Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti e riassunti GIAPPONE "Storia dell’Arte dell’Asia Orientale A" e "Archeologia e Storia dell’Arte di Corea e Giappone", Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Il documento contiene appunti delle lezioni, riassunti dei libri "Penelope MASON. History of Japanese Art" e "Miyeko Murase, L'arte del Giappone" per l'esame di Storia dell’Arte dell’Asia Orientale A e per l'esame di Archeologia e Storia dell’Arte di Corea e Giappone. Inoltre ha già TUTTE le foto delle opere che sono contenute nelle slide che di solito la professoressa Testa mette a fine del corso, con relative indicazioni che segnalano a quale slide si trova l'immagine.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 17/02/2021

cerealantsana
cerealantsana 🇮🇹

4.5

(118)

30 documenti

1 / 74

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti e riassunti GIAPPONE "Storia dell’Arte dell’Asia Orientale A" e "Archeologia e Storia dell’Arte di Corea e Giappone" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Storia dell’Arte dell’Asia Orientale A Archeologia e Storia dell’Arte di Corea e Giappone Daniele Di Pasquale GIAPPONE POWER POINT 1 Periodo Jomon 縄文時代(11.000-400 a.C.) FOR REFERENCE ONLY È il periodo del “disegno a corda”, che sono le decorazioni tipiche di questo periodo. La ceramica giapponese è la più antica del mondo. Di solito le ceramiche si sviluppano quando la popolazione si stanzia, ma fino al 2500 a.C. la società rimane di caccia e raccolta. Le ciotole di primo periodo Jomon ricordano quelle coreane, di base rotonda, adatte ad essere appoggiate sulle superfici delle foreste o delle caverne in cui la popolazione nomadica si accampava di volta in volta, nonchè forma adatta per essere posta sul fuoco e bollire i cibi. Nel periodo successivo i vasi assumono forme sempre più complesse e decorate, specialmente nei primi insediamenti stanziali. Il fondo di questi vasi è liscio, adatto a superfici regolari, e non sono più da intedere solo come utensili per la cucina. Nel periodo Jomon centrale (circa dal 2500 al 1500 a.C.), le ceramice diventano sempre più elaboate visivamente. La produzione più caratteristica di questo periodo sono i “flame wares” (kaen doki 火焔 土器), ritrovate soprattutto nella prefettura di Niigata. Queste stoviglie hanno corpo cilindrico e i bordi frastagliati, evoluzione di quelli del primo periodo, somigliano a delle fiamme. Nonstante i vasi siano alti intorno ai 30 cm, il loro impatto visivo è tale da non farli passare inosservati, in un modo estraneo agli artisti giapponesi della peristoria. È strano il fatto che non si sia diffuso al di fuuori della zona di origine, e anche lì ha comunque avuto vita breve. Nello stesso periodo c’è un incremento nella produzione di figurine di ceramica chiamate dogū 土偶, dai tratti umani o animali, o un misto dei due. I dogu del tardo periodo Jomon rappresentano figure femminili dai seni accentuati o figure di sesso ambiguo. Periodo Yayoi 弥生時代 (400 a.C-300 d.C.) FOR REFERENCE ONLY È una cultura agricola. In questo periodo inizia la coltivazione del riso e si diffondono le manifatture in bronzo o ferro. Gli insediamenti sono molto più grandi di quelli del periodo Jomon. È incredibile come il Giappone sia passato così velocemente da una cultura basata su caccia e raccolta e che utilizzava la pietra ad una cultura che lavorava i mtalli e si concentrava quasi del tutto sulla coltivazione del riso. Ciò viene spiegato con la teoria che la popolazione Yayoi sia frutto di un’invasione culturale da Cina e Corea che ha soppiantato completamente la cultura Jomon. Secondo gli studiosi, la popolazione Ainu ancora esistente in Hokkaido sarebbe dunque ciò che rimane della popolazioe Jomon, soppiantata dagli Yayoi e spinta sempre più a nord. Secondo un’altra teoria non si srebbe trattato di un’invasione, ma di una rivoluzione culturale con le tecniche importate dal continente, non diversamente dalla rivoluzione industriale avvenuta dopo il 1868 con l’apertura del Giappone all’occidente. Questa teoria sarebbe supportata dal fatto che non ci sono resti di guerre, di morti violente o di insediamenti distrutti o bruciati nel primo periodo Yayoi. Sono stati ritrovati nelle tombe diverse pietre a forma di C, di derivazione coreana, chiamate in Giappone 勾玉 magatama, e associate ai tre tesori sacri dello Shintō. Dōtaku 鐸 FOR REFERENCE ONLY Verso la fine del periodo Yayoi gli artigiani giapponesi erano diventati abbastanza bravi da riprodurre le complicate decorazioni degli oggetti di bronzo fino ad allora importati dal continente. Nella parte sud dello Honshū e nello Shikoku si possono ritrovare nelle tombe, oltre a spade e specchi, anche delle campane in bronzo chiamate dōtaku. Ne sono state rinvenute più di 400, spesso sepolte a mucchi. I dotaku somigliano agli zhong, campane cinesi senza batacchio che venivano appese insieme a sonagli di pietra e venivano insieme ad essi battuti per la musica durante i rituali. Non si sa se anche in Giappone fossero utilizzate come strumento musicale per i rituali. I dotaku sono alti tra i 10 e i 130 cm, e hanno corpo ovale con un manico semicircolare e una flangia che percorre tutta l’altezza della campana, passando per il manico e arrivando dall’altra parte. La maggior parte sono decorate con motivi geometrici, ma a volte si riscontrano figure diverse, anche tra loro interattive. Le figure umane sono molto sottili, e rendono dunque impossibile la distinzione tra uomini e donne. Ceramiche FOR REFERENCE ONLY Le ceramiche sono il maggior numero di reperti rinvenuti del periodo Yayoi. Sono oggetti in terracotta usati sia per scopi rituali che per gli usi quotidiani. Sono a volte posti su piedistalli. Molti sono semplicemente dipinti di rosso, mentre altri sono decorati con vari motivi geometrici, e altri ancora sono decorati con volti umani. Questi ultimi sono di difficile interpretazione. In particolare quello analizzato è alto 70 cm e ha una base piatta. Alcuni dicono che vasi con questa forma fossero usati per conservare le granaglie, e che il volto umano fosse una presenza protettiva. Nei contesti funerari in cui sono stati ritrovati, potrebbero essere un’offerta per il mondo degli spiriti o il cibo per il defunto. Il santuario di Ise SLIDE 32 Titolo: Santuario di Ise Periodo: Kofun Luogo: Prefettura Mie Significato dell’opera: Il santuario di Ise è il santuario principale della corte imperiale e di tutto lo Shinto. Il complesso di Ise è composto da un santuario esterno, il gekū, dedicato al protettore del grano, e un santuario interno, il naikū, dedicato ad Amaterasu. Per raggiungere il naiku bisogna passare attraverso i torii. Il percorso che porta al santuario corre parallelo ad un fiume. Ci si può lavare le mani e la bocca ad un lungo bacino di pietra oppure, proseguendo un po’ più avanti, direttamente nelle acque del fiume. Un tempo i devoti guadavano il fiume per raggiungere il santuario. Salendo per una collina e passando per una foresta di cedri, si arriva al primo muro di legno, attraverso il quale è impossibile guardare all’interno. Altri 3 muri proteggono lo spazio accessibile solo attraverso dei portali e solo ai sacerdoti e a determinati membri della famiglia imperiale. L’honden, la sala principale, si trova all’interno delle mura, e dietro di questa ci sono due stanze del tesoro chiamate sala est e sala ovest. Nell’honden è custodito il famoso specchio. Le sale del tesoro contengono le tantissime offerte fatte al santuario durante più di un millennio e mezzo. La struttura di Ise rispecchia quella degli altri santuari, ma ha una particolarità. A fianco dell’honden c’è un pezzo di terra vuoto, lì dove una volta era costruito la precedente sala principale. Ogni 20 anni, infatti, l’honden viene ricostruito. Ci sono numerose altre costruzioni all’interno del complesso, e hanno