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La Sociologia dei Processi Culturali: Durkheim, Simmel e le Scuole di Chicago, Appunti di Sociologia Dei Processi Culturali

Antropologia socialeSociologia comparataCultura e società

Questo documento illustra la teorizzazione sociologica sul concetto di cultura, con particolare riferimento alle idee di Emilie Durkheim, Georg Simmel e le Scuole di Chicago. come la cultura influenza le relazioni sociali, la coesione sociale e l'identità individuale. Vengono discusse le differenze tra società semplici e industriali complesse, e il ruolo delle religioni e della mobilità sociale.

Cosa imparerai

  • Come le religioni sono studiate dalla sociologia secondo Durkheim?
  • Come Georg Simmel descrive le forme relazionali?
  • Che concetto di cultura discute Emilie Durkheim?
  • Come la mobilità sociale influenza le relazioni sociali?
  • Come le Scuole di Chicago studiano l'immigrazione e la cultura?

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 26/10/2022

giulia-edelweis
giulia-edelweis 🇮🇹

4.2

(5)

8 documenti

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Scarica La Sociologia dei Processi Culturali: Durkheim, Simmel e le Scuole di Chicago e più Appunti in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI PROCESSI CULTURALI Illuminismo pensiero francese che guarda alla cultura in senso singolare, ma in senso universale. Si immagina la cultura come un perfezionamento dell’animo umano, e la possibilità di coniare il sapere con la bellezza. La modernizzazione inizia con la rivoluzione industriale nel 195.. 3 momenti di frattura degli equilibri precedenti: -rivoluzione industriale -rivoluzione francese - Nell’Ottocento c’è una posizione diversa da parte dei romantici tedeschi. Per i romantici tedeschi il concetto di cultura si avvicina a quello di civiltà e viene visto come spirito dell’espressione di una civiltà. Per questo da universale, diventa particolare. Cicerone e Orazio CULTURA: UMANISTICA CLASSICA ANTROPOLOGICA MODERNA ETNOCENTRISMO: Io giudico e valuto una cultura diversa dalla mia, mettendola a paragone con la mia e partendo dal presupposto che la mia sia migliore. Rompendo l’etnocentrismo si comprende che ogni cultura ha le sue peculiarità, non può essere giudicata comparandola con quella cui ritengo essere la cultura superiore. Si passa da un’idea prescrittiva di cultura, ad un’idea descrittiva non giudico le altre culture, ma le descrivo. Questo ha portato ad una grande apertura. CULTURA vuol dire anche altre cose. Non esiste la CULTURA, ma le CULTURE. In Sociologia, solitamente tutto si declina al plurale (ex. NO SOCIETA’, MA LE SOCIETA’). Taylor nel 1871 definisce il concetto di cultura: la cultura è tutto ciò che gli uomini pensano, tutto ciò che gli uomini fanno e tutto ciò che gli uomini producono. Tutto ciò che gli uomini pensano: il diritto, i valori, l’arte, la musica, la religione. Quello che gli uomini pensano è cultura. Quello che gli uomini fanno: ex. il nostro lavoro tutto ciò che gli uomini producono: oggetti artistici, oggetti prodotti quotidiani (ex. la penna bic segna una stagione della storia diversa dalla penna stilografica). Il prodotto entra a determinare una modificazione di un processo culturale. La cultura è come un liquido amniotico, noi ci siamo calati dentro. Tutto ciò che non risponde ad un istinto biologico, è cultura. Dove finisce il nostro istinto biologico, inizia la cultura che è la nostra difesa. L’uomo è un essere culturale, la cultura ci fa vivere e ci difende, supplisce alle nostre carenze istintuali. Su questo c’è stato un ampio dibattito. Dire che l’uomo è un essere culturale significa dire che l’uomo è un essere che ha uno scambio a livello simbolico. Alcuni studiosi però hanno sottolineato come anche alcuni animali hanno uno scambio simbolico ma la nostra organizzazione simbolica è molto complessa e nessun animale riesce a raggiungere la nostra complessità simbolica. LEZIONE 7 OTTOBRE La cultura è il modo con il quale salutiamo i nostri amici, con il quale utilizziamo il nostro tempo libero, i vestiti che indossiamo. La cultura è tutto quello che ci avvolge, dalle istituzioni al nostro vivere quotidiano. Le relazioni stesse sono espressioni della nostra cultura. Il nostro continuo utilizzo dei social ha cambiato le nostre relazioni. Attraverso la cultura noi sappiamo come affrontare le diverse situazioni, conosciamo le coordinate su come dobbiamo agire. La cultura è condivisione. La cultura non sempre è distribuita in maniera omogenea, come vedremo da alcuni autori che si sono occupati di questo. Nel primo capitolo entriamo nell’argomento dei processi culturali. Perché nasce la sociologia? All’inizio nasce la disciplina sociologica. I primi sociologici, coloro che vengono definiti i padri fondatori della sociologia, parlano subito di cultura parlando di sociologia e di contesto sociale. Tra metà Settecento e Ottocento e poi soprattutto tra fine Ottocento e inizio Novecento (periodo in cui esplode la disciplina) ci sono dei cambiamenti epocali che modificano lo schema di relazioni, lavorativo, di stratificazione sociale che era andato avanti per tantissimi anni. In questo periodo vi è una vera e propria frattura storica, che rompe uno schema. Questi importanti cambiamenti sono: -la rivoluzione industriale (1750 in Inghilterra, in tutti gli eventi storici precedenti però vi sono dei passaggi che portano al cambiamento) Le persone transitano dalle campagne alle città e per questo iniziano ad incontrarsi molto di più e iniziano nuovi mezzi di trasporto. I nuovi mezzi permettono oltre il trasferimento, consentono una mobilità orizzontale, è possibile andare in altri paesi ed osservare nuovi stili di vita. La rivoluzione consente anche una scolarizzazione di massa. Incide fortemente sulla vita delle persone. -la rivoluzione francese (fine Settecento in Francia, è una rivoluzione politica che cambia i rapporti di potere in maniera molto forte). Si iniziano a stabilire l’uguaglianza dei diritti. Ed inizia la possibilità di modificare il proprio destino individuale: l’individuo ha la possibilità di modificare la propria condizione, MOBILITA’ VERTICALE. -L’illuminismo (è una rivoluzione culturale, “dea ragione” la ragione diventa il punto centrale del vivere sociale e del vissuto individuale). Si passa da uno schema teologico (tutto ero spiegato sotto un profilo di credenza), ad uno razionale-logico-sperimentale (piove: non è dio che si è arrabbiato, ma vi sono condizioni metereologiche che creano quella condizione). Queste tre rivoluzioni accelerano un processo fondamentale, che è l’esplosione della scienza. È necessario un contesto economico, politico e culturale affinché vi possa essere un’innovazione scientifica. La sociologia si struttura tra fine Ottocento e inizi Novecento, i padri fondatori sono: -La scuola francese che ha come suo esponente principale Emilie Durkheim che guarda alla società come espressione simbolica. Si parla di SCUOLA perché scuola vuol dire che c’è un’unità teorica metodologica che viene perseguita anche da autori successivi, che si rifanno a colui che l’ha fondata. -La scuola di Chicago (stati uniti) intorno al 1915, è un laboratorio importantissimo per la sociologia. Rompe lo schema delle aule universitarie e iniziano ad andare per strada. Tale scuola ha l’obbiettivo di riflettere sulle diversità culturali nelle città, vogliono cogliere per strada, in mezzo alla gente. -La tradizione tedesca. I due esponenti principali sono: Weber e Gorgeusimen (?). Vivono tra fine Ottocento e inizi novecento. Per il loro approccio alla conoscenza, alla cultura non vogliono fare scuola, per questo si parla di TRADIZIONE. Weber afferma “io do le idee, poi ognuno va e prende quello che vuole”. Non hanno voluto costruire un’unità teorica-metodologica. ALL’ESAME BISOGNA SOLO RICORDARE IL PERIODO STORICO IN CUI HANNO PRODOTTO IL LORO PENSIERO, NON DATE PRECISE. LA SCUOLA FRANCESE Durkheim è uno degli intellettuali più prestigiosi di quel momento. La sua è un’imposizione positivista, determinista e organicista. POSITIVISMO Corrente di pensiero che nasce con la scienza e l’illuminismo. I fatti vengono spiegati oggettivamente. Ci furono molte critiche nei confronti di Simmel sul concetto di forma. I colleghi del suo periodo gli dissero ma perché utilizzi il concetto di forma che è così astratto e metafisico, non è meglio utilizzare il concetto di STRUTTURA. Il termine struttura forse chiarisce meglio di cosa vuol parlare, ma lui decide di mantenere l’idea di FORMA e la applica al rapporto con la cultura. La cultura è un continuo rincorrersi tra la vita che fluisce e la forma che la rapprende. E così si forma la cultura e si crea anche quella tragedia culturale che noi abbiamo di fronte. Per lui la cultura della modernità è continuo cambiamento, che avviene perché la vita fluisce, scorre, ha un corso continuo, ma la forma la cristallizza e la blocca. Se la forma non facesse questo, la vita non sarebbe manifesta. Ex. io vedo un mio amico e gli voglio bene, e nel momento in cui penso che gli voglio bene, ai momenti passati insieme e ciò che potremmo fare, questo è la vita che fluisce. Ma se io non lo abbraccio, se non gli dico stasera vediamo, questa mia vita emotiva non è palese, non si vede. Quando lo abbraccio è la forma che contiene la vita, la rapprende. Il mio abbraccio, però, è molto meno di quello che tutto io ho pensato. La tragedia della cultura x Simmel è quella di mutare sempre, e muta perché le forme imprigionano la vita e la vita continua a scorrere e allora un’altra forma la deve rapprendere. C’è UNA CORSA tra la vita che fluisce e la forma che la cristallizza, ma senza quella forma non la vedremmo. E’ tragico il fatto che la vita fluisce ed è immensa nel suo fluire, la forma la rapprenda e senza forma non avremmo la cultura. Nessun dipinto, nessun voto sarà mai in grado di rappresentare tutto il fluire della vita che hanno portato a fare quel quadro, o a prendere quel vuoto. QUESTA E’ LA TRAGEDIA. La cultura è tragica perché non rappresenta tutto il fluire della vita e perché dovendo mutare c’è la continua rincorsa tra la vita e la forma. Ma senza forma la vita non si rende manifesta. RAPPORTO TRA LA CULTURA, LE ISTITUZIONI, LA MODERNITA’ E LA LIBERTA’ DELL’INDIVIDUO Tra questi aspetti c’è una tensione dialettica. L’individuo si colloca sempre in una duplice posizione, l’individuo è incorporato nella società, ma si oppone nella società. Noi siamo incorporati in questa classe, nella società della nostra città (con la mascherina, il Green pass, ecc.), ma quante volte ci opponiamo a quel contesto in cui siamo incorporati. L’individuo, quindi, è incorporato alla società, ma si oppone anche ad essa. L’individuo è determinato dalla società, ma anche determinante per la società. Noi siamo all’interno di un contesto culturale, valoriale, normativo che ci viene trasmetto attraverso i processi educativi e pertanto siamo determinati dalle nostre società di appartenenza. D’altra parte, l’individuo essendo creativo determina anche la società, altrimenti non ci sarebbe cambiamento culturale. La società in parte mi limita, ma senza il contesto sociale non potremmo autorealizzarci, non potremmo manifestare la nostra creatività. Ancora una volta osserviamo una tensione dialettica tra poli opposti. E’ un movimento di tensione dialettica, ma tale tensione permette l’espressione della personalità, dell’immaginazione, della determinazione personale. X Simmel la moda cambia perché c’è una tensione tra la differenziazione e l’imitazione. Chi sta in basso cerca di imitare la moda delle Elite; pertanto, le elite cambiano costantemente il loro stile. E’ un continuo “rincorrere” la moda della elite, che cambia costantemente per differenziarsi. Simmel comprende e mette nella tragedia della modernità anche questa libertà del soggetto, che però è una libertà compromessa. L’individuo è apparentemente libero, ma in realtà egli parla di ATROFIA DELL’ANIMO UMANO (continuità con la gabbia di acciaio di Weber). La società, la cultura moderna danno maggiore libertà all’individuo, ma allo stesso tempo lo rinchiudono. Simmel realizza il testo LA FILOSOFIA DEL DENARO: il denaro è la forma razionale moderna della relazione. IL denaro è qualcosa di economico, indispensabile per ottenere un mio benessere. X simmel il denaro è un elemento di libertà (posso con esso fare molte cose), ma ha un suo carattere che cambia le relazioni. Le relazioni che erano al centro dell’affettività, adesso prendono forma e contenuto della razionalità moderna che è quella del denaro. Il denaro è il centro delle relazioni, porta sempre di più a immettere nelle relazioni la calcolabilità e razionalità. Le relazioni, inoltre, attraverso il denaro sono anonime (faccio molte cose pagandole, ma la mia relazione è anonima, non si riempe di sentimenti). Il denaro è elemento che vulnera la modernità, la libertà e le relazioni dell’individuo. Per comprendere quanto le relazioni, la cultura, la libertà agiscono all’interno del contesto sociale bisogna considerare anche l’espansione delle metropoli. Definite da alcuni autori “NON LUOGHI”, che modificano la libertà e le relazioni. Vi è poi l’INTELLETTUALIZZAZIONE DELLE COSCIENZE che contribuisce al cambiamento della libertà, della cultura e delle relazioni. Simmel distingue: -INTELLETTO: (la razionalità) è la facoltà più semplice dell’uomo ed è quella che porta al ragionamento logico-combinatorio, di razionalità. Si chiede il COME delle cose -RAGIONE: è la facoltà più complessa della coscienza. Ha la stessa capacità procedurale, logica, razionale, ma ha anche in sé i sentimenti. E’ capace anche di proporre, pensare, domande di senso, si chiede il come e il PERCHE’ delle cose. Ha sia la logica, che gli orizzonti di senso, sia la razionalità sia la sentimentalità. La modernità, il denaro, questa espansione dell’i. delle coscienze, hanno portato a una IPERTROFIA (espansione) della razionalità e a una ATROFIA dell’animo umano. Sempre meno i rapporti sono all’insegna della LEALTA’, DELLA FIDUCIA, DEL RISPETTO, DELLA COMPRENSIONE. Sempre più sono dettati all’insegna del FINE, DELLO SCOPO, DELLA RAZIONALITA’ STRUMENTALE. (continuità con D. con la differenza tra società meccaniche e organiche le società moderne procedono con un disincantamento del mondo, vengono persi gli elementi immaginativi, misterici). Ci dicono la stessa cosa per indicare il passaggio ad una società industriale. Un’altra tensione dialettica x S. è quella tra SPIRITO OGGETTIVO E SPIRITO SOGGETTIVO. Il contesto sociale si fa colto, e l’individuo perde la capacità di assimilare quello che viene prodotto culturalmente. Ex. noi oggi abbiamo moltissimi libri, film, quadri, canzoni, prodotti tecnologici (QUESTO E’ LO SPIRITO OGGETTIVO, c’è una iper-produzione. Ed esso si ingigantisce), ma noi non riusciamo a fruire di tutto ciò (LO SPIRITO SOGGETTIVO non riesce a stare dietro a questa continua produzione). Un ulteriore punto fondamentale x S.: Il Settecento è stato il secolo della rivendicazione dei diritti di uguaglianza degli individui. L’ottocento e a proseguire per lui, deve invece preoccuparsi dell’unicità degli individui. Bene l’uguaglianza di tutti di fronte la legge, ma ottenuto ciò è necessario impegnarsi nella dimostrazione della propria unicità. In parte è l’aspetto sia negativo, che positivo della società. Negativo perché oggi tutti noi cerchiamo di arrivare al massimo di quella che chiamiamo l’individualizzazione del sé, che se estrema rompe l’equilibrio sociale, ci fa essere meno uniti al contesto, produce l’anomia di cui ci parlava D. LEZIONE 26/10 LA SCUOLA DI CHICAGO 1892 Maggiori Esponenti: Thomas, Park, Mead e i coniugi Lyld. La scuola di C. per la prima volta i docenti abbandonano le aule e vanno per strada. Fanno diventare le strade di Chicago un laboratorio scientifico. Loro danno estrema attenzione alla ricerca. METODI DI INDAGINE UTILIZZATI: Osservazione partecipante: osservare, ma non distrattamente. Danno una forma sistematica al loro osservare. Partecipante perché si inseriscono nel fenomeno che stanno osservando. Ad esempio, se vogliono studiare una classe l’osservatore entra nella classe stessa, osservando tutte le dinamiche che si manifestano. Ci si cala nella situazione che si va ad osservare, indagare e interpretare. Metodo etnografico: Raccolgono storie di vita. Quelle che oggi noi chiamiamo interviste narrative. La storia di vita di una persona ci restituisce la sua interpretazione di quello che sta vivendo. Questo poi è molto complesso tradurlo in dato oggettivo. Ma è un dato oggettivo importante perché ci permette di penetrare in un fenomeno. Ci permette di comprendere, ad esempio, come gli immigrati vivono questa nuova realtà. La realtà è socialmente costruita, a seconda delle situazioni nelle quali ci troviamo ci mettiamo anche parte delle nostre conoscenze, dei nostri valori. Thomas e successivamente Park elaborano la teoria DELL’UOMO MARGINALE: incongruenza e frattura che avviene nell’immigrato perché subisce un allontanamento dalla cultura di appartenenza, ma non è ancora inserito nella cultura del nuovo paese. Thomas IDEA DELLA DUPLICE PERDITA: nel momento in cui la persona arriva in nuovo territorio e affronta una cultura diversa da quella di nascita. Consiste in una perdita di status, ovvero il riconoscimento del proprio gruppo. Lo status è come il nostro gruppo ci riconosce, essi hanno perso il gruppo nella loro terra di origine e ancora non ne hanno uno nuovo. Vi è anche la perdita del senso del proprio sé, quando non siamo riconosciuto nel nostro status smarriamo anche il senso di noi stessi. Thomas comprende il Rapporto strettissimo tra identità e cultura. Thomas si accorge che: Gli immigrati che scrivono in alcune lettere la loro condizione, si accorgono che dicevano bugie. Quella bugia diventa ricerca, perché evidenza il desiderio del migrante di raggiungere realmente quella condizione. Inoltre, coloro che si erano integrati meglio non avevano allontanato del tutto le abitudini della loro cultura di appartenenza. Avevano raggiunto un equilibrio tra le due culture, che favorisce l’inserimento nella nuova cultura di arrivo. Non devono essere cancellate le sue radici, ma creare le condizioni per equilibrare le radici con ciò che di nuovo incontrano nella nuova cultura di arrivo, mettere in armonia. Un secondo tipo di studi della Scuola di C. viene portata avanti dai coniugi Lyld nel 1929. Loro andando a studiare con il metodo etnografico e l’osservazione partecipante vogliono andare a studiare piccole città degli Stati Uniti, per cercare di comprendere la condizione culturale degli Stati Uniti d’America. E realizzano il primo testo “Middle town” (la città media). Ma una piccola cittadina può darti degli elementi della cultura americana, ma non la totalità della cultura americana. Loro si rendono conto che le trasformazioni, i cambiamenti tecnologico-scientifici, non corrisponde un’innovazione culturale. Il processo di avanzamento culturale, non è detto che sia parallelo all’avanzamento scientifico. LEZIONE 28/10 Park analizza i quartieri, che lui chiama VICINATI. Termine che dagli anni ’40 in poi darà il concetto di subcultura. Il vicinato è una piccola unità locale segmentata, pur facendo parte della grande realtà della città (e a sua volta la città fa parte della grande realtà della nazione). E’ come se fosse una piccola città nella città. Vi è una scomposizione della città in tante realtà locali. Un altro concetto è quello di DISTANZA SOCIALE (concetto ancora molto importante per le ricerche attuali) Questa distanza è soprattutto una distanza spaziale, territoriale (centro/pietra alata; tiburtina/Parioli). Un altro concetto di cui Park parla è quello della MOBILITA’ che ha due aspetti: -mobilità geografica: mi sposto da un quartiere ad un altro, da una città ad un'altra. Cambio il luogo abitativo. -mobilità sociale: elevamento del proprio status Park scende nella città, si immerge nella città. Tutte queste considerazioni arrivano con la stessa metodologia e gli stessi strumenti che avevano utilizzato gli altri esponenti della scuola di Chicago: osservazione partecipante, metodo etnografico. Park è stato un allievo di Simmel. Per Park la città ha una grande mobilità, costituita da vicinati, ma questo estremo attivismo cambiano le relazioni con le persone: da relazioni primarie si passa a relazioni secondarie. Prima le relazioni erano faccia a faccia, ci si incontrava, c’era conoscenza, fiducia, stima alla base della relazione. (continuità con la società meccanica di Durkheim e nell’atrofia dei sentimenti). processo educativo. Riprende le tesi di Durkheim (agire regolato, coeso, equilibrato nel sistema sociale) e Weber (personalità ed agire), questi autori si legano. Per ogni sotto-sistema c’è una disciplina che se ne occupa: 1) ANTROPOLOGIA 2) SOCIOLOGIA 3) PSICOLOGIA 4) BIOLOGIA -I valori derivano dal sistema culturale -le norme e le aspettative corrispondenti vengono dal sistema sociale -l’identità individuale ci viene dalla personalità -tutto il corredo biologico ci deriva dal nostro organismo biologico. Il sistema sociale per sopravvivere ha bisogno di sotto-sistemi che l’aiutano: -sottosistema economico svolge la funzione di adattamento all’ambiente. -sottosistema politico definisce gli obiettivi -sottosistema della famiglia e scolastico funzione di trasmissione e conservazione (quando trasferiamo informazioni in parte le conserviamo). -sottosistema giuridico e della religione svolgono la funzione della LATENZA, perché sono cultura. CRITICHE A PARSONS: - Per lui la cultura è data per scontata. Non tratta mai nello specifico di cultura, la vede quasi sempre uguale a sé stessa. La cultura, invece, è qualcosa di dinamico, complesso, che si trasforma. -MITO DELL’INTEGRAZIONE: “tu così immagini dei drogati culturali”. La persona riceve l’informazione e si muove di conseguenza, ma in realtà non è così. Perché anche il conflitto, alcune volte, o le divergenze possono portare a soluzioni migliori. Non può essere tutto acquisito passivamente. -Cultura presentata come una omogeneità assoluta. In realtà all’interno di uno stesso contesto sociale c’è complessità, difformità (ex. Park diceva che in ogni quartiere vi è una cultura). - gli viene criticata la distinzione tra ANTROPOLOGIA e SOCIOLOGIA. Molti Autori ritengono che non abbia senso compiuto perché ormai la complessità culturale e sociale richiede discipline scientifiche che intervengono insieme per comprendere alcune cose. Soprattutto dopo gli anni ’70 si iniziano a sottolineare alcuni aspetti che Parsons non aveva considerato: -Contraddizioni e incongruenze all’interno del sistema culturale. Non c’è linearità perfetta, altrimenti la cultura non sarebbe lineare. -Dissenso e innovazione nel sistema culturale. Il progresso sociale, antropologico si ha perché il dissenso, l’innovazione portano a norme diverse che cambiano le norme precedenti. Il conflitto anche qui può portare a soluzioni migliori (ex. ’78 gli studenti universitari hanno modificato molti aspetti culturali). La cultura non può rimanere nello stesso modo in tutti i periodi e tempi. COMPONENTI E DIMENSIONI DELLA CULTURA La cultura può avere delle proposizioni (assunti, presupposti) culturali che possono essere differenti tra loro. Ex. la cultura può essere pubblica o privata, soggettiva o oggettiva, esplicita o implicita. DIMENSIONI: -COERENZA/INCOERENZA: Un aspetto culturale non è detto che sia sempre unitario. Non c’è una totale uniformità degli elementi culturali. Se non c’è conformità totale degli aspetti della cultura, si potrebbe dire che non c’è integrazione culturale, MA NON E’ COSì non esiste in nessun contesto sociale una culturale che sia completamente uniforme. All’interno della cultura ci possono essere aspetti coerenti, ma anche incoerenti (questo non vuol dire che sia incoerente del tutto, altrimenti non ci sarebbe una stabilità). Alcuni (ex. Durkheim, Park) non credono che il conflitto o il dissenso possano essere utile, in realtà altri studiosi ritengono che un certo conflitto e dissenso possa aiutare addirittura a giungere ad un progresso culturale. Più c’è modernizzazione, più c’è differenziazione e quindi maggiori contraddizioni interne all’interno di ogni singola cultura. Ci sono degli elementi che creano di per sé contraddizioni, uno di questi è il capitalismo (che deriva dalla modernità). Il capitalismo oltre a portare modernità, benessere, burocratizzazione, ma porta anche ad una contraddizione tra equità/produttività. -PUBBLICO/PRIVATO: Noi abbiamo una cultura pubblica, che è un sedimento oggettivo di quello che è presente nel nostro contesto cultura. Un esempio della cultura pubblica è il LINGUAGGIO: simboli che condividiamo collettivamente. La cultura pubblica, però, deve essere interiorizzata dai soggetti, per questo c’è una dimensione privata. -OGGETTIVA/SOGGETTIVA: La cultura è un sedimento costruito collettivamente. Ma una cosa è il significato collocato nei simboli e nei valori (PARTE OGGETTIVA). E una cosa è il significato che assumono nella mente dei singoli uomini (SIGNIFICATO PER GLI ATTORI SOCIALI PARTE SOGGETTIVA). (EX. Qualcuno si emoziona di più di fronte una certa ricorrenza, che può non importare ad altri). -ESPLICITA/IMPLICITA: Noi abbiamo degli aspetti culturali che sono manifesti, ma c’è anche tutta una parte culturale che è implicita (non c’è bisogna neanche di manifestarla, viene trasmessa, tematizzata, vissuta, senza doverla necessariamente manifestare). (ex. noi a lezione sappiamo che dobbiamo fare silenzio per comprendere meglio ciò che viene detto, senza che ci sia un divieto o una regola fissa; o sull’autobus tendiamo a dare il posto a una persona più fragile). COMPONENTI La cultura non è un dato uniforme, ma ha al suo interno 4 componenti. (La cultura può modificarsi su alcune componenti, ma rimane stabile su altri). Le componenti della cultura sono i 4 elementi che compongono la cultura (non è detto che questi 4 cambiano tutti insieme e allo stesso modo): -i valori -le norme -i simboli -le credenze Il consumo è un aspetto della cultura che viene oggi molto studiato. Noi pensiamo al consumo nel suo aspetto economico, in realtà in questo momento culturale, di differenziazione, di eccedenza simbolica, di continuo cambiamento, di fluidità, il consumo è una categoria dello spirito. Noi consumiamo esperienze, amicizie, immagini, progetti, aspettative, desideri, bisogni. Il tema del consumo ormai non può essere soltanto segregato nella sfera economica. I VALORI I valori rappresentano la massima parte della realtà sociale. I valori si intendono solitamente in due modi: 1) qualcosa a cui si dà importanza, qualcosa che si vuole conquistare e mantenere; 2) il valore che corrisponde ad un ideale a cui si aspira, a cui si dà importanza (amore, amicizia, pace, affetto, solidarietà). Il secondo aspetto entra nell’analisi sociologica. In sociologia il valore non è qualcosa di metafisico. Il valore sotto il profilo dell’ideale in sociologia è un criterio, è importante capire quali valori ci sono in un dato momento. VALORE: Dal punto di vista sociologico i valori sono quei criteri presentati come oggettivi attraverso i quali i gruppi e le società giudicano la rilevanza delle persone, i fini sociali, i comportamenti, gli avvenimenti e altri oggetti socioculturali. I valori in termini oggettivi danno significato alle azioni e ai comportamenti dei singoli e della collettività. Sono l’orizzonte di significato che dà senso alle azioni e motivazioni dei singoli e della collettività. (continuità con Parsons latenza). Sono categorie di eventi preferibili e desiderabili. I valori presentano delle caratteristiche costanti: 1) sono comuni ad un certo numero di individui che li fanno propri; 2) si presentano come fine dell’agire comune, determinano le nostre attitudini; 3) la loro efficacia è anche determinata dai sentimenti (+ interiorizzo un certo valore, + lo sento sentimentalmente mio, lo accolgo, diventa il faro del mio comportamento; 4) sono proiettati nel futuro in quanto sono modelli ideali di realizzazione del bene comune; 5) corrispondono a sentimenti protempore e storicizzati, non sono validi in tutti i tempi e in tutte le società; 6) sono il fondamento del consenso, della legittimazione (concetto weberiano, qualcosa che giustifica il nostro comportamento), dell’integrazione, delle forme di aggregazione all’interno della società. DIMENSIONI DEI VALORI: I valori hanno 3 dimensioni 1) dimensione affettiva; 2) dimensione cognitiva (tendenzialmente noi riflettiamo se è giusto o se è sbagliato. C’è una parte argomentativa da parte dei soggetti nel momento in cui decidono di accettare un valore); 3) dimensione selettiva (nel momento in cui accolgo un valore è quello che secondo me deve orientare. Seleziono tra tanti un valore, che deve orientare il mio agire e le mie scelte). L’ordine dei valori fa da quadro di riferimento tanto della forza regolatrice della cultura, quanto della pretesa di dare soddisfazione a bisogni emergenti di una determinata società. I valori sono espressione e proiezione di bisogni sociali: ex. onestà, pace, solidarietà sono bisogni sociali. I valori segnalano un problema che deve essere risolto. Parsons fa una mappa dei problema (che lui chiama i DILEMMI) che sono espressione dei valori (e quindi dei bisogni sociali) ma stanno sotto l’azione sociale di ognuno. Secondo Parsons quando noi agiamo abbiamo la possibilità di scegliere tra questi 4 dilemmi, che chiama VARIABILI STRUTTURALI. Li possiamo chiamare anche scelte binarie, perché ognuno di questi dilemmi è diviso in due: 1) Il dilemma tra universalismo e particolarismo: nella mia azione posso scegliere di giudicare un oggetto partendo da criteri generali di quell’oggetto o quella situazione e mi comporto di conseguenza; oppure posso partire da un criterio che applico solo a quell’oggetto e quella situazione. 2) il dilemma è tra prestazione e ascrizione: posso scegliere di trattare l’individuo per quello che fa (prestazione) o per quello che l’individuo è (ascrizione). Ex. premio G. con 30 perché ha studiato; o do 30 a G. perché è la figlia di una mia amica. 3) dilemma tra affettività e neutralità affettiva (possiamo agire per affetto a seconda delle persone o con neutralità affettiva, senza coinvolgimento emotivo). 4) dilemma tra la diffusività e la specificità: posso agire in termini specifici (ex. il medico non guarda se siamo tristi/felici, se andiamo o meno all’università, ma agisce nella specificità: ti fa male il ginocchio ti prescrive una lastra o una medicina). Diffusività: se ci incontriamo con un amico, non guardiamo ad un argomento specifico, ma ci vede in tutta la nostra completezza: i nostri momenti felici o allegri, la nostra storia ecc. è la completa narrazione del soggetto).
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