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Appunti esame Global Financial Communication, Appunti di Marketing

Appunti esame Global Financial Communication del corso di Laurea Magistrale in Marketing e Mercati Globali presso l'Università di Milano-Bicocca

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 28/10/2020

MattChigno
MattChigno 🇮🇹

3 documenti

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Scarica Appunti esame Global Financial Communication e più Appunti in PDF di Marketing solo su Docsity! GLOBAL FINANCIAL COMMUNICATION PROFESSORE: Flavio Gnecchi ESAME: Prova scritta → - per i frequentanti (iscrizione al corso su eLearning) - 16-19 Dicembre - si basa sugli appunti presi a lezione Prova orale → non frequentanti LIBRO: • “Corporate finance” Hillier David, Ross Stephen, Westerfield Randolph, Mc Graw Hill Education, 2° edizione (italiana), 2015, parti 1° e 2°, Capitoli 12, 15,16 • Guidara F., La comunicazione finanziaria, Egea, Milano, 2011 2° Lezione 3/10/19 LA FINANZA AZIENDALE 1)Finanza aziendale 2) Attori coinvolti 3)Comunicazione finanziaria In economia aziendale si studiano le diverse funzioni aziendali, tra cui la funzione tecnico-produttiva, amministrazione controllo, strategia, funzione marketing ma anche un'altra funzione ovvero quella finanziaria. 1. Finanza aziendale -La finanza aziendale si sostanzia nella gestione delle risorse finanziarie finalizzate agli investimenti, ai disinvestimenti ed alla ordinaria operatività d’impresa. (tipo pagare i fornitori, dipendenti, prestiti bancari etc.). Gli investimenti assorbono risorse finanziarie, i disinvestimenti generano risorse finanziarie, la gestione ordinaria è la gestione quotidiana di tutti i giorni (acquisti e vendite per tutto ciò che va a comporre il prodotto/servizio offerto, remunerazione del lavoro ecc. -La gestione finanziaria (finanza aziendale) privilegia gli aspetti finanziari degli atti di gestione, che unitamente agli aspetti economici e patrimoniali concorrono alla formazione dei bilanci (come quello d’esercizio, di cessione, di valutazione etc.) dell’impresa. Il bilancio dell’impresa è formato da SP e CE e nello SP ci sono quegli elementi che permettono di comprendere la gestione finanziaria. Per aspetto economico intendiamo un’operazione passiva, ovvero il costo che si sostiene (comprare materie sussidiarie, parte di queste materie va in magazzino e cambia il patrimonio), mentre il debito contratto a fronte dell’acquisto rappresenta l’aspetto patrimoniale (infatti modifica il patrimonio), ed infine l’aspetto finanziario rappresenta il momento del pagamento (mani in tasca e pago il fornitore). - La finanza aziendale è l’espressione economico aziendale di una specifica funzione dell’impresa strettamente interrelata con le altre classiche funzioni aziendali (strategia, area tecnico-produttiva, area organizzativa HR, area commerciale, area amministrativa, area R&S, area finanziaria). - Dagli operatori afferenti ad altre funzioni aziendali, interessati dalle ricadute finanziarie dei propri spazi gestionali (responsabile produzione è interessato all’andamento finanziario dell’azienda). Per quanto attiene all’ambiente esterno, gli attori coinvolti sono rappresentati: - Dai comakers legati ad ogni specifica realtà aziendale (categorie di interlocutori privilegiati dell’azienda come clienti, fornitori, associazioni di categoria ecc.). - Da tutti gli altri stakeholder. - Dai potenziali soggetti interessati alle performance di ogni specifica impresa (cliente potenziale che è detto prospect). 3. La comunicazione finanziaria La comunicazione finanziaria è il sistema di relazioni, attuato mediante molteplici strumenti (internet, lettere, interviste, presentazioni ecc.), che l’impresa attiva con i diversi gruppi di portatori di interessi con cui entra in contatto, ovvero gli stakeholders. Tramite la comunicazione finanziaria i nostri stakeholder vengono posti nella condizione di poter conoscere la programmazione e gli esiti della gestione aziendale, e quindi di esercitare le prerogative specifiche del proprio ruolo. I principali temi affrontati dalla comunicazione finanziaria privilegiano l’evoluzione degli aspetti reddituali, patrimoniali e finanziari dell’impresa, e di conseguenza delineano le prospettive di sviluppo dell’impresa. La letteratura statunitense qualifica in due linee principali la comunicazione finanziaria: 1. Financial communication: La comunicazione finanziaria in senso stretto rappresenta una parte fondamentale (consistente) del flusso di lavoro della Corporate Communication. Gli advisor (consulenti) della corporate communications devono possedere una vasta esperienza che li ponga a conoscenza del lavoro che svolge la sotto-funzione dell’investor relator nelle società quotate. Al giorno d’oggi i mercati finanziari sono sempre più internazionali e le comunicazioni corporate (Corporate Communication) hanno consolidato un network(rete) internazionale di partner nei centri (hubs) finanziari mondiali. 2. Financial PR (public relation): relazioni pubbliche di tipo finanziario. Nella Corporate Communication troviamo una profonda(approfondita) comprensione della finanza e un’ampia comprensione della comunicazione. La finanza che viene considerata come un ambito nel quale la comprensione della comunicazione, sostanzialmente, è fondamentale e quindi ormai nella finanza si dà per scontato che bisogna conoscere la comunicazione. Questa combinazione raggiunge il suo massimo potenziale nelle Financial PR creando delle sinergie fra investitor relator e le pubbliche relazioni delle società quotate. La reputazione della società può essere migliorata impegnandosi in un lavoro mediatico proattivo basato su informazioni finanziarie. Le pubbliche relazioni finanziarie (PR) possono comportare il coinvolgimento di società specifiche di consulenza nel settore finanziario, come le banche, società di intermediazione, società di gestione dei fondi, società di brokeraggio e società privati-equity companies etc., che sono in grado di fornire consigli all’interno del settore finanziario. Verso una comunicazione moderna 1) Propensione alla realizzazione di un bilancio integrato, che comprende informazioni non solo economico-patrimoniali-finanziarie. Si parla di comunicazione finanziaria nel bilancio aziendale ma dobbiamo vederla anche nel bilancio integrato. Alle imprese, una moderna comunicazione impone di non limitarsi alla diffusione di informazioni soltanto economico-patrimoniali- finanziarie, ma anche di illustrare aspetti legati alle dimensioni dell’offerta, ai mercati di sbocco, allo sviluppo dei prodotti, al sistema organizzativo etc. 2)Vi è quindi la realizzazione di un report integrato. Recentemente in Italia un decreto (254/2016) ha introdotto l’obbligo per ora solo alle grandi imprese quotate, di diffondere una relazione non finanziaria annuale sulle policy ambientali, sociali e di governance (es. informazioni su un uso di risorse energetiche ed idriche, emissioni di gas serra e inquinamenti, impatti dell’attività su ambiente, salute e sicurezza, aspetti sociali e connessi alla gestione del personale, rispetto dei diritti umani, lotta contro la corruzione) 3° Lezione 07/11/19 I MERCATI FINANZIARI Immaginiamo che si crei un flusso circolare dove vengono posti in relazione diversi soggetti: 1)Famiglie (Households) 2)Governo (Government) 3) Imprese (Firms) Le Imprese (Firms) producono il bene che immettono sul mercato (good markets), le aziende familiari (households) acquistano e quindi consumano il bene, e perciò alimentano il mercato del lavoro (labor markets) e i mercati capitali /finanziari (financial market). I mercati finanziari consentono alle imprese di acquistare i fattori di produzione (factors of productions). Le risorse rimanenti nelle famiglie una volta pagate le merci da consumare, vengono rimesse nei mercati finanziari. Le risorse o fattori produttivi quindi vengono acquisite dalle imprese, che con un processo di manifattura realizzano delle merci che sono vendute sui mercati che poi vengono consumate dalle imprese familiari. Definizione sistema finanziario e gli attori coinvolti il sistema finanziario è costituito da una serie di elementi: • Mercati finanziari: luoghi fisici o virtuali in cui avvengono gli scambi di strumenti finanziari. • Intermediari finanziari: soggetti che producono e negoziano strumenti finanziari e offrono servizi connessi alla loro circolazione (ad esempio gli investitori, trader, imprese, autorità di regolazione tipo la consob o agcm, autorità garante concorrenza dei mercati o antitrust). Il sistema finanziario è quindi costituito dai soggetti protagonisti del sistema finanziario che agiscono su fronti differenti. • Strumenti finanziari: sono contratti aventi per oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria (azioni che rappresentano il capitale sociale di una società, derivati, obbligazioni, futures, ecc.). • Regole di contrattazione e di scambio degli strumenti tra i soggetti coinvolti (aste, contrattazioni continue, ecc.). Ad esempio, una regola può essere quella Un caso particolare: il debito degli Stati Uniti. (*) Quando le spese pubbliche superano le entrate pubbliche si crea un deficit che viene coperto con l’emissione di titoli di Stato (il cd. Debito pubblico) che viene acquisito da risparmiatori, imprese, banche e da Altri Stati. Perché Germania e Francia hanno salvato la Grecia? Per via dell’elevata esposizione verso la Grecia da parte della Francia e Germania. Cosa accade se uno stato acquista un debito eccessivo di un altro Stato? Da un lato il paese finanziatore ha l’interesse di imporre allo stato finanziato regole per un corretto andamento dei conti pubblici affinché lo stato debitore ripaghi il debito, dall’altro lato lo Stato debitore può ribellarsi solo relativamente alle richieste del creditore. Questo implica il preludio di un nuovo colonialismo?? Un particolare soggetto: gli intermediari finanziari Il trasferimento dei mezzi finanziari da un settore (soggetto) in avanzo finanziario (surplus) ad un altro settore (soggetto) in deficit finanziario può avvenire: - Direttamente: in tal caso si parla di intermediazione diretta in quanto gli offerenti e richiedenti di mezzi finanziari si incontrano direttamente. - Indirettamente: Attraverso l’intervento di un intermediario finanziario, in tal caso si parla di intermediazione indiretta in quanto un terzo soggetto (l’intermediario) si frappone fra richiedente e offerente di mezzi finanziari. Gli intermediari per eccellenza sono rappresentati dalle banche. Le finalità dei mercati finanziari Tre principali finalità: 1. Finanziamento: i mercati finanziari permettono agli emittenti di titoli di credito, di cercare risorse finanziarie sul mercato. 2. Pricing dei titoli: offrire in via continuativa un prezzo ai titoli (quotazione), ad esempio il mercato finanziario borsistico. 3. Liquidabilità dei titoli: offrire la possibilità di “uscire” dall’investimento, cioè di disinvestire, avere la certezza di poter disinvestire, vendere le azioni che si detengono. Tutto ciò avviene nei mercati borsistici, in cui le operazioni più ricorrenti sono l’IPO (Initial Public Offering) e l’OPS (Offerta di Pubblica Sottoscrizione). Entrambe sono offerte ma fatte in tempi diversi, la prima ossia l’IPO, viene fatta quando si entra in borsa, la seconda ossia l’OPS, quando si è già sul mercato borsistico e si vuole aumentare il capitale sociale. Abbiamo anche altre finalità dei mercati finanziari: 4. Trasferimento del controllo delle società: che avviene tipicamente con un’Offerta Pubblica di Acquisto (OPA), operazione disciplinata da regole specifiche (TUF, testo unico della finanza). Vale per acquisti che superano il 30% delle azioni. 5. Modifica degli assetti proprietari di controllo delle società: che avviene con operazioni straordinarie (ad esempio merger and acquisition) o con un’Offerta di Pubblico Scambio (OPSC, simile all’OPA ma non prevede un acquisto ma uno scambio) 6. Realizzazione di economie sui costi di transazione: le transazioni effettuate sui mercati costano meno (per via della maggiore concorrenza tra i trader) rispetto a operazioni private dirette. Funzioni dei mercati finanziari 1)Finanziamento delle aziende attraverso l’emissione degli strumenti finanziari; 2)Investimento delle risorse finanziarie da parte dei risparmiatori; 3) Negoziabilità, quotazione e regolamentazione degli strumenti finanziari e degli emittenti. Tipologie di mercati finanziari Si parla di mercato inteso come luogo in cui si incontrano domanda e offerta di uno o più beni/servizi. Il mercato non è singolo ma esistono tanti mercati specifici in base ai beni e ai servizi a cui si riferisce. Ad esempio, abbiamo il mercato dei prodotti agricoli o mercato immobiliare che sono mercati di scambio, mercato del lavoro, oppure mercato delle materie prime che sono ad esempio il mercato dell’oro, mercato petrolifero, oppure ancora il mercato dei beni di consumo, il mercato finanziario che sono ad esempio il mercato azionario e il mercato obbligazionario. I mercati finanziari come li possiamo classificare dal punto di vista dualistico? Ci sono più fattispecie di mercati finanziari. Abbiamo alcune classificazioni come: - Mercato regolamentato e non regolamentato - Mercato mobiliare primario e secondario - Mercato monetario e dei capitali - Mercato domestico e internazionale - Mercato ad asta e order driven - Mercato privato e pubblico I mercati finanziari possono essere classificati da un punto di vista dualistico ad esempio come mercato regolamentato o non regolamentato oppure mercato mobiliare primario o mobiliare secondario oppure come mercato monetario e mercato dei capitali, mercato privato o pubblico. 4° Lezione 10/10/19 Continuazione…. Il mercato finanziario può essere suddiviso in più sottodimensioni secondo una classificazione binaria e in funzione delle caratteristiche degli strumenti finanziari scambiati, possono essere classificati come segue: 1. Mercati regolamentati e non regolamentati La distinzione si fonda sulla presenza o meno di una regolamentazione specifica (disposizioni rigide e severe) che disciplini l’organizzazione ed il funzionamento del mercato, ovvero sul fatto che l’incontro tra domanda ed offerta di uno o più beni o servizi può avvenire o meno a fronte di un framework normativo. (L’incontro tra domanda e offerta di uno o più beni o servizi dà luogo al mercato ma ci si chiede se tale incontro avviene anche grazie ad un framework normativo?). 1. I Mercati regolamentati: Sono mercati che vedono la presenza di una normativa o disciplina su: organizzazione del mercato, operatività, requisiti per la quotazione, requisiti per diventare emittenti ed intermediari, regole di negoziazione es. (Borsa Italiana), meccanismi di pricing e di regolamento, requisiti informativi e di trasparenza dei soggetti operanti. Sono caratterizzati da uniformità dei comportamenti e standardizzazione dei titoli oggetto di scambio sul mercato. 