tutte forme di periodi diversi. L’honden rispecchia la forma dei granai di periodo Yayoi, alti rispetto al terreno e accessibili tramite una scalinata, e si pensa che in realtà in origine avesse proprio questa funzione, e solo in seguito sia stato scelto come dimora del kami. Essendo connesso alla famiglia imperiale, l’honden di Ise deve essere unico e la sua struttura non può essere copiata. NO, FORSE SOLO SALA PRINCIPALE Naiku del Santuario di Ise: il naiku che comprende la sala shinden (n2) e due edifici più piccoli (n1) designati come sale del tesoro. Il naiku è circondato da una quadruplice recinzione. Questo edificio più piccolo invece (n3) è uno spazio vuoto, è uno spazio destinato ogni 20 anni ad una ricostruzione completa di tutto il complesso. Questa è una pratica shikinen sengu (cerimonia, rito) (mai interrotta, tranne in periodo di guerra) iniziata quando è stato costruito il santuario nel settimo secolo, che tutta la zona costruita in un lato ogni 20 anni dal 690, doveva essere distrutta e ricostruita dove c’è n3, nello spazio vuoto. Concetto della PUREZZA (tradizione che morto un sovrano ci si spostava in un altro) poiché c’era un bisogno di un rinnovamento ciclico della purezza, la conseguenza di questa ricostruzione ogni 20anni, con i nuovi materiali, si conservano meglio e sono comunque ricostruzioni ravvicinate alle tradizioni antiche. L’ultima ricostruzione ci fu nel 2013. (processo che dura 17 anni). Sala Principale del Santuario di Ise Titolo: Sala principale del Santuario di Ise Periodo: 1953, metà 20° secolo Materiali: Legno e metallo Luogo: Santuario di Ise, Prefettura di Mie Significato dell’opera: Edificio che poggia su pilastri, (stile architettonico tradizionale giapponese, ma proveniva dal sud della Cina), pesantissimo tetto ricoperto da corteccia, indecorato, tutto di legno e non dipinto, e sul crinale del tetto compaiono i katsuogi, 10 elementi con funzione di tenere fissa la copertura di corteccia. Nelle abitazioni delle élite il numero dei katsuogi era in relazione al rango del proprietario della abitazione. Mentre i chigi erano la intersezione ad X sul fronte del tetto. Ci sono anche dei tetti come nella immagine (23), chiamato azekura, un vero e proprio deposito per i cereali, riso, ed è rialzato per evitare l’umidità e gli animali. (capitolo 2 della Maison, leggere parte introduttiva sullo Shinto o sul libro di Murase). Izumo Taisha 出雲大社 FOR REFERENCE ONLY Sala principale del santuario di Izumo, dedicata a Ōkuninushi no Mikoto, un discendente di quinta o sesta generazione di Sunanoo no Mikoto. Okuninushi ha il merito di aver introdotto la medicina, la pesca e la sericoltura. Sembra che la sala principale del santuario sia stata modellata sulla struttura dei primi palazzi degli Yamato, ed è molto più grande di quella di Ise. L’ultima ricostruzione è avvenuta nel 1744, non è tenuta ogni 20 anni come ad Ise, ma come ise il santuario ha mentenuto la sua forma originaria. Buddhismo 仏教 SLIDE 46 (SLIDE 52 TERMINI IMPORTANTI) Il buddhismo arriva in Giappone nel 552 tramite un’ambasceria del regno coreano di Paekche, che portò scritture buddhiste e sutra, nonché un’immagine del Buddha e vari oggetti rituali. Lo stesso anno si scatenò una tremenda epidemia, e si pensò che la causa fosse stata l’ira delle divinità indigene all’arrivo della nuova dottrina, risultando nella proscrizione del buddhismo da parte dell’Imperatore. Nel 584 una nuova ambasciata portò con sé un’immagine di Miroku (Maitreya), il buddha del futuro. I templi 寺 I templi buddhisti hanno tetti in tegole e fondamenta in pietra, nello stile cinese. La parti più importanti di un tempio sono il cancello centrale, o chūmon 中門 , che è posto al limite di un portico coperto che circonda le strutture principali, ovvero la pagoda e il kondō 金堂, la sala dorata, che contiene l’altare e le immagini principali del tempio. Al di fuori del porticato si trovano le strutture necessarie alla vita dei monaci. Molti complessi del periodo Asuka rispettano le strutture dei templi coreani. Periodo Asuka 飛鳥時代 (552-646) SLIDE 57 Quando viene introdotto il buddhismo in Giappone? Intorno alla metà del sesto secolo, nel periodo di Asuka. La capitale era Fujiwara-kyo (694-710). In questo periodo c’è una fortissima influenza cinese. In Giappone scuole e relative iconografie che in India si sono sviluppate nel corso di mille anni, e sono poi piano arrivate in Cina, sono arrivate in Giappone non gradualmente, ma molto più ravvicinate, nell’arco di pochi anni è stata introdotto molto materiale, e questo spiega il perché di molte stranezze e varie idiosincrasie. Prima fonte Nihon Shoki (prime fonti storiche giapponesi, scritta in cinese su modello cinese) : a corte il Buddhismo arriva durante il 552, una ambasceria dal regno di Paekche inviò dei sutra e dei bronzetti dorati, e con una entusiastica illustrazione del sovrano di Paekche. Hōryūji 法隆寺 SLIDE 62 Più che l’architettura dell’Horyuji, importante è la triade. Durante il periodo Asuka il principe Shōtoku fondò il Wakakusadera 若草寺, che fu completato nel 610, ma ricostruito in seguito ad un incendio che lo distrusse nel 670. Nel 711 furono completati i lavori di ricostruzione, e il nome del tempio venne cambiato in Horyuji. La pianta è asimmetrica. La pagoda e la sala principale sono allineate tra loro ma sono fuori asse. Il portale principale è il nandaimon 南大門, che si trova ai piedi di un leggero pendio. Il chumon è posto nel mezzo del porticato, ed è una struttura a due piani. A proteggere l’ingresso troviamo due feroci Niō 二王 , divinità che appartengono al gruppo dei protettori del buddhismo e dei suoi adepti, i kongōjin 金剛神. I due Nio si chiamano Ungyō e Agyō, protettori rispettivamente dell’est e dell’ovest, e difensori della notte e del giorno. Entrando ci si trova di fronte al kondo e alla pagoda, che hanno funzioni diverse: il kondo è dedicato alla devozione attiva tramite la circumambulazione, mentre la pagoda simboleggia semplicemente la presenza del Buddha. In un certo senso, esemplificano le funzioni del chaitya e dello stupa indiani. Pagoda di Horyuji (Nara 7secolo) Asse centrale che dalla sommità traversa l’intera pagoda, una caratteristica è che non è ancorata al suolo, la leggera oscillazione consentita diventa in caso di terremoti una misura precauzionale. (funzione: reliquiario e il pilastro che collega terra e cielo). La pagoda si ispirò ad un modellino, trovato in una tomba del periodo Han, di torre di guardia. L’architettura della pagoda deriva dalle torri di guardia cinesi. Essendo un’evoluzione dello stupa indiano, la pagoda è anche uno schema della struttura dell’universo, e come tale manifesta il percorso invisibile che il praticante buddhista intraprende. Questo percorso è simboleggiato dal lungo palo che attraversa la struttura e che unisce simbolicamente cielo e terra. Il palo di legno è incassato in una roccia nelle fondamenta, in cui sono contenute diverse reliquie. I 5 piani diminuiscono di dimensioni man mano che si sale, e anche i pilastri diminuiscono il loro diametro ad ogni piano, dotando la struttura di una leggerezza non riscontrata in costruzioni successive. Kondo di Horyuji ‘la sala dorata’ Titolo: Kondo di Horyuji Periodo: Nara, 7° sec Materiali: Legno, metallo e pietra. Luogo: Santuario di Horyuji Significato dell’opera: Conteneva icone di oro, 7 intercolonnari lunghezza poco più di un metro. Notiamo il doppio tetto tipico giapponese, e il sistema di travi che sorreggono la parte superiore delle colonne, e sono forgiati a forma di nuvole stilizzate, travi che supportano i pesanti tetti. Il kondo è di stile cinese, con le fondamenta in pietra e il tetto a trapezio, tronco. Nonstante questo sia più grande, i 5 piani della pagoda compensano in altezza ciò che il kondo ha in ampiezza, aiutando l’armonizzazione dell’asimmetria che governa la pianta