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Teorie Sociali: Integrazione, Culture, Interazioni, Leadership, Gruppi e Stratificazione, Appunti di Istituzioni Di Sociologia

Diverse teorie sociali, dalla integrazione sociale alla struttura sociale. Vengono esplorate le teorie del conflitto, la cultura e le interazioni sociali latenti, i gruppi formali e informali nelle organizzazioni, la leadership, il gruppo di riferimento, il gruppo di pressione e la conformità creativa. Inoltre, vengono discusse le teorie sulla stratificazione sociale, il sistema di stratificazione sociale chiuso e aperto, il concetto di status e il sistema di stratificazione sociale di tipo chiuso (sistema di casta).

Tipologia: Appunti

2011/2012

Caricato il 04/06/2012

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Scarica Teorie Sociali: Integrazione, Culture, Interazioni, Leadership, Gruppi e Stratificazione e più Appunti in PDF di Istituzioni Di Sociologia solo su Docsity! LA SOCIOLOGIA: METODI E RICERCA – Cap. 1 • GLI INTERROGATIVI DELLA SOCIOLOGIA La sociologia studia il complesso campo delle relazioni umane. Secondo Rocher gli interrogativi fondamentali della ricerca sociologica sono: come si spiega che le collettività umane esistono e si mantengono? Come si rapporta l’uomo alla collettività? Come si organizzano e si strutturano i quadri sociali della vita umana? Come si produce e si spiega il cambiamento, l’evoluzione delle società umane?. La sociologia si interroga sia secondo un approccio macrosociale (quali sono i modelli della società?) sia da un punto di vista microsociale (quali sono i rapporti di interazione tra gli individui?). • I METODI DI RICERCA Gli studiosi di scienze sociali vengono distinti in “quantitativi” e “qualitativi” , in base al fatto che nelle loro indagini si servano per lo più di dati ridotti a numero (statistiche) o di elementi non quantificabili (come, per esempio, i valori). Nella maggior parte dei casi le due metodologie si integrano reciprocamente. - L’indagine per campione: mezzo sistematico per acquisire dati sul comportamento, gli atteggiamenti o le opinioni degli individui, interrogando un gruppo rappresentativo (che rechi in sé tutti i caratteri tipici della popolazione di riferimento). L’attendibilità dei risultati è strettamente legata alla rappresentatività del campione. I ricercatori si servono spesso di questionari per sondare l’opinione degli individui. -Il questionario strutturato: prevede l’uso esclusivo o prevalente di risposte fisse precodificate (particolarmente idoneo nel caso di indagini su campionature molto ampie); - Il questionario non strutturato: fa ricorso a domande aperte, sollevando questioni a cui l’intervistato deve sforzarsi di dare una risposta personale e non condizionata dall’ottica del ricercatore; - Il questionario semistrutturato: viene formulato in modo da lasciare una certa libertà alle risposte dell’intervistato, seppure all’interno di griglie prestrutturate dal ricercatore; - L’intervista: metodo utilizzato in sostituzione, o spesso accanto al questionario. Può essere effettuata anch’essa in modo strutturato e semistrutturato o come colloquio in profondità. • LA RICERCA DI LABORATORIO Lavoro di ricerca che assume la forma dell’esperimento. Si sviluppa in un ambiente controllato, ritenuto utile per studiare le relazioni tra piccoli gruppi di persone. I soggetti si dividono in due gruppi omogenei: il gruppo sperimentale (che viene esposto alla variabile indipendente, cioè la condizione che si pensa provochi un certo risultato) e il gruppo di controllo (che non viene esposto a variabili indipendenti al fine di poterne valutare l’incidenza). Il merito degli esperimenti è quello di consentire l’isolamento e il controllo degli elementi che si suppongono causare un determinato fenomeno. (rischio artificiosità). • IL LAVORO SUL CAMPO Il lavoro sul campo (introdotto negli anni ’20 dalla Scuola di Chicago) è rimasto uno dei metodi principali di ricerca sociologica. Offre la possibilità di accedere direttamente alla vita sociale e di vagliare con maggiore attendibilità i risultati di indagine grazie al confronto con la vita reale delle persone studiate. • LA RICERCA STORICA Introdotta da Ernst Troeltsch e Max Weber, le osservazioni sull’interazione degli esseri umani nella società vengono collocate all’interno di una prospettiva temporale fornita dalle fonti storiche. • LA RICERCA COMPARATA Esigenza comparativa già presente in Weber, la ricerca comparata si fonda sull’analisi parallela di fenomeni culturali propri di ambiti sociali differenti (rituali religiosi, sistemi politici, ecc.) in modo da coglierne i fattori che costituiscono la causa delle differenze nella struttura e nella tendenza degli avvenimenti. • LE TEORIE Considerando gli orizzonti teorici compresi all’interno della sociologia, una prima generale distinzione è quella tra microsociologia e macrosociologia. Attualmente si tende sempre di più a considerarle orizzonti complementari di ricerca (mesosociologia=intersezione di micro e macrosociologia) - La microsociologia: si occupa del comportamento, all’interno di uno spazio ridotto (microsociale), di persone che sono tra loro in rapporto immediato di interazione e soprattutto di piccoli gruppi (face to face group). - La macrosociologia: ha come oggetto di indagine le grandi configurazioni sociali: stratificazioni, classi, generazioni, intere società storiche. Un principio fondamentale della macrosociologia è che le società storiche nella loro totalità posseggono caratteristiche attraverso le quali si distinguono dalle parti che le compongono. - Funzionalismo: trae origine dal pensiero di Herbert Spencer, che paragonava le società agli organismi viventi e riteneva che le loro varie parti costituissero sistemi che, a loro volta, operavano insieme come un tutto funzionante. Ogni parte di una società o di un corpo vivente ha una funzione interdipendente dalle altre. Durkheim sostiene che la società sia costituita da parti diverse che reciprocamente contribuiscono al funzionamento generale (anche la devianza quindi risulta un elemento necessario alla coesione umana) - struttural-funzionalismo: funzionalismo ridefinito in senso strutturale da Talcott Parsons, Robert Merton e Kingsley Davis. Per Parsons ogni società, o ogni sistema sociale, deve rispondere a 4 imperativi funzionali: 1) perseguimento dei fini (goal attainment); 2) la stabilità normativa latente (è la funzione che assicura i valori); 3) l’adattamento all’ambiente (sia fisico che morale); 4) l’integrazione (la funzione che consente il reciproco equilibrio degli elementi del sistema). I principali presupposti dello strutturalfunzionalismo possono essere: una società, come sistema di parti tra loro interrelate; i sistemi sociali tendono a essere stabili; le disfunzioni esistono ma tendono a risolversi o comunque a essere integrate nel sistema; il mutamento è di solito graduale; l’integrazione sociale è prodotta dal consenso di gran parte dei propri membri della società rispetto a un certo insieme di valori (sistema di valori che costituisce l’elemento più stabile del sistema sociale). - le teorie del conflitto: i fenomeni sociali costituiscono un processo in continua trasformazione, il cui movimento è connesso alle contraddizioni oggettive che emergono dalla realtà sociale. I sociologi del conflitto si rifanno a Marx e Engels, ai concetti da essi introdotti si struttura e sovrastruttura, lotta e alienazione. Si ricorda anche Gerog Simmel, secondo il quale il conflitto porta all’integrazione sociale e contribuisce all’identità del gruppo. Strutturalismo: Riprende il concetto di struttura elaborato dalla linguistica (ciò che è essenziale, permanente, formale e solidale) e lo applica ai fenomeni culturali. - teorie dell’azione: George Herbert Mead - comprendono molteplici teorie (interazionismo simbolico (Herbert Blumer), teoria della rappresentazione scenica (Ervin Goffman), ecc.), accomunate dall’interesse per i processi di microinterazione individuale. LA SOCIOLOGIA DELLE CONOSCENZE ritiene che l’esperienza individuale sia condizionata dall’ordine e dal significato fornitole dai modelli sociali. LA TEORIA DELL’AGIRE COMUNICATIVO – Fondatore Jurgen Habermas – la Teoria globale dell’azione sociale, analizza i modelli universali dell’agire che struttura la comunicazione linguistica. SOCIOLOGIA FENOMENOLOGICA – riprende alcuni concetti della fenomenologia di Husserl (mondo della vita, empatia, ecc.) e concentra l’attenzione sull’esperienza del mondo quotidiano. LA TEORIA DEI SISTEMI SOCIALI – applica all’analisi sociale la teoria dei sistemi elaborata in ambito epistemiologico da Bertalanffy. Sulla base del concetto matematico di funzione, vengono esaminati i rapporti che si vengono a costituire tra gli elementi dei sistemi sociali che, secondo Luhmann, servono anche a mediare il rapporto uomo-mondo. CULTURA E SOCIETA’ – Cap. 2 IL PROBLEMA La cultura consente agli esseri umani di adattarsi agli ambienti più diversi modificando, e talvolta trasgredendo, l’istintività del comportamento che condiziona in modo rigido le altre specie animali. Secondo Clifford Geertz, esseri umani non acculturati non esistono, non sono mai esistiti, né possono esistere. Senza cultura non potrebbero sopravvivere né il singolo individuo nè la società umana I CARATTERI DELL’ISTINTO: modelli tramandati dall’informazione genetica che negli esseri viventi ne indirizzano la condotta al fine di consentirne la sopravvivenza all’interno di habitat particolari. I COMPORTAMENTI COMPLESSI I comportamenti complessi, che riguardano non solo modalità operative ma anche modelli etici, estetici e relazionali, non dipendono dalla trasmissione genetica, bensì sono gradatamente appresi e assimilati dagli individui attraverso processi di socializzazione e di trasmissione culturale. CHE COS’È LA CULTURA-SISTEMA DINAMICO La cultura comprende ogni attività umana, conoscitiva, affettiva e relativa al campo dell’azione, condivisa da una pluralità di individui in determinati contesti. I vari elementi culturali costituiscono un insieme integrato, in cui ogni aspetto determina il modo di essere degli altri ed è da questi condizionato. Attraverso la cultura l’uomo percepisce la realtà e la controlla. Valori e norme di comportamento differiscono da cultura a cultura, sia per quanto riguarda aspetti marginali delle abitudini, sia per quanto riguarda la dimensione etica profonda. Gli elementi culturali costituiscono un insieme integrato all’interno del quale ogni aspetto determina il modo di essere degli altri. La cultura non è qualcosa di statico, ma proprio a causa dell’interdipendenza degli elementi che la costituiscono, essa si ristruttura continuamente modificando gli usi e i costumi, i valori, p precetti morali, la visione del mondo e le norme. LE TEORIE SULLA CULTURA Per il funzionalismo ogni elemento culturale è comprensibile solo in relazione alla funzione che esso svolge nell’insieme culturale di cui fa parte. Ciò permette di comprendere il senso di comportamenti culturali apparentemente insensati dal punto di vista di un diverso insieme culturale. Per la teoria ecologica le diversità culturali dipendono dalle differenti richieste dell’ambiente naturali (del clima, del terreno, ecc.) a cui gli uomini devono dare risposta. CULTURA E CIVILTA’ Il termine culture implica elementi sia materiali, sia spirituali; i caratteri a essa essenziali sono: la modificazione dell’individuo, la viecolazione tramite apprendimento, l’essere condivisa da una pluralità di individui, il costituire un sistema integrato e dinamico. La cultura fornisce l’universo mentale, morale e simbolico comune a una pluralità di persone, grazie al quale, e attraverso il quale, queste persone possono comunicare tra loro condividere il senso della realtà e sentirsi parte di un universo comune che li sorpassa e li tiene uniti attraverso valori, modelli e significati. Gli universi culturali non riguardano solo la strutturazione esteriore della vita degli individui (con modelli di relazione, abitudini, ecc.) ma plasmano la stessa personalità interiore. LA SOCIALIZZAZIONE – Cap. 3 - Socializzazione: processo attraverso il quale vengono trasmessi i modelli culturali, mediante apprendimento e interiorizzazione. Ha inizio con la prima infanzia e prosegue per tutta l’esistenza. INFANZIA E SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA - La vita stessa del neonato dipende dal rapporto che gli individui che lo accudiscono e al contempo ne soddisfano e regolano i bisogni. Grazie a questi individui (gli altri importanti) il piccolo accoglie i modelli sociali attraverso cui percepisce il mondo e organizza gli stessi bisogni organici (fame, sonno, ecc.), apprende le forme di comunicazione, i valori e gli stili di vita propri del contesto sociale. La SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA consente al bambino di divenire membro della società. Costituisce il sostrato di ogni futura forma di socializzazione. Avviene mediante un processo di identificazione con “l’altro importante” , in cui ha ampio spazio il coinvolgimento emotivo. In questa fase l’individuo prende coscienza di sé attraverso gli atteggiamenti che ogni “altro importante” hanno nei suoi confronti. LA SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA riguarda quei processi di socializzazione particolari (professionalità, religiosa, politica, associativa, ecc.), che con momenti e modalità specifiche contribuiscono alla formazione complessiva della personalità sociale. Si parla di socializzazione secondaria anche nel caso in cui un individuo estraneo a u determinato contesto culturale ne assimila le norme, il linguaggio, i valori, ecc. LO STUDIO DELLE FASI DI SOCIALIZZAZIONE – Lo sviluppo della personalità in ambito psicosociale è stato stabilito da E. Erikson. Erikson ritiene che la strutturazione degli impulsi individuali avvenga, sulla base del rapporto con l’ambiente sociale, secondo 8 stadi (la fiducia, l’autonomia, l’iniziativa, l’operosità, l’identità/ dispersione, l’intimità, la generatività, l’integrità dell”Io”). LE AGENZIE DI SOCIALIZZAZIONE – Per garantire la socializzazione, le società elaborano degli ambiti deputati alla socializzazione (le agenzie di socializzazione) degli individui. Nelle contemporanee società occidentali, gli agenti socializzanti sono: la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari, i mass-media. - LA FAMIGLIA: si occupa della socializzazione della prima infanzia sino almeno all’adolescenza. Agente fondamentale, consente anche il collegamento tra generazioni. - LA SCUOLA: ha il compito istituzionale di socializzare i giovani addestrandoli all’apprendimento di particolari abilità e alla condivisione dei valori comuni. - IL GRUPPO DEI PARI: è costituito da coetanei in rapporto di amicizia. Esercita particolari influenze nella tarda infanzia e nell’adolescenza, proponendo nuove norme e valori all’interno della dinamica tra eguali. - il leader autoritario: si limita a dare ordini. - il leader democratico: cerca il consenso della maggioranza del gruppo sulle sue iniziative. - il leader lassez-faire: si preoccupa meno di dirigere, ma più di far emergere dal gruppo le iniziative. • I MODELLI DI COMUNICAZIONE - modello a cerchio: nessun membro prevale e la comunicazione si trasmette circolarmente (garantisce meno l’efficienza del gruppo). - modello a ruota: il leader si configura come il mozzo di una ruota i cui raggi sono le linee di comunicazione (i membri non comunicano tra loro, ma ciascuno di essi comunica con il leader). E’ il modello che permette maggiore efficienza nel gruppo. • IL GRUPPO DI RIFERIMENTO L’azione individuale non è orientata soltanto dal gruppo al quale si appartiene (gruppo di appartenenza), ma anche dal gruppo, o dai gruppi, che incarna le sue aspirazioni (gruppo di riferimento – speranza di mobilità sociale). Si distinguono gruppi di riferimento positivi e gruppi di riferimento negativi (in-group e out-group) -gruppo di noi e gruppo dei loro-; nei confronti di questi ultimi si sviluppa una situazione di conflitto (Merton ha applicato la distinzione proposta da William Graham Sumner). • IL GRUPPO DI PRESSIONE Quando un gruppo nasce e si sviluppa per lo scopo preciso di difendere e propagandare gli interessi dei suoi membri, si parla di gruppo di interesse. Si dice gruppo di pressione il gruppo di interesse che agisce in vario modo sulle istituzioni politiche (p.e. le lobbyes) CONFORMISMO E DEVIANZA - Cap. 6 - Canoni di comportamento che disciplinano l’azione dei soggetti (le norme): normalmente si distingue tra due grandi raggruppamenti: mores (costumi) e folkway (usi). Con il termine folkway si indicano gli usi più consuetudinari di una società . Esempi di mores invece, sono le leggi che riguardano la proibizione all’omicidio, allo stupro, ecc. Si tratta di norme essenziali su cui si fonda la coesione stessa della società. Normalmente, i sistemi legislativi perseguono chi infange i mores (prevedendo e comminando gravi sanzioni), mentre l’infrazione dei folkway può generare scherno, dileggio, ironia, ma anche riso o indifferenza. Tipologie di relazione con le norme: - Ortodossia: rigida conformità alle regole. Totale accettazione del sistema normativo da parte dell’individuo. Indice di tipo di integrazione di dipendenza. - Routine: Tipo di integrazione passiva in soggetti che riproducono automaticamente i modelli normativi dominanti (le prassi). Scarsa adattabilità alle variazioni ambientali; assicura una notevole stabilità al sistema. - Oltranzismo: rapporto tra soggetto e struttura conflittuale, senza che ciò comporti uno stravolgimento alternativo della situazione in quanto l’atteggiamento del soggetto si configura come un tentativo di perfezionamento della struttura stessa. - Devianza sintomale: rapporto di contestazione passiva nei confronti di un sistema normativo assunto dal soggetto come privo di alternative. La contestazione dell’individuo si manifesta con disturbi fisici e psichici in modo inconsapevole (suicidio, tossicodipendenze, ecc.). • Conformismo creativo: tipo di integrazione che si verifica all’interno di strutture flessibili con un massimo di adattabilità nel rapporto con i problemi che il sistema sociale deve di volta in volta risolvere. - Adattabilità: l’individuo si adatta di volta in volta alle esigenze della struttura in modo malleabile. Una sorte di conformismo privo della componente creativa. - Riformismo: comportamento volto al perfezionamento delle strutture (flessibili) senza assumere il carattere di oltranzismo, ma come trasformazione graduale che non crea generalmente tensioni. Nella prassi il Riformismo origina comportamenti simili al conformismo creativo: - Eccentricità: Tipo di comportamento deviante privo di valori alternativi consapevoli e di prese di posizioni attive, in strutture flessibili può manifestarsi senza provocare gravi conseguenze. - Strumentalizzazione: Relazione che si instaura quando non vi è corrispondenza tra valori e rappresentazioni del soggetto e valori e rappresentazioni delle strutture dominanti. La strumentalizzazione si verifica mediante l’utilizzo da parte del soggetto dell’insieme normativo per il perseguimento dei propri fini. - Ritualismo formale: Accettazione passiva del contesto normativo, pur in assenza di una corrispondenza tra valori individuali e valori collettivi. - Ribellione: La non corrispondenza tra valori individuali e collettivi si esplicita in una azione di contestazione delle strutture. - Devianza reattiva: Un soggetto, se pur cosciente della non corrispondenza tra i propri valori e quelli del contesto normativo, non esplicita la propria protesta ma assume comportamenti reattivi come scarso rendimento, tensione latente, scontento, ecc. - Opportunismo: Rapporto che si esprime in una non corrispondenza tra soggetto e strutture, le quali vengono utilizzate per il perseguimento dei fini individuali. - Indifferenza: Comportamento non partecipativo che si manifesta con la passiva accettazione di strutture flessibili. - Conflitto: Nelle strutture flessibili si verifica quando è consentito agli individui di esplicitare azioni che mirano a trasformare i rapporti sociali e le stesse strutture. - Assenteismo: Forma attenuata di conflitto all’interno di strutture flessibili. Può manifestarsi in forme di comportamento deviante non drammatiche. • TIPI DI DEVIANZA - Secondo S. Dinitz l’azione deviante può darsi come: - contrasto rispetto al prevalente modello fisico, fisiologico, o intellettivo (è il caso di individui deformi e dei minorati psichici) - infrazione delle norme religiose o ideologiche (è il caso degli eretici e dei dissidenti) - infrazione delle norme giuridiche (è il caso dei ladri e degli assassini) - comportamento difforme dalla definizione culturale di salute mentale (è il caso degli individui psicopatici e dei nevrotici) - rifiuto dei valori culturali dominanti (è il caso dei bohemiens e degli hippy) • TEORIE SULLA DEVIANZA - Teorie biologiche: le più antiche. Ricercano le cause della devianza in fattori biologici ereditari. (Lombroso, Cowen (analisi dei cromosomi), W. A. Sheldon (struttura fisica umana: soggetti Mesomorfi (muscolosi e attivi: possibili criminali), Ectomorfi (magri) e Endomorfi (grassi). - Teorie psicologiche: Si rifanno alle teorie freudiane. Causa della devianza in conflitti non risolti, processi di identificazione meccanismi reattivi, ecc. verificatisi in particolari situazioni dell’infanzia e dell’adolescenza. - Teorie dell’anomia: Rielaborando il concetto Durkheimiano di anomia, Robert Merton considera la devianza come effetto del conflitto tra fini socialmente approvati e mezzi socialmente approvati disponibili. Il soggetto, pur condividendo valori e fini della società, non sempre ha i mezzi per perseguirli; si crea allora una spaccatura tra individuo e sistema culturale. - Teorie delle subculture: Secondo Cohen e Nisbet la disomogeneità culturale presente nella società (metropoli occidentali) provocherebbe delle difficoltà nella trasmissione dei comportamenti approvati dalla società. - Teoria dell’etichettamento “labeling theory”: Si fonda sull’analisi di Howard Beker secondo il quale nessun comportamento è deviante, ma lo diviene nel momento in cui esso viene definito tale. Edwin Lemert sostiene che accanto alla devianza primaria (l’atto di trasgressione) vada considerata la devianza secondaria, ossia l’assunzione della definizione di sé come deviante da parte del soggetto, ovvero come reazione allo stigma ricevuto e alle punizioni subite. - Teorie della funzionalità: Riprendendo la teoria di Durkheim (attualmente sostenuta da Cohen), la devianza sarebbe funzionale al sistema sociale. Essa infatti rafforza la coscienza collettiva e, conseguentemente, l’unità della società. IL CONTROLLO SOCIALE – per tutelare il proprio sistema normativo la società ha elaborato diverse forme di controllo sociale: di tipo interno (diretto e indiretto) ed esterno (forze dell’ordine, polizia, carabinieri, ecc.). Secondo Parsons gli interventi adottati nei confronti dei deviati sono l’isolamento (allontanamento del deviante dal gruppo, senza riabilitazione), l’allontanamento (contatti limitati tra il deviante e la società, per un tempo limitato, con eventuale reinserimento nel contesto sociale), la riabilitazione (processo tendente alla reintroduzione del soggetto deviante nel contesto sociale a condizione che egli accetti il ruolo e le norme di comportamento assegnatigli). LA DELINQUENZA GIOVANILE: comportamento deviante particolarmente significativo. I picchi più alti di criminalità sono relativi proprio all’età giovanile. Giovani appartenenti alle fasce economiche e culturali più basse e ai gruppi sociali più sfavoriti. I MALATI MENTALI: altra grande categoria di deviati. I disturbi psichici si distinguono in nevrosi e psicosi. La diagnosi della malattia mentale, come rilevato dal celebre esperimento di Rosenhan, non è mai priva di ambiguità. LA DEISTITUZIONALIZZAZIONE: critica nei confronti delle Istituzioni totali (manicomi, riformatori, carceri) che, secondo molti studiosi, aumentano la distanza tra soggetto e società, impedendo il reinserimento sociale del soggetto stesso. Gli individui vissuti a lungo in queste strutture divengono col tempo persone “istituzionalizzate” ossia incapaci di concepire un modo di vita diverso da quello dell’istituzione. CONCETTO DI ANOMIA: Introdotto da Durkheim per descrivere la situazione di disagio e profondo malessere che si verifica in una società qualora le norme sociali siano in conflitto, deboli o assenti. Ciò comporta una situazione di estrema gravità in cui viene a smarrirsi il legame tra individuo e società. Secondo Robert Merton, di fronte ad una situazione anomica l’individuo reagisce secondo cinque tipologie: 1) Conformità (accettazione delle mete culturali e dei mezzi previsti dalla società per raggiungerle (yuppies); 2) Innovazione (adesione del soggetto alle mete indicate dalla società, ma non ai mezzi prescritti (chi ruba, imbroglia, ecc.); 3) Ritualismo (Soggetto che rinuncia alle mete ma rimane fedele alle norme sui mezzi (burocrate ossessionato da procedure prive di significato); 4) Rinuncia (il soggetto non segue più i fini e i mezzi indicati dalla società (barboni, alcolizzati, tossicodipendenti, ecc.); 5) Ribellione (reazione di soggetti che rifiutano mete e mezzi proposti dalla società e li sostituiscono con altri (hippy, gruppi politici, ecc.). LO STIGMA: attributo che declassa una persona da completa a persona segnata, screditata. Da questa premessa si praticano diverse specie di discriminazione. CLASSI E STRATIFICAZIONE SOCIALE – Cap. 7 - - Stratificazione sociale: descrive le diseguaglianze presenti nella società; diseguaglianza strutturata fra raggruppamenti sociali differenti. - Sistemi di stratificazione sociale: casta, ceto, classe. - Sistemi di stratificazione sociale chiuso: i confini esistenti fra gli strati sono chiari e definiti e non è possibile a nessuno cambiare il proprio Status - Sistemi di stratificazione sociale aperto: gli strati sociali sono flessibili ed è possibile cambiare il proprio Status - Status: la posizione sociale di un individuo all’interno del sistema di relazioni che formano la struttura sociale. - Status ascritto: presente fin dalla nascita (status familiare, status sessuale, ecc.) - Status acquisito: ottenuto durante l’esistenza dell’individuo (come quello relativo alle prestazioni individuali) - Ruolo: definito da B. Linton come l’aspetto dinamico o esecutivo dello Status - Le Caste: il criterio di differenziazione, che è la nascita, è un dato immodificabile. Nella Casta non si può entrare e si esce solo con la perdita della Casta stessa. Il sistema di stratificazione sociale di tipo chiuso è detto anche “sistema di casta”. Lo Status dell’individuo è ascritto (determinato dalla nascita). Caratteristica della Casta è l’Endogamia (matrimonio tra individui dello stesso gruppo). L’Endogamia conserva i confini fra gli strati sociali. Il sistema di Casta annulla la mobilità sociale. Nel sistema castale indiano si hanno 4 gruppi di caste : i Brahmini (dei sacerdoti), gli Kshatriya (dei guerrieri), i Vaishya (dei mercanti), gli Shudra (dei contadini, servitori, ecc.). Ogni Casta si suddivide in sottocaste (dette anche ati,- circa 2.300 nel ‘900) - I Ceti: Secondo Weber, il Ceto indica il rango dell’individuo e dello strato sociale al quale appartiene e, soprattutto, lo “stile di vita”. Tra i ceti sono tollerati sia un certo grado di mobilità sociale individuale, sia la possibilità di contrarre matrimoni con membri di altri Ceti. - Le Classi: Le Classi sono quegli insiemi di individui che occupano una posizione simile nella struttura economico- sociale. L’aspetto economico (stretto legame con il controllo delle risorse materiali e dei mezzi di produzione) differenzia le Classi dagli altri sistemi di stratificazione . I sistemi di Classe sono di solito più fluidi degli altri tipi di stratificazione sociale. I confini tra le Classi sono per lo più sfumati e incerti; notevole mobilità sociale – sistema aperto e Status , almeno in parte, acquisito (dipende dai fattori sui quali il soggetto, in qualche modo, esercita un certo controllo). - La Teoria del Conflitto: ispiratore di questa tendenza teorica è stato karl Marx. Secondo Marx la base delle Classi risiede nella sfera economica e dipende dal modo di produzione. In ogni tipo di organizzazione economica una Classe dominante controlla i mezzi di produzione e, conseguentemente, la vita di un’altra Classe sociale. Il contrasto interno fra due Classi antagoniste (la Borghesia (i capitalisti), che possiede i mezzi di produzione, e il proletariato (gli operai) che vende la propria forza lavoro in cambio di un salario), secondo Weber i principi fondamentali della Stratificazione sociale vanno ricercati non solo nell’ambito dell’economia, ma anche nella sfera della cultura e in quella politica. La Teoria Funzionalista: considera la Stratificazione Sociale come derivante dall’esigenza, propria di ogni società, di collocare e motivare gli individui nella struttura sociale (ruoli sociali più importanti a individui più dotati). La Teoria Funzionalista ha avuto inizio nel 1945 con K. Davis e W.E. Moore. La Teoria Evolutiva: di Gerhard Lenski tende a conciliare la Teoria del Conflitto e Funzionalismo sostenendo che la stratificazione sociale è funzionale alla società per la produzione e la conservazione delle risorse fondamentali, ma che le risorse eccedenti le necessità della sopravvivenza sono distribuite attraverso un conflitto tra gruppi in competizione. - La Teoria Reputazionale: Secondo W. Lloyd Warner si determina l’appartenenza di una persona a una particolare Classe in base alla posizione assegnatale da altri membri della comunità. - La povertà: La povertà viene definita, innanzitutto, in termini di reddito. In tal caso si distingue la povertà come privazione assoluta, cioè mancanza dei mezzi di sussistenza, e come privazione relativa, intesa come incapacità di mantenere il tenore di vita medio della società a cui si appartiene. Tra i fattori non economici della povertà si hanno: la condizione di salute, di istruzione, di lavoro, le relazioni familiari, ecc. - La Schiavitù: La schiavitù è la forma estrema di diseguaglianza sociale in cui alcuni individui sono privati della libertà personale e diventano “proprietà” di altri individui. In quasi tutte le società moderne la schiavitù è illegale. Stanno emergendo nuove forme di schiavitù di fatto (prostituzione, sfruttamento del lavoro minorile, ecc.). - Razzismo e Xenofobia: Il termine di razzismo indica un atteggiamento di intolleranza sociale che porta un individuo o un gruppo a non accettare l’esistenza di individui o gruppi con modi di pensare e agire differenti dai propri. Esasperazione dell’etnocentrismo è la Xenofobia. Vi è una concezione biologica del razzismo, basata sul pregiudizio pseudoscientifico che esistono razze “inferiori” e razze “superiori”. Intolleranza, razzismo e xenofobia hanno confini in realtà molto labili. - La diseguaglianza: La diseguaglianza è un fenomeno diretto della stratificazione sociale. Può essere di ordine biologico (vecchi/giovani, maschi/femmine, ecc.), economico o culturale (differenza di religione, colore della pelle, livello di istruzione). In alcune società più semplici la diseguaglianza sociale può essere causata esclusivamente dalle diverse caratteristiche individuali (forza, intelligenza, abilità, ecc.. Nelle società più articolate sono interi strati sociali ad avere uno Status superiore o inferiore rispetto ad altri. - Diseguaglianza generazionale: con il termine di “ageism” (coniato da Robert Butler) si indicano le discriminazioni operate nei confronti di un gruppo di età. Nelle società industrializzate la discriminazione di età o generazionale riguarda per lo più gli anziani. Anziani il cui patrimonio di esperienze accumulata è considerato sorpassato. Fenomeni di disoccupazione e sottoccupazione giovanile tendono a far avvertire gli anziani come superflui rispetto alle necessità produttive. - Genere sessuale e diseguaglianza: Tutte le società distinguono i propri membri in base al sesso e rispetto a questi si attendono comportamenti diversi e differenti ruoli. • DIFFERENZE DI GENERE - La prospettiva Funzionalista: La differenza sessuale diventa un mezzo per stabilire la divisione del lavoro: la femmina partorisce, accudisce ila prole, è inadatta a determinati compiti, svolge lavori domestici, quindi dipenderà dal maschio per il nutrimento e la protezione. Ciò induce il maschio ad assumere una posizione di dominio (cita Talcott Parsons e Robert Bales). - La prospettiva dei teorici del conflitto: I teorici del conflitto ritengono che i tradizionali ruoli sessuali non abbiano senso nelle società moderne. Randal Collins ha sostenuto che la diseguaglianza sessuale si basa su un conflitto di interessi (cita politica per le pari opportunità) - La mobilità sociale: Passaggio di un individuo o di un gruppo da uno strato sociale a un altro. La mobilità individuale può essere verticale (passaggio da uno Status inferiore a uno superiore o viceversa) oppure orizzontale (cambiamento della posizione di un individuo che non influisce sul suo Status sociale). Nelle società che privilegiano lo Status acquisito la mobilità tende ad essere individuale. Caratteristica della disgregazione sociale è la resistenza al cambiamento. La mobilità tende a essere collettiva quando le istituzioni sociali si basano prevalentemente su elementi ascritti (genere, età, etnia, origini familiari,ecc. – vedi caste indiane). Spesso gli Status ascritti sono usati per giustificare una discriminazione che blocca la mobilità individuale (cita nascita di organizzazioni (movimento dei neri in America) in gruppi collettivi per modificare gli effetti di uno status ascritto). LA FAMIGLIA – Cap. 8 Le principali prospettive di analisi e di interpretazione della famiglia sono state formulate dal funzionalismo e dalla teoria del conflitto. - Il funzionalismo: la teoria funzionalista studia la famiglia in rapporto ai bisogni sociali che soddisfa. Le funzioni fondamentali svolte dalla famiglia sono: il controllo della sessualità , la sostituzione dei membri sociali (tramite la procreazione), la socializzazione, la collocazione in uno Status sociale dei propri membri, la cura e protezione dei bambini , alcune funzioni di produzione economica e di controllo della spesa . - Il conflittualismo: i teorici del conflitto considerano la famiglia come un ambiente sociale in cui sono continuamente in gioco lotte di vario genere, per l’affermazione della identità personale e per il controllo dell’economia familiare. • STRUTTURAZIONE DELLA FAMIGLIA I MODELLI DI FAMIGLIA proposti da Peter Laslett e generalmente accettati sono riassumibili in 5 tipi: 1) Famiglia del solitario (quelle costituite da una sola persona); 2) Nucleare (con una sola unità coniugale: marito, moglie, con o senza figli); 3) senza struttura coniugale (p.e. un fratello e una sorella non sposati); 4) Estesa (costituita da più di due generazioni appartenenti allo stesso ceppo parentale, che vivono nella stessa casa o complesso di abitazione); 5) Multipla ( composta da due o più unità coniugali. Può essere verticale (p.e.: marito, moglie, figlio e moglie di quest’ultimo) o orizzontale (due o più fratelli che vivono insieme con le rispettive mogli). Si parla di famiglie Complesse quando si considerano insieme le estese e le multiple. • MODELLI DI AUTORITA’ NELLA FAMIGLIA - famiglia patriarcale: tipo di famiglia contrassegnata da una rigida separazione dei ruoli fra i propri membri, sulla base del sesso e dell’età e da relazioni di autorità asimmetriche fra marito e moglie, genitori e figli, suocere e nuore. - famiglia matriarcale: sistema di famiglia rarissimo (isole Trobiand) in cui l’autorità spetta alla moglie e alla madre; la discendenza si calcola attraverso la linea femminile, le mogli non dominano i mariti. - famiglia egualitaria: sistema familiare dove potere e autorità sono divisi abbastanza equamente tra marito e moglie (tipica delle società industrializzate contemporanee) • LA RESIDENZA FAMILIARE - matrilocale: quando la nuova coppia va a vivere con i genitori della sposa; - patrilocale: quando la nuova coppia va a vivere con i genitori dello sposo; - neolocale: Famiglia nucleare che va a stabilirsi in una propria residenza (forma dominante nelle società industriali moderne) • IL PROCESSO DI ISTITUZIONALIZZAZIONE La religione può strutturarsi secondo due momenti: lo stato nascente e l’istituzionalizzazione. Per stato nascente si intende un’esperienza originaria caratterizzata dalla manifestazione del sacro. Affinchè l’esperienza religiosa possa distinguersi nella quotidianità, deve organizzarsi, istituzionalizzarsi. Il processo di istituzionalizzazione comprende 4 livelli principali: le credenze, il culto, l’etica, l’organizzazione religiosa. - Le credenze: passaggio dal mito a una rappresentazione sistematica delle credenze fondamentali. Attraverso questo processo la fede assume la forma di una dottrina. - Il culto: il tentativo di comunicare con le divinità viene regolato da modelli specifici di culto che si realizzano attraverso l’elaborazione di miti. Importante è la costituzione dei miti di passaggio che segnano particolari fasi o decisioni della vita (nascita, diventare adulto, sposarsi, morire), penitenze e richieste di perdono. - L’etica: il gruppo di fedeli consolida un sistema di comportamenti che assume il valore di un carattere distintivo (obbedienza ai comandi delle divinità). - L’organizzazione: vista come sicuro punto di riferimento dei fedeli (figure con particolare carisma). L’individuazione dell’autorità permette di conservare l’unità del gruppo religioso. I tipo fondamentali di organizzazioni sono le Chiese, le Confessioni religiose, le Sette. - La chiesa: organizzazione con forti legami con la società che cerca di operare al suo interno. - La setta: trae origine da una scissione avvenuta nell’ambito di una chiesa. Tende a respingere il resto della società, circoscrive la cerchia degli adepti a coloro che danno costante prova di impegno di fede. La setta è dogmatica e pratica una rigida osservanza delle norme di fede. - Le confessioni religiose: le confessioni religiose (battisti, metodisti, ecc.) si distinguono dalla chiesa come organizzazione ma riconoscono una base dottrinale e di fede comune. Diffuse nei paesi protestanti hanno una struttura gerarchica e si caratterizzano come istituzioni consolidate. • LA CLASSIFICAZIONE DELLE RELIGIONI Max Weber classificò le religioni in base al loro diverso approccio alla salvezza. Robert Bellah ha classificato le religioni in 5 tipi fondamentali: 1) la religione primitiva (totemica, in cui gli elementi sono spiegati e interpretati come esseri simbolici a cui dare un nome); 2) la religione arcaica (le figure mitiche diventano dei e controllano attivamente gli eventi del mondo); 3) la religione storica (uomini e divinità occupano regni del tutto diversi. Un Dio unico, creatore e reggitore del mondo. La mediazione tra esseri umani e soprannaturale viene svolta da organizzazioni religiose autonome e separate dalle altre istituzioni sociali); 4) la religione protomoderna (raggruppa la religiosità peculiare alle diverse chiese riformate con accesso alla salvezza senza mediazione sacerdotale); 5) la religione moderna (caratterizzata da una generalità di agenzie religiose e da una sempre maggiore individualizzazione del vivere la religione). • LE GRANDI RELIGIONI - Il Cristianesimo: nel Cristianesimo emerge l’importanza di un solido corpo di credenze dogmatiche. - Islam ed Ebraismo: nella religione ebraica la volontà di Dio si presenta come una serie di norme derivate dalla legge (la torà) consegnata da Dio stesso al suo popolo attraverso un intermediario umano (Mosè) e non divino come nel cristianesimo. Nell’Islam il sistema delle credenze è incluso e necessariamente testimoniato nella prassi. - Il Buddhismo: si caratterizza per una forte tensione morale, anche prive di prospettive di trascendenza. Il Buddhismo (ma anche in Confucionesimo e il Taoismo) sono prive di dei ma pongono l’individuo in relazione con l’armonia e l’unità naturale dell’universo (l’uomo può sfuggire alle sofferenze della reincarnazione attraverso la rinuncia al desiderio (con autodisciplina e meditazione fino al raggiungimento di uno stato di completa liberazione (nirvana)). • LE FUNZIONI DELLA RELIGIONE La religione tenta di offrire un senso ai problemi ultimi dell’esistenza. La religione, secondo Durkheim, svolge funzioni sociali come una specie di “cemento” sociale. I valori religiosi offrono un criterio morale sulla base del quale l’assetto della società può essere valutato. Ogni società richiede l’esistenza di alcuni insiemi di credenze condivise. • TEORIE SOCIOLOGICHE SULLA RELIGIONE - Durkheim e il funzionalismo: Nella sua opera “le forme elementari della vita religiosa” Durkheim sostiene che la religione riflette e insieme rinforza la struttura della società. - Il funzionalismo: da Durkheim, si sviluppa una concezione rigorosamente organicistica della religione (per come agisce sulla società) che viene pensata come una risposta culturale al rischio della perdita di equilibrio psichico da parte dell’individuo e di rischio di disgregazione del gruppo e della società a esso connessa. La religione è vista come un’istituzione universale che influenza in profondità la struttura dell’azione sociale e quindi degli ambiti dell’economia e della politica. WEBER: RELIGIONE ED ETICA DEL CAPITALISMO – Weber considera il fenomeno religioso come luogo di verifica essenziale del processo di razionalizzazione della vita. Figure protagoniste di questa razionalizzazione sono il sacerdote e il profeta, che orientano l’azione concreta degli individui. Ogni religione, secondo Weber, promuove un atteggiamento mentale e quindi funge da potente causa di dinamismo e differenziazione sociale. Weber nel saggio “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” sostiene che l’etica della religione protestante (in particolare calvinista) sia in connessione con la motivazione di fondo dell’imprenditoria capitalista (successo che premia un comportamento razionale, non mondano) e che tale affinità strutturale abbia concorso alla diffusione del capitalismo. APPROCCIO FENOMENOLOGICO DELLA RELIGIONE: Spunti dal filosofo Max Scheler ripresi da T. Luckmann e P.L. Berger (rapporto individuo-società). La religione si presenta come universo simbolico di significato che legittima la struttura della società (Berger). LO STATO E IL MONDO POLITICO – Cap. 12 Solo nell’età moderna la sfera politica acquista una sua autonomia. LO STATO Parallelamente all’autonomia del politico emerge in Europa, in forme diverse che subiscono una rapida evoluzione, lo Stato moderno. LA “FORMA” STATO Attualmente la “forma” dello Stato indica una struttura a elevata complessità (la struttura organizzativa, dal punto di vista giuridico-amministrativo, della società) dotata di sovranità sul suo territorio. LE CARATTERISTICHE DELLO STATO Rispetto ai concetti di potere e autorità lo Stato può esser definito come quella parte della società che ha il potere, la forza e l’autorità per allocare le risorse e i servizi del sistema sociale. LE TEORIE SULLO STATO La teoria del conflitto e quella funzionalista offrono due diverse interpretazioni del modo in cui gli Stati si servono del potere. I teorici del conflitto sottolineano la concorrenza tra vari gruppi per risorse limitate, evidenziando come la vita politica sia lacerata da tensioni interne . Il conflittualismo considera lo Stato come uno strumento la cui esistenza è diretta a salvaguardare gli interessi delle classi sociali dominanti . Le Istituzioni sociali sono sempre funzionali alla conservazione della stratificazione sociale esistente. I funzionalisti mettono piuttosto in rilievo gli aspetti cooperativi del potere politico. Il funzionalismo giustifica la distribuzione diseguale del potere tra i membri della società in ragione del raggiungimento degli obiettivi sociali complessivi. Parsons ritiene che siano i valori sociali a dar forma allo Stato e non viceversa. LE FUNZIONI DELLO STATO Dal punto di vista funzionalista la posizione dominante dello Stato nelle società moderne si spiega in riferimento alle funzioni che esso svolge. Tali funzioni, che ruotano intorno alla funzione essenziale e onnicomprensiva della conservazione della compattezza e dell’ordine sociale, sono: l’imposizione delle norme (attraverso l’attività legislativa), l’arbitrato nei conflitti (mediazione fra gli interessi in conflitto per l’assegnazione delle risorse), la programmazione (in ambito economico, politico, assistenziale, ecc.), i rapporti internazionali (responsabilità dei rapporti politici, economici, militari con gli altri paesi). LA DEMOCRAZIA Uno degli aspetti più importanti dello sviluppo dello Stato moderno è il suo legame con la democrazia. Per il sistema democratico il potere è legittimo soltanto quando deriva dal popolo e si fonda sul suo consenso. IL PROBLEMA DEL CONTROLLO DEL POTERE Rober Michels rilevava che in qualsiasi organizzazione la concentrazione del potere era un fattore indispensabile dal punto di vista dell’efficienza; Vilfredo Pareto sottolineava l’inevitabile e costante presenza di èlite del potere in tutte le societàe riteneva essenziale che il sistema politico si mantenesse aperto, tale cioè da consentire la “circolazione delle èlite”. C. Wright Mills (L’èlite del potere) afferma, prendendo come esempio gli Stati uniti, che la politica è dominata da una ristretta e potente èlite formata dalle persone che presiedono le organizzazioni più potenti (tre livelli di potere: 1° livello, “direttorio inrecciato” che coordina iniziative e attività; 2° livello, costituito dal settore legislativo, dai gruppi di interesse e di pressione e dagli opinion leader locali; 3° livello, la massa dei cittadini non organizzati). Altri, tra cui David Riesman, sostengono una visione più pluralista della gestione del potere nelle democrazie. I PARTITI POLITICI A dominare i meccanismi della partecipazione politica nei paesi democratici sono oggi per lo più i sistemi di partito, i quali hanno svolto nel secondo dopoguerra un ruolo fondamentale di integrazione sociale e di produzione della classe dirigente in quasi tutte le nazioni occidentali. Oggi le tradizionali forme di partito sono in crisi e si è alla ricerca di altri strumenti di mediazione e integrazione politica. IL MONDO CHE CAMBIA – Cap. 13 I FATTORI DEL CAMBIAMENTO Tra i fattori maggiormente implicati nel processo di cambiamento sociale ritroviamo: la popolazione, l’ambiente fisico, la cultura, i movimenti collettivi. LA MODERNIZZAZIONE E’ il processo di cambiamento economico e sociale determinato dall’introduzione del modo di produzione industriale in una società preindustriale. Iniziata nelle società occidentali circa duecento anni fa, la modernizzazione ha assunto una portata mondiale. Capitalismo industriale, sistema politico e fattori culturali hanno contribuito a dare origine a una società radicalmente diversa da quelle che l’avevano precedute. LA SOCIETA’ POSTINDUSTRIALE Alla modernità sta subentrando una nuova fase denominata postindustriale. Accanto alla produzione industriale, si instaurano altre forme di reddito derivanti dal terziario. I rapporti politici ed economici, le relazioni sociali e la cultura appaiono assai meno condizionati dall’industrializzazione; si presentano nuove forme di dinamica e conflitto sociale.; si incrementa il numero degli individui appartenenti alla classe media. GLOBALIZZAZIONE E SOCIETA’ MULTIETNICHE La globalizzazione tipica del sistema capitalistico avanzato, sollecitata dai mezzi di comunicazione di massa, dalla facilità dei trasporti e dai flussi migratori che dai paesi più poveri affluiscono in quelli di più antica industrializzazione, dà luogo a società multietniche in cui è sempre più difficile trovare elementi capaci di accomunare gli individui che le compongono. LE MIGRAZIONI L’enorme incremento demografico di Asia, Africa e America latina e il calo di natalità dei paesi ricchi aumentano ulteriormente lo squilibrio di condizioni di vita tra le diverse parti del mondo. I movimenti migratori costituiscono uno dei tentativi messi in atto da fasce sempre più numerose di popolazione di accedere a più umane condizioni. IL PROBLEMA DELLA COESISTENZA ETNICA I problemi legati alla convivenza di individui provenienti da culture assai diverse hanno dato origine a un ampio dibattito in cui il concetto di rappresentanza delle diverse culture si confronta con l’esigenza di garantire valori considerati essenziali. TEORIA DELLA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA L’andamento demografico delle società attraversa tre fasi fondamentali: 1) elevata fecondità bilanciata dagli alti livelli di mortalità (il numero degli individui di una popolazione risulta sostanzialmente stabile); 2) alti livelli di fecondità non accompagnati da livelli di mortalità diffusa (rapido incremento esponenziale della popolazione); 3) bassi livelli di fecondità accompagnati da bassi livelli di mortalità (situazione tipica delle società di più antica industrializzazione).
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