Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti Esame Condizioni di rischio nello sviluppo della comunicazione, Appunti di Psicologia Del Linguaggio E Della Comunicazione

Riassunto di vari testi per questo esame

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 05/07/2023

francesca-de-rossi-5
francesca-de-rossi-5 🇮🇹

4.5

(2)

5 documenti

1 / 33

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti Esame Condizioni di rischio nello sviluppo della comunicazione e più Appunti in PDF di Psicologia Del Linguaggio E Della Comunicazione solo su Docsity! LO SVILUPPO LINGUISTICO Cap. 1 Percezione e produzione dei suoni prima del linguaggio Le capacità percettive precoci Il processo di acquisizione del linguaggio inizia quando è possibile la sua percezione e quindi quando il bambino è posto alla sua esposizione. I metodi per scoprire quali siano le competenze percettive presenti alla nascita e nei primi mesi di vita si basano su due paradigmi sperimentali: 1. Head Turn Paradigm → misurazione dei tempi e della frequenza della rotazione del capo verso la direzione da cui proviene un determinato suono; 2. Predisposizione negli esseri umani alla nascita a essere esposti a stimolazioni percettive di varia natura. I neonati di un mese sono in grado di distinguere tra suoni che differiscono per una singola caratteristica fonetica La capacità di segmentazione del linguaggio I piccoli dell’umo devono scoprire come funziona la loro lingua conoscendo i meccanismi e i processi, Primo compito è quello di segmentare il flusso continuo dei suoni percepiti nelle unità che costituiscono il linguaggio. Una lingua sconosciuta ci appare come una ininterrotta stringa di suoni incomprensibili, dopo ripetute esposizioni, cominciamo però a riconoscere delle regolarità, ovvero abbiamo iniziato a comprendere delle PROPRIETA’ DISTRIBUZIONALI DELLA LINGUA. Queste proprietà distribuzionali possono guidare il bambino alla scoperta delle regole fonotattiche presenti nella lingua madre: il confine di parole si colloca laddove c’è una violazione di una regola fonotattica (6/9 mesi). Il riconoscimento delle caratteristiche prosodiche sembra più precoce (già in gravidanza), forniscono indizi importanti su dove collocare i confini di parola. I bambini ben prima di produrre essi stessi le prime parole, le identificano, le estraggono dal flusso continuo del parlato e sono in grado di riconoscerle. Percezione e struttura del linguaggio I maggiori costituenti dell’organizzazione sintattica del linguaggio sembrano essere marcati da cambiamenti dell’intonazione, nella durata e nell’intensità delle sillabe. Le informazioni che il bambino è in grado di raccogliere relativamente al linguaggio nel primo anno di vita sono molto numerose: sa del linguaggio molto più di quello che è in grado di esprimere a livello di produzione. Lo sviluppo della produzione dei suoni Lo studio dello sviluppo della produzione vocale nel primo anno di vita non può che basarsi sulla produzione spontanea di suoni da parte del bambino. Allo sviluppo anatomico e funzionale dell’apparato fono-articolatorio si accompagnano dei cambiamenti nel tipo di suoni che il bambino è in grado di produrre, che possono essere evidenziati nella sequenza di stadi proposta da Stark nel 1993:  Stadio 1 → SUONI DI TIPO RIFLESSIVO (0/2 mesi);  Stadio 2 → SUONI DI BENESSERE E RISATE (2/4 mesi);  Stadio 3 → GIOCO VOCALE (4/7 mesi);  Stadio 4 → LALLAZIONE CANONICA E REDUPLICATA (7/12 mesi) La valutazione del tipo e della quantità di consonanti prodotte, oltre che la minore e maggiore complessità della struttura delle sillabe prodotte si sono dimostrare validi predittori di uno sviluppo linguistico più avanzato nei mesi successivi. Diverse sono le ipotesi per quanto riguarda la determinazione di quali siano i processi e i meccanismi che spiegano il tipo di relazione individuata: 2 1° Ipotesi → importanza della pratica e del feedback per uno sviluppo corretto del linguaggio; 2° Ipotesi → le differenze individuali osservabili a livello prelinguistico siano la manifestazione di un più lento o più veloce sviluppo di aree neuronali deputate alle funzioni linguistiche: 3° Ipotesi → Interazioni tra produzione di suoni da parte del bambino e risposta fornita dall’ambiente sociale a tali produzioni; 4° Ipotesi → l’uso che il bambino ne fa a scopo comunicativo Cap. 2 Dalla comunicazione prelinguistica alle prime parole L’inserimento del neonato nel sistema comunicativo umano La maggior parte delle ricerche che si sono occupate dello sviluppo della capacità di comunicare con il mondo esterno, si muove all’interno di quello che è stato definito approccio socio-interattivo emerso alla  Prima del contenuto e della struttura della comunicazione il bambino impara le caratteristiche del processo comunicativo;  Le interazioni madre-bambino sono di per sé strutture comunicative, in cui avviene uno scambio di messaggi che permette la reciproca regolazione dei comportamenti;  Il comportamento linguistico ha le sue origini in un generale sistema di comunicazione sociale, al quale, in seguito, vengono aggiunti il lessico e la grammatica. Il tentativo di dimostrare la validità di tali assunti ha prodotto un grande numero di ricerche orientate allo studio delle prime interazioni tra madre e bambino: molto presto si stabilisce una reciproca coordinazione all’interno della diade; l’ipotesi del preadattamento sociale → secondo il quale alla nascita esiste una predisposizione innata a prestare particolare attenzione agli stimoli di tipo sociale, preferenza per il volto umano, una capacità di discriminazione dei suoni linguistici da quelli non linguistici e la capacità di discriminazione tra persona e oggetti; paradigma dello still-face → ha permesso di evidenziare le reazioni di bambini dai 2 ai 6 mesi di vita qualora si violino le loro aspettative. All’interno delle prime interazioni si sviluppano la capacità di comunicare intenzionalmente, su un qualcosa che sia esterno alla diade e utilizzando dei simboli convenzionali, cioè le parole. La nascita della comunicazione intenzionale Analizziamo le tre posizioni teoriche sullo sviluppo dell’intenzionalità comunicativa  Approccio cognitivista → definisce l’intenzionalità come un comportamento consapevole indirizzato a un fine;  Trevarthein → sostiene che già alla nascita il bambino è dotato della capacità di agire sulla base di intenzioni, una delle quali è quella di comunicare con gli altri esseri umani. Queste intenzioni innate hanno scopi specifici e sono denominate MOTIVAZIONI che si distinguono dalle INTENZIONI nelle quali esiste una rappresentazione mentale dello scopo da raggiungere. La motivazione dà luogo ALL’INTERSOGGETTIVITA’ PRIMARIA → adulto e bambino interagiscono attraverso un controllo reciproco e condiviso dell’interazione sociale; INTERSOGGETIVITA’ SECONDARIA → capacità di condividere con le persone l’attenzione e l’interesse per gli oggetti: segna il passaggio dalla motivazione all’intenzione vera e propria;  Bates → la comunicazione intenzionale emerge da un processo interattivo in cui anche ad atti non intenzionali viene dato, un valore comunicativo intenzionale.  