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Configurazione dei Costi in Produzione: Calcolo del Costo Unitario di Prodotto, Appunti di Programmazione e controllo

Analisi dei costiGestione dei costiContabilità aziendaleCosti di produzione

Come calcolare il costo unitario di un prodotto attraverso la definizione della tipologia dei fattori e dei costi indiretti e diretti. Il calcolo avviene attraverso la locazione e la valorizzazione dei costi diretti e la scelta della configurazione di costo. Il documento illustra due orientamenti per la misurazione dei costi: l'orientamento alle risorse e il sistema dei centri di costo.

Cosa imparerai

  • Come si determina la quota di costi indiretti attribuiti ad una unità di prodotto?
  • Come si calcola il costo unitario di un prodotto attraverso la locazione e la valorizzazione dei costi diretti?
  • Come si sceglie la configurazione di costo adottabile per il calcolo del costo unitario di un lotto di prodotti?
  • Che sono le due orientamenti per la misurazione dei costi nel documento e quali differenze c'è tra di esse?

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 17/08/2021

Andrea.Wes
Andrea.Wes 🇮🇹

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Scarica Configurazione dei Costi in Produzione: Calcolo del Costo Unitario di Prodotto e più Appunti in PDF di Programmazione e controllo solo su Docsity! PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO Lezione del 24 febbraio CAPITOLO 2 LA MISURAZIONE DEL COSTO PIENO UNITARIO DI PRODOTTO: l’orientamento alle risorse e il sistema dei centri di costo L'oggetto di calcolo di un costo di produzione è l'entità alla quale viene riferito il costo. Possiamo avere anche oggetti intermedi ai quali riferire il costo. Le imprese possono utilizzare fattori produttivi in via esclusiva per l'ottenimento di un dato prodotto e questi fattori generano costi che sono riferibili in modo univoco al prodotto in questione Le imprese utilizzano anche costi e fattori che non sono riferibili esclusivamente ad un oggetto prodotto, ma che che sono fattori produtivi strutturali che sono utilizzati alternativamente o contemporaneamente per la produzione di più prodotti, questi fattori generano costi che abiamo definito indiretti. La mis dei costo di prodotto passa quindi per la definizione della tipologia dei fattori e dei costi che il loro utilizzo genera ( diretti o indiretti) in secondo luogo passa dalla scelta della configurazione di costo Parliamo ora quindi della configurazione di costo pieno unitario di prodotto che considera sia la componente di costi indiretti sia quella di costi diretti. La misurazione potrà avvenire secondo due orientamenti: - Orientamento alle risorse - Sistema dei centri di costo > IL CALCOLO DEL COSTO UNITARIO DI PRODOTTO: | COSTI DIRETTI PROCEDIMENTO DIRETTO DI ATTRIBUZIONE | costi diretti Le materie prime, DEI COSTI ALL’UNITA” DI PRODOTTO sono ; ; o i componenti, la attribuiti manodopera Prezzo di acquisto Quantità del fattore all a di diretta sono del fattore ® produttivo = prodotto cn , produttivo consumata dall'unità mediante la esempi di fattori di prodotto produttivi. __ Costo diretto attribuito all’unità di 5 prodotto Il primo problema da risolvere è quello della locazione dei costi diretti, questi sono attribuiti attraverso una valorizzazione che passa dalla misurazione della quantità del fattore produttivo che viene consumata all’interno del processo produttivo per l'ottenimento del prodotto e dalla misurazione del prezzo di acquisto del fattore produttivo riferita all'unità di misura del fattore della produzione. Per i fattori produttivi diretti come materie prime, manodopera diretta ecc dovremmo - individuare l'unità produttiva del fattore produttivo (kg di materia, litri di materia, ore di manodopera ecc) - Farriferimento al prezzo unitario di acquisto che viene riferito alla sua unità di misura - Conoscere sulla base dell'analisi del processo tecnico produttivo aziendale qual è la quantità del fattore produttivo che vene consumata per l'ottenimento del prodotto Il procedimento diretto passa dalla conoscenza del processo tecnico produttivo all’interno dell'azienda e dalle modalità di approvvigionamento dei fattori produttivi diretti presi in considerazione, in quanto diversi prezzi di acquisto vanno a determinare a parità di consumo un diverso costo diretto su un'unità di prodotto. Allo stesso modo il variare della quantità del fattore produttivo interessato, ad esempio per anomalie nel processo o incrementi di domanda, possono a parità del prezzo di acquisto del fattore modificare il calcolo del costo diretto attribuito all'unità di prodotto. > PROCEDIMENTO INDIRETTO DI ATTRIBUZIONE DEI COSTI ALL'UNITA' DI PRODOTTO PROCEDIMENTO INDIRETTO DI ATTRIBUZIONE E’ necessario DEI COSTI ALL'UNITA* DI PRODOTTO individuare un base di ripartizione in grado di esprimere il nesso di causalità che lega il costo indiretto ai singoli = Coefficiente di attribuzione prodotti. Quota della base di Coefficiente di | x Toarone _ attribuzione ‘consumata dall'unità di prodotto Quota di costo indiretto attribuito all'unità di prodotto Sono indiretti quei fattori che non vengono utilizzati in maniera esclusiva, ma alternativamente o contemporaneamente per la produzione di più prodotti. Capiamo ora in che cosa consiste il procedimento INDIRETTO di attribuzione dei costi all'unità prodotto; è necessario individuare una base di ripartizione , ovvero un fattore che riteniamo capace di simulare il consumo di risorsa indiretta che noi vogliamo allocare, cioè è in grado di esprimere il nesso di casualità che lega il costo indiretto il fattore utilizzato congiuntamente per più prodotti al singolo prodotto che noi vogliamo realizzare. Abbiamo due fasi: - Individuare la base di ripartizione e determinare il coefficiente di attribuzione - Soltanto dopo aver ottenuto i dati del punto sopra indicato si potrà calcolare la quota di costo indiretto attribuito all'unità di prodotto. Potremmo utilizzare come basi di ripartizione: le quantità dei fattori produttivi diretti, oppure le ore di manodopera utilizzate per l'ottenimento della medesima unità di prodotto. Come facciamo ad ottenere il coefficiente di attribuzione? rapportando il costo indiretto che noi vogliamo allocare sull'unità di prodotto rispetto alla base di ripartizione ( ESEMPIO: se il costo indiretto è 1000 noi dovremmo rapportarlo al numero di unità di fattore produttivo diretto che abbiamo scelto come base di ripartizione che il nostro prodotto assorbe, ad esempio Supponiamo che la base di ripartizione siano le ore di manodopera diretta, all'ora utilizzeremo quell’unica base di ripartizione per allocare sull'unità di prodotto l’aggregato complessivo dei costi indiretti. Se l’unità di prodotto utilizza due ore di manodopera diretta scelta come base di allocazione dovremmo calcolare il coefficiente di allocazione quindi dividere la sommatoria dei costi indiretti per la base di ripartizione e usare quel coefficiente per allocare i costi indiretti all’unità di prodotto. ESEMPIO: =» Ore MOD ® Ore macchina * Q.tà materie prime la base di ripartizione MOD è un fattore produttivo Costo MOD diretto e quindi riusciamo a legare la quantità di fattore ' (manodopera diretta) all'unità di prodotto. ESEMPIO COSTI INDIRETTI: 100 euro Il coefficiente di 20 euro mi rappresenta l'ipotesi che Ore MOD totali: 5 ore, di cui 2 prodotto A e 3 prodotto B_ ogni ora impiegata per ottenere un'unità di prodotto assorbe 20 euro riferita al complessivo dei fattori . . produttivi indiretti 100 costo indiretti/ 5 ore = 20 costo indiretto ora Quindi il prodotto A trascina con se 40 euro di costi indiretti mentre il B 60. 20 x 2 ore = 40 costo prodotto A 20 x 3 ore = 60 costo prodotto 8° de 2) Seconda modalità di attribuzione dei costi indiretti all’unità di prodotto prevede l'utilizzo di diverse basi di ripartizioni: i costi indiretti sono raggruppati in classi omogenee di costi e per ciascuna classe si definisce un criterio di ripartizione appropriato. Quindi per ciascuna classe ci chiederemo qual è il fattore produttivo diretto che meglio approssima il legame produttivo che esiste tra unità di prodotto e i fattori produttivi indiretti e sceglieremo la base di ripartizione in base a questa analisi. E' possibile individuare due orientamenti: - Orientamento ai fattori produttivi (è il fattore produttivo guida la logica di allocazione) - Orientamento funzionale (sarà la logica funzionale dell'azienda a guidare il processo di decisione) MW Orientamento ai fattori produttivi Retribuzione Tredicesima Premi di produzione Oneri sociali Contributi assicurativi Accantonamento al fondo TFR Contributo mensa Divise e protezioni Ammortamento Impianto A Ammortamento attrezz, B Ammortamento macch. C Ammortamento mobili ufficio Ammortamento PC Ammortamento auto la scelta dei fattori di ripartizione tiene in considerazione le caratteristiche peculiari dei fattori produttivi che noi andiamo a individuare. Se guardiamo lo schema vediamo che tutti gli oneri che noi sosteniamo legati alla tipologia manodopera vengono allocati su una tipologia di fattori indiretti che fanno riferimento al costo del lavoro. Nell’esempio mettiamo insieme tuti gli oneri che l'impresa sostiene per avere la disponibilità della manodopera, questi oneri possono essere allocati su un'unica classe funzionale ovvero il costo del lavoro, oppure in due aggregati come nella slide uno relativo al costo del lavoro indiretto e uno al costo del lavoro industriale. Stessa cosa vale per gli ammortamenti. La logica che caratterizza questo orientamento è quella di raggruppare le voci di costo indiretto tenendo conto di quello che è la caratteristica peculiare del fattore produttivo. per cui se la caratteristica è quella di appartenere all'ambito del costo del personale potremmo utilizzare come costo di ripartizione la manodopera diretta, se invece parliamo di ammortamenti possiamo considerare le ore macchina. Questo tipo di metodologia è utile quando parliamo di un'azienda caratterizzata da un grado di complessità ridotto, da un'articolazione semplice dell’organizzazione ecc. Quando non è presente questa semplicità all'interno dell'impresa possiamo utilizzare la successiva metodologia. @ Orientamento fun: Retribuzione Tredicesima Premi di produzione on ciali Contributi assicurativi Accantonamento al fondo TFR Contributo mensa Divise e protezioni Unità di | Ammortamento impianto A prodotto | Ammortamento attrezz, B | Ammortamento macch. © | Ammortamento mobil ufficio | Ammortamento PC | Ammortamento auto | Il criterio di fondo è la separazione dei costi relativi ai processi di trasformazione fisica dai costi generali, cioè vogliamo tenere separati i costi di produzione dai costi commerciali, amministrativi, generali. In questo caso le medesime categorie dell’orientamento precedente ora non vengono più categorizzati a seconda della loro natura, ma a seconda della loro funzione. in questo caso la scelta della base di ripartizione sarà differenziata a seconda del costo diretto che io vado ad allocare riguardi la funzione di produzione, commerciale , logistica o amministrativa. Entrambi questi orientamenti sono delle ipotesi, mentre il costo diretto ha un legame fisico con l'unita di prodotto, il costo indiretto questo legame fisico lo può solo simulare. Q come possiamo scegliere tra i due meto. Il metodo orientato alle risorse può risultare adeguato in situazioni aziendali caratterizzate da un grado di complessità molto basso (processo produttivo semplice, limitata varietà dei prodotti, etc.) nelle quali prevalgono i costi diretti rispetto ai costi indiretti, e questi ultimi sono prevalentemente di natura industriale e facilmente riferibili all'unità di prodotto. In altre parole, il metodo è adatto in un contesto nel quale i processi produttivi delle imprese sono caratterizzati dal ruolo fondamentale svolto dalla manodopera diretta, rispetto agli altri fattori produttivi. Se dobbiamo fornire un criterio di valutazione più preciso delle rimanenze di prodotti finiti oppure quello di determinare il prezzo di vendita, il metodo orientato alle risorse può essere un utile metodo di stima di come i costi indiretti vengono assorbiti dall'unità di prodotto. ESEMPIO CASO AZIENDALE: |Caso Aziendale MECLAV si = azienda di piccole dimensioni - lavorazioni meccaniche per la se noi possiamo determinare con precisione produzione di valvole in:acciato; se l'ammontare dei ricavi di vendita supera i «ha due reparti di lavorazioni: Tornitura, Montaggio Lar n , x F ® costi di produzione a livello complessivo, = problema: quando ragioniamo sull’unità di prodotto - la valvola Beta ha prezzi di vendita troppo alti (il cliente principale l'esistenza dei costi indiretti che vengono si è lamentato) llocati sulla base di disti - la valvola Alfa venduta a sotto costo (i concorrenti si lamentano) allocati sulla base di un processo di stima, rendono il meccanismo più di difficile. = Il management vuole capire come stanno realmente le cose ??? Il management per capire come risolvere il problema deve procedere alla determinazione dei costi unitari di prodotto dei due prodotti per andare a verificare l'economii ità di entrambi. Calcolo del costo unitario di prodotto “Configurazione a costo pieno L'obiettivo è quello di arrivare al «metodo a base unica Lotto Alfa [Lotto Beta | Totale calcolo del costo unitario di prodotto Costo materie prime consumate 30.000 50.000 scegliendo una configurazione a costo re macchina Tornitura 1.200 400. 1.600 pieno ( sia costi diretti che indiretti) e Ore manodopera diretta montaggio 500 1.500. 2.000 liend todo di riparto a b Costo orario manodopera diretta 20 20 scegliendo un metodo di riparto a base Numero di valvole comprese nel lotto 100.000 200.000 unica. Costi indiretti di produzione Manodopera Tornitura 50.000 [Lo schema ci dice che il costo delle SRErna 40.000 | materie prime consumate sia per A che Capo reparto Montaggio 40.000 pi p Ammortamenti reparto Tornitura. 280.000 |per B sono equivalenti a 8000. In Ammortamenti reparto Montaggio 20.000 (questo caso le materie prime sono Altri costi indiretti di Tornitura 20.000 è sede ; cat Altri costi indiretti di Montaggio 20.000 [fattori produttivi diretti quindi [possiamo andare ad all’interno della 480.000 [valvola alfa e beta il consumo e quindi più precisa possibile l'assorbimento da parte del prodotto dei fattori produttivi indiretti. Quindi nell'ipotesi in cui la nostra lavorazione abbia una componente di manualità prevalente sarà il caso di utilizzare come base di ripartizione le ore di manodopera diretta, mentre nel caso in cui la parte prevalente è data da ore di macchinari utilizzeremo come base di ripartizione le ore macchina. Ipotizzando che i costi indiretti industriali si comportino allo stesso modo del fattore prevalente. Il ragionamento va fatto sia sulla base del calcolo dei costi ma anche sulla base della capacità che il mercato ha di assorbire il prezzo del prodotto che noi andiamo a determinare. > METODO ORIENTATO ALLE RISORSE VS CENTRI DI COSTO Consideriamo ora anche che un processo produttivo è costituito da fasi intermedie di lavorazione, da unità organizzative all’interno delle quali si realizzano processi produttivi nei quali vengono consumate le risorse che poi danno origine all'ottenimento del prodotto. Per gestire la complessità, almeno a livello dei processi produttivi è necessario portare l'informazione di costo nel luogo fisico in cui le risorse sono consumate dai prodotti. Perché è soltanto in quel luogo che si ha una maggiore consapevolezza della modalità con cui le risorse sono consumate durante il processo produttivo. L'articolazione dei processi di produzione impedisce l'individuazione di relazione dirette tra impiego dei fattori e risultati (metodo orientato alle risorse), questo può essere fatto soltanto quando noi siamo di fronte a fattori produttivi diretti che abbiamo visto essere minoritari rispetto ai processi produttivi aziendali, ne consegue la necessità di impostare la misurazione per livelli intermedi, rappresentati dai centri di costo. Con il sistema basato sui centri di costo il processo di ripartizione dei costi indiretti ai prodotti si articola in due fasi: 1) i costi sono localizzati nelle unità operative in cui gli stessi sono generati (Cdc) (i costi diretti saranno sempre localizzati direttamente sull’unità prodotto che rimane sempre l'oggetto di calcolo del nostro costo) 2) successivamente sono imputati all'unità di prodotto (definendo qual è il contributo dei centri di costo alla realizzazione dell'unità produttiva finale) + MISURAZIONE DEI COSTI BASATA SUI CENTRI DI COSTO Materie prime Lavoro diretto Ammortamenti Per rappresentare graficamente una ue | misurazione dei costi basata dei centri di costo dovremmo partire dai fattori produttivi (materie prime ecc) elencando a I é è tutti i costi relativi ai fattori produttivi che o vengono impiegati in un certo periodo di tempo. Lavoro indiretto dI. I costi diretti (mat prime, componenti, lavoro diretto) del costo di produzione andranno allocati direttamente, i costi indiretti (ammortamenti, lavoro indiretto, stipendi ecc) saranno allocati ai centri di costo, tanti centri di costo quanti sono necessari per rappresentare la complessità aziendale. Ciascun centro di costo utilizzerà una base di allocazione grazie alla quale sarà possibile allocare il costo del centro di costo come costo indiretto sull'unità di prodotto. La misurazione dei costi sulla base dei centri di costo da rilevanza sulla localizzazione dei costi prima ancora che non sull’imputazione degli stessi all'unità di prodotto. l'inserimento dei centri di costi come unità di rilevazione intermedia, spezza la ricerca del legame tra costi indiretti e unità di prodotto, che è una ricerca che condiziona il risultato. Questo meccanismo consente di esplicitare le modalità con le quali i centri di costo consumano le risorse, quali fattori produttivi sono consumati e con quali intensità nelle varie unità organizzative. In secondo luogo ci da la possibilità di determinare le modalità con le quali i prodotti consumano le risorse del processo di trasformazione e ci consente di determinare inoltre quali centri di costo sono in relazione con i diversi prodotti e con quali intensità. Quindi cos'è un centro di costo? Minima unità contabile di raggruppamento dei costi; (ogni reparto, ufficio, laboratorio che consuma risorse e consumando risorse realizza una parte intermedia di produzione del prodotto) L'individuazione dei centri di costo avviene sulla base di: 1) certo ammontare di risorse assegnate 2) omogeneita' della tecnologia impiegata 3) omogeneita' di risultati che il centro di costo raggiunge Se il centro di costo corrisponde a unità organizzativa con a capo un RESPONSABILE, allora coincide con un CENTRO DI RESPONSABILITA”. | centri di costo se hanno ua valenza per il calcolo dei costi da un lato, hanno anche una valenza organizzativa e di gestione perché rappresentano centri di responsabilità, ai quali possono essere assegnati degli obbiettivi tramite i quali si riesce a monitorare il lavoro del centro di costo. > TIPOLOGIA DEI CENTRI DI RESPONSABILITA' Secondo i parametri sui quali possono intervenire sono valutati i responsabi -. Centrodicosto: centro che genera costi, in questo caso la responsabilità del soggetto a capo del medesimo centro sarà una responsabilità sull’efficienza nell’acquisizione o nell'impiego delle risorse del centro. Tipico delle unità organizzative all'interno delle quali si realizza un precesso produttivo, perché a parità di output la minimizzazione delle risorse impiegate amplifica l'efficienza o viceversa a parità di input la massimizzazione dell’output amplifica l'efficienza. - Centro di spesa: il processo tecnico produttivo non è quello di ottenimento di un output specifico, ma ad esempio di un servizio che viene fornito agli altri centri operativi aziendali. La responsabilità del soggetto che è a capo del centro riguarda un livello massimo di spesa da non superare a fronte di un certo livello di servizio. - Centro diricavo: unità organizzativa in cui il responsabile è valutato in funzione dei ricavi che consegue, tipico esempio l’unità organizzativa commerciale - Centro di profitto: unità organizzativa in cui la responsabilità è determinata sulla base dei profitti che il centro consegue, esempio A.S.A azienda (area strategica di affari), oppure aziende che fanno parte di un gruppo - Centro di investimento: profitto che viene conseguito in rapporto al capitale che viene investito esempio A.S.A azienda. Il concetto di centro di responsabilità è più ampio di quello di centro di costo, perché fa riferimento al percorso di pianificazione e controllo. M Fasi del sistema di misurazione dei costi basato sui centri di costo - FASE 1: individuazione dei centri di costo e la localizzazione dei costi nel centro di costo. Non tutte le aziende sono uguali infatti, possiamo avere aziende che hanno contenuti produttivi simili ma che organizzate in processi differenti tra di loro, quindi individuare i cdc significa scomporre l’organizzazione tecnico produttiva dell'azienda in tanti cdc in modo che ciascuna unità contribuisce in maniera unica e diversa alla realizzazione dell'intero processo tecnico produttivo - FASE2: gerarchizzazione dei centri di costo. Il nostro obiettivo è quello di arrivare a calcolare il costo dell'unità di prodotto, ma non tutti i cde hanno come output il prodotto, tutti i cdc assorbono risorse ma soltanto qualcuno si posiziona nel processo tecnico produttivo alla fine del processo e quindi al momento in cui il nostro oggetto del calcolo di costo il prodotto viene ottenuto, gli altri cdc saranno fasi intermedie del processo che assorbono risorse sotto forma di fattori produttivi ma anche sotto forma di output generati da centri di costi posti a monte della catena produttiva che hanno come output non il prodotto in se ma un intermedio che per loro rappresenta un output ma che per un altro cdc rappresenta una risorsa da assorbire e lavorare. Quindi soltanto i cdc dove vengono realizzati i prodotti finali potranno essere definiti cdc finali tutti gli altri saranno cde intermedi perché rappresentano una fase del processo produttivo, non l'ultima ma importante comunque. - FASE3: allocazione dei costi cdc intermedi ai cdc finali. - FASE4: imputazione dei costi dai cdc finali all'unità di prodotto Attraverso questo meccanismo è possibile comprendere la complessità aziendale: la fase 1 ci fa comprendere come l'impresa assorbe i fattori produttivi, la fase due invece consente di comprendere come ciascun cdc contribuisce alla realizzazione del prodotto finito, la fase 3 consente anche di avere una misura i assorbimento di risorse da parte di quelle unità organizzative che abbiamo classificato come centro di costo e soltanto l’ultima fase consente di calcolare il costo del prodotto. Di fronte ad una situazione di complessità non sarà possibile individuare una base di allocazione diretta, che dalla definizione di costi indiretti si trasferisca direttamente sul prodotto senza dover ricorrere ad un'astrazione che renderebbero il calcolo del costo di prodotto non attendibile. La raffigurazione dei cdc consente di ridurre questa complessità consente di legare la determinazione dei costi all’assorbimento di risorse nei posti specifici dove le fasi del processo produttivo sono realizzate. (estati agita RI (eSlA LOI Centri di SERVIZI Centri dell’AREA (comi I} PRODUTTIVA Ev Generali) > CENTRI DI COSTO DELL'AREA PRODUTTIVA Concentriamoci sui cdc dell’area produttiva, perché nella misura in cui noi vogliamo calcolare il full cost del prodotto, dobbiamo per forza passare dal full cost di produzione prima di arrivare al calcolo del full cost aziendale. La determinazione del full cost produttivo passa attraverso l’analisi dell'area produttiva, avremo all’interno dell’area produttiva, centri di produzione, centri di costo ausiliari, centri di costo comuni. I_dba CENTRI DI PRODUZIONE CENTRI DI COSTO CENTRI DI COSTO AUSILIARI COMUNI Rivolti direttamente Lu A generale alla trasformazione Rivolti ad erogare di cui beneficiano dei fattori per attività di supporto tutti gli altri centri l'ottenimento ai centri di c “osto dell'output produttivi I (beni/servizi) L ii Servizi non Servizi misura! è cli Misurabili (es. manutenzioni, fisur f € (es. direzione prod, ‘orza motrice) Engineering) mn In ogni caso, attraverso l'allocazione diretta o indiretta, arriveremo a collocare i costi prima allocati sui centri di costo sull’unità di prodotto. ESEMPIO DI PIANO DEI CENTRI DI COSTO/DI RESPONSABILITA’ CENTRI (commeRctaLI] DIREZIONE GENERALE DIREZIONE PERSONALE DIREZIONE FINANZIARIA DIREZIONE ‘AMMINISTRA. CENTRO. 1°, 2°, 3° SONO LIVELLI DEI CENTRI PRODUTTI FASE 4-8 e DR E CILE RIE (ESITI Il centro di costo collettivo massimo è l’AZIENDA, che svolge delle attività differenti come quella produttiva, commerciale, di servizi. I centri produttivi come abbiamo detto sono quelli all’interno dei quali si svolge la fase produttiva, possono essere centri prettamente di produzione, ausiliari o comuni. Nell'esempio vediamo che i centri di produzioni sono articolati in diverse fasi produttive che possono a loro volta essere articolate in ulteriori differenziazioni (centro fase 4a e 4b) | centri commerciali nell'esempio sono articolati in funzione dei canali distributivi, ad esempio canale 1 per la distribuzione diretta, canale 2 tramite rivenditori, canale 3 tramite internet. | centri di struttura riguardano tutte le unità elencate nell'esempio. In ognuno di questi centri siamo in grado di misurare i fattori produttivi che vengono utilizzati in ciascun centro. | fattori produttivi in questa fase intermedia l'oggetto di calcolo di costo è il costo del centro, saranno allocati sul singolo centro con la logica costi diretti/indiretti. Se abbiamo fattori utilizzati in maniera congiunta sarà necessario individuare una base di allocazione e quindi calcolare il coefficiente di allocazione per attribuire la quota parte del fattore comune a ciascuno dei centri che sono stati individuati. Wi FASE 3: ALLOCAZIONE DEI COSTI DAI CENTRI INTERMEDI Al CENTRI FINALI Consiste nel trasferire i costi che sono stati allocati ai centri intermedi nei centri finali. METODO DI ALLOCAZIONE DEI COSTI DEI CENTRI INTERMEDI: - Diretto: metodo grazie al quale si ipotizza una relazione diretta di ciascun centro con i centri di costo di produzione. Il pregio di questo metodo è la semplicità, la allocazione diretta significa individuare una relazione quantità prezzo per misurare il costo della risorsa che viene ad essere allocata da un centro all’altro. Questo metodo però non riesce a rappresentare in maniera coerente corretta le relazioni che esistono tra i diversi centri di servizio e per questo passiamo alla metodologia per passaggi. - Per passaggi: supera il metodo diretto perché consente di esprimere il legame che esiste all'interno dell'azienda tra alcuni centri di servizi. Presenta un grado di complessità superiore, perché un centro intermedio fornisce un output che rappresenta un input per il centro successivo e cosi via fino ad arrivare al centro finale, quindi il meccanismo prevede un effetto a cascata in funzione del livello al quale sono posti i centri di costo ed è evidentemente più complesso ma più preciso e soddisfacente. - Reciproco: pone in essere delle allocazioni bidirezionali, cioè quando noi andiamo ad individuare tutte le relazioni esistenti tra i centri di costo, e ci permette di arrivare a delle allocazioni più accurate. Nella decisione su quale metodo intraprendere, l'azienda deve tenere conto che in linea generale più complicato equivale a più costoso. Non esistono degli standard per l’imprese, ciascuna sceglierà il livello di accuratezza e di dettaglio delle analisi che ritiene essere più rispondenti alle proprie caratteristiche gestionali. Un ulteriore informazione fondamentale per concludere in modo soddisfacente l’analisi di questa terza fase, riguarda la base di ripartizione dei costi all’interno dei centri intermedi, poiché quest’ultima deve essere in grado di esprimere il rapporto di casualità tra centro intermedio e centri utenti a cui l’intermedio fornisce il proprio output. BASE DI RIPARTIZIONE DEI COSTI DEI CENTRI INTERMEDI: - Indicatori di IMPIEGO: quando le relazioni tra i centri risultano misurabili su base oggettiva. ESEMPIO: reparto di manutenzione, i cui costi possono essere allocati ai centri di costo utenti, sulla base ad esempio delle ore di manutenzione che i centri di costo utenti assorbono in un certo periodo. - Indicatori di ATTIVITÀ: quando i servizi forniti dal centro di costi intermedi non sono misurabili su base oggettiva, tuttavia i costi a esso relativi sono influenzati dalle variazioni del livello di attività nei centri di costi utenti. ESEMPIO: centri che si occupano del controllo di qualità, dei reparti di movimentazione interna, comunque tutti quei casi in cui è misurabile un indicatore di attività - Indicatori di CAPACITÀ: si utilizzano in assenza di legami con l’impiego o l’attività dei centri utenti, in questo caso deve essere possibile individuare una relazione tra la capacità produttiva del centro intermedio e alcune ipotesi di impiego esplicitate dai centri utenti, in questo caso l'ammontare dei costi allocati viene determinato in proporzione all'impegno di capacità produttiva indotto dal centro intermedio ai centri utenti La base di ripartizione e il metodo di allocazione si chiudono con il coefficiente di allocazione, che non è altro che il rapporto tra i costi totali del centro intermedio e la quantità totale della base di riparto. Nella misura in cui noi abbiamo scelto il metodo diretto vedremo che il centro ausiliario 1 fornirà al centro produttivo A (reparto lavorazioni) e al centro produttivo B (reparto montaggio) il proprio output calcolato sulla base appunto del coefficiente di allocazione che abbiamo calcolato. Allo stesso modo farà il centro ausiliario 2. Lotto A LottoBeto | Totale Cra macchina Tomitura 1.200 200 1.600 costa ine cora 250 250 200,000 100.090 _ 400.009] Lotto Alfa llottodeta | Tote Ore MOD montaggio soo 1500 2000 sto indxora so so . si and a1000 122000) COrdiamo essere materie prime 30.000 per alfa e 50.000 per beta, i costi di produzione indiretti rispetto ai lotti, che sono stati allocati sui centri di costo tornitura e montaggio e che sono stati imputati rispettivamente ad alfa e beta sulla base delle allocazioni che abbiamo appena visto. Quindi il lotto alfa avrà un'imputazione di 300 per la tornitura e 30 per il montaggio, mentre beta avrà 100.000 per la tornitura e 90.000 per il montaggio. E' ovvio che la somma dei costi allocati sul lotto alfa e beta relativi al centro di costo, coinciderà con i costi imputati al centro di costo, quindi esempio 400.000 del cdc tornitura non sono altro che la somma dei 300.000 e 100.000 allocati sui singoli lotti. Stessa cosa vale per il montaggio. A questo punto possiamo calcolare il costo pieno di ciascun lotto, andando a sommare i costi diretti e i costi indiretti allocati. Il costo pieno del lotto alfa sarà: 30.000 materie + 300.000 tornitura + 30.000 montaggio per un totale di 360.000, mentre il costo pieno del lotto beta sarà: 50.000 materie + 100.000 tornitura 90.000 montaggio per un totale di 240.000. Il costo pieno industriale di ciascuna valvola verrà calcolato dividendo il costo pieno di ciascun lotto per il numero di valvole comprese nel lotto. Il metodo sulla base dei centri di costo, arriva ad una determinazione che è sicuramente più precisa perché passa attraverso l’analisi di un processo produttivo, quindi individuare il centro di costo tornitura e montaggio, significa meglio rappresentare il legame di produzione tecnico produttiva che porta i fattori produttivi a diventare unità di prodotto. Quei costi che sono indiretti con riferimento al lotto, possono rappresentare costi diretti con riferimento al centro di costo. Ma anche quando i costi abbiamo una natura indiretta anche con riferimento al centro di costo, ricorrere al centro di costo consente di meglio misurare come il singolo prodotto assorbe quanto è effettuato l'output del centro di costo. LEZIONE 9 CAPITOLO 3 IL SISTEMA DI MISURAZIONE DEL COSTO PIENO BASATO SULLE ATTIVITA’ Il sistema di misurazione basato sulle attività rappresenta un'evoluzione resa necessaria da cambiamenti di contesto e da cambiamenti nell’operatività aziendale. Il sistema dei centri di costo, che abbiamo analizzato nel capitolo recedente, si basa su un contesto di riferimento ben preciso: - Le imprese per anni hanno basato le loro strategie competitive prevalentemente sul costo, ovvero vi è stata una attenzione a ridurre il costo di produzione dei prodotti, affinché poi le aziende potessero posizionare sul mercato il prodotto ad un prezzo che fosse competitivo con le aziende concorrenti. - La considerazione di un mercato di massa, dove i prodotti erano tutti simili nelle loro caratteristiche fisico-tecniche, l’unico aspetto di differenziazione era esclusivamente il prezzo. Proprio