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La beffa di San Ciappelletto: il peggior peccatore diventa un santo, Appunti di Letteratura Italiana

Questa novella di Boccaccio racconta la storia di Ser Cepparello, un uomo malvagio e vizioso che inganna un frate con una falsa confessione e, in punto di morte, viene considerato un santo. temi come la grazia divina, la confessione e la creduloneria, e mette in evidenza la grande benevolenza di Dio.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 19/04/2022

susanna.amoddio
susanna.amoddio 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La beffa di San Ciappelletto: il peggior peccatore diventa un santo e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Letteratura Italiana 30 novembre – 2 / 9 dicembre. Ser Cepparello da Prato – Decameron I – Boccaccio. Questa novella è in coppia con l’ultima del Decameron (Griselda). È una novella fondamentale, è la prima, ha valore di manifesto e proemiale. È molto importante e anche una delle più celebri. Resta memorabile per la centralità di Cepparello, che è il protagonista. Occupa interamente la novella, e ci viene dato un ritratto minuzioso di lui. Rappresenta una tipologia di beffa, perché si racconta di uno scherzo crudele, ai danni di un prete che lo confessa e ai danni di tutti i fedeli che crederanno alle parole del prete, e crederanno così tanto in questo da far diventar Cepparello un santo, anche se lui era uno dei peggior peccatori. È una novella, dove la struttura presenta un rovesciamento, talmente forte da suonar sospetto. Il peggiore dei peccatori diventerà il migliore dei santi. Questo mette in atto un meccanismo di messa in sintonia dal punto di vista logico tra lettore e autore che sono necessari per gustare il testo. È necessario soffermarsi sul preambolo. La rubrica, anche se sinteticamente, ci mostra lo schema di rovesciamento e ci dice già tutto. Inganna un frate con una falsa confessione, ed essendo stato un pessimo uomo in vita, è reputato poi santo e chiamato San Ciappelletto. ‘essendo stato’ è un gerundio in cui la forma di questa frase implicita, partecipa a tenere la ricchezza del significato che perderemmo se fosse una frase implicita, il modo verbale collabora. Ser inganna con una confessione falsa un frate. Panfilo è il narratore di turno, e inizia invocando Dio. Dice che ogni cosa che qualcuno fa deve essere riportata a Dio, siccome lui è creatore di tutto. Questo perché essendo il primo narratore delle dieci giornate, deve cominciare a narrare una delle sue cose meravigliose. È il succo delle cose che ci stanno per venir raccontate: una delle cose meravigliose fatte da dio. Panfilo dimostra di sapere cose che non ci aspetteremmo da un giovane come lui, ed è un aspetto sorprendente. Il narratore è lui, ma dietro c’è un’altra figura, che sarà quella dell’autore. Il punto è che il narratore vuole mantenere in sospeso il giudizio dell’uomo, non sappiamo se quella confessione sia falsa, non sappiamo se Ser Cepparello si sia pentito in punto di morte e quindi sia diventato realmente San Ciappelletto. Questo ci presenta il massimo del peccato ma anche come il massimo della santità. (Il preambolo occupa molte righe, e nella slide c’è un piccolo riassunto che serve per memorizzare meglio.) Boccaccio ha ben presente che la vita sia dolorosa e impegnativa, ma la grazia di Dio aiuta a medicare le angosce. Noi non riceviamo l’aiuto solo in misura dei nostri meriti, ci viene concessa dalla bontà generosa di Dio. Questa bontà divina, che non si deve misurare in funzione dei meriti della persona, viene messa in azione grazie all’intercessione dei santi, che pregano per i vivi, e possono aiutare l’uomo a ricevere questa bontà generosa di Dio. Questa bontà è gratuita e viene accesa dalle preghiere dei santi, ma ancora maggior questa bontà è se consideriamo che essa ci ascolta anche se noi preghiamo le persone decedute che pensiamo siano santi in paradiso, ma in realtà è talmente grande che ci ascolta anche quando preghiamo persone che sono all’inferno. La bontà divina è tale perché esaudisce colui che la prega. A dio non importa che noi conosciamo la verità, ma importa la purità della nostra coscienza, non gli interessa che chi preghiamo sia all’inferno o paradiso, ma lui esaudisce coloro che pregano. Panfilo pensa che questa novella possa manifestare apertamente il giudizio degli uomini. C’è un meccanismo antifrastico. Noi grazie alle tecniche letterarie, narratore autore e racconto possiamo capire che sotto questo primo livello, al di sotto dei fatti che accadono, c’è un’altra dimensione. Ed è il luogo della grazia. Descrizione fisica: la novella ci racconta l’antefatto. Siamo in Francia, epoca contemporanea, era di mercanti. Musciatto Franzesi, un mercante e usuraio italiano, che era talmente ricco e potente da essere consigliere del re di Francia. Lui deve tornare in Italia, e decide di distribuire gli incarichi e gli affari. Il lavoro più ostico era riscuotere i crediti dei borgognoni, e loro erano uomini riottosi e di mala condizione. Ci voleva Ser Ciappelletto sente i discorsi preoccupati dei fratelli, dicendo che a volte le persone inferme sentono anche di più. Li chiama e gli dice: non voglio che temiate di nulla a causa mia (lo dice solo per poter compiere l’estremo atto e il più malvagio di tutti, non gli interessa dei fratelli.) io ho capito cosa pensate voi, e sono d’accordo con il fatto che succederà esattamente ciò che avete preventivato voi. C’è del diabolico in lui, perché qui decide di modificare il corso degli eventi, non teme neanche del suo destino. Dice poi che lui ha vissuto facendo tante ingiurie a dio, e facendogliene una sotto punto di morte non succederà niente. Lui vuole sfidare Dio. Non è escluso che si possa intendere come riecheggiante le parole di Manfredi, perché si converte in punto di morte, e viene salvato. Fa quindi cercare il frate più santo di tutti, il più puro, e dice di far fare a lui, che sistemerà i fatti di tutti e dovranno esserne contenti. I fratelli, quindi, andarono in un convento di frati, e cercarono un buon uomo che ascoltasse la confessione di un usuraio (lombardo) che in casa loro era infermo. Serve un santo uomo per confessarlo. Gli venne quindi dato un frate antico, quindi d’età veneranda, che definiva la sua santità. Tutti i cittadini avevano grande devozione per lui. Raggiungono la camera di Ser Ciappelletto, e questo frate iniziò a confortarlo, chiedendogli quando fosse stata l’ultima volta della sua confessione. Ser Ciappelletto non si era mai confessato, (questo mai da il via ad un meccanismo di antitesi) ed ecco il primo peccato: dice di aver fatto passare più di otto giorni dalla sua confessione, perché di solito si confessava ogni otto giorni, e tutto questo per via della malattia. Il frate, quindi, dice che sarà una confessione rapida, dato che si confessa spesso. Accadrà tutto il contrario, perché lui prenderà divertimento nell’ultimissima bugia. E come un vero artista della parola, costruisce una confessione falsa. Il frate aveva domandato se Cepparello si era prestato ad atti impuri, se in lussuria con alcune femmine avesse peccato, e il notaio dirà che lui è vergine quasi come se fosse appena uscito dal corpo della sua mamma Gli ha chiesto poi quindi se avesse peccato di gola. Lui disse di sì, e molte volte. Dice che ha gustato di bere acqua durante il digiuno che lui faceva 3 o 4 giorni alla settimana oltre a digiunare nei giorni dettati dalla chiesa. Dice poi di aver bevuto acqua solo dopo una grande fatica di pellegrinaggio e nelle preghiere. Questo è il contrario di essere il vero. Dice poi al frate di aver gustato l’acqua come se fosse un gran bevitore di vino (com’era lui), e poi dice di aver immaginato (dicendo il secondo grave peccato) delle insalate, e gli era sembrato il mangiare migliore. Il frate dice che sono peccati leggeri, ad ogni uomo succede, ad ogni uomo sembra buono bere e mangiare dopo il digiuno. L’ultima frase anticipa un tassello di questo meccanismo, perché in questa confessione si intuisce che il capolavoro di ser Cepparello sarà indurre il frate a confessare dei peccati, e quindi di mandarlo all’inferno. Dopo tutta una serie di peccati confessati, gli chiede se ce ne fossero degli altri. I peccati più pesanti. Ecco il terzo peccato. Lui disse quindi di aver sputato una volta nella chiesa di Dio. Il frate sorride, e gli dice che è una cosa di cui non curarsi, che anche loro religiosi ci sputano tutto il giorno. Ecco qui il tranello, Ciappelletto ha fatto confessare una cosa leggerissima al frate. Gli dice quindi che loro fanno villania, e in questo lui fa la predica al frate. Non c’è nulla più della chiesa da tener pulito. Va avanti a lungo, rovesciando la situazione. È un grande attore, inizia a sospirare e piangere; inganna attraverso parole e gesti. Il frate gli chiede che ha, e Ciappelletto dice che ha un peccato mai confessato. Che al solo pensiero gli viene da piangere. Per questo peccato dice che Dio potrebbe non aver misericordia di lui. Il frate quindi gli chiede cosa fosse, dicendogli anche che se tutti i peccati fatti da tutti gli uomini fossero tutti in un solo uomo, e lui ne fosse pentito come vedeva che era Ciappelletto, sicuramente Dio l’avrebbe perdonato. Quindi gli chiede di dirlo. In questo passaggio comico, dove assistiamo alla presa in giro nei confronti del frate, nella parola di lui si contiene la verità, quella verità che c’era stata annunciata nel preambolo. La misura della misericordia di Dio è immisurabile rispetto alla misura del peccato dell’uomo. Non c’è scala di misura.
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