2. I Mercati non regolamentati: La non presenza di una normativa contraddistingue un mercato non regolamentato sono detti anche OTC (over the counter), questi non hanno contratti e modalità di compravendita standardizzati e non sono legati ad una serie di norme (ammissioni, controlli, obblighi informativi) ad esempio il Nasdaq* (mercato più famoso non regolamentato.).Hanno il grande pregio della flessibilità, dovuto alla limitata canale di raccolta fondi per le società e per gli emittenti, oltre che fornire un primo segnale informativo al mercato (benchmark iniziale), fissando il prezzo dei titoli oggetto del collocamento. I mercati primario sono quelli in cui avvengono gli scambi al momento dell’emissione del titolo. • Il mercato secondario è quel particolare mercato in cui i titoli già transitati nel mercato primario vengono smobilizzati, quindi il detentore dei titoli vuole incassare ossia vendere i titoli e c’è un investitore che li vuole comprare (cioè vengono trattati per smobilizzo strumenti già emessi che il detentore intende realizzare (incassare) e l’investitore acquisire). La funzione principale del mercato secondario è quello di fornire liquidità ai titoli in circolazione per agevolare la possibilità che tali titoli vengano convertiti in moneta in un tempo limitato e senza una perdita eccessiva di valore. Dunque, la funzione principale è lo scambio di strumenti finanziari (già trattati nel mercato primario). Secondo questa distinzione, il mercato, inteso in senso fisico, è lo stesso, ma cambiano le parti coinvolte e le operazioni che interessano lo strumento negoziato e le regole (il prezzo è definito dal valore dell’emittente e non dallo scambio). Ad esempio, la Borsa Valori di Milano può essere primario perché un a società entra nella Borsa ed immette azioni, ma anche secondario perché chi ha acquistato l’azione al momento dell’emissione la può vendere. Fasi caratteristiche del mercato primario 1. Emissione (origination) → fase nella quale l’entità giuridica che necessita di risorse dà corso ai titoli rappresentativi di tali risorse. 2. Quotazione (listing) → definizione nel mercato del prezzo iniziale del titolo, l’azione ha un valore nominale, ma la società può chiedere un valore sotto la pari, alla pari o sopra la pari. (Ad esempio, il valore nominale del titolo è 10, in sede di quotazione la si offre sotto la pari tipo 9.50, per far sì che il titolo sia più attrattivo). 3. Collocamento (placement)→ definizione, tramite diversi meccanismi, di quelli che saranno i primi proprietari di un titolo, di norma si fa una proporzione sulle richieste. Fasi caratteristiche del mercato secondario 1. Scambio (Trading)→ Trading vuol dire compravendita degli strumenti finanziari che in tal modo cambiano di proprietà e danno origine a capital gain (guadagno, cioè acquisto un’azione a 6,5 e la rivendo a 6,7) o capital loss (il contrario cioè perdo dalla vendita). 2. Compensazione (Clearing)→ Fase post-trading, gli operatori hanno tra di loro rapporti attivi e passivi, la regolazione definisce chi deve quanto a chi. Requisito essenziale è che gli operatori facciano parte di un medesimo circuito. 3. Regolamento (Settlement)→ sulla base del contratto di scambio il regolamento è la fase in cui vengono consegnati i titoli o il denaro. 4. Custodia (Custody)→ i titoli, in particolare le azioni, sono custodite fisicamente/digitalmente ex lege presso la Monte Titoli S.p.A., un deposito unico dei titoli emessi secondo il diritto italiano. 4. Mercato del debito: monetario e di capitale Ci poniamo la domanda, che scadenza hanno i finanziamenti trattati sul mercato? Quindi l’elemento che li distingue è rappresentato dalla durata degli strumenti finanziari o scadenza dei titoli. • Mercato monetario: Vengono gestite le operazioni di trasferimento di risorse finanziarie e negoziazione degli strumenti finanziari di debito a breve scadenza, ossia con durata pari o inferiore ai 12 mesi (c.d. short term). • Mercato dei capitali (equity): ha come oggetto il trasferimento di risorse finanziarie e negoziazione degli strumenti finanziari di debito a medio/lunga scadenza, ossia con durata superiore ai 12 mesi o a scadenza indeterminata (c.d. long term). Equity market (il mercato dei capitali) Il mercato dell’equity si fonda su: - Compartecipazione al rischio: ovvero sulla sottoscrizione e/o compravendita di strumenti finanziari espressivi di una quota di partecipazione al capitale di rischio (capitale sociale) di un’impresa. Quindi sottoscrivere quote rappresentative del capitale sociale. -Valutazione sulla durata dell’investimento, ovvero sulla valutazione delle opportunità connesse alla detenzione dei titoli azionari (valore nel tempo, remunerazione, capacità di incidere sulle decisioni, ecc.) che determina precise opzioni di durata dell’investimento. 5. Mercato domestico ed internazionale Questa distinzione fa riferimento alla dimensione geografica dei mercati, infatti in base alla tipologia del mercato di riferimento dei titoli trattati ed alla valuta degli stessi, si usa distinguere tra i mercati domestici e mercati internazionali. • Mercato domestico: mercati in cui gli operatori che effettuano scambi di fondi e/o valori mobiliari appartengono al medesimo mercato nazionale oppure in cui la valuta di denominazione dei contratti coincide con la valuta del luogo di negoziazione. In altre parole, il mercato domestico è quello legato all’economia del paese in cui è stato istituito. Ha dunque forte connotazione nazionale nonostante possano esserci emittenti ed intermediari esteri o domanda di titoli da soggetti non residenti. • Mercati internazionali: sono quei mercati nei quali gli operatori che effettuano scambi di fondi e/o valori mobiliari appartengono a mercati nazionali differenti oppure nei quali la valuta di denominazione dei contratti differisca da quella del luogo di negoziazione. Prendendo come riferimento il mercato italiano, sono riconducibili ai mercati internazionali operazioni quali ad esempio i finanziamenti in valuta estera a soggetti residenti in Italia, oppure i depositi in euro da parte di soggetti non residenti. 5. Mercati di dealers (quote driven) e mercati ad asta (order driven) In base al sistema di negoziazione degli strumenti e di formazione del prezzo dei mercati, si distinguono i mercati quote o order driven. • Mercati di dealers (Quote driven): In questi mercati un intermediario (dealer) espone su base continuativa o su richiesta, quotazioni denaro (bid, offrire) e lettera (ask) a cui è disposto (nei confronti di chi è disposto), rispettivamente, ad acquistare e vendere titoli per cui “fa mercato”, ovvero garantisce la possibilità di concludere immediatamente le transazioni desiderate ai prezzi correnti. Per ogni titolo esistono più dealer specializzati denominati market maker, che si impegnano ad esporre continuamente quotazioni di acquisto e vendita sui titoli quotati, e a cui gli altri operatori devono necessariamente fare ricorso qualora intendano negoziare. (es. Nasdaq, MTS di MI). I dealers sono gli intermediari che fissano il prezzo, per l’investitore è un “prendere o lasciare”. disparità di informazione tra gli attori del mercato, questa sorge quando alcuni hanno acceso ad informazioni su una certa società e dove altri anche interessati alla società stessa non riescono ad accedere) tra: -Da un lato, l’asimmetria informativa tra manager e investitori. In questo caso i manager dispongo di informazioni più accurate rispetto a quelle in possesso del pubblico di investitori. Ridurre questo tipo di asimmetria informativa si traduce dunque in una riduzione del rischio stimato dagli investitori connesso all’investimento (estimation risk). -Dall’altro lato l’asimmetria informativa tra i diversi investitori. Infatti, alcuni investitori possono accedere a “private information” preclusa invece ad altri soggetti. Ridurre l’asimmetria in questo caso significa aumentare la liquidità dei titoli. Un aumento della liquidità a sua volta riduce l’onerosità media delle transizioni, che a sua volta genera una maggiore inclinazione degli investitori a pagare di più per i titoli. In entrambi i casi si ottiene una riduzione del costo del capitale, poiché gli investitori, apprezzando lo sforzo degli interlocutori, si fidano maggiormente e quindi saranno propensi a richiedere un rendimento minore, riducendo il costo del capitale. Dal valore al prezzo: l’efficienza dei mercati finanziari La comunicazione finanziaria da sola potrebbe non bastare a ridurre le eventuali differenze esistenti tra valore e prezzo. Se infatti l’informazione fornita ai mercati e agli investitori rappresenta un requisito essenziale affinché il valore la percezione del valore avvenga correttamente è necessario che i mercati finanziaria sui quali l’azienda veicola i propri messaggi, siano preparati a “processare” in maniera adeguata l’informazione pervenuta. L’efficienza può infatti essere analizzata sotto 3 angolature: 1.Efficienza informativa: Un mercato dei capitali è efficiente quando i prezzi dell’attività finanziare riflettono pienamente e rapidamente l’informazione disponibile. 2. Efficienza allocativa: Allocazione ottimale, efficiente delle risorse, trasferendole dalle unità in surplus alle unità in deficit, per realizzarsi è necessario che tutte le informazioni siano disponibili a tutti gli investitori (efficienza informativa) 3. Efficienza operativa: essa implica limitati costi di transazione (efficienza tecnica) e agevolazione massima dell’incontro tra domanda e offerta accrescendo la significatività del sistema dei prezzi (efficienza funzionale). La performance operativa di un mercato è rappresentata contemporaneamente da tre indicatori: -Spessore: Dipende dall’esistenza di ordini di scambio basati su prezzi diversi da quello corrente su una distribuzione ampia e densa. Per prevenire forti discontinuità nelle variazioni dei corsi. In un mercato spesso eventuali squilibri fra ordini di acquisto e vendita possono essere colmati con effetti positivi sull’andamento dei prezzi. -Ampiezza: Un mercato è ampio quando gli ordini sui diversi livelli di prezzo sono di volume considerevole. Quindi l’ampiezza è legata alla consistenza del volume di ordini da eseguire per ogni possibile livello di prezzo. -Elasticità: Un mercato è elastico quando affluiscono su di esso e rapidamente nuovi ordini in risposta a variazioni di prezzo derivanti da temporanei squilibri fra domanda e offerta. L’elasticità dipende quindi dalla tempestività con cui il mercato reagisce ai segnali contenuti nelle variazioni di prezzo. Un mercato poco elastico è talvolta definito sottile quando in qualsiasi momento vi sono pochi acquirenti e pochi venditori e se la frequenza delle transizioni è scarsa. Aspetti dell’efficienza informativa Un mercato è efficiente quindi dal punto di vista informativo se i prezzi riflettono sempre ed immediatamente tutta l’informazione disponibile e non è dunque possibile per gli operatori ottenere un beneficio economico facendo leva sulle informazioni disponibili. Il grado di efficienza è inversamente proporzionale all’intensità di trasmissione delle informazioni nei prezzi e ai tempi necessari per tale integrazione. L’ipotesi di efficienza del mercato determina importanti conseguenze sia per gli investitori che per le imprese. Per gli investitori, perché la conoscenza dell’informazione, integrandosi immediatamente nei prezzi non consente di avvantaggiarsene attraverso un uso esclusivo. Per le imprese vi è la possibilità di ottenere finanziamenti ad un prezzo equo. Dunque, se un mercato è efficiente in termini informativo, ovvero se le informazioni che circolano sono in linea con i prezzi, allora gli investitori si aspetteranno di conseguire un rendimento di equilibrio dal loro investimento, mentre le società si aspettano di dover pagare il costo del capitale di equilibrio ai propri finanziatori. Possiamo distinguere tre diversi gradi di efficienza informativa: • Efficienza in forma debole: Si ha quando i prezzi (le attese di rendimento degli operatori) incorporano tutte le informazioni storiche, relative al passato del titolo, per cui non è possibile sfruttare tali informazioni per ottenere un extra- rendimento (perché non si hanno informazioni privilegiate). Secondo questa forma di efficienza il prezzo di un titolo oggi è dato dalla somma di: -Ultimo prezzo osservato -Rendimento atteso dell’azione -Componente casuale che si può verificare in modo indipendente ed imprevedibile nell’intervallo di tempo considerato ed è legata alla nuova informazione che deriva dal titolo. Se i prezzi seguono questo andamento, questi si evolvono secondo un andamento casuale, per cui risulta inutile predire il comportamento dei prezzi, azionari sulla sola base dell’osservazione dei prezzi passati (analisi tecnica). Un indicatore diffuso per misurare il grado di efficienza in forma debole è dato dalla correlazione tra i rendimenti dei titoli in periodi successivi; una correlazione seriale positiva, indica una persistenza dei rendimenti, una negativa indica una tendenza all’inversione. In ogni caso, un eventuale legame forte tra i rendimenti storici dei titoli non è coerente con l’ipotesi dei mercati efficienti in forma debole poiché non sussisterebbe il presupposto dell’andamento casuale dei prezzi dei titoli nel tempo. La mancanza di una robusta correlazione seriale dal punto di vista grafico è rappresentata da una serie di punti distribuiti casualmente e indistintamente, una correlazione invece avrebbe dato origine ad una retta con pendenza positiva o negativa, a seconda del tipo di legame tra i prezzi dei titoli nel tempo. Bisogna inoltre sempre tener conto che la correlazione potrebbe essere dominata da valori estremi che possono influenzare fortemente i risultati di calcolo. • Efficienza in forma semi-forte (informazioni storiche e prospettiche): Questo stadio superiore richiede non solo che i rendimenti e i prezzi includano le informazioni storiche e prospettiche ma anche quelle pubblicamente disponibili, rappresentate dai documenti contabili delle società, da studi/ricerche inerenti alla società stessa e dagli annunci della società e dalle autorità interessate (governative, bancarie, di gestione e controllo dei mercati finanziari). In questa ottica è possibile dimostrare che il prezzo di un’azione risponde istantaneamente a qualsiasi annuncio rilevante, riguardante la società oggetto di analisi. In un mercato efficiente, i prezzi dovrebbero aggiustarsi rapidamente solo nel momento in cui l’informazione è rilasciata, nessun impatto dovrebbe essere osservato né prima né dopo l’annuncio. Per misurare l’efficienza semi-forte esistono diversi metodi. Tra cui: -Event studies: Ovvero l’analisi della reazione del mercato agli annunci price- sensitive da parte della società attraverso l’analisi della performance ottenuta dai gestori dei fondi comuni (*). -Maggiore è il grado di razionalità degli investitori, più elevato è il grado di efficienza del mercato: dal punto di vista finanziario, gli investitori agiscono razionalmente quando le loro azioni sono coerenti con le informazioni che ricevono dunque ci si aspetta che questi acquistino titoli quando arrivano buone notizie e li vendano quando arrivano notizie negative. Dunque, maggiore è il grado di razionalità con cui si agisce, maggiore è grado di efficienza del mercato. Tuttavia, il comportamento degli investitori non sempre si adegua a regole meccaniche e deterministiche e questo sta alla base della finanza comportamentale, branca della finanza che cerca di introdurre la psicologia per analizzare le decisioni degli investitori. Behavioural finance Importante contributo in questa branca della finanza è quello che spiega come l'over-reaction degli investitori alle informazioni che sopraggiungono sul mercato possa influire sul cambiamento dei prezzi delle azioni. Secondo un primo filo di pensiero, alcuni investitori hanno eccessiva confidenza nel valutare lo stato di salute di una società, credendo di disporre di informazioni accurate; tuttavia, quando lo stato dell'impresa si rivela ne! tempo e gli investitori si accorgono che le proprie convinzioni non riflettono la realtà, questi determinano un'inversione dei prezzi speso repentina. Secondo altri, alcuni investitori eccedono nella reazione perché imitano il comportamento di altri investitori, in particolare tendono ad imitare l'opinione prevalente sul mercato (herding instinct). Questo comportamento è perfettamente razionale quando vengono imitati coloro i quali dispongono di maggiori informazioni e sono in grado di processarle correttamente, non lo è quando vengono imitati altri soggetti che non dispongono di informazioni di qualità o a loro volta stanno imitando altri (inefficienze dei comportamenti imitativi). Un terzo filone di pensiero ha dimostrato che il comportamento prevalente verso nuova informazione tende ad essere una sotto-reazione; questo accade quando le informazioni che contraddistinguono le proprie convinzioni tendono ad essere sottovalutate perché considerate random noise. Da questo ne deriva che il prezzo tende ad adeguarsi al valore corretto/equo lentamente anche per periodi prolungati (stock-price momentum). Anomalie dei mercati finanziari 1. Dimensione aziendale: il rendimento annuale delle aziende di minori dimensioni tende ad essere maggiore rispetto a quello ottenuto dalle aziende più grandi; questo extra-rendimento non è da ricondurre tanto al maggior rischio che caratterizza le piccole imprese, quanto a una forma di compensazione dei maggiori costi di transazione che caratterizzano i titoli di minore dimensione. 