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Giovanni Pascoli: La Vita e la Poesia di un Poeta Decadente, Appunti di Letteratura Italiana

Biografia di giovanni pascoli, poeta decadente italiano, e analisi della sua poesia. Nato a san mauro di romagna, pascoli fu profondamente influenzato dalle difficili vicende della sua infanzia e giovinezza, che lo resero fragile psicologicamente. La morte precoce di suo padre e di altre familiari lo portò a provvedere al sostentamento dei fratelli e sorelle. Studiò all'università di bologna, dove fu influenzato dall'ideologia socialista. La sua poesia è caratterizzata dalla sua sensibilità e dalla sua attenzione alla natura, descritta con precisione botanica e ornitologica. La sua visione del mondo è frantumata e disgregata, e i simboli assumono valenze allusive e simboliche.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 13/12/2022

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Scarica Giovanni Pascoli: La Vita e la Poesia di un Poeta Decadente e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna ed è considerato uno dei più importanti poeti decadenti italiani. La sua crescita e la sua formazione furono fortemente segnati dalle difficili vicende vissute durante gli anni dell'infanzia e della prima giovinezza, che influenzarono inevitabilmente anche la sua sensibilità e la sua poetica. Quarto di ben dieci figli in una famiglia della piccola borghesia rurale di condizione agiata. Il padre gestiva la tenuta La Torre dei principi Torlonia. Appena adolescente, perse il padre Ruggero in circostanze misteriose: l'uomo venne assassinato mentre tornava a casa in calesse, probabilmente ucciso a fucilate da un rivale che aspirava a prendere il suo posto di amministratore, e il delitto rimase sempre impunito. L'episodio, cui seguì a breve distanza di tempo anche la scomparsa della madre (1868) e della sorella maggiore, portò profonda disperazione e dolore nella vita di Pascoli. Condivise dolori e sofferenze economiche con due fratelli e due sorelle: Giacomo e Luigi, Ida e Maria. A tutti loro resterà sempre legato da un affetto profondo: fu lui a provvedere al sostentamento dei fratelli dopo la morte dei genitori. Nel 1871 morì il fratello Luigi, e nel ’76 Giacomo. Giovanni, che riuscì a proseguire gli studi fino alla laurea grazie a una borsa di studio, fino al 1895 visse con le sorelle, ricostruendo idealmente quel “nido familiare” che i lutti avevano distrutto. All’università di Bologna, dove frequentò la facoltà di Lettere, subì il fascino dell’ ideologia socialista. Partecipò a manifestazioni contro il governo, fu arrestato nel 1879 e trascorse alcuni mesi in carcere. Nell’’82 si laureò e iniziò subito dopo la carriera da insegnante liceale, a Matera. Poi, quando Ida si sposò, visse con Maria, detta "Mariù", a Castelvecchio   di   Barga , in Lucchesia. Questo rimarrà uno dei luoghi più importanti e significativi della sua vita. Questo attaccamento morboso al “nido” e alle sorelle, che svolgono un’evidente funzione materna, rivela la fragilità psicologica del poeta, che cerca una protezione dal mondo esterno, quello degli adulti, rifiutando qualsiasi rapporto con la realtà esterna, ogni relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami del “nido” (es. il matrimonio di Ida = patologie depressive). Questo legame ossessivo gli rende difficile avere relazioni amorose, che sono viste come qualcosa di proibito e misterioso, da contemplare da lontano. 1891 pubblica una prima raccolta di liriche, Myricae. 1892 per dodici anni vinse la medaglia d’oro al concorso di poesia latina di Amsterdam. 1895 ottiene la cattedra di Grammatica greca e latina all’Università di Bologna, poi di Letteratura latina a Messina, in seguito a Pisa. 1897 uscirono i Poemetti. 1903 pubblicò la raccolta i Canti di Castelvecchio, che fa di Pascoli “il primo grande poeta italiano contemporaneo", capace di rinnovare la tradizione linguistica mediante un lessico "agreste o contadino", che prevede l`innesto di suoni animali e naturali, voci dalla forte eco simbolica, perché rievocano innocenza, malinconia, malesseri e paure indecifrabili, sullo sfondo dell`attesa della morte. Miei pensieri di varia umanità. 1904 escono i Poemi conviviali. 1905 subentra al maestro Carducci nella cattedra di Letteratura italiana a Bologna. 1906 Odi ed inni 1907 Pensieri e discorsi, in cui è contenuto il celebre saggio Il fanciullino. 1909 Nuovi Poemetti 1911 Poemi italici Pascoli scrisse anche saggi e critiche. Grande studioso di Dante, vi dedicò tre volumi: Minerva oscura 1898, Sotto il velame 1900, La mirabile visione 1908. Pascoli morì il 6 aprile 1912 per un cancro allo stomaco. LA VISIONE DEL MONDO La formazione di Pascoli fu positivistica, denotabile nell’ossessiva precisione con cui usa la nomenclatura ornitologica e botanica. Egli, addirittura, si documenta sulla vita degli uccelli da fonti positivistiche, protagonisti di tanti suoi componimenti poetici. Ma Pascoli vive anche la crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, dovuta alla fine del Positivismo e all’affermarsi del Decadentismo. Pascoli stesso tende a sviluppare una sfiducia per la scienza come strumento di conoscenza e ordinamento del mondo, tende all’ignoto, al mistero, all’irrazionale. Tuttavia, questa tensione non sfocia nella fede religiosa; del cristianesimo condivide solamente il messaggio morale di fraternità. Il mondo, nella visione pascoliana, appare frantumato, disgregato. Non esistono più nemmeno le gerarchie d’ordine fra gli oggetti: il piccolo si mescola con il grande. Ciò che è piccolo può essere ingrandito (come attraverso una lente d’ingrandimento) e ciò che è grande può essere rimpicciolito (come visto con il cannocchiale alla rovescia). I SIMBOLI Gli oggetti ricoprono un ruolo importante nella poesia pascoliana: sono descritti con la visione soggettiva del poeta, quindi assumono valenze allusive e simboliche, rimandano sempre a qualcosa al di là di essi, all’ignoto. Anche la precisione botanica e ornitologica, con cui Pascoli descrive fiori, uccelli, piante, assume diverse valenze: il termine 1 preciso diviene un modo per attingere alla vera essenza delle cose, andare al cuore della realtà. Dare il nome alle cose è come scoprirle per la prima volta (soggettivazione del reale). Il mondo è visto attraverso il velo del sogno, la realtà perde ogni consistenza oggettiva, le cose sfumano le une nelle altre. Si instaurano così legami segreti fra le cose. Lo stesso io si confonde con il mondo esterno, e le cose si caricano di significati umani. LA POETICA La poetica pascoliana trova la sua massima rappresentazione nel saggio Il fanciullino, pubblicato sul “Marzocco” nel 1897, in seguito anche in Pensieri e discorsi e Miei pensieri di varia umanità. L’idea centrale è che il poeta coincide con il fanciullino, che sopravvive in ogni uomo. Vede le cose come per la “prima volta”, con ingenuo stupore e meraviglia, al pari del primo uomo all’alba della creazione. Proprio come Adamo, il poeta fanciullino dà il nome alle cose in un linguaggio che sappia andare oltre la comunicazione ordinaria per arrivare al profondo delle cose. Dunque il fanciullino è una concezione della conoscenza irrazionale, in quanto Pascoli tende al decadentismo. Grazie al suo modo di vedere le cose, il poeta fanciullino ci permette di cogliere l’essenza segreta delle cose, di arrivare alla verità, distaccandosi dalle visioni abituali, ordinarie, convenzionali. Il poeta appare come un veggente, dotato di una vista più acuta rispetto a quella degli uomini comuni, capace di spingere lo sguardo oltre le apparenze sensibili e arrivare a scoprire l’ignoto. In Pascoli ritroviamo la concezione della poesia “pura”, priva di fini civili, morali, pedagogici, propagandistici. La poesia è pura, spontanea, disinteressata, che dà voce al fanciullino che è in noi e annulla gli impulsi violenti degli uomini e induce alla bontà, all’amore, alla fratellanza. Per Pascoli quindi è implicito un messaggio sociale, un’utopia umanistica che invita all’affratellamento degli uomini. È chiaro, perciò, che Pascoli rifiuta il classicismo. Per lui, poesia non significa trattare di argomenti elevati e sublimi, ma anche quelli più umili e dimessi. Si parla in Pascoli di poesia delle piccole cose. Tra oggetti aulici e umili non vi è più conflitto ed esclusione, e Pascoli si propone come cantore delle realtà umili e dimesse (in particolare il mondo contadino), scoprendo il loro valore segreto ed elevandole, celebrandole come glorie nazionali, al pari dei miti e degli eroi classici. Questa concezione è rilevabile nell’adozione di un lessico particolare, in cui si alternano termini preziosi e aulici della lingua dotta e termini dialettali, terminologia botanica e ornitologica e termini quotidiani del parlato colloquiale e persino parole provenienti da lingue straniere. Nella poesia pascoliana prevalgono anche le riproduzioni onomatopeiche di versi d’uccelli, suoni di campane, al fine di penetrare nell’essenza segreta dell’oggetto evitando mediazioni logiche. La metrica pascoliana è essenzialmente tradizionale: impiega i versi della poesia italiana quali endecasillabi, decasillabi, novenari, settenari ecc., però il verso si rivela spesso frantumato, interrotto da numerose pause, parentesi, punti di sospensione e da enjambements. La figura retorica maggiormente impiegata da Pascoli è la sinestesia. Tutto ciò ha il fine di creare un linguaggio analogico ed evocativo. MYRICAE Fu la prima raccolta, pubblicata nel 1891, contenente 22 poesie dedicate alle nozze di amici. La quinta edizione del 1900, arrivò a contenerne 156. Il titolo è una citazione virgiliana, tratta dall’inizio della IV Bucolica. Pascoli assume le umili piante come simbolo delle piccole cose. Si tratta in prevalenza di componimenti molto brevi (versi liberi, in particolare novenari, poco frequente nella tradizione italiana), all’apparenza dei quadretti di vita campestre. La particolarità risiede nei sensi misteriosi e suggestivi, che sembrano alludere a una realtà ignota e inafferrabile, insita in ogni cosa. Spesso le atmosfere di questa realtà evocano l’idea della morte. Uno dei temi più presenti nella raccolta è il ritorno dei morti familiari, che sembrano ricongiungere i legami spezzati dall’uccisione del padre e dai tanti lutti successivi. Inoltre, si delineano le soluzioni formali tipiche della poesia pascoliana: onomatopee, valore simbolico dei suoni, uso di un linguaggio analogico, la sintassi frantumata. (Lavandare p. 304, X Agosto p.306, L’assiuolo p. 309, Temporale p. 312, Novembre p.314, Il lampo p. 317) I POEMETTI 1897 Sono componimenti più ampi rispetto a quelli di Myricae, presentano un impianto narrativo anziché lirico, e possono essere considerati come racconti in versi. La struttura metrica si compone di terzine dantesche. Assume rilievo importante la vita della campagna, con i temi quotidiani, che viene idealizzata e celebrata, perché portatrice di valori tradizionali: affetto per la famiglia, laboriosità, bontà, semplicità, rifugio rassicurante (nido) in contrapposizione alla negatività della realtà contemporanea. 2
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