Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Appunti lezioni (2021), Appunti di Letteratura

appunti lezioni del prof Gianmarco Gaspari

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 21/12/2021

ariannatoschi
ariannatoschi 🇮🇹

4.3

(16)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Appunti lezioni (2021) e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! 18/02721 LEZIONE 1 LETTERATURA ITALIANA Prosa = forma di comunicazione standard + pura necessità, in gran parte delle generazioni che si sono succedute sulla terra è stata la forma di comunicazione primaria o esclusiva (in passato i giullari di corte erano fonte del massimo divertimento a cui si potesse aspirare). Gli attori nel Medioevo iniziarono ad occuparsi di comunicazione creativa e nacquero i primi capolavori italiani. Questa forma di comunicazione viene veicolata dalla prosa. Differenza tra PROSA e POESIA *Prosa: Prevale l'elemento comunicativo *Poesia: gioca sui significati che vanno oltre il significato letterale. Rispetto alla prosa ha un vantaggio, ossia si può ricordare a memoria. Di solito un testo o è tutto in prosa o è tutto in poesia. Quando vado a capo spesso = poesia /quando non vado a capo quasi mai o quando lo decido io = prosa. Questo testo è un esempio che introduce la differenza tra prosa e poesia: DANTE, VITA NOVA, CAP. XXVI Dante scrive questo testo quando ha 25 anni, tra 1290 e 1295 (Dante è nato nel 1265). Si tratta di un'opera giovanile in cui Dante racconta sé stesso. Racconta la fase della sua vita in cui incontrò una donna, BEATRICE (il nome stesso risponde a un valore simbolico, probabilmente è esistita davvero). Incontro in un momento particolare, ella aveva 9 anni 3 9: numero particolare, 3 moltiplicato per sé stesso, perciò non è una scelta casuale. 3 sono le cantiche della Divina Commedia (Inferno - Purgatorio - Paradiso) e ogni cantica è divisa in 33 canti + 1. Dante è fedele a questi simboli in quanto era un uomo del Medioevo, era importante saper interpretare i numeri. L'Inferno è rappresentato con 9 giorni infernali, il Purgatorio con 2 cornici e il Paradiso con 9 cieli. STRUTTURA VITA NOVA: Questo testo è un esempio di prosa, infatti Dante non va mai a capo; ha una funzione comunicativa, cioè ha la funzione di introdurre il testo in versi. Ogni capitolo di Vita Nova è costruito con una Prefazione (presentazione), così che il lettore sappia già di cosa si parla. Libro composto da una parte in versi e una parte in prosa è prosimetro: testo composto da prosa “prosi” + verso “metron” (dal greco), perché i versi sono caratterizzati dalla medesima misura. TANTO GENTILE Questa gentilissima donna, di cui ragionato è né le precedenti parole, venne in tanta graziade le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d'alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo molti, sì come esperti, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse. Ella coronata e vestita d'umilitade s'andava, nulla gloria mostrando di ciò ch'ella vedea e udia. Diceano molti, poiche passata era: «Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo». E altri diceano: «Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sae adoperare!».lo dico ch'ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridicere non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare. Queste e più mirabili cose da lei procedeano virtuosamente: onde io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo de la sua loda, propuosi di dicere parole, né le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciò che non pur coloro che la poteano sensibilmente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: "Tanto gentile". Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua deven tremando muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare. 4 Ella si va, sentendosi laudare, benignamente d'umiltà vestuta; da cielo in terra amiracol mostrare. 8 Beatrice è accostata a un miracolo + donna angelo (il solo termine “donna” o il solo termine “angelo” sarebbero riduttivi: è sia sostanza carnale che spirituale). Dante ha lasciato una grande eredità dal punto di vista linguistico. Sensibilità nel testo in prosa rispetto a quello in versi. La forma stessa della parola assume un significato (3 simbolismo). La Vita Nova vuole porre il lettore di fronte a una sensibilità non umana. “S'andava” = andarsene. La figura è in moto. “Nulla gloria mostrando” > umiltà. “Che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sae adoperare” > è grazie al Signore se possiamo ammirare questa creatura. CHI È QUESTA CHE VEN GUIDO CAVALCANTI (1258-1300) Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la mira, che fa tremar di chiaritate l’àre e mena seco Amor, sì che parlare null’omo pote, ma ciascun sospira? 4 Deo, che sembra quando li occhi gira! dical’ Amor, ch’i' nol savria contare: cotanto d’umiltà donna mi pare, ch'ogn'’altra ver’ di lei i' la chiam’ira. 8 Non si poria contar la sua piagenza, ch'a le’ s'inchin’ ogni gentil vertute, e la beltate per sua dea la mostra. 11 Non fu sì alta già la mente nostra e non si pose ’n noi tanta salute, che propiamente n’aviàn canoscenza. 14 Cantico dei Cantici, VIII 5: «Quae est ista quae ascendit de deserto...» Isaia, LXIII 1: «Quis est iste qui venit de Edom...» ANALISI: Il modo di manifestare l’amore è molteplice (es.: i nostri nonni sicuramente hanno un modo diverso di esprimersi in merito); è condizionato anche da elementi esterni (testi di canzoni, frasi di poesie). Cavalcanti era più anziano di Dante, Dante si ispira a lui come se fosse un maestro > si serve di parole e concetti ripresi da lui. Cavalcanti parla di una donna “che vén ch’ogn'om la mira” > qualcosa di inevitabile, di cui non puoi farne a meno e che segnerà la tua vita per sempre. Donna “che fa tremar di chiaritate l’àre > egli poteva scrivere “chiaritate” o “clarità”, ma sceglie di aggiungere la sillaba in più per creare un latinismo arcaico; “claritas”, chiarezza 3 “chi è questa donna che avanza in modo tale che ogni uomo la guarda con ammirazione”. La donna nel dolce stilnovo fa da tramite tra l’uomo e Dio. “Chi è questa che vèn” potrebbe sembrare un modo inadeguato per iniziare una poesia; invece è un rimando biblico a donne che possedevano una sacralità. La presentazione della donna passa qui dal sacro al mondano, la donna viene laicizzata. Questo testo fa da modello per “Tanto gentile e tanto onesta pare”. Temi in comune: visione, innamoramento ed esaltazione della donna. In nessuno dei due testi vi è una descrizione fisica della donna. Cavalcanti non conosce il