del tempio. Il tetto è in tegole, i colori sono accesi, e il sistema di supporti di legno sono di importazione continentale. I supporti sono decorati a forma di nuvole, mentre alla fine dei tetti ci sono decorazioni a coda di pesce. Materiali usati nell’arte buddhista: oro e legno Confronto Ise (indigena giapponese) e Horyuji (modello buddhista cinese) Cosa hanno in comune? Il tetto a spiovente, Cosa differiscono? Il materiale di copertura, diverso è il basamento, Ise è staccato, in Horyuji è in pietra. Triade Shaka SLIDE 75 Titolo: Triade Shaka Periodo: Asuka, 7° sec, 623 Materiali: Bronzo dorato Artista: Tori Busshi Luogo: Altare del kondo di Horyu-ji Significato dell’opera: Le tre figure ricalcano lo stile Wei diffuso in Cina circa un secolo prima. Questo si ritrova ad esempio negli abiti dei due bodhisattva, che terminano a coda di pesce e nella lunga sciarpa che forma una curva all’altezza delle ginocchia. Stilisticamente misto: capigliatura con i riccioli a conchiglia, caratteristica del periodo Tang. I due hanno le mani in mudra e tengono delle piccole sfere tra le mani. Gerarchia delle dimensioni. Yumedono Kannon 夢殿観音 SLIDE 83 Prima metà VII secolo, legno dorato aureola in metallo, 197 cm Titolo: Yumedono Kannon Periodo: Asuka, prima metà 7° sec Materiali: Legno dorato e metallo Luogo: Yumedono Horyu-ji Significato dell’opera: La yumedono (“sala dei sogni”) si trova fuori dal perimetro principale dell’Horyuji. Dentro la sala c’è la scultura di Kannon, ovvero Avalokitesvara, il bodhisattva della compassione, che in questo primo periodo è ancora ritratto come un giovane principe indiano. È un hibutsu 秘仏, ovvero una di quelle statue che venivano nascoste dalla vista per acquisire potere, una categoria di opere buddhiste pittoriche o scultorie che in molti casi nessuno poteva vedere, si sapeva della loro esistenza ma non si potevano vedere, questo aumentava l’aura che le circondava. ! Questo concetto ci riporta ad un concetto dello Shinto, ossia l’invisibilità del Kami, che lo rende ancora più potente. Talmente legata alla figura di Shotoku Taishi che questa statua che rappresenta Yumedono Kannon (bodhisattva Avalokiteshvara) oppure Guze Kannon (Guze è un appellativo della funzione del Kannon, in questo caso la ‘salvezza del mondo’) da alcuni è stato considerato una sorta di ritratto fisico del principe Shotoku. SLIDE 84 La statua fu dimenticata nel suo nascondiglio finché fu ritrovata da Ernest Fenollosa verso al fine del XIX secolo. Rispecchia lo stile Wei e più precisamente lo stile di Tori Busshi, anche se non è attribuibile a lui. Essendo rimasta nascosta e al chiuso, la statua è in condizioni perfette. È stata ricavata tutta da un unico pezzo di legno, con l’eccezione della parte finale della veste e del piedistallo a forma di loto. La foglia doro da cui è ricoperta è quasi del tutto intatta, così come il rosso delle labbra, il nero delle pupille e il blu scuro dei baffi. In mano ha il cintamani, gioiello sacro. Tamamushi no Zushi 玉虫の厨子 SLIDE 86 Titolo: Tamamushi no Zushi Periodo: 7° sec Materiali: Legno di canfora e cipresso laccato Luogo: Horyu-ji Significato dell’opera: Si trova nella sala del tesoro dell’Horyuji, ‘tempietto portatile’ (36), un modellino di un Kondo dell’epoca. È molto importante perché rappresenta tridimensionalmente una costruzione del periodo Asuka e perché è l’unico esempio di pittura buddhista del VII secolo che sia arrivata fino a noi. È composto da un kondo in miniatura posto su un plinto decorato, rialzato rispetto al terreno da un massiccio piedistallo. Il kondo porta due corni dorati, tipici in realtà dell’architettura più tarda. Il tutto è decorato da pitture di jataka, bodhisattva o shitennō 四天王, le 4 divinità guardiane delle direzioni. I due presenti si trovano sulle porte del kondo. Tamamushi: Tama ‘insetto’, mushi ‘giada’ = compongono il nome di un insetto visibile in Giappone in estate, uno scarabeo volante. Originariamente nella parte metallica venivano messe le ali dell’insetto Tamamushi. (37) Gli stipiti sono decorati da cornici di metallo lavorate a giorno, sotto le quali si trovavano le ali del tamamushi, che sono iridesenti. L’iridescenza contrastava con i colori decisi delle pitture. Mahasattva jataka (storia della tigressa affamata) SLIDE 87 Lacca su legno, con uso di olio È una narrazione continua, ovvero si vede lo stesso personaggio in momenti diversi nello stesso spazio narrativo. Le figure sono sinuose, le forme del paesaggio sono molto stilizzate. Lo stile pittorico è molto più vicino a quello della Cina di quello stesso periodo, al contrario delle sculture che rimangono con uno stile di circa un secolo prima. In una delle facce del pinto compaiono alcune pitture interessanti (37), una di queste è un jataka (storie di sacrifici di Bodhisattva) della tigressa affamata o Mahasattva Jataka, principe che era una precedente reincarnazione del Buddha storico, che si sacrifica per una tigre affamata con i suoi figli. Si lancia da una rupe e si fa aggredire da una tigre affamata insieme ai suoi cuccioli. Narrazione continua: tre diversi momenti della storia vengono rappresentati una dietro l’altra, e per segnare i tre momenti nel tempospazio il protagonista viene rappresentato tre volte. Tōdaiji 東大寺 SLIDE 100 Il Todaiji venne costruito durante il regno del principe Shōmu per custodire il buddha Birushana, il buddha principale della scuola Kegon (basata sul sutra della ghirlanda). Birushana è la quitessenza della buddhità, e da lui si manifestano tutti i buddha, i bodhisattva e le altre divinità. Fungeva da metafora per la relazione tra l’imperatore e i governatori delle diverse province. Nel 752 si tenne la cerimonia di apertura degli occhi. Prima di questo in un’altra cerimonia l’Imperatore Shomu si prostrò davanti all’immagine di Birushana e si dichiarò devoto ai tre gioielli buddhisti. Mai più un imperatore mise così in secondo piano la sua discendenza divina. Il complesso prevede due pagode di 101 metri, ognuna circondata da un muro. A nord di queste c’è la parte principale del complesso, il daibutsuden 大仏殿, la sala che contiene l’enorme statua del buddha Birushana. SLIDE 103 Daibutsuden 大仏殿 PROBABILMENTE NO Fu prima costruita la statua, poi le fu costruita intorno la sala. Subito dietro il daibutsuden c’è la sala degli insegnamenti (kōdō 講堂), circondata dai dormitori dei monaci. La daibutsuden è alta 47 m. La corona è d’orata, al contrario del Birushana Buddha (slide 118, mason 94) SLIDE 105 Alcune idee sulle prime apparizioni del Birushana possono essere anche rintracciate nelle incisioni del Buddha Shaka su un petalo del trono a forma di fiore di loto, sopravvissuto dal piedistallo originale. Ogni petalo, secondo l’iconografia stipulata nel Kegon Sutra, rappresenta un universo guidato dal Buddha Shaka e i suoi bodhisattva. Qui Shaka appare come una figura in carne con il petto gonfio, suggerito anche dal mento sopra i tre anelli del collo. Un dettaglio sorprendente è l’elaboratezza dell’indumento del Buddha, che cade formando un turbinio di pieghe sul suo grembo. Nonostante ciò, la figura preserva il crescente naturalismo ed eleganza comune alle sculture del periodo. Budda inciso su un petalo del trono a forma di fiore di loto su cui siede il Daibutsu (Great Buddha). Bronzo, 749. PROBABILMENTE NO Sia il Buddha inciso che il Rotolo ci aiutano a ricostruire l’aspetto originario del Daibutsu del Todaiji, prima che andasse distrutto nel 1180 Questo Buddha siede su un trono di loto formato da mille petali e su ogni petalo è inciso un mondo presieduto da un Buddha (49). Siccome il trono è originale, a giudicare dai Buddha incisi in ciascun petalo possiamo avere una idea di come apparisse originariamente il grande Buddha: perfetto stile indiano e stile Tang. Un altro punto di riferimento per capire come potesse essere l’aspetto del Buddha lo abbiamo in un Emaki del terzo secolo lo Shigisan engii ‘origini leggendarie del tempio sulla montagna Shigi’ (50) Nel terzo rotolo di questa opera in narrazione continua di un personaggio (monaca, sorella del protagonista dell’Emaki) rappresentato sette volte, passa la notte davanti al Daibutsu di Nara. Il Daibutsu che è rappresentato, con uno stile più indiano è molto più simile al (49) che al Buddha che si trova oggi. Nell’Hokkedō 法華堂, la sala dedicata alla lettura del sutra del loto, si trova un bizzarro gruppo scultoreo. SLIDE 109 Al centro c’è una statua in lacca secca di Fukūkenjaku Kannon (“Kannon con il laccio mai vuoto”), in lacca secca (materiale privilegiato per le sculture di tardo periodo Nara). La figura ad 8 braccia rappressenta una delle 33 forme che Kannon può assumere. Accanto alla figura ci sono due statue, forse rappresentanti i bodhisattva Nikko e Gakko. Dietro la statua di Kannon, si trova un’altra statua, in argilla, nascosta in un tabernacolo. Shûkongõjin 執金剛神 (guardiano) SLIDE 110 Titolo: Shukongojin (Guardiano) Periodo: Nara Materiali: Argilla dipinta Luogo: Hokkedo, Todaiji Significato dell’opera: È una statua policroma in argilla, molto popolare. Uno dei re guardiani. Tiene in mano un vajra, ha uno sguardo fiero e il corpo muscoloso. È un hibutsu, ‘Buddha segreti’. Questo termine indica tutti i tipi di icone buddhiste che venivano nascoste. Fa parte di una categoria di Hibutsu che vengono mostrati una volta all’anno. Per questo motivo, la scultura ha un notevole stato di conservazione e la sua superficie argillosa conserva ancora parte della foglia d'oro originale e dei dettagli dipinti. Gli Hibutsu sono immagini la cui creazione è legata a qualche leggenda particolare, o al sogno misterioso di qualche monaco: aura di mistero sull’origine dell’hibutsu. Per i contorni degli abiti e delle armature è stato usato un filo d’oro. Le fattezze sono centroasiatiche, è in posa tribhanga, molto marziale. Le sciarpe sono svolazzanti. Lo Shukongojin è particolare essendo un tesoro segreto del tempio che viene mostrato solo una volta all'anno. Shukongojin è uno dei kongojin, il grado più basso di tutti i re guardiani. Sono generalmente raffigurati come muscolosi feroci divinità. È raffigurato con una smorfia mentre stringe un fulmine di diamante. Quando non è in mostra, lo Shukongojin è installato in un armadio laccato schermato dietro l'altare maggiore dell'Hokkedo. Todaiji kaidanin 戒壇院 (Sala di Ordinazione) Shitenno 四天王, 165 cm ca, argilla policroma SLIDE 112 PROBABILMENTE NO Altri esempi di statue di guardiani del periodo di Nara sono queste quattro figure dei quattro guardiani direzionali, con la solita iconografia dei guardiani, che troviamo nella sala della ordinazione ‘kaidanin’. Nella Sala di Ordinazione c’è un importante set di sculture in argilla dello Shitenno (Quattro Re Guardiani). Gli Shitenno sono modellati in argilla su un'armatura di legno. Le figure indossano tutte un'armatura sopra, piuttosto che sotto, le vesti e ogni figura è diversa dalle altre. Ogni figura ha il suo attributo specifico: un reliquiario, un pennello, una spada o una lancia. Tōshōdaiji 唐招提寺 SLIDE 117 Nel 754 arriva a Nara il monaco cinese noto con il nome di Ganjin, per diffondere la scuola Ritsu. Portò anche il corretto e completo rituale per l’ordinazione dei monaci e delle monache, e così nel 755 fu costruita una piattaforma nel Todaiji e furono ordinate circa 400 persone, compresa la consorte imperiale. Ganjin preferì ritirarsi in un tempio a parte e nel 759 iniziarono quindi i lavori di costruzione del Toshodaiji. Il tempio è il miglior esempio che si sia conservato dell’architettura del periodo Nara, e in particolare dello stile che aveva probabilmente in origine il Todaiji. Ganjin morì nel 763, ma il tempio non fu terminato prima del IX secolo, quando la capitale era già stata spostata ad Heian. Yakushi stante – Toshodaiji SLIDE 119/SLIDE 4 PPT2 796, lacca secca su legno, 336 cm. Titolo: Yakushi stante Periodo: Fine 8° sec, 796 Materiali: Lacca secca su legno Luogo: Toshodai-ji Significato dell’opera: Buddha della medicina, una delle prime statue fatta con la tecnica mokushin kanshitsu (cuore di legno, con poca lacca). Il nucleo di legno rimane all’interno, invece di essere rimosso come succedeva con il nucleo di argilla delle statue in lacca secca del periodo precedente. La tecnica fu probabilmente portata da monaci-scultori al seguito di Ganjin. Stile manieristico, stilizzazione delle vesti qui fa un passo avanti, la gonna scende con pieghe verticali intorno alle gambe, su cui la stoffa è molto tirata. Ha la testa quadrata, che sembra essere collegata al corpo senza collo. POWER POINT 2 Yakushi stante – Jingoji SLIDE 3 794, legno di cipresso dipinto, 170,3 cm Titolo: Yakushi Stante Periodo: Fine 8° sec, 794, Heian Materiali: Legno aromatico Luogo: Jingo-ji, Kyoto Significato dell’opera: Uno dei primi esempi dello stile del periodo Heian, uno stile più sobrio che utilizzava il legno aromatico, riprendendo la tradizione originale indiana dell’uso del legno di sandalo. I drappeggi hanno pieghe molto pesanti, ma il tessuto è molto tirato sulle gambe. Regge una bottiglietta delle medicine nella mano sinistra mentre la destra è in mudra della rassicurazione. Lo stile ricorda quello del tardo periodo Tang. Periodo Heian 平安時代 (794-1185) SLIDE 6 Si apre la produzione di opere non ispirate allo stile cinese. Nella nuova capitale vengono vietati i templi all’interno della città, per dividere il potere spirituale da quello temporale. La città è divisa in chō 町, sul modello del sogno confuciano della città perfetta. Nonostante lo stile si allontani da quello cinese, comunque le sale e le costruzioni di rappresentanza del palazzo imperiale restano in stile cinese. Il primo periodo Heian è noto anche come periodo Jōgan (794-951), ed è il periodo in cui si sviluppa e si afferma il buddhismo esoterico delle scuole Tendai e Shingon. I templi vengono costruiti sulle montagne, e la struttura torna quella indigena, con i tetti di corteccia e non di tegole, nonché di forma più rigida, come quelli dei santuari shinto. Muroji 室生寺 SLIDE 9 Tempio di montagna, nella periferia di Nara. Già da prima della costruzione del tempio, la zona era considerata sacra dagli abitanti per via della particolare conformazione di rocce e fiumi creati da eventi vulcanici. Si pensava che il sito fosse la dimora del drago Ryūkesshin e fosse un buon luogo per pregare per la pioggia. Le costruzioni del tempio si trovano su tre livelli diversi: alla base della montagna ci sono gli appartamenti dei monaci, a metà strada il kondo, un mirokudo dedicato a miroku, la sala delle iniziazioni e la pagoda. In cima alla montagna c’è il nucleo interno. Della parte centrale rimangono solo il kondo e la pagoda a 5 piani, più bassa e snella delle solite pagode, e con i tetti in legno. È stata molto danneggiata da un tifone che ha staccato i piani superiori. Il kondo è stato modificato nel corso dei secoli. Il monaco Saichō, allontanandosi dal buddhismo di Nara, decise di ritirarsi sul monte Hiei, nell’aria pura montana ben lontano dalla vita di corte di Nara e su quel monte fondò quello che diventerà poi il complesso dell’Enryakuji. Quando la capitale fu spostata ad Heian, il complesso si trovò in posizione propizia per essere il protettore spirituale della città, mentre ne era a debita distanza. Saicho si recò in Cina con un’ambasciata giapponese e lì studiò alla fonte il Tendai, il Ritsu, lo Zen e lo Shingon, adottata invece dal monaco Kūkai. Il Tendai di Saicho ingloba il pensiero di diverse scuole. Si basa sul Sutra del Loto, e sul pensiero che la buddhità sia presente in tutti gli esseri. È una dottrina sincretica, la cui scrittura fondamentale è il sutra del Loto. Lo Shingon, dal cinese ‘parola vera’ ossia il ‘mantra’ in sanscrito, invece è basato su due tantra, che al contrario dei sutra, che sono trascrizioni dirette delle parole del buddha, sono messaggi rivelati in sogni o visioni, di solito provenienti dal buddha Birushana. Fa parte del movimento Mahayana, perché come il M. crede che l’illuminazione sia possibile per tutti, ma soprattutto, la novità è che la buddhità è dentro di noi, ossia ‘dentro di noi c’è il Buddha, noi siamo Buddha’. Secondo gli insegnamenti tantrici il Buddha ha due aspetti: il corpo fisico (manifestato dai buddha terreni come Shaka) e il corpo assoluto ed ineffabile (manifestato da Birushana). È il concetto di non dualità del Buddha, perché sono due aspetti della stessa cosa). Questo concetto è espresso nei Mandala dei Due Regni (Ryōkai Mandara). Termini Shingon: ➢ Kongo (65): uno scettro con delle punte su entrambi i lati, ed è originariamente simbolo del tuono, e nel B. esot. viene a significare il diamante, la forza, la qualità indistruttibile della natura della verità ultima ➢ Mantra: gruppo di sillabe mistiche recitate durante i complessi rituali di questa scuola ➢ Mandala: ‘cerchio’, diagramma dell’universo spirituale, in cui tutto è organizzato in maniera gerarchica, icona centrale del B. Esot. in giappone ➢ Kanjo: cerimonia di iniziazione, momento in cui un fedele viene accolto al ‘gruppo’, necessaria una connessione diretta fra fedele e una divinità scelta all'interno del mandala. Taizōkai Mandala 胎蔵界曼荼羅, Mandala del Mondo Embrionale SLIDE 24 Titolo: Taizokai Mandala, Mandala del Mondo Embrionale Periodo: Heian, 9° sec Materiali: Colore su seta Formato: Rotolo verticale Luogo: Kyoto Significato dell’opera: Rappresenta il mondo fenomenico e sono descritte le emanazioni fenomeniche dei vari aspetti della natura del Buddha, presentando sia pacifici bodhisattva che creature irate e mostruose, e per estensione anche la natura umana. Nei mandala le figure sacre vengono organizzate a livello gerarchico. Nel quadrato centrale, chiamata la corte dei quattro petali, troviamo tutte le divinità al centro, in ordine decrescente. Poiché rappresenta il mondo fenomenico, troviamo tutti quelli che fanno parte del mondo terreno, animali persone ecc., Dainichi Nyorai è il Buddha centrale; le cinque figure in fila sono i cinque re della conoscenza suprema. Dainichi Nyorai siede al centro di un loto ad 8 petali, in posizione di meditazione. 4 buddha trascendenti occupano i petali dei punti cardinali, mentre gli altri 4 sono abitati da bodhisattva. Kongōkai Mandala 金剛界曼荼, Mandala del Mondo del Diamante SLIDE 24 Titolo: Kongokai Mandala, Mandala del Mondo del Diamante Periodo: Heian, 9° sec Materiali: Colore su seta Formato: Rotolo verticale Luogo: Kyoto Significato dell’opera: Rappresenta il mondo trascendentale, in cui troviamo solo esseri illuminati, Buddha e Bodhisattva, disposti all’interno di 9 rettangoli che rappresentano i mondi dei buddha, la saggezza che pervade l’universo. Nei mandala le figure sacre vengono organizzate a livello gerarchico. Il numero 9 è molto importante in Cina, poiché rappresentavano i gradi della burocrazia cinese, ed è molto ricorrente nell’arte buddhista. Servono come supporto alla meditazione. Sono tutte figure di esseri illuminati. Birushana è il Buddha trascendente Dainichi Nyorai 大日如来 , posto al centro di ognuno dei cerchi che sono al centro dei rettangoli. Intorno alle circonferenze centrali ci sono altre 4 circonferenze, al cui interno si trovano i buddha trascendenti circondai da bodhisattva. In alto al centro c’è un’immagine singola di Dainichi Nyorai, in vajramudra. Secondo lo Shingon questi due mandala sono i diagrammi dell’universo spirituale che è la buddhità, l’illuminazione. Tōji 東寺 SLIDE 29 Il tempio fu dato a Kukai nell’823, un anno dopo la morte del suo rivale Saicho. Fu convertito in un centro di insegnamento della dottrina Shingon e rinominato Kyōōgokokuji 教王護国寺, Il tempio per la difesa della nazione ad opera del Re della Dottrina. Nel kodo (sala delle lezioni) si trova un esempio di Mandala scultoreo, con i 5 re della conoscenza accompagnati da Buddha e bodhisattva vari, nonché Myōō 明王 e Shitennō 四天王. Al centro si trova Dainichi Nyorai. SLIDE 25 Bodhisattva: Lacca e foglia dorata Myoo: rivestiti di gesso e dipinti. Fudō Giallo 黄不動 SLIDE 36 FUDO GIALLO Titolo: Fudo Giallo Periodo: Materiali: Dipinto su seta Formato: Rotolo verticale Luogo: Onjoji Significato dell’opera: È un Hibutsu creato in circostanze magiche e mistriose. Periodo Fujiwara o Heian Medio Il periodo Fujiwara 藤原時代 (951-1068) è il periodo in mezzo al periodo Heian. È il periodo della cultura di corte raffinata ed estetizzante. C’è il trionfo del buddhismo della Terra Pura e di Amida. Si definisce lo Shinden zukuri 寝殿造, lo stile palaziale di periodo Heian ispirato allo stile palaziale Tang, che è stato definito come “quasi asimmetrico”. Shinden zukuri 寝殿 造 style, Heian period Mason, 141-42. L’architettura palaziale dell’ aristocrazia Heian, che deriva da quella della Cina Tang, fu definita da Sawada Natari 沢 田名垂 , studioso di architettura dell ’ inizio del XIX secolo, come un modello caratterizzato dalla simmetria Hōjōji法成寺 – pianta del tempio SLIDE 43 Prima metà dell’XI secolo, non più esistente. Questo stile architettonico di derivazione cinese fu adottato da diversi templi della ‘terra pura’, dedicati al Buddha Amitabha, nella fase Fujiwara del periodo Heian. Fujiwara no Michinaga, fece costruire il tempio Hojoji, di cui non è rimasto niente poiché fu completamente annientato, ma lo conosciamo grazie alle fonti. Dell’Hojoji ci sono rimaste delle colorite, dettagliate descrizioni, che lo descrivono come una sorta di paradiso. Il tempio doveva essere il luogo di ritiro di Michinaga, che voleva diventare monaco come molti aristocratici del periodo dopo aver raggiunto una certa età. Divenne lo standard con cui dovevano confrontarsi i templi successivi, ma fu distrutto da un incendio nel 1058. A ovest si trova l’Amidadō 阿弥陀堂, una lunga sala costruita per ospitare nove grandi statue di Amida. Tempio Byodoin 平等院寺 SLIDE 44 Kyoto, 1053 Il Byodoin è un tempio sincretico del Tendai esoterico. Dello stile Shinden ci è rimasto il tempio Byodoin a Kyoto. Il Byodoin comprendeva diverse sale, e ci concentreremo sulla così detta ‘sala della fenice’ -Hōōdō 鳳凰堂, Sala della Fenice SLIDE 45 Si trova su una isola artificiale situata su uno stagno di una forma irregolare. Gli storici giapponesi hanno sottolineato che la forma irregolare del laghetto ricorda la prima sillaba sanscrita del nome di Amida, e l’edificio aveva la forma di una fenice in volo. È uno dei pochi templi della forma originale che si può trovare a Kyoto. (68) Il nome di questa sala ‘fenice’, deriva anche dal fatto che sulle estremità del tetto erano state poste delle fenici di bronzo. Gli archeologi che hanno studiato questo edificio hanno scoperto che Scene raigo dipinte sulle porte di legno e sulle pareti della Sala della Fenice Trittico del raigo di Amida su seta SLIDE 61 Trittico del Raigo di Amida SLIDE 61 XI secolo, colore su seta, 211cm Titolo: Trittico di Amida Periodo/Stile: 11° sec Materiali: Colore su seta Formato: Luogo: Jūhakkain dell’Hachiman Association of Mount Kōya Significato dell’opera: Il raigo 来迎 è la rappresentazione di Amida e il suo seguito che si recano ad accogliere l’anima del defunto o moribondo, per guidarlo nella reincarnazione nella Terra Pura. Amida, figura dorata seduta al centro su un grande loto dorato, guarda frontalmente. Questa è una caratteristica dei raigo, utilizzati nelle cerimonie durante le quali il moribondo stringeva una corda legata al raigo e guardando negli occhi l’immagine di Amida trovava rifugio. Il loto è poggiato su una nuvola che “sborda”, mossa dal vento mentre scende. Davanti a lui, sui due lati, si trovano Kannon (con il loto in cui porre l’anima del defunto) e Seishi. A sinistra di Amida c’è il bodhisattva