Foster → individua degli indici per stabilire un comportamento comunicativo intenzionale: 1. Reiterazione del comportamento comunicativo di tipo vocale o gestuale che non ha ricevuto risposta adeguata da parte dell’adulto; 2. Dimostrazione di disappunto o di sconforto che termina al momento della risposta dell’adulto; 3. Gesti di prensione nei confronti di un oggetto non raggiungibile; 4. Uso sistematico o ritualizzato di espressioni facciali, gesti o vocalizzi in specifiche situazioni; 5. Combinazione dello sguardo all’interlocutore con altri comportamenti comunicativi di tipo gestuale La condivisione dell’attenzione 5 diversi oggetti, uno per il quale il bambino possiede già un’etichetta e uno che il bambino non sa come denominare, ci sarebbe la tendenza ad associare il nome sconosciuto con l’oggetto ancora privo di etichetta linguistica. Questo principio a un certo momento dello sviluppo deve essere inibito, altrimenti il bambino non potrebbe mai comprendere che la stessa entità può essere chiamata in modi diversi. Golinkoff → ha proposto un modello evolutivo secondo il quale i principi che guidano il bambino nel restringere il campo di ipotesi sull’interpretazione delle parole nuove sono organizzati in 2 serie: PRIMA SERIE  PRINCIPIO DELLA REFERENZA→ quando il bambino comincia ad apprendere le prime parole sa già che esse rappresentano simbolicamente alcuni aspetti del mondo;  PRINCIPIO DELL’ESTENSIONE → il processo di “decontestualizzazione” del significato delle parole è abbastanza rapido e ben presto si può osservare la capacità del bambino di utilizzare un dato termine in contesti e situazioni diverse;  PRINCIPIO DELL’OGGETTO → il bambino tende ad applicare le parole nuove che sente a oggetti interi SECONDA SERIE  PRINCIPIO DELL’AMBITO CATEGORIALE → induce il bambino a estendere, in maniera sistematica, i nomi appresi a nuoci esemplari che possono essere considerati appartenenti alla stessa categoria dell’oggetto;  PRINCIPIO N3C3 → prevede che una parola nuova verrà applicata per indicare un oggetto per cui il bambino non ha ancora un nome;  PRINCIPIO DELLA CONVENZIONALITA’→ il bambino si aspetta che i significati assumano forme convenzionali all’interno di una data comunità linguistica La maggior parte degli studi che si sono occupati dei processi sottostanti l’acquisizione delle parole si sono focalizzati sull’apprendimento di una particolare categoria lessicale: i nomi. Le differenze individuali nello sviluppo del vocabolario La grande variabilità individuale che caratterizza le prime tappe del processo di acquisizione del lessico, sia dal punto di vista quantitativo (ritmo di sviluppo) sia dal punto qualitativo (composizione del vocabolario) possono essere spiegate facendo ricorso a variabili di tipo socio-demografico: - Maggiore velocità di sviluppo delle femmine rispetto ai maschi; - Un vantaggio dei bambini le cui madri avevano un livello di istruzione più elevato Le differenze individuali nella velocità di acquisizione del vocabolario mostrano una certa stabilità nel tempo: solitamente i bambini più precoci nella prime fasi di acquisizione del vocabolario mantengono la loro posizione, anche nelle tappe successive. Dal punto di vista metodologico, la stabilità delle differenze individuali nel ritmo di sviluppo del vocabolario risalta maggiormente se i dati vengono analizzati considerando l’età in cui vengono raggiunte determinate ampiezze di vocabolario, piuttosto che il numero di parole che i bambini producono alle diverse età. La dimensione utilizzata per analizzare le differenze che esistono nella composizione del vocabolario e che possono essere fatte risalire a differenti strategie che i bambini utilizzano nell’acquisizione del linguaggio, è proposta da Nelson (1973):  BAMBINI REFERENZIALI → coloro il cui vocabolario ha un’ampiezza definita di 50 parole, conteneva più del 50% di nomi di oggetti;  BAMBINI ESPRESSIVI → predominanza di vocaboli costituita da routine di tipo sociale Secondo Nelson questa differenza nella composizione del vocabolario era dovuta allo sviluppo nei bambini di differenti ipotesi sulla funzione primaria del linguaggio, basata sull’esperienza che avevano potuto fare del modo in cui le persone intorno a loro usavano il linguaggio. Cap. 4 Dalla produzione di parole singole alle prime combinazioni di parole I primi enunciati di una sola parola Possiamo analizzare il comportamento verbale del bambino attraverso una serie di stadi: 6  STADIO DELLA PAROLA SINGOLA → i bambini, pur usando una sola parola, vogliono in realtà comunicare un significato più complesso di quello trasmesso dalla parola effettivamente pronunciata. Ciò che cambia potrebbe essere gli intenti comunicativi con cui tali espressioni sono prodotte e il significato a esse sottostanti  STADIO DELLE PRIME COMBINAZIONI  STADIO DEGLI ENUNCIATI COMPLESSI Le forme di transizione Agli enunciati transizionali o forme di transizione viene attribuita la funzione di facilitare il processo di sviluppo verso la capacità di combinare le parole tra di loto. Abbiamo diverse tipologie di forme di transizione:  FORME DI TRANSIZIONE TRANSMODALE→ costituite da una combinazione di un gesto e di una parola, quindi possiamo avere - Combinazioni equivalenti - Combinazioni complementari - Combinazioni supplementari  Forme più evolute di forme di transizione costituita da quegli elementi in cui entrambi i componenti sono vocali;  Enunciati in cui sono presenti due parole entrambe dotate di contenuto ed espresse in una successione temporale più o meno stretta, tra cui, però, non intercorre alcuna relazione di significato (parole concatenate, sequenze verticali di atti linguistici e parole singole in successione) Un altro tipo di comportamento verbale del bambino prima della comparsa delle combinazioni di parole vere e proprie sono le ESPRESSIONI FORMULAICHE, definibili come enunciati complessi che il bambino acquisisce dal parlato adulto. Le forme di transizione rimangono presenti nel repertorio di enunciati prodotti dai bambini per un periodo abbastanza lungo e coesistono con la comparsa delle prime combinazioni. Cap. 5 Lo sviluppo morfosintattico Le prime combinazioni di parole Benché questa sia la fase dello sviluppo linguistico che è stata più a lungo studiata siamo ancora lontani dall’avere una descrizione esaustiva delle caratteristiche delle prime combinazioni infantili, di come esse si differenziano nelle diverse lingue e di come avvenga lo sviluppo da questi primi enunciati agli enunciati complessi. Uno dei primi tentativi di classificazione dei primi enunciati a più parole è stato compiuto da Braine (1963), il quale in un lavoro ipotizzò che il bambino costruisse le proprie frasi combinando le parole appartenenti a due sole classi:  PIVOT→ comprendeva molti elementi, presenti molto frequentemente, collocati in una posizione fissa e che non si trovavano mai in combinazione tra di loro;  APERTA → composta da molti elementi, con bassa frequenza, collocati in posizione libera e che potevano combinarsi tra di loro Un altro tentativo di trovare le regole sottostanti alle prime combinazioni infantili, e quindi un modo di classificarle adeguatamente, è quello proposto da Bloom (1970) → basato sulla teoria Standard della Grammatica Generativa Trasformazionale. Secondo questo modelli i primi enunciati infantili esprimono delle relazioni grammaticali simili a quelle presenti nel linguaggio adulto e possono essere analizzati pertanto sulla base di una struttura sintattica sottostante, di cui però alcuni elementi non sono realizzati. Un tentativo diverso di spiegazione delle prime combinazioni è, invece, basato sulla capacità del bambino di concepire relazioni semantiche tra gli elementi della realtà e di esprimere linguisticamente i componenti. Il tentativo più esaustivo di questo ambito è stato compiuto da Brown (1973) → la lista di relazioni semantiche sottostanti alle prime combinazioni di parole individuate da Brown sono 11, di cui le prime tre sono operazioni di referenza, indicano cioè alcune proprietà che possono essere attribuite a un determinato referente, mentre le altre otto indicano delle vere e proprie relazioni semantiche: 1. Nominazione 2. Ricorrenza 7 3. Non-esistenza 4. Agente+ azione 5. Azione+ oggetto 6. Agente+ oggetto 7. Azione+ luogo 8. Entità+ luogo 9. Entità + attributo 10. Possessore + cosa posseduta 11. Dimostrativo + entità Gli studi classici sulle prime combinazioni di parole hanno ispirato una serie di lavori negli anni successivi che sostanzialmente affrontano il problema o partendo dall’assunto che il bambino possegga fin dall’inizio una conoscenza di tipo innato delle principali categorie sintattiche che lo guida nelle sue prime produzioni o postulando una base semantica, che aiuta il bambino alla scoperta delle regole sintattiche con cui i significati sono espressi nel linguaggio. Un diverso approccio, che ha i suoi fondamenti teorici nell’apprendimento distribuzionale (la possibilità che il bambino giunga alla comprensione di quali siano le categorie grammaticali e il modo in cui sono realizzate linguisticamente attraverso la registrazione delle regolarità esistenti tra le parole nell’input che riceve), ipotizza, invece, che il bambino produca i suoi primi enunciati a più parole sulla base di schemi (frames), costruiti tramite un elemento che rimane fisso, più uno o più slots, che possono essere riempiti da elementi variabili. Gli schemi non presuppongono alcuna conoscenza grammaticale e astratta e richiamano ciò che Braine denominava “formule ad ambito limitato”. Il ruolo dell’input adulto nell’aiutare il bambino a “costruire” degli enunciati che esplicitino linguisticamente i vari elementi dell’evento di cui il bambino vuole parlare è stato dimostrato sia da studi sperimentali sia dall’osservazione di come si svolgono i dialoghi tra adulto e bambino. La comparsa degli enunciati complessi Un parlante competente, non si esprime attraverso frasi singole, ma piuttosto attraverso discorsi, nei quali gli enunciati sono tra di loro connessi sintatticamente. Gli enunciati complessi sono definiti sulla base della presenza di due verbi e il loro sviluppo occupa tutto il periodo prescolare. La comparsa degli enunciati complessi implica sia la capacità di concepire delle relazioni semantiche complesse tra eventi, sia l’utilizzo appropriato dei diversi connettivi per esprimere sintatticamente le relazioni semantiche. Gli studi sulla produzione spontanea di enunciati complessi sono piuttosto rari. Per scoprire quali siano le competenze sintattiche più avanzate del bambino solitamente le ricerche si basano su compiti di comprensione o di imitazione. Lo sviluppo morfologico La prima linea di sviluppo riguarda la morfologia legata, cioè l’uso di quei morfemi grammaticali che non possono essere separati dalle parole, mentre la seconda riguarda la morfologia libera, cioè l’uso di quelle particelle che si presentano da sole come parole indipendenti. È possibile affermare che nei bambini italiani la prima, seconda e terza persona singolare sono le prime flessioni verbali a comparire, esclusivamente nella forma dell’indicativo presente e dell’imperativo presente, mentre le altre forme sono praticamente assenti dalle prime produzioni infantili. Per valutare se un bambino abbia o meno acquisito un determinato morfema è necessario poter analizzare se viene prodotto in tutti i contesti linguistici in cui, secondo le regole della lingua che il bambino sta apprendendo, la sua produzione è obbligatoria. Da questa osservazione nasce il concetto di contesto d’uso obbligatorio: è necessario che siano presenti nella produzione infantile del bambino degli enunciati in cui sarebbe necessaria la presenza dell’articolo, per poter osservare la presenza o meno di errori di omissione. Da tale concetto deriva un indice, denominato soglia di produttività. È importante sottolineare come sia anche necessario stabilire un numero minimo di comparsa dei contesti d’uso obbligatori (di solito fissato in 5). Sulla base di questi criteri, gli studi compiuti sui bambini di lingua italiana hanno mostrato come lo sviluppo della prima padronanza del paradigma completo degli articoli non sia raggiunto fino quasi all’età scolare, anche se una buona produttività si possa ritrovare in alcuni bambini già tra i 2 anni e mezzo e i 3 anni. Solitamente gli errori che vengono riscontrati nella produzione infantile sono errori di omissione e gli errori di sostituzione. Cap. 6 Il ruolo dell’adulto nel processo di acquisizione del linguaggio Stili interattivi e sviluppo del linguaggio 10 1) Qual è la dotazione di partenza, cioè la competenza presenta alla nascita, e qual è il ruolo nell’acquisizione del linguaggio? 2) Quale forma assume il contributo fornito dall’ambiente sociale? 3) Qual è la struttura dei meccanismi cognitivi di cui il bambino dispone per sfruttare il contributo fornito dall’ambiente sociale ai fini dell’acquisizione e sviluppo del linguaggio? Esiste un accoro generale sul fatto che apprendere il linguaggio significa giungere a formulare delle generalizzazioni astratte di tipo linguistico, che hanno delle specifiche realizzazioni nella particolare lingua che il bambino si trova ad apprendere. Gli studi sulle competenze neonatali ci hanno fatto capire che nella dotazione biologica di cui il bambino dispone alla nascita sono inclusi meccanismi di percezione e analisi degli stimoli molto potenti e che possono giocare un ruolo fondamentale nel processo di acquisizione del linguaggio. La controversia delle varie posizioni teoriche riguarda l’ipotesi che in questa dotazione biologica esiste una capacità che si p svoluta specificamente per il trattamento delle informazioni grammaticali., Il punto cruciale del dibattito, diventa la caratterizzazione dei maccanismi in base ai quali le informazioni tratte dall’ambiente vengono elaborate e le regole che governano la produzione del linguaggio vengono estratte. Due assunti:  Per quanto potenti, tali meccanismi debbano comunque prevedere la presenza di capacità innate, di natura specificamente linguistica, che orientano e guidano il funzionamento di tali meccanismi;  La possibilità che dei meccanismi cognitivi di tipo generale, applicati ai dati linguistici forniti dall’ambiente sociale, siano bastevoli a spiegare il corso dello sviluppo linguistico. Linguistica Cognitivo-Funzionale → il bambino non è affatto così creativo e produttivo nelle sue prime produzioni linguistiche; al contrario il bambino apprende il linguaggio sulla base dell’uso che sente fare nel linguaggio parlato intorno a lui di un particolare item lessicale o di una determinata struttura sintattica. Teoria emergentista → alcuni esiti evolutivi emergono come la soluzione migliore possibile ai problemi posti all’essere umano, nel corso della sua evoluzione, dalle interazioni con gli altri essere umani e con l’ambiente. Teoria dei sistemi dinamici complessi → il comportamento globale del sistema può emergere in modo impredicibile dalle interazioni che avvengono tra le singole unità del sistema e tra queste e l’ambiente. Locke (1999) → non dobbiamo chiederci come si sviluppa il linguaggio ma come un bambino, nel corso dello sviluppo manifesta una crescente capacità linguistica. Esistono “meccanismi-guida” che instradano il bambino sul sentiero che porta allo sviluppo del linguaggio. IL PRIMO VOCABOLARIO DEL BAMBINO: GESTI, PAROLE E FRASI 1. L’acquisizione del linguaggio nei primi anni di vita Fattori biologici, individuali e ambientali nello sviluppo del linguaggio Per comprendere il processo di acquisizione del linguaggio è necessario studiare la reciproca e continua interazione tra geni, sviluppo cerebrale, corpo, ambiente fisico e sociale. In questa prospettiva il linguaggio è inteso come una funzione complessa, determinata da fattori biologici, cognitivi, relazionali e ambientali che può evolvere solo quando precise capacità non linguistiche sono acquisite e consolidate. Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da un’importante variabilità interindividuale, determinata in parte da fattori individuali e temperamentali e in parte da fattori sociali. Livelli socio- culturali ed economici bassi non costituiscono reali “fattori di rischio” e spiegano poco la varianza del vocabolario espressivo nei primi anni di vita. L’interazione precoce tra il bambino e gli adulti che più si prendono cura di lui, costituisce il “contesto necessario” all’interno del quale i segnali comunicativi e i significati che essi esprimono divengono progressivamente convenzionalizzati. È proprio all’interno degli scambi ritualizzati e contestualizzati che il bambino impara ad attribuire un significato alle azioni e alle espressioni degli adulti, e impara a produrre dei segnali sempre più stabili e condivisibili. Attraverso questa condivisione e convenzionalizzazione egli sta imparando e usare il linguaggio in modo rappresentativo e simbolico. Questo progresso verso un uso referenziale sei segnali comunicativi, parallelo alla comparsa dei primi schemi di gioco simbolico, dipende dalla maturazione cognitiva alla 11 quale si assiste in questo periodo: il bambino arriva al sesto stadio del periodo senso-motorio, in cui raggiunge appunto la capacità rappresentazionale. I suoni delle parole Le prime parole che compaiono tra i 9 e i 15 mesi convivono, almeno fino ai 18 mesi, con il babbling, che diventa via via più marginale. Fino a un repertorio di circa 50 parole, il bambino attua un processo di selezione e di adattamento sonoro producendo parole costituite da foni che già appartenevano al repertorio del babbling, mentre l’adulto si adegua alle modalità preferite del bambino. Quando il vocabolario espressivo supera le 100 parole, nel periodo di “esplosione” del vocabolario, il bambino comincia a costruirsi un sistema di rappresentazioni dei differenti gesti articolatori. Da questo punto in poi, il lessico comincia a essere organizzato in base alle proprietà fonologiche delle parole: quelle che condividono gli stessi gesti articolatori vengono raggruppate insieme e contrapposte ad altre parole caratterizzate da altri gesti articolatori. uno sviluppo regolare di babbling predice il successivo sviluppo lessicale e che, una comparsa del babbling canonico dopo i 10 mesi può essere associato a condizioni di rischio per successivi problemi di linguaggio e di apprendimento o a condizioni patologiche. I bambini che producono meno parole (parlatori tardivi) producono meno suoni e combinazione di suoni. I parlatori tardivi possono essere individuati sulla base di alcune alterazioni dello sviluppo fonologico: un inventario fonetico ristretto, un grande numero di errori fonologici, un’accentuata variabilità di articolazione, un’alta frequenza di errori o processi fonologici anomali, un ritmo di cambiamento rallentato, una diversità di tipi sillabici limitata. Un bambino, già prima di saper parlare, è in grado di capire buona parte di quello che gli adulti dicono. La comprensione delle parole implica soprattutto un processo di riconoscimento, mentre la produzione della parola rappresenta un compito più complesso, richiedendo un recupero in memoria di sequenze di suoni e di pattern articolatori corretti per la loro esecuzione. È nelle esperienze precoci con i caregivers che il bambino costruisce le prime associazioni tra suoni e significati. Quando iniziano a essere capite le prime parole, tra gli 8 e i 10 mesi di età, si assiste parallelamente alla comparsa di alcune abilità fondamentali:  una migliore capacità di percepire e discriminare i suoni  di utilizzare gli oggetti in modo adeguato  di memorizzare gli eventi  di imitare e di comunicare intenzionalmente Nello stesso periodo vengono documentate importanti trasformazioni del sistema nervoso quali:  processo di mielinizzazione  intensificazione della sinapto-genesi  incremento dell’attività metabolica delle aree frontali  maturazione del sistema uditivo 12 La comprensione del linguaggio La comprensione è un fenomeno più difficile da osservare rispetto alla produzione, poiché i bambini sotto i 2 anni sono spesso poco disponibili a cooperare in compiti strutturati. La comprensione è un’abilità che precede la produzione e il repertorio di parole comprese rimane sempre più ampio rispetto a quello delle parole prodotte. Lo sfasamento temporale tra comprensione e produzione lessicale è una caratteristica delle prime fasi di sviluppo del linguaggio. Una delle ragioni principali di questa asincronia è che lo sviluppo della percezione uditiva ha tempi diversi rispetto a quello delle capacità articolatorie. Lo studio della comprensione lessicale in età precoce è un ambito di grande interesse clinico perché quest’abilità ha una buona capacità prognostica per la diagnosi differenziale fra il ritardo transitorio e disturbo specifico di linguaggio. La relazione tra azioni, gesti e parole Le origini dell’interdipendenza tra sistema motorio e linguistico possono essere già osservate in età evolutiva. Verso i 6-8 mesi, i bambini mettono in atto movimenti ritmici degli arti superiori e inferiori sincronizzati temporalmente con le vocalizzazioni; a 11-12 mesi, i bambini producono vocalizzazioni, manipolazioni e gesti di richiesta coordinati e modulati dalla dimensione fisica degli oggetti. Nel momento in cui il bambino inizia a usare azioni, gesti e prime parole con un chiaro intento comunicativo, l’interdipendenza fra i due sistemi diventa evidente. La comunicazione intenzionale, tra i 9 e 13 mesi, si esprime attraverso la comparsa di una serie di gesti (dare, mostrare, richiedere in modo ritualizzato e indicare) che vengono definiti performativi o deittici e il cui significato può essere compreso dall’interlocutore sono in relazione al contesto. Attraverso di essi il bambino manifesta la volontà di ottenere dall’adulto un oggetto o un comportamento, oppure condividere, tramite un oggetto, l’attenzione dell’adulto. Il gesto di “indicare” compare più tardi rispetto agli altri, non si basa sul contatto fisico con l’oggetto o sulla sua manipolazione, come nel caso del mostrare e del dare, e svolge un ruolo particolare: accompagna il bambino nel suo progressivo distacco dall’oggetto in situazioni di attenzione congiunta, determinando un contesto favorevole per l’emergere del linguaggio. 15 Lo sviluppo della frase Poco prima dei 2 anni molti bambini cominciano a mettere insieme due o più parole formando così le prime frasi. Si definisce enunciato una sequenza di parole che, indipendentemente dal fatto che contenga una struttura grammaticale, è preceduta o seguita da silenzio (pausa) e/o da un turno conversazionale. . Le parole non possono essere ancora attribuite a categorie “grammaticali” vere e proprie, come nomi, verbi, aggettivi, ma piuttosto considerate come “porzioni concrete” del linguaggio. La capacità di produrre enunciati di due o più parole appare strettamente collegata allo sviluppo del vocabolario verbale: si parla infatti, di soglia minima, cioè di un numero minimo di parole, senza aver raggiunto il quale il bambino non sarebbe in grado di combinarle tra loro. In genere, il bambino tende a esprimere solo gli elementi maggiormente informatici del messaggio che intende trasmettere ma, malgrado l’omissione di un certo numero di elementi, è quasi sempre possibile interpretare correttamente il significato di queste frasi. Le prime combinazioni di due elementi sono inizialmente costituite dalla giustapposizione di due nomi o da un predicato con il soggetto e un complemento: sono frasi nucleari, il cui il predicato è accompagnato da almeno uno degli argomenti necessario. Successivamente gli enunciati, pur restando di due o tre elementi, possono complicarsi da un punto di vista sintattico con l’uso di parole che portano informazioni aggiuntive rispetto agli argomenti del predicato; si parla in questo caso di frasi ampliate. Verso la fine del terzo anno sono usate frasi complesse o due frasi unite da rapporto di coordinazione o di subordinazione. Le frasi più lunghe e complesse possono essere incomplete (gli elementi morfologici e le congiunzioni sono talvolta omessi), anche se il bambino mostra di saperli padroneggiare in contesti e strutture linguistiche più semplici. L’evoluzione della struttura della frase è strettamente collegata alla sua lunghezza e la Lunghezza Media degli Enunciati prodotti da un bambino (LME) è considerata uno degli indici più importanti e attendibili del suo sviluppo linguistico. L’aumento della lunghezza media dell’enunciato è dovuto in particolare a due fenomeni: l’uso sempre più frequente dei verbi e il consistente incremento del repertorio e nella frequenza d’uso dei funtori.  Fase pre-sintattica → gli enunciati sono in misura prevalente “parole singole in successione”; in questa fase come nella successiva, una consistente proporzione di enunciati “telegrafici”, che esprimono una varietà di relazioni semantiche, sono anche privi di verbo;  Fase sintattica primitiva → caratterizzata da una consistente diminuzione delle “parole singole in successione”, da un graduale, ma altrettanto consistente, aumento degli enunciati nucleari semplici, spesso ancora incompleti, e dalla comparsa di frasi complesse incomplete, in cui vengono cioè frequentemente omessi non solo i connettivi interfrasali, ma anche altri morfemi 16 liberi, come articoli e preposizioni, che tuttavia cominciano a comparire in misura via via più consistente;  Fase di completamento della frase nucleare → si registrano numeri cambiamenti in senso quantitativo e qualitativo: quelle definite “parole singole in successione” scompaiono quasi del tutto e diminuiscono significativamente le produzioni di enunciati privi di verbo; prevalgono ancora sugli altri tipi di frase le nucleari, prodotte ora con morfemi liberi, e le frasi ampliate con espansione del nucleo. Le frasi complesse aumentano e si diversificano per tipologia: coordinate, subordinate e inserite implicite, con la comparsa anche di frasi inserite esplicite. Una parte significativa delle fresi complesse è prodotta in dorma completa;  Fase di consolidamento e generalizzazione delle regole in strutture combinatorie complesse → è caratterizzata dal fatto che anche le frasi complesse diventano per la maggior parte complete da un punto di vista morfologico, così come produttivi divengono diversi funtori richiesti; compaiono diversi connettivi interfrasali di tipo temporale e causale. Sono prodotte, infine, anche le frasi relative. La comparsa di alcuni aspetti morfologici Lo stile delle frasi prodotte dal bambino nel primo periodo è stato definito “telegrafico” perché vengono omessi i morfemi grammaticali liberi. In altre parole mancano, nei primi enunciati, gli articoli, le preposizioni e i pronomi. Un determinato aspetto morfologico può essere definito “acquisito” quando viene prodotto correttamente in almeno il 90% dei contesti obbligatori. Sulla base di questo criterio si definisce come “periodo di acquisizione” l’intervallo di tempo che si registra tra le prime sporadiche comparse del morfema considerato e la sua produzione nel 90% dei contesti obbligatori. Tale periodo varia da bambino e bambino. Per la maggior parte dei bambini il primo articolo a comparire e il più frequentemente usato fino ai 3 anni è quello determinativo femminile singolare la, mentre l’articolo il sembra comparire più tardivamente, così come le forme plurali di questi articoli e l’utilizzo degli articoli indeterminativi. Le prime espressioni verbali sono legate alle situazioni concrete di cui il bambino fa esperienza e le forme verbali più presenti sono inizialmente l’indicativo e l’imperativo o il participio passato in funzione aggettivale. Le abilità dei bambini di ripetere frasi in modo completo crescono significativamente in funzione dell’età: in particolare i cambiamenti più rilevanti si evidenziano tra i 2/3 anni e fra i 3-4 anni. I metodi di studio del primo linguaggio 17 I primi studi sullo sviluppo comunicativo e linguistico hanno utilizzato come metodo elettivo di indagine l’osservazione diretta longitudinale del comportamento spontaneo del bambino all’interno di un ambiente familiare, con una minima interferenza da parte dell’osservatore. In seguito sono state elaborate tecniche di osservazione in contesti semi-strutturati per poi arrivare alla definizione di tecniche sperimentali sempre più sofisticate. Un altro modo per studiare le abilità espressive dei bambini è quello di chiedere loro di imitare un modello, ovvero ripetere una frase o una parola. È noto, infatti, che le capacità imitative sono, in qualche modo, un indice di competenze emergenti nel linguaggio spontaneo e altamente correlate con abilità espressive e recettive. Poiché i bambini nella fase di acquisizione del linguaggio tendono a comunicare in contesti ristretti e con persone familiari, è opportuno integrare le informazioni ottenute dalle osservazioni dirette con quelle ricavate da questionari e interviste agli adulti di riferimento. Si ottiene in questo modo una visione più completa di ciò che il bambino sa ed è in grado di usare nei diversi contesti di vita. I questionari possono servire a scopo di screening, a livello clinico, per applicazioni di ricerca e come base per analisi più specifiche di particolari aspetti dello sviluppo comunicativo e linguistico nella prima infanzia. I questionari, inoltre, risultano particolarmente utili nel monitorare i cambiamenti avvenuti nel linguaggio dopo un intervento di tipo riabilitativo, basandosi su competenze espresse in situazioni diverse da quelle cliniche e di laboratorio. 2. Presentazione del questionario Descrizione del questionario PVB Il questionario PVB consente di raccogliere informazioni attendibili sull’evoluzione delle competenze comunicative e linguistiche del bambino tra 8/36 mesi.  Scheda “Gesti e Parole” → bambini tra 8/24 mesi è stata costruita per rilevare l’intenzionalità comunicativa, l’uso di azioni e gesti, le capacità di comprensione e produzione del lessico e il gioco simbolico;  Scheda “Parole e Frasi” → bambini tra 18/36 mesi è stata costruita per rilevare il repertorio di vocabolario e l’emergere delle prime forme grammaticali fino alla costruzione di frasi via via più complesse A partire da queste due schede originali sono state elaborate altre due schede definite “Forme brevi” che hanno l’obiettivo di rispondere a esigenze di screening e valutazioni molto rapide. Tutte le forme 20 Indicazioni metodologiche per l’uso delle diverse forme del questionario Nel caso in cui ci si trovi a utilizzare i questionari in sede di prima visita di bambini con un sospetto di ritardo nello sviluppo della comunicazione o del linguaggio, consigliamo di fare riferimento in prima istanza all’età cronologica del bambino: pertanto per bambini tra 8/17 mesi si procede a proporre ai genitori la scheda “Gesti e Parole”, per i bambini tra 18/36 mesi, invece, la scheda “Parole e Frasi”. Qualora il bambino presenti un’ampiezza del vocabolario espressivo inferiore al valore corrispondente al 10° percentile per la sua età alla scheda “Parole e Frasi”, allora può essere consigliabile somministrare la scheda “Gesti e Parole”. Nel caso di bambini con accertato ritardo di sviluppo, con età cronologica superiore rispetto a quella dei campioni di riferimento, si può utilizzare l’una o l’altra scheda con un criterio di “corrispondenza” fra Età di Sviluppo Cognitivo del bambino e scheda: si userà cioè “Gesti e Parole” nel caso di bambini con un’età di sviluppo cognitivo entro i 24 mesi e “Parole e Frasi” nel caso di bambini con età di sviluppo cognitivo fra 18/36 mesi. Se non si dispone di informazioni relative al livello di sviluppo cognitivo raggiunto dal bambino, ma si sospetta un ritardo, sarà opportuno effettuare un’osservazione preliminare e un colloquio mirato con i genitori. Le Forme brevi possono essere particolarmente utili in progetti di screening; nel percorso di conferma diagnostica e di follow-up si ritiene molto opportuno utilizzare la Forma completa che offre informazioni più esaustiva e per questa ragione risulta preferibile rispetto alla Forma breve. Per i monitoraggi periodi suggeriamo di seguire l’evoluzione del bambino attraverso la Forma completa che, come abbiamo detto, consente al genitore di riconoscere meglio i progressi del bambino. La valutazione del linguaggio nei bambini bilingui e l’identificazione precoce dei bambini a rischio per lo sviluppo del linguaggio è ancora molto difficile. Nella valutazione di questi bambini è importante condurre osservazioni longitudinali per analizzare l’andamento evolutivo e monitorare nel tempo il ritmo e le modalità di sviluppo in ciascuna delle due lingue e il loro rapporto anche in contesti naturalistici nei casi in cui non è possibile accedere a strumenti di valutazione standardizzati che consentano di quantificare in modo obiettivo le competenze nella lingua di origine. Con la pubblicazione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DS-5 i Later – talkers (parlatori tardivi o bambini con Ritardo di Linguaggio – R), vengono riconosciuti come categoria clinico- diagnostica e la “Late- Language Emergence” è inclusa nei disordini del neurosviluppo. Questi bambini 21 meritano un’attenzione particolare perché molti di loro possono essere a rischio di successivi disturbi di linguaggio in età prescolare p difficoltà di apprendimento in età scolare. Nel bambino con sindrome di Down (SD) la presenza di importanti problemi fono-articolatori e percettivi determina la difficoltà dia nell’espressione sia nella comprensione verbale. Il profilo linguistico è caratterizzato da disomogeneità (la morfosintassi è più carente rispetto al lessico) e da cambiamenti importanti nella relazione tra cognizione e linguaggio durante la crescita. Benché la comprensione di questi bambini sia in genere in ritardo rispetto alla loro età cronologica, risulta meno compromessa rispetto alla produzione. Nella popolazione dei bambini con Disturbo dello Spettro Autistico (DSA) si osserva un’importante alterazione qualitativa della comunicazione, che si manifesta con un uso decisamente atipico di segnali verbali e non verbali durante le interazioni sociali. INDICI DI RISHIO NEL PRIMO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO 1. Problemi metodologici nella determinazione di variabili predittive delle differenze individuali nello sviluppo del linguaggio L’individuazione di variabili precoci è utile sia dal punto di vista diagnostico, premettendo una individuazione precoce dei soggetti a rischio, sia dal punto di vista terapeutico, permettendo l’applicazione di modalità di intervento centrate specificatamente sulle variabili individuate come precursori. Modalità di rilevazione e di caratterizzazione delle competenze precoci Gli studi che si focalizzano sulla individuazione di competenze precoci che possano risultare predittive del futuro sviluppo linguistico, utilizzano un modello di ricerca che prevede la rilevazione ad un’età X1 della comparsa, assenza o frequenza della variabile Y ed una successiva rilevazione ad una età X2 della medesima variabile Y o di una diversa variabile Z, che si suppone essere la trasformazione più evoluta o lo stadio successivo della variabile Y. La scelta di utilizzare come indice la comparsa di un determinato comportamento, la sua assenza o la frequenza può dipendere:  dall’età del bambino al momento della rilevazione; 22  in alcuni casi si può assumere che ad una frequenza maggiore di esibizione d i un certo comportamento corrisponda effettivamente una competenza maggiore nella variabile latente sottostante;  in altri casi, invece, la comparsa precoce ad essere rilevante e in altri ancora l’assenza di un dato comportamento in un periodo in cui esso normalmente si manifesta Studio delle relazioni tra diverse varabili predittive Rispettare la gradualità dello sviluppo La capacità linguistica si sviluppa attraverso passaggi graduali e sequenziali. Se in ognuno di questi passaggi il bambino riesce a sfruttare al massimo le sue potenzialità e quelle offerte dall’ambiente, il passaggio successivo potrà innestarsi al precedente in modo ottimale. Se ciò non avviene, il ritardo o lo specifico disturbo si trasmette di fase in fase fino a compromettere anche le capacità più evolute. Uno dei primi indizi che possono far temere lo sviluppo di un disturbo specifico di linguaggio è la presenza intorno ai 24 mesi di un lessico molto povero sia dal punto di vista della produzione che da quello della comprensione. È possibile che ciò che è avvenuto nei primi scambi comunicativi tra adulto e bambino non sia stato adeguato per uno sviluppo ottimale del lessico; un lessico insufficiente, a sua volta, può essere la testimonianza che il bambino non ha immagazzinato “materiale” sufficiente per la scoperta delle regole grammaticali e sintattiche; la povertà delle sue capacità espressive, infine, lo potrebbe rendere un partner comunicativo sempre più inefficiente a livello conversazionale sia con gli adulti che con i pari. 2. Le osservazioni comportamentali materne come predittori dello sviluppo cognitivo nel primo anno di vita Le “Scale di valutazione comportamentale per genitori di bambini da due a sei mesi” sono uno strumento di misura utilizzabile dai genitori, per osservare in modo standard le capacità relazionale del 25 Lo scopo di questa ricerca consiste nel valutare la capacità discriminativa della SVC-24 per bambini nati a termine e pre-termine. Inoltre, il secondo scopo riguarda lo studio della validità concorrente della SVC-24, attraverso il confronto della valutazione materna dello sviluppo del proprio figlio, con il giudizio effettuato da un espero mediante la Scala Bayley-II edizione. La SVC-24 è una scala costituita da 24 item per madri di bambini con età compresa tra due mesi e sei mesi. I quesiti riguardano il comportamento tipico del bambino in 5 situazioni di vita quotidiana: 1. comportamento durante il pasto; 2. gioco faccia a faccia; 3. gioco con oggetto sonoro; 4. comportamento durante il cambio del pannolino; 5. osservazione del bambino nel lettino Le madri devono rispondere in base ad una Scala Likert a 5 passi sulla frequenza del comportamento osservato: sempre – spesso – a volte – quasi mai – mai. La SVC-24 anche nella forma ridotta, si è dimostrato un utile strumento che permette di predire sia lo sviluppo cognitivo e motorio generale, sia comportamenti linguistici precisi. I dati, inoltre, dimostrano che le madri sono sensibili alle differenze di sviluppo tra i bambini nati a termine e pre-termine. 3. Guida all’osservazione del bambino nella fascia d’età dai 9 ai 12 mesi L’obiettivo di questo lavoro è quello di sensibilizzare gli operatori di base e affinare la loro capacità di osservare, ascoltare, interpretare il bambino nella sua globalità e unità, durante la fine del primo anno di vita, uno dei periodi più significativi dello sviluppo. Tutto quello che è contorno alla vita del bambino e che determina l’ambiente, ha un ruolo fondamentale nello sviluppo. Secondo la psicologia cognitivista il sistema nervoso è un sistema di Information Processing cioè un sistema unitario che seleziona, elabora le informazioni e genera risposte adattive; tutte le parti-unità del sistema sono intrinsecamente necessarie al funzionamento normale dell’insieme. Lo sviluppo delle funzioni neuropsichiche viene inteso come evoluzione di comportamenti motori, esplorativi, conoscitivi e comunicativi nei quali le funzioni neuromotorie, sensoriali, percettive, linguistiche, cognitive e relazionali interagiscono e si integrano sin dalla nascita nella soluzione di problemi adattivi e nella scelta delle strategie di risposte. Partendo da queste premesse si è ipotizzato uno “schema di osservazione” utilizzabile come primo filtro e di facile applicazione, ma che contenesse tutti quegli elementi nodali del percorso evolutivo del bambino dai 9 ai 12 mesi, in un’ottica ecologica, per mettere in luce il comportamento “naturale” del bambino in momenti di gioco ed interazione e per osservare le funzioni adattive che sono espressione dell’integrazione tra funzioni. Si ritiene che questo momento dello sviluppo è particolarmente significativo per l’osservazione di comportamenti che dimostrano la sempre maggiore consapevolezza da parte del bambino nel dirigere le proprie azioni alla conquista dell’ambiente attraverso l’azione con l’Altro. Sin dalla nascita il neonato mostra interesse per l’adulto, “osserva” il volto della madre o di chi si occupa di lui; l’interazione faccia a faccia costituisce un primo fondamentale momento di conoscenza. In questa prima fase vengono utilizzati tutti i canali sensoriali e le competenze percettivo- gnosiche, come la percezione visiva, l’attenzione a stimoli interessanti, la percezione uditiva. Sin dai primi mesi è in grado di percepire che un oggetto esiste, sa interpretare se è lontano o vicino, se ha cambiato posizione, se è grande o piccolo a prescindere dalla sua distanza, cioè ha la capacità di astrarre attributi dall’oggetto e di percepire rapporti spaziali tra gli oggetti o tra sé stesso e l’oggetto. Molto precocemente il neonato è in grado di muoversi verso l’oggetto, cioè di guardarlo, di metterlo a fuoco, di esplorarne le parti, di proiettarsi verso di esso, guidato dalla vista, dall’odorato, o dall’udito. Impara a conoscere l’oggetto e il mondo circostante indipendentemente dal fatto che ne sia consapevole o motivato o che sappia proporsi uno scopo: questo significa che il bambino organizza la sua attività in sequenze, utilizzando strategie ancora non coscienti. Questa fase, detta dell’intersoggettività primaria, corrisponde alla costruzione del Sé ecologico e corrisponde ai primi tentativi che il neonato, soggetto attivo e propositivo, fa rispetto alla conoscenza interpersonale (sviluppo del Sé interpersonale). Il Sé ecologico e il Sé interpersonale sono quindi strettamente correlati, ma il Sé ecologico è l’individuo considerato come agente attivo nell’ambiente immediatamente circostante, il Sé interpersonale rappresenta lo stesso individuo impegnato nell’interazione faccia a faccia con l’Altro. Dal 9° al 10° mese si verifica poi quello che possiamo chiamare apprendimento sociale, in cui il bambino apprende non solo dall’altro, ma attraverso l’altro (Sé concettuale). Quindi è dal 10° mese che, attraverso l’attenzione condivisa per gli oggetti, si stabilisce la relazione soggetto/oggetto/bambino. In questa fase dello sviluppo l’attenzione congiunta non è solo condivisione 26 di sguardo, ma è una vera e propria assunzione di prospettiva, in quanto il bambino non si limita ad interagire con l’altro ma è consapevole della partecipazione intenzionale dell’altro. Secondo questi presupposti teorici si è elaborato il percorso base dell’osservazione del bambino (9-12 mesi) che è stato strutturato secondo un’ottica multiassiale e comprende l’analisi dei seguenti domini:  Organizzazione attentiva → l’attivazione di quei processi che consentono al bambino, il passaggio da un’attenzione inizialmente non consapevole ad una via via sempre più elaborata, si rispetto ad indici quantitativi che qualitativi e quindi condivisa nell’azione con l’altro (attenzione reciproca);  Intenzione comunicativa → si esplicita inizialmente attraverso modalità di sguardo e gestualità, precursori della comunicazione verbale e che si affinano sempre più nel corso dello sviluppo;  Processamento visuo-spaziale e uditivo verbale → la percezione uditiva è una funzione che si esplica sia dai primi momenti di vita del bambino, permette la discriminazione dei suoni e la loro categorizzazione ed investe la relazione con l’adulto. Ma è dall’8°-9° mese fino all’anno che il bambino compie un’analisi dettagliata dei suoni della “sua” lingua” e riproduce nel babbling le prime sillabe prodotte dall’adulto. Rispetto alle competenze visive, anche se la capacità di fissazione di inseguimento di un oggetto è molto precoce, va ricordato che nel tempo cambia l’interesse del bambino e la sua capacità di esplorare l’ambiente, l’attenzione si sposta dal volto dell’adulto, sempre più verso oggetti interessanti, anche in movimento e che scompaiono dal suo campo visivo. La ricerca attiva dell’oggetto nascosto inizia dal 9° mese in poi;  Pianificazione motoria → si è considerata la motivazione da parte del bambino, in quanto correlata alla reciprocità e allo scambio cooperativo con l’altro. Atti motori per il raggiungimento di precisi obiettivi rispetto alle esperienze di vita quotidiana. Inoltre si valuta la maturazione di alcune competenze neuromotorie del bambino;  Abilità cognitive e comunicativo-linguistiche → il linguaggio è soprattutto comunicazione e che la fascia di età 9-12 mesi è una finestra fondamentale che ci può consentire di rilevare l’emergere di funzioni indispensabili per il successivo percorso di sviluppo. Conclusioni Questa guida all’osservazione del bambino nella fascia 9-12 mesi può fornire utili indicatori per orientarci ad individuare un problema in epoca più precoce; sintomi apparentemente più sfumati e meno inquadrabili sono spesso i pi+ predittivi dello sviluppo successivo. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di mettere un primo paletto per operare in modo realmente preventivo, valutando sempre attentamente il tempo e il modo di operare. 4. Indici prelinguistici dello sviluppo fonologico e lessicale 27 I bambini normalmente imparano a parlare rapidamente e senza sforzo tramite la semplice esposizione al linguaggio adulto e senza alcun preciso insegnamento. L’apprendimento avviene gradualmente: dal pianto, al balbettio, alla lallazione, fino ad arrivare ai modelli complessi del linguaggio adulto. Per un certo numero di bambini, però, questo processo di sviluppo non è così facile: questi bambini, pur non avendo alcuna patologia riscontabile hanno significative limitazioni nello sviluppo del linguaggio. La terminologia clinica in uso per definire questa patologia è molto varia si parla di “dislalia”, “ritardo di parola”, “ritardo di linguaggio”, “disfasia evolutiva” ma, poiché si tratta sempre della stessa patologia anche se di diversa entità e quindi di gravità, oggi si preferisce il termine “disturbo specifico del linguaggio” (DSL). L’intervento precoce, elimina o attenua molto di effetti di molti disordini. Non è semplice identificare un soggetto con disturbo di linguaggio prima dei 3-4 anni di età. L’identificazione precoce sarebbe facile se tutti i bambini normali cominciassero a parlare più o meno alla stessa età. Sfortunatamente non è così: alcuni bambini assolutamente normali iniziano a parlare anche molto tardi. È tuttavia troppo rischioso attendere fino ai 3-4 anni per individuare i soggetti con difficoltà specifiche, sia per l’incidenza di questa patologia, sia perché se questi bambini sono identificati precocemente (prima dei 3 anni) si può facilitare il loro sviluppo linguistico ed ottenere risultati notevolmente migliori. Una delle aree di studio di maggior interesse nelle ricerche di questi ultimi anni è stato lo studio dello sviluppo vocale prelinguistico e la sua relazione con il linguaggio. Locke (1989) ha affermato che vi è una relazione diretta tra il babbling e il linguaggio: babbling e prime parole condividono sia la struttura sillabica che i suoni usati. Oltre a questi studi, che mostrano la continuità fonetica fra le sillabe canoniche del babbling e le prime parole, altri studi hanno messo in evidenza il legame esistente fra lo sviluppo vocale prelinguistico e lo sviluppo linguistico successivo. Le misure utilizzare per valutare questa relazione sono state la quantità di vocalizzazioni e la quantità e qualità delle consonanti nelle vocalizzazioni del periodo prelinguistico: maggiore era la frequenza dei comportamenti osservati nel periodo prelinguistico, migliori erano le prestazioni alle prove di linguaggio successive. Questi risultati confermano l’ipotesi che il babbling sia alla base dello sviluppo linguistico. Un importante passo in questo processo conoscitivo è stato dato dallo sviluppo di un modello in 4 stadi delle produzioni vocaliche nel primo anno di vita, che mette in luce la natura sistematica dello sviluppo vocale e come la capacità di linguaggio abbia un percorso maturativo precedente la produzione delle prime parole. Il babbling-canonico 30 Una delle principali caratteristiche dell’autismo è il mancato o anomalo sviluppo sociale e comunicativo. I bambini autistici non usano i gesti per condividere un’esperienza con l’interlocutore. Bambini in età scolare e adolescenti con autismo sono in grado di comprendere la direzione dello sguardo dell’adulto, producono e comprendono l’intenzione richiestiva dell’indicare, ma presentano gravi difficoltà nel produrre e comprendere lo stesso gesto quando viene usato per condividere con l’interlocutore l’interesse per un oggetto o un evento dell’ambiente. I bambini con autismo usano senza difficoltà l’indicare in contesti non comunicativi, per dirigere la propria attenzione su aspetto dell’ambiente, ad esempio indicare le figure di un libro (indicare per sé). Le difficoltà delle persone con sindrome di autismo nell’uso dell’indicare dichiarativo non derivano da fattori motori, ma sembrano legate piuttosto alla speciale natura dell’esperienza socio-cognitiva di condividere l’attenzione e l’interesse con un’altra persona. Altra caratteristica del deficit dell’autismo è il mancato sviluppo di una teoria della mente, ovvero della capacità di attribuire stati mentali a sé e agli altri e dei suoi precursori, tra cui il gesto di indicare dichiarativo. Gesto di indicare e sviluppo del linguaggio Diverse concezioni teoriche sottolineano l’importanza del gesto di indicare nell’acquisizione del linguaggio, ipotizzando una continuità tra la comunicazione gestuale e quella verbale. In generale è stata trovata una correlazione positiva tra la produzione del gesto di indicare a 12 e 16 mesi di età sia con la comprensione linguistica, sia con l’ampiezza del vocabolario a 20 mesi di età. I bambini che fanno un maggior uso del gesto di indicare sono quelli che alcuni mesi più tardi risultano più avanzati nello sviluppo linguistico. I bambini con sindrome di autismo in età prescolare che hanno acquisito alcune capacità comunicative non verbali, come l’uso dello sguardo e dei gesti comunicativi, sviluppano un linguaggio più avanzato rispetto ai bambini che presentano maggiori difficoltà comunicative, In particolare, sono soprattutto l’attenzione condivisa e l’intenzione comunicativa dichiarativa i migliori predittori del successivo sviluppo linguistico, piuttosto che l’intenzione richiestiva. 6. Il ritardo del linguaggio in età precoce: profili evolutivi Numerose evidenze indicano che i bambini che presentano un ritardo del linguaggio in età precoce e che sono definite con il termine anglosassone late talkers, cioè parlatori tardivi, sono a rischio per successivi problemi specifici del linguaggio. Sono stati definiti late talkers quei bambini nei quali la comparsa del linguaggio è ritardata, rispetto ai coetanei “normali”, e che presentano un vocabolario espressivo inferiore o uguale al 10° percentile a 24 mesi o assenza di linguaggio combinatorio a 30 mesi. È all’interno dei cosiddetti late talkers che la ricerca deve reperire criteri precisi di diagnosi e diagnosi differenziale. Condizione indispensabile per una diagnosi tempestiva è la possibilità di disporre di procedure specifiche per valutare le competenze precoci del bambino, alla ricerca di segnali che consentano al clinico di fare previsioni sul corso dello sviluppo, in alcuni casi confermando la natura transitoria del disturbo, in altri anticipando la diagnosi di Disturbo Specifico del Linguaggio (DSL). Tra gli indici prognostici ritenuti più significativi, sono stai di volta in volta segnalati i seguenti: a) Caratteristiche del babbling prelinguistico in termini di rapporto consonanti/vocali; b) Entità del ritardo espressivo al momento della prima consultazione; c) Ampiezza del vocabolario tra 24 e 38 mesi; d) Livello di sviluppo della comprensione lessicale e dei gesti simbolici tra 18 e 28 mesi e) Uso dei gesti comunicativi 7. Il bambino con ritardo di linguaggio espressivo: procedure di valutazione e intervento nel contesto interattivo con la madre In letteratura per identificare il ritardo vengono utilizzati principalmente due metodi; alcuni usano un protocollo di valutazione basato su un questionario per i genitori, altri invece, usano come indice di 31 riferimento il limite delle 50 parole e l’assenza della fase combinatoria a 24 mesi. Nell’ambito dell’identificazione precoce di ritardo di linguaggio, si pone il problema della valutazione. Sviluppare un sistema di valutazione delle capacità comunicative- linguistiche di bambini piccoli impone una serie di considerazioni che riguardano cosa misurare e come. Recentemente in Italia, l’attenzione di alcuni ricercatori si è concentrata sul ruolo che la madre esercita come figura di sostegno nei confronti del figlio all’interno dei processi relazionali e comunicativi. Tale capacità di sostegno può essere individuata analizzando lo stile d’interazione che la madre adotta nei confronti del bambino. È noto che uno stile dell’adulto di tipo tutoriale, cioè che sostiene l’azione e la comunicazione del bambino, influenza l’incremento dello sviluppo linguistico di quest’ultimo, mentre uno stile asincronico risulta inadeguato. È indispensabile individuare quei fattori del contesto che risultano fondamentali per far progredire il bambino verso abilità linguistiche più avanzate. La relazione tra un ritardo nello sviluppo del linguaggio e i comportamenti comunicativi materni rappresenta un aspetto della valutazione. Conclusioni Da quanto emerge dai primi risultati degli studi intrapresi, possiamo affermare che il PVB è uno strumento valido per misurare le capacità del linguaggio espressivo anche in bambino più grandi rispetto all’età prevista dallo strumento. In ambito clinico, si dimostra utile per misurare quanto il genitore è in grado di rilevare e quindi può rappresentare un indice della sua sensibilità nei confronti del bambino. I risultati di questo studio mostrano che alla fine dell’intervento, il divario tra età cronologica ed età linguistica nei soggetti con ritardo di linguaggio è ancora consistente. 8. Studio epidemiologico della prevalenza dei disturbi del linguaggio nei bambini in età prescolare I bambini con disturbi specifici del linguaggio (DSL) si caratterizzano per una significativa limitazione della competenza linguistica, nonostante non siano presenti i fattori che abitualmente accompagnano e giustificano la riduzione del linguaggio verbale, e cioè sordità o ipoacusia, danno neurologici come l’epilessia, o deficit intellettivi. Dal confronto fra i risultati dei tre studi, emerge che il disturbo espressivo è largamente più rappresentato del disturbo recettivo e di quello misto in tutte le tre fasce di età. PARTE SECONDA 1. Giochiamo a parlare: osservare e promuovere lo sviluppo comunicativo e linguistico nella prima infanzia Il progetto “Giochiamo a parlare” è stato ideato e realizzato in stretta collaborazione dal Comune di Roma. È mirato alla prevenzione e al riconoscimento di ritardi o disturbi della comunicazione e del linguaggio nei bambini entro i primi tre anni di vita, per permettere di intervenire precocemente attivando una rete di interventi integrati volti a favorire lo sviluppo armonico del bambino. In particolare, il progetto centra il suo ambito di intervento all’interno dell’ambiente educativo del nido. Il progetto è articolato in due anni. Il progetto è rivolto agli educatori, ai bambini e ai loro genitori degli asili nido di Roma. Uno degli obiettivi principali e trasversali a tutto il progetto, è stato quello di favorire la reciproca conoscenza fra le strutture educative e le strutture socio-sanitarie del territorio per il quel che riguarda le competenze in esse presenti. In particolare far conoscere le modalità di valutazione usate, i criteri e le modalità di presa in carico dei bambini con problemi, la necessità di un coinvolgimento da parte delle famiglie. Le attività del progetto sono state finalizzate al raggiungimento di tre obiettivi principali e strettamente correlati:  La formazione/aggiornamento del personale operante negli asili nido e l’attivazione di spazi idonei per favorire lo sviluppo comunicativo e linguistico dei bambini (laboratori linguistici);  La ricerca sugli indicatori precoci di rischio per lo sviluppo comunicativo e linguistico e la definizione di un protocollo di osservazione/valutazione;  L’individuazione precoce di bambini a rischio per lo sviluppo del linguaggio e la definizione delle modalità di follow-up e di intervento da parte delle strutture socio-sanitarie del territorio. Alcune osservazioni conclusive Un progetto mirato ad identificare i bambini a rischio rispetto allo sviluppo del linguaggio può permettere un intervento educativo o riabilitativo precoce, ponendo le basi per un effettivo 32 miglioramento della qualità della vita di questi bambini. La precocità dell’identificazione dei problemi e delle risposte attivare rappresenta in età evolutiva il migliore presupposto per l’efficacia degli interventi; l’età tra i 24 e 42 mesi è la migliore per identificare i bambini con problemi dello sviluppo comunicativo-linguistico e mettere in atto interventi educativi, psicologici e riabilitativi in grado di prevenire disturbi futuri. L’asilo nido, che accoglie bambini nei primi tre anni di vita, opportunamente sensibilizzato e preparato, può costituire un contesto idoneo per la prevenzione dei disturbi della comunicazione e del linguaggio e per il recupero precoce di bambini con patologie conclamate. Il progetto “Giochiamo a parlare” si propone di giungere all’individuazione di indicatori prognostici precisi per tipo di disturbo fin dalla prima infanzia ed ha per obiettivo l’intervento preventivo e terapeutico precoce; in modo da risolvere o limitare l’esplicitazione della patologia o meglio delle patologie future. Un intervento precoce permette anche di ridurre i tempi e di migliorare l’efficacia nel raggiungimento dei risultati, con evidenti ricadute sui costi, sono solo sul versante economico, ma soprattutto sugli aspetti clinici e terapeutici, quindi fondamentale per il bambino e la sua famiglia.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved