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Appunti Eugenio Montale, parafrasi e analisi significato di tutte le poesie, Appunti di Italiano

Analisi delle opere: Ossi di seppia; Meriggiare pallido e assorto; Forse un mattino andando; Spesso il male di vivere ho incontrato; I limoni; Non recidere, forbice, quel volto; Ti libero la fronte dai ghiaccioli; Nuove stanze; La casa dei doganieri; La primavera hitleriana; L'anguilla; Ho sceso dandoti il braccio.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 03/11/2023

giuvicari
giuvicari 🇮🇹

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Scarica Appunti Eugenio Montale, parafrasi e analisi significato di tutte le poesie e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! EUGENIO MONTALE Genova 1896 - Milano 1981 BIOGRAFIA - Studia ragioneria Primo periodo: Villa Monterosso (Cinque terre) → luogo in cui trascorreva le sue vacanze e onnipresente nella sua prima raccolta. Prima raccolta: Ossi di Seppia (1925) Secondo periodo (1927-48): Firenze → lavora come redattore in una casa editrice e a partire dal 1929 diviene direttore del Gabinetto Vieusseux. A Firenze conosce Drusilla Tanzi (detta Mosca) → questa donna gli trasmette molta sicurezza. 1933 → conosce Irma Brandeis → americana studiosa di letteratura italiana. Tra i due nasce una storia d’amore e la soprannomina “Clizia”. Questa donna, in una parte della produzione, viene descritta come la donna angelo stilnovistica. A Firenze esce la sua seconda raccolta: “Le occasioni” (1939) 1948 Terzo Periodo: Milano 1956 → pubblica la “La bufera e altro” Pubblica nel 1971 “Satura”: quest’opera contiene una sezione “Xenia” dedicate alla moglia Mosca morta nel 1963. Xenia = il nome dei piccoli doni che venivano portati quando una persona è invitata a casa di altri. 1973: pubblica il Diario del ‘71 e del ‘72 1977: pubblica il Quaderno dei Quattro Anni. 1975: vince il premio Nobel Negli ultimi anni della sua vita si può considerare come un poeta nazionale. Ossi di Seppia 1925 Significato: sono le ossa dei molluschi che galleggiano sul mare o che vengono sbattuti sulla spiaggia. ⇒ Poesia più antica della raccolta: “Meriggiare pallido e assorto” (composta nel 1916 ed entra poi a far parte della raccolta) Dal punto di vista tecnico → Montale segue la tradizione, tuttavia le sue poesia hanno alcuni elementi insoliti (es. le sue poesie sono in versi endecasillabi ma alcuni di essi sono imperfetti / uguale per le rime, non sempre seguono perfettamente la metrica). Montale assimila molto la poesia di Schopenhauer, dunque sostiene che la realtà fenomenica che vediamo è un rappresentazione illusoria e l’essenza si trova oltre la superficie. Per Montale idealmente si può cogliere la vera assenza → ma non avverrà mai, ossia si ha la speranza che questo possa avvenire ma nel concreto la vera essenza non è mai stata colta. La speranza di un miracolo ⇒ tema molto importante per Montale Tale aspetto potrebbe derivare da Boutroux, un filosofo francese appartenente al movimento del contingentismo. TEMA IMPORTANTE: contrapposizione poetica della parole e delle cose In poesia vi sono due “versanti” : 1. rappresentazione della realtà molto astratta (=modello di Petrarca) 2. L’altro versante è quello dell’immagine concreta (modello di Dante e Petrarca) → MONTALE RIFIUTA IL PRIMO E SEGUE IL VERSANTE DELLA CONCRETEZZA. TEMA IMPORTANTE: Correlativo oggettivo → rif. Dante Alighieri; anche alcuni aspetti astratti Montale li rappresenta tramite immagini concrete. PLURILINGUISMO → aspetto chiave della poetica di Montale. È l’opposto del linguaggio poetico di Petrarca (il lessico italiano che permane nei secoli), che vedeva l’utilizzo di poche parole → “UNILINGUISMO”. Dalla Divina Commedia entrano in poesia moltissimi livelli stilistici, linguistici e lessicali, e perciò si inizia a parlare di plurilinguismo. Usa diversi livelli lessicali: termini letterari di registro altro, termini comuni e presenza di tecnicismi. Il paesaggio della Liguria estiva, molto arido → anche questo viene caricato di valore simbolico come qualcosa legato all'aridità e alla fatica dell’esistenza. ANALISI OPERA “Meriggiare pallido e assorto” Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Nel momento più caldo della giornata si trova di fianco a un muro e sente tutti i suoni della natura. La sensazione che ha è di spossatezza. Il paesaggio di cui parla è quello della Liguria estiva. Meriggiare = stare a riposo durante il mezzogiorno / “Pallido e assorto” → fa troppo caldo: si diventa pallidi “pruni e sterpi” = arbusti spinosi “veccia” = pianta Le biche = cumulo di covoni di grano → montale si riferisce però ai mucchi di terra costruiti dalle formiche. Veccia e intrecciano → ipermetria (“no” → vi è una sillaba in piu) - presenza del fonosimbolismo: aspre e chiocce. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Montale vede delle parti di mare illuminate dal sole e le paragona e delle “squame di mare” → ossia a alle squame dei pesci. Questa immagine introduce la suggestione del carattere coriaceo Il suo delle cicale viene definito “tremuli scricchi” = ossia vibrante. Si levano questi gridi dai monti privi di vegetazione (= dà un senso di aridità). Il mare è lontano e irraggiungibile, la terra circoscritta da un muro invalicabile, al di là del quale l’uomo non riesce a spingersi. L’uomo è simile alle formiche rosse che osserva: costretto a vagare, in fila, disperdendosi, riordinando, senza avere effettivamente una meta, in un paesaggio ostile e con cui è impossibile più chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell'aria che quasi non si muove, e i sensi di quest'odore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed è l'odore dei limoni. si sente a proprio agio: un paesaggio silenzioso e deserto, attraversato da viottoli di campagna (atmosfera di DESOLAZIONE, come in Meriggio). Vedi, in questi silenzi in cui le cose s'abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l'anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità. Lo sguardo fruga d'intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno piú languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana che si allontana qualche disturbata Divinità. Qui all’improvviso, può accadere il miracolo: può apparire una presenza rivelatrice, si può incontrare il segreto dell’Essere. Allora l’uomo ritorna in una sorta di età felice, quando nel mondo si aggirava qualche disturbata Divinità (v.36). Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo nelle città rumorose dove l'azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta il tedio dell'inverno sulle case, la luce si fa avara - amara l'anima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una corte ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo dei cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe d'oro della solarità. La quarta strofa evidenzia il carattere passeggero di questa illuminazione: il tedio invernale rende amara l’anima, allontana lo stato di grazia. Eppure non tutto è perduto: il finale della poesia ripropone la possibilità del miracolo, legato all’improvvisa scoperta dei limoni oltre il portone di qualche cortile cittadino. Alla fine c’è un’immagine in cui durante l’inverno inaspettatamente attraverso un portone si vede un cortile interno in cui c’è una pianta di limoni. L’impatto olfattivo e visivo della pianta rappresenta un’EPIFANIA. E’ la prima poesia degli “Ossi di seppia”. Esprime la sua preferenza per la poetica delle cose, e lo fa in una maniera così concreta da essere una vera e propria presa di posizione. Vengono coinvolti tutti e 5 i sensi - Atmosfera di sospensione che ricorda quella di “Meriggio” di D’Annunzio. - ZEUGMA = quando uno dei due complementi oggetto è perdente col verbo, mentre l’altro no Paesaggio ligure estivo durante il “meriggio” → atmosfera di sospensione. Le occasioni 1939 Nel 1933 avviene un incontro importante, con una ragazza studiosa di letteratura italiana (Irma Brandeis) che aveva letto “Ossi di seppia” → tra i due avviene un colpo di fulmine. Si sviluppa la loro relazioni in concomitanza con la moglie Drusilla Tanzi, che lo scopre e tenta il suicidio in preda alla rabbia. Irma dovrà andare in Inghilterra per motivi e i due interromperanno tutti i loro contatti. Nella raccolta “Le occasioni” lui parla di Irma, che ha già lasciato Firenze, in modo trasfigurato, usando lo pseudonimo di Clizia. Il titolo della raccolta è esemplificativo: lui parte sempre da un’occasione (“occasione-spinta”) e gli fornisce un significato/trasfigurazione simbolico/a. L’ambientazione è molto più lontana di quella de “Ossi di seppia”. Nella raccolta il luogo interno è sinonimo di protezione, mentre quello esterno è minaccia (spesso legata al contesto storico che circonda l’autore). L’unico antidoto che viene presentato contro la guerra e i totalitarismi è la cultura, in particolare quella umanistica. Lo stile della raccolta è piuttosto alto, così come l’ispirazione → innalzamento progressivo fino alla raccolta successiva. ANALISI OPERA “Non recidere, forbice, quel volto” Non recidere, forbice, quel volto, solo nella memoria che si sfolla, non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre. Un freddo cala... Duro il colpo svetta. E l’acacia ferita da sé scrolla il guscio di cicale nella prima belletta di Novembre. Come avviene di frequente nei suoi componimenti, Montale stabilisce una corrispondenza tra una condizione esistenziale e una situazione oggettiva: nella prima strofa il poeta chiede alla forbice simbolica del tempo di non distruggere l’unico volto femminile rimasto intatto nella sua memoria, mentre nella seconda rappresenta lo stesso tema mediante l’immagine concreta dell’ascia del giardiniere, che taglia la cima di un’acacia, distruggendo ciò che è rimasto dell’estate. forbice = tempo // taglio = oblio // guscio della cicala = ricordo. La “memoria” è come affollata di volti, che “si sfolla” come una piazza. V. 3 → “non annebbiare questo ricordo”, si riferisce alla forbice. V. 4 → qualcosa cambia → “il freddo” è quello della lama dell’accetta del taglialegna, che taglia la cima dell’ acacia (personificata). La “belletta di Novembre” → la fanghiglia. Questa poesia fa parte della sezione “Mottetti” della raccolta “Le occasioni”. È stata composta nel 1937, quando Irma si trovava ancora a Firenze, e l’autore vede questo periodo come la sua “ultima occasione” con lei. Il tema di questa poesia è l’inesorabile trascorrere del tempo che cancella i ricordi avvolgendoli nella nebbia del passato. Viene usato molto l’espediente del correlativo oggettivo → forbice = tempo // taglio = oblio // guscio della cicala = ricordo. ANALISI OPERA “Ti libero la fronte dai ghiaccioli” Ti libero la fronte dai ghiaccioli Che raccogliesti traversando l’alte Nebulose; hai le penne lacerate Dai cicloni, ti desti a soprassalti. Nella poesia esprime la speranza che Irma abbia compiuto una traversata in volo dall’Atlantico, attraverso gli abissi siderali (che hanno formato i ghiaccioli sulla fronte di lei), e sia tornata a casa da lui. Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo L’ombra nera, s’ostina in cielo un sole Freddoloso; e l’altre ombre che scantonano Nel vicolo non sanno che sei qui. Lui la accudisce, proteggendola a casa sua → simbolo di nido amorevole e sicuro, in contrapposizione all’esterno che simboleggia il male (un’umanità oscura e cieca che vive inconsapevolmente il miracolo). Irma è descritta come la donna-angelo, che “mantiene tutti gli attributi terrestri”. Gli uomini indifferenti sono definiti come “ombre”. Anche questa poesia è dedicata a Irma e fa parte della sezione “Mottetti”. La poesia è uscita nel 40 su una rivista ed è la poesia dove comincia la progressiva metamorfosi di Irma nella donna-angelo o donna-procellaria (procella → uccello che vola durante le tempeste). ANALISI OPERA “Nuove stanze” Poi che gli ultimi fili di tabacco al tuo gesto si spengono nel piatto di cristallo, al soffitto lenta sale la spirale del fumo che gli alfieri e i cavalli degli scacchi guardano stupefatti; e nuovi anelli la seguono, più mobili di quelli delle tue dita. Nella poesia si sta svolgendo una partita a scacchi tra l’autore e Irma, che metaforicamente simboleggia la guerra. Le “stanze” alle quali fa riferimento potrebbero essere le stanze di una canzone. La poesia inizia in un ambiente interno alla casa, quando, durante una partita di scacchi, Irma spegne una sigaretta in un posacenere di cristallo, dal quale esala del fumo. Il fumo va va creare l’immagine di una città di fumo sul soffitto → come il fenomeno della Morgana → una sorta di magia. Irma si trasforma in una donna-maga in questa poesia. Ima fa degli anelli di fumo con la bocca e allo stesso tempo porta molti anelli → insiste con questi oggetti legati alla figura di donna-maga. ANALISI OPERA: “La primavera hitleriana” Folta la nuvola bianca delle falene impazzite turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette, stende a terra una coltre su cui scricchia come su zucchero il piede; l’estate