Jizo, e alla destra il maestro Nagarjuna. SLIDE 91 Jizo è rappresentato come un monaco con la testa rasata, e la sua figura acquista in questo periodo sempre maggiore importanza, come protettore dei bambini e delle loro anime. Intorno a queste figure centrali sono dipinte altre 28 entità. Le figure sono contornate di marrone e sono vestite con abiti molto colorati e ingioiellate. I musici sono in posizioni dinamiche. Sotto lo stuolo divino si apre il paesaggio di Heian e del monte Koya. Kaeri Raigo Jōdoshū 浄土宗 - Buddhismo della Terra Pura SLIDE 54-55 Viene introdotto dal monaco Hōnen 法然 nel periodo Kamakura (1185-1392). È il momento di svolta per il buddhismo, che si diffonde anche negli strati inferiori della popolazione. È basato sulla recitazione del mantra del Buddha Amitabha, che semplicemente recitato con fede può portare alla rinascita nel Paradiso Occidentale che Amida governa, ovvero la Terra Pura. I rituali delle altre scuole erano troppo complicati per la popolazione, e quindi la semplicità del rito del Jodoshu ebbe un grande successo e finalmente il buddhismo uscì dall’ambiente aristocratico. Le immagini giocano un ruolo significativo nella pratica buddhista della Terra Pura. SLIDE 57 I sutra principali sono 3: -Sukhāvatīvyūha sutra, il sutra dell’adornamento del Regno della Beatitudine -Sukhāvatīvyūha Sūtra, noto come Amitabha sutra -Amitāyur-dhyāna Sūtra, o Kan Muryōju kyō 観 無 量 寿 経 , sutra sulla visualizzazione del Buddha Amitayus. Questo porta il lettore attraverso 16 stadi di visualizzazione e contemplazione del Paradiso Occidentale. La nona, decima e undicesima fase si concentrano sulle qualità fisiche di Amida, Kannon e Seishi. Sono in seguito presentati i 9 livelli di rinascita. Taima Mandala 當麻曼荼羅 SLIDE 58 Titolo: Taima Mandala Periodo: 13°-14° sec perché una delle prime copie di un originale Materiali: Dipinto su seta Formato: Luogo: Significato dell’opera: È basato sull’Amitayur-dyana Sutra, visualizzazione del buddha Amitayur, ma soprattutto sul commentario. Si chiama Taima perché l’originale di questo dipinto era custodito nel tempio Taimadera di Nara, e dove si diceva che di questo dipinto, riscoperto nel periodo Kamakura, vennero richieste diverse copie, ad esempio questa (75) del 14° secolo. I Taima mandala in giappone appartengono ad una categoria di dipinti che in giappone vengono chiamati come henso ossia ‘dipinti di trasformazione’: trasposizioni visive di testi, sutra- versione pittorica di un sutra. Secondo la tradizione fu composto nell’VIII secolo, ma gli studiosi credono che sia stato importato dalla Cina. Fu riscoperto nel XIII secolo e divenne il prototipo delle rappresentazioni del Paradiso Occidentale. Emakimono 絵巻物 rotolo orizzontale illustrato; illustrazioni di tipo narrativo SLIDE 73 Emaki si appoggia a due bastoncini finali che servono ad aprirlo e rotolarlo. La modalità di visione si presta bene alle rappresentazioni cinematiche di una storia, storia suddivisa in scene. VEDI MASON Shigisan engi emaki: otoko-e 男絵 Titolo: Shigisan engi emaki, Rotolo della Leggenda del Tempio sul Monte Shighi Periodo: 12° sec, Tardo Heian Materiali: Inchiostro e colore su carta Formato: Emaki Luogo: Significato dell’opera: Un esempio di stile yamato-e, in questo caso tecnica otoko-e: la scena, la storia, viene definita più dal contorno che dal colore, calligrafici e dinamici, i volti sono più espressivi. Esempio di engi: storia e origine karmiche di un tempio. Il racconto è affidato alla linea calligrafica. A partire dalla fine del periodo Heian, gli emaki di tipo narrativo che si svilupperano nel periodo Kamatura saranno un misto di questi due stili, ma soprattutto otoko-e, ossia la linea sarà molto importante per raccontare la storia. Dettaglio di un’opera a soggetto religioso Shigisan engi emaki: (engi origini carniche di un tempio o una scuola buddhista), ESAME SI in questo caso parliamo di un tempio che si trova vicino al monte Shigi a Nara, tempio dedicato al guardiano del nord, di cui era abate un monaco Myoren. È una opera engi, che racconta le origini miracolose di questo tempio divisa in tre rotoli, e ogni rotolo racconta un miracolo legato a questo tempio. Esaminiamo il primo rotolo (senza testo), datato alla metà del dodicesimo secolo, prodotto con lo stile otoko- e, linea che definisce contorni. Il primo rotolo racconta la storia del primo miracolo: la storia del granaio volante. La leggenda narra che vicino al monte Shigi diretto dal monaco Myoren viveva un ricco contadino che ogni giorno mandava al tempio una cesta piena di riso, un giorno non la manda e al tempio si domandano cosa è successo, e per potere miracoloso del monaco, il granaio decide di prendere il volo dalla fattoria del contadino e di spostarsi nel tempio pieno di riso. Nella immagine (82) vediamo il momento in cui il granaio si alza dal suolo per volare. Nell’immagine (83) ha preso il volo e sta sorvolando sull’acqua, le espressioni sono dettagliate, il contadino sembra indignato e cerca di seguire il granaio, e manda degli uomini per seguilo. Il granaio si poggia nel cortile del tempio, e il contadino è sempre più indignato, e rivuole il suo granaio, Myoren gli dice che il granaio deve restare lì perché è venuto di sua spontanea volontà e che poteva riprendersi solo il riso e così fa. (82) (83) (84) Nell’immagine (84) si vedono degli incaricati che riempiono le ceste con il riso per riportarle nella casa del contadino. Ma le ceste di riso, riprendono il volo e ritornano al tempio (85), attraversano dei paesaggi rappresentati in stile Yamato-e. Il contadino dona alcune ceste di riso ai poveri. Il secondo rotolo è relativo alla guarigione di un imperatore. Genji monogatari emaki: onna-e 女絵 SLIDE 76 Onna-e: noto come ‘trsukuri-e’ ossia ‘make-up’, il dipinto si basa più sul colore che sul contorno delle figure, il colore che è applicato a strati densi oblitera il contorno delle figure sottostanti. Notare le caratteristiche: artificio del tetto rimosso, fa vedere le scene interno dall’alto, deriva dalla Cina; colori pastello; estremamente decorativo, allusivo, colori brillanti. Caratteristica della pittura giapponese: le espressioni sono tutte uguali, il mood della scena lo si desume dagli elementi architettonici, più sono obliqui o sbilenchi più indicano tensione, oppure da elementi del paesaggio, paesaggio motivo dei carri immersi nell’acqua lo ritroviamo anche nei ventagli. Perché i carri immersi nell’acqua nella vita comune? Per evitare che si rovinasse il materiale. Periodo Kamakura 鎌倉時代 (1185-1333) Realismo nell’arte Jōdoshū 浄土宗 - Buddhismo della Terra Pura SLIDE 89 Viene introdotto dal monaco Hōnen 法然 nel periodo Kamakura (1185-1392). È il momento di svolta per il buddhismo, che si diffonde anche negli strati inferiori della popolazione. È basato sulla rectazione del mantra del Buddha Amitabha, che semplicemente recitato con fede può portare alla rinascita nel Paradiso Occidentale che Amida governa, ovvero la Terra Pura. I rituali delle altre scuole erano troppo complicati per la popolazione, e quindi la semplicità del rito del Jodoshu ebbe un grande successo e finalmente il buddhismo uscì dall’ambiente aristocratico. Le immagini giocano un ruolo significativo nella pratica buddhista della Terra Pura. SLIDE 57 I sutra principali sono 3: -Sukhāvatīvyūha sutra, il sutra dell’adornamento del Regno della Beatitudine -Sukhāvatīvyūha Sūtra, noto come Amitabha sutra -Amitāyur-dhyāna Sūtra, o Kan Muryōju kyō 観 無 量 寿 経 , sutra sulla visualizzazione del Buddha Amitayus. Questo porta il lettore attraverso 16 stadi di visualizzazione e contemplazione del Paradiso Occidentale. La nona, decima e undicesima fase si concentrano sulle qualità fisiche di Amida, Kannon e Seishi. Sono in seguito presentati i 9 livelli di rinascita. Rokudō-e六道絵 SLIDE 92 È un tipo di pittura grottesca e a tratti scioccante nata nel periodo delle Guerra Genpei. Rappresenta i sei regni di esistenza in cui gli esseri umani possono reincarnarsi se non riescono ad ottenere la salvezza. Sono la triste alternativa alla rinascita nel Paradiso Occidentale, e le persone, che fino ad allora non prendevano neanche in considerazione la probabilità di non andare nel Paradiso Occidentale, iniziano a riconoscere nelle descrizioni dei regni inferiori gli orrori delle guerre che scuotono il periodo medievale. Contemplando i rokudo-e speravano di ricordarsi della sofferenza che li avrebbe aspettati se non avessero rispettato i dettami buddhisti. Gaki zoshi 餓鬼草紙: Rotoli dei fantasmi affamati SLIDE 90 Titolo: Gaki zoshi, Rotoli dei fantasmi affamati Periodo: Fine 12°sec Materiali: Inchiostro e colore su carta Formato/Tecnica: Rokudo-e Significato dell’opera: Dipinti rokudou-e lett. ‘dei sei sentieri di esistenza’, è un tipo di pittura grottesca e a tratti scioccante che rappresenta i sei regni di esistenza in cui gli esseri umani possono reincarnarsi se non riescono ad ottenere la salvezza. Sono la triste alternativa alla rinascita nel Paradiso Occidentale. I regni in cui ci si poteva ritrovare dopo la morte (i livelli più bassi sono per coloro che non hanno avuto fede in Amida): 1. Mondo dei semidei, 2. Mondo degli umani, 3. Divinità hindu, 4. Animali, 5. Spiriti affamati, 6. Inferni. In questa immagine vediamo il livello 5. degli spiriti affamati, e sono quelli che sono stati più rappresentati nella storia giapponese. Abbiamo una serie di rotoli di cui il Gaki zoshi, degli spiriti affamati, rappresentati magrissimi, ma con il ventre sporgente, e sono condannati ad essere sempre affamati e assetati, e che non possono essere soddisfatti. In questa scena mangiano le feci delle persone. Jigoku zoshi 地獄草紙 SLIDE 93 XII secolo, sezione di un hand scroll, colore su carta Titolo: Jigoku zoshi, Rotoli dell’Inferno Periodo: 12° sec Materiali: Inchiostro e colori su carta Formato: Handscrolls Significato dell’opera: Dipinti rokudou-e lett. ‘dei sei sentieri di esistenza’, è un tipo di pittura grottesca e a tratti scioccante che rappresenta i sei regni di esistenza in cui gli esseri umani possono reincarnarsi se non riescono ad ottenere la salvezza. Sono la triste alternativa alla rinascita nel Paradiso Occidentale. Rotoli dell’Inferno, rappresentano le 8 sezioni dell’inferno in cui può finire l’essere umano. Le rappresentazioni portano un forte senso di sofferenza. In quello considerato si trova chi ha ingannato i propri clienti barando sul peso. Si vede una figura vecchia, con tre occhi e i capelli bianchi, che osserva mentre due uomini e una donna raccolgono scatolette di metallo da un braciere cercando di capire quanto pesano. L’inferno è scuro e pieno di fumo, l’unica luce è data dal fuoco al centro. Il corpo del supervisionatore è ritratto con lunghe pennellate calligrafiche. I sofferenti sono pallidi e nudi, consumati dal dolore della tortura. Quindici rotoli sull’Essenza della Salvezza – I Sei Regni dell’Esistenza SLIDE 94 XIII secolo, rotolo verticale, colore su seta Ippen Hijiri-e 一遍聖絵, Immagini del Santo Ippen SLIDE DA 100 A 104 POI DA SLIDE 107 A 109 dipinto l’elemento simbolico è lo stormo di anatre selvatiche o oche, che sono spesso presenti anche nella letteratura di corte Heian, come a simboleggiare il ritorno a casa: contrasto triste allusivo. Titolo: Hippen Hijiri-e, Immagini del sacro Ippen Periodo: 13° sec Materiali: Inchiostro e colore su seta Formato: Handscroll Significato dell’opera: È un set illustrato di 12 rotoli che ritraggono la vita e i viaggi di Ippen. È la migliore tra le opere biografiche dedicate a monaci. Fu composto dal fratello minore di Ippen, Shōkai, anche lui monaco e del settore Ji. Molte sezioni danno accurate descrizioni di posti noti in Giappone, illustrando i viaggi del monaco viandante e rendendo il set di rotoli un importante documento storico. La ricostruzione del Todaiji 東大寺 e del Kofukuji 光福寺 SLIDE 110 Nei primi anni dopo la guerra Genpei, la priorità era il rinnovamento e la ricostruzione. Il progetto con la massima priorità era il Todaiji, il cui daibutsuden era stato raso al suolo da un incendio nel 1180 causato dai Taira come punizione per aver dato supporto ai Minamoto all’inizio della guerra. Il monaco Chogen fu messo a capo del progetto e i suoi viaggi in Cina per lo studio della dottrina si rivelarono fondamentali per il nuovo tempio, perché lo stile cinese adottato ancora non era arrivato in Giappone. Il nandaimon 南大門 SLIDE 111 fu ricostruito nel 1199 e le statue dei guardiani, i Kongō Rikishi 金剛力士, furono installate nel 1203. SLIDE 112 Le statue di Agyō 阿形 e Ungyō 吽形 sono alte 8,5 m e sono sculture molto dinamiche. Le due statue guardano verso il centro del cancello invece che verso l’ingresso del percorso. Le statue sono opera di due famosi maestri della scuola Kei, Unkei e Kaikei, e furono completate in soli 72 giorni. I due guardiano sono in una posizione con l’anca fuori equilibrio, quasi congelati nel mezzo del movimento, mentre andavano a combattere contro una minaccia. Le sciarpe e le gonne sono indietro, come se non riuscissero a tenere il passo di chi le indossa. Il Monaco Chōgen SLIDE 115 Titolo: Monaco Chogen Periodo: 13° sec Materiali: Legno di cipresso dipinto Luogo: Todaiji Significato dell’opera: È uno dei ritratti più realistici del periodo medievale. Fu probabilmente eseguita subito dopo la morte del monaco, nel 1206. È stata usata la tecnica dei multi-blocchi, ed è decorata in modo semplice, gli abiti di bianco e nero. Fūjin 風神 (Dio del Vento) e Raijin 雷神 (Dio del Tuono), legno, sull’altare di Sanjūsangen-dō, Kyoto, 13th cent. SLIDE 121 Titolo: Fujin (Dio del Vento) e Raijin (Dio del Tuono) Periodo: 13° sec Materiali: Legno Luogo: Sanjusangen-do Significato dell’opera: Ai due estremi di questo lungo altare ci sono le statue di Fujin (dio del vento, che ricorda l’iconografia di Eolo, con la sacca dei venti) e Raijin (dio del tuono) dall’altra estremità. Due divinità che non sono altro una raffigurazione antropomorfa di due forme della natura vento e tuono. Hachiman 八幡神 nelle sembianze di un monaco, di Kaikei, 1201, legno con pittura h 87,5 cm. SLIDE 123 Titolo: Hachiman nelle sembianze di un monaco Periodo: 1201 Artista: Kaikei Materiali: Legno dipinto Significato dell’opera: Questo è l’esempio più importante del realismo raffinato delle sculture di Kaikei. È una statua di Hachiman, il dio della guerra venerato nello Shinto. Originariamente era la figura di un guardiano locale nei villaggi, che poi divenne una divinità con un ruolo di protettore nella divinità dello Shinto. Viene spesso rappresentato come un monaco. Buddha Amida di Kaikei SLIDE 124 Titolo: Buddha Amida di Kaikei Significato dell’opera: Stile di Kaikei rappresentato da alcune statue di Amida. (mudra di Amida, raigo-in, mudra dell’accoglienza delle anime) questo stile trasuda grazie, è molto diverso dallo stile movimentato degli altri scultori. Ricorda molto lo stile Song cinese. Questa triade rappresenta un Raigo, lo capiamo dal mudra di Amida, dal piedistallo di Kannon del fiore di loto, e solitamente Seishi nei raigo ha le mani giunte. Figure aggraziate. Fusione del realismo Kamakura con l’eleganza e raffinatezza dello stile scultoreo del periodo medio- tardo Heian. Mikaeri Amida 見返り阿弥陀 Titolo: Mikaeri Amida Periodo: 12-13 secolo Materiali e tecnica: yosegi zukuri, blocchi multipli Luogo: Tempio Zenrinji Importanza: è una delle statue più notevoli del periodo Insei. È una statua singolare in molti aspetti, soprattutto per la postura insolita del Buddha che si guarda indietro, ed inoltre i suoi piedi sembrano star facendo un passo, perché il piede sinistro è leggermente spostato avanti, originariamente questa statua era infatti chiamata ‘il Buddha che cammina’. È rappresentato mentre compie il mudra raigo-in, con entrambe le mani. La statua manifesta uno stile che in parte ricorda lo stile di corte del periodo Insei dell’Heian, ma in realtà viene datata alla fine del 12 e inizio del 13 secolo, periodo Kamakura, per il forte realismo che caratterizza questo periodo. È una rappresentazione di Buddha in movimento rispetto invece alle altre statue di Buddha statiche, difficilmente si vedono statue in movimento. Questo aspetto è tipico della statuaria tailandese del 14 secolo, in un periodo in cui un re era particolarmente rinomato per la sua vicinanza alla gente comune. Con questo tipo di iconografia secondo gli studiosi si vuole rappresentare un aspetto del Buddha, che camminava molto dopo l’illuminazione. Questo tipo di immagini appaiono di più nel periodo Kamakura, in cui durante la disperazione del Mappo si ha bisogno di una immagine del Buddha che ha l’urgenza di muoversi, di raggiungere gli uomini, a dispetto del fatto che le figure secondarie invece erano quasi sempre rappresentate in movimento. Una fonte del 15 secolo, dice che questa immagine facesse parte di una triade di un raigo, annesso che fosse così rimane il fatto che poiché sta guardando indietro si può interpretare che più che ad un raigo generico, viene assimilata ad un kaeri raigo, ossia il raigo del ritorno. Periodo Muromachi (1392-1573) Zen: introdotto dalla Cina Song nel periodo Kamakura; scuola di Buddhismo che piacque molto alla classe militare perché ha degli aspetti di disciplina ferrea, rigidità spartana che in qualche modo la classe militare trovò attraente. Un monaco Bodhidharma (Daruma) arriva prima in Cina, in cui pratica 9 anni di meditazione, infatti Zen è la trasposizione del termine ‘diana’ che vuol dire ‘meditazione’. Leggenda vuol che Bodhidharma meditò talmente a lungo che gli si atrofizzarono le gambe. E un’altra leggenda dice che gli caddero le ciglia e da essa nacque la pianta del tè. Nonostante lo Zen fosse presente già nel periodo Kamakura, le massime espressioni dell’arte Zen le troviamo nel periodo Nambokucho, con i nuovi shogun che governarono il Giappone. Appartiene alla corrente Mahayana, che crede che la salvezza sia possibile a tutti, ma lo Zen crede che la meditazione non abbia bisogno di pratiche particolati, dogma, rituali complessi. La pratica più semplice ma anche la più complessa, era appunto la meditazione. Si pensa che sia la forma meno istituzionale di buddhismo, ed è quella che in Cina è quella che ha avuto meno persecuzioni (periodo Song). Concetti Zen: ➢ zazen: termine generico che indica la pratica generale di questa scuola: meditazione, schiena dritta, concentrazione sul momento; ➢ koan: indica una serie di domande e risposte fra allievo e maestro, per instaurare un rapporto personale con il mastro, che aiuta a spezzare il pensiero razionale per arrivare alla verità ultima; ➢ wabi e sabi: indica un tipo di bellezza semplice, logorato e consumato. Uno dei principi base dello zen esprime la bellezza non perfetta, che non è in fioritura: non perfetto (opere, soprattutto ceramica); ➢ satori: illuminazione dello zen, lo scopo ultimo è raggiungere il satori in cui si realizza che la buddhità va a trovata in noi stessi. Due sette di Buddhismo Zen: ▪ Rinzai, che influenzerà di più l’arte, credeva in una illuminazione più istantanea, più popolare in Giappone; ▪ Soto, diffusa più nelle province, credeva in una illuminazione più graduale. Pittura Zen: cinese: sovrapposizioni di piani, no spazi continui, prospettiva multipla non reale. Tutte le caratteristiche di pittura arcaica cinese vengono riprese da questi artisti. La più famosa è Hyonenzu (koan), ‘catturare un pesce gatto con una zucca’: nel dipinto si vede un uomo con in mano una zucca, con il tentativo di catturare un pesce gatto, è una proposizione assurda, ma che ha come unico scopo il fatto di spezzare il filo razionale, il filo logico, per arrivare al satori. Qui invece lo stile pittorico del paesaggio è più dettagliato. Si sa poco di questo artista, ma si sa solo che è associato al tempio Shokokuji. Originariamente si sa che questo dipinto è stato commissionato da uno degli ashikaga della famiglia dello shogun per decorare un paravento. La parte pittorica stava su il lato, sul retro si trovavano i componimenti, molto tempo dopo vennero rimontati in forma di kakemono. SLIDE 134 Catching a Catfish with a Gourd (Hyonenzu 瓢鮎図) Titolo: Cattura di un pesce gatto con una zucca Periodo: 1413, 15° sec Materiali: Inchiostro e colore su carta Formato: Rotolo verticali Artista: Josetsu Significato dell’opera: shigajiku: ‘poema’- si riferisce a dipinti di paesaggi correlati ad una parte scritta, soprattutto di poesie. I paesaggi sono ideali, di tipo cinese, anche le tecniche e lo stile è cinese: sovrapposizioni di piani, no spazi continui, prospettiva multipla non reale. SLIDE 135 Tenshō Shūbun 天章 周文: Reading in the Bamboo Study, hanging scroll, ink and color on paper, c. 1446 Shōkokuji 相国寺 temple shigajiku 詩画軸 tradition. Titolo: Lettura nello studio di bamboo Periodo: 1446, 15° sec Materiali: Inchiostro e colore su carta Formato: Rotolo verticale Luogo: Shokokuji Artista: Shubun Significato dell’opera: Paesaggio di tipo cinese. l’immediatezza dell’illuminazione è stata rappresentata nei dipinti in situazioni assurde come: un uomo che spazza il pavimento, un uomo che taglia le canne di bambù ecc. per rappresentare appunto l’immediatezza e una continua provocazione per stimolare il discepolo ad uscire da una aspirale di un pensiero che non lo porta da nessuna parte. Ps: Sempre nel tempio Shokokuji, si trovano alcune opere di Shubun, di cui questo paesaggio di tipo cinese, ma in particolare è ispirato al pittore Xia Gui dei Song meridionali, che dipingeva utilizzando solo un angolo della superfice pittorica, lasciando l’altra metà non dipinta, come se la composizione prevedesse solo un angolo della superfice pittorico. SLIDE 137 Winter (left) and Autumn (right) landscapes, (of four hanging scrolls of the four seasons), by Sesshū Tōyō 雪舟 等楊, c. 1470s influenced by the Zhe school 浙派 of painting, China, Ming (1368- 1644) Mason, fig.260 Titolo: Paesaggio invernale e autunnale (4 Rotoli verticali delle quattro stagioni) Periodo: 15° sec Materiali: Dipinto Artista: Sesshu Toyo Significato dell’opera: Tratto ereditato dai pittori cinesi, pennellata a colpo d’accetta. Astrazione e stilizzazione. La nebbia nel dipinto di Sesshu vuole evocare il vuoto, non vuol mettere confini al dipinto: contributo zen giapponese. Lo stile di Sesshu ha anche degli aspetti dello stile Yamato-e per gli effetti piatti, non interessamento alla rappresentazione dello spazio. SLIDE 136 Winter landscapes, by Sesshū Tōyō 雪舟 等楊 , 15th cent. Xia Gui’s 夏珪 Pure and Remote Views of Streams and Mountains, China, Southern Song), early 13th cent. Shubun fu maestro di Sesshu (15 secolo), uno dei più importanti pittori in Giappone. L’opera più importante è un set di quattro dipinti che raffiguravano le quattro stagioni, ci sono rimasti però solo l’inverno e l’autunno: Sesshu si recò in Cina, nel 15 secolo, durante la dinastia Min, e le opere certe prodotte da Sesshu sono quelle realizzate al suo ritorno dalla Cina. Analisi del paesaggio invernale affiancato ad uno dei dipinti di Xia Gui: o Tratto ereditato dai pittori cinesi, pennellata a colpo d’accetta. o Lo spazio più realistico è quello di Xia Gui, mentre in quello di Sesshu c’è maggiore astrazione, più stilizzata. o La nebbia nel dipinto di Sesshu vuole evocare il vuoto, non vuol mettere confini al dipinto: contributo zen giapponese. Sesshu fu influenzato soprattutto dalla scuola Zhe, che riprende lo stile di Xi Gui ma nell’epoca Min. SLIDE 138 Landscape in haboku style, by Sesshu, hanging scroll, ink on paper, 1495 “splashed -or broken- ink” technique (haboku 破墨) Mason, fig. 261
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved