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La vita e l'opera di Giovanni Pascoli: analisi tematica e stilistica, Appunti di Italiano

Un'analisi approfondita della vita e dell'opera di Giovanni Pascoli, uno dei maggiori poeti italiani dell'età moderna. Vengono esplorate le tematiche principali delle sue opere, come la famiglia, la natura, la morte e l'erotismo, nonché lo stile simbolista e decadente che caratterizza la sua produzione letteraria. Vengono inoltre evidenziate le influenze classiche e le innovazioni linguistiche che hanno reso Pascoli un punto di riferimento per la poesia italiana.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 23/11/2021

Sara1913
Sara1913 🇮🇹

5

(1)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La vita e l'opera di Giovanni Pascoli: analisi tematica e stilistica e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli Si impone nella letteratura italiana con ritardo. Croce lo aveva definito “il poeta delle piccole cose” con un'accezione quasi dispregiativa, in quanto tratta di temi come uccelli, fiori.... Pascoli sa di creare una poesia umile, ma ritiene che non sia un minus rispetto alla poesia impegnata. Gianfranco Contini ha dovuto fare un lungo lavoro per far capire che non era un piccolo poeta, ma che è un poeta “rivoluzionario nella tradizione, ossia a metà strada tra 800 e 900". La cosa suoni strana perché Croce in un saggio del 1907 lo definì “un piccolo grande poeta”, ma non lo apprezzò immediatamente. Lo bocciava per un paio di cose, lo ha definito il poeta del “frammento e dell’idillio", in quanto i suoi componimenti sono brevi (madrigale, ballata) e per la descrizione presente nelle sue opere, infatti la poesia di Pascoli è una pennellata quasi impressionista che dà un bozzetto preciso dello spettacolo della natura. Dietro ai suoi componimenti c'è uno studio pazzesco e lui primo che intuisce, fa suo e porta in Italia il simbolismo francese, divenendo il più grande simbolista italiano. Ad oggi si è riconosciuta la grandezza di Pascoli che, forte dello zoccolo classico che ha sotto, riesce a riprendere e ad interpretare le tendenze europee. Il marchio di fabbrica di Pascoli è la sua originalissima scrittura, definita da Contini “fonosimbolismo pascoliano”, che lo porterà al pluristilismo o plurilinguismo pascoliano. BIOGRAFIA Nasce a San Mauro di Romagna nel 1855 ed è il quarto di dieci figli. La campagna romagnola farà sempre da sottofondo a tutta la sua produzione. Alla fine delle medie viene mandato ad Urbino presso gli Scolopi. Nel 1867, quando lui ha 12 anni, il padre Ruggiero viene assassinato, lui era un amministratore di una delle tenutedei Torlonia, una famiglia potentissima del centro Italia, e viene assassinato su di un calesse a ritorno da una fiera dinanzi agli occhi impietriti di Pascoli mentre aveva in mano due bambole per Ida e Maria (X Agosto). Il processo non si è mai concluso, si sono pronunciati 2/3 anni fa, perché gli eredi li hanno portati avanti, questi due sicari sono stati condannati in contumacia. Cambia tutto. Lui era uno tra i figli più grandi, inizia il periodo dell'adolescenza, che si può definire sregolata e ribelle. Si iscrive all’ università di lettere di Bologna, un ambiente favorevole in cui inizia a maturare idee socialiste e aderisce alla “Internazionale”. Vive un periodo di agitazione e di vita sregolata, infatti viene arrestato nel 1879 per tre mesi perché aveva preso parte ad una mezza insurrezione organizzata dall'anarchico Giovanni Passannante. Esce dal carcere provatissimo dall'esperienza, si redime e cominciano gli anni della maturità. Inizia ad insegnare lettere classiche presso i licei di tutta Italia: avrà un incarico a Matera, poi Massa, Livorno, Bologna. Viene chiamato come supplente all'università diBologna con Carducci e comincia a lavorare per la cattedra di grammatica greca e latina. Inizia a comporre dei brillanti componimenti in lingua latina, i carmina, e vinse per tredici anni consecutivi un concorso di poesia latina bandito ad Amsterdam. Vive con le sorelle, Maria detta Marilù e Ida. Con i primi guadagni compra una villetta a Caprona (frazione Castelvecchio di Braga, a Lucca), un luogo legato ad una bella sezione della sua produzione (Maremma). Nel 1906, a 51 anni, viene nominato professore ordinario di letteratura italiana a Bologna, alla morte Carducci. Rimane poco perché muore nel 1912, dopo aver celebrato con una serie di inni il cinquantennio dell'unità nazionale e dopo aver salutato l'impresa libica con grande ammirazione ed entusiasmo nel discorso “La grande proletaria si è mossa”. Tuttavia, sembra strano che una persona che ha studiato i classici come lui accolga quest'impresa. POETICA Adoperava, come ammetteva egli stesso, il sistema dei tre tavoli. Aveva tre tavoli: in uno scriveva in latino, in un altro italiano, in un altro si occupava dell'attività di filologo (straordinari gli studi su Dante). È un decadente. | punti cardine della sua poetica e del suo pensiero sono : - vicenda autobiografica straordinaria, incluso il legame malato con le sorelle, in modo particolare con Marilù. Questa biografia lo porta ad avere una straordinaria sensibilità che lo porterà a cogliere non solo gli aspetti più intimi e misteriosi della vita ma anche i problemi sociali e i nuovi atteggiamenti culturali europei. (socialismo). È un uomo curioso a tutto tondo, perché sensibile. - visione pessimistica della vita, determinata dalla scienza, nella quale non ha fiducia, poiché la vede non come uno strumento di liberazione per l'uomo, ma come la causa del sentimento di angoscia per il futuro, che si preannuncia fatto di metropoli che depersonalizzano, che fanno perdere l’individualità e il baricentro dell'umanità. - concezione della vita, intesa come un mistero quasi impenetrabile, che l'uomo non può comprendere, in cui le uniche certezze sono: la conoscenza del male e del dolore. La Terra viene definita come “atomo opaco del male”. L'unica via di fuga è il socialismo, che gli uomini si affratellino e si amino. Tuttavia, Il poeta è l'unico che può provare a svelare i simboli della natura. * Myricae : è il capolavoro, in cui troviamo il Pascoli più autentico. | componimenti sono bozzetti, quadretti famigliari in cui la natura fa da sfondo, in particolare la campagna, che viene presentata in maniera descrittiva, quindi ricca di immagini e personaggi, ma interpreta un mondo spirituale. Per questo le voci, i colori i personaggi assumono un valore di simbolo che il poeta ha il compito di svelare. Il nome deriva da un verso di Virgilio: “non omnes arbusta iuvant humilesque myricae" (non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici). Le tamerici sono degli arbusti sempreverdi che nascono ovunque, a gruppi e non hanno bisogno di cure, sono piante molto semplici e umili. Le tamerici rivelano subito l'attenzione di Pascoli per un mondo semplice, umile, fatto di piccole cose. Nella prefazione si individuano subito le tematiche perché dice che i protagonisti saranno “frulli di uccelli, stormire di cipressi, cantare di campane”; è una scelta semplice, quasi remissiva, e si vede proprio in questo la grandezza di Pascoli, perché fa assurgere a simbolo la vita umile, legata alla campagna. Nel bozzetto prevalgono suggestioni simboliche, visionarie, inconsce, al punto che si parla di “antinaturalismo pascoliano” perché il poeta parte dalla natura, ma poi essa si trasforma in tutto'altro, è un organismo diverso, è un macrocosmo che il poeta deve interpretare, deve saper leggere in chiave simbolica. C'è una lettura quasi parallela, di un respiro più profondo.Viene considerata un'opera aperta perché nelle varie edizioni è stata ampliata. Le edizioni in totale sono state sei: la prima è stata pubblicata nel 1891 con 22 componimenti, l'ultima nel 1903 con 156 componimenti. Temi: nido, siepe, nebbia... * Poemetti: i “Primi poemetti" sono stati pubblicati nel 1904, i “Nuovi Poemetti” nel 1909. Dal punto di vista del motivo ispiratore cambia poco, le tematiche sono quelle di “Myricae”, ma si affianca la tematica epica. Sono dei componimenti più lunghi (50 versi), dove riprende la terzina dantesca. La tematica è biografica, l'infanzia, l'adolescenza, ma aumenta il carico emotivo, la suggestione, con anche una riflessione di carattere sociale su alcune tematiche, sull'uomo, sull’ “atomo opaco del male”. Tra i poemetti abbiamo: - "La vertigine”. esempio di poesia cosmica che esprime il quasi vertiginoso senso di smarrimento da parte dell'uomo moderno dinanzi alla smisurata grandezza del cosmo. È come se il poeta si abbandonasse a questa vertigine. Simile all'“Infinito" di Leopardi, anche Pascoli parlerà di un “precipitare languido”, ma è un abbandono diverso da quello di Leopardi perché è irrazionale, totale. Lo studio di questo componimento ha associato il concetto della vertigine alla contemporanea scoperta della teoria della relatività; è come se Pascoli si considerasse un “pendulo dell'universo", è consapevole di una relatività cosmiche e che anche la Terra è destinata alla distruzione, quindi l'uomo è smarrito. OPERE DEL MISTERO Definite così da Pascoli perché segnano la sua adesione al decadentismo più genuino, più simbolista, rispetto a “Myricae”, tematiche più decadenti, alla maniera del decadentismo europeo, come il concetto di occulto, di mistero, di irrequietudine irreparabile da parte dell'uomo, aggiunta di un maggior preziosismo. C'è anche una ricerca del periodo e della costruzione del testo. * I canti di Castelvecchio: ha avuto tre redazioni: 1903-1907-1912 e a mano a mano aggiunge componimenti. Nel definirli “canti” allude all'opera di Leopardi, in qualche modo c'è un ritorno alla tradizione da punto di vista strutturale (i componimenti si distendono, più impegnati da un punto di vista della riflessione, andamento più regolare, più tradizionale). L'autore fa coincidere, da un punto di vista dell'ordine, l'andamento del componimento con l'andamento delle stagioni: parte dall'autunno e torna all'autunno. C'è un ritorno alla tradizione anche in questa scelta di organizzare la raccolta quasi a mo' di canzoniere e il ritorno all'endecasillabo (no in “Myricae"). Qualcuno ha detto anche che è una continuazione di “Myricae” dal punto di vista della tematica, definendole “le Myricae autunnali” ; è un autunno della vita, un Pascoli adulto, più maturo, seppur il contenuto rimandi a “Myricae": amore, campagna, visione simbolista più marcata (in “Temporale”, di Myricae, solo all'ultimo verso viene data la chiave d'accesso per una lettura simbolica; in “Nebbia”, invece, parte sin da subito). In questa raccolta le cose diventano davvero un rifugio dinanzi al mistero dell'universo e alla morte. Domina, quindi, il senso del mistero, in Myricae ci sono anche dei bozzetti allegri. A conferma di ciò, la prima lirica recita “e sulla tomba di mia madre rimangano questi altri canti”, indicando sin da subito l'atmosfera. Della raccolta fanno parte anche due componimenti in cui tratta tematica erotica - "Il gelsomino notturno": scritto per le nozze dell'amico - "“Digitalis Purpurea": nome botanico delle bocche di leone. Tutto parte da un ricordo di infanzia quando la sorella Marilù era in convento a studiare e Giovanni racconta della sua amica Rachele, che aveva disobbedito all'ordine della badessa (Antitesi tra le due bambine: Rachele aveva capelli neri, quindi era cattiva; Maria era bionda, quindi buona). La scena del divieto violato ha una carica molto allusiva. * Poemi conviviali(1904): liriche scritte con una particolare attenzione al mondo classico e soprattutto alla metrica classica. | critici non sono concordi sul nome: per alcuni si chiamano così perché pubblicati sul “Convivio”, un giornale diretto da De Bosis; altri ritengono che si chiamano così perché farebbero riferimento alla materia, che è riconducibile alla poesia conviviale greca e latina con elementi di altre tradizioni (anche medievale), mediando le diverse ideologie.Questi poemi sono caratterizzati da un preziosismo stilistico, spesso molto ricercato. Binni definisce questo Pascoli, dal punto di vista stilistico, inferiore al Pascoli di “Myricae”. Si parla di un'involuzione, qui è troppo costruito, troppo snaturato. Uno di questi è: - “Alexandros”: ha come protagonista Alessandro Magno, simbolo dell’uomo moderno, rappresentato solo sulla riva dell'oceano seduto, triste, pensieroso che piange perché non ha più nulla da conquistare e allora si pone domande angosciose sulla vita, a cosa sia servito quello che ha fatto. È il simbolo dell'angoscia uomo moderno, che riflette sulla sua vita e sulla sua piccolezza di fronte al cosmo. OPERE DI CARATTERE ERUDITO “Odi e innî' OPERE EPICHE "Poemi italici” POEMETTI LATINI Vengono definiti carmina, pubblicati postumi nel 1914 PROSA: SAGGISTICA LETTERARIA, ANTOLOGIE PER ALUNNI, SCRITTI CELEBRATIVI “Il fanciullino": manifesto di poetica “La grande proletaria s'è mossa": nel 1911, in occasione della guerra in Libia, che per lui avrebbe potuto arginare la piaga dell'immigrazione. LINGUA E STILE Il suo esser poco accolto era dovuto al fatto che parlasse di cose semplici. Gianfranco contini nel 1970, esce con “Varianti e altra linguistica", uno dei saggi dedicati a Pascoli, in cui rivaluta l’opera tutta di Pascoli e in modo particolare fa comprendere la grandezza di essa, coniando per lui il termine “fonosimbolismo" (basata su suono e simbolo).
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