imminente sprigiona ora il gelo notturno che capiva nelle cave segrete della stagione morta, negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai. La nuvola bianca delle farfalle notturne (falene) impazzite turbina intorno agli smorti lampioni e sui parapetti (spallette) dell’Arno, lasciando per terra una coltre su cui i piedi scricchiolano (scricchia); l’estate imminente emana ora il gelo notturno che era contenuto (capiva) nei nascondigli sotterranei (cave segrete) della stagione invernale (stagione morta), negli orti che da Maiano (paese vicino a Firenze) si susseguono (scavalcano) fino al letto sabbioso dell’Arno. 1. Folta la nuvola bianca: la nuvola di farfalle bianche è metafora dei fiocchi di neve ma anche, poiché sciamano in pieno giorno, dell'irrazionalità del momento storico. Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso e pavesato di croci a uncino l’ha preso e inghiottito, si sono chiuse le vetrine, povere e inoffensive benché armate anch’esse di cannoni e giocattoli di guerra, ha sprangato il beccaio che infiorava di bacche il muso dei capretti uccisi, la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue s’è tramutata in un sozzo trescone d’ali schiantate, di larve sulle golene, e l’acqua séguita a rodere le sponde e più nessuno è incolpevole. Da poco è passato veloce sul corso (della città di Firenze), come un messaggero dell’Inferno (un messo infernale), Hitler, prima di essere inghiottito, tra le grida di alalà delle milizie fasciste (scherani), nel teatro (golfo mistico). Hanno chiuso i battenti le vetrine dei negozi (poiché quella era una giornata di festa dove non si lavorava), povere di merci e inoffensive, a parte quelle di giocattoli armate di cannoni e giocattoli da guerra; ha sprangato la porta anche il negozio del macellaio (beccaio) che esponeva i capretti uccisi col muso infiorato di bacche nell'imminenza della Pasqua, la festa (la sagra) dei pacifici macellai (miti carnefici), che ancora ignorano le stragi (il sangue) di uomini che la storia sta preparando, si è trasformata in uno sporco ballo (sozzo trescone) d'ali di insetti (larve) schiantati sugli argini del fiume (golene), e l’acqua continua a consumare le sponde e nessuno più è senza colpa. 2. Golfo mistico: è la parte nel teatro dove si trova l’orchestra, la “buca” sotto il livello del palco dove stanno i musicisti. “Armate” → la violenza si sta diffondendo nella società “I miti carnefici” → ossimoro → le persone sanno ciò che sta per accadere Il termine “sagra” intesa come sagra popolare può connettersi ai giochi popolari fiorentini ai quali Hitler aveva assistito. La parata della popolazione è paragonata al volo delle falene → un sudicio ballo di ali spezzate. Il male erode tutta la realtà, penetra fino ai livelli più profondi della società. Tutto per nulla, dunque? – e le candele romane, a san Giovanni, che sbiancavano lente l’orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii forti come un battesimo nella lugubre attesa dell’orda (ma una gemma rigò l’aria stillando sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi gli angeli di Tobia, i sette, la semina dell’avvenire) e gli eliotropo nati dalle tue mani – tutto arso e succhiato da un polline che stride come il fuoco e ha punte di sinibbio... Clizia → legata al ghiaccio Appare un’ultima speranza legata alla figura salvifica di Clizia → “o si salvano tutti o non si salva nessuno” → Clizia salva tutti (differenza con la poesia delle stanze). Rievoca il giorno di S. Giovanni, quando a Firenze si svolgono gli spettacoli pirotecnici (“candele romane”). Il “pegno” al quale spesso allude l’autore potrebbe essere un utensile etrusco per pulire le unghie che lui le aveva regalato (oggi esposto). “e gli eliotropi nati dalle tue mani” → rif. girasoli che guardano in alto → alti ideali. Tutto questo è vanificato da un pulviscolo (polline) di farfalle che crepita come il fuoco e punge come un vento gelido del Nord molto freddo (sinibbio). La stella cadente (“una gemma che rigó l’aria) è un segno per Clizia, che fa cadere i 7 angeli di Tobia→ “Gli angeli di Tobia” → si fa riferimento ai 7 angeli del libro di Tobia, che fungono da intermediari tra Dio e gli uomini. Oh la piagata primavera è pur festa se raggela in morte questa morte! Guarda ancora in alto, Clizia, è la tua sorte, tu che il non mutato amor mutata serbi fino a che il cieco sole in te porti si abbacini nell’Altro e si distrugga in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi che salutano i mostri nella sera della loro tregenda, si confondono già col suono che slegato dal cielo, scende, vince – col respiro di un’alba che domani per tutti si riaffacci, bianca ma senz’ali di raccapriccio, ai greti arsi del sud... La primavera fredda cerca di “Far morire la morte” → si riferisce al passaggio di H e M e alla guerra nazista. Clizia annulla se stessa guardando fisso nel sole (“altro”) → sacrificare l'individualità a favore della collettività. “Guarda ancora in alto Clizia, è la tua sorte” → potrebbe riferirsi ai valori alti, ma anche al suo annullamento personale per Apollo. Incontro tra H e M → una tregenda di diavoli Sud= polo storico per Montale Ambientazione: 9 maggio 1938, con strani eventi atmosferici (apocalisse imminente per Montale). Questa poesia fa riferimento alla visita di Hitler a Firenze, quando aveva assistito a una rappresentazione teatrale di Verdi insieme a Mussolini. Quel giorno erano stati messi dei fari sopra l’Arno, per illuminare il cammino dei due → provocò un’abbondanza di falene, che morirono in massa e crearono una coltre di insetti morti sulla strada. Si vuole significare che fosse una piaga (come quelle della bibbia) per l’evento della Seconda Guerra mondiale. La poesia è fatta da 3 strofe di lunghezza diversa (dalla più breve alla più lunga). I versi sono vari, ma verso l’ultima parte prevalgono gli endecasillabi → si innalza lo stile. È presente anche un’epigrafe : “Nè quella che a vederlo sol si gira”. Nb: questa frase fa riferimento alle Metamorfosi di Ovidio, dove compare la ninfa Clizia, che abbandonata dal suo amore (Apollo Dio del Sole), continua a contemplarlo per sempre, trasformandosi in girasole. L’amore che ti riduce a contemplazione → sacrificio, trasformare se stessi in contemplazione pura. Questo processo è assolutamente parallelo a quello del rapporto tra Dante e Beatrice. Beatrice stessa cambia ruolo come Clizia → l’amore che lega Montale a lei in un certo senso resta uguale. Perché Clizia quasi si riduce a pura contemplazione di Apollo? → annulla se stessa, smette di mangiare e si riduce a pura contemplazione. Nel sonetto dedicato a Giovanni Quirini, si dice che lui soffre ancora più di Clizia → annullamento di se stesso. ANALISI OPERA “L’anguilla” L’anguilla, la sirena dei mari freddi che lascia il Baltico per giungere ai nostri mari ai nostri estuari, ai fiumi che risale in profondo, sotto la piena avversa, di ramo in ramo e poi di capello in capello, assottigliati, sempre più addentro, sempre più nel cuore del macigno, filtrando tra gorielli di melma finché un giorno una luce scoccata dai castagni ne accende il guizzo in pozze d'acqua morta, nei fossi che declinano dai balzi d’Appennino alla Romagna; l’anguilla, torcia, frusta, freccia d’Amore in terra che solo i nostri botri o i disseccati ruscelli pirenaici riconducono a paradisi di fecondazione; L’anguilla è definita “la sirena dei mari freddi” → rif. alla natura dell’ anguilla, che è metà pesce e metà serpente, come la sirena che è metà pesce e metà donna. Rif. Al Mar Baltico → Clizia viene dal nord Gorielli = dialetto lucchese = “piccoli fossati” macigno = Appennino Ad un certo punto vi è un’EPIFANIA → in una pozza d’acqua morta il sole che filtra attraverso i rami dei castagni fa apparire ai tuoi occhi l’anguilla, e ci si chiede come sia arrivata lì dal mar dei Sargassi → immagine miracolosa (allegoria). Torcia = simbolo mitologico Botri = fossi l’anima verde che cerca vita là dove solo morde l’arsura e la desolazione, la scintilla che dice tutto comincia quando tutto pare incarbonirsi, bronco seppellito; l’iride breve, gemella di quella che incastonano i tuoi cigli e fai brillare intatta in mezzo ai figli dell’uomo, immersi nel tuo fango, puoi tu non crederla sorella? Nuova apposizione per l’anguilla → anima verde Arsura e desolazione → stato d'animo frequente in Montale. Bronco (termine dantesco) → ramo secco (combustibile, potrebbe simboleggiare la circolarità della vita). L'anguilla è come un’ “iride” → riflessi arcobaleno, uguale a quella di Clizia. L’elemento salvifico di Clizia resta intatto nonostante lei si mescoli con gli uomini (nel fango, rif. anguilla).
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