2. Titoli value vs titoli growth: i rendimenti dei titoli value hanno in media ecceduto quelli dei titoli growth e questo perché gli investitori tendono ad essere sovraeccitati dalle prospettive di crescita delle growth stock e sono disposte a pagare un prezzo che, ex post, di rivela eccessivo. 3. Anomalie di calendario: è stato dimostrato che ci sono alcuni periodi dell'anno in cui le azioni tendono a realizzare una performance particolarmente positiva (january effect per cui le small stocks hanno migliore performance rispetto alle aziende di maggiori dimensioni; weekend effect: migliori Performance dei titoli i venerdì rispetto ai lunedì). Queste anomalie lasciano intravedere la possibilità di prevedere, seppur parzialmente, la dinamica dei mercati azionari. 4. Sconto delle IPO: si osserva che i rendimenti di pochi giorni delle IPO sono sorprendentemente alti, ovvero il prezzo di offerta iniziale è fissato d’un livello inferiore a quello che il mercato sarebbe in grado di sopportare. Autorità di controllo del sistema finanziario italiano Il compito di tali autorità è di vigilare affinché avvenga il rispetto delle regole. In Italia le principali sono: -Banca d'Italia: vigila su banche ed intermediari finanziari, sugli istituti di moneta elettronica e, con la CONSOB, sugli intermediari non bancari, emanando regolamenti, impartendo istruzioni e assumendo provvedimenti. Inoltre tutela la concorrenza nei mercato del credito e supervisione i mercati monetari e finanziari. -Consob: (Commissione Nazionale per la Società e la Borsa): regolarmente, autorizza e vigila sui mercati mobiliari e sulle attività mobiliari, controlla le info fornite al mercato da società quotate, accerta eventuali andamenti anomali delle contrattazioni sui titoli. -lsvap: controlla il mercato e le imprese di assicurazione Covip: controlla il sistema della previdenza complementare -AGCM: sorveglia e sanziona i comportamenti che ostacolano la libertà di concorrenza sui mercati reali e finanziari. Tali sistemi di controlli sempre più complessi, può essere causa di conflitti di attribuzione tra le diverse autorità. Per risolvere tali conflitti, vengono stabilite delle regole di comportamento ad hoc per i principali campi di sovrapposizione di competenze. 5° Lezione 14/10/19 IL CATTIVO FUNZIONAMENTO DEI MERCATI Le crisi finanziarie C’è crisi e crisi. Non tutte le crisi sono uguali. Per quanto sovente siano confuse, e per quanto presentino alcuni aspetti comuni, si deve distinguere tra: crisi finanziaria e crisi economica, la prima può sottintendere la seconda, tuttavia: Crisi finanziaria: si verifica tutte le volte che la richiesta di finanziamenti (domanda di denaro) da parte delle imprese, privati,organizzazioni supera la disponibilità (offerta) manifestata dagli istituti di credito e dal sistema finanziario, in genere investitori. In sintesi, viene richiesto un ammontare di denaro superiore rispetto a quello che può essere reperito sul mercato. Quali possono essere le cause? → la storia ci insegna che le crisi finanziarie più eclatanti derivano da momenti di ingiustificata euforia, che ha portato a gonfiare i listini, le valutazioni. Possono essere anche cause economiche ma che poi ricadono sulla finanza. Le crisi finanziarie sono prevedibili? → il monitoraggio adesso è più accentuato rispetto al passato. Crisi economica: trae origine da numerose cause, colpisce più settori, si manifesta con effetti multiforme (ad es., di natura finanziaria, industriale, commerciale, inflazionistica, etc.…) su intervalli temporali di medio-lungo periodo. Questo tipo di crisi colpisce i conti economici delle imprese, la loro redditualità. N.B.: la “crisi economica” non deve essere confusa con il termine “recessione” (di norma una recessione si verifica quando il Pil di un Paese decresce per due trimestri consecutivi), né di “stagnazione” (persistere di modesti o nulli saggi di crescita). - Sulla occupazione (tasso di disoccupazione Usa) Crisi dal 2006-2008 (pag. 17) originata all’interno del comparto bancario, cause principali: mercati dei mutui cosiddetti subprime… 6° Lezione 17/10/19 PRINCIPI OCSE CORPORATE GOVERNANCE Per corporate governance intendiamo il governo societario. Considerazioni iniziali Il cattivo funzionamento dei mercati Il mercato finanziario è stato sovente teatro di scandali e comportamenti illeciti, lotte, eventi dolosamente negativi. Il governatore della Banca d’Italia fino a poco tempo fa era una carica a vita, ormai non lo è più. Un esempio di scandalo è il caso di Bernie Madoff. Come uscirne? La trasparenza societaria (per evitare gli scandali finanziari). Ad oggi per le società quotate non è difficile nascondere informazioni rilevanti (specie se negative) sulla reale situazione societaria. Si creano perciò delle asimmetrie informative che falsano il corretto svolgimento delle contrattazioni. Per quanto riguarda le problematiche di corporate governance, bisogna tenere conto che gli organi di controllo interno (collegio sindacale) sono espressione della maggioranza del capitale sociale (vale anche per il CdA); il collegio sindacale ed il CdA vengono eletti dall’assemblea, ma nell’assemblea delibera la maggioranza del capitale. Sappiamo che l’organo di controllo sono le società di revisione legale dei conti, per le quotate fino a pochi anni fa era possibile rinnovare per due volte l’incarico ad una società di revisione, questo ha portato a crearsi all’interno delle connivenze in quanto le stesse società di revisioni almeno per i primi due mandati potrebbero assumere un comportamento malleabile. Questa legge in seguito è stata modificata stabilendo che il mandato delle società di revisione non può essere rinnovato, la durata di un mandato è stato modificato da 3 a 9 anni, in sostanza non ha portato a miglioramenti in quanto le “incrostazioni” interne, le connivenze rimangono. Quali incentivi ad un controllo realmente indipendente? È necessario ripensare il sistema in funzione di una maggiore informazione per gli investitori e di un controllo indipendente sulle società. Infatti, nelle società quotate la lista di minoranza che prende più voti (sarebbe quindi la seconda lista che prende più voti, la prima lista è quella di maggioranza) presenta una lista con tre candidati, ed il presidente del collegio sindacale diventa il primo nome della terna della lista di minoranza che ha preso più voti. Questa è l’unica garanzia di un minimo controllo indipendente, ma gli altri due membri vengono eletti dalla lista di maggioranza. Una nuova governance La strada che si dovrebbe percorrere è quella di un ripensamento della governance societaria, delle regole e del modus operandi dei mercati finanziari, potrebbe avvenire attraverso l’adozione di una nuova visione che ponga al centro la trasparenza dell’intero sistema. La corporate governance va nella direzione di aiutare a soddisfare il requisito della trasparenza. I principi OCSE di corporate governance Per OCSE si intende l’organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. E’ un’organizzazione internazionale di studi economici per i paesi che hanno una caratteristica comune, ovvero quella di un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato (non sono ammessi paesi in cui vige un sistema dittatoriale).L’organizzazione svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva (istituzione consultiva) che consente un’occasione di confronto delle esperienze politiche, per la risoluzione dei problemi comuni, l’identificazione di pratiche commerciali ed il coordinamento delle politiche locali ed internazionali dei paesi membri. Essa è quell’istituzione che ha dettato i principi cardine della corporate governance. I documenti che escono dall’OCSE sono raccomandazioni, non norme di legge, per questo l’OCSE la possiamo definire come un’organizzazione consultiva, infatti in un secondo momento i paesi aderenti all’OCSE decideranno se mettere in pratica le raccomandazioni ricevute. “Gli obiettivi dell’OCSE sono di sostenere la crescita economica sostenibile, aumentare l’occupazione, innalzare il tenore di vita, mantenendo la stabilità finanziaria, assistere lo sviluppo delle economie dei Paesi non membri, contribuire alla crescita del commercio internazionale…” Finalità dei principi Ocse 1) L’OCSE ha come finalità quella di aiutare i governi dei paesi membri e non dell’Ocse ad analizzare e migliorare il quadro giuridico, istituzionale e regolamentare in materie di corporate governance. 2) Formulare orientamenti e proposte alle autorità di borsa, agli investitori, alle società ed agli altri soggetti interessati, intervenendo nell’elaborazione di un regime efficace di corporate governance. Corporate governance La Corporate Governance è un tema risalente a tanti anni fa, addirittura al 1994. Con Cadbury (Parlamentare incaricato di questa problematica) troviamo la prima definizione: La Corporate Governance è il sistema attraverso il quale le società sono dirette e controllate. “Corporate Governance is the system by which companies are directed and controlled…” Cadbury report, UK,1994 Negli anni successivi vi è un affinamento della definizione. L’ OCSE nel 1999 emana i propri principi della corporate governance, poi rivisti nel 2004 e adeguati nel 2015. Questi dicono che “la corporate governance coinvolge una serie di relazione tra il management di una società, il suo consiglio di amministrazione, i suoi azionisti, shareholder, ed altri stakeholder. La corporate governance fornisce anche la struttura attraverso la quale vengono fissati gli obiettivi dell’azienda e vengono determinati i mezzi per raggiungere tali obiettivi e i sistemi di monitoraggio delle performance.” Una buona corporate governance non è fine a sé stessa, ma è un insieme di mezzi per supportare l’efficienza economica, crescita economica, la stabilità finanziaria. Facilità l’accesso delle società al capitale per investimenti a lungo termine e aiuta a garantire che gli azionisti e le altre parti interessate che contribuiscono al successo della società siano trattati in modo equo. Nell’ultimo decennio, le regole e le pratiche di governo societario sono migliorate in molti paesi e società. Ma resta ancora molto da fare. E oggi, i responsabili politici e le autorità di regolamentazione si trovano ad affrontare l’importante sfida di adattare i quadri di governo societario ai rapidi cambiamenti sia nel panorama societario che finanziario. Si intende il rispetto del fondamentale principio della indipendenza, ovvero dell’assenza di situazioni pregiudizievoli per un corretto operato delle figure chiave dell’impresa. Ciò richiede che siano garantite le procedure e le strutture poste in atto in modo che siano evitati completamente o quantomeno ridotti al minimo i conflitti d’interesse (ovvero quando vi siano parti correlate, etc.). Ad esempio, direttori/managers e consulenti indipendenti, ovvero liberi dall’influenza di terzi. Ed in più…. Il quinto pilastro 5) Sustainability Non esiste una definizione univoca di sostenibilità. La definizione comunemente utilizzata è tratta dalla relazione Brundtland per la Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (1987), che la definisce come: “lo sviluppo che soddisfi le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze”. La sustainability riconosce i diritti degli stakeholders, cioè i diritti di tutte le parti interessate (non solo dei propri soci azionisti, ma anche dipendenti, comunità fornitori, clienti, ecc.). Si deve quindi incoraggiare la cooperazione tra l’azienda e i suoi stakeholder nella creazione di ricchezza, occupazione e stabilità economica. 7° Lezione 21/10/19 Continuazione… L’etica di impresa (Corporate Governance e Business Ethics) - L’etica che non è una norma di legge, si riferisce a come ci approcciamo all’interno dell’impresa, determina i valori ed i principi che orientano una impresa/società nell’informare e nel condurre la propria attività. - Dovrebbe dunque permeare la cultura di un’impresa e guidare la sua strategia, i suoi obiettivi di business, le sue politiche e le sue attività. - Di norma, come viene comunicata l’etica da parte dell’azienda? L’etica viene comunicata predisponendo un insieme di norme comportamentali che prende il nome di “codice etico”, viene raccolta in un “codice etico”, che ogni impresa può approvare e comunicare a terzi. Elementi della corporate governance -Comportamenti del CdA positivi - Controllo dell’ambiente (micro) - Comunicazione (disclosure) trasparente - Diritti degli azionisti chiaramente definiti -Un adeguato impegno (commitment) del CdA Vediamoli singolarmente: 1) Comportamenti corretti (positivi) del CdA: I fattori da considerare affinché si possa garantire un comportamento corretto da parte del CdA sono: - Ruoli e poteri del CdA definiti con chiarezza (che poteri hanno, se possono prendere tutte le decisioni). - Doveri e responsabilità in capo al manager devono essere chiaramente compresi. - In più il CdA deve avere un adeguata struttura (casting vote = a parità di voto prevale il voto del presidente). - Un’ adeguata composizione del CdA basata sulle competenze e sul mix dei membri. - Adeguate procedure di funzionamento del CdA (verbalizzazione della seduta.) - Remunerazioni dei managers in linea con i migliori riferimenti. (molto sentito in tema di governance, sia che si parli di componenti CdA che manager, l’attenzione del mercato finanziario è notevole, ad esempio la nostra azienda non va bene e chiede aiuto alla banca chiedendo allungamento dei termini, la banca potrebbe allungare il prestito cercando di modificare una situazione all’interno dell’azienda ad esempio ridurre gli stipendi dei managers quando sono troppo spropositati) - Capacità di autovalutazione del CdA ed un suo costante aggiornamento (molto richiesto nella pubblica amministrazione) 2) Controllo dell’ambiente (micro) - Controllo delle procedure interne - Disponibilità di un quadro di riferimento per il Risk management (buona procedura di risk assestment ci riconduce ad una buona risk management); - Predisposizione di un sistema di disaster recovery (essere pronti a ripartire); - Ricorso a tecniche specifiche di media management (gestione delle relazioni con i media); - Fissazione di procedure necessarie per garantire la continuità del business (business continuity); - Funzione di revisione legale dei conti assegnata a revisori esterni indipendenti; - Insediamento di un comitato di revisione indipendente; - Presenza di una funzione di Internal Audit (revisione interna con lo scopo di verificare tutti gli aspetti della vita sociale dell’impresa); - Predisposizione di un management information system (sistemi necessari per la predisposizione di un report, rendiconti periodici, cioè significa dare uno strumento cognoscitivo in mano ai manager in modo che possano monitorare lo stato di avanzamento delle attività dell’impresa) ; - Presenza di una funzione di compliance (verifica insieme a quella di internal auditing che le procedure siano conformi ad altre norme regolamentari o altre norme di legge). 