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Il Nuovo Contesto Storico: Comunicazione, Media e Opinione Pubblica (1700-1762), Appunti di Storia

Il contesto storico in cui si sviluppò una determinata forma di comunicazione, con un focus particolare sulla nascita dell'opinione pubblica nel xviii secolo. Esploriamo chi decise di comunicare 'cosa', il gruppo di decisione dietro a un determinato flusso di comunicazione, la natura del medium, e la teoria della ricezione. Il documento include discussioni sui teorici come john lock, montesquieu, diderot, rousseau, e la divinità, il ruolo del re, funzionari e istituzioni. Viene anche discusso il ruolo delle donne in questo contesto.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 06/06/2019

nuccio-adam-agnesini
nuccio-adam-agnesini 🇮🇹

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Scarica Il Nuovo Contesto Storico: Comunicazione, Media e Opinione Pubblica (1700-1762) e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! BANTI 20/02/17 Flusso comunicativo di Harold Lasswell (1948): Chi? - Di cosa? - Con quale mezzo? - A chi? - Con quali effetti? Comunicatore (Ricerca delle emittenti) - Messaggio (Analisi del contenuto) - Mezzo (Analisi del mezzo) - Ricevente (Analisi dell’audience) - Effetti (Analisi degli effetti). E’ chiaro che dal 1948 ad oggi si è realizzato uno sviluppo tecnologico-comunicativo non indifferente, che dovremmo tenere in considerazione. Contesto (Edward Thompson) -> Il lavoro storico si basa sul contesto, ossia sulla necessità di sapere in che contesto storico si è sviluppato un determinato tipo di comunicazione. Gruppi di decisione (Roland Barthes) -> Solo apparentemente la comunicazione nasce a partire dallo spunto di un singolo o di pochi attori. Il flusso comunicativo che si attiva è gestito da molte teste. Vale per qualsiasi flusso di comunicazione. E’ dunque fondamentale capire chi ha deciso comunicare “cosa”, che gruppo di decisione sta alla base di un determinato flusso di comunicazione. Formazioni discorsive (Michel Foucault) -> Non dovremmo mai analizzare un singolo flusso di comunicazione in forma isolata. Dobbiamo tenere in considerazione che il contenuto di quella comunicazione è in relazione con molte altre narrazioni, sia contemporanee che pregresse. Se non teniamo in considerazione il presente ed il passato non possiamo capire fino in fondo il significato profondo del messaggio. Natura del medium (Marshall McLuhan/Noam Chomsky) -> A seconda del mezzo di comunicazione che viene utilizzato le cose possono cambiare anche radicalmente. A seconda del medium il rapporto è assolutamente passivo, è difficile intervenire e partecipare perché quel determinato contesto tecnologico non me lo permette. Ma pensiamo al contesto tecnologico nel nostro presente: non solo a livello di rete web, ma anche solo possedendo il telecomando di una televisione interattiva, nel mio cercare e scegliere che cosa guardare ed ascoltare. Non siamo solo partecipativi, ma siamo anche interattivi. Comunità interpretative (Stanley Fish) / Teoria della ricezione-Cultura Studies (Stuart Hall) -> in particolare “Teoria della ricezione”: molti studi hanno insistito sul fatto che il flusso comunicativo non è necessariamente unidirezionale, come afferma Lasswell; non è così perfino nel contesto in cui i mezzi di comunicazione tengono il ricevente in uno stato passivo. Chi riceve il messaggio compie molte azioni: l’azione di interpretazione, che più essere giusta o sbagliata; altre volte i messaggi sono appositamente “oscuri”, cosicché si renda necessaria una certa dose di interpretazione che può del resto seguire strade diverse. Nel contesto tecnologico di cui possiamo avvalerci oggi la ricezione può diventare attiva: è possibile rispondere, domandare, carica una foto od un video su un sito internet e così via (questo materiale potrebbe essere ignorato o potrebbe essere visto da moltissimi, ciò che conta alla base di tutto è comunque l’essere attivi). La ricezione non è mai completamente passiva. Nascita di un’opinione pubblica: il XVIII secolo. Dalla fine del XVII secolo e per tutto il XVIII secolo, sulle carrozze e sulle navi passano anche i giornali, uno strumento fondamentale di comunicazione. Particolarmente importanti sono i quotidiani, che nascono proprio in questo periodo, all’inizio semplicemente in fronte-retro o in quattro facce, per aumentare, con il passare del tempo, nelle dimensioni (il primo quotidiano - “Leipzinger Zeitung” - in Europa fu pubblicato nel 1660). Fra Europa centrale, Gran Bretagna e Stati Uniti (del resto nei luoghi più alfabetizzati) sorgono i giornali e chi vi si approccia capisce molto bene che possono essere un’incredibile fonte di guadagno. Considerando gli Stati Uniti, il Primo emendamento della Costituzione statunitense, ratificato nel 1791, garantì la libertà necessaria a questa stampa in crescita. I giornali possono essere letti individualmente a casa propria, ma è molto raro che in questo periodo il giornale venga comprato privatamente (come avverrà poi nel 1800). Generalmente il giornale viene letto in luoghi di socializzazione, ovvero nei caffè (poi, nel tardo 1700, anche nei club di lettura e nelle associazioni). Sono proprio i caffè che si sono abbonati ad un giornale od a più giornali, che si troveranno proprio in questi luoghi a libera disposizione dei clienti. Oppure, successivamente, nascono i club, che servono a mettere insieme delle persone che pagano una quota di iscrizione e con i soldi che vi derivano vengono comprati diversi giornali, che si trovano pertanto a disposizione dei soci. Già nel 1700 esistono club molto ben organizzati (come a Milano), che si appoggiano a giornali italiani, ma anche a giornali tedeschi o francesi, creando una rete nazionale di circolazione delle notizie. Tornando al caffè, si tratta di una bevanda entrata di moda alla fine del 1600; nel 1700 bere il caffè è considerato molto chic ed è accessibile anche alle estrazioni medio basse. John Pezzel descrive la Vienna delle botteghe del caffè: “Non vi si beve soltanto caffè, ma anche tè, cioccolata, punch, limonata, latte di mandorla, rosolio, gelati ecc, tutte cose che fino ad un paio di secoli fa in Germania non si conoscevano neanche di nome. vi si può studiare, schiacciare un pisolino, trattare di affari, mercanteggiare, fare pubblicità, tramare intrighi e complotti, organizzare gite, leggere riviste e quotidiani ecc.”. In questo momento cambia la socialità. Ci si può andare per qualsiasi motivo, da soli od in compagnia, e qualunque sia la professione religiosa dell’individuo. Le persone che si riuniscono in questi luoghi cominciano anche ad esprimere le proprie opinioni, sopratutto politiche (viabilità, tasse,…), mentre prima l’espressione era fisica e violenta. È in questo momento che si forma l’opinione pubblica. Ricordiamo un filosofo tedesco importantissimo, Habermas, il primo ad aver scritto un saggio fondamentale sulla nascita dell’opinione pubblica. Nell’assolutismo, il sovrano e le elite che gli stanno attorno hanno immaginato un sistema in cui la sfera pubblica è nettamente separata dalla sfera privata. Le istituzioni pubbliche dello stato (sovrano, corte, burocrazia esercito) - le istituzioni private incastonate nella società (imprese, individui, famiglie) che non devono (o dovrebbero) interferire con la sfera pubblica. Lo scopo dell’assolutismo era un controllo totale su entrambe le sfere. Tutto ciò cambia, questa separazione teorica non esiste; ad esempio, i mercanti che si riuniscono nei caffè di Londra non solo parlano di commercio, ma cominciano anche a critica - più o meno, con maggiore o minore determinazione - le scelte che vengono attuate dal governo. Se ci sono istituzioni rappresentative - e ci sono sono il Gran Bretagna - questa cosa è più facile. Un assolutismo non permette nessuna intromissione da parte di coloro che non appartengono alle istituzioni reali, alle istituzioni della corte e che vede nascere dal basso un elemento forte come quello dell’opinione pubblica fa sì che si creino grandi cambiamenti. Tutto ciò potrebbe non avere una speciale importanza dal punto di vista politico, se non ci fossero dei teorici che interpretano ciò che sta succedendo e che cominciano ad avanzare delle pretese per un cambiamento degli assetti politico-istituzionali. Alcuni punti di riferimento fondamentali sono, tra gli altri: John Lock, Montesquieu, Diderot, Rousseau. Il loro pensiero trova, come modello di riferimento, le istituzioni politiche che sono nate nell’Inghilterra del XVII secolo, al termine delle due rivoluzioni che vi hanno luogo (1642-49; 1688-89), in cui avviene un fatto incredibile ed impensabile al tempo, il re viene decapitato. Si vogliono cambiare le istituzioni affinché non solo la sovranità vi abbia spazio. Giunti a questo punto, è fondamentale ricordare il cambiamento del concetto di sovranità che si sviluppa proprio in questo periodo, un cambiamento che è un vero e proprio rovesciamento. Prima: Divinità -> Re -> Funzionari ed istituzioni Ora: Popolo -> Rappresentanti. contempla più orientamenti. E le minoranze? No, non sono possibili. Secondo Rousseau le minoranze si formano nel caso in cui individui abbiano interpretato male la volontà del popolo che, ricordiamo, è una e condivisa globalmente. Il primo è dunque un progetto che mira alla convivenza, pacifica se possibile, di opinioni politiche differenti; il secondo presenta l’idea di una unicità totale, si opinione, di volontà, di ideologia, pur sempre mantenuta dal basso. Se non si tengono in considerazione queste due posizioni fondamentali (ed in particolare quella roussoniana) non possiamo capire completamente e profondamente gli avvenimenti che si sviluppano nell’arco del XIX e del XX secolo. La cartina (slides) subito successiva ci mostra le zone europee più avanzate del periodo: ancora una volta il Centro Europa, zone dove si possono leggere giornali, incontrarsi nel caffè, le zone centrali relative al dibattito politico settecentesco. A tutto questo processo partecipano sostanzialmente le classi medio-alte. Nella cartina possiamo anche osservare il triangolo di massimo scambio: Francia, Gran Bretagna, Olanda, dove Amsterdam rappresenta un centro nevralgico per la stampa e la pubblicazione all’epoca. Un paradosso apparente del nuovo pensiero politico: amore romantico e ruolo delle donne. Non possiamo pensare che la disuguaglianza di genere non esista o sia limitata. Nel 1700 esistono due categorie: uomini eterosessuali, donne eterosessuali (nel 1800 la questione si complica molto). Gli uomini contano, le donne no. Questa è una persistenza di lungo periodo con aspetti molto paradossali. Se c’è un periodo storico in cui alcune donne contano sia nella sfera pubblica che privata, stiamo parlando del cuore dell’acient regime, nel cuore di questo sistema politico-sociale-istituzionale. Le donne (e gli uomini) sanno leggere, scrivere, organizzano salons (ricevimenti), ospitano i più grandi intellettuali del tempo, discutono. Le donne contano e non solo nella sfera privata. Basti pensare a Madame Pompadour, l’amante del re di Francia Luigi XV, una donna borghese molto intelligente, scaltra, bella, amante, certo, ma anche e sopratutto collaboratrice politica. Le sue decisioni hanno un peso notevole. In Inghilterra, in Francia, in Italia, in Germania,… le donne nobili e ricche fanno cose che le borghesi e le donne di estrazioni popolare non possono neppure sognarsi. Possono avere degli amanti, sono libere sessualmente senza che si sviluppino scandali, discussioni. Il cicisbeo è ben accettato; un giovane che non solo accompagna una donna sposata nelle occasioni pubbliche, ma che ha anche rapporti sessuali con questa stessa, che, dal canto suo, non manifesta riservatezza o vergogna nell’esporre il rapporto con questo giovane uomo. Pratiche socialmente accettate. La compagnia del cicisbeo è una “pratica” quasi istituzionale. Tra le famiglie nobiliari ed a corte vige la pratica del matrimonio combinato; non ci si sposa per amore, ma per interesse, per alleanza, una convivenza forzata. Inoltre è piuttosto raro che si conoscessero prima del fidanzamento ufficiale o comunque prima del matrimonio. Una volta avuto il primo erede (il primo figlio maschio), e quindi assicurata la successione genealogica di sangue della famiglia, le donne e gli uomini potevano fare ciò che volevano. È interessante osservare, in relazione alla differenza di genere, come in questo periodo neppure a livello di abbigliamento ci sia una grande differenza; crinoline, parrucche, trucco, nei, colori pastello,… l’abbigliamento che da sempre, come pure successivamente, determina una ulteriore scissione fondamentale nell’identificazione dell’uomo e della donna. Lo spazio di libertà si crea dentro la struttura politica e sociale del privilegio nobiliare e dell’autoritarismo monarchico. Quando questi teorici attaccano l’ancient regime, non lo fanno solo a livello di potere politico, dall’alto verso il basso, ma lo fanno globalmente. Attaccano tutti i privilegi nobiliari, compreso questo relativo alla libertà sessuale e, più o meno, di costume. Ritengono che sia una società marcia, non solo politicamente, ma anche socialmente e ciò che non viene assolutamente ritenuto naturale, la parità tra uomini e donne. Colui che insiste maggiormente in relazione a ciò che abbiamo appena espresso è Rousseau, sempre all’interno de “Il trattato sociale”, ma anche dello “Emilio”, un grandissimo successo editoriale, dove racconta la vita di Emilio (a dire “un uomo qualsiasi”), dalla nascita sino all’età adulta, avvicinandolo e contrapponendolo al personaggi femminile di Sophia, la cui educazione è completamente differente. Un altro romanzo - epistolare - che ha un grandissimo successo è “Giulia o la nuova Eloisa”. Rousseau ed altri, come, tra gli altri, Richardson e Goethe, si inventano l’amore romantico; due corpi che si incontrano e si uniscono in matrimonio sotto le pressioni dei genitori. Tutti i messaggi di libertà che sono contenuti dentro ai testi di Rousseau si accompagnano con un trattato misogino incredibilmente grande. Per capire meglio, basti leggere (nelle slides) alcuni estratti dell’Emilio di Rousseau.
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