per questo il valore del prodotto era determinato sulla base delle caratteristiche fisiche del prodotto, sulla base di elementi tangibili. - All’interno delle imprese vi è stata sempre una focalizzazione orientata prevalentemente sulla produttività. - Viè sempre stata una scarsa attenzione, a creare valore, da parte delle strutture di servizio. - Il contesto di riferimento utilizzava come criterio fondamentale, per la valutazione dell’efficienza e della produttività, i volumi. Questo contesto che è andato bene per un numero significativo di anni, determina alcuni limiti: - Coincidenza dei cdc con unità organizzative funzionali, il modello non si presta ad un'analisi per processi, in particolare non si presta a considerare la trasversalità di quelle attività di servizio che oggi sono considerate fondamentali, per generare valore per i clienti. - Mancata correlazione tra il costo sostenuto e il valore generato per il cliente, la correlazione infatti è tra costo sostenuto, volume prodotto e prezzo di vendita. - Visione contabile dei costi e non strategica, dove ad esempio posso sostenere dei costi legati a funzioni di servizio al prodotto che mi potrebbero dare un vantaggio competitivo in quanto offro un servizio accessorio rispetto alle caratteristiche fisiche tecniche del prodotto. - Questa scarsa correlazione implica anche una diversa capacità di analisi, perché quando io mi domando “perché variano i costi?” il sistema dei centri di costo non è in grado di rispondermi, l’unica informazione che è in grado di darmi è “dove variano i costi” ma vi è una grossa differenza. - Questo sistema non permette di gestire la complessità e la flessibilità che oggi è richiesta alle aziende. Non è detto che oggi non sia più utilizzabile tale sistema, va però specificato che tale sistema funziona bene quando quelle condizioni di contesto che abbiamo descritto nel primo elenco, sono ancora valide. Quando i le caratteristiche che oggi presentiamo come limiti, possono ancora avere una valenza direzionale all’interno dell'impresa. Una delle principali complessità che l'impresa oggi deve affrontare rispetto al passato è legata alla necessità di governare la varietà, la variabilità e talvolta l’imprevedibilità di fenomeni interni ed esterni all'azienda. Un grosso contributo alla varietà è dato proprio dalla tendenza che le imprese hanno ad adattarsi alle differenze nelle preferenze dei consumatori, offrendo un prodotto che diventa sempre più differenziato e non più il prodotto standard legato al metodo del cdc. Le mutate condizioni competitive richiedo perciò che anche il metodo di misurazione dei costi si adatti, in particolare muovendo verso la ricerca di una migliore e maggiore comprensione dei meccanismi che regolano il complesso dell'azienda. Per far ciò, il primo passo è consiste nell'individuare quelle che sono le determinanti del valore per il cliente, non si tratta più di conoscere le fonti da cui si originano i costi per realizzare i prodotti che il cliente è disposto ad acquistare, ma anche andare ad individuare quelle caratteristiche che generano una differenza valoriale a parità di prodotto tra competitori aziendali. > CATENA DI VALORE DI PORTER In questo meccanismo diventa essenziale comprendere quali siano le esigenze dei cliente ed identificare i processi da svolgere per soddisfarle. La catena del valore serve proprio a questo, disaggrega un'azienda nelle ssue attività strategicamente rilevanti, allo scopo di comprendere l'andamento dei costi e le fonti attuali e potenziali di differenziazione. La catena del valore di Porter L opportunità di tale approccio deriva dalla È necessità di guardare l'azienda come un insieme di attività non più come un insieme di unità organizzative. Ciascuna delle quali può essere solo la causa di un costo ma anche la fonte di u vantaggio Attività infrastrutturali Gestione delle risorse umane Sviluppo della tecno bgia Approvigioname nto su d ; Ce competitivo, che deriva dalla percezione del cliente di un rapporto valore prezzo più favorevole rispetto a quelle dei competitor. Servizi ATTIVITA: DISUPPORTO: Attività © | Logistica | Marketing fin operativa prendila entrata uscita SL PP ATTIVITÀ PRIMARIE Le attività della catena del valore si distinguono in attività primarie quali: - Logistica in entrata: comprende tutte quelle attività associate al ricevimento, magazzinaggio, alla distribuzione degli input al prodotto. - Attività operativi jono connesse alla trasformazione degli input nella forma del prodotto finale. Quindi tutte le attività che concernano la lavorazione, ovvero il passaggio da fattore produttivo a prodotto pronto da essere consegnato al cliente. - Logistica in uscita: attività associate alla consegna del prodotto ai compratori, ovvero magazzinaggio dei prodotti finiti, gestione dei vettori in consegna, elaborazione degli ordini ecc - Marketing e vendita: comprendono tutte le attività che riguardano la gestione della pubblicità e della promozione, gestione delle forze di vendita, le varie offerte ecc ovvero tutte le attività che configurano il pacchetto da offrire al cliente. - Servizi alla clientela: fornitura di servizi atti a migliorare o mantenere il valore del prodotto. Esempio servizio di installazione, riparazioni, addestramento e utilizzo ecc. Tutti quei servizi quindi che permettono una personalizzazione del prodotto E secondarie o di supporto: - Attività infrastruttura - Gestione delle risorse umane - Sviluppo della tecnologia - Approvvigionamento La logica dell'analisi della catena del valore è che ciascuna delle attività che l'impresa realizza concorre alla determinazione del valore del prodotto e quindi alla determinazione del margine, quest’ultimo rappresenta > INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVITA’ ATTIVITA’: insieme di azioni o compiti elementari con le seguenti caratteristiche: - Realizzati da un individuo o da un gruppo: perché è necessario responsabilizzare l’attività, gruppi di persone responsabili delle azioni o compiti elementari che realizzano nell’ambito di una certa attività. - Che partono da un certo numero di input (lavoro, macchine, informazioni, ecc): le azioni arrivano ad un output ma utilizzando risorse. - Che permettono di ottenere un output. - Destinati ad uncliente interno o esterno: cliente interno qualora l'output di un'attività venga fornito come input per un'altra attività aziendale, oppure cliente esterno, clienti che acquisiscono i servizi o prodotti realizzati dall'impresa. - Che rispondono ad un know-how specifico: in modo tale da avere un'omogeneità di competenze che vengono utilizzate per realizzare le azioni o i compiti elementari. - Omogenei in rapporto ai loro comportamenti di costo e performance: ovvero in rapporto alle risorse che impiegano e all’output che producono. Come possiamo separare due attività distinte? Perché paradossalmente potremmo comprendere tutte le azioni che vengono realizzate all’interno dell'impresa in un'unica attività, l’attività aziendale, però questo non ci agevolerebbe nel calcolo dei costi. Quindi l’obiettivo è individuare un numero congruo di attività sulla base del quale procedere con il nostro calcolo. Perciò due attività vanno separate quando: - Ciascuna di esse è in grado di generare una percentuale significativa di costi aziendali. - La determinante che consente di imputare i costi all'attività, è diversa dall’altra. Il concetto di cost driver è un ulteriore concetto di differenziazione delle due attività. Perché mi rappresenta la misura approssimata maggiore di come quella attività assorbe fattore produttivi, quindi al mutare del cost driver noi dobbiamo separare le attività, separare le insieme di operazioni elementari che sono oggetto di anali: - Ciascuna delle attività che noi andiamo a separare, sia capace di creare una distinta differenziazione per l'azienda. Abbiamo anche però il problema opposto, ovvero del giusto grado di scomposizione delle attività, non dobbiamo infatti avere troppe attività, perché questo appesantirebbe la nostra analisi. Dopo aver verificato l’esistenza delle condizioni enunciate precedentemente, che consentono di definire e distinguere due attività tra di loro è possibile considerare anche altri aspetti. In particolare se andare a distinguere due attività risulterebbe indifferente ai fini della rilevazione dei costi o della performance, non ha senso proseguire con un livello di dettaglio maggiore. Se poi un'attività corrisponde in modo diretto ad un'azione ripetitiva che in un'azienda si colloca già ad un livello elementare, essa non deve essere oggetto di ulteriore disaggregazione, ovvero il concetto è che noi non dobbiamo arrivare ad un livello eccessivo di dettaglio. Se poi un'attività non può essere oggetto di modifica non ha senso scomporla ulteriormente, perché andare ancor più nel dettaglio della medesima attività non mi porterebbe alcun beneficio. Se poi non si è in grado di dettagliare nemmeno un input o un out di un'attività, quella non è un'attività. Allo stesso modo se due attività hanno in comun lo stesso input o lo stesso output queste vanno aggregate in un'unica attività. La criticità di questo modello è proprio la definizione dell'attività, perché da un lato un elevato modelle di aggregazione comporta una minore significatività del driver prescelto per spiegare il consumo di risorse. Più operazioni elementari metto insieme più fatico a trovare un driver esclusivo, perché dovrò mediare tra il comportamento delle diverse azioni elementari. Al contrario, un basso livello di aggregazione, innalza il grado di onerosità e la complessità del sistema di misurazione, con il rischio che il costo di generazione di informazioni sia superiore alla sua utilità. Le attività che compongono la mappa dell'azienda possono risultare anche eterogenee, possiamo distinguere tra: - Attività primarie e secondarie: secondo l'approccio della catena del valore di Porter - Attività ripetitive o non ripetitive: in base alla continuità con cui vengono svolte - Attività ordinate o autonome: a seconda che l'input per la realizzazione dell'attività abbia origine all’interno o all’esterno dell'impresa - Attività necessarie o discrezionali: dove queste ultime sono opzionali e dipendono esclusivamente dalle scelte del managment. - Attività controllabili o non controllabili: a seconda che i fattori che maggiormente influenzano le attività siano controllabili in modo diretto da parte dell'azienda perché interni all'azienda oppure esterni e quindi non influenzabili da parte dell'azienda. - Attività a valore aggiunto o senza valore aggiunto: a seconda del contributo che ciascuna delle attività genera al percorso di creazione del valore. "> INDIVIDUAZIONE DEI PROCESSI L'individuazione delle attività consente poi di definire i processi, che non sono altro che un insieme di attività correlate tra di loro che generano un output globale unico, rivolto ad un cliente interno o esterno, e generalmente sono trasversali all’organizzazione gerarchica dell'impresa. Un elemento fondamentale è considerare che la rappresentazione dell'azienda per processo, prescinde dalla struttura organizzativa formale dell’azienda, ovvero le attività che fanno parte di un medesimo processo possono risiedere in unità organizzative differenti, quindi non c'è legame tra unità organizzativa e processo. In secondo luogo l’organizzazione dell'azienda per processi è migliore per analizzare il grado di capacità dell'azienda di perseguire le proprie finalità strategiche. in una logica per attività, potremmo avere attività legate alla funzione, quali ad esempio le attività di lavorazione, che si svolgono tute con il contributo di unità organizzative che funzionalmente appartengono alla funzione di produzione. Ma questa non è una regola, anzi, perché potremmo avere delle attività che invece utilizzano delle operazioni che dal punto di vista organizzativo sono organizzate in unità organizzative che appartengono a criteri diversi, che mettono insieme la funzione commerciale con la funzione amministrativa o di produzione ecc. FUNZIONE PROT risorsa | | risorsa perso risorsa mater. ATTIVITA! A (LAVORAZIONE) Nello schema vediamo l'esempio, c'è la funzione che provvede alla realizzazione degli ordini, la produzione delle fatture di vendita evidentemente è un'attività che è a cavallo tra la funzione commerciale e amministrativa, perché prima di arrivare alla determinazione della fattura dobbiamo avere da parte della funzione commerciale la conferma dell'avvenuta vendita, e in particolare dobbiamo avere l'informazione circa la movimentazione dei prodotti. Quindi l'attività ordini e fatture di vendita sarà un'attività trasversale rispetto alla funzione commerciale e alla funzione amministrazione e finanza. Quell’attività andrà ad assorbire risorse per realizzare quell’attività. Quelle risorse possono essere organizzativamente collocate all'interno della funzione commerciale e amministrativa. Un secondo esempio riguarda quello che nello schema è descritto come attività B, ovvero la movimentazione del magazzino prodotti, che è trasversale rispetto alla funzione produzione, commerciale, amministrazione finanza. Questo perché è la funzione produzione che alimenta il magazzino prodotti, poi abbiamo la funzione commerciale che genera l'informazione che un prodotto va spedito ad un cliente e quindi va movimentato il magazzino, poi la funzione amministrazione finanza produce la documentazione di accompagnamento all'operazione di vendita. Anche in questo caso l’attività assorbe risorse di personale, materiale ecc, che possono essere collocate all’interno delle funzioni produzioni, commerciali e finanza. Quindi il concetto è che non c'è una sovrapposizione anzi, una trasversalità tra la visione funzionale dell'azienda e la visione dell'azienda basata sulle attività Una volta che i costi sono stati allocati sulle attività è necessario introdurre gli activity driver. Activity driver: basi di ripartizione che consentono di esprime il legame di consumo delle attività da parte dell'oggetto di calcolo considerato (prodotto, servizio, cliente, etc.). il passaggio quindi tra attività e oggetto di costo si basa sulla definizione degli activity driver. Per individuare gli activity driver, solitamente si congiungono tre fattori: - La facilità con cui si possono ottenere i dati relativi ai driver. - La correlazione tra il consumo dell'attività supposto dal driver e il consumo effettivo. - Comportamento indotto dal driver; impatto del driver sul comportamento delle persone, quando esse avvertono che la valutazione della loro prestazione è collegata alla quantità di activity driver consumata, l'impatto può essere positivo o negativo a seconda che il comportamento indotto sia o meno coerente con gli obiettivi aziendali. ESEMPIO: attività evasione ordini. PERSONALE COMMERCIALE PERSONALE AMM.VO \IANUT. SOFTWARE ORDINI ILLUMINAZIONE ISCALDAMENTO AMM . UFF. . AMM. IMPIANTI CED EVASIONE ORDINI TOTALE COSTO ATTIVITA' >. COSTO UNITARIO ATTIVITA = 30 (60.000/2.000) ATTIVITÀ! ACTIVITY DRIVERS VOLUME APPROVVIGIONAM. N° RIGHE ORDINI A FORNITORI 1.000 LANCIO LOTTO N° LOTTI 500 EVASIONE ORDINI — N° RIGHE ORDINI DI VENDITA 2.000 a Prima di tutto è necessario quantificare le risorse, come vediamo riportato nella tabella a in alto a destra. Al fine di poter allocare il costo di quell’attività sull'oggetto di costo è necessario definire e rilevare i drivers. Supponiamo di avere la possibilità di scegliere tre diversi driver: - approvvigionamento con driver N. righe ordini a fornitori - lancio lotto, con N. lotti. - evasione ordini, N. righe ordini di vendita. Allora qualora il costo totale dell'attività 60.000, venga attribuito all'oggetto sulla base dell’activity driver N. righe ordini di vendite, allora il costo unitario dell’attività sarà pari a 2000. Quindi ogni riga di ordini di vendita ha assorbito tutti i costi relativi all'attività evasioni ordini in modo tale che il costo unitario di quell’attività sarà pari a 30. Mi SCELTA DELL'ACTIVITY DRIVER La scelta dell’activity driver è quindi un elemento fondamentale nell'analisi della nostra azienda. In particolare possiamo avere driver diversi per ogni attività, oppure anche driver per attività comuni. Quindi scegliere dei driver uguali per tipologia di attività, realizzando cosi degli activity cost pool che utilizzano il medesimo driver per attribuire all'oggetto di costo i costi relativi a più attività. Si possono individuare le seguenti tipologie di activity driver: - Legatialvolume: livello di produzione, il costo di lavoro diretto, costo del materiale diretto, etc. - Legatiall’efficienza: tempi di attrezzaggio, tempi di collaudo, etc. - Legatialla complessità: numero di parti componenti di un prodotto, numero di movimentazioni in entrata e in uscita, numero di interventi nelle diverse fasi produttive, etc. Un altro aspetto connesso alla determinazione del driver, fa riferimento all’individuazione del numero ottimale di driver che un'azienda dovrebbe utilizzare. A riguardo occorre considerare due fattori, il livello di precisione desiderato dall'azienda e la complessità del mix produttivo ossia il numero e la varietà dei prodotti e dei servizi offerti. Individuiamo ora alcuni esempi di come possono essere individuati gli activity driver in riferimento alle attività. Scelta degli activity driver (abbinare dl |quello corretto) Scelta degli activity driver (soluzione) [attività _——————|Activitydriver ITEM Activity driver 1, Gestione componenti a. Numero ordini acquisto 1. Gestione componenti i. Numero componenti 2. Spedizione predotti venduti a dilenti | b. Numero ordini clienti TS" OGG 2, Spedizione prodotti venduti a clienti d. Chilometri percorsi cc, rana 3. Attrezzaggio di una linea produzione e. Numero lotti di produzione 5. Gestione approvviglonamenti e. Numero lotti di produzione Ao E neo Oni cine AIN E Mer asi 5. Gestione approvvigionamenti a. Numero ordini acquisto 7. Gestione collaudi g. Numero controlli effettuati 6, Fatturazione h. Numero fatture emesse 8. Controllo qualità h. Numero fatture emesse aa “si si IT 8. Contrallo qualità g. Numero contralli effettuati 9. Supervisione locali fi Metri quadri > GLI OGGETTI DI IMPUTAZIONE DEI COSTI Gli oggetti di costo tipici per un'azienda sono i prodotti, i servizi che offre, i clienti, ma non solo; altri oggetti significativi possono essere: - Componenti (semilavorati): perché poi questi semilavorati possono essere utilizzati per la realizzazione di diversi prodotti, o perché questi semilavorati vengano ceduti poi ad altre aziende nell'ipotesi in cui la nostra impresa lavori business to business. - I mercati di sbocco (si possono analizzare le attività causate da uno specifico segmento di mercato o aria geografica) - canali commerciali (ad esempio una rete di vendita): utile per le imprese che differenziano i propri canali commerciali e che quindi possono attribuire a canali commerciali diversi la realizzazione di attività diverse. - Le tecnologie (ad esempio un progetto di automazione): in quanto la tecnologia è sviluppata internamente - Le competenze (ad esempio lo sviluppo delle risorse umane dell'impresa): l'impresa ha particolare cura nello sviluppo delle risorse umane e quindi differenzia attività di formazione in relazione alla competenze che vuole attribuire alle proprie risorse umane. Se noi avessimo calcolato il costo del prodotto con riferimento esclusivamente con riferimento al metodo dei centri di costo, probabilmente non saremo in grado di differenziare le attività che vengono svolte all’interno di quelle unità organizzative esclusivamente per un mercato di sbocco e non per un altro, esclusivamente per un componente e non per un altro, esclusivamente per un canale commerciale e non per un altro. > INDIVIDUAZIONE DEI COST DRIVER L'individuazione dei cost driver, che sono sostanzialmente determinati di costo, influenzano i comportamenti dei costi all'interno di un'attività e dovrebbero esprimere ove possibile, i fattori della complessità organizzativo gestionale che condizionano lo svolgersi di una specifica attività. Quindi se è importante determinare gli activity driver in funzione dell'oggetto di rilevazione e in particolare scegliere il legame di correlazione che esiste tra l’attività e l'oggetto, altrettanto importante è la scelta dei cost driver perché dovrebbe riflettere il modo con il quale le attività assorbono risorse. Possiamo distinguere tre tipologie di driver: Assemblaggio Movimentazione Pagamento prodotti merci fornitori Resource | - ore dedicate - ore dedicate - ore dedicate driver -_risorse specifiche - risorse specifiche -_ risorse specifiche -n. assemblaggi - n. codici movimentati |- n. pagamenti Activity effettua - n. bancali effettuati driver - n. prodotti assemblati movimentati - n. fatture saldate - n. pallet movimentati - n. componenti per - layout - varietà di condizioni prodotto - efficienza mezzi - n. banche di Cost - dimensionamento - disponibilità di appoggio driver lotti di produzione magazzini a bordo - correttezza della - automazione linea documentazione - automazione processo *resource driver/ assemblaggio prodotti/ risorse specifiche: risorse che fungono da base di ripartizione per allocare risorse comuni all'attività di assemblaggio prodotti. L'analisi dei cost driver è utile per identificare le cause dei costi, a riguardo si ritiene opportuni soffermarsi su due aspetti: - Frequente uso del termine cost driver, per indicare indistintamente i resource driver o activity driver. L'uso dei termini diversi è necessario per cogliere uno dei pregi del sistema ABC che consiste nell'utilizzo di diverse tipologie di driver, per attribuire i costi delle risorse alle attività e per imputare i costi delle attività ai prodotti. Quindi è necessario sempre divedere le diverse tipologie di driver, sono: resource driver: quelli che quantificano le risorse consumate dalle attività activity driver: quelli che quantificano l'output generato dalle attività e vengono utilizzati per imputare i costi delle attività ai prodotti o a gli altri oggetti di costo. Cost driver: rappresentati da qualsiasi fattore che causa l’effetuazione dell'attività e che quindi influenza l'ammontare delle risorse consumate da una data attività. Ad un'attività possono essere associati più cost driver. LEZIONE 12 Nelle impresa che operano su commessa il tema è quindi quello di individuare il comportamento dei fattori produttivi rispetto alla realizzazione di commessa; la commessa rappresenta l'oggetto del costo a prescindere che si tratta di commessa specifica o per lotti, sarà soltanto dopo aver calcolato il costo per commessa che ci si porrà il problema di calcolare il costo per unità. Nel caso in cui la commessa sia un'unità di prodotto il costo unitario di prodotto coincide con il costo della commessa, nel caso in cui invece la commessa sia rappresentata da un lotto di prodotti tutti uguali, sarà sufficiente dividere il costo totale della commessa per il numero di prodotti per ottenere il costo medio per unità di prodotto. In ogni caso l’oggetto dell’'aggregazione dei costi è rappresentato dalla commessa, quindi il tema sarà quello di individuare quali sono da un lato i costi diretti, cioè quei costi specifici direttamente attribuibili alla commessa e dall'altro i costi indiretti, ovvero i costi comuni a più commesse che dovranno essere suddivisi in modo corretto tramite un coefficiente di allocazione. In entrambi i casi, i costi saranno accumulati in un documento denominato scheda di commessa, che dall’aggregazione dei costi diretti e indiretti possono consentire di calcolare il costo pieno unitario della commessa. Il ESEMPIO SCHEDA DI COMMESSA ‘Scheda dei costi per la commessa di PearCo ‘Commessa numero A - 143 Data di inizio 4-3-01 Data di completamento Reparto 83 Unità Completate Articolo Imballo di legno per merci Materiali diretti Manodopera diretta _ [Costi generali di produzione Prel. N° [importo | Gartell. ] ore [importo || ore Goeff. | importo Riepilogo dei costi Unità consegnate Materiali diretti Data [Numero [Saldo Manodopera diretta [Costi generali di produzione [Costa totale [Costo di prodotto unitario Documento all’interno del quale vengono definiti alcuni elementi di carattere fondamentale: - Numero identificativo della commessa: la commessa di solito è un processo produttivo realizzato con tempi medio lunghi, quindi sarà necessario fare riferimento ad una data di inizio, momento in cui inizia l'allocazione dei costi diretti e indiretti sulla scheda di commessa, una data di termine e il numero di unità completate. - Separazione dei costi diretti dai costi indiretti: la scheda quindi individuerà il numero di prelievi, di utilizzi e il relativo importo dei materiali diretti utilizzati nella commessa. Individuerà attraverso un cartellino di presenza oraria, le ore e il relativo importo delle ore di MOD relative alla commessa. Individuerà poi i costi generali di produzione considerando una base di imputazione, che nell'esempio posto potrebbe essere usato le ore di MOD come driver di imputazione. - Riepilogo dei costi: consente di calcolare il costo totale della commessa come somma dei costi dei materiali diretti, della manodopera diretta e dei costi generali di produzione arrivando ad un costo totale. Quindi la scheda di commessa non è altro che una modalità di sintetizzare l'allocazione dei costi sulla commessa, legata alla suddivisione dei fattori produttivi in diretti e indiretti. Qi ICOSTI DIRETTI DI COMMESSA Le problematiche generali dei costi diretti: - Capire quali sono i costi diretti, individuare perciò quei fattori che sono direttamente allocabili sulle di essere misurati analiticamente. Le quantità commesse, ovvero quei fattori che sono suscettibi di materie materiai componenti che vengono utilizzate per la commessa. - Sarà necessario determinare i criteri di misurazione dei volumi di fattori o di servizi che sono utilizzati in modo tale da poter valutare i consumi che specificatamente riguardano la commessa e poter poi determinare il costo diretto di commessa. Per far questo è necessario procedere con delle rilevazioni di tipo elementare/fisico. I documenti elementari relativi ai costi diretti di commessa sono: - II modulo del prelievo dei materiali: vengono annotati il tipo, la quantità ed il prezzo di acquisto dei materiali prelevati e la commessa di riferimento. Potremmo avere che gli stessi materiali vengono utilizzati in più commesse, ma questo non rende quei fattori produttivi, fattori comuni, perché nella misura in cui siamo in grado di rilevare specificatamente la quantità dei materiai prelevati e utilizzati all'interno della specifica commessa, sarà sufficiente moltiplicare quella quantità per il prezzo di acquisto per avere l'attribuzione del costo diretto. viene rilevata la ripartizione generale dei tempi di lavoro di ciascun dipendente e sono indicate le commesse di riferimento. Anche in questo caso Il fatto che il - Il cartellino dei tem medesimo operi su più commesse, non rende questo costo un costo comune, perché nella misura in cui si può separare i tempi che lo stesso dipendete occupa per la commessa A da quelli che occupa per la commessa B, sarà sufficiente moltiplicare quel tempo per il costo orario della manodopera per poter allocare in via diretta il costo relativo alla manodopera. fini MODULO PRELIEVO MATERIALI Modulo di prelievo dei materiali di PearCo Il costo dei materiali viene USL I CAFE Prelievo n° X7 - 6890 Data Commessa n°. Reparto B3 SEE Quantità Costo unitario | Costo totale x 4, 12 pied? 12 5 3,00 | $ 36,00 1x 6, 12 piedi CE) 4,00 Ti16,00 ARI COMORE IST EETH CUT Documento che viene presentato all’interno del quale gli elementi conoscitivi fondamentali per il calcolo del costo sono: - Commessa a cui viene imputato il prelievo del materiale: gli stessi materiali infatti possono essere utilizzati per la realizzazione di più commesse ma il fatto che si possa separare la quantità attribuita ad una commessa piuttosto che ad un’altra rende il costo dell'uso di quei materiali, diretto rispetto alla specifica commessa. Nell'esempio in particolare avremmo la descrizione della tipologia dei materiali, la quantità impiegata, il costo unitario e il costo totale relativo a ciascun materiale utilizzato, la cui somma rappresenterà il costo dei materiali utilizzati sulla commessa. Questo modulo segue la commessa durante tutto l’arco della sua realizzazione, quindi la durata della commessa condiziona anche il numero delle informazioni che vengono annotate sul modulo prelievo materiali. Qt CARTELLINO DEI TEMPI DEI DIPENDENTI Cartellino dei tempi dipendenti di PearCo Cartellino dei tempi n° 36 Data 06/03/2001 Dipendente |. M. Skilled Ora Ora di Ore di inizio completamento] completate| (Commessa n° 06,00 16,00 8,00 A-143 Totali 8,00 $ 11,00|$ 88,00 A-143 Supervisore È.% Woman All’interno di questo documento vengono annotate le ore di lavoro, quest'ultime vengono valorizzate in base ad una tariffa oraria e per ciascun ammontare di ore di lavoro relative ad una certa commessa viene individuata la commessa di riferimento. La valorizzazione delle ore di manodopera a tariffa oraria rende la rilevazione del costo della manodopera diretto rispetto alla commessa anche se il dipendente opera su più commesse. La rilevazione andrà sempre effettuata sulla scheda di commessa, nella quale ritroveremo il costo per i materiali diretto rilevati all’interno del cartellino prelievi, il costo della manodopera rilevato all'interno della scheda di lavorazione (o cartellino dei dipendenti) in modo tale che possiamo determinare il costo diretto della commessa. Qi ICOSTI INDIRETTI DI COMMESSA Tutti i costi indiretti vengono allocati sulla commessa in funzione di un coefficiente di allocazione, che rappresenta il rapporto tra costi indiretti da allocare e base di allocazione. In questo caso la base di allocazione è un'unità di misura che simula l'assorbimento da parte della commessa dei costi indiretta che ad essa si riferiscono. Le principali problematiche sono: ESEMPIO DI ESERCIO: ESERCIZIO 4.1 PAGINA E17 Scheda di commessa a valori effettivi. Costo totale . snel ‘CDA effettivo = 40.000/8.000= 5 euro/h mod de 273€| spe. PONTI i ; 2 Aver utilizzato un coefficiente di allocazione SS effettivo, significa che l'azienda ha dovuto 722€| attendere la fine del periodo di riferimento per Er poter conoscere l'ammontare complessivo delle Tipologie di attività fre Tariffa orario Coste totale | ore delle basi di allocazione, 8.000 euro, che sono Realizzazione e posa massetto (MO0) 50h 200 100€ A NEO . Posa battiscopa (MOD) 18h 00h si0e( state impiegate per la realizzazione di tutte le Posa pavimento (MO0) 50h eh 1500€| A . TOTALE 3.040€] commesse che hanno usufruito di quei costi Tipologia di servizio Costo totale | li di produzi Î 1o0e| generali di produzione. TOTALE 1.000€ Quantità base di coa' Costo totale allocazione 118 h mod 5 €! mod 590€ Riepilogo costi Materiali diretti ASIAE lanodopera diretta 100€ Senizi estemi 1.000€ Costi indiretti 500€ TOTALE COSTI DI COMMESSA s2001€ Se noi invece volessimo basarci su un coefficiente di allocazione predeterminato, lo stesso calcolo dovremmo farlo considerando il costo predeterminato relativo ai costi indiretti e calcolando il coefficiente di allocazione predeterminato sulla base della stima della quantità base di allocazione che si andrà a sostenere nel periodo. Possiamo vedere questo meccanismo nell'esercizio 4.2 a pagine e18 dove viene calcolata una scheda di commessa a valori effettivi e valori stimati. Esercizio 42 Schede di commessa a valori effettivi © sima Tipologia materiale Quantità | Costo unitario | Costo totale Struttura in legno massello i2u 450/00 HADDE Seduta con molleggi mu 56 € 680€ Cuscini in piuma d'oca i2u 28 él 200€ Pelle fore 48 ma 70 &ma 2360€ Piegini in legno 4Bu 2a se Filo in tinta 120 0 02 Emi me Bottoni in pella 206 u 05 él 108€ TOTALE 12.648€ Tipologia di attività Ore Tariffa oraria | Costo totale Lavorazione a mano A#0D) 20168 14€m am4e Impunture a vista (MOD) 2h A66h 100€ Lavorazione OD) 96h 18€h 1728€ TOTALE SIBI2E Tipologia di servizio Costo totale Ceratura è pulizia pelle 40€ Trasporto 20€ TOTALE Gode Quantità base di CDA Costo totale allocazione 384 h mod 1,5 €h mod 2.800€ Riepilogo costì Materiali diretti 648€ Manodopera diva SERE Senazi ostemi s00e Costi indiretti 260€ TOTALE COSTI DI COMMESSA 21.960€ Costo medio di commessa (per poltrona) CRI CDA predeterminato = 150.000/20.000 = 7,5 6h mod "> LA DETERMINAZIONE DEI COSTI NELLE IMPRESE CHE REALIZZANO PRODUZIONI PER PROCESSO Quando l'azienda è articolata ad un livello di produzione articolato per processo, il meccanismo del calcolo dei costi cambia. In questo caso il meccanismo prevede l’analisi del processo di produzione, è necessario quindi perciò comprendere come i vari fattori produttivi vanno ad accumularsi all’interno delle unità organizzative, all’interno degli accumulatori che realizzano la produzione, fino ad arrivare all'ottenimento del prodotto e quindi alla determinazione di un costo di prodotto che in questo caso è sempre un costo medio. Quando le aziende realizzano produzioni per processo, solitamente viene privilegiato il meccanismo di calcolo basato sui cdc, nella slide il processo è semplice, è rappresentato da 2 reparti, 1 e 2, ilreparto 1 fornisce al 2 un semilavorato, il reparto 2 fa ulteriori lavorazioni e da quest’ultimo reparto abbiamo la realizzazione del prodotto. Come si vede i fattori produttivi diretti e indiretti vengono assorbiti da entrambi i reparti, sia MOD, materiali diretti e anche i costi generali di produzione confluiscono in entrambe i reparti. Flusso dei costi nelle produzioni per processo Reparto I MD il percorso sarà in ogni caso per fasi, perché sarà necessario valorizzare l'output del reparto 1, che rappresenta un input per il reparto 2, quindi il costo medio di prodotto si potrà calcolare dopo aver aggregato sul reparto 2 non soltanto i fattori produttivi diretti e indiretti che vengono ad essere utilizzati nel reparto, ma anche valorizzando i trasferimenti interni, in quanto appunto l'output di 1 è l'input di 2. In questo meccanismo vediamo come i costi di produzione sostenuti nel periodo sono accumulati nei reparti, per ogni reparto è calcolato un costo unitario medio di produzione e quando u prodotto è completato in un reparto i costi vengono trasferiti al reparto successivo sulla base del costo unitario medio di reparto. Il costo medio di prodotto corrisponde al costo unitario medio dell'ultimo reparto. Il costo medio si calcola perché la misurazione del costo si effettua all'interno di un periodo e quindi sarà necessario comprendere qual è l'output che ciascun reparto realizza all’interno del medesimo periodo. Avremo quindi l'output del reparto 1 che rappresenta una sorta di semilavorato, il costo sostenuto dal reparto in quel periodo sarà diviso per il numero di unità che il reparto produce nel medesimo periodo, al fine di essere valorizzato nel reparto successivo. Anche con il prodotto finito si procederà con il medesimo meccanismo. LEZIONE 16 La presenza di differenti stati di avanzamento di prodotti, l'esistenza di rimanenze e scarti e la disomogeneità nell’immissione dei fattori, rende necessario fare riferimento al concetto di unità equivalenti di produzione. Ovvero un'unità interamente trasformata che potrebbe essere ottenuta a fronte della quantità di fattore produttivo che abbiamo immesso. UEP = numero di unità * percentuale di avanzamento processo BM UNITA’ EQUIVALENTI DI PRODUZIONE Le unità equivalenti sono parzialmente complete e fanno parte del magazzino Semilavorati. | prodotti parzialmente completati sono espressi in termini di unità completate. Quindi sarà la percentuale di completamento a raffigurare le unità equivalenti. Un prodotto interamente completato ha una percentuale di completamento del % mentre un'unità equivalente lavorata al 50% avrà una percentuale di completamento del 50%. Conscendo il processo tecnico della lavorazione sappiamo a quale punto percentuale della lavorazione vengono immessi i fattori produttivi e sarà quello che ci consentirà di aggregare il costo del attore produttivo consumato, esattamente nel momento in cui il processo lo prevede. Il concetto di unità equivalenti di produzione serve appunto per consentire di sommare fra di loro unità omogenee che non lo sarebbero se noi non ricorressimo a questo concetto. Quindi due prodotti completi per metà, sono equivalenti a un prodotto completato. Se noi per esempio abbiamo 10.000 unità complete al 70% è come se avessimo 7.000 unità complete al 100%, quindi il concetto si basa sulla percentuale di completamento. ESEMPIO: Per il periodo in corso, l'azienda Alfa ha iniziato 15.000 unità e ne ha completate 10.000, lasciando 5.000 unità in corso complete al 30 per cento. Quante unità equivalenti di produzione ha Alfa per il Per il periodo in corso, l'azienda Alfa ha iniziato 15.000 unità e ne ha completate 10.000, lasciando 5.000 unità in corso complete al 30 per cento. Quante unità equivalenti di produzione ha Alfa per il periodo? perado? a. 10.000 a. 10.000 Da «ra c. 13.500 d. 15.000 {n CALCOLO UNITA’ EQUIVALENTI DI PRODUZIONE Quando i fattori produttivi sono immessi nel processo in diversi momenti, è necessario calcolare la percentuale di utilizzo di ciascun fattore produttivo: UEP (fattore) = numero unità * % utilizzo del fattore ESEMPIO: 1000 unità di semilavorati al 70% del processo di lavorazione, questi potrebbero essere, a seconda del diverso momento di immissione dei diversi fattori: 100% materie prime = 1000 UEP (materiale) 60% MOD = 600 UEP (MOD) 70% costi generali di produzione = 700 UEP (CGP) Qi CALCOLO UEP PER CIASCUN FATTORE per ciascun fattore è necessario calcolare l’UEP. Quindi per ciascun fattore dovremmo: - moltiplicare il numero di prodotti (completati, rimanenze finali e scarti) per la % di utilizzo del fattore. - Sommo poi per ciascun fattore, le UNP di ciascuna tipologia di prodotti (prodotti completati, rimanenze finali e merci). ESEMPIO: * ES. ho 250 prodotti finiti, 100 unità di semilavorati (rimanenze final), © 20 unità di scart, con le percentuai di utilizzo già viste Pari fattore MOD avrò: UEP. prodotti finiti 250 x 100% = 250 UEP rimanenze finali 100 x 75% = 75 UEP scarti 20 x 50% = 10 UEP MOD = 250 + 75 + 10 = 335 È i CALCOLO DEI COSTI MEDI PER CIASCUN FATTORE ES. MOD costi da precedenti periodi (RI) = 700, costi di produziore del periodo 6000 Tot costi MOD del reparto = 6700 Costo unitario medio MOD = 6700/UEP mod = 670/335 = 20 euro Costo unitario medio di reparto = somma costi unitari medi per ciascun fattore MI CALCOLO COSTI PRODOTTI FINITI, RIMANENZE E SCARTI Prodotti finiti = n prodotti x costo unitario medio DI REPARTO RIMANENZE E SCARTI = Sommatoria (UEP fattore x costo unitario medio di fattore) ES. UEP MOD rimanenze finali = 75 x 20 euro (costo unitario UEP) = 1500 costo MOD nelle rimanenze finali a cui devo sommare il costo, analogamente calcolato, con riferimento agli altri fattori utilizzati dalle rimanenze finali > METODO FIFO (FIRST IN FIRST OUT) Caratteristiche principali = Siutilizza nei contesti produttivi (ad esempio aziende alimentari) nei quali î prodotti, pur essendo identici, possono essere distinti in base al periodo in cui la produzione è stata realizzata * Si utilizza quando si registrano variazioni rilevanti nei costi dei differenti periodi * Si ipotizza che ì primi fattori produttivi pervenuti siano | primi ad essere impiegati nel processo produttivo e che le prime unità lavorate siano le prime ad essere completate (e trasferite al reparto successivo) = Il costo medio ponderato è un costo medio di periodo; al numeratore vanno | costi del periodo e al denominatore le UEP di periodo Le unità completate sono valorizzate ai costi di produzione più remoti * Le unità completate vengono distinte (e, pertanto valutate in maniera differente) tra unità avviate nel periodo (valorizzate al costo medio ponderato del periodo) ed unità avviate nei periodi precedenti (valorizzate in parte al costo medio ponderato di periodo e in parte ai costi dei periodi precedenti) Mi FASI DEL METODO FIFO 1. Calcolo % di utilizzo per ciascun fattore, per rimanenze iniziali, rimanenze finali e scarti (prodotti completi sono al 100%) 2. Calcolo UEP per ciascun fattore come somma UEP di ciascuna categoria di prodotto (prodotti — RI + RF + scarti) 3. Calcolo costo unitario medio per ciascun fattore e totale di reparto (solo costi del periodo) 4. Calcolo costo rimanenze finali e scarti = Sommatoria (UEP fattore x costo unitario medio per fattore) (come per metodo MEP) =» Per prodotti completati: * RE = Sommatoria (Q.tà RI x % complet. del periodo x costo unitario medio (fatt)) = + costi RI (periodi precedenti) = Prodotti iniziati nel periodo: = N. prodotti (completati — RI) x costo unitario medio di reparto (di periodo) è | PROCESSI CONGIUNTI Caratteristiche: - La produzione di più prodotti avviene, in tutto o in parte, attraverso il medesimo processo produttivo. Quindi non è possibile per un certo periodo del processo separare i diversi prodotti che vengono realizzati. - Le differentitipologie di prodotti non sono identificabili fino ad un determinato punto del processo, detto split-off. - Le differentitipologie di prodotti devono possedere un proprio mercato. Tipologie: - Prodotti congiunti in senso stretto: sono prodotti che presentano valori di vendita relativamente comparabili. - Prodotti principali e sottoprodotti: sono prodotti che presentano valori di vendita NON comparabili, si individuano quindi prodotti principali e sotto prodotti. I: 5METODOLOGIE DI ALLOCAZIONE DEI COSTI DEI PRODOTTI CONGIUNTI IN SENSO STRETTO. - Metodo basato sulle quantità prodotte: i costi comuni vengono ripartiti in base ai volumi di produzione. Ovvero andremmo a determinare in maniera congiunta, senza separazione di prodotti, i costi della produzione diretti ed indiretti, fino al punto di split-off e successivamente attribuiremo al prodotto A e B la percentuale di costi congiunti proporzionale alle quantità e ai volumi di produzione rispettivamente del prodotto A e B. - Metodo del valore di vendita: i costi comuni vengono ripartiti in base ai ricavi di vendita. Questo implica che il prodotto che avrà un costo di vendita maggiore sarà quello che assorbirà una quantità maggiore dei costi della produzione. - Metodo del valore netto di vendita al punto di split-off: i costi comuni vengono ripartiti in base ai ricavi di vendita al netto dei costi delle lavorazioni successive. Successivamente quindi al punto di split-off, il prodotto A subisce una serie di lavorazioni, il prodotto B subisce una serie di lavorazioni differenti, e sarà necessario detrarre dal ricavo di vendita del prodotto A il costo delle lavorazioni esclusiva fatte sul prodotto, detrarre dal ricavo di vendita del prodotto B i costi specifici riferiti alle lavorazioni che specificatamente riguardano il prodotto B, per arrivare alla ripartizione dei costi congiunti. N.B. = inserimento dei costi congiunti ha senso per una sola finalità di calcolo di costo del prodotto venduto o in rimanenza, dal momento che vogliamo far gravare su quel prodotto, il costo dell'intera produzione, quindi anche i costi sostenuti in maniera congiunta. Non ha senso considerare i costi delle attività congiunte quando noi vogliamo effettuare dei calcoli di convenienza. Se un'impresa dovesse decidere se rinunciare alla produzione di uno dei due prodotti realizzati dopo una fase di produzione congiunta, non dovrebbe considerare i costi congiunti nella scelta delle opzioni tra mantenere il prodotto o rinunciare al prodotto. Perché anche se rinunciasse al prodotto, quei costi rimarrebbero a carico dell'impresa dal momento che non sono distinguibili rispetto al costo sostenuto per la produzione del prodotto che l'impresa decide di mantenere. i processi congiunti sono particolari processi produttivi, ma non sono cosi infrequenti, nel senso che la differenziazione fra due prodotti diversi spesso avviene a fasi avanzate del processo tecnico produttivo: - La prima fase della produzione è una fase in cui è possibile con facilità calcolare il costo di produzione, nella misura in cui attribuiamo al processo, quindi alle unità che concorrono in quel processo, costi diretti e costi indiretti. - Il processo congiunto diventa un elemento critico e particolare quando noi vogliamo calcolare il costo del prodotto che è differente dal costo della produzione, perché in questo caso dobbiamo porci il problema di come ripartire sugli stessi i costi sostenuti nel processo congiunto che non è quindi facilmente separabile, e possiamo fare solo sulla base dei metodi che abbiamo visto ovvero, sulle quantità, sul valore di vendita o meglio ancora sul valore netto di vendita al punto di split-off. dell'impresa per poter determinare la quantità standard. La Qs di 1.25 Kg di farina/Kg pasta indica che per ottenere un Kg di pasta sono necessari 1.25 Kg di farina. - Il costo standard (Cs) rappresenta il valore del fattore produttivo incorporato in una unità di prodotto finito. Il Cs di 1.50 euro/Kg pasta (1.50=1.20*1.25) evidenzia il costo standard della farina incorporata. Naturalmente questo costo standard è riferito esclusivamente al fattore produttivo “farina”, se avessimo 10 fattori produttivi che entrano in gioco nel processo, andranno calcolati i costi standard di ognuno. Mi FATTORI PRODUTTIVI DIRETTI Abbiamo visto come i fattori produttivi possono essere incorporati all'interno delle unità di prodotto sostanzialmente secondo due tipologie: una diretta e una indiretta. Saranno incorporati all’interno dell’unità di prodotto fattori produttivi con metodologia diretta, tutti quei fattori che abbiamo definito diretto rispetto all'unità di prodotto, come materie prime, MOD o le componenti che vengono utilizzate per il prodotto. Con riferimento a questi fattori dovremmo calcolare prezzo standard e quantità standard per arrivare alla determinazione del costo standard. Da che cosa è rappresentato il prezzo standard: - Materie prime: prezzo unitario di acquisto al netto di sconti e abbuoni, maggiorato degli oneri accessori (trasporto, imballaggio). Si determina tenendo conto dei trend storici e delle caratteristiche dei mercati di approvvigionamento. - Manodopera diretta: tariffa oraria media che non comprende soltanto la retribuzione che viene recepita dal lavoratore, ma anche tutti gli oneri che l'impresa sostiene per avere la disponibilità di un'ora di manodopera diretta. Comprenderà quindi la retribuzione di base, quella differita, gli oneri sociali ed eventuali fringe benefits. Si determina sulla base dei contratti collettivi di lavoro e delle specifiche condizioni retributive dell'impresa. Cosi come per le materie prime sarà necessario calcolare un prezzo unitario per ogni tipologia di materiale utilizzato, anche per la MOD sarà necessario calcolare una tariffa diretta diversa per ogni categoria di dipendente, quindi per ogni soggetto che presenti caratteristiche contrattuali diverse da un altro. Da che cosa è rappresentata la quantità standard: - Materie prime: viene determinata con criteri che si basano su leggi fisiche, chimiche e delle scienze applicate, perché riproduce la quantità di materia prima che viene assorbita all’interno del processo produttivo. - Manodopera diretta: viene definita analizzando tempi e metodi di lavoro e cicli di lavorazione. Non è possibili quindi che quantità standard restino fisse nel tempo oppure che si possano individuare quantità standard uguali per aziende che abbiamo caratteristiche tecnico produttive differenti, perché la formula di prodotto e le modalità con cui è organizzato il processo tecnico produttivo, influenzano la quantità standard. V a detto che sia per i materiali sia per MOD, sarà necessario considerare la quota di fattore produttivo che è impiegata all'interno della singola unità di prodotto. Quindi si deve tener conto di: - Perimateriali: sfridi, scarti, cali - Perla MOD: tempidi lavoro improduttivo. Differenza tra quantità standard e specifica di output - Specifica di output: quantità di fattore presente in una unità di prodotto finito. La differenza tra quantità standard e specifica di output, discende dall'esistenza di materiale improduttivo, che rende necessario per ottenere un'unità di prodotto finito l'utilizzo di una maggiore quantità di fattore produttivo rispetto a quella contenuta nel prodotto. Quindi per calcolare la specifica di output noi dovremo rettificare la nostra quantità standard in funzione di questi sfridi, ovvero: specifica standard = q.tà standard * (1 - % materiale/lavoro improduttivo) Mi FATTORI PRODUTTIVI INDIRETTI Per i fattori produttivi indiretti non basta più calcolare esclusivamente quantità standard e prezzo standard, quando consideriamo quindi manodopera indiretta, materiali sussidiari, energia, combustibili o ammortamenti o comunque ogni altro fattore indiretto, dobbiamo ricorrere ad un approccio differente, perché sarà necessario andare a stimare la quantità di fattore produttivo indiretto presente nell'unità di prodotto e par far questo dovremmo cercare un fattore di collegamento con l’unità di prodotto. Questo fattore ci consentirà di ipotizzare come il fattore produttivo indiretto venga assorbito dall'unità di prodotto. Approccio analitico: prevede la disamina di dettaglio dei processi produttivi aziendali, al fine di stabilire le quantità di risorse necessarie per realizzare la produzione. Per ciascuna tipologia di costo è necessario esplicitare un doppio standard fisico: - Quantità standard di fattore produttivo per unità di fattore che funge da collegamento con il prodotto. - Quantità standard del fattore di collegamento per unità di prodotto. Cs =Ps * Qs (fattore produttivo) * Qs (fattore di collegamento) ESEMPIO: » Approccio analitico Esempio (Fattore di collegamento: ore macchina) Qs (energia) = 10 kw/h mac Qs (fattore collegamento) = 2 h mac/unità di prodotto Ps (energia) = 0,10 €/kw Cs (energia) = 10x 2 x 0,10 = 2 €/unità prodotto Abbiamo ipotizzato che l'energia, che è un fattore produttivo indiretto, venga trascina dal fattore di collegamento, ovvero le ore macchina. Abbiamo dovuto in questo caso ipotizzare due elementi di quantità; la quantità standard del fattore di collegamento, ovvero ogni prodotto ha bisogno di due ore macchina di lavorazione. Abbiamo dovuto poi esplicitare il consumo del fattore produttivo indiretto che stiamo allocando rispetto al fattore indiretto, cioè il fatto che ogni ora di macchina consumi 10 kw di energia, 2 ore di macchina consumino 20 kw di energia, poiché l'energia costa 10 kw/h, il prezzo sarà 2 euro. Quindi come abbiamo già visto si passa dalla scelta di una sorta di base di allocazione. LEZIONE 20 MI SCHEDA DI COSTI STANDARD DI PRODOTTO La determinazione dei costi standard di prodotto che abbiamo visto, consente di costruire la scheda di costi standard di prodotto. Essa individua da un lato i fattori produttivi che vengono ad essere utilizzati nella produzione e dall'altro va a determinare quantità standard, prezzo/tariffa standard per arrivare alla determinazione del costo unitario standard. Come vediamo nell'esempio descritto nella tabella sottostante: Quantità Prezzo Costo o tariffa standard Fattori produttivi standard standard unitario Materiali diretti 3,0 kg 4,00 perkg 12,00 Manodopera diretta 2,6 ore 14,00 l'ora 35,00 Costi indiretti variabili 2,6 ore 3,00 l'ora 7,50 Costo variabile standard di fabbricazione 54,60 Costi indiretti fissi |12 ‘ore 2 l'ora 2,40 Costo pieno standard di fabbricazione 56,90 La suddivisione non soltanto tra costi diretti e indiretti ma anche tra costi variabili e costi fissi è fondamentale ai fini dell'analisi, perché la distinzione tra diretti e indiretti è quella che ci consente di determinare il costo standard o sulla base del meccanismo diretto prezzo per quantità, oppure sulla base del meccanismo indiretto che fa riferimento ad una quantità che trascina il costo indiretto sull'unità di prodotto. La separazione invece tra costi variabili e fissi sarà fondamentale ai fine dell'analisi degli scostamenti, cioè quando andremo a confrontare i costi preventivi calcolati sulla base degli standard e dei volumi previsti a i costi consuntivi che sono quelli che si sono veramente verificati nel periodo in considerazione, il confronto sarà diversamente trattato a seconda che stiamo trattando di costi variabili o costi fissi. budget rappresenta un costo che fa riferimento a livelli di prezzi di efficienza e di quantità programmate e i costi effettivi sono quelli effettivamente verificatesi che fanno riferimento a livello di prezzi efficienza e produzione realizzati, i due elementi intermedi vengono calcolati solo allo scopo di analizzare le varianti. Questi due elementi intermedi sono: - Costidibudgeta livello di produzione effettiva: quando noi teniamo costante il prezzo costo, l'efficienza e facciamo variare la quantità di produzione moltiplicando i primi due elementi a standard per una quantità di produzione effettiva, otteniamo un intermedio che è utile per l’anali - Costiriferiti alle quantità effettive impiegate, valorizzate a prezzi standard: calcolati solo per l’analisi degli scostamenti. Se noi vogliamo evidenziare lo scostamento di volume dovremmo equiparare i costi di budget a livello di produzione programmata con i costi di budget a livello di produzione effettiva, perché nei due elementi che noi adiamo a calcolare l’unico elemento che cambia è proprio la quantità, da q.tà programmata a effettiva, mentre si assume che gli elementi relativi a prezzo e efficienza rimangano invariati. Se vogliamo invece evidenziare lo scostamento di efficienza, va ricordato che l'efficienza riguarda l’impiego di fattore produttivo per l'ottenimento dell’unità di prodotto. In questo caso quindi dovremmo andare a confrontare i costi di budget a livello di produzione effettiva con i costi riferiti alle quantità effettive impiegate, valorizzate a prezzi standard, in questo caso l’unico elemento che manteniamo variabile è l'efficienza. Se vogliamo determinare lo scostamento di prezzo, quindi fare riferimento a quella quota parte di impatto sui costi variabili che deriva esclusivamente dal fatto che il prezzo a budget, prezzo costo di acquisizione dei fattori, è diverso dal prezzo effettivo, dobbiamo confrontare i costi riferiti alle quantità effettive impiegate valorizzate a standard con i costi effettivi, che non sono altro che costi riferiti alle quantità effettivamente impiegate ma valorizzate a prezzo effettivo, l’unico elemento che varia è proprio il prezzo. se lo scostamento di volume misura l'impatto di una variazione di volume sul costo, lo scostamento di efficienza misura l'impatto di una variazione di efficienza sul costo, allora lo scostamento di prezzo misura un impatto della variazione del prezzo/costo sul costo. La somma algebrica dei tre scostamenti mi darà lo scostamento globale. Diciamo somma algebrica perché una variazione di volume potrebbe determinare un impatto negativo sui costi, ho prodotto di più di quanto avevo programmato e quindi è presumibile che io abbia avuto dei costi di produzione superiori a quelli che avevo programmato, a parità di efficienza a parità di prezzi. A fronte di questo scostamento potrei aver avuto uno scostamento in termini di efficienza positivo, quindi nonostante io abbia prodotto di più, l'impiego delle risorse è stato più efficiente di quello che avevo programmato a budget, quindi a fronte di uno scostamento negativo di volume potrei avere uno scostamento positivo di efficienza. Allo stesso modo potrei avere uno scostamento positivo o negativo di prezzo, che essendo determinato dal prezzo/costo con il quale l'impresa si approvvigiona dei fattori produttivi, risulta essere indipendente sia dai livelli di efficienza sia dai livelli di volume. Ecco perché potremmo sommare tre scostamenti che hanno segni diversi e la somma algebrica di questi tre equivale allo scostamento globale. Con questo meccanismo abbiamo acquisito delle informazioni che sono fondamentali per l’analisi della gestione, perché se lo scostamento globale mi dice solo se ho avuto un costo più alto o più basso del budget, o mi dice solo se ho raggiunto o no i miei obiettivi, gli scostamenti di volume, efficienza e costo sono invece in grado di dirmi il perché. Mi MODALITA' DI CALCOLO DEGLI SCOSTAMENTI Scostamento globale: Costi di budget totali — Costi effettivi totali (Qs x Ps x Vp) — (Qe x Pe x Ve) Scostamento di volume: derivante dai volumi di produzione Costo standard x (volume programmato - volume affettivo) (Psx Q5) x (Vp = Ve) Scostamento di efficienza: derivante dalle condizioni di impiego del fattore Prezzo standard x (quantità standard autorirzata* - quantità effettivamente impiegata) Psx ({Asx Me)= (QexVe)} * La quentità standard autorizzata indica la quantità di fattore produttivo che sarebbe stata necessaria alla realizzazione dei volumi effettivi sulla base delle condizione operative di impiego standard Scostamento di prezzo: derivante dal prezzo di acquisto del fattore Quantità effettivamente impiegata x (prezzo standard - prezzo effettivo) (Qe x Ve) x (Ps Pe) Mi € SCOSTAMENTI NEI FATTORI INDIRETTI VARIABILI Quando siamo di fronte a scostamenti di fattori indiretti variabili è necessario effettuare alcune considerazioni particolari, perché questi fattori hanno un comportamento che non dipende più soltanto dal rapporto tra quantità impiegata e prezzo di quel fattore ma abbiamo visto dipendere anche dall'esistenza di un coefficiente allocazione che noi andiamo a determinare, ipotizzando che il fattore indiretto variabile abbia un comportamento simile alla base di allocazione che abbiamo scelto. Questo lo facciamo sia in sede di budget sia in sede di consultivo perché possiamo ipotizzare in sede di budget un coefficiente di allocazione ipotetico, mentre in sede di consultivo saremo in grado di determinare un coefficiente effettivo Solitamene per i costi indiretti: * Quantità = base di allocazione, quindi l'efficienza è nell'impiego della risorsa usata come base di allocazione, non nella risorsa che genera i costi indiretti (es. manodopera indiretta allocata con h MOD) * Prezzo/costo = coefficiente di allocazione predeterminato (Ps) o effettivo (Pe) Ps = costi indiretti variabili preventivi/unità tot previste base di allocazione * Pe = costi indiretti varia di allocazione = Solo se ho determinazione costi standard indiretti con metodo analitico posso avere “veri” scostamenti di prezzo e efficienza li effettivi/unità tot effettive base LEZIONE 21 Per la determinazione degli scostamenti dei costi nei fattoi indiretti variabili, si ricorre alle stesse formule utilizzate per la determinazione degli scostamenti dei fattori diretti variabili, il significato degli scostamenti però è differente. Bisogna ricordare che le quantità sia standard che effettive, si riferiscono alla base di allocazione utilizzata e che i prezzi sia standard che effettivi corrispondono rispettivamente al coefficiente di allocazione predeterminato e al coefficiente di allocazione effettivo dei costi indiretti variabili. ie . . . costi indiretti variabili preventivi Il coefficiente di allocazione predeterminato : N 7 7 p 7 7 unità totali previste nella base di allocazione costi indiretti variabili effettivi Il coefficiente di allocazione effettivo: 7 7 7 n 7 unitàtotali effettive della base di allocazione Lo scostamento prezzo/costo deriva da: c .te all. predeterminato— c, te all. effettivo Lo scostamento di efficienza cosi come determinato, è considerato in maniera non appropriata uno scostamento dei costi indiretti variabili, in quanto non è determinato dal modo in cui si gestiscono i fattori indiretti variabili, bensì dal mondo efficiente o non efficiente di utilizzare le risorse connesse alla base di allocazione. Le considerazioni sugli scostamenti dei costi indiretti variabili sono valide se le basi di allocazione riflettono il nesso di casualità. L’ipotesi di proporzionalità tra importo della base di allocazione e costi indiretti è alla base del calcolo degli scostamenti. Per questo motivo, tenuto conto che le analisi sulle relazioni input output, da cui dipende la scelta delle basi di allocazione, possono essere più efficaci se effettuate a livello di singola fase di produzione, è auspicabile che la determinazione degli standard e il calcolo degli scostamenti non riguardino l'azienda nel suo complesso, ma bensì i singoli reparti nei quali i costi indiretti sono localizzati. Nel caso di determinazione degli standard con il metodo analitico è possibile scindere lo scostamento definito di prezzo/costo in scostamenti propri di prezzo ed efficienza del fattore produttivo indiretto. PREZZO: Qei x (Ps-Pe) EFFICIENZA: Ps x (Qsa-Qei) Dove Qsa = Qs[fattore produttivo] x Qe[fattore di collegamento]x Ve Qei = Qel[fattore produttivo] x Qe[fattore di collegamento]x Ve PREZZO: *Qei = quantità effettive Ps = prezzo standard Pe= prezzo effettivo In questo caso le quantità effettivamente impiegate edi prezzi standard ed effettivi, si riferiscono in via diretta al fattore produttivo e non alla base di allocazione. Lo scostamento proprio di prezzo misura la variazione di costo che deriva dalle variazioni tra preventivo e consultivo del prezzo di acquisto del fattore indiretto. EFFICIENZA: Ps = prezzo standard Qsa = q.tà standard Qei = q.tà effettive Anche in questo caso tutti i tre dati fanno riferimento al fattore indiretto e non alla base di allocazione. Per la determinazione delle q.tà standard autorizzate è necessaria la determinazione Le alternative possibili sono abbiamo detto essenzialmente 3: - Quando il metodo di rilevazione è la partita doppia e la contabilità generale è integrata con le rilevazioni analitiche abbiamo il sistema unico integrato. - Quando il metodo di rilevazione è la partita doppia ma la contabilità generale non è integrata con la contabilità analitica abbiamo il sistema duplice contabile. Due binari paralleli dove si rilevano da una parte la contabilità generale e dall'altra le rilevazioni analitiche su costi e ricavi. - Quando il metodo di rilevazione è extracontabile o anche detto statistico tabellare e NON vi è integrazione abbiamo il sistema duplice misto. Alcune considerazioni: - Il sistema duplice contabile e il sistema duplice misto sono una logica conseguenza dell'azione in azienda del sistema del reddito per la tenuta della contabilità generale. - Il sistema unico integrato è una logica consegue dell'adozione del sistema patrimoniale per la tenuta della contabilità generale. fl Sistemadel reddito Si focalizza sui rapporti di scambio monetario che l'azienda ha con terze economie, come fornitori, clienti o comunque altri soggetti che interagiscono dall'esterno con l'azienda. Per questo sistema, durante l'esercizio non si rilevano i valori relativi ai processi di trasformazione interni all’azienda. Le rilevazioni analitiche vengono rilevate periodicamente in un sistema separato. Quando questo sistema si avvale della partita doppia parliamo di sistema duplice contabile. Quindi abbiamo un sistema di rilevazione che si basa sul conto, sulle regole di registrazione in partita doppia e che si integra con le rilevazioni di contabilità generale, attraverso prospetti di riconciliazione dei valori rilevati nei due sistemi di rilevazione contabile. Due binari paralleli che poi al momento dell'esigenza si riconciliano. Il sistema duplice misto, che deriva sempre dal sistema del reddito, non vede la contabilità generale integrata con le rilevazioni analitiche, si occupa di vedere la rilevazione, non tanto con il metodo della partita doppia, ma senza l'ausilio del conto e al di fuori delle regole della partita doppia. HM Sistema patrimoniale Analizziamo il sistema patrimoniale da cui diviene poi il sistema unico integrato. In questo sistema vengono rilevati in modo integrato e simultaneo, sia i processi di trasformazione fisica dei fattori produttivi in prodotti sia i processi di scambio. Un sistema di rilevazione cosi strutturato, consente di disporre delle informazioni economiche per il management senza dover attivare sistemi di rilevazioni paralleli. L'introduzione recente di sistemi IRP, che sono software con i quali le imprese possono rilevare ad un tempo sia l'elemento di contabilità generale sia quello di contabilità analitica, messo assieme con la globalizzazione delle imprese e quindi l’espandersi e l'evolversi di quest'ultime, hanno portato via via a sfumare queste differenze tra il sistema del reddito e il sistema del patrimonio ed ad evidenziarne però delle altre. La scelta tra i tre diversi tipi di sistemi, ovvero tra sistema duplice contabile o duplice misto e sistema unico integrato, deriva in primis dalla tipologia e dalla complessità dell'impresa. Nelle imprese caratterizzate da infrastrutture informative e tecnologiche semplici e processi prevalenti in termini di scambio, ovvero tipicamente le imprese commerciali, il sistema migliore per rilevare i fatti aziendali è rappresentato dal sistema reddito. Il sistema del patrimonio invece è più diffuso nelle imprese caratterizzate da strutture più complesse, dove i processi di trasformazione interna dall’acquisizione del fattore di produzione alle fasi di lavorazione fino all'ottenimento del prodotto finito, sono preponderanti e quindi richiedono di seguire i vari passaggi in termini analitici in termini di costi e di ricavi prima di arrivare al momento di collocamento del prodotto sul mercato. Richiedono quindi di rilevare in modo continuo le variazioni patrimoniali che si verificano anche nei processi di trasformazione dei fattori di produzione in prodotti > SISTEMA DEL REDDITO E SISTEMA PATRIMONIALE A CONFRONTO Fissi iii Fissi tai >" ssi Fisici ws moneta” Ripresa periodica dei | Ripresa periodica dat fasi rioicaria all rilevazione del patrimonio, la rilevazione Talas rotaia lla rilevazione dei cosi e dei el ei è derivata appresta da aumenti diminuzioni ricavi, quindi, rilevazione derivata del patrimonio tnt di patrimonio [_ Atchitettura rilevazioni sistema del reddito] [Architettura rilevazioni sistema patrimoniale ] Il sistema reddito distingue due momenti di rilevazione: - Durantel’esercizio: rileva tutti e soli quei fatti aziendali che hanno una manifestazione monetaria e che hanno portato lo scambio con terze economie. Non si considerano i processi di trasformazione interni all'impresa. - Termine dell'esercizio: vengono fatte tutte le valutazioni delle operazioni in corso al momento della chiusura dell'esercizio e viene determinato il patrimonio tenendo conto anche dei processi di trasformazione interna. Il sistema patrimoniale agisce invece in modo “opposto”, la rilevazione del patrimonio infatti è prioritaria e al centro quindi del sistema di rilevazione. Il metodo traccia continuativamente i processi sia di scambio che di trasformazione fisica dei fattori produttivi e di volta in volta viene contabilizzato il valore del patrimonio, che continua a cambiare al variare delle diverse fasi del processo di trasformazione. In questo modo, tale sistema vede il reddito come un elemento derivato dalle variazioni intervenute sul patrimonio. ESEMPIO: Fisenni prime Fibtenii del reddito cane atene a ia (all'neauista. Rimom cos sÙi «ra sami simone di \ Il primo riguarda Latoai pari) un'operazione di acquisto e di vendita di merci all’interno di un'impresa commerciale nella quale vi è una limitata presenza di processi di trasformazione interna, quindi la differenza tra i due sistemi è molto sottile. Supponiamo che all’inizio non vi siano giacenze iniziali di merci e che l'azienda acquisti merci per 1000 euro. Pariamo dal sistema del reddito dove questa operazione viene contabilizzata come “ acquisto di merci a debito verso fornitori” perché ci arriva una fattura che pagheremo successivamente. A sistema patrimoniale invece si caricano direttamente al momento dell'acquisto, un'attività patrimoniale che è quella delle rimanenze di merci quindi avremo “rimanenze di merci a debiti verso fornitori”. Questo primo passaggio nel sistema patrimoniale ci consente di attivare l'inventario permanente del patrimonio, ovvero abbiamo la possibilità di movimentare l'inventario delle merci in magazzino. Nel sistema del reddito invece noi rileviamo in prima approssimazione l'acquisto intero della merce fatto salvo poi l'eventualità di poterlo correggere in un momento successivo con rilevazioni al termine dell'esercizio. Guardiamo ora la vendita. In entrambi i sistemi la vendita coincide e la prima parte è analoga “crediti verso clienti a ricavi di vendita” per 950. Nel sistema reddito non avviene nessuna scrittura, semplicemente abbiamo venduto per 950 ma non abbiamo nessuna movimentazione nel magazzino. Nel sistema patrimoniale invece si viene a formare una scrittura contabile che rileva la riduzione della rimanenza di merci per 700 e dall'altra parte viene iscritta nel costo del venduto come valore monetario delle risorse impiegate per la realizzazione del processo di trasformazione economica. In questo modo continuiamo a dimostrare che il sistema patrimoniale l'inventario permanente, tenendo quindi traccia continua della variazioni di magazzino ovvero le variazioni patrimoniali. Alla fine del periodo abbiamo una particolare attenzione da porre sul sistema patrimoniale che avendo in realtà tracciato tutte le variazioni durante con l'inventario permanente, non ha bisogno di fare nessuna 3. Immobilizzazioni Impianti di fabbricazione Attrezzature d'ufficio 1) 2500 L acquisizione di impianti ed @ 5000 attrezzature = incremento’ delle immobilizzazioni materiali — (attività patrimoniale) a fronte di obbligazioni assunte nei confronti dei fomitori (passività patrimoniale). = IMPIEGO DEI FATTORI DI PRODUZIONE L'impiego dei fattori di produzione sono rappresentati dai punti 4, 5, 6, 7, 8 della slide iniziale. La loro contabilizzazione risente delle scelte di progettazione della contabilità analitica. In particolare la configurazione di costo definisce quali impieghi di risorse siano costi da contabilizzare come costi di prodotto e quali come costi di periodo. Inoltre con riferimento ai costi di prodotto, le scelte di progettazione della contabilità analitica determinano quali costi debbano essere attribuiti all'oggetto di calcolo con metodo diretto e quali indirettamente. Inoltre l'azienda che stiamo trattando, ha impostato la contabilità analitica a valori consuntivi, tale scelta comporta comporta conseguenze sia sul piano delle valutazioni sia su quello del flusso contabile. Il costo di fabbricazione, alla base del costo di prodotto, include i consumi di materie prime, gli utilizzi di manodopera diretta e i costi indiretti di fabbricazione. Mentre i primi due elementi di costo sono attribuiti con metodo diretto, i costi indiretti di fabbricazione vengono prima raccolti in un opportuno conto e quindi imputati al prodotto sulla base di determinati coefficienti. Nel esempio che stiamo trattando, i costi di fabbricazione comprendono i consumi dei materiali di consumo, la manodopera indiretta, l'’ammortamento degli impianti produttivi. Residualmente i costi di periodo , sono rappresentati da stipendi generali e amministrativi a dagli ammortamenti delle attrezzature d'ufficio. FASE 4 -- Rappresentata dalla fase di impiego dei fattori di produzione, si tratta quindi non tanto guardare quanto è stato acquistato in termini di materie prime, ma più che altro quanto viene assorbito e quindi utilizzato. Nel periodo in esame l'azienda ha consumato materie prime di cui si era in precedenza approvvigionata. Si assuma che i consumi totali siano pari a 950 euro, di cui 800 euro consumi di materie prime e 150 euro materiali di consumo. In questa fase, a fronte di una riduzione del magazzino (attività patrimoniale) si rileva l'accrescimento sia diretto (4a) sia indiretto (4b) del valore del prodotto in corso di lavorazione. Nella slide principale i costi di prodotto diretti sono immediatamente assegnati al conto “prodotto in corso di lavorazione”; i costi di prodotto indiretti, destinati ad essere capitalizzati, vengono raccolti nel conto “costi indiretti di fabbricazione” e successivamente addebitati al “prodotto in corso di lavorazione” ricorrendo ad un apposito coefficiente. —oienperieagie nei IM VanZ ii pei E gico di 4. Consumi di MP lasonazione WI Magazzino materiali (4a) 800 800 Gal A fonte di una riduzione, del. magazzino materiali (etthità patimoniale) sì rileva = (4, 50 < l'accrescimento sia diretto (scrittura da Gi) 2000 150 si ‘indiretto (scritura «b) del valore dl prodotto In cerso di lavorazione. I costî di fotto indiretti. destinati ad essere capitalizzati, vengono raccolti nel conto “costi indiretti di fabbricazione” e successivamente addebitati al WIP ricorrendo 2d Un apposito coefficiente FASE 5 - dai cicli di lavoro, dagli ordini di produzione e dai rilievi dell'ufficio personale si ricostruisce il dettaglio di salari e stipendi di competenza: salari 2500 euro, di cui 2000 relativi all'impiego di MOD e 500 euro relativi all'impiego di MOI, i rimanenti 1000 euro relativi a stipendi generali e amministrativi. Il valore di salari e stipendi, già contabilizzato come costo di competenza, viene contabilmente riclassificato per tener conto della sua destinazione di impiego. In questo caso il trattamento contabile riservato all'impiego di risorse si differenzia a seconda che si tratti di costi di prodotto (MOD o MOI) o costi di periodo (salari generali e amministrativi) 5. Salari e stipendi | TI valore dei sali e stipendi, già levato Cono ionico cotto costo di © Soipatnia "viene Sat ii (Cr SONtAbihtEgie risate per tte or i detiene Di Ienegooo 2000 (su) isa 1000 uesto "caso, ll tattamento. contabile 50000) TSeneto Call impiego. delle. risorse sì i Cerentia 3 secon The Saw diese dh 1000 69 prodotto "(manodopera diretta — e Manocioperg indiretta, setture 5. e 5.) lado (Salari generali ec SE amministrati sertura Sc. FASE 6 - dai piani di ammortamento degli impianti di fabbricazione e delle attrezzature amministrative emergono ammortamenti di competenza 2009, rispettivamente 500 euro e 250 euro. La rilevazione degli ammortamenti origina un aumento del fondo ammortamento dei relativi cespiti e relativa diminuzione del valore contabile delle immobilizzazioni materiali (attività patrimoniali). | costi di prodotto indiretti, destinati ad essere capitalizzati, vengono raccolti nel conto “costi indiretti di fabbricazione” e successivamente addebitati al conto “prodotto in corso di lavorazione”, mentre i costi di periodo sono immediatamente spesati come componente negativa di reddito nel periodo di competenza. SOMME IRE MIC MENAII DAL PIOONI Vitae Costi indiretti di Fao Amm.to impianti A » iienzione di rina F Ammortamenti sa 150 | 11500) 500 (6 1563 500 La rilevazione degli ammortamenti origina, un aumento del Fondo ammortamento dei ita 500 relativi cespiti <, relativa diminuzione del valore contabile delle Immobilizzazioni materiali (attività patrimoniali). cono Fomonico Fim osti geacrali amministrativi) isa 1000 250 cia 7. Imputazione ta) 250 costi indiretti La scrittura non permette di evidenziare 1° ulilzzo di opportuni coefficienti per Prodrti i corso di |! imputazione dei costi indiretti di lavorazione WIP_ fabbricazione. Sia in ipotesi di azienda manoprodotto che piuri-prodotto dopo la scrittura 6.a . Îl conto Costi indiretti di fabbricazione risulta chiuso. Questa è una conseguenza diretta della modalità di funzionamento della contabilità analitica a valori effettivi FASE 7 - alla chiusura degli ordini di produzione (oppure alla chiusura del periodo di competenza) l'azienda imputa i costi indiretti di fabbricazione al prodotto. A consuntivo tali costi ammontano a 1150 euro, di cui 150euro per materiali di consumo, 500 euro relativi alla MOI e 500 euro per ammortamenti degli impianti di fabbricazione. - LA RILEVAZIONE DEI SEMILAVORATI E DEI PRODOTTI FINITI FASE 8 - al momento della chiusura di un ordine di produzione, il carico del magazzino prodotti finiti consente di attivare una scrittura contabile che evidenzia, valorizzandolo, lo stato di avanzamento del sistema produttivo. Nella nostra ipotetica impresa, sia assuma che alla fine del periodo amministrativo, si siano chiusi ordini di produzione per un valore pari a 3800 euro. Si assuma inoltre che non esistano semilavorati. In questa scrittura si evidenzia che gran parte dei processi di trasformazione sono giunti al termine. Il magazzino prodotti finiti (attività patrimoniale) aumenta e i prodotti finiti in corso di lavorazione (WIP) (attività patrimoniale) diminuiscono. Come si può desumere dalla sequenza delle scritture, nel conto “prodotti in corso di lavorazione” si registra un saldo finale; esso rappresenta il valore delle risorse ancora in via di trasformazione rimaste fisicamente sulla linea di produzione e rispetto alle quali i processi di trasformazione non sono ancora stati completati. 8. Prodotti finiti iaia "inn La gran parte dei processi di trasformazione @ 3800 sOnO Gti concusione Ti magazno prodoci A Givi patrimoniale) aumen e Invorazone "tipi | catodo Patrimonizle) diminuiscono, Some sl può desumere dalla sequenza. delle i scritture, ‘nel conto. Prodotti Poli in cono di Sozone Si regia Un cito flo esso tu rappresenta i valore delle risorse ancora in via di trasformazione rimaste fisicamente sulla linea ta) 800 | 3800 4 di produzione © rispetto alle quali i processi di trasformazione non. sono stati completati is 2000) © 1150 - RILEVAZIONE DEL COSTO DEL VENDUTO, DEI MARGINI E DEL REDDITO DI COMPETENZA. Una volta completato il prodotto, è disponibile per la vendita ed inizia quindi il processo di vendita rappresentato dalle fasi 9, 10, 11 della slide principale. Le due fasi 9 e 10 hanno lo scopo di contabilizzare i margini parziali realizzati dalla vendita dei prodotti attraverso il riconoscimento dei ricavi e del costo del venduto. La fase 11, invece, rileva il reddito aziendale di competenza. Nelle fasi 9 e 10 le rilevazioni sono attivate dalle fatture di vendita e dalle relative liste di scarico del magazzino prodotti finiti. La fase 11, invece, è in relazione a un fatto puramente amministrativo: la chiusura del periodo di competenza 2009. FASE 9/10 - nel periodo amministrativo l'azienda ha emesso fatture di vendita per un valore complessivo pari a 3000 euro con pagamento dilazionato. Si ignori l'iva. Nello stesso periodo il valore attribuito agli scarichi di magazzino prodotti finiti ammonta a 1500 euro: tale è il costo della merce venduta. Con la scrittura 9 si rilevano il credito verso clienti (attività patrimoniale) e i ricavi di vendita (componente positiva di reddito). Simultaneamente occorre rilevare il costo del venduto, ovvero il costo pieno di fabbricazione di ciò che è stato alienato. La scrittura 10 rileva il costo del venduto in relazione all'utilizzo dei prodotti finiti nel processo di vendita. Da una parte, quindi, si rileva il costo del venduto e dall'altra si aggiorna, riducendola, la consistenza contabile delle rimanenze di prodotti finiti. 9. 10. Costo del venduto Sì lesa /l credito verso | denti (atovità atrimoniale) © cnr (en (a 3000 [componente postiva di recto). Simultaneamente occorre rilevare il costo del venduto, ovvero Il costo pieno di fabbricazione di ciò che è stato alienato. La scrittura 10 rileva il cesto del venduto in relazione “all'utilizzo del prodotti finti nel processo di vendita”, cin 100 | 1500 112118, 3800 |1500 40) Da una parte, quindi, si rileva il costo del venduto e, dall‘ ‘altra, si. aggiorna, riducendola, la consistenza contabile delle rimanenze di prodot finiti. Ricavi FASE 11 - fase tipicamente amministrativa, che consente di rilevare i margini di prodotto e conseguentemente di determinare il reddito di competenza. La prima parte è uguale in entrambe le tipologie. Nel Direct costing semplice una volta arrivati al costo diretto unitario di prodotto, possiamo moltiplicarlo per il volume della produzione in modo da ottenere il costo diretto totale. Nel Direct costing evoluto, invece dobbiamo tenere conto anche dei costi fissi specifici. Quindi al costo diretto totale di 1° livello, che è il punto di arrivo del metodo semplice, dobbiamo sommare i costi fissi specifici totali, che ci porta a determinare un costo diretto totale di 2° livello "> CONFIGURAZIONE A “VARIABLE COSTING” Definiamo innanzitutto costo variabile, ovvero quel costo il cui consumo varia al variare del volume prodotto. Sommiamo quindi materie prime, MOD, altri costi diretti variabili e la quota parte di costi indiretti variabili. a questo punto abbiamo che il totale dei costi variabili, tiene conto di tutti quei fattori di produzione il cui consumo varia sempre al variare dei volumi prodotti. Questa configurazione di costo può essere a sua volta scomposta, e quindi configurare diversi livelli di costo unitario variabile: - Costo unitario variabile industriale: include il costo diretto di fabbricazione, quindi costo diretto totale di 1° livello più costi diretti della trasformazione dei fattori di produzione in prodotti e i costi indiretti variabili di produzione. Esempio energia elettrica o materiali di consumo che vengono impiegati in maniera variabile in relazione alla variazione della produzione. - Costo unitario variabile commerciale: basterà sommare al costo unitario variabile industriale quei costi commerciali (tutti quei costi variabili al variare del volume dei prodotti, costi che riguardano quindi la fase di distribuzione del prodotto) che vengono sostenuti per la parte commerciale del prodotto correlati ai volumi di venditi, come provvigioni o costi variabili del trasporto. - Costo unitario variabile aziendale: comprende tutti i costi variabili aziendali, sia industriali che commerciali ma anche tuti gli atri costi variabili. La configurazione di costo variabile è alla base del sistema di misurazione dei costi denominato variable costing. Nel linguaggio aziendale è spesso utilizzata l’espressione impropria direct costing facendo venir meno la distinzione concettuale tra le due configurazioni di costo e le connesse metodologie. LEZIONE 30 "> CALCOLO DEL MARGINI DI CONTRIBUZIONE DI 1° E 2° LIVELLO E COMPRENDERENE IL VALORE INFORMATIVO. Quando si contrappongono ai ricavi unitari di prodotto informazioni di costo pieno unitario, si perviene al calcolo di un risultato unitario netto di prodotto. Qualora invece si contrappongono ai ricavi di venditi i soli costi diretti unitari e/o variabili, si perviene alla configurazione di margine di contribuzione unitario di prodotto, quest’ultimo rappresenta una configurazione parziale di risultato economico, in quanto è il valore residuo dopo aver sottratto dai ricavi unitari di vendita i soli costi diretti e/o variabili unitari. Esistono diverse configurazioni di margine di contribuzione, che sono valide sia nel Direct che nel Variable costing, rappresentate da: - Margine industriale: deriva dalla contrapposizione tra il prezzo unitario di vendita meno i costi unitari di MOD e materie prime meno i costi indiretti unitari variabili di produzione. - Margine commerciale: viene determinato sottraendo al prezzo unitario i costi variabili unitari commerciali. Quindi costi variabili derivanti dall'attività di commercializzazione del prodotto. - Margine aziendale: deriva dalla sottrazione al prezzo unitario dei costi variabili unitari di produzione siano esse diretti o indiretti, meno i costi variabili unitari commerciali meno altri costi variabili unitari aziendali. Margine _ Margine di Margine di contribuzione unitario contribuzione contribuzione industriale” unitario unitario “aziendale” “commerciale” na Prezzo unitario Prezzo unitario meno CV unitari ind.li meno Costi u. di MOD ezio meno CY unitari comm.li meno CIV unitari di trast. mero CV u, commi.li = Margine di = Margine di contri. _ argine di contribuzione unitario | unitario commerciale © di trasformazione altare cont contribuzione unitario aziendale meno CV unitari ez. ‘meno Costi unitari MP = Margine di contribuzione unitario ind.le o di fabbrine das a:| Quindi per margine di contribuzione, intendiamo la capacità di un prodotto di coprire tutti i costi fornendo poi appunto un margine di contribuzione dalla sua vendita. Il margine di contribuzione, inoltre, può subire un'ulteriore differenziazione: - Margine di contribuzione unita dato dal prezzo unitario del prodotto al netto dei costi variabili unitari. Esso misura, in valore assoluto, la capacità del singolo prodotto di contribuire alla copertura dei costi fissi aziendali. In presenza di una struttura produttiva comune a più prodotti, il calcolo del margine di contribuzione unitario consente di definire un ordine di priorità tra i prodotti, e di valutare in ottica comparata, la convenienza economica degli stessi: il prodotto più conveniente è quello che genera il margine di contribuzione unitario più elevato in termini assoluti. Questo prodotto, infatti è in grado di coprire, meglio di altri, i costi fissi della struttura produttiva comune all'intera produzione. - Margine di contribuzione totale: è riferito ad un dato volume di produzione realizzato in un definito ambito spaziale e temporale. Tale margine assume particolare importanza in situazioni caratterizzate da una capacità produttiva sottodimensionata rispetto alla domanda, che impone di operare scelte di impiego della stessa che tengano in considerazione il valore del margine complessivamente realizzabile nei limiti dei vincoli imposti dalla capacità produttiva. Quando il margine viene calcolato con la metodologia del direct costing semplice (ovvero ricavi totali di vendita meno costi variabili totali), lo definiamo margine di contribuzione di 1° livello. Quando invece viene calcolato tramite direct costing evoluto (ovvero include anche i costi fissi specifici), lo definiamo margine di contribuzione di 2° livello. Quest'ultimo misura il valore economico che residua dopo la copertura di tutti i costi diretti, variabili e fissi specifici, destinato alla copertura dei costi fissi comuni a più produzioni. - Margine di contribuzione percentuale: è dato dal rapporto tra il margine totale (o unitario) e il valore del fatturato totale (o prezzo unitario di prodotto). Esso rappresenta una misura di redditività parziale di prodotto che può essere utile per interpretare l'economia di un'impresa e individuare le principali determinanti della sua redditività operativa. Tale margine viene anche infatti definito “indice di contribuzione”. Disporre di un sistema di contabilità analitica a direct o variable costin, non significa dimenticarsi dei costi fissi, ma li possiamo recuperare nel margine di contribuzione totale, quando recuperiamo quei costi fissi specifici per quel volume di produzione. In questa sede ci limitiamo a rammentare che i costi fissi, qualora siano riferibili a un prodotto (o a un oggetto di calcolo del costo) in via esclusiva, assumono la denominazione di “specifici” e rientrano nel calcolo del margine di contribuzione di secondo livello, tipico del direct costing evoluto. I STRUTTURA DI CONTO ECONOMICO AZIENDALE A C.D.V E A MARGINE DI CONTRIBUZIONE «sal Conto economico aziendale a margine di contribuzione Dal Conto economico aziendale a costo del venduto. Mettiamo a confronto la struttura del conto economico aziendale a costo del venduto rispetto a quella a Ricavi di vendita Ricavi di vendita - Costo del venduto - Costi variabili aziendali margine di contribuzione. = Margine industriale Margine di contribuzione aziendale Siamo nel conto economico, non parliamo di prezzo - Costi operativi gestione - Costi fissi aziendali = Margine operativo lordo unitario ma di ricavi di vendita. - Oneri finanziari - Oneri finanziari margine di contribuzione ci dice la capacità del volume di |= Reddito cperativo = Reddito operativo rendita di coprire i costi fissi aziendali. +/- oneri extra-gestione +/- oneri extra-gestione caratteristica caratteristica = Risultato netto = Risultato netto LEZIONE 31 ESERCIZI LEZIONE 32 "> DEFINIRE E QUANTIFICARE IL RISCHIO OPERATIVO Il rischio operativo si definisce come il rischio che un'azienda corre di subire una contrazione della propria redditività per effetto di una contrazione nei livelli di attività (fatturato). Esso è condizionato dalla struttura dei costi che l'azienda presenta, ovvero dalla proporzione dei costi variabili in rapporto ai costi fissi. Pertanto, per apprezzare le condizioni di rischio operativo cui un'azienda si espone in presenza di variazioni nei livelli di attività, è importante conoscere le relazioni che si instaurano tra i costi, ricavi, i volumi e i risultati economici. - Se siamo in assenza di isole di lavoro dedicate ad un singolo prodotto, e quindi non abbiamo costi fissi specifici, si può ricorrere a calcolare il punto di pareggio tramite, i valori medi di costo e di ricavo ponderati sulla base delle percentuali di composizione di fatturato espresso a quantità o valore. Quindi sulle percentuali di ciascun prodotto, di incidenza sul totale del volume delle attività o sul totale del fatturato. Vi sono però dei limiti di questa metodologia: - Primolimite è rappresentato dall'ipotesi di invarianza dei livelli delle scorte, che ci ha portato a dire che i volumi di produzione sono uguali a quelli di vendita. - Secondo limite è rappresentato dal fatto che questo grafico si basa su un'ipotesi di linearità delle funzioni di costo e di ricavo. Ovvero il costo variabile è sempre crescente al crescere dei volumi prodotti, il ricavo è sempre crescente, in realtà queste curve non sono a crescita illimitata, ma ad un certo punto acquisiscono un atteggiamento curvilineo dato da alti fattori. - Terzo limite, questa analisi considera implicitamente la non modificabilità del mix di prodotti predefinito, ovvero non è in grado di conoscere come possono essere modificati i mix, dando per scontato che il mix di prodotti rimane immutato e definito in partenza. - IL BEPIN UN’IMPRESA MULTIPRODOTTO Per calcolare il break even poin aziendale in un'impresa pluriprodotto è sufficiente sostituire nelle relazioni di base calcolate in precedenza, i valori di ricavo e costo variabile unitario (pu-cvu) con i valori medi ponderati (pmp-cvmp) calcolati sulla base del mix dei volumi (nel caso in cui si desideri calcolare il bep espresso in unità), o dei valori di fatturato (nel caso in cui si desideri calcolare il bep espresso i valore). CFT BREAK EVEN POINT (Qmp) = Y (PMP-=CvMP) CFT BREAK EVEN POINT (fatt. mp) = Y (PmP_cvmP)Y, PMP PRODOTTI | VOLUMIDI | MixsaSUI | PREZZODI | FATTURATO | Mix®sUI | costo com VENDITA | voumt | venDiTA TOTALE valori | vartasie | © Frs DI TOTALI FATTO I 100.00 P2. CTS €700 € 700.000 3260 € 2,00 e 200.000,00 m 160,000 PE, dar © 550 | «10400 365% caso @ 90.000 257% €450 € 205.000 16,9% caso sr 350,000 P2, 100% € 3,198.000 100% vediamo ora come si muove l’analisi del break even, che è un'impresa a tutti gli effetti multiprodotti, nella quale ricorremmo ai valori medi ponderati di costo o di ricavo, utilizzando come fattori di ponderazione o le percentuali di composizione del mix sui volumi (colonna gialla), o le percentuali di composizione del valore di fatturato ( colonna azzurra). ‘.a. Break Even Point (Qmp) calcolato sul mix dei volumi I! (1.bis} £ 200.000. 00 [CE 7,00-€ 3,00)X 28,645] + [(C 6,50-€ 4,00)X 45,795] + [(E 4,50-€ 3,00) X 25,7%] = € 200.000,00 / 1,144 + 1,142 + 0,385= 200.000,00 / 2,256 = 77.490 pezzi di cui: il 28,6% , pari a 22.162, del prodotto (X}; -il 45,7%, pari a 35.413, del prodotto (Y}; -Î 25,7%% , pari a 19.915, del prodotto (Z); 1.b. Break Even Point (Qmp) calcolato sul mix dei ricavi !1 (2.bis) € 200.000,00 HE T.0D-E 3.00) € 7.00X 32,8%] + IE G,S0-E 4.00) € G,50 X 48,5%] +[{E 4,50-€ 3.00) € 4,50X 19,9%] € 476.190,00 fatturato medio 20 =€ 200.000,00) 0,18 +0,18+ D0S= ponderato di break even. di cui ; - 32. + pari € 155,238.00 del prodotto [X): -il 48,5% , pari a € 230.952,00 del prodotto (Y}; -il 18,9% , pari a € 90.000,00, del prodotto (Z) ‘> LA BEA E IL REDDITO OPERATIVO OBIETTIVO Ragioniamo ora sulla break even analysis quando questo diventa oggetto di una “what if analysis”, ovvero di simulazioni volte a definire particolari obiettivi. Sostanzialmente l'obiettivo intorno al quale si fanno queste simulazione è il reddito operativo, che non è effettivo ma obiettivo da raggiungere. Le simulazioni possibili sono essenzialmente di quattro tipi: - La quantità (o il fatturato) obiettivo da realizzare per raggiungere un determinato valore obiettivo di reddito lordo (comprensivo di imposte) o di risultato economico netto (al netto delle imposte). - Il prezzo obiettivo da fissare per raggiungere il punto di pareggio ( o un determinato valore obiettivo di risultato al lordo o al netto delle imposte). - Il margine di contribuzione unitario obiettivo da conseguire per raggiungere il punto di pareggio (o un determinato valore obiettivo di risultato al lordo o al netto delle imposte). - lcostifissi obiettivo da sostenere per raggiungere il punto di pareggio (o un determinato valore obiettivo di risultato al lordo o al netto delle imposte). Quando parliamo di punto di pareggio significa che il valore numerico di reddito operativo obiettivo è pari a zero, ovvero i ricavi totali devono essere uguali ai costi totali. Può esserci però anche un reddito operativo diverso da zero. ROobvj = Ricavi totali - Costi Totali ROobj = QxPu - (Qx CV, + CFT) ROovj = Qx(Pu- CV) - CFT ROobj Qumde - CFT Risultato Operativo, = Margine di contribuzione - Costi Fissi avendo un R.O obiettivo = 800 euro Quoj = — CFLTRO0b ide L'immagine qui sopra rappresenta il caso in cui dobb possibile voler trovare anche un reddito operativo n gestione straordinaria, finanziaria e fiscale. RNobj = ROobj - RO; x alq RNosi = ROsix (1- alq) Rios ROs;= {1- alq) quindi CFT +RO0bj = a % iamo trovare un reddito operativo obiettivo, ma è etto , ovvero quel reddito che tiene conto anche della Quando l’obiettivo di redditività è espresso in termini di risultato netto (RN obj) occorre conoscere quota di imposizione fiscale per determinare Il punto di pareggio Obj= obiettivo tg= target ESEMPIO: La Print srl è specializzata nella produzione di macchine fotocopiatrici multifunzione ad elevata prestazione. 1 dati di produzione e vendita relativi al mese di gennaio dell’anno 20XX sono i seguenti (€/000) : * VOLUMI DI PRODUZIONE/VENDITA: 20 unità - PREZZO UNITARIO : €15,00 - COSTI VARIABILI UNITARI: € 13,00 - COSTI FISSI SPECIFICI TOTALI MENSILI DI PRODUZIONE: € 30,00 QUESITO 1 Si determini il punto di pareggio in quantità e valore Qp= CFT/ (Pu - Cvu) 30,00/2= n°15 Fatt. bep = CFT / (mdc/ Pu) 30,00/(2,00/15,00)= € 225,00 QUESITO 2 Se a parità di struttura di costo e di prezzi unitari di vendita, nel mese di gennaio gli imprenditori si dessero per questo particolare prodotto di raggiungere un obiettivo economico di € 12, quale sarebbe il nuovo volume di pareggio? - Distinguere le decisioni operative da quelle strategiche. - Applicare principi dell’analisi - Identificare gli elementi del profitto rilevanti per valutare la convenienza di una decisione. - Identificare il costo opportunità di una decisione. - Apprendere le logiche di valutazione di convenienza economica comparata in condizioni di certezza, di incertezza e di rischio. ifferenziale. "> DECISIONI OPERATIVE E DECISIONI STRATEGICHE Ogni decisione aziendale è il risultato di una scelta tra alternative di azioni possibili, sottostante ala scelta tra alternative vi è la necessità di valutare la convenienza economica comparata di queste alternative. La presa di decisioni si articola normalmente nelle seguenti fasi: - Definire l'ambito decisionale, cioè il problema da affrontare. - Identificare le diverse alternative d’azione. - Misurare i risultati attesi da ciascuna alternativa, espressi in termini quantitativi. - Identificare eventuali effetti delle diverse alternative, di tipo qualitativo e intangibile. - Confrontare le alternative e scegliere quella che consente il raggiungimento dei migliori risultati prospettici. - Implementare l’alternativa scelta. - Monitorare gli effetti, per intraprendere eventuali decisioni correttive. Vediamo ora degli esempi di domande alle quali i manager si trovano normalmente a dover rispondere, per prendere le decisioni più adeguate: - Conviene produrre internamente o affidare a un fornitore esterno la produzione di un certo semilavorato o di un certo prodotto ? - Come comportarsi di fronte all’impossibilità di realizzare il numero di componenti o prodotti richiesti dalle previsioni commerciali, per mancanza di capacità produttiva? - Conviene evadere un ordine che un cliente richiede in maniera imprevista e a quale prezzo? - Conviene vendere un semilavorato o continuare a lavorarlo e venderlo ad uno stadio successivo? - Quando conviene eliminare una linea di prodotti o una tipologia di servizio? - Quando conviene chiudere un reparto? - Come valutare la convenienza fra prodotti ottenuti alternativamente utilizzando le medesime strutture produttive? E se la capacità produttiva di quella fase non è sufficiente per tutta la produzione prevista, quali produzioni conviene privilegiare? Ora tali domande le guardiamo in modo olistico, ovvero come insieme di decisioni operative. Il problema ad esempio è, in presenza di risorse scarse, come il fattore umano, fattore denaro, fattore materie prime e semilavorati, come posso combinale o allocarle per ottenere i migliori risultati economici aziendali? Queste sono le decisioni che definiamo di gestione operativa, ovvero decisioni che hanno un orizzonte temporale di breve periodo. DECISIONI OPERATIVE DECISIONI STRATEGICHE vw vw wi non richiedono un impegno permanente di FiSOrsEe, possono essere modificate facilmente, avendo il carattere della reversibilità, possono essere cambiate im tempi veloci, prendono a riferimento un orizzonte temporale i breve periodo, convenzionalmente pari o inferiore all'anno e coincidente con l'orizzonte di budget pongono enfasi sull'efficiente impiego Casa delle risorse disponibili, dati i vincoli di capacità e risorse definiti in sede di pianificazione strategica uu Sono decisioni mediante le quali i manager si assicurano che le risorse siano acquisite so Abizzate in maniera efficace ed efficiente, per conseguire le finalità aziendali Convenienza economica valutata sulla base di va/ori reddituali, ignorando il valore finanziario del tempo e il rischio _ » v richiedono un impegno permanente di risorse, Non possono essere modificate facilmente, sono irreversibili, Non possono essere cambiate in tempi veloci, prendono a riferimento un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, convenzionalmente superiore all'anno e coincidente con l'orizzonte di pianificazione pongono enfasi su/la definizione dell'assetto delle risorse strategi definito a seguito di decisioni di investimento iche Sono decisioni mediante le quali i _ manager definiscono _gli obiettivi e i cambiamenti negli obiettivi dell'impresa, le risorse da impiegare per raggiungere tali obiettivi, le modalità di uisizio. o e allocazione di tali risorse ai vari programmi strategici Convenienza economica valutata sulla base di valori finanziari (flussi di cas: aaa i: Due ) icGiraw-Hill Fducation (Italy) S.r.l. 2019 E
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