simbolismo, ma ne impiega una caratteristica: l'esaltazione delle vocali (are). “Mena seco Amor” 3 Amore è rappresentato come una divinità. v Meccanismo ritmico dell’abbreviazione > togliere la vocale finale, “om” anziché “omo” (da cui deriva il francese impersonale “on”). Prassi frequente nell'italiano (“signor” anziché “signore”). v Meccanismo ritmico dell’allungamento > “pote” anziché “può”. Duttilità della lingua italiana, particolare rispetto alle altre lingue. “Ira” = “pessima”, significato prezioso, arcaico. Ogni altra donna è peggiore. “Vertute” e “beltate” = “virtù” e “bellezza” (meccanismo ritmico dell’allungamento). “Gentil” > nobile d’animo, stesso significato del primo verso del sonetto di Dante “Tanto gentile e tanto onesta pare”. “La mente nostra” = la nostra capacità di capire. La mente è ciò che elabora i ragionamenti, qualcosa in più del cervello. “Salute” = salvezza, capacità di salvarci. Ciò che Dante chiamerebbe “la retta via”. INTRODUZIONE AL CAPITOLO XXVI VITA NOVA-DANTE Nel 1290 dante scrive questo libro dove racconta l’amore con la A maiuscola, di tipo spirituale che non va confuso con l’amore reciproco, ci riconduce al pensiero mentale di dante nei confronti di beatrice. La differenza tra i testi di cavalcanti e dante, è dato dal tipo di donna messa in discussione. Nonostante i parallelismi c'è una differenza rispetto altema. Una parte del testo del capitolo 26 è in prosa e in mezzo c'è un testo in versi. Nella prosa non abbiamo regole da seguire, può essere interrotto quando si vuole, mentre il verso è legato alla memoria e la attiva perché hanno elementi che richiamano la memoria, hanno ritmo e rime e fanno poca fatica ad essere memorizzati. Nel medioevo all’epoca di dante il materiale su cui scrivere era costosissimo. Per le persone del medioevo la lettura era molto fondamentale, le letture venivano esplicate pochissime volte ed era fondamentale la memoria perché i fogli e i manoscritti erano costosissimi. Dante era probabile che il suo testo mentre lo scriveva lo memorizzava. Per comperare un libro manoscritto si doveva spendere una fortuna, e dante a differenza di Petrarca non poteva permetterselo. Arriva notizia a Petrarca un manoscritto di Tito Livio che conosceva di nome ma non aveva mai letto niente di suo, e quando viene a sapere del manoscritto lo compra lasciando una fattoria in suo possesso. Dante è possibile che non abbia scritto nemmeno un verso di quello che a noi è arrivato, infatti le prime forme scritte di testimonianze iniziarono dalla generazione successiva a lui, soprattutto con il figlio Pietro di Dante, che aveva capito che scrivendola sarebbe rimasta uguale e non sarebbe stata più cambiata. -Berta dal gran pie così è berta di Laos che era la moglie di Pipìno il breve madre di Carlo Magno. Il detto dice “ai tempi che berta filava” > un'epoca non molto lontana ma finita il detto si riferisce ad un episodio di cui ci sono due versioni da cui venne tratto un romanzo: 1) la cui protagonista, moglie di Pipìno e madre di Carlomanno, è detta “Berta dal gran Piede” perché aveva un piede più lungo dell'altro. Durante il viaggio fatto per raggiungere il futuro sposo viene sostituita con la figlia della dea di compagnia ma, fugge e si rifugia in una casa di un Taglialegna dove impara a filare. Scoperto lo scambio lei torna a palazzo. 2) secondo le favole un tempo c'era una vecchia vedova di nome Berta devota al suo re, un giorno volle filare una lana sottilissima x il sovrano che saputo il fatto la ricoprì d'oro. Quando si seppe di questo gesto tutti accorsero al sovrano con filati pregiati ma lui rispose “” non son più i tempi che berta filava” 11 (XI) VITA NOVA CAP. XXIX Secondo Tolomeo e la cristianità: nove sono i cieli. Il tre è radice di nove, senza altri numeri moltiplicato per sé stesso fa nove, quindi se tre è nove ed indica la trinità Padre Figlio e Spirito Santo questa donna è accompagnata dal nove per significare che lei è un miracolo la cui radice (3) è la trinità. VA A A A AA AA AAA TANTO GENTILE 25 marzo celebrazione del 200ario di Dante Muore a Ravenna e Firenze richiede le sue spoglie ma niente da fare. Siamo poco sicuri della data perché non abbiamo certezza delle info che riguardano dante. Qui parla dell'amore per la donna Beatrice, probabilmente è esistita davvero era più giovane e lui la incontra una volta sicuramente quando lei aveva NOVE anni. Y NOVE come tre alla seconda > numeri simbolici Y Tre sono i canti della divina commedia v Ogni canto ha 33 canti quindi 99 totali + uno iniziale + era un o che credeva alla simbologia. v_ Nove gironi dell'inferno nove cornici del Purgatorio e nove cieli del paradiso. La donna mia = da domina in latino femminile di dominus e quindi da qui termini come dominare + donna padrona della casa e mia. Infatti Dante non avrebbe mai pensato di mettersi con Bea infatti verso di lei non prova amore carnale, tra l'altro lei era nobile sia d'animo sia di nome Portinai una delle più antiche famiglie di Firenze, quindi non si sarebbero mai potuti mettere assieme. Verona per Shakespeare e poco diversa da altre città italiane, per lui Italia = paese della passione dove si muore per amore, quindi posto perfetto per ambientare Romeo e Giulietta e altre sue storie. Italia paese dove c'è l'amore. Ha offerto al mondo modelli soprattutto linguistici per parlare di cose che normalmente non si trattano. Ma anche paese carico di stereotipi -> copertina di un giornale tedesco The Schieghel con spaghetti e pistola oppure quando gli inglesi arrivarono qui mandavano cartoline con fascio di rose e un pugnale perché bisognava stare attenti alle ragazze che si guardava per paura di essere uccisi dai rispettivi amanti. Dante scrivendo questo imita cavalcante, lo considerava suo maestro quindi ne copia/ imita alcuni testi e opere. v Per poesia > due gruppi di quattro versi e due di tre v Quartine e terzine Y Finali in rime pare-guardare muta-saluta. v Per prosa, che ha funzione comunicativa, non si parla né di versi né di terzine. -> ha funzione pratica prepara la lettura di un testo in versi dopo averlo spiegato. PREFAZIONE. v Un testo come questa Vita Nova composto da versi e prosa si chiama Prosimetro. Dante lavorava quasi interamente con la propria memoria è non ne conosciamo una firma autografa; possiamo ipotizzare che nella sua vita abbia scritto pochissimo. Ai suoi tempi (Medioevo) le lezioni si seguivano senza prendere appunti; girava un libro tra gli studenti che veniva imparato a memoria. Le prime testimonianze scritte riguardano la generazione successiva alla sua. (>Costo dei materiali per la scrittura: Petrarca era ricco e poteva soddisfare i suoi bisogni di conoscenza). Si può ipotizzare che egli non abbia mai concretamente scritto la Divina Commedia. Quasi metà della Divina Commedia sembra essere stata corretta > egli gli riusciva addirittura a intervenire sulla sua memoria. Lo si nota a causa di elementi stilistici diversi nella prima parte (più evoluta, sistemata e coerente fino alla metà del Purgatorio; non poté proseguire a causa della sua morte). Il figlio Pietro di Dante realizzò i primi manoscritti della Divina Commedia. La memoria per gli uomini del Medioevo è qualcosa di prodigioso. La poesia è legata alla memoria: vi si imprime (vi sono filastrocche risalenti alla nostra infanzia che non abbiamo mai memorizzato volontariamente, ma che ancora ricordiamo a distanza di decenni). È un sonetto (dal latino “sonitus”, piccolo suono > breve componimento musicale di 14 versi). Sonetti di Dante e Cavalcanti: entrambi endecasillabi > versi legati alla poesia lirica, d’amore o riguardante temi religiosi (come la Divina Commedia). L'ottonario è maggiormente in grado di insinuarsi nella memoria (più utilizzato nelle filastrocche infantili). “Gentile” > “gens”, aristocrazia latina. L'aristocrazia a cui appartiene Beatrice è diversa in quanto si riferisce alla nobiltà spirituale, nobiltà d'animo. “Onesta” = irreprensibile. Come se fosse nata priva di alcun peccato. Nulla le si può rimproverare. “Pare” = appare, si manifesta (Abbiamo analizzato un quadro inglese di epoca preraffaelita). Verbo importante nella costruzione di questo testo (lo ritroviamo a inizio v.7 e v.12). Riferito al momento in cui cammina per le strade di Firenze e saluta altre persone. Chi la incrocia ammutolisce (afasia: impossibilità di parlare, per eccesso di timidezza, per essere stati colpiti da qualcosa che non siamo in grado di reggere). Non hanno il coraggio di guardare gli occhi di Beatrice (atteggiamento standard di fronte all’autorità). La metrica (organizzazione e misura del testo) è costruita come una consecutiva 3 “tanto...che”. La seconda parte della frase indica la conseguenza di quella precedente. (Dante, Purg. 113): ® Dolce color d’oriental zaffiro: Dol / ce / co / lor / d'o / ri@n/ tal / zaf/ fi /ro, 10 sillabe; qui la Î ela È vanno separate + Dol / ce / co / lor / d’o / ri / en/ tal / zaf/ fi / ro, 11 sillabe Endecasillabi: sempre di 11 sillabe? @ Questa fanciulla è tanto lieta e frugola: Que/ sta / fan/ ciul/ la è/ tan /to/ lie/ ta e/ frù /go/ la 3 12 sillabe | primi esempi di endecasillabi con 11 sillabe hanno la caratteristica dell’accento che cade sempre sulla 10° sillaba che porta poi l'accento finale del verso. In italiano abbiamo 3 tipi di parole: *piane > accento sulla penultima sillaba. *tronche > accento sull’ultima sillaba *sdruccioli > accento sulla terzultima sillaba (bisdruccioli: caso raro con l'accento che cade sulla quartultima sillaba) L'endecasillabo non è tanto un verso con 11 sillabe, ma in realtà è un verso dove l'accento cade sulla decima sillaba. METTI UNTIGRE NEL MOTORE La aaa im eee Pubblicità degli anni 60 Campagna di scala mondiale che nasce con lo slogan di 5 lingue. La benzina ESSO, che viene resa iconicamente nell'immagine della tigre. Quest'immagine pubblicitaria ha funzionato talmente bene, che ancora oggi l'icona della benzina ESSO presenta la coda della tigre. Il copyright italiano invece di mettere serbatoio, troppo lungo, ha messo “tung” > “metti una tigre nel motore”. Slogan: “Metti un tigre nel motore”, manca la A > Mel / fi un/ fi / Bre / nel / mo / flo /re ottonario. Allitterazione sulla T e sulla G. La nebbia agl'irti colli > La / neb /ia a /gl’ir/ti /@BI / li: settenario con parola piana piovigginando sale e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar. (Carducci) VA A A A A A A A AAA LEZIONE 11/03/21 INFERNO, CANTO V, v. 70 - 142 Episodio di Paolo e Francesca INFERNO CANTO V Li CERCHIO - 1 LUSSURIOSI al IL, che cinge uno tanto maggior ne l'intrata: vede qual loco d'inferno è da essa: Signesi con la coda tante velte quantunque pradi vuol che pi sta dicono e odono. e poi son volte. 15 «quarda com'entri e di cui tu ti fide snmi l'ampiezza de l'im Perché pur pri Non impedir lo suo fatale andare vuolsi così colà dove si puote 61 che si vuole, e più non dimandare». 24 lenti note in Luogo totalmente buto, che 10 venni in loco d'ogne luce muto, 2 LI mare in tempesta quando Episodio di Paolo e Francesca che dà anche il nome al canto + Canto V definito anche "Canto di Paolo e Francesca". Presenza quindi di una figura femminile che parla e si presenta. Non si tratta di un sonetto, sia per i numeri di versi, sia per lo schema metrico > già all'epoca vi erano per i poeti, modelli plurimi tra cui scegliere. Figura femminile: personaggio di cronaca nera > tema di amore/morte, dimensione diversa rispetto a quella di Beatrice + amore concreto, razionale, non astratto. Ella sta parlando dall'Inferno, si trova tra i primi dannati che Dante incontra (Paolo e Francesca è un amore finito male). Parallelismo con Romeo e Giulietta (storia occidentale di morte e tradimento). -- 2° GIRONE -- Siamo all'inizio dell'inferno, Dante ha preso il traghetto di Acheronte e arriva nel 2 Girone (9 i gironi totali) > girone dei lussuriosi (dannati, coloro che preferiscono l'amore carnale alla "retta via"). Pena dei dannati 3 vengono trascinati e sbattuti contro le pareti, per l'eternità, da un vento fortissimo e dalla tempesta. Per questo motivo vi è un'idea di fisicità delle anime, che soffrono come corpi. Questa pena corrisponde al peccato > contrappasso; cioè pena che si svolge dopo la morte, Dante prende un dato e lo porta alle sue estreme conseguenze. COSTRUZIONE METRICA Canto composto dalle terzine e ognuno delle 3 cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso) è formata da 33 canti > 33 + 33 + 33 = 99 (trilogia). 4 1° TERZINA (dal v. 70) il periodo ritmico (metrico) corrisponde al periodo sintattico. "poscia che" dal latino "post quandum" = dopo che, corrisponde a dopo il temporale oppure corrisponde a una causale. "dottore " = si riferisce a Virgilio che accompagna Dante. Nella terzina successiva, Dante lo chiama "poeta". Viriglio è chiamato così, prima dottore poi poeta e così via, in relazione alla funzione che ha in quel momento. Lo chiama dottore facendo riferimento alla sua sapienza, momento in cui ha appena finito di chiamare per nome le anime che stanno andando nei loro rispettivi gironi. Lo chiama poeta, invece, quando fa riferimento alla sua sensibilità, colui che sa dar voce ai sentimenti. Virgilio ha scritto L'ENEIDE, che narra la storia di Enea, semidio in quanto figlio di Venere perciò non può morire. Si salva col padre durante la guerra a Troia contro i rimane attratta da lui come anche Enea e i due si innamorano. Quando però Venere (madre di Enea, in quanto è un semi-dio) appare in sogno di Enea e gli ricorda che non è questo il suo destino, Enea deve partire subito per concludere il suo viaggio. Egli parte di nascosto da Didone > stereotipo della donna abbandonata. Didone, disperata dalla partenza di Enea si suicida, ma prima maledice Enea e i suoi discendenti (“che siano dannati in eterno”). Secondo Virgilio è per questo che Roma sarà sottoposta alle guerre puniche per conto di Cartagine che preparerà la sua vendetta. PARAFRASI: Tali uscirono (come colombe, riferito a P. e F.) dalla schiera di anime, dove si trovava Didone, venendo a noi attraverso l’aria maligna, tanto forte fu il grido affettuoso di Dante. “affettuoso grido” perché Dante ha chiamato le anime affannate poiché ha capito la loro sofferenza (introducendo già il discorso al v. 81 con “o anime affannate”). Qui, tra le urla delle anime, si ascolta subito una voce femminile. La donna che parla la si immagina come una voce di una donna che ha saputo amare > creatura dolce, raffinata. Della concezione che Dante ha della donna, la donna è una figura sensibile che deve essere protetta, in quanto è soggetta a essere dominata dall'uomo. # 7 TERZINA Parafrasi: noi che visitiamo quest’aria persa, abbiamo reso il mondo un teatro di sangue (tradimento, colpe, assassinio). “o animal grazioso” = la umlaut (due punti) sulla I di grazioso come anche sulla U di affettuoso indica che queste lettere vanno interpretate come se fossero due vocali. “animal” = essere vivente, o tu che sei vivo. Con gli aggettivi grazioso e benigno (benevolo, come nel sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”), fa capire che a parlare è appunto una donna. “aere perso” = perso perché siamo all'Inferno (metonimia e metafora + perso = persiano e richiama il colore, tra il purpureo e il nero delle stoffe orientali. Contiene però un valore subliminale che racconta il dolore di chi si trova lì. Qui non ci si riferisce solo all’aria, ma anche all'atmosfera. # 8 TERZINA Parafrasi: è Francesca a parlare e dice: “se Dio fosse nostro amico, noi lo pregheremmo per la tua pace, poiché hai pietà del nostro dolore, contrario alla volontà di Dio (perverso = da “versus”). Il fatto che Francesca possa parlare con Dante è un’espressione della volontà di Dio, come lo è anche il vento che tacerà nella prossima terzina. * 9 TERZINA Parafrasi: noi anime vi ascoltiamo quando il vento (che trascina le anime per la loro pena) tace per noi, come lo sta facendo ora. Ci di “ci tace” > complemento di vantaggio = a/per noi. Questo tacere è superfluo, perché il vento è assoluto, ma ci dice in che direzione va quel tacere. Al poeta piace sia ascoltare che parlare. È Francesca a parlare, rivolgendosi a Dante e a Virgilio, soddisfacendo la richiesta di Dante che ha chiamato queste anime affannate. STORIA DI PAOLO E FRANCESCA Francesca racconta la verità a Dante e sa che la racconterà sulla terra; è una vera e propria occasione. Vicenda di amore e morte. Fatto che doveva accadere tra il 1283 e il 1285. A raccontarci questa storia è Boccaccio. Nel 1285 Dante aveva circa vent’anni e aveva sentito parlare di questa storia che colpì l’intera Italia. Le famiglie coinvolte sono i Malatesta (Signori di Rimini) e i Da Polenta (Signori di Ravenna). Francesca, appartenente alla famiglia dei Da Polenta, fu promessa in sposa a Gianciotto, dei Malatesta, ma si innamorò di Paolo (fratello di Gianciotto). Questo amore tra Paolo e Francesca condusse loro alla morte, per mano dello stesso Gianciotto e di conseguenze si ritrovano nei lussuriosi per il loro amore passionale e carnale. #4 10 TERZINA Parafrasi: Francesca parla: la terra in cui sono nata (Ravenna) siede (il sedersi dà l’idea di una dimensione di pace, diverso dalla semplice azione di “occupare”) sulla costa dove il fiume Po' finisce il suo corso (discende) e si getta nel mare per trovare pace con i suoi affluenti. Sono parole di pace infatti quelle di Francesca, connesse sempre all'immagine simbolica della colomba. Francesca parla della sua storia, realizzando una sorta di enigma in cui Dante cerca di capire di cosa sta parlando. Dante ha una duplice funzione: sta giocando come poeta e come personaggio. Si interroga sul senso di quello che si trova di fronte a lui e sulla realtà. #* 11TERZINA Francesca utilizza parole del dolce stilnovo. 1°legge: “Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende” Parafrasi: L'amore, che divampa presto nel cuore gentile, si impossessò di costui (Paolo) per la bellezza dell’aspetto che mi è stata tolta; e il modo in cui mi fu stato tolto il corpo (il modo in cui fui uccisa) ancora mi offende. > soffre/sente la rabbia ancora adesso, pur essendo un'anima dannata, presente all'Inferno. Sta parlando del meccanismo attraverso il quale si realizza l’amore, che è il colpo di fulmine, arriva dagli occhi al cuore, amore a prima vista. “Cor gentile” = cuore di chi è gentile, aristocrazia di chi conosce l’amore, è un’aristocrazia sentimentale, non solo sociale “ratto” = dal latino “raptus”, vuol dire veloce e definisce un rapimento improvviso, rapido ed è riferito ad amore. “s'apprende” = si attacca, l’amore si mette insieme al cor gentile. “persona” = indica l'essere in tutte le sue componenti, anima e copro. Per i latini persona identifica una maschera, per nascondere il corpo. In questo caso, infatti, persona è il corpo che riveste/ricopre la persona. Perdita della fisicità, Francesca si definisce una bella persona (quello che era prima di morire). 4 12 TERZINA (v. 103 - 105) Parafrasi: l'amore mi ha catturato, facendo in modo che così fortemente mi piacesse costui (Paolo) che ancora non mi abbandona (e non mi abbandonerà mai). Ancora riprende l’ancora del v. 102 (ancora adesso/attualmente). 2° legge: “Amor, ch'a nullo amato amar perdona” = Amore, non perdona a nessuno che è amato, il fatto di amare (anche se non viene ricambiato). 4 13 TERZINA (v. 106 - 108) Parafrasi: l’amore ci ha portati a morire insieme. Il cerchio più basso dell’Inferno attende chi ci ha uccisi (> MALEDIZIONE e PROFEZIA al loro assassino, il cui destino è noto a Francesca in quanto dannata; Gianciotto è ancora vivo, ma si sa che ciò che lo attende è il supplizio dell’Inferno). Queste parole ci furono raccontate da loro. Dante ha ascoltato un discorso ampio e complesso da parte di un dannato, ed è emotivamente provato. “Amor” / “‘amor, ch” (v. 100) / “amor ch”” (v. 103) = sequenza di ANAFORE. Non vi è inoltre una coincidenza tra periodo sintattico e periodo metrico: la terzina è composta da tre frasi. “viso” = faccia “ci vinse” = vinse ogni nostra resistenza, ci fece capire che eravamo innamorati 4 22 TERZINA (v. 133 - 135) Parafrasi: quando leggemmo il sorriso desiderato (la bocca desiderata) essere baciata dal così grande amante, costui, che non sarà mai diviso da me, “disiato riso” = desiderato sorriso. METONIMIA per “desiderata bocca” “basciato” = forma toscana “cotanto amante” = così grande amante, riferito alla sua persona/ruolo di cavaliere + 23 TERZINA (v. 136 - 138) Parafrasi: mi baciò la bocca tutto tremante. Galeotto fu il libro e chi lo scrisse (verso con duplice interpretazione > Galeotto è al contempo il personaggio del racconto e l'intermediario mediante cui i due si sono abbandonati al loro amore). Quel giorno non siamo più andati avanti a leggere. ‘bocca baciò” = ALLITTERAZIONE in B. “tutto tremante” = ALLITTERAZIONE in T. Paolo è incerto ed esitante in merito al destino di questa storia. A differenza di Lancillotto non è un eroe, ed è esitante come chiunque di fronte al primo bacio. Realismo del testo in contrapposizione all'aspetto eroico. “Galeotto” = Galeault de Borneil, custode del cavallo di Lancillotto che racconta la storia di Lancillotto e Ginevra, rendendosi anch'egli protagonista della vicenda, incitando i due amanti a baciarsi. Personaggio appartenente alla finzione letteraria. “Galeotto” in italiano ha due significati: 1) prigioniero che sconta la pena in una nave remando; 2) intermediario. 4 24 TERZINA (v. 139 - 141) Parafrasi: mentre uno dei due spiriti disse questo, l’altro (Paolo) piangeva; tanto che per la pietà io svenni così come se morissi. E caddi come cade un corpo morto (+ ALLITTERAZIONE in C). SP PSI LS LS PIPA A LEZIONE 30/03/21 DANTE, INFERNO, CANTO XXVI Il viaggio di Ulisse Lo maggior corno de la fiamma antica cominciò a crollarsi mormorando, pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e là menando, come fosse la lingua che parlasse, gittò voce di fuori e disse: «Quando mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enéa la nomasse, né dolcezza di figlio, né la piéta del vecchio padre, né ’| debito amore lo qual dovea Penelopé far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch'i’ ebbi a divenir del mondo esperto e delli vizi umani e del valore; ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola dalla qual non fui diserto. 87 90 93 96 99 102 L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l'isola de’ Sardi, e l'altre che quel mare intorno bagna. 105 lo e' compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi, 108 acciò che l’uom più oltre non si metta; dalla man destra mi lasciai Sibilia, dall’altra già m'avea lasciata Setta. 111 "O frati," dissi, "che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia 114 de’ nostri sensi ch'è del rimanente non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo sanza gente. 117 Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". 120 Li miei compagni fec’io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, Forte frattura tra periodo metrico e periodo sintattico: il discorso continua per tre terzine > enjambement (“sgambetto”, idea del discorso che inciampa, rottura dell’ordine sintattico). 4 4° TERZINA (v. 94 - 96) Parafrasi: .... né la tenerezza per il figlio, né il rispetto (pieta) per il vecchio padre, né il dovuto amore (debito d'amore) che doveva rendere felice Penelope ... “figlio” = figlio di Ulisse, Telemaco “vecchio padre” = Laerte, padre di Ulisse che non vedeva da anni per via della guerra e del viaggio e muore “debito d'amore” = l’amore sancito dal matrimonio è reso un dovere + 5° TERZINA (v. 97 - 99) Parafrasi: ... poterono vincere dentro di me l’ardente desiderio (ardore) di divenire esperto del mondo, dei vizi e dei valori umani. Ulisse colpevolizza sé stesso. + 6° TERZINA (v. 100 - 102) Parafrasi: ma mi misi in viaggio per l’alto mare aperto solo con la nave e con la piccola schiera di uomini, dalla quale non fui mai abbandonato. mare = si inizia ad allontanarsi dalle coste del Mediterraneo al momento della partenza, poi diventerà l'oceano. _ “alto” = profondo “con un solo legno” = il legno è il materiale della nave + sineddoche, contenuto per il contenente, figura retorica che esprime qualcosa indicando soltanto una parte “compagna picciola” = gruppo di compagni di Ulisse che lo hanno sempre seguito fino ad allora “non fui diserto” = non fui abbandonato 4 7° TERZINA (v. 103 - 105) Parafrasi: vidi l’una e l’altra costa, fino alla Spagna, fino al Marocco, fino alla Sardegna e fino alle altre isole bagnate tutt'intorno dal Mediterraneo. “L'un lito e l'altro” = sono la costa europea e quella africana + 8° TERZINA (v. 106 - 108) Parafrasi: lo e i miei compagni eravamo vecchi e lenti, quando giungemmo a quello stretto varco, dove Ercole fissò i suoi confini ... “tardi” = lenti nei movimenti “foce stretta” = stretto di Gibilterra “dov’Ercole segnò i suoi riguardi” = colonne d’Ercole > imposte dagli dei per non far passare gli uomini/i naviganti; una piantata su territorio africano, l’altra sullo stretto di Gibilterra 4 9° TERZINA (v. 109 - 111) Parafrasi: ... in modo che l’uomo non vada più oltre: lasciai alla mia destra Siviglia e dall’altra parte Ceuta. “Sibilia” = Siviglia, coste spagnole. “Setta” = Ceuta piccola città sulle coste dell’Africa che ancora oggi fa parte del territorio francese Tre terzine con un discorso tra vignette > Orazione: testo costruito retoricamente per ottenere qualcosa; es. le preghiere. La prima terzina, bella divisione dell’orazione si chiama PREMESSA MAGGIORE, la seconda terzina PREMESSA MINORE e la terza terzina CONCLUSIONE. 4 10° TERZINA (v. 112 - 114) Parafrasi: “O compagni di sventura, che attraverso centomila pericoli siete giunti all'estremo Occidente, in questo poco tempo di vita sensibile che ancora ci rimane ... Orazione > è Ulisse a parlare, rivolto ai suoi compagni ”per” = moto attraverso luogo “vigilia dei nostri sensi” = i nostri sensi sono ancora attivi, ma ci resta poco tempo # 11°TERZINA (v. 115 - 117) Parafrasi: ... non negate la conoscenza del mondo senza gente, seguendo la direzione del sole ... “esperienza” = conoscenza “di retro al sol = seguire il corso del sole, da Oriente (dove nasce il sole) a Occidente (dove cala il sole) + 12°TERZINA (v. 118 - 120) Parafrasi: ... considerate la vostra origine, non siete stati creati per vivere come animali, ma per seguire la virtù morale e per estendere la vostra conoscenza”. “semenza” = origine, il fatto di essere uomini “bruti” = animali, bruti perché considerati senza anima e senza ragione + 13°TERZINA (v. 121 - 123) Parafrasi: | miei compagni li ho resi così pronti (aguti) al cammino, che a fatica li avrei potuti trattenere ... “aguti” = acuti, pronti, disponibili “poscia” = appena/a stento/a fatica + 14° TERZINA (v. 124 - 126) Parafrasi: ... e la poppa della nostra nave rivolta verso Oriente, trasformammo i remi in quella folle impresa, lasciandoci sempre più alle spalle il lato mancino. Prendono la direzione verso Nord Est; si lasciano alle spalle l’Africa e si sta entrando nel punto più aperto dell'oceano. 4 15 TERZINA (v. 127 - 129) Parafrasi: la notte già ci mostrava le stelle dell’altro polo (antartico) mentre quelle del polo artico erano ormai così basse che non emergevano sopra la superficie del mare. + 16 TERZINA (v. 130 - 132) Erano passati cinque mesi lunari dall'inizio del viaggio. “casso” = spento gliene serve un po' in un bicchiere di vetro, ma la rovescia prima che il detenuto possa afferrarla. Sostiene “hier gibt es kein warum” (qui non esiste alcun perché) > abdicazione della logica. DESCRIZIONE DI JEAN E ALEX Tentativo di opporre due personalità mediante l’uso delle endiadi (elementi binari, coppie di parole in cui una è il complemento dell'altra). v Jean era un Pikolo eccezionale: scaltro e fisicamente robusto, personalità definita mite e amichevole > ossimoro. Rapporti umani con i compagni meno privilegiati. v Alex (il Kapo, superiore di Jean) era caratterizzato da solida e compatta ignoranza e stupidità. Si sentiva fiero del suo triangolo verde (simbolo che in base al colore distingueva le varie categorie dei membri del lager) e disprezzava i medici/chimici. Paragonato a un cane da fiuto 3 accostamento alla sfera animale. Tema della difesa dell’istrice > era necessario penetrare il suo strato spinoso per guadagnarsi la sua benevolenza à ulteriore accostamento alla sfera animale. Egli, così come gli altri, sta compiendo una segreta lotta individuale contro il campo L’allarme aereo è vissuto come un'eccezionale incursione” = “eccezionale” perché nel 1944 le incursioni aeree erano abbastanza rare (aspetto molto criticato da parte dei più celebri autori del dopoguerra). DESCRIZIONE PAESAGGISTICA = descrizione rara nel romanzo. “Odore di vernice e di catrame” à ricordo di infanzia, barche della Liguria. Associazione con Dante > canto di Paolo e Francesca, ricordo di infanzia, memoria di un tempo felice. Principio differenziale dei prigionieri rispetto alla realtà che li circonda; essi si confrontano sui ricordi delle loro madri (che sarebbero tremendamente sconfortate vedendo il destino dei figli), case, città e vite. v Rudolf (soprannominato “Rudi”) + Blockfuhrer, membro delle SS. Paragonato in modo dispregiativo a una bestia, definito “sale brut” e “Hund”. È stato in Liguria > rimando al paesaggio d’infanzia evocato poche righe sopra. Sta portando con sé una gamella > tema del contrabbando, scambio della gamella probabilmente con qualche sigaretta o privilegio. EPISODIO CHIAVE Pikolo vorrebbe imparare l'italiano, ma è necessario non perdere troppo tempo > associazione con Dante, tema del tempo e della fretta: rimando al soggiorno a Gaeta presso la maga Circe. Levi, per insegnargli l’italiano, introduce quindi il canto di Ulisse tratto dall’Inferno di Dante, sperando che il Pikolo Jean sia abbastanza intelligente da capire il motivo della scelta. Tema dell'atto mancato (fenomeno psichico, errore d’azione) > Levi non ricorda i versi esatti in cui si parla dell’episodio. È necessario talvolta tradurre in francese, in quanto Pikolo non comprende l’italiano. Levi proveniva da Torino, città molto attiva nei rapporti con la Francia a causa della vicinanza del confine; nonostante ciò, tradurre non è un compito facile. PS LISI LPISP LI PETRARCA: sonetto XXXV SOLO ET PENSOSO Dal Canzoniere = Solo ct pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti ove vestigio human l’arcua stampi. ‘io mi eredo omai che monti ct piagge mi et selve sappian di che tempie sia la nia vita, ch'è celita aluui Da pur si aspre vic né sì schvagge Francesco Petrarca, Il Canzoniere (Rerum Vulgarium Fragmenta), XXV Uno dei sonetti più famosi che presenta la situazione d'amore tipica della prima parte del CANZONIERE, Rime in vita di Laura. È il 35° di questi rerum vulgarum fragmenta. # 1° QUARTINA Parafrasi: Solo e pensieroso i più deserti campi, percorro a passo lento e tengo gli occhi attenti affinché io possa fuggire dai luoghi segnati da piede umano “vo mesurando” = Verbo al 2° verso, è durativo; qualcosa che inizia e finisce ma dà l’idea di qualcosa che si sussegue “passi tardi e lenti” = tipici di chi ha un umore nero, umore saturnino. Saturno è il Dio romano dell’agricoltura (dal dio greco “cromos”) ed è un pianeta che viene messo a fuoco a inizio 600 da Galileo. Galileo lo trova bizzarro, lo scopre in torno al 1610 e al tempo stesso Saturni, in quanto dio romano dell'agricoltura, presiedeva anche alla misurazione dei campi. “porto gli occhi” = giro gli occhi, li dirigo “intenti” = attenti, che stanno in guardia “la rena” = la terra “ove vestigo human l’arena stampi” = i luoghi segnati da impronta, dal piede umano ENDIADI > coppia di aggettivi = “solo et pensoso” - “tardi e lenti”. Tema centrale > il poeta parla di sé anche se questa è una poesia d'amore; Dante non l’avrebbe mai fatto. Qui il poeta si rifugia in natura, che è l’unica che riesce a coprire questo suo amore e a risanare le sue ferite. + 3° TERZINA Parafrasi: tanto che io credo ormai che tutti questi elementi della natura (monti, pianure, fiumi e boschi) sappiano di che tenore sia la mia vita, che è nascosta dagli altri e io fuggo. “et” = si legge semplicemente e “tempre” = tenore Monotonia del ritmo; il gioco stesso degli accenti ci portano a un senso di monotonia in cui le parole sono scandite una dopo l’altra Tema dell’individualità > pluralità della presenza della prima persona, si parla dell’individualità del poeta che mostra le sue debolezze. # 4° TERZINA Viene messo in rilievo un carattere autonomo, in cui si giunge a una conclusione o si mette in rilievo un tema paradossale che contrasta rispetto alla parte precedente. Qui Petrarca si serve di questa terza via; Parafrasi: ma tuttavia vie così aspre e solitarie non so cercare, che amore non venga sempre a parlare con me ed io con lui. “aspre” = aggettivo dantesco che rappresenta queste vie come per Dante era il percorso sbagliato (non la dritta via). Quindi Petrarca confessa agli altri che sta cercando giuste vie ma non ci riesce. Queste vie sono aspre e selvagge e non trova li passi umani. Petrarca sceglie luoghi solitari ma anche in quelli lui si troverò a parare della donna amata irraggiungibile; perciò la solitudine è un rimedio all'amore ma porterà sempre e comunque a parlare del chiodo fisso dell'amore che ossessiona continuamente. Agostino, nel Secretum: la poesia d'amore spinge gli uomini alla solitudine e alla malinconia De secreto conflictu curarum mearum (Sul conflitto segreto delle mie preoccupazioni) dialogo tra il poeta e Sant'Agostino (354-430 d.C.), ambientato nel periodo tra il 1342 e il 1343, uno dei più difficili nella vita del poeta Approfondimento teorico che rinvia a un’altra opera di Petrarca, Secretum. L'opera è in forma di dialogo, dialogo come nei v. 13 e 14 del sonetto Solo et pensoso e chiarisce questo spunto teorico da cui Petrarca era partito considerandola una poesia d'amore. Sant'Agostino + un santo che tra i primi aveva parlato della propria interiorità in un libro intitolato “Confessioni”. Già il titolo fa capire al lettore che il poeta voleva presentarsi appunto al lettore. Titolo di una delle opere più singolari del 700 “Confessioni” di Rousseau, seguendo lo stesso modello. Agostino è una personalità autorevole che ascolta e dà consigli e qui nel secondo libro del Secretum vediamo che si parla di poesia d'amore e di come essa generi negli uomini desiderio di solitudine e di malinconia. VOI CH’ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO Petrarca RERUM VULGARIUM FRAGMENTA, 1 VOI CH'ASCOLTATE IN RIME SPARSE IL SUONO Voi ch' ascoltate in rime sparse îl suono O voi che ascoltate in rime sparse il suono di quei sospiri and’ io nutriva ‘| core di quei sospiri di cuî nutrivo il cuore în sul mio primo giovenile errore al tempo dell'errore commesso nella mia prima giovinezza quand'era in parte altr’uom da quel ch i’ sono, quando ero in parte un uomo diverso da quel che sono, 5 delvariostile in ch'io piango e ragiono, spero di trovare pietà, nonché perdono fra le vane speranze e 'l van dolore, della varietà di stile, nella quale piango e mi esprimo, ove sia chi per prova intenda amore, fra le vane speranze e il vano dolore, spero trovar pietà, nonché perdono. presso chi per esperienza conosca l'amore. Ma ben veggio or sì come al popol tutto Ma ora vedo bene come per lungo tempo 10. favola fui gran tempo, onde suvente iv sia stato oggetto di discorso per il popolo intero, di me medesmo meco mi vergogno; della qual cosa spesso mi vergogno con me di me stesso; e del mio vaneggiar vergogna è ‘| frutto, e il frutto del mio vaneggiare è la vergogna, e’ pentersi, e ’| conoscer chiaramente eil pentirsi, e venire chiaramente a conoscenza che quanto piace al mondo è breve sogno. che ciò che piace durante la vita terrena è un breve sogno Testo che introduce alla lettura del Canzoniere, il primo sonetto, sonetto proemiale. Ha una funzione introduttiva ma allo stesso tempo conclusiva, poiché Petrarca l’ha scritta alla fine della sua carriera. “Rerum volgarium fragmenta” = Frammenti di cose volgari. #4 1° QUARTINA Parafrasi: voi che ascoltate il suono dei sospiri dei quali io nutrivo il mio cuore al tempo del mio primo errore giovanile, quando io ero almeno in parte diverso dall'uomo maturo che sono ora, ... “errore giovanile” = Petrarca si era innamorato a 22 anni, il 6 Aprile v.1 > Enjambement = frattura nella continuità sintattica di un verso con l’altro “suono dei sospiri” = definiscono una componente fonica, acustica, cioè “ascoltate” “rime sparse” = sineddoche, che traduce quasi il termine Fragmenta (Rerum volgarium fragmenta). Petrarca mette in rilievo il suono dei versi che traducono i suoi “sospiri”. # 5° E ULTIMA TERZINA et del mio vaneggiar vergogna è "l frutto, 12 el pentersi, e "l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno Familiares, VIII 3: «i canti volgari [vulgaria cantica] dei miei lavori giovanili, dei quali oggi [1349, stessa data del sonetto ] mi vergogno e mi pento». Atto di dolore: «Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati...» [ex toto corde me penitet ac déleo de émnibus quae male egi et de bono quod omisi...] Riferimento all'ottava lettera della “Familiari”. Petrarca non sta fingendo, può creare dei giochi, quasi dei rebus ma una volta interpretati abbiamo davanti un testo di una profondità del tutto nuova. Notiamo di come Petrarca parla di sé ma anche di come in fondo parla di noi. FIGURA DI PETRARCA In linguistica e in retorica, figura (etimol. Fingére, «plasmare, modellare») è l’utilizzo di parole o di sequenze di parole in funzione diversa rispetto al loro significato letterale, o al fatto di considerare neutra la loro forma. FIGURE DI PENSIERO: “Sei un coniglio” (METAFORA) “Ti amo da morire” (IPERBOLE) FIGURE DI PAROLA: “Un breve gre-gre di ranelle” (ONOMATOPEA) “Tutto intorno a te” (ALLITTERAZIONE) PETRARCHISMO CARATTERI GENERALI Petrarchismo - Genericam., i caratteri generali della poesia di Petrarca, e quindi l'imitazione di Francesco Petrarca poeta lirico [NB, lirica: poesia che esprime in modo soggettivo il sentimento del poeta ed attraversa epoche e luoghi vastissimi], soprattutto d'amore, imitazione che sotto varie forme e con varia misura e fortuna giunge sino alla più recente poesia novecentesca: il p. dell’Alfieri; il p. leopardiano. In senso storico ristretto, la poesia d’amore, diffusa in Italia e fuori nei secoli XV- XVIII, che ricalcava modi stilistici, temi, concetti e atteggiamenti spirituali della lirica petrarchesca, incontrando il favore degli ambienti raffinati, che ne apprezzavano il gusto e l’impeccabilità dello stile. «* INSISTENZA SU PRECISE FIGURE RETORICHE, spesso non distinguibili secondo la nomenclatura tradizionale (nel senso che possono anche rimanere inavvertite: vedi p. es. gli elementi fonosimbolici). - ripetizione o anche ITERAZIONE: endiadi sinonimiche o antitetiche, periodo a struttura binaria («ragionando con meco, et io con lui»: XXXV, 14), ecc. -accumulazione o CATALOGO: «monti et piagge / et fiumi et selve» -sineddoche, chiasmo, personificazione («Amor»), ecc. & INSISTENZA SU ALCUNI ELEMENTI STRUTTURALI E FORMALI: - ritmo, con effetti di monotonia o di movimento, che assecondano e sottolineano lo stato d'animo (creazione di effetto ‘’musicali’’). Frequente la prevalenza del ritmo sul significato («vo mesurando a passi tardi e lenti»: XXXV, 2). - memorabilità (uso di aforismi, sentenze, massime, con valore universale). Ne deriva la struttura epigrammatica del testo (importanza del verso finale: «... quanto piace al mondo è breve sogno»: I, 14). Versi (o strofe) spesso autonomi, con il periodo sintattico coincidente con quello ritmico. Abitò a Padova dal 1368 fino alla morte presso la casa ad Arquà sui Colli Euganei. Petrarca è figura di autorevolezza. BOCCACCIO INCONTRA PETRARCA L'incontro con Petrarca nel 1350. Per il Giubileo, Petrarca lascia Valchiusa, dove si era rifugiato a causa della grande peste, per andare a Roma. D'accordo con degli amici fiorentini, si ferma per tre giorni a Firenze a leggere e spiegare le sue opere. Qui incontra per la prima volta Giovanni Boccaccio (Firenze 1313 - Certaldo 1375) , che rivedrà a Padova l’anno successivo e con cui manterrà corrispondenza. Già prima del 1350 Boccaccio aveva scritto la Vita di Petrarca (De vita et moribus domini Francisci Petracchi de Florentia), dove così descrive Petrarca: «Alto di statura, di leggiadro aspetto e piacevole per il viso tondeggiante, sebbene egli non sia di carnagione chiara, comunque neppure scura [...]. Severo il movimento degli occhi, felice e insieme sottile l'intuito, per acuta perspicacia; mite nell'aspetto, quanto mai misurato nei gesti; senz'altro disponibile al riso, ma non fu mai visto agitarsi per una risata stupida e scomposta. Controllato nel camminare, sereno e gioioso nell'esporre, parla tuttavia di rado, a meno che gli siano poste domande; ma allora porge parole così chiare a chi lo interroga, soppesate con tale serietà, da guadagnare all'ascolto anche i più semplici [...]». Giovanni Boccaccio ci lascia un testo latino scritto prima del 1350 > testo che ci dà l’idea che Boccaccio parla di Petrarca prima ancora di incontrarlo. Sappiamo che lo incontrò nel 1350, giubileo che viene celebrato due anni dopo la fine della peste nera, 1348). Peste che aveva ucciso Laura il 6 Aprile, lo stesso giorno dell’innamoramento. Petrarca lascia la Franza e si ferma per 3 giorni a Firenze dove appunto incontra Boccaccio (entrambi fiorentini) e nasce un'amicizia che durerà per tutta la vita. “Controllo del camminare” = possiamo dire che è anche una caratteristica tipica dell'umore saturnino. - -lingua di apparente facilità (che suppone letture a più livelli: cfr. XXXV, 2, «vo mesurando..., con il riferimento a Saturno) - lingua ricca di “colori” e di elementi fonici - lingua disseminata di temi ed elementi subliminali (fonosimbolismo; elementi polisemantici: cfr. «requie et conforto» di CXXXIV, 5) % » INSISTENZA SU ALCUNI ELEMENTI DESCRITTIVI descrizioni astratte, non realistiche - frequente utilizzo di paragoni - importanza della natura/paesaggio, che partecipa allo stato d'animo del poeta (cfr. XXXV 9-11) - poesia come confessione: mettendo a nudo la propria interiorità e le proprie debolezze, inevitabile il coinvolgimento del lettore In sintesi, poesia come espressione di uno stato d'animo individuale, ma che il lettore tende a proiettare su di sé e a riconoscere come proprio (immedesimazione), comunque adattabile alle diverse circostanze di ogni biografia (anche nella confessione delle proprie debolezze) VA A A A A AAA AAA Modelli petrarcheschi che si dissolvono progressivamente a favore dell’originalità: SHAKESPEARE, son. XVIII Da “Sonnets” > 154 testi. Imitazione dello stile di Petrarca, reso però più mobile 3 tratta di un amore omosessuale (variazione sul tema). La forza della poesia rende immortali. Distico finale isolato. ELEMENTI FONDAMENTALI IN COMUNE CON PETRARCA: presenza della natura, glorificazione della donna amata, paragoni (con la bellezza dell'estate) PLS LI LA LI PI LI I WYSTAN HUGH AUDEN, Funeral Blues Si tratta di uno dei più importanti poeti inglesi del 1900. Era omosessuale, e come copertura si sposò con la figlia di Thomas Mann. Il petrarchismo è stato filtrato durante più secoli. Idea che la persona amata rappresenti qualsiasi cosa + il paragone, a differenza di SHAKESPEARE, viene attuato frequentemente senza esitazione. Testo usato come suono in sottofondo ai funerali per omaggiare persone che erano omosessuali come l’autore, tra cui a quello di Freddie Mercury + estrema adattabilità del canone, testo in versi in dimensione musicale. VA A A A A A AA AAA DON GIOVANNI (il dissoluto punito) Mozart e Loreno Da Ponte Il testo fa parte di una trilogia di Mozart, insieme a “Le nozze di Figaro” e “Così fan tutte”. Lorenzo da Ponte era un abate. Prima presentazione dell’opera: Praga, 1787. “Leporello” > costruzione latina da lepre. Svelto a scappare, servitore di San Giovanni. Si rivolge alla dama Elvira, che è stata appena sedotta e abbandonata da quest’ultimo. P PPP LISI ALPI I LEOPARDI: L'INFINITO Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani 5 silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo, ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello infinito silenzio a questa voce 10 vo comparando: e mi sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare. 15 Affermazione dell’originalità dello scrittore in questo caso; non vuole più seguire una scuola, ma decide di tracciare un percorso in totale autonomia. Nasce il mito dell’io. Se ci focalizziamo sull'opera di Goethe “I dolori del giovane Werther” del 1774, è un esempio fondamentale del Romanticismo, in cui dominano passione (amore) e morte. In poesia si interrompe la prevalenza del modello petrarchesco e abbiamo la nascita di testi come questo di Leopardi che segna appunto la rottura con la tradizione. Testo del 1819 (Leopardi aveva circa 22 anni) Ambientato nel centro storico di Recanati in un luogo che si affaccia sulla pianura; una realtà per Leopardi quotidiana. L’estremo orizzonte è visibile, ma l'infinito no, anche per via della presenza di una siepe > i primi tre versi negano il concetto espresso dal titolo. Alcuni elementi formali: v lunghezza del testo è non è un sonetto, ma gli si avvicina molto; sono 15 versi invece di 14. E un’allusione (Il sonetto è derivazione massima della La poesia diventa quindi dedicata al ricordo di una donna che emerge dal passato (una delle tematiche principali dell'autore). L'occasione (nome della seconda raccolta) è un momento che evoca un ricordo. Può trattarsi anche di un episodio banale. “evanescenti” à dai contorni non definiti Verbi all’inizio dei versi. Definiscono come scatti i momenti successivi di qualcosa che avviene. Qualcosa che sembrava positivo (un'occasione) rievoca il passato “appartiene ad un altro” à si riferisce alla parte di sé che il tempo ha seppellito. Centralità dell'elemento temporale. Un testo ermetico si apre ad interpretazioni molteplici.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved