ Sosteneva che siamo tutti soggetti al potere della disciplina, un potere che ci circonda ma che rimane invisibile ai nostri occhi. Foucault pensava che la disciplina fosse la caratteristica principale e la funzione più importante del potere nella società moderna. Secondo Foucault il potere non può essere pensato solo come qualcosa che ci viene imposto dall’alto > gli individui si disciplinano a vicenda. ➢ Quando ci sentiamo in colpa per qualcosa e controlliamo il nostro comportamento, secondo Foucault: diventiamo controllori di noi stessi = fondamento del potere moderno. Pierre Bourdieu (1930-2002) Si dedicò al ripensamento delle dinamiche della disuguaglianza sociale. Le idee e le argomentazioni di Bourdieu discendono in maniera diretta dalla sua presenza personale. La sua teoria sociale cerca di combinare in un modello unico i diversi modi in cui gli individui agiscono in contesti caratterizzanti da disuguaglianze di classe di cui sono largamente ignari. Il ruolo di primo piano che Bourdieu attribuisce alle classi ricorda l’opera dei teorici sociali che credevano che per comprendere la società fosse fondamentale capire le dinamiche e i conflitti di classe. ➢ Bourdieu si allontana dal marxismo e dalle teorie neo-marxiste: propone una riconcettualizzazione radicale del concetto di classe e della natura delle differenze tra le classi. Il lavoro di Bourdieu combina: ➢ alcune idee degli interazionisti di Max Weber; ➢ con teorie che mettendo al centro della propria analisi la disuguaglianza economica (Marx) e la sua influenza sulle scelte e le opportunità individuali. L’analisi di Bourdieu si focalizza sulle azioni quotidiane da lui chiamate pratiche. Pratiche: dipendono dalla nostra posizione nello spazio sociale - cioè nella struttura della distribuzione delle risorse, che lui chiama capitali > membri di classi diverse sviluppano habitus diversi. Bourdieu sostiene che queste differenze siano prodotte dal nostro habitus: un sistema di disposizioni profonde che ci viene inculcato sin da bambini. ➢ E’ l’habitus che ci porta a comportarci in una certa maniera in determinate situazioni. ➢ Persone differenti possiedono habitus diversi, sviluppati nel corso della loro socializzazione e dei loro percorsi educativi. Habitus: una serie di disposizioni che sviluppiamo crescendo, attraverso la nostra concreta esperienza sociale. I membri di classi differenti sviluppano habitus diversi proprio perché diversi sono i loro percorsi di vita attraverso lo spazio sociale. La distinzione. Critica sociale del gusto. Analisi trasversale della società francese > svolta intervistando membri di classi diverse. Attraverso questa analisi dimostrò come: ➢ i membri di classi differenti si caratterizzino per gusti culturali sistematicamente diversi; ➢ uno degli indicatori dell’appartenenza di classe sia proprio il gusto e l’insieme di preferenze culturali che ogni agente esprime con le sue pratiche. Partendo dal riconoscimento del fatto che gli attori sociale competono fra loro per affermare lo status dei propri gusti e delle proprie preferenze culturali, Bourdieu arrivò a sostenere che: ➢ nella società moderna i conflitti tra gruppi non riguardino soltanto il possesso delle risorse economiche, ma anche quelle culturali. Ampliò il concetto di capitale di Marx > utilizzandolo per definire non soltanto il capitale economico, ma anche altre forme di capitale. Introdusse in particolare il concetto di capitale culturale, riferendosi alla conoscenza di ciò che è considerato alto nella sfera culturale. ➢ Coloro che possiedono il capitale culturale sono le persone che solitamente sono considerate colte. ➢ Le persone che dispongono di un grande capitale economico spesso possiedono anche un buon capitale culturale, ma le due forme di capitale non coincidono in maniera diretta. > Secondo Bourdieu la posizione delle persone nella gerarchia sociale non può essere definita soltanto dal possesso del capitale economico, ma dalla combinazione di capitale economico + capitale culturale. Bourdieu riteneva talmente utile questa concezione estesa del capitale per l’analisi della disuguaglianza sociale che elaborò un modello ancora più complesso, secondo cui la posizione nello spazio sociale degli individui è definita anche dal possesso di altre forme di capitale, come: ➢ capitale sociale : conoscenze che possiamo attivare nelle nostre reti di relazioni; ➢ capitale simbolico : reputazione - modo in cui una persona o un gruppo sono giudicati da una specifica comunità, spesso in riferimento a un qualche tipo di riconoscimento. Riassumendo: Bourdieu vedeva le differenti forme di capitale come risorse utilizzate per definire percorsi diversi all’interno del sistema delle classi. ➢ Chi possiede un grande capitale economico può non curarsi della propria carenza di capitale simbolico, dato che la reputazione può non essere particolarmente importante nella vita delle persone ricche; ➢ chi possiede un grande capitale culturale o sociale può scalare la gerarchia sociale anche senza avere a disposizione delle risorse economiche consistenti. Individualismo strutturalista. La missione che i sociologi analitici si sono attribuiti è quella di identificare i meccanismi chiave dell’interconnessione tra gli individui e le strutture sociali. ➢ Questi meccanismi sono gli ingranaggi della vita sociale. Di cosa sono fatti questi ingranaggi? Una delle connessioni fondamentali tra le dimensioni micro e macro si articola attraverso: le reti sociali. (Idea che deriva dalle riflessioni di Simmel) Secondo i sociologi analitici, le reti sociali sono fondamentali per diversi ragioni: ➢ capita spesso di trovare lavoro, l’amore, o nuove idee attraverso le reti sociali; ➢ le reti sociali stanno alla base di fenomeni come le epidemie, dato che le malattie si diffondono seguendo le reti; ➢ quanto siano potenti le reti sociali è stato dimostrato dall’avvento dei social media: sono considerati essenziali per formulare strategie efficaci tanto in ambito professionale quanto nella vita privata. Una delle questioni fondamentali che i sociologi analitici devono ancora affrontare riguarda: la dimensione micro della vita sociale. ➢ E’ stata analizzata dai sociologi analitici in maniera più approfondita rispetto alle sue connessioni con la dimensione macro-sociale. Il problema relativo all’elaborazione di teorie sociali capaci di spiegare in maniera adeguata le connessioni tra individui e società deve ancora essere risolto. Capitolo 3: Studiare il mondo sociale La sociologia e le scienze sociali si fondano sulle scoperte che derivano dalle ricerche condotte su un certo tema. Tutte le ricerche sociologiche condividono una serie di mattoni. Ogni buona ricerca presta attenzione alle particolari questioni che sorgono in ciascuna fase del processo di ricerca, e lo specifico metodo di ricerca usato riflette la specifica domanda di ricerca che lo studio pone. L’ordine è fondamentale: ➢ i sociologi prima decidono quale domanda porre; ➢ poi trovano gli strumenti e i metodi migliori per rispondere. Esistono molti fattori che influenzano le scelte dei sociologi sui temi da indagare. Tre influenze fondamentali: Tradizione teorica: sociologi a cui ci si ispira; si manterrà come oggetto di ricerca quello della scuola o del sociologo a cui ci si ispira. I sociologi tendono a focalizzare le proprie ricerche partendo da tradizioni teoriche, che usano per dare significato al mondo. Esiste un’ampia gamma di teorie che orientano i sociologi a formulare alcune domande e non altre > derivate della tradizione che gli studiosi trovano più convincente. Le tradizione teoriche hanno un’influenza cruciale sulle domande che i sociologi trovano interessanti e affascinanti. ➢ Ciò porta verso un altro fattore che influenza la ricerca sociale: Etica = codice etico: rispetto e protezione per l’oggetto di studio. ➢ Insieme di linee guida che descrivono schematicamente quale comportamento è considerato morale e accettabile (condiviso da tutti gli scienziati). Valori e morale: Necessario essere oggettivi ed essere aperti nei confronti di qualsiasi sia il risultato. Valori = sistemi di credenze che influenzano le visioni e le prospettive del mondo studiato dai sociologi > incidono in modo rilevante sulle questioni - non equivale a dire che le determinano. I sociologi restano aperti ad ogni tipo di risposta. ➢ E’ quindi assolutamente necessario che essi accettino di farsi sorprendere dal mondo sociale nel corso della propria ricerca. I valori che accompagnano il loro studio li motivano chiaramente a lavorare su specifici temi. Domande da porsi per determinare valore e praticabilità di una domanda di ricerca: 1. Conosco già la risposta? ➢ La ricerca si focalizza su domande di cui non si conoscono le risposte. ➢ Obiettivo della ricerca sociale : reperire informazioni dopo attenta riflessione ! NON confermare quanto si sa già: o è già stato studiato. 2. La domanda può essere oggetto di ricerca? ➢ Per la nostra domanda deve poterci essere una risposta. ➢ E’ necessario formulare domande che possano essere affrontate con i dati e gli strumenti conoscitivi a nostra disposizione. 3. La domanda è chiara? ➢ E’ necessario formulare la domanda in modo semplice, per assicurarsi che possano comprenderla tutti. ➢ Per essere chiara una domanda di ricerca usa concetti ben definiti. 4. La domanda ha un legame con il sapere delle scienze sociali? ➢ La domanda deve essere coerente con la disciplina. 5. La domanda bilancia generale e particolare? ➢ Non deve essere tanto ampia da non poter ricevere risposte sensate. ➢ Non deve essere tanto limitata e specifica da produrre risultati che interessino un gruppo limitato di persone. 6. Mi interessa la risposta? ➢ I sociologi non possono permettersi di produrre conoscenza verso cui nessuno nutra interesse. Una volta posti tutti questi interrogativi e si ha la versione provvisoria di una domanda di ricerca, bisogna: decidere qual è il modo migliore di procedere per trovare la risposta. Ciò implica: ➢ scelta di un metodo e di un disegno di ricerca. Si entra quindi nella fase: “chi, che cosa, dove, quando e come” del processo di ricerca. ➢ Momento in cui si decide chi o che cosa studiare; ➢ momento in cui si decide dove collocare la ricerca - in termini sia temporali sia spaziali; ➢ momento in cui si decide quando condurre la ricerca e per quanto tempo. Rispondere alle domande “chi, che cosa, dove, quando e come” aiuterà i ricercatori a operazionalizzare la propria ricerca: ➢ cioè a specificare le operazione e le tecniche che saranno usate per esaminare i concetti al centro dello studio. Momento in cui si decide come misurare le variabili: i fattori, gli attributi o i fenomeni da studiare. I ricercatori distinguono le variabili in: (1). Variabili dipendenti: effetto (2). Variabili indipendenti: causa - sono quei fattori che influenzano o producono un particolare risultato o effetto > variabile dipendente. Se c’è relazione tra una variabile indipendente e una variabile dipendente al cambiamento della variabile indipendente corrisponde un cambiamento dell’effetto, ossia un cambiamento della variabile dipendente. Sebbene entrambe raccolgano i dati delle risposte fornite dall’intervistato, le inchieste e le interviste in profondità sono metodi che presentano importanti differenze: Inchiesta con questionario Interviste in profondità Breve Tendono a durare lungo tempo La lunghezza dell’intervista, e il tempo e i costi necessari per trascriverla e analizzarla, costringe ad affrontare meno casi Punti di forza delle inchieste e delle interviste: Capacità di far emergere dati su un ampio numero di persone Comprendere in che modo le persone danno significato ai propri mondi Chiedere alle persone di esprimere le proprie credenze e i propri atteggiamenti su un’ampia gamma di argomenti I sociologi, attraverso esse, danno alle persone comuni l’opportunità di incidere, con le proprie esperienze, sulla ricerca nelle scienze sociali Problemi delle inchieste e delle interviste: Sono spesso costose e richiedono tempo per essere condotte Richiedono grandi abilità e molta pratica per essere condotto e disegnate Se non è progettata sin dall’inizio si possono sprecare tempo ed energie Complicazioni che derivano dallo sforzo di dare significato alle numerose informazioni provenienti dalle interviste Ciò che le persone dicono di sé o delle proprie azioni non è sempre del tutto preciso né completo I rispondenti possono essere a disagio nel rivelare aspetti di sé ai quali il ricercatore è interessato I rispondenti possono essere non affidabili: ➢ possono essere imbarazzati; ➢ possono essere preoccupati di violare con le proprie risposte una norma sociale stabilita; ➢ possono essere confusi dalla domanda in sé e dare risposte incomplete o incoerenti. Per constatare se le persone non fanno realmente quanto dicono: etnografia: ricerca basata sull’osservazione diretta. Gli etnografi entrano nel mondo che studiano come testimoni e persino come partecipanti diretti. Fondamentale per la ricerca etnografica è: ● decidere dove localizzare le proprie osservazioni > definire il sito; ● una volta sul campo > gli etnografi hanno bisogno di decidere chi, dove e che cosa osservare; Poiché il loro lavoro si svolge in un solo luogo, una delle sfide principali sorge quando essi cercano di dare significato ai propri dati e valutano se e come la ricerca svolta si applichi a contesti diversi da quello che hanno studiato. Esistono molti tipi di ricerca etnografica. Le etnografie sociologiche: sono di solito condotte su ambienti vicini. ➢ Quasi ogni ambiente sociale può essere oggetto di ricerca etnografica. La ricerca etnografica può essere considerata un lungo continuum: A un capo della scala: All’altro capo della scala: Osservazioni delineate in contesti alquanto familiari ai ricercatori Immersione totale in un’altra cultura o sottocultura per lunghi periodi La maggior parte del lavoro etnografico in ambito sociologico si colloca a metà strada- con i ricercatori che documentano i modelli, i processi e le pratiche di vita quotidiana di: ● di persone inserite in realtà che essi conoscono; ● di persone inserite in realtà che essi non conoscono. Autentico punto di forza della ricerca etnografica: capacità di produrre descrizioni della vita sociale tra le più complete e ricche di sfumature che esistano. ➢ L’etnografia ci trasporta in luoghi e situazioni ai quali, normalmente, non si ha accesso. L’etnografia è il metodo ideale da usare per raggiungere la teoria sociale pratica : ● punto in cui le parole e le azioni confluiscono - e di frequente divergono. Invece di accogliere le parole per il loro valore apparente - gli etnografi le collegano al modo in cui le persone agiscono: ● un legame che frequentemente fa emergere esempi di incoerenze - che possono fornire di per sé un'enorme quantità di informazioni sulla vita sociale. Punto di forza dell’etnografia, può anche essere il suo punto di maggiore debolezza: Nel produrre dense di aspetti interessanti della vita sociale, gli etnografi possono talvolta perdere di vista aspetti interessanti della vita sociale; Gli etnografi possono talvolta perdere di vista la focalizzazione analitica o la rilevanza teorica. Gli etnografi possono trovare difficile affermare che il caso da loro osservato sia davvero rappresentativo di una tendenza o di una questione più complessa; Possono trovare difficile andare oltre i luoghi e le esistenze quotidiane in cui sono coinvolti e analizzarli in termini tale da farli sembrare lontani da queste vite; Possono trovare difficile elaborare concetti generali dai piccoli contesti locali in cui tendono a fare ricerca. Clifford Gertz: ideò il termine descrizione densa ➢ per descrivere il lavoro degli etnografi; ➢ lo considerava una risorsa del metodo: un modo per gli scienziati sociali di rendere ciò che egli chiamava metainterpretazione. In tempi più recenti, ci sono stati studi etnografici che hanno avuto il semplice obiettivo di offrire nuove e differenti descrizioni della vita sociale. Se le etnografia che rientrano in questa tradizione di studi sono così coinvolgenti e affascinanti e tali da rivelare appieno la forza di una buona descrizione densa: possono anche lasciare i lettori senza alcuna idea di cosa questi uomini con le loro vite possano dire rispetto ai concetti e alle teorie sociali. Esistono anche altre tradizioni etnografiche. Ci sono etnografi che cercano di andare oltre i resoconti descrittivi di situazioni specifiche per connettere i propri insights etnografici ai dibattiti sociologici e alle domande teoriche più generali. Michael Burawoy ha dedicato la sua carriera di studioso a smontare l’idea secondo cui l’etnografia non può essere usata per affrontare criticamente questioni teoriche. ➢ Per fare questo ha sviluppato il metodo del caso esteso: un modo di fare etnografia che pone enfasi sul contributo dato dall’etnografia alla teoria sociale. Come sottolinea Burawoy: un sito etnografico non deve essere necessariamente rappresentativo di un ampio processo sociale per ampliare la propria portata teorica. Condurre un’inchiesta o un sondaggio validi richiede di seguire molteplici passaggi. Per disegnare un buon campione è fondamentale: usare una qualche forma di campionamento casuale, in cui: ● tutte le persone o tutte le cose che sono oggetto di studio hanno le stesse possibilità di essere selezionate; ● ogni partecipante è scelto in modo completamente casuale. Agli individui dei gruppi sottorappresentati nel campione viene così assegnato un peso superiore = le loro risposte a ciascuna domanda hanno un valore un po’ più alto di quelle dei gruppi campionati secondo una giusta proporzione. ● Quando si passa alle interviste in profondità, i problemi legati al disegno del campione si fanno più complicati. I sociologi lavorano inevitabilmente con i materiali che hanno a disposizione: ● Per chi svolge inchieste potrebbe voler dire accontentarsi di raccogliere dati che si limitano ad avvicinarsi alla popolazione target. ● Per i sociologi storici potrebbe voler dire lavorare con documenti che hanno un collegamento solo indiretto con le persone o con gli eventuali studiati. ● Per un etnografo ciò potrebbe voler dire lavorare in un contesto dove sono in gioco alcuni processi o dinamiche che interessano, ma non a tutti. Le decisioni sulla scelta del campione e l’effettiva partecipazione influenzano tutta la ricerca sociologica. La maggior parte della ricerca sociale ha un impatto sulle vite degli altri e comporta una qualche forma di disturbo. Quando raccolgono i dati, tutti i sociologi, tendono a preoccuparsi in maniera quasi ossessiva delle questioni relative a: ➢ affidabilità nella misurazione: conoscere se usando la stessa tecnica di misurazione in uno studio diverso sul medesimo campione o sullo stesso ambiente, si otterrebbero risultati simili. Se tali risultati possono essere replicati allora sono affidabili. L’affidabilità non comporta necessariamente che la misurazione rifletta correttamente ciò che il ricercatore sta cercando di scoprire: ● si può ottenere continuamente la stessa misura senza che il significato dei risultati ottenuti corrisponda a quanto pensa il ricercatore; ➢ attendibilità/validità : la reale correttezza della misurazione usata da un ricercatore. Se la misurazione riflette quanto il ricercatore intende effettivamente conoscere sul mondo sociale, allora: i risultati sono validi. Una delle più grandi preoccupazioni per i sociologi è: sviluppare tecniche tese a migliorare la propria capacità di trarre inferenze causali. I sociologi interessati a comprendere il mondo o a individuare la migliore politica sociale: spesso desiderano andare oltre la migliore politica sociale, spesso desiderano andare oltre la semplice registrazione del fatto che due fenomeni sociali compaiono insieme. ➢ Questo è ciò che i sociologi chiamano correlazione. Questi attributi sociali variano l’uno in concomitanza dell’altro: un cambiamento nel primo è collegato a un cambiamento nel secondo. Come sono collegati questi attributi sociali? Che cosa spiega questi cambiamenti congiunti? ➢ Per rispondere a tali domande, i sociologi hanno spesso bisogno di sapere se è verosimile che una cosa derivi dall'altra > devono trarre, cioè, un’ inferenza causale . James Coleman Gli fu affidato l’incarico di svolgere un’inchiesta e di presentare una relazione sulla mancanza di uguali opportunità educative per gli individui dovuta a motivi di razza, colore della pelle, religione o origine nazionale all’interno delle istituzioni pubbliche, di ogni livello, degli Stati Uniti. Coleman e i colleghi raccolsero ed elaborarono questionari entro l’estate e completarono e distribuirono un rapporto conosciuto come Rapporto Coleman. Coleman e i suoi colleghi avevano a disposizione questionari che includevano i punteggi degli studenti nei vari test scolastici. ● Sulla base di queste informazioni indagarono come il background degli studenti e le caratteristiche della scuola fossero associati alla prestazione scolastica così come espressa dal punteggio. L’analisi del Rapporto Coleman ha dimostrato che la relazione tra le risorse della scuola e i punteggi degli studenti era in larga misura spuria. ➢ Quando due fattori sembrano muoversi nella stessa direzione, ma sono in realtà causati da qualcos’altro gli scienziati sociali chiamano questa sola apparente relazione tra variabili come: relazione spuria. Coleman ha dimostrato che: se all’apparenza un fattore era causa dell’altro, di fatto dietro alla relazione stavano altri fattori. Il Rapporto Coleman si basava su dati che avevano un grave limite: ➢ erano trasversali : erano raccolti tutti in uno stesso momento. Come si poteva arrivare a capire quale fosse la causa e quale l’effetto, quando entrambi erano misurati simultaneamente? ● Coleman e altri scienziati sociali per affrontare tale questione in modo più produttivo capirono che erano necessari: dati longitudinali. Dati longitudinali: rilevati nel lungo periodo. Fu così raccolto un nuovo insieme di dati chiamato: High School and Beyond. In questo modo i sociologi furono in grado di calcolare il valore aggiunto dei risultati nei test. Questo cambiamento nei metodi ha permesso ai ricercatori di individuare con maggiore precisione gli effetti. ➢ Piuttosto che cercare semplicemente di tenere conto del retroterra sociale nei risultati dei test gli scienziati sociali potevano ora osservare il livello di crescita dei punteggi ottenuti in differenti contesti. Dopo aver formulato le domande e raccolto i dati - i sociologi possono dare un senso ai propri risultati. Fase in cui si interpretano le informazioni raccolte e in esse si cercano schemi o modelli più generali: analisi dei dati. ● Alcuni sociologi aspettano di raggiungere questa fase prima di avviare qualsiasi attività interpretativa. Il lavoro del ricercatore è: unire i dati per formare modelli e nel trarre conclusioni. I sociologi applicano diverse strategie per aiutarsi: (1). codifica dei dati: organizzano i dati secondo categorie e concetti fondamentali. Trasformare i dati grezzi in una forma usabile è fondamentale per potere iniziare l’analisi. Ci conosciamo attraverso lo specchio degli altri - che ci restituiscono le impressioni che creiamo. L’espressione “sé riflesso” (looking-glass self) è stata coniata dal sociologo americano: Charles Horton Cooley. ➢ La coniò per mettere in evidenza quanto i nostri giudizi dipendano dal modo in cui gli altri ci vedono. - Ci vediamo come gli altri ci vedono; - Sono le interazioni che fanno andare avanti il nostro mondo. L’approvazione degli altri è fonte di motivazione: istinto umano fondamentale. Poiché esiste il desiderio di instaurare legami con gli altri: ➢ si ha la capacità di assumere il ruolo dell’altro: ciò offre gli strumenti per conformarsi alle aspettative degli altri - dal momento che si può immaginare come questi ultimi accoglieranno ciò che facciamo e ciò che diciamo. ➢ Gli altri orienteranno, di conseguenza, il proprio comportamento alla luce delle reazioni che si aspettano da noi. Si forma un complicato sistema di interazioni attraverso una rete di persone in comunicazione diretta e indiretta. E’ qui che nascono coscienza e senso di colpa: ➢ Non vogliamo deludere gli altri; ➢ Vogliamo soddisfare le aspettative che hanno nei nostri confronti; perché in questo modo creiamo anche un senso positivo del nostro essere - sentiamo di appartenere a qualcosa di più grande - e ci percepiamo come connessi in modo positivo con gli altri. Facciamo uso di tutto per capire un po’ di più ciò di cui abbiamo bisogno per piacere agli altri e adattarci al comportamento sociale da loro atteso. Sappiamo di essere motivati dall’approvazione degli altri, ma non tutti “gli altri” hanno la stessa importanza per noi. ➢ I sociologi cercano di capire come gli altri, in virtù della loro posizione sociale, contino o non contino. George Herbert Mead I sociologi utilizzano il termine “altro significativo” per denotare coloro che ci sono abbastanza vicini da poter avere una forte capacità di motivare il nostro comportamento. ● Per quasi tutti, esiste più di un individuo che riveste il ruolo di altro significativo. ● Quasi tutti i comportamenti degli individui sono influenzati dal gruppo di appartenenza. Gli individui hanno un livello più o meno simile di importanza a causa della loro appartenenza comune a una categoria sociale rilevante. Nel valutare le nostre azioni facciamo riferimento ad altre persone: le cui posizioni sociali e preferenza hanno una rilevanza particolare per la nostra autostima. ➢ I sociologi chiamano le collettività che influenzano il nostro comportamento: gruppi di riferimento. Ogni individuo ne ha diversi - e ognuno di essi tende ad aderirvi, in parte perché, una volta che vi è inserito, trascorre il tempo a fare le stesse cose che fanno le persone come lui. ➢ Modelliamo il nostro comportamento su di essi; in un gruppo ci sono individui particolari, che possono servire da modelli di ruolo (hanno un’influenza sproporzionata). Ognuno di noi è legato a numerosi gruppi di riferimento, anche in modo simultaneo. Alcuni dei nostri legami sono molto più generali delle nostre immediate reti sociali, siano esse reali o virtuali. Immerse nelle culture di cui tutti facciamo parte, le persone sono consapevoli di ciò che viene riconosciuto come comportamento appropriato. ● Tutti conosciamo queste regole e rischiamo di fare una bruttissima impressione se non le rispettiamo. I sociologi usano l’espressione: altro generalizzato per definire tale controllo sociale esercitato attraverso implicite intese comuni su ciò che è appropriato, dati un certo tempo e luogo. Attraverso vari meccanismi ci trasformiamo in adulti socializzati e competenti. Tramite la socializzazione capiamo come dobbiamo comportarci nella società in generale o in particolari ambienti sociali. Socializzazione: processo attraverso il quale giungiamo a comprendere le aspettative e le norme del nostro gruppo, così come i vari ruoli che assumiamo nel corso della vita e con cui interagiamo. Talvolta i sociologi usano la parola cultura per riferirsi al sostrato del mondo dato per scontato in cui siamo stati socializzati; cultura: sistemi di credenze e conoscenze un sostrato che talvolta coincide con i confini del paese in cui viviamo, ma non necessariamente, dato il gran numero di variazioni che caratterizza i nostri mondi - resi fluidi dall’immigrazione e dallo spostamento delle frontiere. E’ pertanto sempre possibile la frammentazione in sottoculture. Sottoculture: reti di individui che condividono preferenze o hanno visioni comuni e distintive in merito a specifici aspetti del mondo sociale, ma rimangono comunque parte di un gruppo più ampio, che resta unito a un livello più profondo. In un certo senso: siamo sempre su un palcoscenico - interpreti del nostro sé sotto il riflettore degli altri. (Goffman, 1959) Abbiamo bisogno di ricevere approvazione non solo come una sorta di bonus per condurre una vita gradevole; ne abbiamo bisogno per essere. Spettacolo = vita. Tutti noi viviamo assumendo molteplici facce; ➢ d’altra parte le persone la pensano in modo diverso circa ciò che desiderano mostrare. La pensiamo in modo diverso circa gli aspetti delle nostre identità che desideriamo mostrare, e circa il modo di farlo. ➢ Anche se tutti condividiamo il fatto di vivere come se fossimo su un palcoscenico, non siamo tutti uguali. Poiché il processo non si interrompe mai e le circostanze in cui ci troviamo continuano a cambiare - alteriamo costantemente la nostra identità nel corso del tempo, anche se in modi appena percettibili. ● Qualche volta ci identifichiamo attraverso: la nostra occupazione, la nostra nazionalità, le nostre passioni o i nostri hobby,... Mentre agiamo nel mondo e il mondo ci risponde: diventiamo sé differenti - ed è differente la nostra autovalutazione, positiva o negativa, e il modo in cui essa si esprime. ➢ Ciò significa che ognuno porta in qualunque situazione nuova un sé almeno un po’ diverso: differente da quello di ogni altra persona e da ciò che si era in precedenza. L’interazione sociale forma gli individui. Che cosa fa sì che ciò accada? Alcuni sociologi - influenzati dall’interazionismo (ma spingendosi verso altre direzioni), affrontano la questione attraverso precise osservazioni ed esperimenti. ➢ Gli esseri umani hanno specifici metodi per interagire con gli altri, e le persone di tutto il mondo, indipendentemente dalla cultura o dal momento storico, usano gli stessi metodi. Questa è la prospettiva del sociologo: Harold Garfinkel ➢ inventore della’ etnometodologia : studio dei metodi usati dalla gente comune. Come sono questi metodi? (1). Uno di essi - una sorta di metodo fondamentale - è rappresentato dal considerare in modo continuo e intensivo il contesto. Il contesto precisa il significato delle parole e/o le altera completamente. (2). Le persone adeguano ogni loro espressione verbale in modo preciso al flusso locutorio altrui - prestando attenzione alla precisione conversazionale. ➢ E’ possibile cogliere ciò in qualsiasi conversazione, attraverso: • alternanza dei turni interazionali; • cenni corporei per «prendere la parola»; • importanza e significato dei silenzi e degli indizi (“beh..” “uhm..”); • aiuti reciproci nel gestire la conversazione, per salvare la faccia…; • sovrapposizione, interruzione, riparazione: “ops..” (Goffman); • conversazione non sempre «democratica»: uomini vs donne, medici vs pazienti etc… (3). Le persone controllano in modo sociale le emozioni (emozioni come prestazioni) es.: quando è appropriato ridere o piangere; ballare ai funerali; influenza reciproca, folla Randall Collins, “catene di rituali di interazione” (le parti accompagnano ai gesti segnali e contro segnali che tutte le parti possono comprendere). Un modo per capire la natura sociale dell’emozione è studiare come i pubblici interagiscono con gli interpreti sul palcoscenico. ➢ Ci stimoliamo reciprocamente. ➢ Ciascuno dei cambiamenti di status comporta differenti tipi di gruppo e relative aspettative. Ognuno di questi differenti status si accompagna a un insieme di ruoli che gli altri si aspettano che eseguiamo. ➢ Soddisfare determinate aspettative di comportamento, o set di ruoli, associate al ruolo. Qualche volta è possibile sperimentare il conflitto di ruolo: situazione in cui il rispetto di uno dei nostri ruoli è in contrasto con la soddisfazione delle aspettative che sono legate a un altro. ➢ A causa della varietà dei gruppi di riferimento che esercitano influenza su di noi, si verificano richieste incongruenti in molte situazioni differenti. Per quanto siamo simili nel conformarsi, le persone sono rese differenti dalle opinioni che gli altri membri del gruppo hanno su di loro. I sociologi si interessano alle persone che gli individui dominanti della società considerano un problema, persone spesso devianti - da coloro che stabiliscono le regole e prendono posizione circa i comportamenti che trovano preoccupanti. Secondo la prospettiva della teoria chiamata teoria dell’etichettamento: l’esistenza dei cosiddetti devianti è dovuta all’esistenza di una persona o di un gruppo che può essere oggetto dell’etichetta deviante - e di un individuo o un’istituzione che può incollare questa etichetta e far sì che rimanga attaccate nel tempo. In sociologia si parla di costruzione sociale della realtà: processo interattivo attraverso cui il sapere sul mondo viene prodotto e codificato - reso specifico a un certo gruppo o società. Obiettivo: è qui comprendere i più generali sistemi di interazione che creano tali classificazioni, le mantengono in vita, o ne causano la scomparsa. Conseguenza dell’etichettamento: cambiare condotta e abbracciare il proprio comportamento per il quale si è stati incasellati nella categoria deviante. ➢ Robert Merton (1969): profezia che si autoavvera = qualcosa diventa vero perché le persone dicono che è vero. Gli esseri umani sono circondati da organizzazioni a cui devono rispondere e che hanno proprie regole. ➢ Regole che sono spesso esplicite, ma che possono essere anche informali e includere norme e aspettative circa i comportamenti individuali. Il modo in cui comprendiamo e gestiamo regole che stabiliscono come ci relazioniamo gli uni agli altri. Le regole richiedono l’interpretazione. Ognuno di noi giudica il contesto e usa le sorprendenti capacità che gli umani hanno per identificare i bisogni organizzativi e mettere in atto il comportamento appropriato. ● E fa questo, a volte, derogando regole. Talvolta, invochiamo ciò che i sociologi chiamano regole informali: regole che affiancano quelle ufficiali - ma che permettono di spiegare agli altri che non si sta davvero infrangendo una regola, ma solo seguendone una diversa. Ciò che ci rende davvero membri competenti della società - non è tanto conoscere tutte le regole - ma sapere cosa fare nelle diverse occasioni, considerando quello che gli altri si aspettano da noi. ➢ Più che seguire le regole, le usiamo per fare quanto sembra a noi e agli altri un’azione razionale e appropriata. ➢ Agiamo per mantenere la normalità del mondo, in modo da poter andare tutti avanti. Il modo in cui le persone si conformano alla propria situazione sociale ha conseguenze fondamentali su come esse vivono insieme. Che cosa è necessario perché le persone diano una risposta palesemente errata a una domanda esplicita e fattuale? Spesso si agisce per soddisfare le aspettative del gruppo di riferimento. ➢ Le persone si uniscono tra di loro e allontanano altri individui perché devianti o considerati in qualche modo diversi, e forse anche pericolosi. Non considerare la possibilità di andare oltre i pregiudizi, e considerare che le persone hanno credenze diverse ed esprimono giudizi che, inseriti nel proprio contesto, hanno senso - è la radice di ciò che i sociologi chiamano etnocentrismo. Etnocentrismo: incapacità di comprendere, accettare o porre in relazione modelli di comportamento o credenza differenti dai propri. Capitolo 5: Struttura Sociale La nozione di struttura sociale è fondamentale per l’interpretazione della vita sociale da parte dei sociologi. Che cos’è esattamente la struttura sociale? I sociologi usano il concetto struttura sociale per: descrivere quelle regole e quelle norme della vita quotidiana che funzionano come modelli capaci di influenzare durevolmente e regolare le interazioni sociali. La definizione di struttura sociale usata dai sociologi cerca di catturare i molti elementi della società che hanno potere su di noi: ➢ esistono indipendentemente dagli individui; ➢ influenzano sia le nostre azioni individuali sia la natura e i risultati delle interazioni sociali tra individui e gruppi. Tutte le strutture sociali, da quelle microscopiche della vita quotidiana a quelle macroscopiche della società globale, forniscono i modelli regolari su cui possiamo fare affidamento, o che possiamo prevedere, nelle nostre vite, nonché nei gruppi e nelle organizzazioni di cui facciamo parte. Le strutture sociali forniscono il contesto ad azioni di ogni tipo: ● agiscono sullo sfondo della vita sociale; ● esercitano una forte influenza su individui, gruppi e organizzazioni. Come ogni cosa che è solitamente nascosta alla vista: l’importanza della struttura diventa chiara soltanto quando quest’ultima è assente. ➢ Sottostante alla vita sociale quotidiana, c’è una qualche base - una struttura appunto - in grado di rendere possibile l’ordine sociale. Un buon modo per interpretare il significato dell’assenza di struttura è pensare all’importanza di quest’ultima per le attività di gruppo. ➢ La struttura sociale è essenziale in ogni cosa che facciamo, eppure abbiamo maggior probabilità di notarne l’importanza quando è assente. Una delle caratteristiche più importanti di ogni struttura fisica o sociale è: la sua durata nel tempo ● la sua persistenza anche quando, tutto attorno, altre cose cambiano. Le strutture sociali tendono a durare nel corso del tempo, garantendo alla vita sociale una regolarità che essa altrimenti non potrebbe avere. ● Gli esseri umani nascono, vivono, muoiono e sono sostituiti da altre persone, ma le strutture sociali che regolano le vite degli uomini permangono. La stessa importanza delle strutture - e la loro durevolezza - è una parte importante di ciò che dà loro potere. La struttura sociale di una società è composta da molti elementi:
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved