Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti La buona creanza - Spagna, Appunti di Antropologia Culturale

Appunti de "La buona creanza" di Francesco Spagna (unipd), corso di Antropologia Culturale. Argomenti principali trattati nei 4 capitoli: ospitalità, viaggio etnografico, antropologia psicologica, sogno e riti di iniziazione.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 06/02/2024

andreacamilla.paolicchi
andreacamilla.paolicchi 🇮🇹

16 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti La buona creanza - Spagna e più Appunti in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! LA BUONA CREANZA - Francesco Spagna Cap 1 “Economie dell’altro” = l’ospitalità me e in pra ca percorsi di riconoscimento e di inclusione dell’antropologia spontanea. Il riferimento all’economia va inteso in relazione al sistema del dono e dei suoi significa culturali. Il racconto dell’ospitalità ricevuta è una delle prime forme di antropologia: 1. Gruppo di amici che parte per la Tunisia, una sera si perdono e chiedono indicazioni ad un anziano, egli vista l’ora e la difficoltà nella lingua decide di ospitarli. 2. Gruppo di ciclis in Senegal che finiscono su strade secondarie, arrivano presso una residenza che pensano essere una locanda e si introducono dentro aspe ando cibo e acqua. Ques gli vengono porta nonostante non fosse una locanda ma più probabilmente un insieme di ville. L’ospitalità prevede una riorganizzazione domes ca della casa all’arrivo dell’ospite, ciò che invece manca nell’ospitalità tradizionale, dalla nostra prospe va occidentale, è la dimensione del privato per noi molto importante. Hannah Arendt ha messo in luce proprio come il significato della parola “privato” derivi dalla Grecia classica e corrisponda a “deprivato” (in senso nega vo), al contrario in Occidente la sfera privata è fortemente caricata di significa posi vi. In Senegal invece la regola di base è che chiunque sia a chiedere cibo, se chiede cibo, gli va dato. La relazione di ospitalità costringe quindi ad un’obbligazione --> più ha la faccia da straniero più è benede o. L’ospite è considerato sacro quasi come fosse un messaggero di Dio, lo straniero stabilisce il confronto tra il mondo conosciuto e quello del mistero. Philoxenia = solidarietà verso gli stranieri, da Zeus = Xenos --> patrono degli ospi . Os lità - Ospitalità = comune radice linguis ca che esprime un’an ca ambivalenza. Lo straniero è prima os le (hos s) e poi ospite (hospes). In una classifica dei popoli più ospitali sicuramente non saremmo tra i primi, sebbene sia rimasta ancora una forma di ospitalità mediterranea sopra u o nel meridione. Un de o siciliano dice “porta panza e presenza” = l’ospite è concepito come una pancia da riempire e la sua semplice presenza è sufficiente. La pancia da riempire è il proprio vuoto da disporre, se non si è creato il proprio vuoto non si può ricevere. Il donatore così può svuotarsi a sua volta donando ospitalità senza contraccambio, rime endo in moto la circolarità del dono --> io do a te affinché tu dia a un altro. In Somalia si dice che ciò che è poco ma che viene condiviso, Allah lo mol plica. L’ospitalità occidentale avviene ma spesso a raverso una precisa scansione di preannunci e preavver men nel rispe o della vita privata altrui, arrivare senza preavviso o all’ul mo momento possono essere considera comportamen irrispe osi. L’ospitalità tradizionale invece accoglie l’ospite quasi come un figlio: “la mia casa è la tua casa”. Allo stesso tempo chi viene ospitato deve imparare a me ere in gioco la propria individualità e concedersi nuovamente come figlio e fratello di, nell’o ca del “come se”. L’ospitalità africana si può considerare come un’ospitalità assoluta o incondizionata (Derrida). In par colare, emerge lo sfumare della figura dell’ospite nell’ambito delle visite tra paren nella famiglia allargata --> usanza del malin-jog, ossia rimanere un giorno a casa di paren . In questa condizione i rappor sono informali, nessuno è ospite di nessuno. Tu avia, anche lo straniero ospite deve essere tra ato come fosse uno della famiglia e quindi può giovare dell’ospitalità domes ca informale. Addiri ura, se l’ospite assume dei comportamen spiacevoli ed offensivi la famiglia deve semplicemente tacere e subire. Parlando dell’onore dell’ospitalità esso reclama orgoglio, nato dalla gra ficazione dovuta all’essersi priva di qualcosa a raverso il dono. Se l’ospite chiede significa che non è stato dato abbastanza. L’ospite può chiedere di partecipare nelle faccende domes che e si può sen re offeso se non gli viene concesso. Da ciò scaturisce una differenza di genere, la donna non sarà mai ospite in quanto offrirà sempre il suo contributo nelle faccende domes che. Il rifiuto di ospitalità da parte di una famiglia può determinare delle sanzioni morali; infa , se si sparge la voce che quella persona è rchia o che ha rifiutato l’accoglienza di un ospite si rischia di venire esclusi dalla comunità. Il tema dell’ospitalità chiama in causa la casa: la casa che si è lasciata, la casa che non c’è più perché è stata distru a, la casa dove si è costre a vivere senza riuscire a sen rla come propria. L’ospitalità quindi di per sé non esiste, nel senso che si dissolve nelle relazioni parentali della famiglia estesa. Il termine “mar ” designa proprio lo straniero, che a raverso la relazione di ospitalità viene familiarizzato. Imboccare è il più forte gesto simbolico dell’ospitalità: l’ospite imboccato dalla padrona di casa, il quale a sua volta, con le par migliori di cibo imbocca i bambini della casa. Frantz Fanon = nessuno sguardo mi aveva messo a disagio, di conseguenza anche il mio sguardo era cambiato. Cap 2 “Metafore del viaggio” = dalle relazioni di viaggio nella storia è nato il pensiero antropologico e l’antropologia culturale come disciplina. La dimensione del viaggio, infa , produce un’osservazione riflessiva dell’altro e delle diverse culture. L’ospitalità oltre ad essere il rovescio della guerra è anche il rovescio del colonialismo. L’ospitalità è la condizione ideale per vivere dal dentro un’esperienza antropologica, offre le condizioni perché il viaggiatore possa avere un punto di arrivo e di ricovero. A raverso il tenta vo di ques popoli di inserire lo straniero in una rete di significa e di relazioni. L’antropologia, secondo Levi-Strauss, si colloca al confine tra viaggio an co e viaggio moderno. Il viaggio an co ha rappresentato una fonte di meraviglie a raverso cui l’Occidente ha costruito la sua iden tà. --> Le storie di Erodoto furono le eralmente tes monianze degli usi e dei costumi dei popoli che vivevano oltre i confini del mondo ellenico, in Egi o e in Persia. --> Viaggiatori an chi però furono anche i conquistatori e i missionari, che tes moniarono in mol casi per l’ul ma volta le meraviglie dell’altro, essendo incarica di distruggerle. Al viaggiatore moderno, quindi, non rimangono che frammen e rovine delle preceden conquiste coloniali e missioni civilizzatrici. Dalla prospe va di mol di quei popoli che hanno subito il colonialismo, la nostra modernità può essere sinonimo delle forme di violenza che hanno cara erizzato il suo avvento. Levi-Strauss sos ene che le periodizzazioni storiche sono in gran parte categorie ad uso e consumo di chi le produce. Al contrario diversi tempi antropologici si mescolano e si sovrappongono e ritornano su sé stessi a raverso pra che materiali che si ripetono. Tempo storico ≠ tempo antropologico. Allo stesso modo lo spazio può avere diversi significa : il mondo solo per alcuni privilegia è un posto dove ogni distanza appare raggiungibile, ma il canale di Sicilia che a raversa una nave da crociera non è di certo lo stesso che a raversa una nave carica di profughi. La retorica del villaggio globale di internet con il mondo a portata di click rischia di veicolare una macroscopica deformazione. Il lavoro dell’etnografo è quello di scrivere e ciò fa la differenza con l’antropologo. L’antropologia spontanea è alla portata di un bambino ma non è altre anto facile da tradursi in forma scri a. È proprio grazie a questo processo costru vo di trascrizione che si è formata l’antropologia come disciplina. I qua ro livelli di riflessività si trovano spesso fusi insieme. Malinowski tentò di separare il piano personale da quello professionale, concentrandosi in par colar modo sul primo livello, il più ogge vo. La sua permanenza nelle isole corrispose a un lavoro di riposizionamento culturale, morale e affe vo, e ciò traspare nei suoi diari, pubblica postumi. In par colar modo viene fuori un dark-side psico-antropo-le erario che me e a nudo la figura di intelle uale ma anche la cultura coloniale ormai avviata verso il tramonto. Nell’antropologia post-moderna è importante il secondo livello di riflessione e in par colare l’avvento di studiosi con diverse appartenenze culturali o di antropologi na vi. > Devereux fece ricerca tra il gruppo na vo dei Mohave, lì si sen per la prima volta a casa. Egli cercò di mantenere un’impostazione interdisciplinare, mescolando psicoanalisi e antropologia e tenendo a vi tu e qua ro i livelli di riflessività. Grazie all’etnopsichiatria mohave si è scoperto che la psicoanalisi fu in realtà scoperta dai na vi prima di Freud. Nell’antropologia ci sono diversi modi di dar voce alla prospe va dell’altro: 1. Crisi della presenza di Ernesto de Mar no = riscontrata negli anni ’50 nel meridione italiano, si produce a seguito di even incontrollabili che colpiscono le famiglie me endo in crisi il senso del loro stesso essere al mondo. Vengono messi in a o così strumen magici per esorcizzare il male e dare alla realtà un ordine simbolico. De Mar no cercò di oltrepassare il razionalismo e il rela vismo culturale. 2. Lo spazio della morte di Taussig = livello allucinatorio di realtà nel quale entra lo sciamano amazzonico e a raverso il quale rifle e l’orrore coloniale. La violenza va fuori controllo e ogni crudeltà diventa lecita, come è avvenuto in cer scenari coloniali --> estrazione della gomma nelle foreste amazzoniche del Putumayo. Si tra a di un criterio interpreta vo che ci perme e di spiegare tu e quelle situazioni in cui è stata pra cata violenza senza senso inducendo uno stato allucinatorio. Con l’antropologia postmoderna il terzo livello di riflessione diventa rilevante; infa , nell’etnografia collabora va di Lassiter i sogge interessa sono coinvol nella ricerca e nella costruzione del testo antropologico. La stessa nozione di postmoderno è intesa come emergere della voce dell’altro. Il risultato è un incremento della consapevolezza e della capacità di meta- osservazione in ambito interculturale. Cap 3 “All’ombra dell’altro” = l’incontro con l’altro è un incontro con un altro sé. Nella relazione tra psicoanalisi e antropologia il sogno è una delle dimensioni più interessan e complesse per comprendere il rapporto tra psiche e cultura. Ci me amo all’ombra dell’altro e dell’altro siamo ombra profonda, la vita interiore ne rimane influenzata. Andare incontro agli altri significa accogliere la sua espressione di pensiero, l’altro è un’opportunità ricrea va. Lo straniero è dentro di noi e la consapevolezza di ciò perme e il riconoscimento antropologico e l’antropologia spontanea. Riconosco nell’altro un altro me e perciò rifuggo dal fargli violenza. > Talal Asad si interroga sulla nostra idea di modernità, in par colare nel suo saggio sui terroris suicidi dei movimen islamici ha messo in evidenza come essi subiscano nel loro addestramento un esercizio di appia mento e di semplificazione della coscienza. Vengono convin che l’unico sbocco alla violenza che hanno ricevuto s a nella distruzione combinata all’autodistruzione. Un altro genere di brutalità riguarda quelle vite private-deprivate in un surplus di s moli che girano a orno a uno schermo bidimensionale --> l’umanità di internet e gli usi tossici e devia del Web (essendo il web il principale strumento di visibilità e propaganda dei guerriglieri jihadis ). L’antropologia psicologica può essere intesa come un invito all’esplorazione del proprio inconscio con il taccuino dell’etnografo. La self-otherness, ossia l’alterità, in par colar modo parentale entra nella costruzione del nostro sé. So o i colpi di una sempre più aggressiva mercificazione della realtà e di una sovra-s molazione visiva, l’immaginario individuale rischia di inaridirsi. Si produce una sfumatura del confine tra realtà e finzione nella comunicazione di massa. Entra in gioco quindi la figura dello sciamano come signore del limite (de Mar no) mediatore simbolico tra ordinario e straordinario, tra mondo materiale e spirituale ed è proprio nel sogno che la realtà ordinaria si dissipa. In sogno si può ricevere la visita di visitatori onirici che assumono diverse forme. Ciò che li accomuna è però l’impossibilità di inquadrarli in un’esperienza vissuta e di dargli un significato consueto. Possiamo solo cercare di interpretarli. > Jung ha studiato proprio i sogni ricorren che tornano carichi di simboli in tu e le culture. Queste risorse nel nostro inconscio possono improvvisamente tornare u li quando si aggregano in una conformazione dotata di senso. Nasce quindi l’etnopsichiatria:  Tesi = porre la follia degli altri al centro per descriverla come una sindrome culturale e inserirla in una controllabile e rassicurante nomenclatura --> culture-bound syndromes in cui il disturbo psichico e l’anomalia comportamentale si trovano inseri in un contesto culturale preciso.  An tesi = si è provato a calare le nostre categorie interpreta ve psicologiche nel mondo degli altri. Devereux a raverso l’esperienza etnografica cercò di rifondare la psicoanalisi come sapere universale. Interpretando la figura dello sciamano come qualcuno psicologicamente instabile e socialmente perturbatore. Andando quindi a negare le culture in cui si assegnava a questa figura il ruolo di terapeuta.  Sintesi = grazie a Tobie Nathan, allievo di Devereux, si fonda il Centre Georges Devereux a Parigi. Qua u lizza una nuova metodologia in cui è la cultura del paziente a orientare il se ng terapeu co. Essa va quindi riconosciuta e accolta in un ambiente di condivisone interculturale. Il ricorso alla cultura nell’ambito della salute psichica si traduce in un impegno contro la violenza, laddove la violenza si cara erizza come uno strappare via la cultura delle persone. L’osservatore deve quindi essere educato alla cultura altrui in modo da reinterpretarla e rielaborala, altrimen un’assunzione passiva dei modelli culturali produrrebbe uno cristallizzarsi dei processi educa vi fino al conformismo e al fana smo. Percorso educa vo = meta-osservazione della propria cultura e comunità. Esplorare la psiche in espressioni culturali lontane e vicine è una possibilità per aumentare la collaborazione tra psicoanalisi e antropologia. > Lacan = il riconoscimento che avviene in un bambino quando guarda la propria immagine allo specchio, come qualcosa che forma la propria iden tà. L’iden tà che io posso formare a raverso lo sguardo dell’altro necessita di una superficie rifle ente sulla quale io posso scorgere lo sguardo di chi mi guarda, mantenendo però comunque distanza. L’antropologia come specchio, in cui è importante mantenere una distanza cri ca --> uno sguardo troppo ravvicinato ci coinvolgerebbe troppo a livello emo vo, mentre poter guardare lo sguardo altrui su un piano separato genera riflessività. Il sogno è quindi un elemento importante che Jouvet definisce come qualcosa che serve a riprogrammare l’idiosincrasia (richiamo a quelle mescolanze di umori che secondo la medicina ippocra ca determinano la cos tuzione e il cara ere di una persona) dell’individuo. Nessuno è in grado di sognare i sogni altrui, il sognatore è l’unico tes mone di ciò che sogna e che può raccontarlo, il racconto per questo non è semplice. Il viaggio nei sogni può però avere la sua etnografia, possiamo tenere un diario dei sogni esponendoci all’incontro con aspe anche sorprenden = nel corso degli anni possono venire fuori delle serie di sogni, che trovano un senso nel loro complesso. Il sapere dell’antropologo si cara erizza proprio per la capacità di muoversi in terre di mezzo tra razionalità e irrazionalità. Nel corso del ‘900 si delinea così un’antropologia del sogno, in cui si scontrano la dimensione idiosincra ca e il sogno inteso come cultural pa ern so o forma di spiri e visitatori che portano un messaggio all’individuo. Essi possono non essere riconosciu dal sognatore, che deve quindi ricorrere ad un interprete. Ricercatori immersi in società e linguaggi altri dai propri possono arrivare a sognare simboli o a pensare secondo schemi appartenen al terreno di ricerca. Il sogno è u le anche per provare a superare il rela vismo cogni vo. Inizialmente gli antropologi hanno ragionato come se ogni gruppo umano vivesse in una realtà separata comprensibile solo dall’interno, successivamente si è arriva a pensare ad un con nuum culturale in cui ci si può muovere, recandoci nei mondi degli altri e partecipare alla loro vita diventando altri per un periodo di tempo. La mobilità delle performance etniche rispe a la mobilità della cultura --> in un unico sistema mondo. Il sogno, o meglio ancora l’incubo, ci aiuta a trovare una risposta al rela vismo cogni vo: il nostro bambino imparerà a dis nguere il sogno dalla realtà anche se l’esperienza onirica è stata intensa; il bambino del mondo sciamanico imparerà invece che i sogni possono portare messaggi più veri della realtà quo diana e che devono essere riconosciu e interpreta . Inoltre, un evento qualsiasi mentre si è ancora so o l’influsso del sogno può essere interpretato diversamente. In alcune culture questa sfumatura può essere più consistente e prolungata. Ci si può trovare anche ad agire lucidamente all’interno di un sogno, esso sarà ancora più vivido e influente. L’interpretazione e il significato che diamo a queste esperienze dipendono quindi dal punto di osservazione e dal materiale culturale che abbiamo a disposizione. Cap 4 “Il fuoco altrove” = nelle tradizioni sciamaniche na ve nordamericane il sogno cos tuisce il principale criterio orienta vo per i ri di passaggio. In par colare, la ricerca di visione è una via spirituale che l’individuo può aprire in qualunque fase della propria vita. In generale nelle diverse culture i rituali che segnano il passaggio dalla pubertà all’età adulta sono marca da ri di iniziazione. L’età di passaggio è considerata il momento ideale per impar re gli insegnamen e i valori del gruppo sociale di appartenenza. L’età di passaggio è segnata dall’acquisizione della capacità riprodu va del ragazzo/a e quindi della sua preparazione a incarnare i ruoli di marito/moglie e di formare una famiglia. Un passaggio così importante corrisponde in un certo senso a una crisi che porta alla necessità di rifondare il proprio ordine sociale in un ordine cosmologico più ampio. Non è infrequente che in questo passaggio inizia co il candidato si trovi esposto a contenu non conformi e all’assunzione di sostanze che ne alterano lo stato di coscienza.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved