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Appunti Elementi di Psicologia Interculturale, Appunti di Comunicazione Interculturale

Temi affrontati: definizione dei vari termini (razza, etnia, multiculturale, multietnico...). L'osservazione partecipante. John Berry e il processo di acculturazione. Allport e il concetto di identità etnica.

Tipologia: Appunti

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tosilorenzo 🇮🇹

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Scarica Appunti Elementi di Psicologia Interculturale e più Appunti in PDF di Comunicazione Interculturale solo su Docsity! ELEMENTI DI PSICOLOGIA INTERCULTURALE 1 ottobre Termini Li sentiamo citare come se fossero sinonimi, ma in realtà fanno riferimento a realtà sociali molto differenti tra loro. ® Razza = considerato un termine discriminante. In realtà il termine “razza” non ha nessun significato in riferimento al razzismo -> il razzismo, nella sua corretta accezione, sta ad indicare quell’atteggiamento che prevede che una razza venga considerata superiore alle altre. Ci sono una serie di riviste scientifiche che includono nel loro nome il termine “razza”, nonostante le raccomandazioni dell'ONU a non utilizzare più questo termine. Il termine razza, di per sé, ha un’accezione neutra ed indica un gruppo sociale caratterizzato dagli stessi tratti somatici -> stesso substrato genetico. Il termine “razza” compare nell’800 -> pigmentazione della pelle dei diversi popoli era differente. Maniera “prescientifica” di identificare diversi gruppi umani. Dal punto di vista biologico, in realtà le razze non esistono, perché ogni individuo è geneticamente diverso dall'altro, pur condividendo dei tratti somatici -> scoperta della genetica all'incirca 20/30 anni fa -> Cavalli Sforza (genetista che ha studiato a Londra), mostra come ogni individuo non è uguale a un altro dal punto di visto genetico. Il concetto di razza è una descrizione superficiale delle caratteristiche fisiche di alcuni individui. ® Etnia = gruppo sociale accomunato, oltre che dai tratti somatici, anche dalle pratiche culturali (etnia tipica del Nord Europa ed etnica tipica del Sud Europa, ad esempio -> pur essendo tutti catalogabili come caucasici, non è la stessa etnia). Qualcuno riterrebbe di non utilizzare più il termine “etnia” in quanto discriminante -> il comune di Venezia, ad esempio, aveva bandito tutti i termini “etnia” ed “etnico” perché lo considerava discriminatorio. e Cultura=termine che indica dei gruppi sociali che condividono le stesse pratiche culturali (= tutte le regole che governano la nostra convivenza), nessun tratto somatico. La terminologia “cultura” e “appartenenza culturale” è tipica degli antropologi -> questione di dominio disciplinare. ® Inculturazione = processo attraverso il quale ogni piccolo umano apprende le pratiche culturali del territorio dove si è trovato a nascere -> il processo di sviluppo di ogni piccolo umano è sempre un processo culturale, perché i bambini non sarebbero in grado si sopravvivere da soli e hanno bisogno di un altro umano più adulto che si preoccupi della sua sopravvivenza, trasmettendogli anche le pratiche culturali in cui i genitori vivono = ogni piccolo umano entra nella tradizione culturale in cui è nato anche attraverso i genitori. Discorso dimostrato dal modo in cui le mamme che appartengono a diverse tradizioni culturali tengono in braccio il loro figlio o il tempo in cui lo tengono in braccio -> nella tradizione occidentale, ad esempio, una madre tiene in braccio il proprio figlio mediamente per cinque/sei ore al giorno. In altre tradizioni culturali, il bambino sta in braccio alla madre nel primo anno di vita per 20/22 ore al giorno (madri africane o sudamericane -> mentre lavorano lo tengono dietro lo schiena legato con fasce). Ciò implica delle conseguenze sul tipo di personalità che il bimbo sviluppo = maternage ad alto contatto (sviluppano il nervo che gli permette di tenere su il collo prima degli occidentali + contatto morbido e caldo di un corpo umano, a differenza della culla fredda) e a basso contatto (occidentali). Altro esempio di pratica culturale: nelle famiglie nobili/ricche del secolo scorso, il bambino veniva affidato a una balia e vedeva la madre solo una volta a settimana -> ci sono modi differenti per crescere un bambino. Il maternage è funzionale a far apprendere al bambino le pratiche culturali della cultura in cui lui crescerà -> diversi modi per regolare la convivenza tra le persone. ® Acculturazione = processo che descrive il contatto tra due gruppi sociali portatori di diverse tradizioni culturali -> con la migrazione, ad esempio, questo accade normalmente. Mescolo o confliggo la mia tradizione e quella dell'altro -> nel ‘500, ‘600, ‘700 gli eserciti che invadevano un territorio era una forma di acculturazione violenta -> oggi fa in un altro modo. Tutti i simboli religiosi, ad esempio, venivano distrutti -> i talebani hanno ricominciato a distruggere le statue che raffiguravano la religiosità pre-islamica = forma di acculturazione violenta. L’acculturazione dovrebbe fare in modo di trovare un “territorio comune” tra culture differenti per poter agire e muoversi -> donna straniera che deve farsi curare da un medico perché ha avuto un incidente, anche se per la sua cultura non può farsi né vedere né toccare da nessuno. Nella tradizione occidentale, il parto è un atto sanitario (si va in ospedale), mentre nella realtà africana, ad esempio, i bambini nascono mentre le donne lavorano nei campi = interruzione dell’attività lavorativa (+ solo donne possono essere presenti al parto) -> scontro tra diversi modi di partorire. e Identità etnica = parte del concetto di sé/della propria identità che fa riferimento all’appartenenza a un gruppo etnico -> gruppo che condivide tradizioni culturali e somatici. Diventa una componente di sé di cui si è coscienti nel momento in cui si ha a che fare con qualcuno che appartiene ad un altro gruppo etnico -> se sto sempre insieme ad individui come me, non mi rendo conto della mia appartenenza etnica. Con le migrazioni, la componente dell’identità etnica è diventata rilevante anche per gli italiani e per chi migra -> confronto con tradizioni culturali completamente diverse e definizioni di sé molto diverse. 8 ottobre L'identità etnica diventa rilevante nel momento in cui un territorio/stato passa da essere monoculturale ad essere una società multietnica -> il confronto con altre identità fa prendere coscienza anche della propria. 1. La “cultura” non è semplicemente ciò che fanno gli altri = il concetto di cultura è qualcosa di molto concreto e quotidiano: è come noi viviamo. 2. Lo studio della cultura — propria e degli altri — richiede una prospettiva “per contrasto” = me ne rendo conto quando vedo “per contrasto” qualcuno che agisce o attribuisce significati diversi rispetto ai miei -> se non c'è un contatto con l’altro, diventa difficile prendere coscienza della propria cultura -> mi rendo conto della differenza ma cerco la condivisione (dialogo interculturale). 3. Le pratiche culturali sono tra loro correlate e si influenzano a vicenda = la cultura è qualcosa che nel quotidiano ogni individuo ha -> l’acculturazione diventa inevitabile. 4. Come gli individui, le comunità culturali si evolvono -> la cultura non è qualcosa che è irremovibile, non è monolitica -> è fluida, in continua trasformazione. Ad esempio, le pratiche culturali islamiche in Europa sono differenti rispetto a quelle praticate nei Paesi d'origine -> prima migra l’uomo, poi quando ha la carta di soggiorno la famiglia cerca una moglie da fargli sposare (matrimonio combinato) e l’uomo con la carta di soggiorno la sceglie -> il migrante si sposa nel suo Paese d'origine e, nel caso in cui la donna rimane incinta, lo raggiunge dopo il parto. Recentemente, però, le famiglie delle mogli non hanno più voluto che la figlia raggiungesse il marito in Europa, perché nel momento in cui arrivano in Italia si confrontano con un modello femminile differente, che avanza richieste allontanandole dalla loro tradizione culturale -> meno risorse da mandare al Paese d'origine perché la donna vuole spendere + emancipazione femminile -> pensa prima al proprio benessere e poi alla famiglia (forte individualismo che caratterizza la nostra cultura). 5. Non esiste “un modo migliore” per fare le cose -> ogni tradizione culturale ha un suo modo di fare qualcosa (ad esempio, salutarsi, mangiare...). 6. Superare gli assunti di partenza e lo “shock culturale” = sorpresa e destabilizzazione a fronte della diversità del comportamento altrui -> modulato a seconda delle diverse epoche storiche: ad esempio, i primi uomini bianchi che vedevano uomini neri produceva uno shock oggi non più presente. Ad esempio, oggi vi è lo shock culturale per il consumo di insetti -> una reazione di shock è normale di fronte a una diversità. Oppure la dimostrazione di affettività e intimità (tenersi per mano, abbracciarsi... -> cose magari inconcepibili in un Paese non occidentale) -> lo shock culturale è normale e il suo superarlo ci permette di comprendere al meglio l’altra cultura -> negare lo shock culturale significa rischiare di compromettere lo sviluppo di una relazione positiva, perché significa far finta che qualcosa non c'è. 7. Superare l’etnocentrismo e il “modelle deficitario” = modalità di pensiero tipicamente occidentale che ritiene che il proprio modello sia quello corretto, giusto, ideale e che tutti gli altri mancano di qualcosa -> applicato ai diversi gruppi etnici, questo diventa “etnocentrismo” -> in una società multietnica, se il mio modello di pensare è deficitario, ovvero che la mia etnicità è l’unica che fa le cose nel modo giusto, allora la questione sociale diventa estremamente rilevante. Nel razzismo, invece, prevale l’idea di dominanza e prevaricazione sull'altro. 8. Separare le spiegazioni dai giudizi di valore. 9. Evitare l'imposizione arbitraria dei propri valori di riferimento. 10. Comprendere la logica sottostante i comportamenti. 29 ottobre Risposta degli Indiani delle Cinque Nazioni all’invito della commissione della Virginia di mandare i fanciulli al William and Mary College, nel 1722, testo citato in Drake, 1834 -> figli portati via dalle famiglie e educati dagli occidentali sul modello britannico “affinchè diventassero degli esseri civili”. “Voi che siete saggi dovreste sapere che ogni popolo ha un suo modo di vedere le cose; e non ve ne avrete a male se le nostre idee sull'educazione non sono uguali alle vostre. Noi abbiamo sperimentato i vostri metodi educativi: molti nostri giovani sono stati educati nei college delle province a nord, dove hanno appreso tutte le vostre scienze, ma quando ritornavano a casa [...] non sapevano sopravvivere nella foresta [...] né si adattavano al ruolo di cacciatori, guerrieri o consiglieri; erano dei completi buoni a nulla. Naturalmente vi siamo grati della vostra cortese offerta [...], e vorremmo ricambiare: se i gentiluomini della Virginia vorranno inviarci i loro figli, ci prenderemo cura della loro educazione, gli insegneremo tutto ciò che conosciamo, e li faremo diventare uomini.” Concetto: lo sviluppo di un piccolo umano avviene all’interno di una cultura nella quale impara a sopravvivere sia dal punto di vista materiale (messi per il sostentamento) che culturale (come interagire come gli altri) -> usi e costumi. Finalità per cui viene cresciuto un bambino, in questo caso, non corrisponde all'ambiente per cui dovrà sopravvivere -> per gli autoctoni, “sopravvivere” significa apprendere una serie di pratiche culturali che ti permette di essere inserito neltuo gruppo. Nel nostro momento la presenza di tanti minori stranieri ci fa riconsiderare questa questione in maniera rilevante -> se parliamo di “primi migranti” arrivati in Europa che si ricongiungono con i figli, per questi genitori il modello per essere un buon genitore corrisponde ai loro modelli culturali e al tipo di vita che conducevano nei loro Paesi d'origine -> i “primi migranti” registrano un irrigidimento rispetto alla propria identità culturale, ovvero applicano una serie di pratiche culturali in maniera rigida e non modificabile. Molti padri provenienti dal Nord Africa, ad esempio, sono molto più rigidi qui in Europa con le loro mogli e i figli rispetto ai propri Paesi d'origine -> sembra paradossale! Bisogno di mantenere un'identità culturale -> modello dei genitori del Paese d'origine di venti anni prima. Difficoltà di trasmettere pratiche culturali che permettano ai figli di sopravvivere in Europa, pur essendo cresciuti in un altro contesto culturale. Diverse difficoltà dei genitori “primo migranti” per educare i figli: ® Mancano dei termini da utilizzare -> non conoscere una parola da utilizzare in una determinata accezione significa rendere più debole il legame tra genitori e figli -> fenomeno del language brokering = mediazione linguistica -> i figli sono in una condizione di vantaggio rispetto ai loro genitori -> molti genitori “primo migranti” occupano il livello più basso della scala sociale e si trovano a lavorare con i propri connazionali = non imparano la lingua e non si integrano. Dipendono dai loro figli per una serie di servizi delicati e importanti -> salute (andare dal dottore -> in alcune culture le donne non possono farsi tradurre dal figlio i 6 sintomi durante una visita ginecologica oppure perché i figli acquisirebbero un ruolo più importante rispetto al padre, scardinando la visione patriarcale) e problemi finanziari (informare un figlio dei problemi economici dei genitori gli causerebbe ansia e farebbe perdere il “potere” dei genitori). ® Rapporti con il corpo -> nei Paesi asiatici, ad esempio, le donne sono coperte come quelle del Nord Africa. Solo le prostitute sono scoperte. Quando i migranti del sud-est asiatico vedono che i loro figli si vestono corto, si scandalizzano -> modello in contrasto con i modelli che i figli e le figlie incrociano a scuola, ad esempio. JOHN BERRY: // processo di acculturazione Ha interpretato il fenomeno dell’acculturazione in maniera nuova rispetto ai precedenti, che erano dei modelli lineari -> il migrante arriva e in qualche modo trova un adattamento più o meno positivo. In realtà la situazione è più complessa. I suoi studi si sono concentrati su diversi obiettivi: 1. Fornire gli elementi per comprendere il processo di acculturazione e i fattori che lo influenzano. 2. Fornire elementi della valutazione dell’acculturazione e dei suoi effetti sul lavoro sociale (“lavoro sociale” inteso in termini generali). 3. Comprendere il concetto di stress acculturativo -> per un individuo il livello di stress sale durante questo processo. Disagio psicologico che si traduce in malattie anche somatiche. Secondo Berry, il processo di acculturazione è definito dal: ® Processo di socializzazione: l'adozione dei modelli di comportamento della cultura dell'ambiente di vita (famiglia e scuola hanno un’importanza fondamentale nel processo di socializzazione) -> per riuscire ad avere una buona integrazione in un contesto culturale differente devono esserci delle strutture cognitive, non necessariamente legate alla scolarizzazione. ® Processo di assimilazione di nuove idee in una struttura cognitiva già esistente -> modello di riferimento: Piaget. Secondo lo psicologo, lo sviluppo cognitivo di un bambino è legato ad alcuni processi, uno dei quali è l'assimilazione = il bambino viene a conoscenza di nuove informazioni dall'ambiente che lo circonda -> la struttura cognitiva si modifica in funzione di queste nuove informazioni. Plasticità che ci permette di adattarci nell'ambiente in cui viviamo -> non ci siamo estinti per questa ragione. Capacità di modificare le proprie funzioni cognitive in funzione di nuovi stimoli sta alla base del processo di acculturazione -> non tutti gli umani hanno però la stessa flessibilità. Possibilità di “contaminarsi” reciprocamente. Tradizioni culturali dove si è rigidi faranno fatica ad integrarsi nel processo di acculturazione. 5 novembre Quando si parla di migrazione o, più in generale, di diversità (il diverso è | straniero, il disabile, l'anziano...) scatta un meccanismo cognitivo che governa normalmente la nostra vita quotidiana. Pregiudizio = nel linguaggio comune significa “giudizio formulato prima di avere una conoscenza diretta dell'oggetto” -> pericoloso perché non ha un riscontro sulla realtà, è frutto della mia fantasia. Stereotipo = “gli italiani gesticolano quando parlano”, “gli italiani mangiano pizza e pasta” (...) -> rappresentazione generalizzata di alcune caratteristiche a tuttii membri di un gruppo. Lo stereotipo è il nucleo cognitivo del pregiudizio, cioè è quella rappresentazione mentale che sta alla base del 7 Identità collegata alla propria tradizione, cioè a dove un individuo ha posto le sue radici -> tendenzialmente il mantenimento della propria identità è un valore. Le ricerche ci dicono che i primi migranti sono molto più rigidi delle generazioni successive nel mantenere una serie di comportamenti culturalmente caratterizzati. Non è di per sé un elemento negativo, sempre che non vi sia un’estremizzazione. Esempio Matrimonio forzato -> matrimonio combinato nel contesto di immigrazione -> la pratica culturale che nel Paese d'origine è accettata ed è una questione normale, nel momento in cui i figli crescono in un contesto differente non è più accettato. Irrigidimento significa questo. Esempio della ragazza pakistana fatta sparire dallo zio perché non ha accettato di sposarsi. Irrigidimento della propria identità culturale e Matrimonio combinato/forzato; ® Abi lamento -> nella tradizione islamica, quando la ragazza entra nella vita adulta deve cominciare a mettersi il velo -> in Francia, nel nome della laicità, è stato reso illegale. Importante per la propria traduzione culturale. Esempio di irrigidimento: mantenere l’abbigliamento originario. ® Lingua -> famiglie primo migranti che in casa continuano a parlare la lingua d'origine -> comunità culturali che durante il sabato insegnano ai figli la lingua d’origine (araba o cinese) -> questo imparare la lingua fa bene sia ai genitori che ai figli (ricollegamento con le proprie radici). Può diventare negativa nel momento in cui i bambini vengono obbligati. e Cibo -> elemento importante ma meno deflagrante, perché è più “contaminato” e “condiviso” -> molti ristoranti etnici anche in Italia, ad esempio (indiani, cinesi, thailandesi, giapponesi...). Partecipazione: è da considerare un valore il voler stringere relazioni con la società in senso ampio? Le Chinatown non lo considerano un valore, ad esempio -> ricreano il proprio contesto culturale all’interno di un altro contesto culturale (parlano il cinese e insegnano il cinese) -> non interazione volontaria con il mondo esterno. Quattro ipotesi identitarie che originano dall'incrocio delle due risposte: Cultural Cultural Maintenance Maintenance Dj NO INTEGRAZIONE ASSIMILAZIONE SEPARAZIONE MARGINALITA” Marginalità = situazione dal punto di vista psicologico più pericolosa -> senza radici e senza riferimenti. Maggior numero di problematiche di tipo psichico e psichiatrico. 10 Separazione = migranti che vivono cercando di avere meno contatti possibili con gli autoctoni (Chinatown, ad esempio) -> massimo irrigidimento dal punto di vista di mantenimento dei costumi orginari. Ghetto -> volontà della società autoctona di isolare. In questo caso, però, è il migrante che si vuole isolare -> alcuni studiosi sostengono che questa sia una scelta imposta: il migrante, proprio perché si trova in una condizione di vulnerabilità, è obbligato a finire in uno di questi quadranti a seconda delle politiche migratorie adottate dai Paesi “autoctoni” (Francia -> apertura che non è corrisposta a una disponibilità sociale -> rivolta delle Ballieur: città satelliti intorno a Parigi che sono diventate sacche scollegate dal resto della società -> malessere che veniva determinato da questi tipi di malessere. Inganno: ti dico che sei come me ma discrimino -> situazioni in cui pur essendo uguali erano ritenuti diversi. Psicologicamente difficile da sopportare). Integrazione = processo di acculturazione ha funzionato ed ha dato un esito positivo -> persona integrata positivamente in una comunità sociale. Un altro termine utilizzato è biculturalità -> in realtà i migranti ne hanno una sola, esito delle due tradizioni culturali in cui si sono trovati a vivere. Valori integrati positivamente e la persona sta bene dal punto di vista psicologico e fisico. Per raggiungere questa possibilità occorrono tutta una serie di situazioni concomitanti -> in Italia, ad esempio, si è visto che chi ha una buona integrazione vive in città di media grandezza (20.000-50.000 abitanti). Le grandi città sono “spersonalizzanti” -> è difficile stringere relazioni sociali. Dimensioni metropolitane non favoriscono questo tipo di integrazione. Sotto i Paesi di 10.000 abitanti, invece, si assiste a una forma di controllo sociale -> funzione positiva: cura e attenzione dell’altro, all’interno della condivisione di un certo modo di vivere. Nei confronti di uno straniero, invece, si è ostili -> non condivide nessuno dei comportamenti condivisi dalla comunità. Inoltre, il fatto di cucinare cose diverse, il fatto di non imparare subito la lingua, l'abbigliamento differente non aiuta a integrarsi con la piccola cittadina. Elementi di integrazione di uno straniero: e Haunlavoro; ® Parlalanostra lingua; ® Relazioni interpersonali anche con gli autoctoni = ampiezza della rete di conoscenza significativa; ® Avere un'abitazione fissa. Definire l'integrazione è difficile -> porto un foglio in cui scrivo i diversi aspetti di integrazione di più persone integrate culturalmente. Intervista. 19 novembre Identità etnica La parte del concetto di sé che deriva dalla consapevolezza di essere membro di un particolare gruppo etnico e che costituisce, soprattutto per chi emigra, una fondamentale componente dell'identità sociale. Minori Migrano con i genitori e migrano da soli -> dentro la categoria dei minori accompagnati, abbiamo una differenziazione a seconda dell'età della migrazione -> primo gruppo: minori che nascono in Italia (background migratorio appartenente alla famiglia) = seconde generazioni. Imparano la lingua del Paese dove si trovano a crescere. 11 Secondo gruppo: coloro che sono emigrati prima della scuola, prima cioè di aver avuto una formalizzazione delle pratiche culturali -> la scuola è la seconda agenzia di socializzazione. Conoscono qualcosa di quella tradizione culturale ma non in maniera così radicata. Migranti tra gli Oei6 anni. Potremmo parlare di acculturazione, ma dipende quanto è stato introiettato il processo di acculturazione -> dipende da una serie di variabili: i genitori in casa parlano la lingua d’origine, ad esempio. Altra variabile: tradizione culturale di appartenenza (patriarcato o matriarcato) Terzo gruppo: coloro che migrano durante la scuola (7-11 anni) -> confronto a una doppia appartenenza. Questi minori hanno due modelli che valutano e sono chiamati a scegliere. Minori non accompagnati -> appartengono a tutt'altra condizione. Vantaggio di chi è nato in Italia: e Conoscenza della lingua; ® Processo di acculturazione non c'è -> il bambino piccolo apprende sin da subito come è regolata la convivenza nel Paese di emigrazione -> è più faticoso per i genitori: loro vorrebbero che la tradizione culturale del Paese d'origine sia presente nella vita del figlio. Esempio: scuole coraniche in Italia. I bambini migrati prima della scuola si rendono conto che vi sono diverse culture che si incontrano. Non c'è una condizione migliore -> “condizione” deve essere intesa dal punto di vista giuridico o del benessere. Di fatto, queste tre traiettorie sono equivalenti dal punto di vista di un potenziale benessere -> quello che fa la differenza è la presenza o meno di una serie di supporti. Inoltre, i minori hanno bisogni ed esigenze specifiche. Minori non accompagnati = soprattutto ragazzi tra 14 e 17 anni -> i bambini dagli 0 ai 6 anni vengono accompagnati da adulti che si spacciano per genitori e poi li lasciano agli aereoporti. | separated children vengono invece separati dai genitori -> situazione differente. Il vero minore non accompagnato è un ragazzo che a quell'età viene considerato adulto nel suo Paese -> passaggio da infanzia ad adolescenza attraverso un rito. Emigrano anche sulla base di decisioni familiari. Essere adulti = essere in grado di provvedere a se stessi e alla famiglia; nella fase dell'infanzia non si è in grado nemmeno di provvedere a se stessi. Adolescenza -> periodo che prepara alla vita adulta. Dimostrare che ci si può prendere cura di sé e degli altri. Nell’adolescenza, nella nostra società, ci si prepara a un lavoro e alla vita adulta -> in Italia, l'adolescenza va fino ai 35 anni. Periodo che prepara al matrimonio e all'assunzione di responsabilità. Uscire dalla famiglia e sperimentare una vita autonoma. Nelle tradizioni culturali non occidentali il concetto di adolescenza è diverso. Rito di passaggio (esempi): ® Africa Centrale -> maschi: cambio di voce e comparsa barba; donne: menarca -> gli anziani portano nella foresta gli uomini bendati e devono tornare indietro -> orientarsi e nutrirsi = sopravvivere nell'ambiente in cui vivono -> chi torna al villaggio ha diritto a una moglie e a un pezzo di terra -> funzione di sopravvivenza = chi è adulto dimostra di essere autonomo. e NuovaZelanda= andare in cimaa un albero, legarsi una caviglia e gettarsi giù -> le liane sono elastiche -> il ragazzo sceglie la liana più lunga ed elastica -> le liane in quei territori hanno un'importanza fondamentale nella caccia, ad esempio -> bisogna calcolare l'esatta lunghezza ed elasticità. 12
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