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Bibliografia: Guida per la scrittura di un buon testo argomentativo - Prof. Laurino, Appunti di Scrittura Tecnica

Una bibliografia per gli studenti che stanno preparando un esame a tema di argomentazione in due ore al computer. Il documento include istruzioni per la produzione di quattro domande aperte, una produzione di testo argomentativo e appelli per tre turni di esame. Inoltre, vengono discusse le caratteristiche di un buon testo argomentativo, come coesione, coerenza, uso di incapsulatori e la paragrafazione. Consigli per la scrittura di un buon titolo, la citazione di fonti e la scrittura di una tesina.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 21/12/2023

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Scarica Bibliografia: Guida per la scrittura di un buon testo argomentativo - Prof. Laurino e più Appunti in PDF di Scrittura Tecnica solo su Docsity! LABORATORIO DI SCRITTURA ED ARGOMENTAZIONE Dal 20\09 al 25\10 Prof. Antonio Laurino 20\09 antonio.laurino2@unibo.it Frequenza non obbligatoria. testi: Bibliografia Esame in 2 ore (al computer): ● 4 domande aperte (conoscenza teorica sugli argomenti più importanti) valutate ognuna da 0 a 5 su o Correttezza o Pertinenza o Esaustività ● Produzione di un testo argomentativo valutato da 0 a 10 secondo o Correttezza linguistica o Solidità argomentativa o Efficacia comunicativa Appelli: lunedì 07\11 al laboratorio 2 di via Zamboni 34 con tre turni ● 9:00 – 12:00 ● 13:00 – 16:00 ● 16:00 – 19:00 In ciascun turno, gli iscritti possono essere massimo 60. Non si può scegliere il turno, si va per ordine di prenotazione. Ci si può iscrivere dal 5\10 al 5\11. Studiare la scrittura dal punto di vista teorico e pratico (processo e prodotto): In particolare il testo argomentativo e la tesina universitaria. SCRITTURA Ci occuperemo solo di scrittura funzionale, ovvero non creativa, la quale è pianificata, controllata e vincolata (non può essere affrontata in modo estemporaneo). Finalizzata alla produzione di testi di uso quotidiano, chiamando in causa “l’utilità”. Che cos’è un testo? È un’entità linguistica unitaria dotata di coesione e coerenza. I testi vengono classificati in base allo scopo: dare istruzioni, descrivere, raccontare, esprimere un’opinione\conoscenze. Classificazione dei testi: Regolativo regolamentare azioni e impartire regolamenti Descrittivo descrivere un “oggetto” in modo più o meno distaccato, neutro Informativo fornire notizie e\o conoscenze (generalmente senza valutazioni soggettive) Narrativo racconta una storia o una sequenza di eventi Argomentativi convalidare o confutare una tesi servendosi di ragionamenti volti a convincere l’interlocutore (es. recensione) TIP: Molto spesso un articolo di giornale inizia con un aneddoto per incuriosire il lettore a continuare a leggere. Come si scrive un buon testo? ● Deve essere corretto dal punto di vista della norma linguistica (grammaticale, lessicale, ecc.) ● Deve essere adeguato rispetto a tre variabili fondamentali: o Destinatario = a chi sto scrivendo? (età, posizione relativa a noi, preconoscenze, ecc.) o Contesto = dove sto scrivendo? (strumento fisico ed ambiente comunicativo) o Scopo = perché sto scrivendo? (tipologia di testo che sto scrivendo) Perciò può capitare che il testo sia scorretto non in senso assoluto, ma in senso relativo. Relativo a cosa? Relativo ai precedenti tre elementi. In conclusione, un testo viene definito efficace se rientra è scritto bene dal punto di vista della correttezza e dell’adeguatezza (obbligatoriamente entrambi). Infatti, bisogna fare scelte adeguate ai 3 elementi sopra riportati; scelte sul piano dell’espressione (lessico, sintassi, testualità) e sul piano del contenuto (ampiezza, profondità ed ordine). Errori da evitare (es. mail al docente): ● Utilizzo eccessivo delle virgolette che sottolineo l’utilizzo forzato di parole che non rientrano precisamente del contesto del discorso; piuttosto utilizzare altre parole ● Non far oscillare il registro tra formale e informale ● Spezzare frasi troppo lunghe con l’uso di punti fermi ● Cercare di dire le stesse cose utilizzando meno parole per essere più esaustivo (attenzione alla densità di informazioni) ● Circoscrivere nuclei concettuali con i paragrafi (andando a caso) ● Cercare di non essere prolissi rispetto a ciò che si vuole dire ● Evitare l’esplicitazione in prima persona Consigli (e-mail): ● Apertura formale e cortese (Gentile Prof. Bianchi) ● Rigo bianco dopo l’apertura ● Presentazione di sé stessi per poi definire la relazione tra il mittente ed il ricevitore 22\09 PROCESSO DI SCRITTURA Per la composizione di un testo bisogna passare per tre fasi: 1. Pianificazione = organizzazione di idee, fonti, materiali + definizione dei criteri (destinatario, obiettivo e contesto) 2. Generazione e stesura 3. Controllo\Revisione = lettura e correzione di ciò che si è scritto: ○ Revisione itinere ○ Revisione finale TIP: attenzione all’uso troppo diffuso della subordinata “che” TIP: se c’è il rischio di fare un errore e non si è capaci di ricercare la risposta, allora cambia parola\espressione\frase 4. testuale = curare l’organizzazione delle info (divisione dei paragrafi, le note, i titoli, ecc.) → ci deve essere corrispondenza tra paragrafo e capoverso; 5. pragmatico = riorganizzare le info in modo coerente rispetto all’obiettivo comunicativo: decidere se le informazioni più salienti vanno poste prima o alla fine; 6. semiotico = modulazione delle info: cambiare le parole, espressioni e le frasi che esprimono un concetto ma ne evocano\suggeriscono il contrario (es. evitare “Non c’è nessuna bomba su questo aereo”) L’ordine dei livelli di revisione permette di avere uno sguardo più acuto e preciso analizzando ogni “piano” che compone il testo. 27\09 Correttezza linguistica 1) Aspetti linguistici I sinonimi in realtà non esistono; esistono, però, termini il cui significato di avvicina così tanto da sembrare intercambiabili, tuttavia non sono mai la stessa cosa. Perciò, bisogna riflettere sull’ambito d’uso (es. vecchio, matusa, sene, vegliardo, ottuagenario, ecc.) e quindi al registro, ma anche alla tonalità emotiva ed affettiva (es. fanciullo, bambino, pupo, piccino). Gli iponimi sono parole il cui significato è contenuto in quello di un’altra parola. A sua volta, quest’altra parola rappresenta l’iperonimo della prima (es. armadio e mobile). Questa relazione tra parole genera catene associative. Al polo estremo, nell’iperonimia si collocano i nomi generali, che però risultano spesso generici (es. cosa, fatto, oggetto, ecc.) → “generico” è connotato negativamente come il contrario di “specifico”. I registri lessicali sono settori nei quali è diviso il lessico di una lingua. Alcune parole appartengono ad un registro base, altre ad un registro tecnico, altre ancora ad un registro aulico. Una volta scelto un registro bisogna essere in grado di mantenerlo. TIP: utilizzare un lessico che padroneggiamo, per evitare effetti comici indesiderati Evitare l’abuso di parole o espressioni straniere, in particolare inglesi, in quanto l’italiano dispone di un termine che corrisponde bene all’inglese (es. “deadline” e “scadenza”). In ogni caso, le parole straniere si comportano come nomi invariabili (es. i monitor, non i monitors). 2) Aspetti sintattici I costituenti della frase: soggetto (S), verbo (V) e complemento oggetto (O), che si ritrovano nell’ordine SVO. Ogni costituente può essere espanso tramite aggettivi, avverbi o complementi, definite appunto espansioni. Anche la frase nella sua interezza può essere ampliata, aggiungendo delle precisazioni di tempo e di spazio che si riferiscono all’intero processo (es. ieri, al lunedì, ecc.). Solo i margini possono essere separati dalla virgola (es. “Ieri, lo studente segue …”). ATTENZIONE: non inserire mai una virgola tra soggetto e verbo o tra il verbo ed il complemento, cosa che magari si ritrova il testi poetici (quindi creativi) Non lasciatevi confondere dalla punteggiatura intonativa, cioè le pause che normalmente si fanno mentre si legge un testo, ovvero il “prendere fiato” (es. “la maggioranza degli studenti di comunicazione[,] vorrebbe lavorare nel campo della pubblicità”). Alcuni verbi reggono preposizioni fisse, altri possono reggere diverse preposizioni, ma queste ultime potrebbero modificarne il significato (vedi immagine a lato). 29\09 La “d” eufonica è un elemento fonico che si aggiunge ad una singola vocale per evitare lo scontro con la vocale iniziale della parola seguente, e stabilire così un più gradevole suono. Tuttavia, va aggiunta solo quando le due vocali prese in considerazione sono uguali (es. “e internazionali”; “ed esporre”). Fanno eccezione le espressioni cristallizzate nell’uso che risulterebbero bizzarre senza la “d”, come “ad esempio”. Una frase può essere amplificata con altre frasi → l’insieme di più frasi si chiama periodo. La coordinazione identifica il fatto di collegare due frasi indipendenti tramite nessi semantici (es. “Lui è a lezione + lui non sta seguendo”→ “Lui è a lezione, ma non sta seguendo”). Occorre tuttavia prestare attenzione alla dimensione logica: ● “l’esame è vicino, quindi Mario è andato a giocare a calcio” ● “l’esame è vicino, però Mario è andato a giocare a calcio” La subordinazione avviene quando le frasi dipendenti si legano ad una frase indipendente. Esistono diversi tipi di subordinate, tutte introdotte da una congiunzione subordinante (vedi immagine). Le subordinate tuttavia possono essere divise in: ● esplicite = contengono un verbo coniugato all’indicativo, congiuntivo, condizionale o imperativo ● implicite = contengono un verbo coniugato all’infinito, participio o gerundio (non molto visibili) → il soggetto della frase principale deve essere lo stesso della frase implicita 30\09 Subordinate relative: ● “gli studenti che hanno frequentato il corso non avranno problemi a superare l’esame” = sembra che esclusivamente gli studenti frequentanti non avranno problemi; dunque la subordinata viene definita limitativa in quanto seleziona un gruppo di studenti ● “gli studenti che hanno frequentato il corso non avranno problemi a superare l’esame” = tutti gli studenti non avranno problemi; dunque la subordinata viene definita appositiva, in quanto definisce una proprietà relativa a tutti gli studenti “Che” polivalente: riguarda l’uso improprio o generalizzato del “che” in quanto può capitare che venga usato in un modo nel quale non esplicita le relazioni logico-sintattiche tra le componenti del periodo e dunque va evitato negli scritti formali (es. “Scrivi gli appunti che posso capirlo” → “Scrivi gli appunti affinché possa capirli”). 3) Aspetti testuali Caratteristiche di un testo: ● coesione (forma) = creazione di una rete di legami linguistici e grammaticali tra diversi elementi del testo; ● coerenza (significato) = organizzazione del significato del testo (dimensione semantica); a essa sono legati i connettivi, elementi che servono a garantire la tenuta logica, perciò il contenuto delle frasi che compongono il testo crea una struttura. Coesione si genera attraverso: ● le forme di accordo grammaticale (accordo morfologico) = accordo tra soggetto e verbo ed eventuali espansioni, ovvero il verbo deve essere concordato al singolare se il nome collettivo al quale è riferito è preceduto da preposizioni come “di”, “da” (es. “un milione di persone scende in piazza”) ● uso di pronomi e aggettivi (es. “Mario e il suo coinquilino vanno a lezione con la sua bicicletta” → “Mario e il suo coinquilino vanno a lezione. Lui usa la sua bicicletta” → ”Mario e il suo coinquilino vanno a lezione Quest’ultimo usa la bicicletta, mentre Mario prende l’autobus”) ● uso di incapsulatori = espressioni che svolgono la funzione testuale di rinviare ai contenuti di una porzione del testo proprio per evitare le ripetizioni del soggetto (es. “Mario”, “il ragazzo”) Coerenza riguarda i connettivi che si dividono in: 06\10 Il sistema interpuntivo (p. 141) Il sistema è un insieme di elementi dove ognuno di essi ha una funzione ben specifica e distinta rispetto agli altri. Esso è inoltre un rivelatore della struttura del testo → serve a distinguere i piani dell’enunciazione, segnare i legami sintattici e influisce sull’interpretazione semantica del testo. Esempio: ● il docente disse: “lei è una capra” ● il docente, disse lei, è una capra Il sistema interpuntivo tuttavia è sensibile al genere testuale (la punteggiatura non è la stessa per scrivere una poesia, un testo argomentativo, un messaggio, ecc.). 1) virgola Segnala l’apertura e la chiusura di un inciso. A questo scopo possono essere usati i trattini lunghi o le parentesi. ATTENZIONE: le cose lette tra parentesi vengono considerate poco importanti quindi può capitare che il lettore non lo legga La virgola non si mette se la “e” collega elementi che sono sullo stesso piano, ma la si utilizza per interrompere in elenco. Inoltre, la si può mettere se la “e” ha una sfumatura di significato diversa dalla semplice congiunzione. ATTENZIONE: non usare la virgola quando viene introdotto un argomento nuovo o si passa a uno diverso. In questo caso va usato un segno di interpunzione forte 2) punto e virgola Segnala il carattere seriale di un lungo elenco. Si può usarlo anche per segnalare il cambiamento di soggetto o tema all’interno dello stesso periodo. Inoltre si può usare prima di un connettivo. 3) due punti Si usano per introdurre una citazione o un discorso diretto, introdurre un elenco oppure con funzione presentativa. Infine, possono assumere valore causale o esplicativo. ➔ Virgolette basse («...») vengono dette caporali, mentre le virgolette alte (“...”) vengono dette doppi apici. TIP: il Capitolo 5 del testo Scrivere all’Università contiene delle schede riguardanti i precedenti segni di punteggiatura 14\10 La titolazione - fondamentale per l’efficacia del testo Il titolo è fondamentale per orientare il lettore nell’interpretazione del testo. Se esso è troppo vago, condiziona l’iniziale comprensione del testo. Un buon titolo deve essere sintetico e pertinente, ovvero deve essere composto da poche parole e rispecchiare il contenuto del testo. Il titolo può essere brillante – può contenere cioè figure retoriche, giochi di parole, riferimenti ad altre opere – ma è bene che abbia al suo interno una parte informativa e una parte argomentativa. Esempi: ● Sull’inglese all’università ● Un proclama accattivante e le sue molte insidie ➢ Perché l’anglificazione dei programmi universitari è inefficace e iniqua TIP: il titolo va scritto alla fine. Se proprio dovete scriverlo prima, è bene iniziare a farlo in modo referenziale e denotativo (titolo che si limita ad indicare qual è il contenuto e l'idea di fondo dell’elaborato), e riscriverlo in forma più argomentata e brillante in un secondo momento, quando il testo è definitivo Metodi argomentativi Esistono tre modi in cui è possibile articolare i ragionamenti tra loro: 1) analogico = si basa sull’applicazione di un argomento a una situazione che si presume simile a quella considerata (fare un’analogia) 2) deduttivo = si basa sull’inferenza di argomenti individuali a partire da principi generali (generale → particolare) 3) induttivo = si basa sull’osservazione di casi e situazioni particolari da cui vengono ricavati dei principi validi in generale (particolare → generale) A proposito del metodo induttivo tuttavia, bisogna prestare attenzione per evitare di trarre conclusioni o regole generali non vere. Occorre quindi scegliere i casi specifici con estrema cautela e consapevolezza. In conclusione, è necessario accertarsi della tenuta del rapporto causa-effetto. Esiste un quarto metodo ancora più rischioso di quello induttivo: il metodo abduttivo (caso particolare del metodo induttivo). Esso si basa su un campione contenuto, ma ritenuto particolarmente significativo. Esso, infatti, è un metodo molto comunque nell'attività scientifica, quando si va alla ricerca della causa di un fenomeno sperimentale. Tuttavia è, altrettanto comune nella vita quotidiana: spesso eseguiamo ragionamenti abduttivi per cercare una giustificazione di un determinato fatto (es. l’auto non parte, perciò diciamo che si è scaricata la batteria, ma potrebbe non essere così). In conclusione, i metodi analogico e deduttivo sono più sicuri rispetto a quello induttivo e, a maggior ragione, rispetto a quello abduttivo. L’efficacia di un testo argomentativo dipende quindi anche, se non soprattutto, da un’articolazione logica rigorosa degli argomenti. 18\10 Fallacie logiche (trattato nel saggio di De Lia) Esse sono errori di formulazioni di un ragionamento che rendono le argomentazioni non valide dal punto di vista logico. Queste fallacie sono spesso nascoste, volontariamente o meno. Esse possono essere dovute a: ● intenzionalità = quando non si rappresentano correttamente i fatti per vincere un dibattito o per guadagnare qualcosa dal convincere l'altra persona ● superficialità = per un atteggiamento mentale incurante, non vigile, che non mette a fuoco chiaramente la questione ● visioni del mondo = credenze, atteggiamenti, tradizioni e dei valori che ci condizionano; bisogna rendersi conto di tali visioni del mondo per prendere eventualmente le distanza da essi valorizzandone invece altri (cambiare punto di vista) 10 tra le fallacie più comuni: 1. ad hominem = quando, invece di confutare una tesi, si attacca chi la sostiene (es. mi dici che devo smettere di fumare, proprio tu che bevi tutte le sere) 2. ad ignorantiam = dimostrare una tesi affermando che il suo contrario non è dimostrabile (es. non dico di essere Batman, dico solo che nessuno ha mai visto me e Batman nella stessa stanza) 3. petitio principi = ragionamento circolare in cui la conclusione è implicitamente compresa nelle premesse, come un corto circuito logico (es. la giustizia dice che nessuno possa comprare un altro uomo, perché non è giusto che un uomo possa essere messo in vendita) 4. composizione = quando si inferisce erroneamente la qualità dell’intero a partire dalla qualità delle sue parti (es. il Real Madrid ha i migliori giocatori del mondo in ogni ruolo, quindi è la squadra migliore del mondo) 5. divisione = quando si attribuiscono a una parte le caratteristiche che ha l’intero (es. lui ha studiato Scienze della Comunicazione, quindi è un buon comunicatore) 6. scommettitore = convinzione errata che eventi passati abbiamo qualche influenza su eventi futuri, quando in realtà si tratta di attività governate dal caso (es. il rosso era uscito sei volte di fila alla roulette, quindi lui sapeva che al prossimo turno sarebbe uscito il nero) 7. vaghezza = mancanza di un criterio rigoroso nella scelta e nell’uso di una parola o di un’espressione, con conseguente imprecisione semantica (es. ho scelto Filosofia per passione e non solo) 8. aneddotica = citare un aneddoto o un esempio della propria esperienza personale per confutare una tesi, spesso basata su statistiche solide 9. falso dilemma = far credere che esistano solo due alternative e costringere a scegliere una di esse, quando in realtà le possibilità sono di più, ovvero estremizzare (es. il primo ministro chiese ai cittadini che fossero dalla sua parte o da quella dell’avversario) 10. della brutta china (pessimista cosmico) = supporre una reazione a catena che deriverebbe dalla prima premessa senza che, tra le varie premesse, ci sia una corretta conseguenza logica (es. se oggi non sto attento, non capirò la lezione, perderò il filo del discorso, non riuscirò più a recuperare e verrò bocciato all’esame) Elementi di scrittura accademica: citazioni e bibliografia Una citazione è la ripetizione di un'espressione che viene riportata in un testo da una persona diversa dall'autore. Esse possono essere: ● dirette = quando la fonte dell’informazione è riportata utilizzando le stesse parole del testo ● indirette = quando la fonte dell’informazione è riportata parafrasando o sintetizzando, con altre parole, le parole del testo, facendo attenzione a non snaturare il significato della citazione di partenza ATTENZIONE: un testo argomentativo non deve essere un collage di citazioni, ma è la propria autorialità deve essere evidente Come devono essere le citazioni: ● autorevoli = citare fonti attendibili, affinché lo sia anche il vostro testo; vengono considerate fonti attendibili (anche se non infallibili) le riviste scientifiche e universitarie, i libri pubblicati dai maggiori editori, i principali organi di stampa, i siti di istruzione e gli esperti ● utili = dover essere sicuri che la citazioni dica qualcosa di nuovo o che confermi in modo autorevole quel che avete detto ● fedeli = riguardo le citazioni dirette si devono trascrivere le parole così come sono; non si devono eliminare parti del testo senza segnarlo → l’ellissi si indica con “[...]” Come vanno indicate le citazioni dirette: A. se non superano le tre righe, basta utilizzare le virgolette basse o alte B. se superano le tre righe si parla di citazione “a blocchetto”, ovvero essa deve essere indicata in un carattere leggermente più piccolo del testo, dovrà essere lasciato un rigo bianco sopra e sotto la citazione e rientrare l’intera citazione a sinistra (facoltativo anche il rientro a destra); con questa citazione non bisogna usare le virgolette di alcun genere ➢ Normalmente non vanno riportate in corsivo 20\10 Esistono due diversi tipi di citazione: 1) Sistema citazione-nota→ bibliografia analitica I rimandi bibliografici si riportano per intero in nota con i volumi, i quali devono essere separati da una virgola e in fondo deve essere posto un punto. In ordine quindi troviamo: a) Cognome e nome (quest’ultimo può essere puntato) b) Titolo dell’opera in corsivo c) Luogo di pubblicazione; si possono usare due nomi se sono presenti sedi diverse (es. Roma-Bari) d) Casa editrice e) Anno di pubblicazione ➢ Esempio: “Dumas A., I tre moschettieri, Torino, Einaudi, 1998, p. 74” Per non ricorrere all’intero riferimento si può usare: ● Ibiden = se in una serie di citazioni ricorre la stessa opera e la stessa pagina citata precedentemente ● ivi = se si cita consecutivamente stessa opera ma pagina diversa, la quale va poi indicata (es. Ivi, p. 23) ● ap. cit. = che significa “opera (già) citata”; si usa quando si cita un’opera già citata in precedenza, ma non consecutivamente ATTENZIONE: se cito più di un’opera dello stesso autore, aggiungo data di pubblicazione Altre casistiche Come scrivere se cito volumi che raccolgono saggi di diversi autori a cura di + nome editore per saggi contenuti in un volume collettivo autore saggio, nome saggio, in nome raccolta, pagine per saggio pubblicato in una rivista autore saggio, nome saggio, in “titolo rivista”, n. volume per saggi tradotti trad. it. titolo tradotto, … (dati opera originale) per saggi, articoli o post pubblicati online autore, titolo, “nome blog”, data precisa (link, data precisa di ultima consultazione la quale può essere modificata) 2) Sistema autore-data→ bibliografia sintetica I riferimenti bibliografici si inseriscono direttamente nel testo fra parentesi (cognome e anno). Esse possono essere inoltre: ● dirette→ bisogna indicare la pagina; esempio: ○ “La semiotica ha a che fare con il segno” (Eco, 1975, p. 17) oppure (Eco, 1975 : 17) ● indirette→ essendo rielaborazioni in hanno bisogno della pagina; esempio: ○ Il concetto di inferenza è molto importante (Eco, 1975) ○ Secondo Eco (1975), il concetto di inferenza è molto importante Altre casistiche Come scrivere Per indicare diverse opere di uno o più autori (Eco 1975, 1979; Greiman 1979, 1983) Per indicare più opere dello stesso autore e stesso anno (Traini 2006a; 2006b) Per indicare opere tradotte (Greimas 1979 : trad. it. p. 250)
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