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La nascita della fotografia: la testimonianza dell'interesse della borghesia in ascesa - P, Appunti di fotografia

Questa lezione tratta della nascita della fotografia, che rappresenta l'esigenza di documentare il mondo e la propria immagine, fino a quel momento riservata all'aristocrazia. Viene esplorata la lunga gestazione dell'idea, la tecnica utilizzata, i primi giudizi sulla fotografia in italia e i tentativi di niépce per fissare le immagini ottenute con la camera oscura. Vengono inoltre analizzati i primi esempi concreti di fotografia realizzati da niépce e la produzione di documenti già presenti.

Tipologia: Appunti

2023/2024

Caricato il 27/02/2024

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titto1121 🇮🇹

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Scarica La nascita della fotografia: la testimonianza dell'interesse della borghesia in ascesa - P e più Appunti in PDF di fotografia solo su Docsity! Lezione 4 27 Aprile Le immagini che vediamo sono la testimonianza di un interesse da parte della classe borghese in ascesa ormai da decenni, a partire dalla Rivoluzione francese e poi quella industriale e che avvertiva questa esigenza di documentare il mondo e la propria immagine che fino a quel momento aveva fatto solo l’aristocrazia. Bisognava saper disegnare per poter riprodurre la realtà. La fotografia viene utilizzata dopo una lunga gestazione dell’idea, poter realizzare la memoria di ciò che si osservava e forte desiderio di voler visualizzare le immagini che in questo periodo si vogliono ottenere in maniera meccanica in un modo preciso. Questa tecnica venne letta addirittura come una stregoneria. Uno dei primi giudizi sulla fotografia in Italia avviene nel 1839, dopo l’annuncio di Parigi sulla fotografia, quando Aragò annuncia che Daguerre aveva inventato un modo per fermare questo mondo visivo. Pierce parla di fotografia e dice che rispetto ad altri mezzi espressivi assume altri aspetti, non solo il carattere di indice. Bisogna tenere presente anche l’aspetto riproduttivo, ossia si possono ottenere immagini uguali, aspetto che non si ebbe subito con la nascita della fotografia, ma era un obiettivo a cui miravano i proto-fotografi, però vedremo come Daguerre con i dagherrotipi ha creato dei pezzi unici. Ovviamente il discorso della riproducibilità ha un legame stretto con la diffusione di un’immagine. Generalmente diventa sempre più difficile distinguere un esemplare unico. Il procedimento fotografico consiste nel prendere il rullino, fatto di un materiale celluloso e poi una volta inserito all’interno della macchina fotografica si scatta e poi in camera oscura e un procedimento chimico si sviluppa e si avvia l’esposizione. Niépce gli viene affidato il modo di arrestare l’immagine, qui lo vediamo ritratto in un dipinto. Pochissimi sono gli esempi a noi pervenuti dei suoi tentativi, tuttavia abbiamo delle fonti scritte come le lettere e sappiamo che intorno al 1815-17 fosse riuscito a fissare delle immagini ottenute con la camera obscura a realizzare quella che oggi consideriamo la prima fotografia della storia. Lui insieme al fratello era un inventore ed era divenuto famosi grazie all’invenzione di un motore a scoppio, pyréolophore, che funzionava con il calore e questo aveva permesso di far muovere un battello sul fiume. Nel 1815 in Francia viene introdotta la eliografia e Niépce che era anche litografo propone di sostituire le pesanti pietre con lastre di peltro. L’immagine che vediamo se ne era persa traccia e poi ritrovata negli anni 50’. La molla che fece scattare il genio fu la sua incompetenza in campo litografico, non sapeva disegnare bene, non era un artista, sapeva solo fare bene il disegno tecnico e per questo prova a realizzare il disegno attraverso la luce. Abbiamo una lettera in cui lui scrive al fratello Claude e gli parla di esperimenti utilizzando la carta sensibilizzata sulla quale stendeva il cloruro d’argento. Nei giorni successivi, dopo aver creato una camera obscura più piccola, utilizzando una lenta come ottica prelevato dal suo microscopio e nel 1916, prosegue con il suo esperimento. Aveva praticamente ottenuto un foglio con i valori invertiti, una sorta di negativo. Rimaneva però il problema di come fissare l’immagine. 28 Aprile Gli unici esempi concreti di fotografia realizzate da Niépce risalgono al 1826-27, già una decina prima delle lettere era in grado di realizzare delle immagini eliografiche servendosi della camera obscura dentro la quale collocava un foglio di carta preparato con un’emulsione fotosensibile con i nitrati d’argento. Queste dovevano stare al buio altrimenti continuavano a svilupparsi. Abbiamo anche una memoria del figlio di Niépce, Isidore, che racconta del sistema del padre. Conoscendo una sorta di asfalto, bitume di Giudea, materiale utilizzato dagli incisori per coprire la lastra di rame prima di inciderlo. Questo materiale ha la caratteristica di indurirsi se esposto alla luce, diventa quasi una pietra. Stese su una lastra di peltro del bitume di Giudea sciolto in olio animale e su questa vernice collocò l’incisione da riprodurre dopo averla resa translucida ed espose tutto alla luce, la preparazione la si faceva al buio. Trascorso un tempo più o meno lungo, immerse la lastra in un solvente che a poco a poco fece apparire l’immagine fino ad allora invisibile. Dopo di ciò la immerse in un’acqua acidula, acquaforte e la lastra la manda ad un incisore per inciderla più profondamente per realizzare la matrice del ritratto del cardinale d’Amboise, che si può considerare la prima fotografia documentata non realizzata da mano umana. Questo ci porta a pensare che questa scrittura con la luce sembra indirizzarsi sulla produzione di documenti già presenti, forse Niépce immaginava di inventare uno strumento per documentare anche dei documenti, non solo paesaggi. L’altra lastra che ci è rimasta di Niépce è una foto di quello che si vedeva fuori dalla finestra della sua casa di campagna. Utilizza il bitume di Giudea sia per produrre lastre per incidere, sia per ottenere dei positivi diretti, visto che la lastra era un negativo dell’immagine, soltanto stampandola si ottenevano dei valori positivi. Utilizzò anche lastre di vetro, come nel caso della veduta infatti. Di questa veduta abbiamo anche una riproduzione dell’originale, colui che la scoprì, in una soffitta a Londra, racconta che venne realizzata, attraverso degli escamotage fotografici, per riuscire a renderla visibile, dandogli una certa inclinazione. Aveva esposto la lastra alla luce in camera oscura e l’aveva messa davanti la finestra di casa sua e l’esposizione durò otto ore, quindi questa lastra ha registrato tutti i cambiamenti di quel lasso di tempo, ed è per questo che il sole muovendosi, illuminò la scena ma senza permettere di decifrare gli spazi. In questo caso capovolge
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