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Jean-Jacques Rousseau: Il Contratto Sociale e l'Educazione - Concetti Fondamentali, Appunti di Filosofia morale

Pensiero politico modernoTeoria politicaStoria della Filosofia

Jean-jacques rousseau, nato a ginevra nel 1712, è un filosofo e pedagogista noto per i suoi importanti contributi al pensiero europeo del xviii secolo. In questo documento, si analizzano i concetti chiave del suo pensiero, come il contrattualismo, lo stato di natura, l'amor di sé e la pietà. Rousseau distingue la sua visione dal contrattualismo di hobbes, con una concezione differente dell'essere umano in natura e della libertà.

Cosa imparerai

  • Come differiva la visione di Rousseau dal contrattualismo di Hobbes?
  • Come Rousseau descriveva l'amor di sé e la pietà?
  • Come Rousseau concepiva lo stato di natura e l'essere umano?

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 21/09/2022

angelica-destro
angelica-destro 🇮🇹

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Jean-Jacques Rousseau: Il Contratto Sociale e l'Educazione - Concetti Fondamentali e più Appunti in PDF di Filosofia morale solo su Docsity! Jea-Jacque Roussea Jean-Jacques Rousseau nasce nel 1712 a Ginevra, da una famiglia di umili origini. Noto anche come pedagogista, Rousseau è senza dubbio alcuno uno dei più grandi esponenti del pensiero europeo del XVIII secolo. Viene considerato da molti illuminista poiché ebbe un ruolo determinante nel definire certi aspetti dell’ideologia anti-assolutistica ed egualitaria che fu la miccia della Rivoluzione francese del 1789. Inoltre parteciperà alla stesura dell’Enciclopedia. Nel 1762 pubblica “Il Contratto Sociale” e “Emilio o dell’educazione”, condannato come opera empia. Costretto a fuggire in Francia e cacciato da vari posti, sarà ospite di David Hume in Inghilterra (i due poi litigheranno). Muore nel 1778 Il contrattualismo di Rousseau è diverso da quello di Hobbes: entrambi ritengono esista una teoria del contratto, secondo la quale lo stato civile viene fondato sulla base di un patto originario. Il modo in cui vengono concepiti lo stato di natura e l’essere umano però sono molto differenti. Con Hobbes parlavamo di un’antropologia negativa, perché l’essere umano per natura è disposto a tutto per la propria realizzazione (è legittimo addirittura l’assassinio per realizzare noi stessi). Quindi vi è una visione pessimistica dell’essere umano, un essere che tende ad ignorare i bisogni di auto-conservazione del prossimo per far sì che i propri vengano realizzati. Il bene ed il male nello stato naturale non vengono definiti, perché secondo Hobbes non vi è un patto che definisca la morale, il patto crea l'idea di giustizia attraverso le leggi. Rousseau, invece, ha una diversa concezione dell’essere umano per natura: all’inizio della storia congetturale, l’uomo non era caratterizzato dal bisogno di prevaricare l’altro, anzi, vi era una completa indifferenza nei confronti dell'altro. Agli inizi, gli esseri umani erano talmente pochi che non era necessaria una vita comunitaria. Per Hobbes abbiamo visto che la libertà era limitata da impedimenti; secondo Rousseau invece ciò non avviene perché riusciamo a rimanere isolati. Vi è proprio una diversa concezione dell’uomo agli inizi nello stato di natura: l’uomo era isolato, quindi non vi era né bontà né cattiveria; non c’è nessun tipo di giudizio valoriale riguardo all'azione dell'essere umano; per Hobbes invece non è così. Ciò è dovuto soprattutto dal diverso periodo storico che i due filosofi si trovano a vivere: H -> guerre civili; R -> società civile. Rousseau parla anche di amor di sé -> amiamo noi stessi nella misura in cui noi riusciamo ad auto-realizzarci e auto-conservarci. Con Rousseau avviene anche una rivoluzione del sentimento: l’essere umano, oltre all’istinto di auto-conservazione, ha anche il sentimento della pietà; subentra dunque la componente empatica. Agli inizi della storia congetturale non esistevano relazioni con gli altri, perché ad ognuno bastava a sé stesso, e l'altro non veniva visto né come amico né come nemico. L’esistenza dell’altro diventa importante nel momento in cui gli esseri umani crescono demograficamente. Secondo Hobbes ciò porterebbe ad impedimenti, conflitti, timore, volontà di eliminare il nemico; Rousseau invece ritiene che quando aumenta la demografia, diventiamo coscienti, sentiamo pietà nei confronti dell’altro, ossia la possibilità di poter prendere parte in termini sentimentali alla vita di un altro. Questa cosa però ha dei limiti, infatti sarà difficile provare pietà per qualcuno che sta meglio di noi, l’invidia c’è ancora. Per Rousseau, l’elemento che caratterizza il passaggio dallo stato di natura a quello civile è l’amor di sé congiunto alla pietà; mentre per Hobbes a sancire questo passaggio era l’auto-conservazione. Concetto di libertà: la libertà per Hobbes aveva a che vedere con l’assenza di impedimenti, quindi può essere illimitata; Rousseau invece ritiene che non sia possibile parlare di libertà illimitata, perché c’è l’empatia. Nello stato di natura vi era un istinto di auto-conservazione, diviene AMOR PROPRIO. Il rischio è che questo sentimento di auto-conservazione venga ora connotato in termini negativi, perché io sarò realizzato solo nella misura in cui verrò percepito dagli altri come il migliore. È un paradosso: l’amor di sé rischia di far cadere nella vanità. Si passa dalla pura conservazione alla volontà di realizzarsi socialmente. È la pietà, assieme all’empatia, che ci renderà capaci di trovare una regolamentazione che impedisca gli aspetti negativi. Grazie all’uguaglianza, secondo Rousseau, possiamo ovviare ai problemi dell’amor proprio, mitigando il voler essere migliori degli altri. Attraverso la vita in società decidiamo di far sì che ognuno di noi diventi uguale, per il fatto che siamo tutti legislatori di noi stessi. Ovviamente anche per R esiste un potere sovrano, ma non è qualcosa la cui azione è sempre giustificata dal nostro patto (con Hobbes invece era così). Ciò di cui abbiamo parlato fin'ora sono i concetti presenti nel primo (Sulle scienze e sulle arti -> basie antropologia R) e nel secondo discorso (Sull'origine e fondamento ineguaglianza esseri umani -> base del Contratto sociale). Negli stessi anni lavora parallelamente sia all’Emilio (opera sull'educazione) che al Contratto sociale (politica). Secondo il filosofo, è attraverso l’educazione che riusciamo a realizzarci come esseri umani sia da un punto di vista morale che dal punto di vista politico. Nell’Emilio si dedica ad educazione e filosofia morale, mentre nel Contratto Sociale proverà a trovare una soluzione a questa difficile composizione di vanità ed amor proprio con il sentimento di empatia. Entrambe vengono pubblicate nel 1762. Emilio, o dell’educazione In questa opera Rousseau parla di come il fanciullo diventi un essere adulto completo. Noi leggeremo le parti in cui Rousseau distingue l’amor di sé da una parte e la pietà dall’altra. DAL LIBRO QUARTO 1. L’amor di sé e la genesi delle passioni L'uomo, dice Rousseau, non è fatto per rimanere sempre nella fanciullezza. Il filosofo inizia ad elencare tutti i cambiamenti che avvengono nel bambino che sta diventando adulto: passioni nascenti, cambiamenti dell'umore, nell'aspetto, il diventare irrequieti e indisciplinabili. Rousseau parla di questo come la seconda nascita. Inoltre l'autore afferma che le nostre passioni sono i principali strumenti della nostra conservazione, e dice che non è possibile spegnerle, ed è da folli cercare di frenarle. Esse sono gli strumenti della nostra libertà; tutte quelle che ci distruggono vengono da altra fonte, non dalla natura. La sorgente delle nostre passioni, l’origine ed il principio di tutte le altre, è l’amor di sé: una passione primitiva innata, anteriore della quale tutte le altre non sono altro che delle modificazioni. L’amor di sé in principio è ancora neutrale, fino a che non diventerà amor proprio, il quale si genera a causa di una
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