3) Comunicazione (discolusure) trasparente - Comunicazione finanziaria - Comunicazione non finanziaria (volumi vendite, personale, clienti.) Essere pronti a comunicare sia da un punto di vista finanziario che non finanziario come sta andando l’azienda (ROI, ROE, leva finanziaria etc. ed argomenti non finanziari tipo volumi di vendita, clienti, personale) - Prospetti finanziari predisposti in conformità agli International Financial Reporting Standards (IFRS) - Registro delle società (imprese) aggiornato (documenti pubblicati), tenuto presso la camera di commercio ovvero in ogni capoluogo. - Diffusione di un annual report di elevate qualità, ovvero quel rapporto periodico (annuale) che non riguarda solo il bilancio di esercizio (lo prevede la legge), ma anche le politiche di remunerazione, il bilancio sociale, il bilancio ambientale ecc. notizie di natura diversa tra loro all’interno di un unico rapporto (integrated report). - Comunicazione web-based (imprescindibilità di un sito internet). 4) Diritti degli azionisti - Diritti degli azionisti di minoranza (formalizzati); Tutti i principi Ocse di corporate governance sono fatti da sotto-principi. soffermiamoci sui sotto-principi del principio 5 “Informazione e trasparenza”. Numerose informazioni sulle imprese che raccolgono capitali presso il pubblico e sulle grandi imprese non quotate sono raccolte, in via obbligatoria o volontaria, per essere successivamente diffuse presso una larga fascia di utenti. Dunque, un rigoroso regime trasparente di diffusione dell’informazione costituisce un principio fondamentale della sorveglianza delle società tramite meccanismi di mercato e condiziona la capacità degli azionisti di esercitare con piena cognizione di causa i propri diritti. Si verificano, così, due possibili scenari: - Un rigoroso regime di diffusione aiuta ad attrarre i capitali e a conservare la fiducia sui mercati finanziari. - Uno scarso rigore favorisce comportamenti contrari all’etica ed è in grado di incidere negativamente sull’integrità dei mercati a scapito della società, dei suoi azionisti e dell’economia nel suo complesso. Di seguito i sotto-principi: Sotto-principio A La diffusione di informazioni dovrebbe comprendere, ma non limitarsi a, informazioni rilevanti su: 1) I risultati finanziari e operativi della società, che si trovano nel bilancio certificato (validato da una società di revisione). Bilancio certificato → riporta i risultati finanziari e la situazione finanziaria dell’impresa ed è la fonte di informazioni più usata. Il bilancio ha due funzioni: - Consente un adeguato monitoraggio della situazione dell’impresa. - Fornisce un supporto alla valutazione dei titoli. 2) Gli obbiettivi della società, che sono commerciali, ma anche etici ed ambientali, si relazionano con altri obbiettivi di politiche pubbliche. 3) I principali detentori di diritti di proprietà e di voto (azionisti). Uno dei diritti basilari degli azionisti è quello di essere informati sulla struttura proprietaria dell’impresa e sui propri diritti rispetto a quelli di altri detentori di partecipazione al capitale. Per migliorare l’osservanza delle norme vigenti e identificare potenziali conflitti d’ interessi, transazioni compiute con parti correlate e uso illecito di informazioni privilegiate (insider trading), le informazioni relative ai detentori diretti del capitale, spesso vanno integrate da informazioni relative ai proprietari finali. 8°Lezione 24/10/19 Continuazione… 4) La politica di remunerazione dei membri del consiglio di amministrazione e dei principali dirigenti, e informazioni sui membri del consiglio di amministrazione, incluse le loro qualifiche, il processo di selezione, gli incarichi quali amministratori in altre società e se siano considerati come indipendenti dal consiglio d’amministrazione. 5) Le transazioni con parti correlate: l’impresa deve diffondere al mercato tutte le informazioni relative alle transazioni rilevanti compiute con parti correlate, per singola operazione o per blocchi di operazioni, e indicare, in particolare, se sono state attuate al prezzo che sarebbe stato concordato tra imprese tra di loro indipendenti per operazioni analoghe e alle normali condizioni di mercato. 6) Si deve dare conto nell’ informazione dei fattori di rischio prevedibili: rischi propri della branca di attività o delle aree geografiche nelle quali l’impresa opera, dipendenza dalle materie prime, rischi assunti sul mercato dei capitali (legati ai tassi di interesse e di cambio), rischi legati agli strumenti derivati e alle operazioni fuori bilancio e rischi legati alle responsabilità ambientali. 7) Diffondere informazioni sulle questioni riguardanti i dipendenti e gli altri stakeholder (relazioni fra la direzione e i dipendenti e relazioni con gli altri stakeholder, come creditori, fornitori e PA). 8) Le strutture e le politiche di governance in particolare il contenuto delle strategie e dei codici di governo societario adottati dall’ impresa e le procedure secondo le quali vengono attuati. La diffusione di informazioni sulle strutture e politiche di governo societario ed in particolare sulla ripartizione delle competenze tra azionisti, direzione amministratori, è un elemento rilevante per permettere di valutare il governo societario di una società. Per motivi di trasparenza, le procedure applicabili alle assemblee di azionisti dovrebbero garantire che i voti siano adeguatamente contati e registrati nonché la rapida pubblicazione dei risultati. Sotto-principio B L’informazione dovrebbe essere elaborata e diffusa secondo standard contabili e criteri di trasparenza finanziaria e non finanziaria di alta qualità. L’uso di standard di elevata qualità migliora la capacità degli investitori di monitorare la società nella misura in cui accresce l’affidabilità e la comparabilità dei dati comunicati e in cui consente di migliorare la comprensione dei risultati dell’impresa. Standard nazionali di elevata qualità possono essere ottenuti allineandoli ad uno degli standard contabili riconosciuti a livello internazionale. Sotto-principio C Dovrebbe essere condotta una revisione annuale da parte di un revisore indipendente, competente e qualificato, per offrire al consiglio di amministrazione e agli azionisti un’attestazione esterna e obiettiva che il bilancio rappresenta fedelmente la situazione finanziaria e i risultati della società sotto tutti i profili sostanziali. (un mandato dura nove anni) La relazione del revisore dovrebbe anche includere un parere sulle modalità adottate per elaborare e presentare il bilancio, così da contribuire a migliorare il sistema del controllo all’interno della società. L’organo di vigilanza deve agire nell’ interesse generale e la sua composizione deve essere adeguata e ricevere un mandato che definisca i suoi poteri e le sue responsabilità ed un adeguato finanziamento che non sia sotto il controllo della professione. I revisori esterni dovrebbero essere segnalati dal Comitato di Controllo Interno o da un organo equivalente. Sotto-principio D I revisori esterni dovrebbero essere responsabili nei confronti degli azionisti e avere l’obbligo nei confronti della società di condurre la revisione con la dovuta cura professionale (lavorando bene) Se la società è quotata nei rapporti trimestrali c’è la revisione dei revisori. Sotto-principio E I canali di diffusione dell’informazione devono offrire agli utenti un accesso equo, tempestivo ed efficiente in termini di costo, alle informazioni rilevanti. (strumento più diffuso è il sito internet) Sotto-principio F L’assetto del governo societario (corporate governance) dovrebbe essere integrato dall’ adozione di un’efficace strategia che consideri e promuova l’offerta di analisi o pareri, utili per le decisioni di investimento, da parte di analisti, broker, agenzie di rating e altri soggetti, liberi da conflitti di interesse sostanziali che potrebbe compromettere l’integrità delle loro analisi o pareri. La comunicazione finanziaria è una componente vitale della trasparenza di mercato e rappresenta un elemento chiave per la fiducia degli investitori, e per la credibilità e la qualità di un mercato finanziario per un mercato integrato. Anche la regolamentazione della comunicazione finanziaria è molto eterogenea, infatti alcuni aspetti della comunicazione finanziaria di un emittente sono definiti da regole specifiche e molto precise mentre altri aspetti sono ricondotti a dei principi generali altamente diffusi ed interpretabili sotto la responsabilità dell’emittente. La maggiore richiesta di trasparenza dei mercati finanziaria e la crescente complessità dei vincoli normativi, delle imposizioni regolatorie, imponendo oneri di informazioni finanziaria per gli emittenti, soprattutto per la natura multipla e complessa dei testi legislativi hanno portato le più grandi società a strutturare le loro comunicazioni finanziarie in dipartimenti le cui responsabilità sono aumentate negli ultimi anni e che sono in continua evoluzione. Alla luce di queste condizioni, è quindi necessario che ciascuno che partecipa a processi di comunicazione finanziaria abbia una serie di istruzioni (una guida) che faccia riferimento alle migliori pratiche di mercato. Lo stakeholder view e la comunicazione Il punto di vista degli stakeholder: La comunicazione è un’ opportunità/necessità di adottare messaggi e flussi informativi periodici chiari e completi sulle strutture, sulle modalità di esercizio della corporate governance e sui connessi risultati economici, finanziari, patrimoniali e socio-ambientali. L’attivazione ed il mantenimento di efficaci relazioni con gli stakeholder è un elemento importante e varia a seconda che si tratti di attori interni o attori esterni 9° Lezione 28/10/19 Attori interni La comunicazione rivolta agli attori interni è orientata a: • Sviluppo e mantenimento cultura d’impresa che sia chiara, definita, precisa (esempio IKEA, RANA ecc.). Questa cultura trae beneficio da un adeguata comunicazione finanziaria; in quanto può essere ribadita, chiara, diffusa, migliorata modificata; • Legittimare le scelte di gestione dell’azienda, perché con la comunicazione finanziaria possiamo dare motivo. • Trasmissione di informazioni necessarie per la comprensione degli indirizzi di sviluppo (verso gli obiettivi che si vuole raggiungere, per quali ragioni e come arrivarci, perciò si trasmettono informazioni in relazione agli obiettivi da raggiungere); • Predisposizione ad una coordinata e corretta attuazione degli obiettivi aziendali; • Eliminazione di stati di incertezza e di ambiguità (fondamentale comunicare ai dipendenti in modo corretto informazioni aziendali); • Informazione su risultati conseguiti e sulla relativa corrispondenza alle attese e ai parametri valutativi adottati; • Generare motivazione. Attori esterni La comunicazione agli attori esterni è orientata a soddisfare le attese conoscitive di coloro che, pur istituendo relazioni con l’impresa, (normalmente) non partecipano alla governance della stessa. Assumono rilievo comunicazioni: • Attinenti alle strutture di corporate governance e modalità di esercizio dell’attività di governo (chi decide cosa può decidere da chi viene nominato, le maggioranze, modalità di espressione); • Comunicazione inerenti alle strategie d’impresa (piani e programmi), ad esempio per quanto riguarda le società quotate; • Relative ai risultati economici conseguiti, sulla situazione finanziaria e sulla consistenza del patrimonio aziendale (comunicazioni di bilancio); • Comunicazione finalizzata a sintetizzare il profilo etico dell’impresa ed i risultati sociali e ambientali; • Attivate a fronte di specifici eventi e operazioni straordinarie (fusioni o cessioni) atte a modificare gli assetti strutturali o ad influenzare i risultati prospettici; • Motivate da eventi particolari (nuova normativa, obblighi da parte dell’Antitrust, uscita dei soci ecc.) Tendenza della comunicazione finanziaria negli ultimi 30 anni La comunicazione finanziaria si evolve in 4 direzioni: 1. Informazioni economico-finanziarie più analitiche rispetto al passato (es. evoluzione nella compilazione dei bilanci). 2. Informazioni su contesto strategico-organizzativo dell’impresa. 3. Informazioni socio-ambientali, cosa si fa per l’ambiente e per gli aspetti sociali (es. bilancio sociale, emissione di CO2) 4. Informativa previsionale (forward looking information) ovvero riferito a cosa faremo, cosa succederà in futuro. Tutto ciò è rivolta anche ai day trader, N.d.R. ovvero rivolta a coloro che comprano azioni e li detengono per breve tempo vendendoli in giornata ad esempio (contrari ai cassettisti). La classificazione della comunicazione finanziaria In funzione della volontarietà dei messaggi è possibile distinguere due tipi di comunicazione: 1) Comunicazioni obbligatorie a fronte di vincoli normativi (ad es. bilancio di esercizio). 2) Comunicazioni volontarie funzionali a soddisfare in modo integrativo alle precedenti ,ovvero alle comunicazioni obbligatorie, alcune attese degli stakeholder. La trasparenza dovrebbe permeare: - Le scelte di contenuto e di aggiornamento delle informazioni. In questo contesto i presupposti di trasparenza vanno combinati con le esigenze di riservatezza. - La selezione dei canali di diffusione. In questo contesto lo sviluppo della tecnologia digitale ha stravolto le normali modalità di comunicazione istituzionale. Il fine ultimo di questo tipo di comunicazione è quello di supportare e rafforzare il valore e le prospettive delle azioni della società. Viene utilizzata come strumento dalle imprese quotate per convincere gli investitori ad acquistare le proprie azioni. La comunicazione finanziaria deve basarsi quindi sulla trasparenza e sull’accuratezza (rifarsi ai principi di semplicità, chiarezza, affidabilità). Maggiore è la qualità della comunicazione finanziaria, maggiore sarà la notorietà e la credibilità dell’impresa. La comunicazione obbligatoria (Mandatory Disclosure) Mandatory= obbligatoria N.B: ci riguardano in questo contesto le società quotate in Borsa. Quando parliamo di mandatory facciamo riferimento a due tempi, ovvero: - Informativa iniziale → pubblicazione del prospetto informativo (presentazione dell’azienda) definito in vista della quotazione (tale prospetto ha lo scopo di offrire all’investitore quella consapevolezza necessaria a giustificare la sua scelta; funzionale alla consapevolezza della scelta dell’investitore). Esso è il biglietto da visita della società. - Informativa episodica → non si intende un qualcosa di casuale, ma un’informazione che ha luogo quando ci si trova in alcuni contesti, sistematici e non sistematici. Riguarda le informazioni privilegiate (art. 181 TUF) cioè quelle relative ad eventi che possono influire sui prezzi degli strumenti finanziari. (Il TUF dice che le informazioni privilegiate non devono consentire a qualcuno di trarre indubbi vantaggi). Informazioni privilegiate episodiche: Esempi - Approvazione bilancio d’esercizio/bilanci intermedi (per le quotate è un’informativa episodica intesa come periodica). - Diffusione dati previsionali (obiettivi quantitativi ed economico-finanziari). - Giudizio delle società di revisione legale dei conti. - Variazione rilevante del prezzo del titolo in presenza di notizie di pubblico dominio (ad esempio i rumors, la salute dell’imprenditore). - Ingresso o ritiro da un’ASA (SBU). - Variazione nella composizione degli organi sociali (dimissione amministratore delegato). - Acquisto/cessione partecipazioni in altre società. - Operazioni sul capitale: aumento del capitale sociale molto spesso, in Borsa, si ripercuote con una riduzione del valore delle azioni ma può succedere anche il contrario. - Perdite rilevanti: perdite significative, avvolte le aziende lanciano degli allarmi quando, convinti di guadagnare un tot nell’ anno successivo, ma poi in realtà si prevede un guadagno minore allora si invia un allarme) - Fusioni o scissioni (merger and acquisition) - Acquisto/cessione rami aziendali. - Controversie legali: essa comporta un rischio per l’azienda, riguarda le controversie con fornitori e consumatori. - Operazioni con parti correlate: significa acquistare un qualcosa da aziende che presentano ad esempio componenti che hanno rapporti familiari con la propria azienda, oppure un amministratore acquista quote dell’azienda che gestisce. Riassumendo: Tipo di informativa Finalità Timing di diffusione Modalità di diffusione Informativa iniziale Informare il mercato sulle opportunità correlate ad un investimento in capitale di rischio della società che chiede l’ammissione in un mercato borsistico. Nel periodo antecedente l’ammissione ad un mercato borsistico (prima di entrare in borsa) Deposito in CONSOB, pubblicazione su uno o più quotidiani e nel sito internet aziendale Informativa analitica successiva Fornire al mercato info analitiche su eventi già sinteticamente illustrati con la IPO/IPS Nel rispetto dei tempi previsti dalla normativa Deposito di documentazione (bilanci, prospetti, ecc.) presso Borsa Italiana. Informativa price sensitive (privilegiata) Informare tempestivamente ed esaustivamente il mercato su eventi rilevanti per la società, al fine di valutare l’impatto della notizia sul Nel momento in cui si verifica un evento idoneo ad incidere sul prezzo degli strumenti finanziari quotati (es.subito dopo che il CEO se ne va) Comunicato stampa diffuso a Consob, Borsa Italiana, e a due agenzie di stampa prezzo degli strumenti finanziari (notizie in grado di modificare l’andamento della quotazione) Informativa periodica Informare il mercato su aspetti specifici (es. bilancio d’esercizio, relazioni di corporate governance) Secondo precise scadenze di legge o di regolamento/direttiva Pubblicazione in pubblici registri, sul sito internet, su stampa e/o comunicato stampa) La comunicazione a borsa aperta viene fatto quando è proprio obbligatorio, non se ne può fare a meno, molto spesso la comunicazione viene fatta a borsa chiusa. Esempi di comunicazione obbligatoria - La relazione di Corporate Goverance: “Ogni società italiana con azioni quotate (“emittente”) che aderisce al Codice fornisce, nella relazione sul governo societario e gli assetti proprietari (“relazione sul governo societario”) informazioni accurate, di agevole comprensione ed esaustive, se pur concise, sui comportamenti attraverso i quali le singole raccomandazioni contenute nei principi e nei criteri applicativi sono state concretamente applicate nel periodo in cui si riferisce la relazione.” Codice di autodisciplina – Borsa Italiana - Il Bilancio d’esercizio: “Il bilancio, con le copie integrali dell’ultimo bilancio delle società controllate e un prospetto riepilogativo dei dati essenziali dell’ultimo bilancio delle società collegate, deve restare depositato in copia nella sede della società, insieme con le relazioni degli amministratori, dei sindaci e del soggetto incaricato della revisione legale dei conti, durante i quindici giorni che precedono l’assemblea, e finché sia approvato. I soci possono prenderne visione.” ART 2429 C.C. - Proattiva: la comunicazione nasce dalla volontà di incidere propositivamente sul mercato (comunicazione attiva, che anticipa) - Reattiva: risposta ad uno stimolo, a qualcosa che richiede di affermare la propria presenza (comunicazione passiva, che reagisce) I vantaggi della comunicazione volontaria: i 4 approcci (teorie) La comunicazione volontaria scaturisce da una decisione, discrezionale, dell’impresa. I motivi che rendono positiva e necessaria un’ampia comunicazione volontaria riflettono 4 approcci teorici, che sono: (1° Teoria) Signalling theory Con(attraverso) la comunicazione volontaria la società si rende visibile ed evidenzia la superiorità del proprio modello di business rispetto agli altri competitor. In questo caso riesce ad attrarre meglio le risorse finanziarie ed umane (capitale finanziario e capitale umano) di cui ha bisogno. (2° Teoria) Legitimacy theory La comunicazione volontaria permette di legittimare la società (farsi riconoscere come soggetto valido, farsi accettare) presso i propri stakeholder ed i concorrenti. Li riassicura sulla capacità e sulle intenzioni dell’azienda di raggiungere gli obiettivi (mantenere fede agli obiettivi prefissati). Allo stesso tempo consolida il consenso della business community. (3° Teoria) Teoria della lobby Grazie alla comunicazione volontaria le imprese che fanno parte di determinati settori cercano di indirizzare un messaggio sia all’ opinione pubblica che al legislatore (e alle altre autorità) circa la necessità/inutilità di intervenire in certi ambiti. (4° Teoria) Teoria dell’agenzia La comunicazione volontaria è una strategia finalizzata a convincere gli investitori che la società è ben gestita e condotta nei loro confronti. Viene ridotta l’incertezza degli investitori, e questo porta a minori premi per il rischio (ovvero si paga un tasso minore). Altri vantaggi della comunicazione volontaria Su queste basi teoriche si aggiungono altri 6 effetti (vantaggi) a conforto di una significativa apertura nei confronti del mercato. Tali vantaggi sono: - Riduzione del costo del capitale (si riducono le asimmetrie informative percepite dagli investitori e quindi gli investitori si fidano di più). - Minore volatilità, che migliora la liquidità del titolo, dando più sicurezza al mercato, portando ad aumentare la fiducia degli investitori. - Maggiore attenzione degli analisti finanziari e delle banche. Le società che più si distinguono per la comunicazione volontaria sono quelle più seguite dagli analisti, il cosiddetto positive screening. - Minori costi per litigiosità ovvero migliore capacità del management di rispondere agli eventuali choc legati agli eventi rischiosi conosciuti e comunicati - Riduzione dei costi di sottovalutazione del titolo (del valore delle azioni) il cosiddetto misprincing. - Minori premi per il rischio: è stata osservata una correlazione negativa tra le politiche di comunicazione esterna dell’azienda e il tasso d’interesse che l’azienda sopporta per il reperimento di capitali di debito (al contrario, le aziende che comunicano meno si vedono assegnate un maggior premio per il rischio). Nonostante la trasparenza da sola non garantisce la performance aziendale, d’altro canto questa tende a rafforzare- nel medio periodo- credibilità e reputazione dell’impresa, reputazione che deve essere monitorata nel medio-lungo periodo. La comunicazione forzata di breve periodo, atta ad enfatizzare le performance immediate, rischia di essere pagata con gli interessi nel futuro Una ricerca del 2008 empirica promossa dal IBE ha messo in evidenza le conseguenze positive della comunicazione volontaria se ben fatta, e sono: - Incremento della redditività (maggiori livelli di reddito economico); - Maggiori livelli di ricapitalizzazione da periodo a periodo detto market value added; - Minor volatilità del rapporto price/earning (prezzo azione/utile atteso); - Miglior grado di predicibilità dei risultati; E’ molto difficile isolare l’effetto della comunicazione sull’andamento del prezzo, tuttavia un ‘elevata qualità dell’informazione riesce a ridurre al minimo l’effetto noise (inteso come differenza tra valore fondamentale e prezzo espresso dal mercato e frutto di asimmetrie informative e distorsioni). Una comunicazione rilasciata ai giusti canali, analisti, media, tende a ridurre questa asimmetria e favorire una formazione del prezzo più vicina ai valori fondamentali. Ci sono coloro che invece ritengono che sia giusto limitare il grado di apertura dell’azienda in tema di comunicazione, non andando eccessivamente oltre quello previsto obbligatoriamente dalla normativa. A tal proposito evidenziamo quelli che sono gli svantaggi della comunicazione volontaria: -Costi della comunicazione (tutti costi che possono essere connessi all’attività di comunicazione); -Dispersione del vantaggio competitivo (la concessione di informazioni importanti ai tuoi concorrenti, anche a quelli potenziali che non si sono ancora affacciati sul mercato). -Possibile riduzione del valore dell’azione in sede di IPO (al momento della quotazione). -Possibile pressione psicologica sul management (la cosiddetta percezione del vincolo), qui la libertà di azione del manager che ha deciso di comunicare informazioni prospettiche sarebbe minore. È chiaro che ogni riflessione intorno alla comunicazione volontaria necessità di un’attenta analisi dei costi e dei benefici, derivanti dalla disponibilità di determinate informazioni nei vari contesti decisionali. L’informazione è utile ma ci sono dei costi relativi alla sua raccolta, produzione e diffusione, però al crescere della quantità dell’informazione raccolta, oltre ai costi crescono anche i benefici di cui può godere l’azienda, fino ad un certo limite, oltre cui ogni informazione aggiuntiva non sarà in gradi di migliorare il processo decisionale. Focus sui costi della comunicazione volontaria Decidere di comunicare su base volontaria comporta dei costi sia nel breve che nel medio periodo. Molto spesso le aziende che iniziano una comunicazione volontaria, sostenute dal desiderio di portare a conoscenza del mercato numeri generalmente positivi, non hanno piena consapevolezza di quelli che sono i costi a cui saranno chiamate nel tempo. Una sommaria classificazione individua le seguenti tipologie: 1)Costi competitivi: Rivelare al mercato, soprattutto ai concorrenti aspetti importanti della propria strategia aziendale. 2)Bargaining cost: Sono i costi legati al fatto che dopo la comunicazione volontaria vi sarà una serie importante di stakeholder come i concorrenti, clienti, fornitori, dipendenti e così via che avrà maggiore potere contrattuale essendo venuti a conoscenza di elementi di potenziale pressione. Maggiore forza contrattuale degli stakeholder. 3)Litigation cost: sono i costi di tipo giudiziario legati alle cause intentate da soggetti che avevano basato le proprie scelte di investimento sui dati favorevoli e diffusi dall’azienda ma che poi si sono rivelati infondati. investitori, la partecipazione alle attività di comunicazione svolte da altre funzioni e può svolgere attività strumentali alla comunicazione finanziaria. L’IR è il collante principale tra l’impresa ed i mercati finanziari. Le sue skills specifiche: saper comunicare e capire di questioni economico patrimoniali finanziarie, avere prospettiva, comprendere le esigenze degli investitori ecc. 5. Funzioni di amministrazione e controllo → Sono impegnate direttamente nella redazione dei documenti oggetto di informativa obbligatoria (es. bilancio) e partecipano, attraverso la fornitura e la verifica dei dati, anche alla preparazione di comunicazioni curate da altre funzioni (marketing, finanza). 6. Funzioni di comunicazione e pubbliche relazioni → Si occupano prevalentemente di comunicazioni con contenuti diversi da quelli economico- finanziari, ma possono essere coinvolte nella preparazione e trasmissione di documenti ugualmente rilevanti per gli investitori. La comunicazione finanziaria: strumenti Comunicazione finanziaria: ruolo ed evoluzione Il ruolo della comunicazione finanziaria è quello di consentire di rafforzare le relazioni tra imprese e sistema finanziario attraverso un’opportuna rappresentazione delle capacità aziendali di creare valore. La conoscenza diffusa rappresenta un indubbio fattore critico di successo per l’impresa. Una comunicazione finanziaria che si limita a adempiere alle disposizioni imposte da vincoli normativi è sufficiente per le esigenze dei mercati? O è necessario pensare ad una informazione aggiuntiva che integri quella obbligatoria per soddisfare il concreto fabbisogno informativo dei mercati stessi? Gli operatori del mercato ritengono che una maggiore efficacia nella comunicazione potrebbe essere perseguita attraverso un’integrazione dei diversi tipi di informativa: quella “contabile” (di bilancio, strumento con il quale si trasmette la situazione patrimoniale-finanziaria e le performances conseguite) e quella “gestionale”, di natura qualitativa e quantitativa non monetaria (la normativa di Borsa Italiana prevede che le grandi imprese quotate diffondano i dati relativi alle loro linee di prodotto in cui operano, questo può voler dire dare ai concorrenti delle informazioni strategiche, quindi è necessario prestare molta attenzione a cosa comunicare e cosa no). Tuttavia, questa esigenza deve essere coniugata con la necessità di individuare dei punti di riferimento, regole e principi a supporto di tali differenti forme di comunicazione (standardizzazione dei contenuti). Da ciò nascono strumenti innovativi e continue revisioni degli stessi. Comunicazione finanziaria ed esigenze informative dei destinatari I fattori in grado di incidere sulle esigenze informative degli stakeholders, correlate alla situazione economico-finanziaria-patrimoniale dell’impresa, principalmente sono da ricondursi a: • Le caratteristiche (dimensioni, rilevanza, pervasività, ecc.) e l’efficienza dei mercati finanziari. • I modelli strutturali della proprietà delle imprese ed il loro grado di apertura e partecipazione. • I fattori legislativi, le norme e le consuetudini locali e internazionali. • Il grado di diffusione del capitale di rischio. • La presenza, più o meno diffusa, ed il coinvolgimento di investitori istituzionali. Destinatari degli strumenti di comunicazione finanziaria Gli strumenti di comunicazione finanziaria presentano due destinatari: - Ad un pubblico indistinto → (deposito dei bilanci, relazioni e report periodici, documenti relativi a operazioni straordinarie). - A soggetti specializzati → (incontri con analisti, conference calls, One-to-One, roadshow; in generale agli operatori di mercato che risultano privilegiati in termini di informazioni possedute). A prescindere dalla tipologia di destinatario, la comunicazione finanziaria deve rispettare i principi di: - Chiarezza - Completezza (di informazioni utili) - Correttezza (e verità) - Parità di accesso all’informazione Art.114 TUF – Comunicazioni al pubblico (N.d.R. per price sensitive) Riguarda la comunicazione al pubblico (comma 1 e 11). Notiamo in questi commi i due postulati la correttezza e la trasparenza. “Fermi gli obblighi di pubblicità previsti da specifiche disposizioni di legge, gli emittenti quotati comunicano al pubblico, senza indugio, le informazioni privilegiate di cui all’ articolo 181 che riguardano direttamente detti emittenti e le società controllate. La CONSOB stabilisce con regolamento le modalità ed i termini di comunicazione delle informazioni, ferma restando la necessità di pubblicazione tramite mezzi di informazione su giornali quotidiani nazionali, detta disposizioni per coordinare le funzioni attribuite alla società di gestione del mercato con le proprie e può individuare compiti da affidarle per il corretto svolgimento delle funzioni previste dall'articolo” ((64, comma 2, lettera d)). Art. 181 TUF – Informazione privilegiata Riguarda l’informazione privilegiata. In particolare, comma 1 e comma 4. Anche qui sono presenti i due postulati correttezza e trasparenza. 1. “Ai fini del presente titolo per informazione privilegiata si intende un'informazione di carattere preciso, che non è stata resa pubblica, concernente, direttamente o indirettamente, uno o più emittenti strumenti finanziari o uno o più strumenti finanziari, che, se resa pubblica, potrebbe influire in modo sensibile sui prezzi di tali strumenti finanziari.” 4. “Per informazione che, se resa pubblica, potrebbe influire in modo sensibile sui prezzi di strumenti finanziari si intende un'informazione che presumibilmente un investitore ragionevole utilizzerebbe come uno degli elementi su cui fondare le proprie decisioni di investimento.” Il CEO - Cose Da Fare Cosa deve fare l’amministratore delegato? - Saper comunicare anche i propri errori → CEO - Comprendere l’importanza di un intervento a mercati aperti → market mover - Comunicare senza equivoci, evitando riflessioni confidenziali, ironiche e provocatorie→ messaggio chiaro, univoco e ben argomentato Le società sono consapevoli delle conseguenze “price sensitive” delle comunicazioni, devono tenere conto in particolare dell’embargo e della comunicazione non verbale (fattuale). “L’embargo” nelle comunicazioni finanziarie L’embargo dal punto di vista mercantile è il divieto di vendita di prodotti in un determinato paese. L’embargo nella comunicazione finanziaria è un accordo informale fra la società che divulga l’informazione (fonte) e operatori dell’informazione a cui vengono diffuse notizie “price sensitive” in anticipo rispetto Il bilancio d’esercizio soddisfa una prescrizione di legge, ma è sufficiente per soddisfare il fabbisogno conoscitivo degli stakeholders? Per poter esprimere concretamente il valore aziendale e far comprendere appieno agli stakeholders e ai mercati (che si evolvono continuamente) la vera essenza dell’impresa, non possono mancare informazioni quali: - Indicazioni sugli asset intangibili, come reputazione, valore della/e marca/he, dei marchi, credibilità, sistema di relazioni commerciali e non, know how, valore capitale intellettuale, ecc.; - Indicatori di risultato finanziario (indici, trend, proiezioni); - Capacità di affrontare e gestire i rischi; - Corporate Governance; - Responsabilità ambientale (che grava sull’azienda); - Responsabilità sociale (responsabilità di cui l’azienda si fa carico riguardante gli aspetti sociali) Ecco allora che la qualità e la quantità dell’informativa (ma anche la sua rilevanza) dovrebbero essere elevate. Si potrebbero rendere obbligatorie informazioni sul business aziendale, come ad esempio: - Prospetti di conto economico riclassificati in base a metodi gestionali (conto economico a costo del venduto); - Esplicitazione di variabili non monetarie che influiscono sul debito e sui costi (tasso, condizioni, tempo); - Efficienza dei fattori produttivi (notizie su come i fattori produttivi vengono considerati ai fini di una valutazione); - KPI: Pensare di offrire qualche key performance indicators (KPI), indicatori chiave, standardizzati e basati su norme e principi codificati (da organismi associazioni di categoria, organismi contabili ); - Analisi di sensitività in relazione al variare di alcuni indicatori non finanziari (considerare fattori quali la natività che possono essere importanti per aziende che producono beni per neonati); La comunicazione economico-finanziaria: il Report periodico Il report periodico è il principale strumento di comunicazione finanziaria che offre una visione completa delle performance reddituali, della situazione del patrimonio e della gestione finanziaria. Il report annuale rappresenta l’espressione più completa della comunicazione finanziaria periodica. Include il bilancio d’esercizio, le cui informazioni economiche-patrimoniali- finanziarie vengono arricchite da una serie di altre notizie che abbracciano i più importanti aspetti della gestione (ad es. riferiti all’ ambito organizzativo, commerciale, remunerativo, di risk management, ecc.). La comunicazione finanziaria: il Report integrato Quando il report annuale include anche informazioni rilevanti, da diffondere obbligatoriamente o meno, quali quelle relative alla Corporate Governance, all’impegno per la sostenibilità (tutela dell’ambiente, impegno verso il contesto sociale nel quale è inserita l’azienda), all’impegno verso il sociale, si parla di “report integrato” Tra le aziende pioniere vi è: Novo Nordisk e Novozymes (entrambe danesi) La comunicazione finanziaria: perché il Report integrato? Per far fronte alle nuove esigenze degli stakeholders, numerose imprese si sono orientate verso uno strumento di informativa periodica multilivello che collegasse i valori ambientali, economici e sociali alla presentazione finanziaria. Di conseguenza sono state aggiunte al classico e tradizionale bilancio d’esercizio informazioni legate alla strategia, alle opportunità e ai rischi del business d’impresa, alla forza lavoro impiegata alla presenza dell’impresa nell’ambiente sociale, al suo impegno verso l’ambiente ecologico. Si è così pervenuti, con l’obbiettivo di creare e distribuire valore al report integrato. La comunicazione finanziaria: esempio struttura Report integrato Il report annuale integrato si configura in una struttura articolata che di norma prevede: - L’illustrazione del modello di business. - I mercati nei quali opera l’azienda e la sua dimensione (internazionale o nazionale). - Il bilancio dell’esercizio (stato patrimoniale, conto economico, nota integrativa). - La relazione sulla gestione. - Il rendiconto finanziario (cash flow statement secondo novo nordisk). - Il bilancio consolidato (se predisposto, una società che possiede la maggioranza delle quote di un’altra azienda realizza il bilancio consolidato comprendendo quello della società di cui detiene le quote stornando le operazioni infragruppo; per la legge italiana le società si consolidano se vi è il controllo). - La relazione di Corporate Governance. - Le politiche di remunerazione (compenso riservato agli amministratori delegati e quindi al compenso fisso e quello variabile, stock option ora non più gratis ma offerto ad un prezzo determinato). - Gli aspetti collegati alla sostenibilità ambientale. - Gli aspetti collegati alla sostenibilità sociale. La comunicazione finanziaria: Report integrato e Value Platform Tra gli obbiettivi del report integrato si include la dimostrazione della “Value Platform”, basata su alcuni elementi specifici: • Capitale intellettuale: beni immateriali organizzativi e basati sulle conoscenze che includono: 1. Proprietà intellettuali, quali brevetti, marchi, copyright, software, diritti e licenze; 2. Capitale organizzativo, come conoscenze intrinseche, sistemi, procedure e protocolli. • Capitale umano: competenze, capacità ed esperienza delle persone, oltre alle relative motivazioni a innovare, che includono: 1. Contemperamento delle motivazioni al modello di governance, alle modalità di approccio del risk management ed ai valori etici dell’organizzazione, oltre al supporto di tali fattori. 2. Capacità di comprendere, sviluppare e implementare una strategia che qualifichi e governi l’organizzazione dell’impresa. 3. Lealtà e motivazioni per il miglioramento di processi, prodotti e servizi, inclusa la capacità di dirigere, gestire e collaborare. 14° Lezione 14/11/19 Continuazione… • Capitale sociale e relazionale: Istituzioni e relazioni all’interno di comunità, gruppi, di stakeholder o altre reti o tra di essi, nonché la capacità di - Operazioni di fusione/scissione. 2) Struttura da seguire - Titolo. - Sommario. - Testo. - Contatti societari. Il comunicato stampa va diffuso a Borsa Italiana, a due agenzie di stampa e pubblicato sul sito dell’azienda. La presentazione agli analisti Cos’è? Si tratta di incontri a cadenza frequente tra management e operatori finanziari. Si classificano in: - Presentazione ad analisti e investitori: si traducono in incontri di mezza giornata in cui l’azienda (dagli operatori al vertice aziendale) forniscono una presentazione completa delle strategie dell’azienda, solitamente questa avviene attraverso un piano industriale. Piano industriale: è un documento pubblicato con l’obiettivo di illustrare il percorso attraverso cui l’azienda intende accrescere il valore creato per gli azionisti. Questo documento così importante che Borsa Italiana nel 2003 ha predisposto una Guida alla redazione del P.I per standardizzare le presentazioni, divenute ormai frequenti e rilevanti (aggiornata nel 2014). - Roadshow: (andare in giro a presentare, azienda che esce e va ad incontrare in vari luoghi le comunità finanziarie). Si tratta di comunicazioni non a cadenza periodica ma legate ad operazioni straordinarie (nuovi collocamenti di titoli in borsa, lancio di nuovi prodotti…). Forniscono un canale privilegiato di informazioni per i gestori dei fondi e gli analisti finanziari. Si basano su una presentazione molto dettagliata da parte del manager che dovrà sottoporsi ad una raffica di domande. Spesso si inseriscono negli Investor Day/ Analyst Day. - Conference calls: (occasioni di incontro telefonico). Si tratta di un dialogo allargato con il top manager che illustra nel dettaglio i dati contabili, rispondendo alle successive domande. I vantaggi sono il fatto che sono uno strumento flessibile, poco costoso, altamente tempestivo, facilmente programmabile; Gli svantaggi sono che in periodi di tensione/crisi e con gli investitori importanti “alla finestra” perde la sua efficacia, problemi di sovrapposizione delle CC nei giorni di pubblicazione dei dati semestrali/trimestrali di molte aziende contemporaneamente. Continuazione nella prima parte della lezione 25/11/19 15° Lezione 25/11/19 1° PARTE L’assemblea degli azionisti Cos’è? È uno strumento previsto dalla legge. Si tratta di un incontro diretto tra il CdA (e nel caso management) e tutti gli azionisti in cui si possono chiarire le scelte strategiche e operative che hanno condizionato l’anno di vita dell’azienda. Secondo il principio 4 dell’informazione al Mercato (Borsa Italiana): 1) La comunicazione in assemblea delle informazioni rilevanti è consentita solo se sono preventivamente comunicate al mercato; 2) Nel caso le informazioni fossero involontariamente diffuse in assemblea, esse dovranno tempestivamente essere comunicate al mercato. Struttura? 1) Comunicazioni dei Manager al gruppo agli azionisti. 2) Dibattito. 3) Espressione di voto. Normativa? Le informazioni rese ricadono in quanto disposto da: - Testo Unico della Finanza (art. 114 TUF). - Regolamenti Consob (art 66) e Borsa Italiana. Critiche? Spesso diventa una maratona e un mero palcoscenico. Inoltre, ha perso il suo valore divulgativo e viene disertata dagli azionisti avendo sempre più una scarsa rilevanza nella vita democratica delle aziende quotate. Non è necessaria la maggioranza assoluta per controllare una società. Tuttavia, l’assemblea rimane di importanza imprescindibile per le società, soprattutto quelle quotate. Negli Anni 70’: La comunicazione societaria era preclusa ai giornalisti, l’assemblea era l’unico modo per gli azionisti di avere informazioni. Oggi: L’assemblea viene disertata dagli azionisti e considerata solo un incontro formale. La Consob ha recepito la direttiva UE sull’esercizio dei diritti degli azionisti di società quotate e ha previsto la partecipazione a distanza da parte dei soci, purché questa rispetti tali condizioni: 1) Trasmissione dell’assemblea in tempo reale; 2) Possibilità di seguire, intervenire a distanza attraverso sistemi di comunicazione in tempo reale; 3) Esercizio di voto, senza l’utilizzo di persone fisiche delegate presenti all’assemblea (possibilità di ricorrere al voto telematico); Altri strumenti • Visite sul campo: Incontri in cui l’azienda invita azionisti, giornalisti, analisti finanziari. Ma anche altri imprenditori e/o investitori, a visitare l’azienda, i siti produttivi e gli impianti principali. I vantaggi sono che permette di veicolare forti e positivi messaggi. Gli svantaggi sono che prevede una lunga preparazione da parte di tutti coloro che dovranno confrontarsi con i visitatori. • Lettera agli azionisti: Lettera inviata agli azionisti (anche via e-mail) o pubblicata sui quotidiani attraverso cui l’amministratore delegato informa sull’andamento dell’anno, presentando i numeri principali e soffermandosi in particolare sui fatti che hanno direttamente riguardato gli azionisti (o avrebbero potuto interessarli): Newsletter online. Il sito internet Vantaggi? • Garantisce una comunicazione immediata, completa ed efficace. • Viene regolamentato da Consob e Borsa Italiana. • Vi è una forte richiesta da parte degli utenti che sceglie di affidarsi al sito istituzionale per avere informazioni sulle società quotate. Svantaggi? • È ancora uno strumento poco sfruttato in Italia (per quanto si rilevino le eccellenze). • Le società non adattano il loro linguaggio alla comunicazione online (cultura?). 2)“L’investor relator può essere sia un soggetto interno che esterno alla Società, ma nel caso di Società appartenenti al segmento Star deve essere obbligatoriamente interno, in modo da poter essere coinvolto pienamente nelle decisioni strategiche. Nelle Società di maggiori dimensioni esiste un vero e proprio Dipartimento delle relazioni con gli investitori (Investor Relation Department), che gestisce le relazioni con tutti i soggetti che hanno rapporti con l’impresa, siano essi azionisti, fornitori, clienti, obbligazionisti od organi di controllo. Gli strumenti utilizzabili per adempiere al meglio alle attività di investor relation includono: -Brochures di impresa e sito web; -Pubblicazione di notizie rilevanti; -Lettere periodiche agli azionisti da parte del corporate office; -Visite regolari e periodiche agli investitori istituzionali; -Incontri di gruppo con gli analisti (roadshow) e visite presso le società; -Contatti e incontri con i principali broker; -Interviste e incontri programmati con i principali media. 3)“Mentre anni fa i contatti con le Società quotate erano limitate all’esclusiva presentazione dei bilanci, si sta ora diffondendo sempre più la cultura di una maggior trasparenza aziendale. Gli incontri con la Comunità finanziaria sono frequenti e sovente vengono realizzati periodici incontri con gli analisti e con gli investitori istituzionali anche al di fuori degli obblighi trimestrali di presentazione dei bilanci. Come già ribadito, infatti, una Società aperta al pubblico e disponibile a confrontarsi anche quotidianamente con i mercati finanziari troverà maggior favore quando effettuerà aumenti di capitale o emetterà obbligazioni e contribuirà a rendere più efficiente il mercato. 4)Gli investor Relation Officers sono riuniti nell’Associazione Italiana Investor Relation che si pone l’obiettivo di sviluppare le competenze dei suoi membri e di promuovere il ruolo degli IRO tra tutti gli attori del mercato finanziario e i vertici delle società quotate. I principali stakeholder esterni per l’Investor Relator • Analisti Sell Side (analisti dipendenti). • Investitori Istituzionale (fondi comuni). • Analisti Buy Side (analisti dipendenti). • Azionisti di maggioranza. • Agenzie di rating. • Azionisti retail (individuale, azionisti piccoli). • Borsa Italiana. • Consob. • Investitori SRI (Socially Responsible Investing): coloro che investono in società socialmente responsabili (es. no società che producono armi). • Giornalisti finanziari. • Analisti indipendenti. L’investor relator deve sapere accontentare tre tipi di stakeholder: - Analisti sell side: Operano tipicamente per conto di una società di intermediazione, broker o dealer, che sono soggetti quali offrono un servizio completo, sia di intermediazione che di consulenza, e la cui attività consiste anche nell’attività di investments banking. Non investono loro direttamente, sono soggetti che per conto di altri comprano o vendono e svolgono attività di consulenza. Lavorano per chi compra o vende per conto di altri. - Analisti buy side: Lavorano tipicamente per conto di money manager istituzionali, ossia di soggetti che si occupano della gestione patrimoniale, quali fondi di investimento, fondi pensione e compagnie assicurative, che acquistano titoli per proprio conto. Danno ai propri datori di lavoro/committenti raccomandazioni sui titoli da comprare, tenere o vendere e la loro funzione è di procurare un utile fornendo raccomandazioni corrette. Lavorano per chi compra o vende direttamente. - Analisti indipendenti: Non sono collegati a società che detengono partecipazioni in aziende da loro seguite. Vendono i propri report di ricerca su abbonamento o con altre modalità. Compiono analisi indipendentemente, realizzano report e li vendono. L’attività di investor relator Si dice che l’investor relator svolge una attività multifunzione (che si declina su più aspetti). Le funzioni che l’investor relator svolge sono: 1) Informazione finanziaria: Attività tradizionale di comunicazione ai mercati delle informazioni necessarie a comprendere il valore del titolo ed il relativo prezzo, e a tracciarne le possibili evoluzioni. (di rilevanza esterna). 2) Supporto al management: Attività consulenziale verso il top management societario nella gestione della comunicazione finanziaria. (di rilevanza interna). 3) Interpretazione autentica delle dichiarazioni del top management: Attività rivolta ai giornalisti specializzati ed agli analisti finanziari, finalizzata ad evitare distorte interpretazioni. Spiega meglio ai giornalisti e agli analisti finanziari le affermazioni del top management. 4) Relationship management: Gestione del dialogo continuativo con i soggetti operanti nel mercato finanziario. 5) Controllo sulla composizione azionaria della società e rapporto con i principali azionisti: Attività di identificazione, profilazione e segmentazione degli azionisti. I criteri di segmentazione: - Tipologia dell’azionista. - Composizione del portafoglio dell’azionista. - Modalità di investimento/disinvestimento (rapido e graduale). - Reazione a fronte di eventi imprevisti. - Ecc. 6) Attività di marketing del titolo: Attività finalizzata a rendere il titolo visibile sul mercato borsistico. 7) Azione di controllo dell’attività dei concorrenti: Costante confronto di prezzi, volumi, valutazioni e comunicazioni che contraddistinguono i competitor, sia quelli diretti che indiretti (intra ed extra settore di appartenenza). In sintesi 1) Uno dei principali obiettivi dell’investor relator è rappresentato dalla minimizzazione del gap tra valore dell’impresa e prezzo del titolo. 2) Un secondo importante obiettivo dell’investor relator è la possibilità di guidare il “consensus” degli analisti. Più basso è il range di oscillazione del consensus di diversi analisti meno volatile è il titolo (diverse opinioni degli analisti sul titolo portano a renderlo volatile, a farlo oscillare e quindi alcuni saranno propensi ad acquistarlo invece altri no). Gap tra prezzo del titolo e valore dell’impresa Il Gap può essere di due tipologie: Gap positivo (prezzo più alto del reale valore del titolo). - Espone l’impresa al rischio di un crollo improvviso del prezzo del titolo (anche maggiore del dovuto). - Porta a cali di tensione da parte del management (perché il management è soddisfatto del prezzo ad esempio). Contenuto del report finanziario La diagnosi, l’esito del lavoro svolto dall’analista finanziario. Elementi essenziali: - Nominativo, mail e n. di telefono dell’analista. - Prezzo attuale del titolo e target price. - Giudizio sul titolo (neutral/hold, sell, buy, strong sell, strong buy). - Breve sintesi del giudizio dell’analista. - Tabelle con indici prospettici anche oltre i 3 anni. Destinatari del report finanziario -Operatori finanziari: Gli operatori possono leggere in poche pagine un’analisi accurata del titolo, che viene comunque diffusa a tutta la comunità finanziaria. Tuttavia, i clienti dell’analista sono i primi lettori, perché pagano l’analista; verso gli altri, lo studio è diffuso alcuni giorni dopo. -Manager, investor relator, azionisti: possono capire come il mercato percepisce i rischi, le opportunità e la forza competitiva dell’impresa. -Giornalisti finanziari: Diffondono attraverso i media le informazioni tecniche dell’analista. -Investitori “singoli”: si tratta di soggetti “privati” portatori di interessi personali (investimenti/disinvestimenti, gestione del proprio patrimoni, ecc.) che possono leggere l’analisi una volta diffusa da parte di chi l’ha approntata. L’analisi finanziaria delle società di rating Obiettivi della società di rating 1) Valutare il rischio di insolvenza di un emittente di valori mobiliari (ad esempio azioni e obbligazioni). NB: Le società di rating, a differenza dell’analista finanziario, non forniscono raccomandazioni su acquisto e vendita di titoli. Si limitano a giudicare la qualità di una emissione. 2) Fornire agli interessati (investitori) un’informativa neutrale (ossia obiettiva senza valutazioni personalistiche) anche a tutela dei mercati. Le società di rating puntano al profitto e assegnano valutazioni secondo i criteri pubblicati. Con l’approvazione della SEC possono iscriversi ad un registro pubblico che le permette di avere il potere di determinare qual è il grado di sicurezza degli investimenti. Agenzie di rating: Borsa Italiana Il rating è un giudizio che viene espresso da un soggetto esterno indipendente (dalla società esaminata) ossia l’agenzia di rating, sulle capacità di una società di pagare o meno i proprio debiti. L’agenzia di rating valuta la solvibilità di un soggetto che emette titoli, ovvero attribuisce un giudizio, sottoposto a revisione periodica, sulla capacità dello stesso di generare le risorse necessarie a far fronte agli impegni presi nei confronti dei creditori. Tipologie di rating: 1) Rating di credito: valuta il debito di una società. 2) Rating di credito internazionale: valuta i rischi e gli oneri di un investitore che voglia trasferire nella valuta della propria nazione, i titoli espressi nella valuta di un altro Stato. 3) Rating sul debito delle nazioni: dal momento che gli Stati sono i maggiori debitori in assoluto, le agenzie di rating valutano e classificano i titoli del loro debito, in base alla capacità che gli stessi Stati dimostrano di fronteggiarli. 4) Country ceiling rating: valuta I rischi di un investimento in uno Stato che possa attuare delle misure per bloccare eventuali uscite di capitale dai propri confini. Con questo tipo di rating gli investitori possono valutare anche questo tipo di rischio. Borsa italiana, circa le agenzie di rating, dice che per emettere il proprio giudizio sulla qualità del debito di una società(o di uno Stato), la procedura seguita dall’agenzia di rating prevede le seguenti fasi: - Analisi delle caratteristiche economico-finanziarie della società in questione. - Analisi del bilancio in tutte le sue componenti - Analisi dei paramenti come la redditività dell’azienda, la sua capacità di produrre risorse e reddito, la remunerazione del capitale (ROE), i flussi di cassa, i rapporti fra i mezzi propri e il debito, ecc. (andare a scandagliare nel profondo le condizioni in cui si trova l’azienda). Le agenzie di rating svolgono un confronto tra i parametri della società sotto esame e quelli delle altre società del settore in cui essa opera, analizzando le caratteristiche del settore stesso e l’andamento del mercato, considerando fattori quantitativi e fattori qualitativi come l’affidabilità e le capacità del management dell’azienda e la credibilità dei progetti e degli obiettivi che la società sotto esame si è imposta. 16° Lezione 28/11/19 Continuazione… Agenzia di rating: Borsa italiana Una classificazione tipicamente utilizzata dalle agenzie di rating prevede una divisione delle analisi su un arco temporale di breve, medio o lungo termine con una scansione che può andare da un periodo della durata breve a un periodo lungo anni. Avviene spesso che un’agenzia emetta due rating diversi su diversi periodi e che per esempio classifichi il debito di una società sul breve termine e sul lungo termine. Indicazioni importanti della gestione di una società possono derivare proprio dall’analisi della sua capacità di far fronte sia alle esposizioni sul breve periodo o sia a quelle necessità intimamente collegate alla gestione ordinaria delle sue attività. (integrare/leggere qualcosa con dispensa pag.44) Impostazione dell’analisi finanziaria L’analisi finanziaria può svilupparsi secondo 5 possibili approcci: • L’approccio dello schema di raccordo degli indici (analisi di bilancio) *. • L’approccio dello sviluppo sostenibile. • L’approccio dei flussi di cassa (capacità di generare risorse finanziarie o attitudine a consumarle).* • L’approccio struttura finanziaria – sostenibilità del debito – costo del capitale. • L’approccio del valore. * L’analisi di bilancio e gli indici L’analisi di bilancio è un processo logico che si origina dai valori e dai dati di un bilancio, certo, preciso ed attendibile: tali valori vengono rielaborati, effettuando una o più classificazioni. Partendo dai valori riclassificati, l’analista compie delle misurazioni, calcolando degli indicatori utili per il confronto nel tempo e nello spazio. L’analista calcola poi i flussi di cassa che la gestione analizzata è (o è stata) in grado di generare. Tale processo consente di giungere all’espressione di un giudizio complessivo quale sintesi di una serie di giudizi parziali su singole dinamiche aziendali. Le singole dinamiche aziendali possono riguardare essenzialmente: • La redditività aziendale. • La struttura patrimoniale e finanziaria. liquidità, ma anche per altre attività come il capital budgeting e la determinazione del valore aziendale. Andiamo a vedere adesso le varie tipologie di riclassificazione dello SP e CE. Lo SP lo possiamo riclassificare secondo i seguenti criteri: - Liquidità ed Esigibilità - Pertinenza Gestionale Il CE può essere riclassificato secondo i seguenti criteri: - Fatturato o costo del venduto - Produzione o valore aggiunto Lo stato patrimoniale Lo stato patrimoniale è un’istantanea del valore contabile dell’impresa una certa data prefissata, come se l’impresa fosse momentaneamente in stallo. Il prospetto è diviso in due parti: a sinistra si collocano le attività mentre a destra sono disposte le passività e il capitale netto. Lo stato patrimoniale mostra i beni che l’impresa possiede ed il modo in cui essi sono finanziati. L a definizione contabile su cui si regge lo SP è data da: Attività= Passività + Capitale Netto Il capitale netto rappresenta ciò che rimane agli azionisti una volta che l’impresa ha soddisfatto tutti suoi debiti verso i terzi. La riclassificazione dello stato patrimoniale per liquidità ed esigibilità. Questo criterio riclassifica le voci di stato patrimoniale sulla base del tempo richiesto affinché le poste di attivo e passivo si trasformino in moneta/cassa. Questo tipo di riclassificazione è solitamente utilizzata per controllare la possibile correlazione tra le scadenze temporali dell’attivo e del passivo, ossia serve per vedere se le attività a breve termine sono essenzialmente coperte con debito a breve, e se le attività a lungo termine (consolidate) sono essenzialmente coperte con debiti a lungo. L’orizzonte temporale scelto per distinguere una posta patrimoniale di breve termine da quella di lungo termine sono 12 mesi. Qui le attività sono indicate in ordine di liquidità decrescente, prima abbiamo le “attività a breve termine”, poi le “attività a medio-lungo termine” ossia quelle consolidate: - Attività a breve termine: Liquidità immediate, differite, disponibilità - Attività a lungo termine: Immobilizzazioni materiali, immateriali, finanziarie. Le passività sono elencate in ordine di esigibilità decrescente, distinguendo quindi “passività a breve termine “e “passività a medio-lungo termine” ovvero le consolidate. Poi infine abbiamo il Capitale Netto dato dal capitale sociale riserve e utili (perdite) di esercizio. Stato patrimoniale riclassificato per pertinenza gestionale Le voci sono riclassificate sulla base dell’appartenenza o meno alla gestione corrente/ caratteristica. Corrente e caratteristica sono sinonimi, ossia afferente alla gestione “tipica” dell’impresa, più precisamente relativa alle fasi di acquisto/trasformazione/vendita. Dunque, rientrano nella gestione caratteristica tutte quelle voci che contribuiscono al ciclo acquisto/trasformazione/vendita dell’azienda. In ottica contabile lo SP a liquidità ed esigibilità è più utile, in ottica finanziaria lo è lo SP per pertinenza gestionale. Secondo tale riclassificazione qui nell’attivo abbiamo le “attività correnti” (crediti vs clienti, scorte, ratei risconti attivi) che contribuiscono al ciclo di acquisto/trasformazione vendita. Poi abbiamole “attività non correnti” che sono quelle che non rientrano nella gestione corrente ma servono per le attività per le quali l’azienda è sorta. In tali voci ritroviamo le immobilizzazioni, di cui l’azienda si serve per produrre e vendere beni/servizi. Le immobilizzazioni non possono considerarsi correnti, poiché non partecipano in modo diretto, day by day, al ciclo acquisto/trasformazione/ vendita, ma sono operative in quanto servono l’attività per la quale l’impresa è sorta (produzione e vendita di prodotti/servizi). Quindi sono da considerarsi attività “operative non correnti”. Esistono delle immobilizzazioni non operative come il caso in cui l’azienda ha un immobile che concede in affitto ad una società. Queste sono immobilizzazioni dette non operative perché non contribuiscono all’attività operativa dell’azienda. Nell’attivo possiamo avere anche la voce “attività non correnti e non operative”, che sono quelle che non rientrano nella gestione corrente e non servono per le attività per le quali l’impresa è sorta. Sono attività che non concorrono in alcun modo all’attività operativa dell’azienda e sono definite non correnti e non operative (cassa e altre liquidità). Poi abbiamo il passivo, il quale e formato dalle “passività correnti” dato dai ratei e risconti passivi, debiti vs fornitori, fondo TFR per il personale, stesso discorso analogo delle attività correnti. Poi abbiamo le “passività non correnti” anche dette finanziarie, che sono passività onerose che generano il pagamento di interessi nei confronti del creditore. Qui possiamo avere i mutui passivi, lo scoperto c/c bancario ma anche ratei e risconti che fanno riferimento a poste finanziarie non caratteristiche. Infine abbiamo il capitale netto che rappresenta qui, il debito dell’impresa nei confronti degli azionisti sotto forma di azioni. Quindi in sintesi: Attivo SP riclassificato: attività correnti + attività non correnti (= attività operative) + attività non operative. Da qui troviamo: CCC (Capitale Circolante Commerciale) = attività correnti- passività correnti. Se CCC> 0: Rappresenta l’investimento determinato dalla gestione caratteristica. Quindi attività correnti > passività correnti, che risulta una circostanza sfavorevole, perché indica una diminuzione della liquidità aziendale. Questo è dovuto al fatto che un’attività corrente elevata indica una scarsa capacità di riscuotere oggi i ricavi ( ho più crediti da riscuotere in futuro che ricavi da riscuotere subito), mentre una passività corrente bassa, indica una limitata capacità di dilazionare nel futuro il pagamento( ho meno debiti da pagare in futuro e più costi da pagare subito) Se CCC<0 Rappresenta un finanziamento determinato dalla gestione caratteristica. Quindi attività correnti < passività correnti, che risulta una circostanza favorevole, perché indica un ‘aumento della liquidità aziendale. Questo è dovuto al fatto che un’attività corrente bassa indica una buona capacità di riscuotere oggi i ricavi e non rinviare l’incasso al futuro, mentre una passività corrente elevata indica una buona capacità di dilazionare nel futuro il pagamento dei costi di acquisto pagandone subito una minima parte. CCNC: osservazioni Non sempre il capitale circolante cresce proporzionalmente alle vendite: -Può crescere in maniera più limitata rispetto alle vendite (quando il livello minimo di magazzino è insensibile alla dinamica del giro d’affari). -Può crescere in maniera superiore rispetto alle vendite (ad esempio quando il management è troppo concentrato sull’aumento delle vendite, togliendo attenzione al processo di concessione del credito). -Il capitale circolante varia con una certa frequenza nel corso dell’anno, alternando fasi di espansione e di contrazione. Dal CCC possiamo ricavare il CINO ossia il Capitale Investito Netto Operativo dato da: CINO= CCC+ Immobilizzazioni operative. Il CINO rappresenta l’investimento complessivo in attivo operativo al netto delle passività correnti. Dal CINO possiamo ricavarci il CIN ossia il Capitale Investito Netto che è dato: L’EBIT è il reddito operativo, generato dalla gestione corrente che tiene conto di tutti i costi e i ricavi correnti, sia quelli monetari che non monetari e rappresenta la migliore indicazione della performance contabile della gestione caratteristica, inoltre dimostra la remunerazione di tutti i fattori produttivi operativi. L’EBITDA rappresenta il reddito operativo prima delle imposte, o meglio è il reddito della gestione operativa nel quale sono inclusi i soli costi monetari caratteristici (quindi gli ammortamenti non sono ancora stati sottratti) e rappresenta la migliore indicazione della performance finanziaria della gestione caratteristica. Dimostra la remunerazione dei soli fattori produttivi operativi (senza però includervi gli ammortamenti); è nei fatti una specificazione del MOL (Margine Operativo Lordo). Viene utilizzato quando si cerca di attrarre nuovi investitori, nuovi soci oppure quando si vuole comprare o vendere. Rendiconto finanziario Il passaggio dalla lettura e riclassificazione dei bilanci alla costruzione e interpretazione dei flussi di cassa implica lo spostamento da un ‘analisi di tipo statico a un’analisi di tipo dinamico. Questa può essere condotta sia a consuntivo (si considera l’andamento dei flussi di cassa dell’ultimo periodo gestionale), sia a preventivo (si conduce una stima dell’andamento dei flussi di cassa nel successivo periodo gestionale). Utilizzando i flussi monetari (uscite ed entrate e non costi e ricavi) e descrivendo la dinamica finanziaria aziendale, si redige il rendiconto finanziario, un documento che spiega la crescita o la riduzione della liquidità (cassa) dell’impresa attraverso i flussi di cassa generati dalle diverse arre della gestione. Questo prospetto di flussi finanziari può essere costruito utilizzando due metodologie: - Diretta, attraverso l’analisi delle movimentazioni di liquidità per ogni operazione; - Indiretta, attraverso una serie di rettifiche apportate agli schemi di bilancio. La seconda è quella più utilizzata. Gli ingredienti che occorro per costruire il rendiconto finanziario sono: - Gli ultimi due SP riclassificati a pertinenza gestionale - L’ultimo conto economico riclassificato indifferentemente se a “fatturato e costo del venduto” o “produzione e valore aggiunto” ma comunque un CE che permetta di distinguere le voci di tipo corrente dalle altre. Le voci di SP e CE rappresentano gli imput (in termini di variazioni di attività/passività e costi/ricavi) da trasformare in output, rappresentati dai flussi di cassa. I flussi di cassa esprimono la movimentazione monetaria delle rilevazioni contabili di SP e CE. Per mezzo dei flussi di cassa è possibile stabilire l’ammontare di risorse monetarie generate e assorbite nel periodo in esame, indicandone la provenienza e la destinazione, ossia l’area gestionale di riferimento. Andiamo a vedere i flussi di cassa delle diverse aree gestionali: Flusso di cassa della gestione corrente (FCGC) Con l’acronimo FCGC si indica l’ammontare di risorse monetarie generate (se positivo) o assorbite (se negativo) nel corso dell’ultimo anno della gestione caratteristica dell’impresa. Qui si parte dal reddito operativo generato dalla gestione corrente (EBIT) a cui si sottraggono le imposte di competenza della gestione corrente, che vengono calcolate moltiplicando l’aliquota di imposta societaria all’EBIT. Facendo tale operazione di sottrazione perveniamo al cosiddetto Autofinanziamento potenziale, il quale identifica il flusso che potenzialmente l’impresa originerebbe dalla gestione corrente, se tutti i ricavi fossero riscossi e tutti i costi fossero pagati nell’anno. Ma questo è impossibile, dunque si perviene ad un autofinanziamento reale sottraendo la variazione del Capitale Circolante Commerciale (CCC) all’autofinanziamento potenziale. L’autofinanziamento reale sintetizza dunque i flussi di cassa della gestione corrente, ovvero la liquidità generata se è >0, la liquidità assorbita se è <0 dalle attività caratteristiche dell’impresa. Flusso di cassa della gestione operativa (FCFO) FCFO = FCGC – flussi di cassa netti per investimenti operativi + flussi di cassa in entrata netti per disinvestimenti operativi Il flusso di cassa della gestione operativa rappresenta l’ammontare di risorse monetarie disponibili per il pagamento dei creditori finanziari terzi e degli azionisti, ma non ancora depurato dalle movimentazioni finanziarie relative alle passività finanziarie e al capitale netto. Flusso di cassa disponibile per gli azionisti (FCFE) Banca e obbligazionisti hanno priorità di rimborso dei crediti rispetto agli azionisti dunque le risorse derivanti dal flusso di cassa operativo devono essere prima destinate a loro. FCFE=FCFO – rimborso delle passività finanziarie + incremento delle passività finanziarie – oneri finanziari + proventi finanziari +- credito/debito di imposta su interessi/proventi finanziari. Flusso di cassa complessivo di gestione FCCG= FCFE +- aumento /diminuzione di capitale sociale a pagamento – dividendi distributivi. Tale valore deve corrispondere alla variazione delle liquidità nei due periodi analizzati (ovvero la variazione in stato patrimoniale della cassa e delle altre poste liquide) Le gestioni di impresa 1) Gestione caratteristica: comprende l’insieme delle operazioni di gestione che identificano l’attività tipica di ciascuna azienda. Le attività caratteristiche variano in base al settore in cui operano le aziende. (acquisto - trasformazione- vendita) → produzione manifatturiero (acquisto - erogazione/vendita) → servizi (acquisto - vendita) → distribuzione 2) Gestione patrimoniale: è finalizzata primariamente alla gestione tipica aziendale e secondariamente alla produzione di redditi addizionali rispetto a quelli della gestione caratteristica. Richiede un’analisi di congruità e coerenza tra fonti e impieghi. 3) Gestione finanziaria: si occupa dell’acquisizione, del rimborso e della remunerazione dei debiti di funzionamento (debiti verso fornitori) e di finanziamento (mutui). 4) Gestione dei tributi: gestione fiscale di un’azienda, in relazione all’imposizione diretta (C/E) ed indiretta Collocazione di queste gestioni Gestione caratteristica viene collocata nella parte alta del conto economico (Fatturato - Costi gestione caratteristica = Reddito operativo gestione caratteristica). Gestione patrimoniale viene collocata nella riga dopo la gestione caratteristica ed è data da: (+/- Ricavi e costi gestione patrimoniale = Reddito operativo (RO)). Alla gestione caratteristica si sottrae o aggiungono ricavi e costi di gestione patrimoniale. Gestione finanziaria è data da (+/- Ricavi e costi gestione finanziaria = Reddito ante imposte). Al reddito operativo si aggiunge o sottrae ricavi e costi gestione finanziaria Gestione dei tributi è data da (+/- imposte = Reddito netto (RN)). Al reddito ante Imposte si somma o sottrae le imposte. 1) Analisi dello stato attuale delle immobilizzazioni tecniche Per l’analisi dello stato attuale delle immobilizzazioni tecniche si può utilizzare questo indicatore: immobilizzazioni tecniche nette/ immobilizzazioni tecniche lorde un valore molto basso dell’indice indica che le immobilizzazioni sono piuttosto obsolete (obsolescenza tecnica, vuol dire misurare quando le immobilizzazioni tecniche sono adeguati al nuovo contesto tecnologico). Al contrario se il valore dell’indice è elevato (quindi il rapporto è elevato), indica la presenza di immobilizzazioni di recente acquisizione e dunque in piena efficienza operativa. 2) Politica di investimento adottata dall’azienda Investimenti in immobilizzazioni tecniche: Capital Expenditures o CAPEX Confrontando le CAPEX con il valore annuo degli ammortamenti di immobilizzazioni tecniche si ottengono indicazioni riguardanti la natura degli investimenti esistenti. 3) Flussi generati dagli investimenti effettuati Qualunque strategia di investimento deve portare ad un aumento dei flussi di cassa della gestione operativa. Vi sono delle relazioni tra i flussi di cassa e gli investimenti? Si, incentrata sui flussi di cassa. (imparare dal capitolo 3 D. Hillier.) Possibili relazioni tra investimenti e flussi di cassa: 1) Società in crescita: i flussi di cassa crescono allo stesso tasso dei CAPEX e conducono ad un circolo virtuoso di crescita. 2) Società con investimenti eccessivi: gli investimenti in CAPEX sono elevati e incapaci di generare miglioramenti in termini di flussi di cassa. LA QUOTAZIONE NEI MERCATI DI BORSA La decisione di quotare una società in un mercato borsistico Macroambiente e Cultura I diversi contesti geografici locali (ma anche sovranazionali) hanno delineato approcci e modelli diversi: - Il mercato finanziario nordamericano è contraddistinto da un’elevata propensione alla quotazione nei mercati borsistici, anche in società di più limitata dimensione, e da un elevato frazionamento della proprietà. - Il mercato finanziario britannico presenta una forte analogia con quello nordamericano. - I mercati finanziari tedesco e francese sono contraddistinti da una discreta propensione alla quotazione nei mercati borsistici, e da una più decisa affermazione di una proprietà concentrata. - Il mercato finanziario italiano è contraddistinto da una limitata propensione alla quotazione nei mercati borsistici, e da una più decisa affermazione di una proprietà concentrata. Quali ragioni ci portano ad investire in borsa? Accedere ad un mercato borsistico per una società significa: - Attivare uno strumento rilevante per competere (anche su scala internazionale) - Cogliere ulteriori opportunità di acceso al capitale di rischio. - Sfruttare una crescita qualitativa della gestione in grado di consentire accelerazione nello sviluppo e creazione di valore per i propri azionisti. La creazione di valore concorre ad accrescere la dimensione del capitale economico (non di rischio) dell’impresa, e pertanto degli investimenti realizzati dai conferenti capitale di rischio, per i quali il valore di mercato dell’azienda deve esprimere adeguatamente tale crescita. Diventano quindi fondamentali tanto la creazione, quanto la diffusione del valore che viene conseguito, soprattutto grazie a una corretta politica di comunicazione al mercato. Vantaggi della quotazione - Creazione di valore per gli azionisti. - Favorire l’afflusso di capitali per finanziare lo sviluppo. - Diversificazione delle fonti di finanziamento. - Miglioramento del giudizio creditizio (standing), con riduzione del costo del capitale. - Rafforzamento dell’immagine e del prestigio aziendale ed allargamento della rete relazionale. - Aprirsi a future opportunità di operazioni straordinarie (merger & acquisition). - Accrescere la motivazione del management e dei dipendenti - Grazie alla costante valutazione del mercato, cogliere indicazioni sull’efficacia del management. - Sfruttare la diffusione dell’azionariato per azioni di pressioni sull’ambiente legislativo. - Ridurre il peso delle famiglie proprietarie ed agevolare il passaggio generazionale. Svantaggi della quotazione - Titolo soggetto a dinamiche non sempre controllabili (speculazioni, ecc.) - Necessità di significativi interventi culturali e organizzativo-gestionali. - Perdita di prospettiva sul medio lungo periodo (privilegiati i risultati di breve). - Aumento della complessità e dei vincoli amministrativi. (emettere comunicato stampa da diffondere ad almeno un quotidiano etc.) vi sono quindi più adempimenti da osservare. - Costante attenzione ad accadimenti che comportano comunicazioni al mercato. - Possibili inerzie da parte degli azionisti originari che temono di vedere ridotto il proprio ruolo, (possono prendere decisioni che possono essere contrarie all’apertura). - Costi elevati di quotazione. Il contesto italiano Il mercato borsistico italiano nasce dalla privatizzazione dei mercati di borsa e dal 1998 si occupa dell’organizzazione della gestione e del funzionamento dei mercati finanziari. Il mercato borsistico italiano è gestito da Borsa Italiana è suddiviso in diversi mercati specifici, i cui principali sono: • MTA/MTAX: Mercato telematico Azionario articolato in tre segmenti: - Blue Chip: mercato delle azioni più comuni dedicato alle azioni con capitalizzazione pari o superiore ad 1 mld di euro. - STAR: segmento dei titoli ad alto rendimento dedicato alle medie imprese con capitalizzazione compresa tra i 40 mln e i 1 mld di euro. - Standard: segmento dedicato alle aziende con capitalizzazione pari o superiore a 40 mln di euro.
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