Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti ISTITUZIONI DI ESTETICA, BAUMGARTEN, KANT, BOHME, Appunti di Estetica

Appunti delle lezioni dettagliati.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 26/01/2023

AngelicaPerri
AngelicaPerri 🇮🇹

4.9

(11)

12 documenti

1 / 28

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti ISTITUZIONI DI ESTETICA, BAUMGARTEN, KANT, BOHME e più Appunti in PDF di Estetica solo su Docsity! ISTITUZIONI DI ESTETICA LEZIONE 1 – 02/03/2022 (Testi: Il battesimo dell’estetica, baumgarten e kant edizioni ets La critica del giudizio, Kant (analitica del bello) Gernot Bohme, atmosfere estasi messe in scena, l’estetica come teoria generale della Percezione.)  ESTETICA L’estetica è una disciplina filosofica, si occupa del mondo delle arti, ma l’estetica è qualcosa di più della filosofia dell’arte, si occupa esemplarmente dell’arte. L’estetica ha un oggetto ancora più ampio non richiudibile nell’arte, ovvero l’esperienza sensibile. Le arti sono il luogo in cui l’esperienza sensibile è più prepotentemente evidente. Ma l’esperienza sensibile non si ha solo con l’arte. L’estetica è una disciplina relativamente giovane, nasce intorno alla metà del ‘700. Dire che l’estetica è nata nel ‘700, non significa dire che i filosofi precedenti non si sono occupati dell’arte della bellezza, vuol dire che prima del ‘700 non esisteva una disciplina autonoma che si occupava di questi argomenti. Non c’era l’idea che l’arte e la bellezza fossero due concetti che potessero stare insieme. Platone si chiede che cos’è il bello e che cos’è l’arte, ma non crede che queste due dimensioni possono essere trattate insieme. Non c’era la possibilità nel mondo antico, ma neanche dopo, di far nascere una disciplina filosofica che abbia come oggetto arte e sensibilità insieme. Per Platone l’arte non faceva venire in mente la bellezza, e la bellezza non faceva venire in mente l’arte. Perché per Platone il bello non è qualcosa di creato, è un’idea: l’idea per Platone è una forma archetipica che sta fuori di noi, che non siamo noi a creare perché ha una dimensione ontologica, da cui derivano tutte le cose. La suprema idea in sé è quella di bene, livello estetico ed etico sono in Platone molto vicine. Il bello per Platone è qualcosa che l’uomo si trova a contemplare nella natura. Le idee vengono collocate nell’Iperuranio. L’arte è invece tutt’altro. Arte in latino è Ars, mentre in greco il termine corrisponde è techne. Per Platone allora, l’arte è la perizia di costruire qualcosa bene, come fa un artigiano. Arte era la tecnica di misura dei campi, ad esempio. Bello è ciò che non è creato dall’uomo, arte è ciò che è creato dall’uomo. È anche vero che il bravo artigiano cerca di creare avvicinandosi all’idea della bellezza, ma senza mai poterla raggiungere. Platone dice che l’arte è una imitazione delle cose e a loro volta, le cose del mondo sono un’imitazione delle idee. L’arte è quindi un’imitazione di secondo grado, mi allontano due volte dalla purezza dell’idea. Quindi non aveva una concezione molto buona dell’arte. METHEXIS, partecipo all’idea di bellezza, ma ne sono doppiamente distante. Il luogo in cui partecipiamo del bello è l’amore, e l’amore è un demone. Nella Repubblica la figura dell’artista non era vista bene. L’artista era considerato effemminato, quindi non in grado di difendere la polis; soprattutto la musica va scacciata dalla polis, in quanto rende molle l’anima. Poiché arte e bellezza nel mondo antico non si incontravano, non possiamo dire che ci fosse una disciplina capace di tenere insieme questo due elementi. Nel ‘700 nascono le arti belle, che ora si incontrano e formano un unico campo. Ora nasce il bisogno, da parte della riflessione filosofica, di occuparsi di questo nuovo campo. Così nasce l’estetica. ESTETICA  AESTHESIS, sensibilità. Sensibile è ciò che riguarda la percezione (sensorialità), ma anche una sfera affettiva. L’ambito dell’estetica è una percezione che dialoga con l’affettività. Si ha un dialogo con il nostro pathos. “Il termine estetica mi ha sempre sinceramente meravigliato e produce ancora su di me un effetto di stupore” (Paul Valery). C’è un paradosso dietro questa disciplina, il fatto di fare una disciplina di ciò che non si può afferrare. Provare a ragionare e descrivere costanti caratteristiche, in un campo di esperienza che per esperienza non è concettualizzabile. L’estetica nasce faticosamente proprio per questo paradosso. Il mondo dell’estetica è “un non so che e un quasi niente”. L’estetica è un tentativo di legittimare a livello universale un ambito dell’esperienza caratterizzato dalla soggettività nelle sue componenti più immediate, legate al sensibile e al sentimento. Kant dice che se noi non ci sentissimo parte di un tutto, non potrebbe nascere nessuna domanda sul mondo. Il mondo è il regno dell’immediatezza. L’estetica nasce come tentativo di concedere una legittimazione universale, cioè filosofica, a un ambito dell’esperienza caratterizzato dall’emergere della soggettività. L’estetico cerca l’universale nel soggettivo. Cosa succede in me quando dico “che bello quel quadro”, se il bello non è un concetto? LEZIONE 2 – 03/03/2022 Dare una forma a ciò che non ha forma, ad una dimensione sensibile che non si lascia afferrare. Regno aurorale: è un mondo fatto di percezioni, sensazioni, affetti e sentimenti, di tutto quel regno che definiremmo empirico o accidentale, per il quale sembra non esserci una regola. L’estetica nasce con la funzione di provare a dare una regola.  CONCETTI KANTIANI Kant dice che ci sono dei giudizi determinanti e dei giudizi riflettenti. - GIUDIZI DETERMINANTI I giudizi determinanti sono quelli della scienza, passa un cane davanti a me e dico “ho visto passare un cane” (esempio), questo presuppone che io possegga il concetto di cane in modo universale. I giudizi determinanti sono quelli propri dei giudizi della natura, e sono quei giudizi di cui possediamo una regola o una legge e devo sussumere ciò nell’universale. *sussumere il particolare nell’universale I GIUDIZI DETERMINANTI CI PERMETTONO DI POSSEDERE IL CONCETTO, L’UNIVERSALE - GIUDIZI RIFLETTENTI I giudizi riflettenti sono quei giudizi in cui noi abbiamo solo il particolare, ma non l’universale: sarà proprio il giudizio a trovare questo universale. Non abbiamo una regola per interpretare questi eventi. Quando sto di fronte ad un’opera d’arte non ho una regola per interpretare quello che vedo. Sarebbe un male se avessimo una regola, perché questo significherebbe avere un concetto di bellezza precostituito. QUI INVECE NOI POSSEDIAMO IL PARTICOLARE MA NON L’UNIVERSALE, vedo una cosa davanti a me (particolare) MA NON SO COSA E’ (l’universale non ce l’ho). SONO GIUDIZI IN CUI SIAMO POSTI DAVANTI A QUALCOSA DI INEDITO, POTENTE E RISPETTO A QUESTO QUALCOSA LA RAGIONE E’ COSTRETTA AD ARRENDERSI E DEVE ANDARE ALLA RICERCA DI QUESTO UNIVERSALE MANCANTE.  I GIUDIZI RIFLETTENTI SONO PROPRIAMENTE QUELLI CHE RIGUARDANO L’ESTETICA Kant dice che l’idea della bellezza era impostata male quando si faceva della bellezza un canone. Aveva capito che le arti mutano e gli stili cambiano. Kant dice che i giudizi riflettenti sono giudizi estetici che non hanno regola, ma che dicono se una cosa è bella o no. Giudicare significa sussumere un particolare nell’universale. NOI NON POSSEDIAMO IL CONCETTO DI BELLO COME POSSEDIAMO AD ESEMPIO QUELLO DI CANE! Il concetto di bello non si può possedere totalmente, qualcosa che negoziamo ogni volta che vediamo qualcosa. L’esperienza estetica per sua natura fa fuori tutti i concetti prefabbricati. Per Kant il bello non è una proprietà di un oggetto, è invece il risultato di una relazione tra me e l’oggetto. Questo è ciò che passa alla storia come RIVOLUZIONE COPERNICANA di Kant. Al centro non c’è l’oggetto, ma il soggetto. Kant è convinto che non scopriremo mai come sono le cose veramente. Il noumeno (le come come sono senza di me) non le posso conoscere, le posso conoscere solo come fenomeno (come le cose appaiono a me). Per Kant le cose ci appaiono grande a degli a priori che abbiamo, delle strutture attraverso le quali NEL 1750, L’OPERA PIU’ IMPORTANTE DI BAUMGARTEN PORTA LA PAROLA ESTETICA PROPRIO NEL TITOLO -”AESTETICA” *ciò sta ad indicare la nascita della disciplina estetica moderna. COME MAI SOLTANTO NEL ‘700 POTEVA NASCERE L’ESTETICA E NON PRIMA? PERCHE’, mentre nel mondo antico ARTE E BELLEZZA ERANO DISTINTE, piano piano fino al ‘700 ARTE E BELLEZZA SI INCONTRANO  NASCE L’ARTE BELLA E CIO’ PERMETTE LA NASCITA DELL’ESTETICA! - COME NASCE? Nasce con due teste, come un mostro con più teste e più anime, metà sensibile e metà intellegibile ecc.  AMBIGUA LE DUE ANIME SONO: 1. L’ESTETICA E’ UNA FILOSOFIA POETICA (per BAUMGARTEN)  questa espressione pone dei problemi poiché LA POESIA FINO AL ‘700 ERA RIMASTA FUORI DALL’AMBITO FILOSOFICO ***LA FILOSOFIA NEL ‘700 ERA UNA SCIENZA CHE MIRAVA ALL’UNIVERSALE***  ALLORA COME POTEVA ESSERE POETICA???? (Baumgarten sapeva che la sua espressione era OSSIMORICA, CONTRADDITTORIA A QUEL TEMPO, sapeva che avrebbe smosso un po’ le acque, sarebbe stata contestata ecc.) Baumgarten nelle “meditazioni” non parla di arte ma parla proprio di POESIA. DICENDO “POESIA”  INTENDIAMO UNA FILOSOFIA CHE SI OCCUPA DELLE ARTI, in questo caso della POESIA 2. LA SECONDA ANIMA INVECE NON HA BISOGNO DELLE ARTI: “L’ESTETICA E’ UNA “SCIENTIA SENSITIVE GUID COGNOSCENDI”  E’ UNA SCIENZA DI CONOSCERE QUALCOSA IN MODO SENSIBILE  LA SCIENZA DELLA CONOSCENZA SENSIBILE!!! ECCO LE DUE ANIME: DA UNA PARTE ESTETICA COME FILOSOFIA CHE SI OCCUPA DI ARTE E DALL’ALTRA UNA FILOSOFIA DELLA CONOSCENZA DEL MONDO A PARTIRE DAI NOSTRI SENSI, DALLA PERCEZIONE! ***LA CONOSCENZA CHE PARTE DALLE NOSTRE PERCEZIONI E DAI SENSI NON RIGUARDA SOLO L’ARTE! RIGUARDA LA VITA DI TUTTI I GIORNI*** sarà un punto centrale per KANT  L’ARTE SARA’ UN ESEMPIO FONDAMENTALE DI CONOSCENZA SENSIBILE ED ESTETICA MA NON E’ L’UNICA, NOI USIAMO SEMPRE LA CONOSCENZA SENSIBILE NEL MOMENTO IN CUI OSSERVIAMO QUALCUNO, NEL MODO IN CUI SI MUOVE E PARLA, NEL MOMENTO IN CUI, DURANTE UNA PASSEGGIATA CI FERMIAMO A CONTEMPLARE IL PAESAGGIO E I SUONI DELLA NATURA  STIAMO ESPERENDO LA CONOSCENZA SENSIBILE! LA PERCEZIONE! L’ESPERIENZA ESTETICA NON E’ UN’ESPERIENZA CHE FACCIAMO SOLTANTO IN CONTATTO CON L’ARTE!!! NEL PARAGRAFO 9 DELLE MEDITAZIONI DI BAUMGARTEN TROVIAMO LA SUA DEFINIZIONE DI POESIA: “ORATIO SENSITIVA PERFECTA EST POEMA” (ritorna nel campo sensibile “sensitiva”)  ORATIO  E’ UN DISCORSO (significa “correre da”, noi corriamo da una parola all’altra) , UNA SERIE DI PAROLE MESSE INSIEME CONNESSE TRA DI LORO ***IL TEMA DEL CONNESSO E’ CENTRALE!!!***  riornerà in Kant in modo meno banale  SENSITIVA  VUOL DIRE SENSIBILE, UN DISCORSO CHE FA APPELLO ALLA SENSIBILITA’, UN DISCORSO NON TANTO VOLTO ALLA TRASMISSIONE DI UN’INFORMAZIONE MA IL POETA PUNTA ALLA PAROLA CON UN SUONO (BAUMGARTEN DICE “SCRIVI AD ALTA VOCE”, QUANDO SCRIVI SENTI LE PAROLE!, ASCOLTA LA PAROLA NELLA SUA SONORITA’!) L’ESTETICA TRATTA LA PAROLA COME SUONO! NELLA SUA MUSICALITA’! IL POETA NON PUNTA A FARSI CAPIRE, MA IL SUONO E’ PIU’ IMPORTANTE *Bohme preferirà BAUMGRTEN A KANT PROPRIO PER LA SUA INSISTENZA SULLA PERCEZIONE, SUL SENSITIVO *** L’INTENTO DI BAUMGARTEN E’ DISTINGUERE TRA DUE TIPI DI DISCORSI, DISCORSO INTELLETTUALE E DISCORSO SENSIBILE *** *Inizia a crearsi questo panorama nel mezzo tra conoscenza sensibile e conoscenza intellettuale PER BAUMGARTEN LE DUE CONOSCENZE SONO COME DUE CERCHI DISTINTI MA  CHE SI INCONTRANO IN UN PUNTO! - COSA HANNO IN COMUNE??? In comune hanno la parola CONOSCENZA (SENSIBILE ED INTELLETUALE) ***L’ESTETICA NASCE NEL MOMENTO IN CUI SI CAPISCE CHE E’ POSSIBILE CONOSCERE GIA’ DAI NOSTRI AFFETTI E DALLE NOSTRE SENSAZIONI!!!! NON SERVE SOLO TENDERE AL LOGOS, ALL’INTELLETTUALE*** LA PERCEZIONE, IL SENSO, LE SENSAZIONI NON SONO PIU’ QUALCOSA DA CUI FUGGIRE, NON SONO VIE PER LA ROVINA  MA GIA’ DI PER SE PRIMO STRUMENTO DI CONOSCENZA! (Nel momento in cui contempliamo un bosco e i suoi suoni, attuiamo una conoscenza sensibile attraverso la percezione, CONOSCIAMO). “INTELLIGENZA DELLE EMOZIONI”  DA UNA FILOSOFA AMERICANA, MARTA NUSSBAUM CI DICE GIA’ CHE LE EMOZIONI SONO GIA’ UN MODO DI CONOSCERE! LE EMOZIONI CI DANNO NON SOLO INFORMAZIONI SU NOI STESSI MA ANCHE SUL MONDO, CI PERMETTONO DI CONOSCERE! All’inizio di questo libro la NUSSBAUM racconta che stava viaggiando in europa per un convegno. Aveva la mamma molto malata e conosceva le delicatezza della situazione ma decide comunque di partire. Atterrata in europa scopre che sua mamma era deceduta. A QUESTO PUNTO rifletteva sul tipo di dolore che provava in quel momento! E dice “ IL DOLORE CHE PROVAI AVEVA IL VOLTO DI MIA MADRE” CIO’ CI DICE CHE IL SENTIRE SI MODELLA INTORNO AGLI OGGETTI CHE PERCEPIAMO A CIO’ CHE SENTIAMO. IL DOLORE NON E’ UN’AFFETTIVITA’ CHE CHIUDE L’OGGETTO IN SE! MA SI MODELLA, E’ UN MODO DI CONOSCERE LA PERSONA CHE HO PERDUTO IN QUESTO CASO! E’ UNA CONOSCENZA DELLA MADRE, IN QUESTO CASO. Il tipo di dolore che provo mi dice qualcosa di quella persona, sentendo quel dolore capisco qualcosa di com’era lei! E’ una forma di CONOSCENZA. LE EMOZIONI SONO QUALCOSA CHE CI FANNO CONOSCERE, CHE CI RACCONTANO QUALCOSA DELL’OGGETTO! COSI’ COME L’AMORE HA IL VOLTO DELLA PERSONA AMATA! LA CONOSCENZA INTELLETTIVA  AVVIENE ATTRAVERSO LA CONCETTUALITA’, IL LOGOS, IL DISCORSO  PERFETTA HA UN DOPPIO SIGNIFICATO. Innanzitutto SIGNIFICA CHE ESISTE UNA FORMA DI PERFEZIONE IMMANENTE ALLA SENSIBILITA’  LA PERFEZIONE NON DEVE ASPETTARE CHE ARRIVI LA RAGIONE PER ESSERE TALE. LA PERFEZIONE HA GIA’ DI PER SE’ UNA SUA IDENTITA’, UNA SUA PIENEZZA! *immanente  qui e ora relativo all’esperienza che sto facendo, riguardo al mondo sensibile; qui e ora nell’esperienza empirica Si oppone a trascendente  che va oltre l’esperienza Poi vi è trascendentale  a metà tra i due (coniato da KANT, INSODDISFATTO SIA DALL’IMMANENTE CHE DAL TRASCENTENTE) PER KANT IL TRASCENDENTALE E’ QUALCOSA CHE STA GIU’ NELL’IMMANENZA MA CHE NON E’ SEMPRE DIVERSO  HA UA SUA UNIVERSALITA’!  IMMANENTE MA ANCHE UNIVERSALE!, è NELL’ESPERIENZA MA CON TRATTI DI UNIVERSALITA’ QUINDI QUALCOSA CHE RIGUARDA TUTTI MA E’ IMMANENTE! *NON CONFONDERE TRASCENDENTE E TRASCENDENTALE CHE IN ALCUNI CASI SI CONTRAPPONGONO. *perfetto indica cio’ che poi BAUMGARTEN IDENTIFICHERA’ CON CONFONDERE (CON FUNDERE) *potremmo quasi anche dire che la CONOSCENZA SENSIBILE è disturbata dal CONCETTO! Nel momento in cui si compie un’esperienza estetica ci disturbano le interruzioni ecc  VUOL DIRE CHE E’ UN’ESPERIENZA PIENA, NON HA BISOGNO DI AIUTI, E’ COSI’ NELLA SUA INTEREZZA. ***PERFETTA VUOL DIRE CHE LA SENSIBILITA’ HA UNA SUA PERFEZIONE, IN SE, A PRIORI, PIENA IN SE’, NON HA BISOGNO CHE SIA IL LOGOS, LA RAGIONE, IL DISCORSO A CONFERIRLE SENSIBILITA’  LA HA GIA’, VIVE PER SE STESSA, HA UNA SUA AUTONOMIA!!!*** IL SECONDO SIGNIFICATO DI PERFETTA: “PERFICIO” IN LATINO VUOL DIRE CHE PORTA LE SINGOLE COSE AD UNA COMPLESSITA’! *quando dico che un volto ha grazia, utilizzo UN CARATTERE OLISTICO, la grazia dipende dall’intero, STA NELL’INTEREZZA DI QUEL VOLTO, E’ UNA PROPRIETA’ EMERGENTE, CHE EMERGE TRA TUTTE LE PICCOLE PERFEZIONI. PERFICIO METTO INSIEME PIU’ ELEMENTI PER FORMARE UN’UNITA’, PIU’ NOTE CHE FANNO L’INTERO. ***L’ESPERIENZA SENSIBILE E’ UN TIPO DI ESPERIENZA CHE MERITA DI FERMARSI, DI CONTEMPLARLA, QUASI USCENDO, DALL’ESTERNO*** Il principale nemico di BAUMGARTEN è CARTESIO!!! PERCHE’???  Cartesio aveva detto nella sua opera più importante “DISCORSO SUL METODO”  NON PRENDETE PER VERO NULLA CHE NON SI PRESENTI ALLO SPIRITO SECONDO CHIAREZZA E DISTINZIONE. Questa era la regola d’oro di Cartesio! E l’unica cosa che si presenta chiara e distinta è IL PENSARE  COGITO ERGO SUM KANT “La critica del giudizio” (1790). Con Kant le cose si fanno più complesse. Critica significa sottoporre i nostri modi di conoscere ad un atteggiamento critico che ne individui il fondamento, vuol dire interrogazione sulle condizioni di possibilità del nostro fare, del nostro conoscere. Critica della ragion pura Critica della ragion pratica Critica del giudizio Kant usa il termine estetica, e si occupa di estetica, anche nella prima critica (pura) (1781), in questo primo caso usa il termine estetica in un senso diverso da quello che userà nella critica del giudizio. Inizialmente, nella critica della ragion pura, kant era diffidente nei confronti dell’estetica per come l’aveva posta Baumgarten, pensava non si potesse fondare una filosofia sulla sensibilità, in quanto vedeva la sensibilità come un qualcosa di troppo soggettivo, che non ha nulla di universale. Kant vuole capire quali sono le condizioni di possibilità di una conoscenza scientifica. Le condizioni di cui parliamo sono il trascendentale “i tedeschi sono i soli che si servano al presente della parola estetica per indicare ciò che gli altri comunemente chiamano “il gusto”. La ragione sta nella fallita speranza dell’eccellente Baumgarten il quale credette di (…) poter creare una filosofia sul gusto (?), ma codesto sforzo è invano.”nella critica della ragion pura, kant usa il termine estetica trascendentale per dire che anche la scienza deve ricevere del materiale, prima di formulare concetti, la scienza deve basarsi su percezioni, altrimenti i concetti sarebbero ciechi. Lo studio della conoscenza percettiva è l’estetica, ma è un’estetica diversa da quella di Baumgarten. Prima di concepire concetti devo basarmi sulle percezioni, questa è chiamata da Kant estetica trascendentale. Ci sono delle condizioni che rendono possibile la conoscenza percettiva: gli a priori. A priori è qualcosa che non ricaviamo dall’esperienza, ma che rende possibile l’esperienza. Sono strutture che possediamo in quanto esseri umani, che rendono in un certo senso uguali tutti gli uomini, nel caso della percezione sono lo spazio e il tempo. Ogni volta che percepisco qualcosa, automaticamente lo colloco nello spazio e nel tempo. Spazio e tempo sono strutture mentali che permettono di percepire. A priori però non significa innato: le strutture si attivano solo nel momento in cui percepiamo. Dire a priori vuol dire trascendentale, trascendentale vuol dire condizioni di possibilità, che sono lo spazio e il tempo. - L’ANALITICA DEL BELLO NELLA CRITICA DEL GIUDIZIO “Critica del giudizio”  giudizio di gusto, che è giudizio riflettente. La prima parte dell’opera si intitola “analitica del bello”. L’estetica di kant è un’estetica della ricezione: kant non guarda l’esperienza estetica dalla parte dell’artista, ma dalla parte dello spettatore. Kant nella critica del giudizio vuole provare a dire che cosa succede in noi quando diciamo che qualcosa è bello o brutto, quando formuliamo un giudizio di gusto. Il bello non è una proprietà di un oggetto, ma è una proprietà del rapporto tra un soggetto e l’oggetto. Il mondo senza di me non lo posso vedere. 4 MOMENTI DEL GIUDIZIO DI GUSTO: Primo momento secondo la qualità Secondo momento secondo la quantità Terzo momento secondo la relazione degli scopi Quarto momento secondo la modalità del compiacimento dell’oggetto //////////////////////////////////////// Con la “critica del giudizio” 1790 di Kant si ha il completamento dell’estetica settecentesca. È un esponente del criticismo. Scrive la critica della ragion pura, pratica e del giudizio. Kant utilizza il termine estetica anche nella critica della ragion pura. Qui usa il termine estetica in termini diversi dalla critica del giudizio. Quando scrive la ragion pura è diffidente nei confronti dell’estetica poiché non condivide il progetto di Baumgarten cioè fondare una disciplina filosofica basata sulla sensibilità. Il gusto - dice KANT - È qualcosa di empirico e quindi è sbagliato creare una disciplina filosofica su qualcosa che non è universale. Nella critica della ragion pura descrive le condizioni necessarie per poter conoscere qualcosa scientificamente. Kant nella ragion pura afferma che i tedeschi sono i solo che hanno pensato a fondare una disciplina basata sul gusto ( in senso negativo). Afferma che Baumgarten ha provato a fondare una scienza del gusto, ma il progetto è fallito in partenza perché non crede che si possa fondare una scienza sul gusto, su qualcosa di cosi soggettivo. Perciò è ragionevole cambiare il concetto di estetico, in senso trascendentale. Anche la scienza deve ricevere del materiale, deve essere in contatto percettivo sul mondo e quindi la scienza all’ inizio deve basarsi sulle percezioni che ci arrivano dal contatto col mondo. Per capire come funziona la scienza dobbiamo capire come acquisire gli strumenti della scienza che arrivano dall’esperienza sensibile. L’estetica trascendentale è il primo momento della scienza. È un’estetica diversa, per Kant la conoscenza sensibile è il primo per la conoscenza scientifica e quindi il massimo non è l’arte come per Baumgarten ma l’arrivo ad una conoscenza scientifica. Le nostre percezioni sono degli a priori (o trascendentali), cioè è qualcosa che noi non ricaviamo dall’ esperienza ma rende possibile l’esperienza. Cosa mi rende possibile la percezione sensibile? Ciò che rende possibile l’esperienza si trova in delle strutture che ogni essere umano possiede. Nel caso della percezione sono lo spazio e il tempo. Ogni volta che percepisco qualcosa automaticamente le colloco nello spazio e nel tempo. Spazio e tempo sono delle strutture mentali che non ricaviamo dall’esperienza, che ci permettono l’esperienza. Spazio e tempo non sono però innate perché si attivano solo nel momento in cui percepiamo. Entrano in funzione solo quando nasciamo, non esistono prima di noi. Senza collocare le cose in uno spazio e in un tempo non potremmo porci delle domande su come funziona il mondo. Kant cambia però idea. Con la critica del giudizio, la terza critica, si sposa nel regno del bello e dell’arte. La prima parte della critica del giudizio è detta analitica del giudizio. L’estetica di Kant è un’estetica della ricezione. Guarda all’ esperienza estetica non dalla parte dell’artista ma dalla parte dello spettatore. Vuole capire quale concetto di bello abbiamo. Kant ci vuole provare a dire che cosa succede in noi quando diciamo che qualcosa è bello o brutto, cioè quando esprimiamo un giudizio di gusto. L’esperienza estetica per Kant è l’esperienza che ho quando osservo qualcosa. Il bello quindi non è una proprietà dell’oggetto ma è la relazione fra noi e l’oggetto ad essere bello. Il bello è frutto di una relazione, dico che qualcosa è bello perché instauro una relazione con l’oggetto, è l’esperienza che vivo ad essere bella, non l’oggetto in se. L’esperienza estetica per KANT è un sentire l’oggetto non l’analisi dell’oggetto in se. La relazione fra me e il mondo quindi è fondamentale. Non possiamo sapere com’è il mondo senza di noi perché per conoscerlo dobbiamo entrare in relazione con esso. Possiamo conoscere solo ciò che ci appare. Anche lo scienziato non conosce il mondo per come è, ma per come ci appare seguendo le nostre strutture a priori. Se noi non siamo nel mondo sparisce anche il mondo stesso. Siamo sempre immersi nell’esperienza che facciamo. Nell’analitica del bello ,inizio della critica del giudizio, KANT individua 4 momenti del giudizio del gusto. Secondo la qualità, secondo la quantità, secondo la relazione degli scopi, secondo la modalità del compiacimento dell’oggetto LEZIONE 5 – 16/03/2022 I giudizi di gusto sono giudizi RIFLETTENTI!  CI VUOLE DELLA RIFLESSIONE PER COGLIERE L’UNIVERSALE CHE NON CI E’ DATO  ED E’ IMPORTANTE CHE NON CI SIA DATO IL CONCETTO E L’UNIVERSALE DEL BELLO SE LO SAPESSIMO IL BELLO DIVENTEREBBE UNA PRECETTISTICA, SAPREMMO CIO’ CHE E’ BELLO E CIO’ CHE E’ BRUTTO. SE AVESSIMO UN’IDEA UNIVERSALE DI BELLEZZA NOI DOVREMMO ESCLUDERE DAL BELLO TANTISSIME OPERE D’ARTE! ***MA L’ESTETICA NON E’ UNA PRECETTISTICA! LA PRIMA PARTE DELLA CRITICA DEL GIUDIZIO SI CHIAMA  ANALITICA DEL BELLO *LA SECONDA PARTE ANALITICA DEL SUBLIME, ma non lo trattiamo  IL SUBLIME E’ UN’ALTRA CATEGORIE ESTETICA ***L’ANALITICA DEL BELLO SI DIVIDE IN 4 MOMENTI: 1. SECONDO LA QUALITA’ (definiamo la qualità del giudizio di gusto  GIUDIZIO DISINTERESSATO, CONTEMPLATIVO, diverso da piacevole, buono, vero) 2. SECONDO LA QUANTITA’ 3. SECONDO LA RELAZIONE CON LO SCOPO 4. SECONDO LA MODALITA’ DI COMPIACIMENTO DELL’OGGETTO 1- GUSTO E’ LA FACOLTA’ DI GIUDICARE UN OGGETTO O UN MODO RAPPRESENTATIVO MEDIANTE UN COMPIACIMENTO, O UN DISPIACIMENTO, SENZA ALCUN INTERESSE. L’OGGETTO DI UN TALA COMPIACIMENTO SI CHIAMA BELLO! IL GUSTO, DUNQUE, E’ UN GIUDIZIO! IO DICO CHE QUALCOSA E’ BELLO QUANDO PROVO UN SENTIMENTO DI COMPIACIMENTO, MENTRE QUALCOSA E’ BRUTTO SE PROVO UN DISPIACIMENTO! (PIACERE E DISPIACERE, BELLO E BRUTTO) Kant subito dopo dice, che la facoltà di giudicare con piacere e dispiacere è SENZA ALCUN INTERESSE, e SOLO SENZA INTERESSE POSSO RAGGIUNGERE BELLO E BRUTTO! MA COSA SI INTENDE PER INTERESSE??? “IL PIACERE E’ DISINTERESSATO, IN QUANTO SI DIFFERENZIA DAL SODDISFACIMENTO DEL PIACEVOLE, DEL BUONO E DALLA RICERCA DEL VERO”  IL PIACERE ESTETICO E’ DISINTERESSATO PERCHE’ E DIVERSO DAL PIACEVOLE! PIACEVOLE  INTERESSATO  PIACERE DEI SENSI, DEGUSTAZIONE, QUASI GASTRONOMICO COME ESEMPIO, IL PIACERE E’ UNA DIMENSIONE DEGUSTATIVA CHE MI PORTA A PROVARE UN CERTO TIPO DI PIACERE. Il giudizio di gusto registra una finalità senza scopo. Esempio: un bambino gioca al gioco dei pompieri. Il gioco che caratteristiche ha? Nel gioco ci sono una serie di regole, il gioco non è quindi un’attività spontanea e senza regole (basti pensare ai giochi sportivi): il bambino ha come scopo quello di portare a termine il gioco nel modo giusto; non c’è però una finalità, perché il fine del gioco è il gioco stesso. Il bambino giocando ai pompieri non vuole spegnere davvero un fuoco. Quando ascoltiamo della musica o passeggiamo, non abbiamo altre finalità, se le avessimo anzi la finalità esterna ci distoglierebbe dall’esperienza estetica. La finalità dell’esperienza estetica non ha quindi una finalità esterna ad essa. Quando possiamo dire che un oggetto è bello? La bellezza non è una proprietà dell’oggetto, ma sta nella relazione tra me e l’oggetto. Un oggetto si può dire bello quando le mie facoltà sono in armonia con l’oggetto: è bello l’oggetto che mette le nostre facoltà in uno stato di libero gioco, possiamo provare un sentimento di piacere (giudizio di bellezza) o un sentimento di disarmonia (dico che quell’oggetto è brutto). Quando sento un’armonia vuol dire che quello oggetto ha una finalità senza scopo. Con finalità non si intende la funzionalità, è come dire che in quello oggetto vedo un creatore superiore che ha organizzato quell’armonia. La finalità del bello è una finalità senza scopo, ma non ha come scopo né l’utilità, né la perfezione (se intendiamo per perfezione una rappresentazione dell’ideale tramite il concetto. Già Baumgarten intendeva la perfezione non come un concetto della conoscenza chiara e distinta). LEZIONE 7 – 23/03/2022 STAVAMO TERMINANDO L’ANALISI DEI QUATTRO MOMENTI DEL GIUDIZIO DI GUSTO. *Boemhe nel suo testo fa continuo riferimento a KANT E A BAUMGARTEN Boehme riprende Baumgarten e la sua concezione di conoscenza sensibile, mentre nei confronti di Kant nutre un certo sospetto.  TORNANDO A KANT RIPRENDIAMO DAL TERZO MOMENTO: IL TERZO MOMENTO E’ PUO’ INTERESSANTE E COMPLESSO  RIGUARDA LA CONFORMITA’ A SCOPI ***PER KANT L’ESTETICA HA UNA SUA CONFORMITA’ SENZA SCOPI, - E’ DIFFICILE DA CAPIRE PERCHE’ PER NOI SONO DIVERSE FINALITA’ E SCOPO MA PER KANT  NELL’ESPERIENZA ESTETICA COME NEL GIOCO C’E’ UNA FINALITA’ MA ALL’INTERNO DEL GIOCO STESSO  la differenza tra scopo e finalità per Kant è minima!  ***la finalita’ del bello e’ una finalità MA FINALITA’ SENZA SCOPO: NON HA COME SCOPO NE UTILITA’, NE PERFEZIONE (SE PER PERFEZIONE SI INTENDE UNA RAPPRESENTAZIONE DELL’IDEALE TRAMITE IL CONCETTO, già Baumgarten intendeva la perfezione non come un concetto della conoscenza chiara e distinta!) Non c’è un’utilità stessa tranne quella della bellezza della creazione. “LA CONFORMITA’ A SCOPI PUO’ QUINDI ESSERE SENZA SCOPO (FELICITA’), IN QUANTO NON POSSIAMO PORRE LE CAUSE DI QUESTA FORMA IN UNA VOLONTA’, E TUTTAVIA POSSIAMO RENDERCI COMPRENSIBILE LA SPIEGAZIONE DELLA SUA POSSIBILITA’ SOLO DERVANDOLA DA UNA VOLONTA’” COSA SIGNIFICA?  QUANDO SONO NEL PIENO DELL’ESPERIENZA ESTETICA, IO NOTO UN’ARMONIA PRESENTE DENTRO DI ME, SENTO QUESTO SENTIMENTO (CARATTERISTICA DEL MIO ESSERE IN RELAZIONE CON L’OGGETTO) DI ARMONIA E CREDO CHE QUELL’ARMONIA SIA QUASI VOLUTA DA QUALCUNO! Come se dietro la natura stessa, dietro l’oggetto con cui mi relazione esteticamente CI SIA UN ARTECIFE, UN ARTISTA CHE ABBIA DATO IN QUELLE FORME TUTTA QUELLA BELLEZZA, TUTTA QUELLA ARMONIA. LA REGOLARITA’ STA NELL’IDEA CHE DIETRO A QUELLO CHE VEDIAMO SIA PRODOTTO NON DAL CASO MA COME SE CI FOSSE UN’INTELLIGENZA DIETRO! (dietro un quadro l’artefice c’è ma in un bosco ad esempio no) ECCO CHE QUALCOSA E’ CONFORME QUANDO SENTIAMO CHE DIETRO A QUELLA COSA CON CUI CI RELAZIONIAMO IN ESPERIENZA ESTETICA ‘ FRUTTO DEL PRODOTTO DI UN ARTEFICE, IL PIACERE E’ IL RISULTATO DELL’ACCETTAZIONE DI QUESTA CONFORMITA’!!!! ***ESEMPIO: Un compositore compone una melodia e poi la affida a un clarinetto, SE IL GIUDIZIO DI GUSTO VIENE FORMULATO SULLA BASE DELL’ATTRATTIVA DEL TIMBRO DEL CLARINETTO NON COGLIE LA BELLEZZA DELLA FORMA MELODICA! PER KANT  LA BELLEZZA NON E’ NEL TIMBRO DEL CLARINETTO MA NELLA FORMA MELODICA CHE IO HO IMMAGINATO! LA BELLEZZA E’ LA FORMA, IL DISEGNO DELLA MELODIA COME LO HO IN MENTE. Così come in pittura se ci concentriamo sulla scelta dei colori perdiamo IL SENSO DEL DISEGNO. ***DISEGNO E COMPOSIZIONE ALLA BASE DEL GIUDIZIO DI GUSTO!*** PARAGRAFO 16  DIFFERENZA TRA BELLEZZA LIBERA (pulchritudo vaga) e BELLEZZA ADERENTE (pulchritudo adhaerens) Se arrivo in un punto senza sapere nulla mi godo la bellezza di un’architettura(ad esempio), ma nel caso dell’architettura viene subito la domanda “MA COSA C’E’ LI? COSA SI FA?”, QUANDO INIZIAMO A DOMANDARCI (esempio auditorio di ROMA)  IN QUEL MOMENTO MI STO SPOSTANDO DALLA BELLEZZA LIBERA A QUELLA ADERENTE PERCHE’ BISOGNA RISPONDERE ALLA BELLEZZA MA ANCHE ALLA FUNZIONE DELL’OGGETTO DELLA BELLEZZA (funzione di ascolto ad esempio nell’audiorium di Musica). *L’ARCHITETTURA E’ UN ESEMPIO DI BELLEZZA ADERENTE  LA BELLEZZA ADERENTE DEVE TENERE CONTO DELLE FINALITA’ ALLE QUALI E’ DESTINATA UN’OPERA: UN AUDITORIO DEVE, AD ESEMPIO, AVERE DELLE FORME CHE POSSANO PERMETTERE UN’ESPERIENZA DI ASCOLTO OLTIMALE OLTRE ALL’ESPERIENZA ESTETICA DI SOLA BELLEZZA LIBERA LA BELLEZZA ADERENTE TIENE CONTO DELLA FUNZIONE DELL’OPERA *auditorio di Roma di Renzo Piano  LA BELLEZZA LIBERA INVECE E’ TALE PERCHE’ NON SI AGGANCIA A NULLA CHE NON SIA SE STESSA!  UN FIORE E’ BELLO AD ESEMPIO, MA NON HA FINALITA’ COME PUO’ AVERLO UN’ARCHITETTURA O UN’AUDITORIO (finalità = ascolto) Nell’architettura questo è evidente, le funzionalità sono evidenti e rendono la BELLEZZA ADERENTE CHIARA, ma nell’arte, nella musica, nella poesia , E’ DIFFICILE ISOLARE LA BELLEZZA ADERENTE PER KANT LA BELLEZZA PURA STA NELLA BELLEZZA LIBERA, CIO’ NON TOGLIE CHE ANCHE NEL CASO DELLA BELLEZZA ADERENTE, un architetto può essere talmente bravo da fare UN’OPERA MOLTO BELLA MA ANCHE FUNZIONALE, CHE COMPRENDA TUTTE E DUE LE BELLEZZE - QUARTO MOMENTO “Bello è ciò che viene riconosciuto senza concetto come oggetto di un compiacimento necessario” SENZA CONCETTO  SENZA CONOSCENZA SCIENTIFICA, NON HO BISOGNO DI SAPERE IL TIPO DI ALBERO PER GODERE DI UN’ESPERIENZA ESTETICA (non ci serve sapere se è acero, faggio ecc). L’ESPERIENZA ESTETICA CI FA GODERE LA BELLEZZA SENZA CHE IMPORTI IL CONCETTO DELL’OGGETTO! *non importa sapere quante foglie ha l’albero, la specie ecc. Non ho bisogno di mettere all’opera ciò he funziona nella scienza  l’ESPERIENZA ESTETICA NON E’ UN’ESPERIENZA DI CONOSCENZA CONCETTUALE ABBIAMO DETTO CHE: IL BELLO PRODUCE PIACERE, E QUESTO PIACERE HA UNA SUA NECESSITA’! E’ UN SENTIMENTO NECESSARIO PERCHE’ COINVOLGE TUTTE LE NOSTRE FACOLTA’, RICHIEDE CONCENTRAZIONE SULLA NOSTRA ESPERIENZA, IO CREDO DI CONDIVIDERE E DI POTER CONDIVIDERE QUESTO SENTIMENTO EPPURE QUESTO PIACERE NON E’ OGGETTIVO, NON DERIVA DA LEGGI OGGETTIVE E’ SOGGETTIVO, DOVREI DESCRIVERE UN MIO SENTIMENTO, UN SENTIRE, MA NON E’ FACILE  LA NECESSITA’ IN GIOCO E’ SOGGETTIVO, STA TUTTA NELL’ESPERIENZA CHE IL SOGGETTO FA.   ESISTE CIOE’ UNA UNIVERSALITA’ DELLA SOGGETTIVITA’, UN SENSO COMUNE, UNA COMUNANZA CHE RENDE COMUNICABILE IL SENTIMENTO. *ritorniamo al principio L’ESTETICA NASCE PER NON LASCIARE LA SOGGETTIVITA’ NEL REGNO DEL CASO, DELLO SFUGGENTE MA PER PROVARE A CREARE UNA COMUNANZA DEL SENTIMENTO, PER PROVARE A CREARE UNA UN’UNIVERSALITA’ ALLA SOGGETTIVITA’ CHE POTESSE ESSERE CONDIVISA! *l’estetica è una filosofia, quindi certo che usa i concetti, E’ UNA FILOSOFIA DELL’ARTE, ED E’ L’ARTE CHE NON USA I CONCETTI, NON LA FILOSOFIA* PERCHE’ PER OCCUPARCI DI CONOSCENZA SENSIBILE NON POSSIAMO PRESCINDERE DAGLI ALTRI SETTORI (ETICA, MORALE, SCIENZA ECC). E’ VERO CHE L’ESTETICA SI E’ DISTINTA COME MATERIA MA SPESSO I TEMI ESTETICI NECESSITANO DI APPOGGIARSI SU ALTRE DISCIPLINE  PROPRIO PERCHE’ L’OGGETTO DELL’ESTETICA E’ MOLTO PARTICOLARE, DELICATO, SFUGGENTE.  A questo punto Bohme inizia a trattare un po’ di storia dell’estetica MA NON ANCORA A FARE FILOSOFIA DELL’ESTETICA.  BOHME FA STORIA DELL’ESTETICA MA AD UN CERTO PUNTO, CI DICE, CHE VORRA’ ESPORRE IL SUO PUNTO DI VISTA ESTETICO, LA SUA FILOSOFIA.  DALL’IMPACCIO DI NON SAPERE QUALE SIA IL CAMPO DELL’ESTETICA SI PROVA A SFUGGIRE FACENDO UN PO’ DI STORIA DELL’ESTETICA. ESTETICA E’ UNA DISCIPLINA FILOSOFICA SPECIFICA E BAUMGARTEN LA CONTRAPPONEVA ALLA CONOSCENZA RAZIONALE, AL RAZIONALISMO! NON E’ POSSIBILE ISOLARE L’ESTETICA O L’OGGETTO ESTETICO, NON SI PUO’ OSSERVARE SOLO QUELLO, E’ UNA MATERIA INTERDISCIPLINARE. E L’ESTETICA NON SI FA NE SCIENTIFICIZZANDO NE TRATTANDO STORIA DELL’ESTETICA. - Spesso si fa dell’estetica una scienza, ad esempio NELLA FILOSOFIA ANALITICA (dibattito tra ANALITICI E CONTINENTALI) . ***AD UN CERTO PUNTO BOHME INIZIA A PRENDERE POSIZIONE, INTERROGA UN CAMPO DELL’ESPERIENZA E SI ISPIRA SUBITO A BAUMGARTEN*** BAUMGARTEN E’ L’INIZIATORE DELL’ESTETICA MA POI CON KANT HA PRESO UN’ALTRA DIREZIONE, DIVENTANDO, DOPO B., UNA FILOSOFIA DELL’OPERA D’ARTE. PER BAUMGARTEN L’ESTETICA DELLE ARTI ERA SOLO UNA DEI QUATTRO TIPI DI ESTETICA! FAR DIVENTARE L’ESTETICA SOLO UNA FILOSOFIA DELL’ARTE, PER BOHME E’ ALTAMENTE RIDUTTIVO, E’ STATO UN GRANDE ERRORE!!!! L’ESTETICA E’ QUINDI DIVENTATA UNA DOMANDA SUL CHE COSA SIA UN’OPERA D’ARTE! *le opere d’arte ci interessano MA SE SIAMO FILOSOFI CHE GUARDANO ALL’ESPERIENZA ARTISTICA IN QUANTO ESPERIENZA  A QUESTO PUNTO L’ARTE E’ SOLO UN ESEMPIO! ANCHE BOHME PARLERA’ DI OPERE D’ARTE MA NON PIU’ COME OGGETTO DELL’ESTETICA MA COME UN TESTIMONE, COME UNA TESTIMONIANZA DELL’ESPERIENZA ESTETICA (LO DICEVA PURE KANT). L’ARTE E’ SOLO UNA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ESPERIENZA ESTETICA! ALTRIMENTI NON POTREMMO CONSIDERARE LA CRITICA DEL GIUDIZIO COME OPERA ESTETICA. *PAG.41 – CITAZIONE DI BAUMGARTEN. FINO ALL’INZIO DEL SETTECENTO VI ERA CENTRALITA’ DEL LOGOS, SI CREDEVA CHE LE PASSIONI E LE PERCEZIONI FOSSERO FUORVIANTI SE SI PARLAVA DI CONOSCENZA CI SI RIFERIVA ALLA CONOSCENZA RAZIONALE, AL RAZIONALISMO LA SENSIBILITA’ ERA IL REGNO DELL’ERRORE! MA CON L’AVVENTO DELL’ESTETICA CI SI RENDE CONTO CHE ESSA REGGE LA CONOSCENZA RAZIONALE, CHE SENZA LA CONOSCENZA SENSIBILE NON SI POTREBBE CONOSCERE RAZIONALMENTE, CONOSCERE IL MONDO ECC. COME SI PUO’ CONOSCERE QUALCOSA SE NON LA PERCEPIAMO? SE NON CI COLLEGHIAMO A CIO’ SENSIBILMENTE? *i concetti sarebbero cechi se non ci fosse sensibilità  diceva Kant NON SI PUO’ RIMANERE SOLO SUL PIANO DELLA LOGICA (LOGOS), MA BISOGNA LAVORARE ANCHE SUL FONDAMENTO, SU CIO’ CHE VIENE IN AIUTO ALLA LOGICA : L’ESTETICA!  IL FINE DELL’ESTETICA E’ LA PERFEZIONE DELLA CONOSCENZA SENSIBILE, E LA PERFEZIONE DELLA CONOSCENZA SENSIBILE E’ LA BELLEZZA!  LA BELLEZZA E’ LA PERFEZIONE DELLA CONOSCENZA SENSIBILE, E QUESTA CONCEZIONE, DICE BOHME E’ SCONCERTANTE.  PERCHE’ PER BAUMGARTEN LA BELLEZZA NON E’ UNA PROPRIETA’ DELLE COSE MA UNA PROPRIETA’ DEL MODO IN CUI IO LE CONOSCO LE COSE, NEL MODO IN CUI IO MI RELAZIONO CON L’OGGETTO. LA BELLEZZA, ANCHE IN KANT, NON E’ QUALCOSA DI OGGETTIVO!!!  LA BELLEZZA NON E’ UNA CARATTERISTICA DELL’OGGETTO, MA E’ UN SENTIMENTO!!!  QUANDO BAUMGARTEN DICE CHE L’ESTETICA SI OCCUPA DELLA CONOSCENZA SENSIBILE FA UN’APPREZZAMENTO DEGLI ELEMENTI SFUGGENTI, SENSIBILI! PURE KANT AVEVA DETTO CHE SENZA CAPIRE COME FUNZIONA LA CONOSCENZA SENSIBILE NOI NON POSSIAMO CAPIRE COME FUNZIONA LA SCIENZA, NE L’ETICA, NE NULLA  LA CONOSCENZA SENSIBILE E’ IL FONDAMENTO DI QUELLA SENSIBILE ECC. KANT SI OCCUPA DI ESTETICA NON SOLO NELLA CRITICA DEL GIUDIZIO MA ANCHE NELLA CRITICA DELLA RAGION PURA (PARLA DI ESTETICA TRASCENDENTALE, AFFRONTA L’ESTETICA DA UN ALTRO PUNTO DI VISTA). *PAG. 44  SIA BAUMGARTEN CHE KANT HANNO CAPITO CHE PRIMA DELLA CONOSCENZA RAZIONALE C’E’ QUELLA SENSIBILE, E’ UN PUNTO IMPORTANTE MA NON SI SONO MAI FINO IN FONDO STACCATI DALLA CONOSCENZA INTELLETTUALE. HANNO SEMPRE VISTO LA CONOSCENZA SENSIBILE COME UNA PREPARAZIONE VERSO LA CONOSCENZA INTELLETTUALE  SI SONO SEMPRE LEGATI AD UNA SERVITU’ DELLA CONOSCENZA CHIARA E DECISA (RAZIONALE). L’ERRORE E’ STATO DI MANTENERE QUESTA SERVITU’ DELLA CONOSCENZA INTELLETTUALE E DI VEDERE LA CONOSCENZA SENSIBILE SOLO COME PROPARAZIONE.  BOHME CERCHERA’ DI ELIMINARE QUESTO RESIDUO DI DIPENDENZA DI CONOSCENZA INTELLETTUALE, VUOLE OCCUPARSI DI CONOSCENZA SENSIBILE IN SE, SENZA SERVITU’, UNA CONOSCENZA SENSIBILE CHE HA GIA’ LA SUA PERFEZIONE IN SE. NEL PRIMO PASSO DI BAUMGARTEN SEMBRA ANCORA CHE LA CONOSCENZA SENSIBILE SIA AL SERVIZIO DELL’INTELLETTO  MENTRE NEL PATTO IN CUI IL FINE DELL’ESTETICA VIENE CONTRADDISTINTO CON LA BELLEZZA  BAUMGARTEN CI FA CAPIRE CHE LA CONOSCENZA SENIBILE HA UNA PERFEZIONE IN SE!  COSA FA BOHME???  PRENDE I CONCETTI ESTETICI DI BAUMGARTEN E DI KANT E LI RADICALIZZA!!!  LO SCOPO DI BOHME E’ DIRE CHE LA CONOSCENZA SENSIBILE NON DEVE ATTENDERE ALTRO PER RAGGIUNGERE LA PERFEZIONE  MIRA AD UN’AUTONOMIA PIU’ COMPLETA DELLA BELLEZZA (RADICALIZZA CIO’ CHE KANT E BAUMGARTEN AVEVANO INTUITO MA NON COMPLETATO, REALIZZATO). L’ESPERIENZA ESTETICA E’ GIA’ PERFETTA SENZA CHE ARRIVI ALTRA CONOSCENZA O ALTRO AD AIUTARLA SE ENTRA IN GIOCO LA CONOSCENZA INTELLETTUALE E’ UN ALTRO TIPO DI CONOSCENZA MA NON ACCORRE IN AIUTO ALL’ESPERIENZA E ALLA CONOSCENZA SENSIBILE! L’ESPERIENZA ESTETICA HA UNA SUA PERFEZIONE E NON HA BISOGNO DI ASPETTARE ALTRO, HA BISOGNO DI SENTIRE UNA CERCA MIA PERCEZIONE SOGGETTIVA, NON HA BISOGNO DI APPOGGIARSI AD ALTRE CONOSCENZE  E’ CONTEMPLAZIONE ED E’ GIA’ PERFETTA COSI’. *è difficilissimo attuare una descrizione dell’esperienza estetica. Rimanere li e provare ad interrogarci sulla natura del sentimento che proviamo, senza tendere alla descrizione dell’oggetto. *kant diceva che il piacere della musica somiglia al piacevole del palato. LEZIONE 10 – 31/03/2022 Per Kant le categorie dell’estetica sono bello, basato sul piacere e sublime che non può basarsi sul piacere, è un sentimento misto di piacere e paura. Il sublime è un qualcosa di superiore, che mette l’uomo in una situazione di impotenza. Boeme nota che sia Baumgartner che Kant parlano di bellezza, ma che in fondo bello e sublime sono degli ideali implicano una valutazione, un giudizio, se diciamo che una cosa è bella, attribuiamo un valore superiore agli altri oggetti. Se noi stiamo parlando dell’esperienza sensibile non dovrebbe essere in gioco una valutazione. L’estetica è nata come un’estetica elitaria, che presuppone già dei valori. Si insinua la categoria del giudizio di valore sempre nelle categorie del 700, mentre invece boeme vuole eliminare il giudizio. Boeme vuole concentrarsi sulla prima impressione, che non contiene giudizio. Lo dice a pag.49. per boeme la natura è una fonte di esperienza estetica (critica ad hegel che indicava solo l’arte come modalità di ricerca estetica), l’arte è solo un esempio in cui è particolarmente visibile l’esperienza estetica. Le cose esposte in museo sono state già sottoposte ad un giudizio, sono state già giudicate come cose bello e quindi non interessano a Boeme. L’esperienza estetica non è relegata a un luogo (il museo), ma è dappertutto. Boeme propone un’estetica diverse da quella classica, non crede nell’artista isolato e delle persone che guardano le opere nei musei. Boeme mette l’esperienza estetica non come un’esperienza isolata, ma come un’esperienza calata nell’esperienza quotidiana. Lettura pag 48-49. Boeme si rende conto, che nell’arte contemporanea c’è stata una frattura fra arte e pubblico, perché l’arte non comunica in maniera diretta. E quando si crea una frattura c’è bisogno di molta teoria che aiuti lo spettatore a comprendere l’arte. *sgarbi è entrato dentro il meccanismo dell’esibizionismo, dell’estetizzazione del reale, della finzione, ERA UN GRANDE STUDIOSO, E ORA E’ DIVENTATO COME GLI ALTRI VOLEVANO LUI APPARISSE. NON E’ PIU’ CHIAMATO PER LA SUA VERA VOCAZIONE MA PER QUELLO CHE SERVE AL MERCATO. *BISOGNO DI SECONDO GRADO CHE AFFERRANO L’ECONOMIA IN UN LIVELLO DIVERSO DI BISOGNO, RENDONO IL CAPITALISMO SISTEMICO! SI PUNTA SUL DESIDERIO DEL BISOGNO! IL DESIDERIO E’ MOLTO MENO CORPOREO DEL BISOGNO E PUO’ PROLIFERARE ALL’INFINITO  BOHME CI HA DETTO CHE L’ESTETICA STA DIVENTANDO PROPRIO QUESTO. LEZIONE 12 28/4/2022 PAG 69. Esempi di percezione. Per boeme l’estetica diventa aestetica che significa percezione, un ritorno alla teoria della percezione. Un ritorno alla percezione significa un ritorno al nostro primo contatto con il reale. Non è semplice da riprendere perché ora per noi questo momento è mescolato con tutti gli altri, al concetto, alla riflessione. è difficile per noi sentire il mondo come lo abbiamo sentito prima di conoscerlo. Dobbiamo quindi eliminare la nostra esperienza per arrivare al momento primo originale. Non è vero però che riguarda il nostro primo rapporto col mondo perché comporta un io ben costituito e che io sia cosciente di questo io. Dire io è già un elemento elaborato, ma noi essendo abituati a considerare l’io, lo consideriamo parte del primo momento. Un neonato per esempio non ha questa percezione, non sa nemmeno quando inizia e finisce il suo corpo, non percepisce se stesso, perché deve ancora arrivare la fase dello specchio, in cui il bambino vedendo la propria immagine allo specchio, non capisce subito di essere lui. Il bambino ha una percezione frammentata di sé. L’immagine che noia abbiamo di noi stessi è un processo elaborato che nasce da quando ci vediamo riflessi nello specchio e l’immagine che abbiamo di noi e l’immagine nostra riflessa dallo specchio, c’è una distanza che porteremo per tutta la vita. Quando ci guardiamo allo specchio non ci rispecchiamo in quell’immagine, crediamo di essere diversi. Lo scarto fra come mi percepisce come sono in realtà crea un contrasto all’interno della persona. L’io quindi passa dall’immagine riflessa di me, passa dall’educazione dei nostri genitori, della società ecc. Il soggetto quindi non nasce come io, ma come un’esistenza che non sa dire io, che imparerà poi il suo io. Questo stacco lo abbiamo in alcuni momenti della nostra vita. Quando ci guardiamo allo specchio e non ciriconosciamo subito, oppure quando sentiamo la nostra voce registrata, che ci sembra diversa da quella che pensiamo di avere. Noi quando ci vediamo o ascoltiamo, la sento da fuori però sento anche la risonanza interna che gli altri non sentono, percepiamo qualcosa che gli altri non percepiscono. Quando diciamo per esempio io vedo l’albero, dico qualcosa di già molto complesso, perché si presuppone l’esistenza di un io e che la persona sia consapevole del suo io. In questo caso di percettivo e primario, anche in una frase elementare, non c’è perché è già un qualcosa di elaborato, mentre noi dobbiamo cercare il momento in cui non abbiamo ancora elaborato niente, cioè prima di identificarci e di costruire un io. Il nostro momento primario, per boeme è rimasto in noi ma è contaminato dalle esperienze che facciamo, è quindi è dormiente dentro di noi. Quando siamo di fronte a un pericolo estremo, si può riattivare questo sentimento primario, perché perdiamo le conoscenze che abbiamo acquisito e restiamo paralizzati dalla paura, dal panico, allora si può ripristinare una pulsione primitiva, che porta ad immobilizzarci e a non sapere cosa fare. L’estetica quindi cerca di interrogarsi sull’origine della nostra sensibilità, non facendo dell’origine qualcosa di perduto. L’estetica è lo studio del primo istante dell’esperienza che ci accompagna sempre, soltanto che noi abbiamo difficoltà a vederlo poiché mischiato alle competenze più sofisticate che abbiamo preso (il linguaggio, il pensiero, le esperienze pratiche e teoriche). Boeme vuole riconsegnare all’estetica questo momento originario. Si parla di una tonalità del sentire, per non dire la parola del sentimento, che è già qualcosa di elaborato. Anche nel linguaggio comune si differenziano due concetti sentimento, come accade con l’inglese e il tedesco. La parola più giusta per poter avvicinare questo sentire, questo primo contatto col mondo è la parola atmosfera. Vuole trovare quel momento di esperienza che è alla base della nostra esperienza in cui noia ancora non conosciamo nulla. Lettura pag 69 in poi. Che esempio si può fare per spiegare questa prima percezione? LEZIONE 13 4/5/2022 Pag 74 La percezione atmosferica è presa all’origine quando non è ancora possibile distinguere fra la soggettività e l’oggettività. La parola presenza è una percezione che io acquisisco solo se presente nel luogo. La presenza non è una constatazione indifferente da me, ma l’io è soggetto. Sembra che il fuoco della frase mir ist kalt, sia mir, ma la percezione atmosferica non è mia. La percezione atmosferica non è soggettiva e chiusa in me, la sento su di me ma non è soggettivistica, sono in grado di percepire l’atmosfera di un posto. Se entro in un posto allegro, anche se sono triste, percepisco l’allegria del posto. Le atmosfere hanno una loro identità, e non sono vincolate al mio modo di sentire, esistono a prescindere da me. Le atmosfere sono vincolate alla identità dei luoghi e per sentire questa identità devo essere dentro. Le atmosfere non sono cose, sono quasi cose. Esiste precedentemente alla focalizzazione dell’oggetto, che ha come oggetto una quasi cosa non un oggetto in senso stretto. Tradizionalmente noi distinguiamo 5 sensi. A noi interessa il livello della percezione che non è ancora differenziato, qualcosa che non è definibile nei 5 sensi. Sento con tutti e 5 sensi insieme in una sinestesia. Il compito dell’estetica è pensare che prima del concetto esista un primo contatto col mondo originario, che poi conserviamo dentro di noi, e che continuerà ad influenzare la nostra esperienza. Ciò che si sviluppa all’inizio non si perde. Quell’esperienza è attiva ogni volta che facciamo un’esperienza ma è nascosta, sotto il linguaggio, le distinzioni c’è questa esperienza primaria, ma se non ci fosse questo primo momento non ci sentiremmo mai parte del mondo in cui siamo. Questa sensazione che ci fa sentire parte della realtà in cui viviamo è decisiva per farci fare delle domande sul mondo, possiamo fare sul mondo quando ci sentiamo parte del mondo come diceva kant. L’esperienza estetica è un esperienza che facciamo sempre tutti sotto la pelle di esperienze più elaborate. L’estetica che sembra nascere come filosofia dell’arte non è solo questo, ma anche altro, riflette un’esperienza che non ci fosse, non ci sarebbero altre esperienze. ESPERIENZA PRIMARIA. Pag 75 Quando noi vediamo qualcosa, abbiamo specializzato quel senso, ma dentro di noi tutti i sensi agiscono, ma sono nascosti e prevale in questo caso la vista. Per accedere al piano atmosferico dobbiamo mettere in funzione tutti i nostri sensi. Cosa posso fare per evocare questa sinestesia? L’unica parola che si avvicina è sentire, perché è una parola che va bene per tutti i sensi. L’esperienza estetica è la risonanza della percezione sul sentimento. È un sentire nel senso della percezione e nel senso dell’emozione. Il gusto non sempre risiede nel palato come anche gli altri sensi non sono sempre collegati a un organo preciso. Il tipo di sapore per esempio dipende da altri elementi non solo dalla lingua. A noi non interessa cosa fa il corpo quando percepiamo qualcosa, da un punto di vista biologico, ma come ci sentiamo. LEZIONE 14 5/5/2022 Pag. 76 a 79 Anche quando crediamo di dare prevalenza alla vista erano delle percezioni latenti di cui non ci accorgiamo. Percepire presenze non è percepire cose ma atmosfere. dal generico sentire una presenza cerco di specializzarlo tramite i sensi. Sento le presenze degli oggetti prima di percepirli sensorialmente. Fa un paragone con l’hotel perché quando mi sveglio nell’hotel per un attimo non so dove mi trovo. Non c’è ancora l’identificazione del luogo in cui e non so bene cosa stia succedendo, sento solo il fastidio della zanzara. È una percezione che ho senza ancora inquadrare il luogo e l’oggetto. Noi in quel momento siamo parte del mondo, prima che si sia fatta la separazione fra noi e il mondo. L’inquietudine per esempio è un sentimento atmosferico, non ha un oggetto, la percepiamo in maniera indefinita. Atmosferico è la componente ambientale, mentre atmosfera è l’esperienza soggettiva che proviamo, la componente sensibile. Pag 89 atmosfere di ingressione e discrepanza. Le atmosfere sono nello spazio, non sono in me nonostante siano un sentire. Il sentire non è chiuso nella soggettività. Nell’ingressione atmosferico e atmosfera sembrano coincidere. La filosofia del 900 è nata nel dare importanza all’esterno più che all’interno. Il linguaggio non è una cosa personale, altrimenti non potremmo comunicare fra noi. Sento di di me quello che il luogo atmosferico mi trasmette.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved